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    Federico Gómez rivela la sua battaglia interiore: “Ho avuto pensieri suicidi nei mesi più bui della mia vita”

    Federico Agustin Gomez ARG, 26.11.1996 – Foto Getty Images

    Nel mondo dello sport agonistico, le statistiche e i risultati raramente raccontano la storia completa di un atleta. Il caso di Federico Gómez ne è l’emblema più recente e toccante. Dopo aver conquistato nel 2024 la migliore stagione della sua carriera, i numeri di questo inizio 2025 stavano silenziosamente segnalando che qualcosa non andava: un bilancio di appena 2 vittorie contro 6 sconfitte, con le ultime sei arrivate consecutivamente.
    Dal punto di vista meramente sportivo, non si trattava di una situazione particolarmente allarmante. L’argentino mantiene comunque una posizione rispettabile tra i primi 140 giocatori del ranking mondiale, un traguardo che molti tennisti possono solo sognare. Ma come spesso accade, la vera battaglia si stava consumando lontano dai riflettori e dai campi da tennis.In un post straordinariamente sincero condiviso sui social media, Gómez ha deciso di abbattere il muro tra la sua immagine pubblica e la sua realtà privata, rivelando che gli ultimi mesi sono stati “i peggiori della mia vita”, periodo durante il quale ha persino lottato contro pensieri suicidi.
    La confessione di Gómez mette in luce una verità che nel mondo dello sport professionistico viene spesso ignorata: il benessere psicologico non è necessariamente correlato al successo professionale. Un atleta può conquistare vittorie in campo mentre sta perdendo la battaglia più importante nella sua vita privata.Il tennis, con i suoi lunghi viaggi solitari, la pressione costante e la natura implacabilmente individuale della competizione, rappresenta un terreno particolarmente fertile per l’isolamento emotivo. Ogni settimana presenta una nuova sconfitta potenziale, con un sistema di punteggio che penalizza brutalmente anche i migliori giocatori del mondo.
    La decisione di Gómez di condividere pubblicamente la sua vulnerabilità rappresenta un gesto di coraggio forse superiore a qualsiasi impresa sportiva. In un ambiente che spesso celebra la forza mentale come sinonimo di impenetrabilità emotiva, ammettere di lottare con pensieri suicidi infrange un tabù potente.
    Ecco le sue parole: “Caro tennis… Lo sport che mi ha dato tutto e allo stesso tempo mi ha tolto tante altre cose. Sento di aver toccato il fondo, ma allo stesso tempo voglio aggrapparmi a questa situazione per prendere slancio e spingermi verso l’alto per tornare in superficie. Non sono riuscito a parlarne con nessuno, quindi ho cercato l’opzione migliore secondo me. Questo forse sorprenderà molti, ma il 2024 è stato senza dubbio il miglior anno della mia carriera tennistica, ma allo stesso tempo, il peggiore a livello personale, e quest’ultimo periodo non ha fatto eccezione.
    Gli ultimi 6 mesi sono stati tra i più duri che ho dovuto vivere come essere umano. Convivere con pensieri di abbandonare completamente il tennis, di chiedermi veramente se tutto questo valga davvero la pena e persino, in diverse occasioni, pensieri suicidi di non voler più vivere e lasciare questo mondo, che mi è molto difficile esprimere, ma volevo che lo sapeste così che possiate capire azioni o comportamenti che ho avuto in quest’ultimo periodo, e questo cerca di spiegare un po’ questo.Mi costa molto scrivere tutto questo senza piangere a più non posso, ma credo che sia la decisione migliore che potevo prendere in questo momento per togliermi questo grande peso che sento addosso e che mi divora la mente 24/7. Non scrivo tutto questo cercando un minuto di fama, ma lo faccio perché sappiate e capiate che tutti abbiamo lotte interne che stiamo vivendo nonostante non vengano mostrate o siano nascoste nella quotidianità.
    Spero che dopo essermi aperto un po’ (cosa che mi costa tanto) possa sentirmi un po’ meglio con me stesso e poter vivere un po’ più in pace facendo ciò che amo, che è giocare a tennis. Sono grato di avere le persone che mi circondano e che cercano di tirare fuori il meglio di me, anche se questo è un compito molto difficile. Cercherò di ritrovare quella gioia naturale che mi caratterizzava e soprattutto di sentirmi bene con me stesso, sapendo che “va bene non stare bene”. Come ho detto prima, mi provoca un dolore enorme aprirmi in questo modo, ma sentivo la necessità di raccontarvi un po’ della mia situazione. Continuo a cercare la mia versione migliore. Lavorerò per cercare quel benessere emotivo che una volta ho provato.Saluti, El gordo Gomez.”
    Forza Federico, il tuo coraggio ispira ben oltre i confini di un campo da tennis.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Tsitsipas trionfa a Dubai: Djokovic lo celebra con ironia sui social

