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    Addio a Fred Stolle, leggenda del tennis australiano

    Fred Stolle con la coppa di Roland Garros, insieme a Tony Roche (foto ATP site)

    Il tennis australiano e internazionale piange la scomparsa di Fred Stolle, uno dei giocatori che resero il tennis “Green and Gold” leggendario a cavallo tra anni ’60 e ’70 insieme ai connazionali Laver, Rosewall, Newcombe, Roche, Emerson e via dicendo. Aveva 86 anni. In carriera vinse due titoli dello Slam in singolare (Roland Garros e US Open) e ben 17 titoli in doppio, che lo resero forse il più forte in assoluto nella specialità nella sua epoca, nella quale tutti i migliori (o quasi) partecipavano anche in doppio nei tornei dello Slam e maggiori eventi del tour. È entrato nella storia dei giocatori capaci di raggiungere la finale in tutti gli Slam, perdendone ben sei e tre consecutive a Wimbledon (1963 -1965). Grande Davisman, fu decisivo in tre successi per la sua squadra nazionale (1964-1966), per poi passare prima all’allenamento (tra gli altri ha seguito Vitas Gerulaitis) e quindi al microfono, dove per molti anni è stato apprezzata voce di Channel Nine, uno dei più importanti network australiani, e poi anche per CBS e Fox Sports in America. Ricordando sua lunghissima carriera, terminata nei primissimi anni ’80, Stolle teneva soprattutto alle vittorie in Davis, “Giocare e vincere per l’Australia ha significato tutto per me”.
    Crebbe a Hornsby, sulla costa settentrionale di Sydney, e il suo primo assaggio della Coppa Davis avvenne quando fu selezionato come raccattapalle durante la partita del 1951 tra Italia e Stati Uniti a White City. Fu una folgorazione: il tennis divenne il suo scopo di vita, tanto da abbandonare il cricket e il rugby, sport nei quali era parimenti promettente. In quell’epoca il tennis australiano vantava grandi tennisti, così che la sua famiglia riuscì a raccogliere i fondi necessari alla sua formazione e viaggi all’estero per completare la sua crescita tra la fine degli anni ’50 e i primi ’60. Vista la sua altezza (191 cm), Stolle dominava al servizio, bravissimo ad imprimere ogni tipo di effetto, ed era rapidissimo nello scendere a rete dove sapeva toccare la palla con maestria. Passarlo era faccenda molto complicata, anche per i migliori avversari.
    Nel 1963 raggiunse la finale in singolare e a Wimbledon al termine di uno tornei giocato da campione, ma fu sconfitto dall’americano Chuck McKinley. Arrivò al match per il titolo a Londra anche nei due anni successivi, battuto in entrambe le occasioni da Roy Emerson. La sua serie di sconfitte in finali Slam continuò anche a US Open 1964 e poi Australian Open 1965, tanto che su Stolle aleggiava una scomoda aura da “perdente” nelle partite decisive. Lui stesso dubitò di farcela, ma finalmente l’incantesimo si spezzò a Roland Garros 1965, con il primo titolo Slam battendo il connazionale Tony Roche in finale. Fred vinse il suo secondo Major a US Open nel 1966, superando in finale John Newcombe in quattro set, un successo che lo portò sul trono nel tennis maschile per la prima volta (ancora non c’era una classifica calcolata al computer). A New York nell’anno del suo successo era non nemmeno testa di serie, tanto che il cronista di Sport Illustrated Frank Deford attribuì la sua vittoria alla sua maestria nel “lob e smash”. In effetti Stolle sulla rete era tra i migliori e il suo tennis non difettava di sensibilità.
    Alla fine del 1966 Stolle divenne professionista. Con l’avvento dell’Era Open (1968) Fred raggiunse altri quattro quarti di finali in tornei Slam e continuò a giocare per tutti gli anni ’70 con risultati solo discreti, splendendo invece in doppio. La sua ultima partita ufficiale in singolo fu nel novembre 1982 a Baltimora, quattro anni dopo la sua ultima apparizione in singolo in uno Slam (Wimbledon 1978).
    Grandissimo amico di Roy Emerson, dai connazionali in Davis gli fu affibbiato il soprannome di “Fiery” (ossia infuocato), ma era un nomignolo del tutto ironico per stigmatizzare la sua proverbiale lentezza nell’avviare l’attività al mattino e una certa tranquillità negli allenamenti, a dispetto del furore agonistico di molti suoi colleghi. Stolle non se la prese mai, forte di uno spiccato senso dell’umorismo e voglia di vivere la vita con serenità e allegria. In un commento scrisse che “per alcuni il campo da tennis era come un ring di pugilato, ma non per me, l’ho sempre visto come un palco”.
    Suo figlio Sandon divenne un professionista, con una buona carriera in doppio. I più giovani lo ricordano come commentatore, sempre pronto a chiare analisi del gioco e spesso anche critiche pungenti, ma garbate e mai sopra le righe. Era un uomo di classe, in campo e fuori. Dopo Neale Fraser, scomparso lo scorso dicembre, un altro grande del tennis australiano ci lascia. Rod Laver ha scritto un post in ricordo del connazionale e amico. “Come ho scritto nel mio libro sull’epoca d’oro del tennis australiano, Fred Stolle era un tipo troppo gentile per serbare rancore. Ci voleva il migliore per battere il migliore. Non ci siamo mai stancati di rivivere il passato mentre viaggiavamo per il mondo guardando al futuro con un amore duraturo per lo sport”.

