Nella verde Austria, fra stridore di gomme blisterate e crepitio di power units scoppiate, fra sberle mondiali e facce da sberle a podio, un grido si spande: vecchio a chi?
Ah la verde Austria! Terra piena di verdi prati pieni di erba verde!
Ah, la verde Austria! Terra di campioni e di Capiscioners che san parlare solo dell’immenso Niki Lauda, dimenticandosi di Helmut Marko e Jochen Rindt, giusto solo per citarne due.
Ah, la verde Austria! Terra di imprese, come quella di Vittorio Brambilla nel 1985, e di memorie ingenerose, come l’insulto messo in scena da Sua Onnipotenza Jean Todt ai danni di Rubens Barrichello nel 2002.
Ah, la verde Austria! Terra simbolo di quel che la Formula Uno ha fatto a se stessa negli ultimi anni: là dove c’erano una pista memorabile, l’Österreichring, un pubblico entusiasta e competente e una tradizione nel segno dei motori degna dei templi nobili del motorismo, ora c’è una pista mozzata, un impianto diventato un’estensione della personalità del suo tentacolare e caparbio proprietario, Dieter Mateschitz, e del suo onnipresente marchio, la Red Bull, mentre il pubblico è stato ricompensato con anni di oblio e chiusura.
Ah, la verde Austria… Dove la Mercedes arriva con un importante aggiornamento aerodinamico, la Red Bull ringalluzzita dalla gara di casa e dal fresco accordo con il motorista Honda, la Ferrari alle prese con gli strascichi del dopo-Francia e i suoi piloti sotto le troppe pressioni per l’andamento del campionato e le voci di un possibile avvicendamento Raikkonen-Leclerc.
E cosa poteva succedere nella verde Austria dopo queste premesse? Considerato che questo campionato si è mostrato sin dall’inizio molto incerto, con continui avvicendamenti al vertice e tre scuderie in grado di giocarsi stabilmente la vittoria, il Gran Premio d’Austria non ha fatto altro che mostrarsi in linea con ciò e ha espresso una… UNA GARA EMOZIONANTE E TIRATA FINO ALL’ULTINO GIRO CON COLPI DI SCENA IN TUTTE LE FASI! MOTORI IN FIAMME, CAMBI CHE SI SPACCANO E SPACCANO CUORI, PARTENZE AL CARDIOPALMA, RECUPERI PRODIGIOSI, UN OUTSIDER SUL PODIO, DICHIARAZIONI AL FULMICOTONE E… E VECCHIO A CHI? AAAACCCHì?
Scusate, non so cosa sia accaduto. Dopo il parrucchiere, ho anche il computer formulomane, il quale, a un certo punto, stanco di esprimere equità e morigeratezza, si è dovuto sfogare prendendo possesso della tastiera. Non c’è altra spiegazione a questa proliferazione di maiuscole.
Insomma, come rubricato nel sottotitolo, nella verde Austria è andato in scena un Gran Premio dai molti rivolgimenti di fronte, con una partenza d’altri tempi che ha visto tre macchine lottare in qualche metro per la prima posizione dopo il via e molti avvicendamenti nelle prime posizioni; una gara in cui le gomme e la loro gestione sono state ancora una volta la variabile più determinante, tant’è vero che sul podio sono arrivate Ferrari e Red Bull, vale a dire le scuderie che meglio hanno dimostrato di comprendere il funzionamento delle Pirelli, mentre la corazzata Mercedes è affondata sotto i colpi implacabili di un’affidabilità che è venuta a mancare di colpo, su tutte e due le monoposto: una roba che non si vedeva dagli albori delle competizioni, una lunga e meditata vendetta del karma che si è abbattuta sulle Frecce d’Argento a colpirla proprio dove si erano dimostrate più forti, nel momento in cui avrebbero potuto infliggere agli avversari il fendente più doloroso. A uscire doloranti dal Red Bull Ring, infatti, sono stati il bistrattato Valtteri Bottas – e chi commenterà con Bottas di sfiga e altre amenità possa subire il distacco dell’aria condizionata a mezzogiorno in pieno anticiclone africano – e Lewis Hammorbinton, la versione piagnucolosa e sfrangipazienza del Campione del Mondo in carica, colpiti dal blistering e affondati dai guasti. A festeggiare al termine della gara saranno Max Verstappen, uscito indenne dalle mischie del primo giro – quelle che di solito crea lui… – e giunto primo dopo una gara di intelligente gestione – quella che di solito gli si esaurisce appena tira giù la visiera del casco… – e Sebastian Vettel, terzo dopo essere partito sesto per una penalizzazione – giudicata in tutte le sfumature possibili comprese fra “esagerata” e “cretina” – finito nono dopo l’avvio per evitare una replica della sanguinosa asinata del Paul Ricard, premiato da una azzeccata strategia – quella che di solito in Ferrari pirlano… – e autore di una prestazione maiuscola, con tanto di sonoro e impeccabile sorpasso in pista ad Hamilton. In mezzo a loro colui il quale sarebbe stato mandato a godersi la pensione in Sauber per essere sostituito dall’astro nascente Leclerc, il vecchioacchì Kimi Raikkonen, il protagonista che non ti aspetti nella gara meno scontata. Come ha sottolineato Maurizio Arrivabene, che a fine gara si è levato i sassolini dalle scarpe al ritmo di una ruspa da cava, lasciate divertire Leclerc e lasciate guidare Raikkonen, che è un campione!
Non solo: Grosjean e Magnussen, nonostante l’occasione ghiotta per creare qualche smargiassata delle loro, quelle in cui volano parolacce, pezzi di carbonio e punti preziosi, partono bene e arrivano meglio, quarto e quinto, regalando la prima vera gioia alla Haas, per troppo tempo relegata a essere una Haassepotessi. E poi le due Sauber a punti e la McLaren numero 14 partita dalla pit lane e arrivata ottava. Ah, ma la guida Alonso, quindi perché stupirsi? Peccato per la power unit flambé che ha tolto prematuramente di scena Nico Hulkenberg e per i guai di Daniel Ricciardo, che ha risentito più del potere flatulento dei Lederhoesen che dei benefici del presunto party mode Renault: ne avremmo viste delle belle!
E così la Ferrari lascia la verde Austria con tanti rimpianti per quel che poteva essere ma con la doppia bisaccia piena, avendo riconquistato la sommità della classifica piloti e di quella costruttori, e, soprattutto, con in bocca il dolce sapore di aver bastonato gli avversari diretti anche in una gara in cui non ha vinto, senza macchiarsi dell’onta di un ordine di scuderia. Dolce sapore che auguro a Sebastian Vettel di godersi non solo per oggi, che festeggia il suo compleanno.
Ah, la verde Austria, che lasciamo carichi di bei ricordi in direzione della verde Inghilterra, dove fra qualche giorno ci accoglierà Silverstone assieme alle discusse gomme ribassate. Che gara sarà? A Pirelli l’ardua sentenza!