    Stefanos Tsitsipas GRE, 12-08-199 – Foto Getty Images

    Stefanos Tsitsipas ha finalmente conquistato il titolo dell’ATP 500 di Dubai, il suo primo trionfo in questa categoria dopo aver perso tutte le 11 finali disputate fino ad ora. Alla dodicesima occasione, il tennista greco è riuscito finalmente a spezzare la maledizione e alzare un trofeo che gli assegna 500 punti in classifica.

    La vittoria del greco non è passata inosservata nel mondo del tennis, e ha suscitato anche la reazione divertente di Novak Djokovic. Il campione serbo ha infatti lasciato un simpatico commento sul suo account Instagram per congratularsi con Stefanos: “Nessuno può battere Stefanos Tsitsipas 12 volte in un ATP 500!”, ha scritto Djokovic con evidente ironia.Il messaggio del serbo, che aveva sconfitto proprio Tsitsipas nella finale di Dubai nel 2020, si ispira chiaramente alla celebre frase pronunciata da Vitas Gerulaitis dopo aver finalmente battuto Jimmy Connors nel 1980, interrompendo una striscia di 16 sconfitte consecutive: “Nessuno batte Vitas Gerulaitis 17 volte di fila”. Una citazione diventata leggendaria nel mondo del tennis, che Djokovic ha brillantemente adattato alla situazione di Tsitsipas.
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Il figlio di Agassi e Graf convocato dalla nazionale tedesca di baseball

    Il figlio di Agassi e Graf convocato dalla nazionale tedesca di baseball

    Sembrava destinato a diventare un tennista professionista, essendo nato dall’unione di due dei migliori giocatori della storia, ma fin da quando era bambino si è capito che il percorso di Jaden Agassi avrebbe preso un’altra direzione. Il figlio di Andre Agassi e Steffi Graf è stato convocato dalla nazionale tedesca di baseball per disputare le qualificazioni ai Campionati Mondiali, un impulso indiscutibile alla sua carriera sportiva.Jaden, che ha scelto di seguire la sua passione per il baseball anziché le orme dei genitori nel tennis, vede così premiato il suo impegno con questa importante convocazione che rappresenta un passo significativo nel suo sviluppo come atleta.
    Nonostante il peso di un cognome che nel mondo del tennis equivale a vera e propria nobiltà sportiva – con un padre vincitore di otto titoli del Grande Slam e una madre che ne ha conquistati ben ventidue – il giovane Agassi ha sempre mostrato determinazione nel costruirsi un’identità sportiva propria e indipendente.
    La scelta della nazionale tedesca si lega naturalmente alle origini della madre, Steffi Graf, leggenda del tennis teutonico, e offre a Jaden l’opportunità di rappresentare a livello internazionale il paese d’origine materno in uno sport completamente diverso da quello che ha reso celebri i suoi genitori.
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Piatti confessa: ‘La mia visione era un Sinner capace di battere Djokovic”

    Jannik Sinner nella foto con Riccado Piatti (2020)