    As I wrote in my book on the Golden Era of Aussie tennis, Fred Stolle was too nice a guy to hold a grudge. He won many Grand Slams and was in the finals of many more. It took the best to beat the best. We never tired of reliving the past as we travelled the world looking into the… pic.twitter.com/yTkdrRvEPZ
    — Rod Laver (@rodlaver) March 6, 2025

    Questo il ricordo di Craig Tiley, CEO di Tennis Australia: “”Quando parliamo dell’epoca d’oro dell’Australia e del passaggio dal dilettantismo al professionismo, il nome di Stolle è lì con i migliori. Membro di spicco della squadra australiana di Coppa Davis, Fred ha dato un contributo significativo allo sport dopo la sua carriera decorata, come allenatore e arguto commentatore. La sua eredità è fatta di eccellenza, dedizione e profondo amore per il tennis. Il suo impatto sullo sport sarà ricordato e amato da tutti coloro che hanno avuto il privilegio di assistere al suo contributo”.
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    La storia della Lube nelle fasi clou della CEV Champions League

    La Cucine Lube Civitanova mette in ghiacciaia il campionato ed entra in modalità CEV Champions League a due giorni dalla Semifinale di andata della più prestigiosa kermesse continentale per Club, in programma mercoledì 13 marzo (ore 20.30) nella tana della Trentino Itas, con ritorno giovedì 21 marzo (ore 20.30) nel quartier generale biancorosso. L’ostacolo è duro, di fronte ci saranno i campioni d’Italia, ma l’occasione è troppo ghiotta e la Lube si presenterà alla “ilT quotidiano Arena” con il coltello tra i denti.
    Si tratta della nona sfida in Champions League contro i gialloblù. Da sfatare il tabù Trento nelle Semifinali europee. I dolomitici eliminarono in tre set i marchigiani proprio in Semifinale nel 2009. Stessa sorte nei Playoffs 6 del 2012, con vittoria casalinga al tie break dei cucinieri e riscatto sul proprio campo per 3-0 dei trentini. Grande anche la delusione del 2016 in Semifinale con la Lube piegata con il massimo scarto. Maledizione spezzata dalla Lube nei Playoffs 6 del 2018 con le vittorie in quattro set a Civitanova e al tie break a Trento. Tutto liscio anche nella Pool A del 2020, grazie al successo netto di Civitanova in casa e bis in quattro set lontano dall’Eurosuole Forum.
    La Lube Volley sta affrontando la sua avventura numero 18 in Champions League, la tredicesima consecutiva. I biancorossi hanno vinto il trofeo in due occasioni: nel 2002 a Opole, in Polonia, battendo al tie break l’Olympiakos Piraeus, e nel 2019 a Berlino, piegando 3-1 lo Zenit Kazan e, quindi, riscattando la Finale persa nel 2018 in Russia per un rocambolesco tie break sfuggito di mano negli ultimi scambi proprio contro in padroni di casa del Kazan.
    Civitanova ha anche perso le Finali per il 3° posto con Mosca (2007) e Odintsovo (2009), mentre ha conquistato il bronzo contro Resovia (2016) e Berlino (2017).
    Grande è il rammarico per l’approdo alla Semifinale 2020 senza poter scendere in campo per lo stop al torneo in seguito all’emergenza pandemica.
    LA STORIA DELLA LUBE NELLE SEMIFINALI DI CHAMPIONS LEAGUE
    Edizione 2002 Final Four a Opole in Polonia – Titolo alla Lube
    Semifinale
    Lube – Iraklis Thessaloniki (GRE) 3-2
    Finalissima
    Olympiakos Piraeus (GRE) – Lube 2-3
    Edizione 2007 Final Four a Mosca in Russia
    Semifinale
    Lube – VfB Friedrichshafen (GER) 2-3
    Finale per il 3° posto
    Dinamo Mosca (RUS) – Lube 3-0
    Edizione 2009 Final Four a Praga in Repubblica Ceca
    Semifinale
    Trentino Volley – Lube 3-0
    Finale per il 3° posto
    Iskra Odintsovo (RUS) – Lube 3-2
    Edizione 2016 Final Four a Cracovia in Polonia
    Semifinale
    Trentino Diatec – Lube 3-0
    Finale per il 3° posto
    Asseco Resovia (POL) – Lube 2-3
    Edizione 2017 Final Four a Roma
    Semifinale
    Sir Safety Conad Perugia – Lube 3-2
    Finale per il 3° posto
    Lube – Berlin Recycling Volleys (GER) 3-1
    Edizione 2018 Final Four a Kazan in Russia
    Semifinale
    Zaksa Kedzierzyn-Kozle (POL)– Lube 1-3
    Finalissima
    Lube – Zenit Kazan (RUS) 2-3
    Edizione 2019 Finalissima a Berlino in Germania – Titolo alla Lube
    Semifinale di andata in Polonia
    PGE Skra Belchatow (POL) – Lube 0-3
    Semifinale di ritorno in Italia
    Lube – PGE Skra Belchatow (POL) 3-0
    Finalissima
    Zenit Kazan – Cucine Lube Civitanova 1-3
    Edizione 2020 sospesa dopo i Quarti per la crisi pandemica
    Lube qualificata per le Semifinali
    Turno mai disputato. LEGGI TUTTO

