Lancia: tra loghi e nomi ripercorsi 115 anni di storia
Dopo un primo episodio uscito lo scorso giugno e incentrato sul design, ecco in uscita il secondo docufilm incentrato sulla storia Lancia. Si tratta di un nuovo appuntamento che ripercorrerà la storia del Marchio attraverso le voci del direttore esecutivo Lancia, Luca Napolitano, e dal responsabile della divisione Heritage dei Marchi italiani Stellantis, Roberto Giolito
Numerosi restyling per il logo
Il percorso parte nel 1907, data di presentazione del primo logo ufficiale della Casa: semplice e minimale, composto dalla scritta lancia con la caratteristica “L” maiuscola. Un emblema che si è andato ad arricchire pochi anni dopo, nel 1911, grazie all’impegno di un caro amico di Vincenzo Lancia: il Conte Carlo Biscaretti di Ruffia, che disegnò quello che sarebbe diventato per decenni il nuovo logo della Casa. Oltre alla scritta lancia vennero introdotti elementi come il volante a quattro razze, l’acceleratore a mano, la bandiera e l’asta. Nel 1929 questo emblema venne inscritto in uno scudo triangolare, forma mantenuta fino ai giorni nostri.
Nel corso degli anni il simbolo della Casa torinese è stato oggetto di numerosi aggiornamenti e restyling, che lo hanno mantenuto al passo con i tempi. Una delle modifiche più corpose è datata 1957, in cui tutti gli elementi sono stati resi più stilizzati ed essenziali. Nel 1981, pochi anni dopo l’acquisizione di Lancia da parte del Gruppo Fiat, un nuovo restyling. Stavolta a dare nuova linfa all’emblema del brand è il designer Massimo Vignelli, che riparte dal logo del ’29 attualizzandola. Infine, nel 2007, l’ultimo aggiornamento che ha reso il simbolo di Lancia estremamente essenziale ed elegante, con la scomparsa di alcuni elementi fino ad allora caratteristici come la bandiera e le razze del volante in cui è inscritto il nome Lancia.
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I nomi dei modelli degli ultimi 115 anni
Intensa e ricca di spunti anche la storia relativa ai nomi dei modelli Lancia degli ultimi 115 anni. Inizialmente la denominazione dei modelli si limitava a indicare i cavalli fiscali delle vetture, dando così vita ad auto come 12 HP, 18/24 HP, 20/30 HP e 25/35 HP. Si tratta tuttavia di una linea seguita per poco tempo, dato che già nel 1909 venne introdotto un nuovo criterio: le lettere dell’alfabeto greco. Ed ecco così che nacquero Kappa, Beta, Lambda e altre ancora (nomi che sono poi stati in gran parte ripresi in epoche recenti). Per distinguere le versioni evolute, inoltre, vennero aggiunti i prefissi “bi” e “tri”, dando vita a vetture come la Dilambda e la Trikappa.
Negli anni ’30 il criterio cambia di nuovo, e stavolta a ispirare i nomi dei modelli Lancia sono le località della Roma antica. Qualche esempio? Artena, Astura, Aprilia e Ardea, tutti nomi scelti per omaggiare l’Italia. Anche se, per cercare di conquistare la clientela d’oltralpe, la Casa lanciò in Francia alcuni modelli opportunamente ribattezzati con nomi come Belna e Ardennes. Negli anni ’50, con il passaggio di consegne da Vincenzo Lancia al figlio Gianni, le località romane lasciano spazio alle vie consolari, facendo nascere vetture come Aurelia, Appia, Flaminia e Flavia. Con il passaggio nel Gruppo Fiat nel ’69 la nuova dirigenza decide di tornare sulle lettere greche (con le nuove generazioni di Beta e Delta). Continuando, anche in tempi recenti, a prendere ispirazione dal mondo classico, con nomi come Thema, Musa e Ypsilon.
In attesa di scoprire come si chiameranno le Lancia di domani nate sotto la gestione Stellantis.
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