    In un’intervista esclusiva rilasciata a Tennis Majors dal suo centro di Bordighera, Riccardo Piatti – il guru italiano che ha plasmato alcuni dei più grandi talenti del tennis mondiale – svela i segreti del suo metodo, la visione dietro la costruzione dei campioni e il rapporto speciale con Jannik Sinner.
    La filosofia di un maestro: costruire per il futuro“Ho inaugurato il centro nel 2017 come incarnazione dell’approccio che ho sviluppato nell’arco della mia vita,” rivela Piatti con la tranquillità di chi ha dedicato l’esistenza a un’idea. “Desideravo creare uno spazio dedicato primariamente all’insegnamento del tennis e alla costruzione metodica del gioco dei giovani talenti. È questa l’essenza che mi appassiona: forgiare fondamenta solide per i futuri professionisti.”Il maestro comasco, che ha guidato campioni del calibro di Novak Djokovic, Maria Sharapova, Ivan Ljubicic e Milos Raonic, considera la prospettiva a lungo termine e la pazienza come pietre angolari del suo approccio. “Con i giovani si ha il tempo necessario per lavorare profondamente e si può costruire un’architettura tecnica e mentale su cui potranno prosperare, con o senza la mia presenza,” afferma il 66enne, che continua a privilegiare il processo evolutivo rispetto ai successi immediati.
    L’ingegneria dei campioni: costruire per superare i dominatoriLa rivelazione più affascinante dell’intervista riguarda la strategia adottata con Sinner: “Quando allenavo Jannik, avendo già lavorato con Djokovic in passato, il mio obiettivo specifico era progettare un giocatore capace di battere Nole. Studiavo minuziosamente ogni aspetto del gioco di Djokovic, e questa osservazione analitica ha guidato lo sviluppo del tennis di Jannik.”Secondo Piatti, l’evoluzione del tennis segue una logica darwiniana: “Alcaraz e Sinner sono stati concepiti tecnicamente avendo come bersaglio Nadal e Djokovic. Il prossimo passo evolutivo sarà identificare e plasmare un giovane talento che tra otto o dieci anni possa sovvertire il dominio di Alcaraz e Sinner.”Sul confronto tecnico tra il suo ex allievo e il campione serbo, Piatti è sorprendentemente diretto: “Se analizziamo Sinner in rapporto a Djokovic, possiamo rilevare una meccanica e una mobilità simili, ma i colpi di Jannik hanno ora una potenza superiore. Naturalmente, Nole è in una fase diversa della carriera, ma ritengo che Jannik abbia sviluppato un plus significativo in questo aspetto.”
    Il percorso con Sinner: dalla costruzione alla separazioneParlando del numero 1 del mondo, Piatti svela un retroscena significativo: “Due anni prima della nostra separazione, comunicai a Jannik che una volta raggiunto un certo livello, avrei ritenuto opportuno affiancarlo con altre figure tecniche. Ma prima doveva completare la sua formazione,” racconta con un sorriso che rivela quanto quel percorso sia stato pianificato.“Contemplo con immensa soddisfazione gli otto anni di lavoro condiviso. Abbiamo sempre mantenuto una chiarezza cristallina sugli obiettivi,” prosegue Piatti. “Nel 2021, quando era già numero 9 al mondo, continuavo a spiegargli che in quella fase gli errori erano parte integrante del processo: l’unico vero fallimento sarebbe stato ripetere lo stesso errore. Era un aspetto cruciale della sua educazione tennistica.”Sulla separazione, il tecnico dimostra una serenità rara nel mondo dello sport professionistico: “Ha effettuato una scelta eccellente, particolarmente nell’ingaggiare Darren Cahill. Anche il resto del team sta svolgendo un lavoro pregevole. Questi passaggi fanno parte del naturale ciclo professionale, non rappresentano problematiche.”
    La squalifica di SinnerRiguardo all’attuale situazione di Sinner e alle reazioni del circuito alla sua squalifica, Piatti offre uno spaccato della psicologia del tennis professionistico: “Conosco intimamente le dinamiche tra i giocatori. La coesione totale è un’utopia in questo ambiente. Non sono affatto sorpreso dalle reazioni. La mentalità del tennista è prevedibile: quando una problematica riguarda loro stessi, è una catastrofe; quando colpisce un rivale, diventa relativizzabile. È la natura intrinseca di uno sport individuale.”Con la visione strategica che lo contraddistingue, Piatti identifica un potenziale vantaggio nella pausa forzata di Sinner: “Nel contesto dell’attuale calendario, dove il recupero fisico e mentale è diventato problematico, specialmente dopo lo sforzo degli Australian Open, questa interruzione potrebbe rivelarsi provvidenziale. Jannik ha ora l’opportunità di ricalibrare la sua preparazione specificamente per conquistare gli altri tre Slam stagionali.”
    Il rinascimento del tennis italiano e le prospettive futureSul boom del tennis italiano, Piatti offre un’analisi lucida: “Il successo attuale non è sorprendente; era la precedente assenza di risultati ad essere anomala. L’Italia può nuovamente competere alla pari con le altre potenze europee. Ma è importante contestualizzare: parliamo dell’Italia con enfasi perché oltre ad avere una buona densità di giocatori, abbiamo la fortuna di avere Sinner. Senza di lui, il nostro livello complessivo sarebbe comparabile a quello della Francia, cui manca solo una figura di vertice assoluto.”Per il futuro del suo centro, Piatti definisce una missione chiara: “Il mio obiettivo è vedere un flusso crescente di professionisti emergere da questo ambiente, giovani che dopo un percorso di tre-quattro anni possano affermarsi nel circuito mondiale. Questo rappresenterebbe il vero successo della nostra metodologia.”A chi aspira a intraprendere la carriera di coach, Piatti lascia un messaggio di disarmante semplicità e profondità: “Amate questo sport. Coltivate una passione autentica per il tennis.” Una filosofia essenziale ma potente che ha orientato una delle carriere più influenti nella storia del coaching tennistico mondiale.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Carlos Alcaraz a Porto Rico: tra esibizione con Tiafoe e riflessioni sul futuro del tennis