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    I 10 vincitori più giovani agli US Open

    Pete Sampras a US Open 1990

    Con le qualificazioni già in corso, il count down per gli US Open, quarto Slam stagionale, è già scattato. Cresce l’attesa per l’edizione di quest’anno, sia per i tennisti azzurri che per i grandi del panorama internazionale. Jannik Sinner nel 2022 si è fermato nei quarti di finale, al termine di una partita clamorosa (la più bella della stagione) nella quale non è riuscito a trasformare un match point contro il futuro campione Carlos Alcaraz. Se avesse trovato un vincente in quel momento, chissà… Oltre alla curiosità di ritrovare Matteo Berrettini nel torneo dove segnò il suo primo exploit Slam, e osservare le prestazioni degli altri italiani, c’è grandissima attesa per i due tennisti più caldi dell’anno, recenti finalisti a Cincinnati: Novak Djokovic e Carlos Alcaraz. Dopo quella bellissima di Wimbledon, molti si aspettano (o sperano) di poter assistere ad un nuovo capitolo di questa rivalità. Alcaraz sarà chiamato a difendere il titolo conquistato a Flushing Meadows lo scorso anno, suo primo Major in carriera, grazie al quale ha stabilito anche il record assoluto di n.1 ATP più giovane. Tuttavia per pochi giorni non è stato il campione di US Open più precoce. Approfittiamo dell’avvicinamento al torneo della “Grande Mela” per andare a scoprire i 10 vincitori più giovani a New York.

    1. Pete Sampras – 1990 – 19 anni e 15 giorni
    Pete Sampras vinse a New York il primo dei suoi 14 Slam, appena dopo aver compiuto 19 anni, sconfiggendo in finale Andre Agassi (6-4 6-3 6-2). Il successo del campione californiano arrivò a sorpresa, perché nella super covata di talenti a stelle e strisce di quell’epoca era più atteso un successo di Agassi, che invece arriverà solo a Wimbledon 1992, e anche dopo il primo Slam di Jim Courier. Sampras ha tenuto il record di più Slam vinti nell’era Open fino al 2009, quando Roger Federer toccò quota 15 a Wimbledon. Fu una cavalcata impressionante quella di Sampras a US Open 1990: della dodicesima testa di serie, Pete sconfisse Ivan Lendl nei quarti di finale, John McEnroe in semifinale e Agassi in finale, con un servizio mai così efficacia. Il marchio di fabbrica di una carriera straordinaria.

    2. Carlos Alcaraz – 2022 – 19 anni, tre mesi e 24 giorni
    Che Alcaraz fosse un predestinato era chiaro già da tempo, ma in pochi pensavano che il suo primo Slam sarebbe arrivato sul cemento. Sensazione questa fin troppo figlia di quella assonanza con Nadal che, in realtà, non ci azzecca più di tanto. Proprio a New York “Carlito” si rivelò al mondo con una bella cavalcata nell’edizione precedente (2021). Il fantastico 2022 di Alcaraz è culminato con il suo primo Slam a US Open, grazie alla soffertissima vittoria su Sinner nei quarti e quindi con la finale vinta su Casper Ruud (6-4 2-6 7-6(1) 6-3 lo score). Un titolo che gli regalò anche la prima posizione del ranking mondiale e il record di tennista più giovane a sedersi sul trono del tennis maschile. Netta la sensazione che quello 2022 sia solo il suo primo titolo a New York.

    3. Lleyton Hewitt – 2001 – 20 anni, sei mesi e tre giorni
    Questi “maledetti giovani…” Forse questo avrà pensato Pete Sampras dopo esser stato di nuovo nettamente sconfitto nella finale di US Open, dopo la batosta rimediata nel 2000 dall’altrettanto giovane Marat Safin. Lleyton Hewitt nel 2001 rimandò il quinto titolo nel torneo di casa per Pete Sampras, successo che arrivò nell’anno successivo. Hewitt sconfisse Sampras per 7-6(4) 6-1 6-1 in quello che fu il suo primo titolo Slam. “Rusty” è l’ultimo australiano ad aver vinto uno Slam (Wimbledon 2002).

    4. John McEnroe – 1979 – 20 anni, sei mesi e 12 giorni
    Un giovane e riccioluto John McEnroe alzò nella sua amatissima città il primo Slam in carriera, lanciandosi nell’Olimpo della disciplina. Con questo successo sorpassò il connazionale (e mai amico) Jimmy Connors in cima alla lista come il più giovane vincitore agli US Open, battendo in finale Vitas Gerulaitis (7-5 6-3 6-3 lo score). L’americano duellerà contro Borg in iconiche partite e vincerà altri sei tornei del Grande Slam in carriera, dominando la stagione 1984. Poi, la luce si spense.