    Carlos Alcaraz nella foto – Foto Getty Images

    Carlos Alcaraz è arrivato a Porto Rico, dove questo fine settimana è in programma un match di esibizione con Frances Tiafoe. È la prima volta che il murciano mette piede sul territorio portoricano, il che rende l’evento ancora più speciale. Tuttavia, “Carlitos” lo affronterà come un allenamento interessante in vista dei tornei di Indian Wells e Miami, perfezionando i dettagli del suo gioco, ma sempre con il divertimento che entrambi i giocatori sanno regalare ovunque vadano.Durante il suo soggiorno, Alcaraz ha rilasciato diverse interviste ai media locali, condividendo alcuni pensieri sulla sua vita dentro e fuori dal tennis. L’ex numero 1 del mondo è diventato un vero e proprio idolo delle masse che, insieme a Jannik Sinner, ha il 99% delle possibilità di dominare il circuito nei prossimi anni. Inoltre, questo momento coincide con l’addio di Roger Federer e Rafael Nadal, con Novak Djokovic che sta esaurendo le sue ultime energie.
    Ci saranno dei nuovi ‘Big 3’?“È complicato. Loro hanno posto l’asticella del tennis e di ciò che si può fare a un livello stratosferico. Ci sono molti giocatori capaci di vincere ‘grand slam’, di battere i migliori. Giovani, e mi includo, che possono davvero lottare per grandi obiettivi. Ma arrivare al punto di quella rivalità tra Rafa, Federer e Djokovic, beh, questo sarà praticamente impossibile da ripetere. Avremo le nostre battaglie; io avrò le mie battaglie con grandi giocatori, ma una rivalità come la loro sarà praticamente impossibile”, ha dichiarato al quotidiano “El Nuevo Día”.
    Esternare le emozioniOvunque vada, il murciano viene inevitabilmente interrogato su queste grandi leggende del tennis, poiché i suoi successi fanno pensare che sia in grado di raggiungere traguardi altrettanto importanti. Ad esempio, una medaglia d’oro alle Olimpiadi. Alla sua prima partecipazione lo scorso anno si è aggiudicato l’argento dopo essere stato sconfitto da Djokovic. E tutti ricorderemo quelle immagini di Carlitos quasi incapace di parlare nell’intervista successiva a causa delle lacrime. Tuttavia, lo spagnolo ha già dimostrato in più di un’occasione che queste sconfitte (se così possiamo chiamarle, perché vincere una medaglia d’argento non è certo un fallimento) non servono ad altro che a rafforzarlo mentalmente.
    In un’intervista per il canale YouTube “MoluscoTV”, il numero 3 del mondo ha condiviso una profonda riflessione sulla pressione e sulla gestione delle emozioni dopo quell’episodio a Parigi 2024. “È stato un momento difficile perché alla fine il mio obiettivo dall’inizio dell’anno era vincere la medaglia d’oro. E quella settimana sentivo come la necessità di farlo. Alla fine può essere un pensiero errato avere la necessità di fare qualcosa. In quel momento in cui non ci sono riuscito…Ovviamente, dopo una sconfitta, 10/15 minuti dopo un obiettivo che non hai potuto raggiungere è difficile mettere tutto in prospettiva. E in quel momento ho pensato di aver deluso il mio paese e gli spagnoli per non aver conquistato quella medaglia d’oro che tutti si aspettavano. E per questo la reazione di lasciar andare i miei sentimenti. Parlare alle telecamere, esprimermi in quel momento e mostrare al paese e al mondo come mi sentivo credo fosse necessario”, ha detto un Alcaraz che sta maturando a passi da gigante.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    La Milanino Academy alza ancora l’asticella: al servizio dei giovani anche l’esperienza di Davide Pontoglio

    Davide Pontoglio, ex tennista professionista bresciano e oggi coach, ha iniziato un progetto con i giovani della Milanino Academy (foto GAME)

    Fra le realtà tennistiche della provincia di Brescia che si stanno evolvendo sempre più e sempre meglio, il Milanino Sporting Club ha un ruolo in primo piano. Lo dicono i passi avanti, in termini di sviluppo dei progetti, fatti negli ultimi mesi dalla realtà di Villanuova sul Clisi, da quando lo scorso ottobre è stata lanciata la nuova Milanino Academy che punta a formare i tennisti del futuro. Un gruppetto di giovani atleti sui quali è stato costruito un percorso ambizioso, sia per la parte tecnica sia per altri due aspetti cardine come preparazione atletica e mentale. Da un lato a curare il progetto c’è un professionista di rilievo come il preparatore Matteo Trovati, dall’altro la dott.ssa Stefania Franzoni, presente un paio di volte al mese a sostegno dei ragazzi. “Stiamo cercando di offrire ai giovani tutti gli strumenti necessari per accelerare il loro percorso di crescita – dice il tecnico nazionale Simon Flood, direttore del progetto Academy –, lavorando con accuratezza nei minimi dettagli. Ci aspettiamo molto da loro, e siamo i primi a essere molto motivati verso un continuo sviluppo”. La prova è nei fatti, visto che l’ultima mossa riguarda la collaborazione stretta con l’ex giocatore “pro” Davide Pontoglio, già campione italiano di seconda categoria e uno dei tennisti bresciani di maggior rilievo degli ultimi anni, oggi allenatore della moglie Yuliana Lizarazo, colombiana n.682 Wta ma con trascorsi nelle prime 350. Pontoglio è a disposizione degli atleti dell’Academy per un giorno alla settimana, nel ruolo di sparring per gli allenamenti e di consulente dei giovani.
    “La nostra intenzione – dice ancora Flood – era di alzare ulteriormente l’asticella per quanto riguarda il supporto ai ragazzi. Crediamo che Davide possa rappresentare un punto di riferimento, sia per stimolarli nel loro percorso, sia per dare un supporto a livello tattico e di programmazione. Il tutto anche nell’ottica dell’avvicinamento degli atleti di punta all’attività internazionale giovanile”. È quello il naturale prolungamento della costante crescita del quartetto di ragazze di seconda categoria formato da Nicole Scalvini, Viola Keller, Eleonora Cucchi e Viola Cucchi, più l’under 14 Giorgia Munaro (3.4 e recente vincitrice di due tornei, a Padova e Carpenedolo) e Lorenzo Burato, fra i migliori dieci under 12 d’Italia. Senza dimenticare il 21enne Francesco Testori, 2.7 di grandi ambizioni. “Recentemente – dice ancora Flood – abbiamo proposto ai ragazzi un questionario di autovalutazione tecnica, tattica, fisica, mentale e anche motivazionale. Un’idea nata con l’obiettivo di ascoltarli, studiare le loro opinioni e provare a migliorarne il percorso. Tutti stanno lavorando molto bene, preparandosi in vista della fase più intensa della stagione agonistica (dalla primavera in avanti, ndr), ma c’è sempre modo di fare ancora meglio”. Particolarmente apprezzati i quesiti a livello motivazionale, proposti dal presidente Nico Maietta sulla falsariga di quanto avviene a livello aziendale: un modo per individuare spunti utili per valorizzare l’esperienza dei ragazzi all’interno del club, e accrescere ulteriormente la qualità dell’offerta. Il tutto anche nell’ottica di avvicinare nuovi giocatori alla Milanino Academy, così come a una scuola tennis che continua a svilupparsi di pari passo, ma senza perdere di vista gli aspetti ludici e sociali dell’insegnamento. LEGGI TUTTO