    5. Marat Safin – 2000 – 20 anni, sette mesi e un giorno
    Nuovo secolo, nuovi campioni. Marat Safin impressionò il mondo della racchetta disputando un grande torneo e soprattutto brutalizzando in finale il super campione a stelle strisce Pete Sampras, battuto per 6-4 6-3 6-3. Il punteggio non rende l’idea di quanto il servizio di Sampras – forse il singolo colpo più forte della storia del gioco – sia stato disinnescato dalla risposta del russo. Marat alzò il suo primo Slam in carriera, diventato il secondo russo a vincere un Major dopo Yevgeny Kafelnikov. Peccato che il moscovita non riuscì esattamente a sfruttare a pieno il suo grande talento negli anni seguenti.

    6. Juan Martin Del Potro – 2009 – 20 anni, 11 mesi e otto giorni
    Quella 2009 fu un’edizione passata davvero alla storia, per molti motivi. Roger Federer puntava al record del sesto titolo consecutivo agli US Open, ma in finale si è imbattuto nell’argentino Juan Martin del Potro, che aveva estromesso Nadal in semifinale. Federer scese in campo mostrando la sua enorme classe, stava letteralmente volando, annichilendo un giovane argentino alla sua prima finale Slam. Avanti di un set e di un break, forse Roger per la prima volta in carriera peccò di superbia, o almeno, cercò una serie di colpi fin troppo spettacolari e difficili, provocando una reazione mentale di DelPo. L’argentino si scrollò di dosso ogni pressione, forse perché pensava di non poter rimontare, e iniziò a colpire diritti di una violenza inaudita. Le sue palle non uscivano più, rimontò Roger e vinse una finale ancora ben impressa nella memoria degli appassionati. JMDP trionfò per 3-6 7-6 (5) 4-6 7-6 (4) 6-2, in quello che purtroppo resterà il suo unico Major in carriera. Infortuni e peripezie continue l’hanno bloccato all’infinito. È stato l’unico Grande Slam che i Big Four (Federer, Nadal, Djokovic e Murray) non sono riusciti a vincere tra gli Australian Open del 2005 e gli Australian Open del 2014. Quando si dice “compiere un’impresa”….

    7. Andy Roddick – 2003 – 20 anni, 11 mesi e 26 giorni
    Quell’anno il tennis stava svoltando, Andy Roddick fu scaltro e rapido a vincere il suo primo e unico titolo del Grande Slam, battendo Juan Carlos Ferrero 6-3 7-6 (2) 6-3, appena prima della definitiva esplosione di Roger Federer, che da gennaio 2004 dominò il tennis per alcune stagioni. Andy rimane l’ultimo americano ad aver alzato la coppa di uno Slam. Se nessun connazionale farà il miracolo al prossimo US Open, saranno passati 20 anni senza vincitori Slam a stelle e strisce. Impossibile a quell’epoca immaginare una situazione del genere.

    8. Boris Becker – 1989 – 21 anni, nove mesi e 6 giorni
    Il nome di Boris Becker resterà per sempre legato a Wimbledon, dove nel 1985 il tedesco alzò il suo primo Slam a soli 17 anni, sette mesi e due giorni, restando tutt’ora il più giovane campione major di sempre. Tuttavia il tedesco è stato anche un giovane vincitore a New York nell”89, quando sconfisse in finale Ivan Lendl per  7-6(2) 1-6 6-3 7-6 (4). Becker resta l’ultimo tedesco ad aver vinto il titolo degli US Open (Stich si arrese ad Agassi in finale nel ’94, Zverev a Thiem nel 2020).

    9. Jimmy Connors – 1974 – 21 anni, 11 mesi e 26 giorni
    Quando quasi 50 anni fa Jimmy Connors sconfisse l’australiano Ken Rosewall nella finale degli US Open del 1974, divenne il giocatore più giovane a vincere il titolo a New York. Connors impiegò poco più di un’ora per battere l’ormai anziano Rosewall con il punteggio più severo mai visto nella finale del torneo: 6-1 6-0 6-1. Fu un’annata straordinaria per “Jimbo”, con i successi anche a Wimbledon e Australian Open.

    10. Roger Federer – 2004 – 23 anni e 22 giorni
    Grandissimo campione, ma non così precoce rispetto a diversi suoi colleghi. Nel 2004 Roger Federer due mesi dopo aver vinto il secondo titolo a Wimbledon, alzò il suo primo trofeo agli US Open, dominando Lleyton Hewitt in finale (6-0 7-6(3) 6-0 il netto score). È stato il primo di cinque titoli consecutivi per Federer a New York, imbattuto nel quarto Major stagionale fino al 14 settembre 2009, quando fu sorpreso dalla potenza di Juan Martin del Potro.

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    La storia della Cucine Lube nelle Finali Scudetto

    Approdati alla sesta Finale Scudetto consecutiva della propria storia, la nona complessiva, grazie a due rimonte, culminate in grandi confronti all’Eurosuole Forum in Gara 5, contro Verona nei Quarti e Milano in Semifinale, la Cucine Lube Civitanova ritrova l’Itas Trentino per la terza volta in una resa dei conti tricolore. Nel V-Day del torneo 2011/12 e nella serie al meglio delle cinque partite del campionato 2016/17 sono stati i biancorossi a trionfare.
    Mentre la biglietteria è presa d’assalto dai tifosi a caccia dei biglietti per Gara 2 di Finale in programma giovedì 4 maggio (ore 20.30), capitan Luciano De Cecco e compagni sudano in campo per preparare la serie decisiva con primo appuntamento in calendario a Trento lunedì 1 maggio (ore 18.15). I cucinieri proveranno a vincere almeno una volta alla BLM Group Arena e far valere il fattore campo a Civitanova.
    La Lube ha vinto gli ultimi tre Scudetti assegnati e ha conquistato quattro degli ultimi cinque tricolori in SuperLega Credem Banca.
    La formazione biancorossa è alla partecipazione numero 26 ai Play Off Scudetto (su 28 stagioni nel massimo campionato). Per sette volte è arrivato il titolo di Campione d’Italia (2006, 2012, 2014, 2017, 2019, 2021, 2022). Solo nella stagione 2006/07 i biancorossi hanno mancato l’appuntamento con gli scontri diretti, mentre nel 2019/20 il torneo è stato sospeso e annullato, con Civitanova in testa alla classifica, per l’emergenza Covid. Dopo l’argento alla Del Monte® Supercoppa e le eliminazioni nei Quarti di Del Monte® Coppa Italia e CEV Champions League, il team campione d’Italia, approdato alla seconda fase come quarta testa di serie e vittorioso alla bella nei Quarti e nelle Semifinali, continua la difesa del titolo nella serie decisiva.
    Finale numero 9 per i biancorossi
    La Lube affronta quindi la Finale Scudetto numero 9 nella sua storia. Nelle prime 8 solo in un caso non è arrivato il tricolore, nella stagione 2017/18, l’anno dello Scudetto vinto da Perugia in Gara 5 sul proprio campo. Nelle altre occasioni ha sempre prevalso la fame di vittoria dei cucinieri. A partire dal primo storico vessillo conquistato a Pesaro nel 2005/06 in Gara 5 contro Treviso. Per il bis i biancorossi hanno dovuto attendere la stagione 2011/12, quella della gara unica nel V-Day vinta a Milano proprio contro Trento al tie break. Il terzo Scudetto, quello datato 2013/14, è arrivato a Perugia in Gara 4 con 18 punti finali di uno scatenato Ivan Zaytsev. Il quarto tricolore, il primo conquistato sul campo a Civitanova, risale al 2016/17 grazie a una prova di forza in tre soli match contro Trento. Dopo il già citato passo falso in Umbria nella resa dei conti 2017/18, la Lube è tornata campione d’Italia nel 2018/19 con la rimonta pazzesca in Gara 5 a Perugia da 0-2 a 3-2 ed escludendo la stagione 2019/20 fermata per l’emergenza sanitaria con i biancorossi in testa alla classifica, la Lube è rimasta sul trono grazie ad altri due successi sugli umbri nel 2020/21 e 2021/22, entrambi a Civitanova in Gara 4 con grandi prove di superiorità.
    Così la Cucine Lube nei Play Off Scudetto
    1995/96: eliminata negli Ottavi da Cuneo
    1996/97: eliminata in Semifinale da Modena
    1997/98: eliminata in Semifinale da Cuneo
    1998/99: eliminata nei Quarti da Modena
    1999/00: eliminata nei Quarti da Cuneo
    2000/01: eliminata nei Quarti da Milano
    2001/02: eliminata nei Quarti da Ferrara
    2002/03: eliminata in Semifinale da Modena
    2003/04: eliminata in Semifinale da Treviso
    2004/05: eliminata in Semifinale da Treviso
    2005/06: supera Cuneo in Semifinale e vince la Finale con Treviso
    2006/07: non si qualifica ai Play Off Scudetto
    2007/08: eliminata nei Quarti da Roma
    2008/09: eliminata in Semifinale da Piacenza
    2009/10: eliminata in Semifinale da Trento
    2010/11: eliminata in Semifinale da Cuneo
    2011/12: supera Cuneo in Semifinale e vince la Finale con Trento
    2012/13: eliminata in Semifinale da Piacenza
    2013/14: supera Modena in Semifinale e vince la Finale con Perugia
    2014/15: eliminata nei Quarti da Latina
    2015/16: eliminata in Semifinale da Perugia
    2016/17: supera Modena in Semifinale e vince la Finale con Trento
    2017/18: sconfitta in Finale da Perugia
    2018/19: supera Trento in Semifinale e vince la Finale con Perugia
    2019/20: torneo interrotto, titolo non assegnato
    2020/21: supera Trento in Semifinale e vince la Finale con Perugia
    2021/22: supera Trento in Semifinale e vince la Finale con Perugia LEGGI TUTTO

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    La storia della Cucine Lube nei Play Off Scudetto!