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    Sabalenka e il ranking WTA, le novità di Roma e Bad Homburg. Polemiche sul rebrand della WTA

    Angelique Kerber nella foto – Foto Getty Images

    Aryna Sabalenka ha vissuto un mese di febbraio complicato, moralmente provata dalla sconfitta nella finale degli Australian Open. Nonostante questo, ha osservato come Iga Swiatek non abbia sfruttato la situazione per superarla nel ranking WTA o avvicinarsi troppo alla sua posizione di numero 1. Le prospettive cambiano ora in vista del Sunshine Double, poiché la bielorussa difende solo 185 punti tra Indian Wells e Miami, mentre la polacca ha poco margine per guadagnare punti, dovendo difenderne 1.120 tra i due tornei. Sabalenka ha già accumulato 27 settimane al vertice della classifica.
    Roma si rinnova: nuovi campi per il Masters 1000Si nota quanto il tennis italiano goda attualmente di una salute di ferro. Questo non si riflette solo nella quantità di giocatori presenti nella top 100, ma anche negli investimenti che la Federazione continua a fare nei suoi tornei. A partire dal fiore all’occhiello, il Masters 1000 di Roma, che in questa edizione potrà contare su tre campi in più, arrivando così a un totale di 20. Il più spettacolare sarà il cosiddetto “SuperTennis Arena”, con una capacità di 6.500 persone, creato per diventare il secondo campo più grande dell’intero complesso, secondo solo al Centrale.
    Polemiche sul rebrand della WTAIn questo mondo non importa cosa fai, né quanto amore ci metti nelle cose, ci sarà sempre qualcuno pronto a criticare. A volte, persino persone dall’interno e direttamente coinvolte nella questione. Ieri la WTA ha annunciato un restyling del suo marchio, mostrando il nuovo logo, i colori e il design del sito web. “Una nuova era”, secondo i responsabili marketing. Ma a Kristina Mladenovic, attualmente fuori dalla top 200, non sembra aver entusiasmato.“Mi chiedo come vi sia venuto in mente? E chi lo approva? Verde e bianco? Senza dettagli tennistici? Cosa rappresenta? Il logo precedente era molto migliore”, ha espresso la francese sui suoi social media, attaccando duramente il suo stesso circuito.
    Angelique Kerber: nuova direttrice del WTA 500 di Bad HomburgGuardando il suo palmares, la sua esperienza e il suo carisma, era normale che Angelique Kerber non impiegasse molto tempo a trovare un nuovo ruolo nel circuito professionistico. Ritiratasi dall’estate scorsa, lasciando inoltre un’ottima impressione alle Olimpiadi, la tedesca ha annunciato questo venerdì il suo nuovo incarico come direttrice del WTA 500 di Bad Homburg, torneo che si disputa sull’erba alla fine di giugno.E lo ha fatto con una notizia dell’ultima ora: Iga Swiatek, una delle migliori tenniste del mondo, sarà presente nell’edizione 2025. In Germania sorridono pensando alla crescita che il torneo potrà avere nei prossimi anni. Certamente, non potrebbe essere in mani migliori.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Mirra Andreeva: la nuova stella del tennis russo pronta a raccogliere l’eredità di Sharapova?