    Fibrillazione alle stelle in casa Cucine Lube Civitanova per il via ufficiale ai Play Off Scudetto: nel fine settimana gli uomini di Chicco Blengini affronteranno la seconda fase della SuperLega Credem Banca verso l’adrenalinica volata a caccia del tricolore, la parte della stagione più intensa e appassionante. Domenica all’Eurosuole Forum (ore 18) spareggi al via con Gara 1 dei Quarti di Finale contro la Vero Volley Monza (sono validi gli abbonamenti, prevendita biglietti attiva sia sul circuito Vivaticket che al botteghino). La presenza dei supporter biancorossi potrebbe essere l’ago della bilancia contro i freschi campioni della CEV Cup.
    Scattano i Play Off Scudetto numero 25 per il Club cuciniero
    Venticinquesima avventura ai Play Off Scudetto nella storia della Cucine Lube Civitanova (su 27 stagioni nel massimo campionato), già sei volte Campione d’Italia (2006, 2012, 2014, 2017, 2019, 2021). Solo nella stagione 2006/07 i biancorossi mancarono l’appuntamento con gli scontri diretti, mentre nel 2019/20 il torneo fu sospeso e annullato, con Civitanova in testa alla classifica, per l’emergenza Covid. Dopo l’argento iridato al Mondiale per Club e le eliminazioni ai Quarti di Coppa Italia e Champions League, il team campione d’Italia uscente approda alla corsa tricolore come seconda testa di serie con 57 punti, frutto di 19 vittorie e 5 sconfitte.
    La storia nei Play Off Scudetto 
    Una storia intensa quella della Società cuciniera nei Play Off. La prima partecipazione risale alla stagione 1995/96, quando negli Ottavi di Finale a gara unica viene eliminata da Cuneo. Nella stagione 2005/06 conquista il suo primo storico Scudetto vincendo in Finale contro Treviso (3-2 nella Serie). Poi tre uscite nelle Semifinali: nel 2008/09 in gara 5 per mano della Copra Nordmeccanica Piacenza, nel 2009/10 viene superata dall’Itas Diatec Trentino in quattro match, mentre l’anno successivo i panni di giustiziere vanno al team della Bre Banca Lannutti Cuneo. Il riscatto arriva nell’edizione 2011/12: dopo il successo sui piemontesi in Semifinale, la Cucine Lube Banca Marche arriva al V-Day di Assago dove conquista il secondo Scudetto. Nel 2012/13, invece, viene fermata in Semifinale dalla Copra Elior Piacenza. Nei Play Off 2013/14 arriva il terzo Scudetto della Società marchigiana, con una grande cornice di pubblico, grazie alla vittoria in Finale contro una combattiva Perugia. Archiviate due dolorose eliminazioni, nei Quarti di Finale 2014/15 per mano di Latina, e nella Semifinale 2015/16 contro Perugia, la Lube si rifà nel 2016/17 con una cavalcata trionfale verso il quarto Scudetto, conquistato in Finale contro Trento. I cucinieri provano a ripetersi l’anno dopo, ma sfiorano solo l’impresa cedendo a Perugia in Gara 5 di Finale Scudetto. La Lube si rimbocca le maniche e vince i successivi due Scudetti (2018/19 e 2020/21), intervallati dalla stagione più buia per la pallavolo italiana, quella della Regular Season interrotta per la pandemia con titolo non assegnato.
    Così la Cucine Lube nei Play Off Scudetto
    1995/96: eliminata negli Ottavi da Cuneo
    1996/97: eliminata in Semifinale da Modena
    1997/98: eliminata in Semifinale da Cuneo
    1998/99: eliminata nei Quarti da Modena
    1999/00: eliminata nei Quarti da Cuneo
    2000/01: eliminata nei Quarti da Milano
    2001/02: eliminata nei Quarti da Ferrara
    2002/03: eliminata in Semifinale da Modena
    2003/04: eliminata in Semifinale da Treviso
    2004/05: eliminata in Semifinale da Treviso
    2005/06: vince la Finale con Treviso
    2006/07: non si qualifica ai Play Off Scudetto
    2007/08: eliminata nei Quarti da Roma
    2008/09: eliminata in Semifinale da Piacenza
    2009/10: eliminata in Semifinale da Trento
    2010/11: eliminata in Semifinale da Cuneo
    2011/12: vince la Finale con Trento
    2012/13: eliminata in Semifinale da Piacenza
    2013/14: vince la Finale con Perugia
    2014/15: eliminata nei Quarti da Latina
    2015/16: eliminata in Semifinale da Perugia
    2016/17: vince la Finale con Trento
    2017/18: sconfitta in Finale da Perugia
    2018/19: vince la Finale con Perugia
    2019/20: torneo interrotto, titolo non assegnato
    2020/21: vince la Finale con Perugia LEGGI TUTTO

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    Cucine Lube a caccia della quinta Del Monte® Supercoppa

    Messe in archivio le prime due giornate della SuperLega Credem Banca, tutti i riflettori sono puntati sulla 26a edizione della Del Monte® Supercoppa, che quest’anno ripropone la formula della Final Four e che nel weekend del 23 e 24 ottobre all’Eurosuole Forum vedrà la Cucine Lube Civitanova, padrona di casa e finalista dell’ultima edizione, opposta in Semifinale alla Vero Volley Monza, squadra esordiente nella kermesse, ma decisa a lasciare il subito il segno. Spettacolare anche lo scontro della seconda Semifinale: in lizza la Sir Safety Conad Perugia, detentrice del trofeo, e l’Itas Trentino, eliminata lo scorso anno dalla Lube al Golden Set dopo due match mozzafiato. A differenza del passato, quindi, la Del Monte® Supercoppa non aprirà la stagione. Come nelle ultime cinque edizioni, dal 2016 in poi, sono coinvolte quattro squadre.
    La storia della Cucine Lube Civitanova nella Supercoppa italiana
    La Semifinale con Monza sarà la quattordicesima volta dei cucinieri in Supercoppa Italiana, trofeo che il Club biancorosso ha conquistato in 4 occasioni (2006, 2008, 2012 e 2014). La prima apparizione della Cucine Lube nella resa dei conti per il trofeo risale al 2001, quando ad Agrigento la squadra allora allenata da Roberto Masciarelli venne però sconfitta per 3-0 dalla Sisley Treviso. Cucinieri battuti dai veneti anche alla seconda occasione, datata 2003 (la gara si giocò a Ravenna), mentre nel 2006 i biancorossi, allenati da Ferdinando De Giorgi, da neo campioni d’Italia conquistarono il trofeo battendo a Pesaro la Bre Banca Cuneo, per 3-1. La seconda Supercoppa finita nella bacheca è quella del 2008: a Firenze, i cucinieri sconfissero gli allora tricolori di Trento per 3-0. Nel 2009, invece, a Frosinone, la Cucine Lube si arrese al tie break al cospetto dei campioni d’Italia di Piacenza. Pronto ritorno al successo nel 2012 a Modena, quando i biancorossi si imposero su Trento (vincitori della Coppa Italia 2012) al tie break. Nel 2013, di nuovo contro Trento, arrivò invece un netto stop per 3-0 in Trentino. A distanza di un anno, nel 2014, la Cucine Lube campione d’Italia alzò al cielo la Supercoppa per la quarta volta e, per il momento, ultima.
    Dal 2016 si inaugura la nuova formula della Supercoppa a 4 squadre partecipanti in base ai risultati della precedente stagione agonistica. Un trofeo che, però, i biancorossi non sono più riusciti a conquistare finora nelle 5 partecipazioni. Nel 2016 battuta di arresto in Semifinale contro Perugia (1-3) nella Final Four di Modena, nel 2017 all’Eurosuole Forum di Civitanova sconfitta in Finale ancora con Perugia (1-3) dopo il successo in Semifinale su Modena. Nel 2018 l’edizione si gioca a Perugia ma i biancorossi vengono fermati in Semifinale da Modena (2-3), nel 2019 (ancora in campo a Civitanova Marche) altro stop in Semifinale e sempre per mano dei gialloblù emiliani (1-3). Nel 2020 si gioca con semifinali di andata e ritorno: la Cucine Lube manca di un soffio la vittoria del trofeo. Vincitori con Trento al Golden Set, nella Finale dell’AGSM Forum con Perugia i biancorossi vedono sfuggire la presa sulla coppa al tie break . LEGGI TUTTO

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    La Sistemia Saturnia alza il ritmo Kantor: “Che emozione tornare nell’impianto di piazza Spedini”

    La Sistemia Saturnia Aci Castello si dedica ad affinare intesa e schemi in vista dei prossimi impegni in amichevole. Il prossimo 25 settembre la formazione di Waldo Kantor affronterà l’Avimecc Volley Modica, formazione siciliana che milita in Serie A3.
    L’occasione per valutare con una pari-grado il grado di condizione raggiunta dalla squadra. Stamani allenamento speciale al Pala Abramo (ex Pala Spedini). Per il tecnico Waldo Kantor si è trattato di un ritorno al passato quando scriveva la storia da giocatore. “In quest’impianto – spiega – abbiamo costruito la storia, che emozione. Se chiudo gli occhi ripenso alla promozione in A1 e alle mitiche sfide con Treviso. E chi se li scorda. Ho avuto straordinari compagni di avventura, li ricordo con grande affetto”. L’emozione di Kantor è evidente. Gli occhi sono lucidi. Va nel suo vecchio spogliatoio, si avvicina alla rete, quasi a simulare vecchie azioni in cabina di regia. “Ricordo il gioco in combinazione, le pipe… “
    In allenamento il clima è certamente positivo. Kantor ha contribuito a creare le condizioni sinora per fare rendere al massimo la squadra. La dirigenza, con in testa il presidente Luigi Pulvirenti, segue le sedute tecniche alla palestra Falcone di Ficarazzi (Aci Castello), apprezzando la crescita della squadra. I ritmi in allenamento sono molto alti. In questa fase del resto è fondamentale lavorare bene in palestra e costruire un gruppo compatto per preparare al meglio l’esordio del 10 ottobre.
    Come evidenzia il diesse Piero D’Angelo. “I ragazzi – confessa – dal primo giorno non si sono risparmiati, lavorando sodo e contribuendo soprattutto a far crescere il gruppo. Nonostante ci ritroviamo nel sestetto titolare ad avere giocatori che tra di loro non hanno mai giocato, devo evidenziare invece che stanno affinando l’intesa allenamento dopo allenamento con grande applicazione”.
    È stata lanciata la campagna abbonamenti che posso essere acquistati in questa fase sul circuito live ticket: Standard (80 euro), Premium (100, con posto auto). LEGGI TUTTO