    Mirra Andreeva RUS, 29.04.2007 – Foto Getty Images

    Sono passati cinque anni da quando il tennis russo è rimasto orfano del suo simbolo con il ritiro della “zarina” Maria Sharapova. Ma la vincitrice di cinque tornei del Grande Slam sembra aver trovato finalmente un’erede: Mirra Andreeva. A soli 17 anni, nata anch’essa in Siberia nella regione di Krasnoyarsk, la giovane tennista ha appena incassato 600.000 dollari per il suo trionfo a Dubai. In appena due anni da professionista, ha già guadagnato più di 4 milioni di dollari. Essendo ancora minorenne, non può avere un conto bancario e suo padre gestisce la sua carriera.Come suggerisce il suo nome – che richiama uno dei tre doni portati dai Re Magi a Gesù Bambino, secondo la Bibbia – la siberiana è una benedizione, un prodigio destinato a inserirsi tra le migliori tenniste del mondo già in questa stagione, quando raggiungerà la maggiore età.
    Una maturità sportiva precoce, ma ancora una ragazzaAndreeva è maturata sportivamente molto rapidamente. A 16 anni aveva già raggiunto le semifinali del Roland Garros (2024), ma – come lei stessa ammette – rimane ancora una ragazzina.“Non so cosa fare con così tanti soldi… Chiedete a mio padre… Non posso avere un conto bancario perché non ho ancora 18 anni”, ha confessato con disarmante franchezza giovanile dopo la vittoria a Dubai, tra le risate dei presenti.Durante la finale, oltre ai suoi colpi, ciò che ha attirato l’attenzione delle telecamere è stato il quaderno che consultava tra un gioco e l’altro, come una studentessa che ripassa la lezione all’ultimo momento prima di un esame.“Tu puoi farcela! Andrà tutto bene! Io credo in te!”, recitavano le pagine del quaderno, che conteneva anche la tattica che la russa doveva seguire per sconfiggere la danese Clara Tauson: “Non prestare attenzione ai suoi, a volte, buoni colpi. Servi ovunque, ma più sul diritto”. Tutto era scritto a penna con la sua calligrafia. “Prontezza, Intelligenza e Aggressività” era la principale raccomandazione in russo per la sua prima grande finale. L’ha applicata alla perfezione e ha portato a casa il trofeo.
    Un successo straordinario a Dubai“È incredibile! Mi ero posta come obiettivo di entrare tra le prime dieci in questa stagione. Siamo ancora a febbraio e l’ho già raggiunto”, ha confessato in conferenza stampa.La minore età le ha anche impedito di celebrare la vittoria come aveva sognato, con lo champagne. “Peccato che abbia ancora 17 anni”, ha detto. Ha dovuto accontentarsi di una Coca-Cola senza zucchero.Andreeva aveva già dato prova del suo talento nel 2024, ma la sua vittoria a Dubai è la sua conferma definitiva. La russa ha battuto, nella scorsa settimana, tre campionesse del Grande Slam: Iga Swiatek, Marketa Vondrousova ed Elena Rybakina. In questo modo, è diventata la tennista più giovane a sconfiggere tre campionesse in un solo torneo dal 2004 e anche la più giovane a vincere un evento WTA 1000.“Non credo più che sia una promessa. Considero che sia al vertice del nostro gioco”, ha dichiarato Tauson.
    Mirra è una dichiarata ammiratrice di LeBron James, non solo per i suoi successi sportivi e la sua nota longevità, ma per la sua mentalità incrollabile.“Ho ascoltato molte interviste di LeBron dove dice che è molto facile giocare bene quando tutto va bene, ma ciò che ti rende un campione è dare tutto quando non ti senti bene, quindi è quello che cerco di fare”, ha commentato.Si è ispirata al cestista per superare i momenti difficili, che è quando le grandi stelle dimostrano la loro grandezza e non quando tutto va secondo i piani. Per un’adolescente, tenere i piedi per terra e non crollare al primo rovescio è fondamentale.“Oggi ho sbagliato cose che normalmente non sbaglio, ma mi sono detta che non potevo lasciarmi uccidere dalla negatività”, ha sottolineato.In un’altra dimostrazione che Mirra non è una so-tutto-io, prima della partita ha cercato ispirazione nella storica finale che nel 2017 hanno disputato Roger Federer e Rafa Nadal in Australia, con vittoria per il genio svizzero.“Ho pensato: mio Dio, come può giocare così bene? È qualcosa di straordinario”, ha detto. E proprio il cammino degli dei è quello che la russa dovrà percorrere se vuole essere la nuova zarina del tennis.
    Marco Rossi LEGGI TUTTO