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    Lancia: tra loghi e nomi ripercorsi 115 anni di storia

    Dopo un primo episodio uscito lo scorso giugno e incentrato sul design, ecco in uscita il secondo docufilm incentrato sulla storia Lancia. Si tratta di un nuovo appuntamento che ripercorrerà la storia del Marchio attraverso le voci del direttore esecutivo Lancia, Luca Napolitano, e dal responsabile della divisione Heritage dei Marchi italiani Stellantis, Roberto Giolito
    Numerosi restyling per il logo
    Il percorso parte nel 1907, data di presentazione del primo logo ufficiale della Casa: semplice e minimale, composto dalla scritta lancia con la caratteristica “L” maiuscola. Un emblema che si è andato ad arricchire pochi anni dopo, nel 1911, grazie all’impegno di un caro amico di Vincenzo Lancia: il Conte Carlo Biscaretti di Ruffia, che disegnò quello che sarebbe diventato per decenni il nuovo logo della Casa. Oltre alla scritta lancia vennero introdotti elementi come il volante a quattro razze, l’acceleratore a mano, la bandiera e l’asta. Nel 1929 questo emblema venne inscritto in uno scudo triangolare, forma mantenuta fino ai giorni nostri. 
    Nel corso degli anni il simbolo della Casa torinese è stato oggetto di numerosi aggiornamenti e restyling, che lo hanno mantenuto al passo con i tempi. Una delle modifiche più corpose è datata 1957, in cui tutti gli elementi sono stati resi più stilizzati ed essenziali. Nel 1981, pochi anni dopo l’acquisizione di Lancia da parte del Gruppo Fiat, un nuovo restyling. Stavolta a dare nuova linfa all’emblema del brand è il designer Massimo Vignelli, che riparte dal logo del ’29 attualizzandola. Infine, nel 2007, l’ultimo aggiornamento che ha reso il simbolo di Lancia estremamente essenziale ed elegante, con la scomparsa di alcuni elementi fino ad allora caratteristici come la bandiera e le razze del volante in cui è inscritto il nome Lancia.
    Fiat e Lancia a prezzi vantaggiosi: ecco le auto acquistabili con meno di 9mila euro
    I nomi dei modelli degli ultimi 115 anni
    Intensa e ricca di spunti anche la storia relativa ai nomi dei modelli Lancia degli ultimi 115 anni. Inizialmente la denominazione dei modelli si limitava a indicare i cavalli fiscali delle vetture, dando così vita ad auto come 12 HP, 18/24 HP, 20/30 HP e 25/35 HP. Si tratta tuttavia di una linea seguita per poco tempo, dato che già nel 1909 venne introdotto un nuovo criterio: le lettere dell’alfabeto greco. Ed ecco così che nacquero Kappa, Beta, Lambda e altre ancora (nomi che sono poi stati in gran parte ripresi in epoche recenti). Per distinguere le versioni evolute, inoltre, vennero aggiunti i prefissi “bi” e “tri”, dando vita a vetture come la Dilambda e la Trikappa.
    Negli anni ’30 il criterio cambia di nuovo, e stavolta a ispirare i nomi dei modelli Lancia sono le località della Roma antica. Qualche esempio? Artena, Astura, Aprilia e Ardea, tutti nomi scelti per omaggiare l’Italia. Anche se, per cercare di conquistare la clientela d’oltralpe, la Casa lanciò in Francia alcuni modelli opportunamente ribattezzati con nomi come Belna e Ardennes. Negli anni ’50, con il passaggio di consegne da Vincenzo Lancia al figlio Gianni, le località romane lasciano spazio alle vie consolari, facendo nascere vetture come Aurelia, Appia, Flaminia e Flavia. Con il passaggio nel Gruppo Fiat nel ’69 la nuova dirigenza decide di tornare sulle lettere greche (con le nuove generazioni di Beta e Delta). Continuando, anche in tempi recenti, a prendere ispirazione dal mondo classico, con nomi come Thema, Musa e Ypsilon. 
    In attesa di scoprire come si chiameranno le Lancia di domani nate sotto la gestione Stellantis.
    Lancia, i 5 (+1) modelli che hanno fatto la Storia del Marchio LEGGI TUTTO