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    Ciclismo, Tirreno-Adriatico: finalmente van der Poel. Simon Yates resta leader

    LORETO – Alla vigilia della decisiva cronometro di San Benedetto del Tronto di domani, la settima e ultima tappa della Tirreno-Adriatico, da Pieve Torina a Loreto, se la aggiudica Mathieu van der Poel della Alpecin – Fenix che si è imposto sul traguardo dopo 181 chilometri davanti a Ruben Guerreiro della EF Pro Cycling e a Matteo Fabbro della Bora – Hansgrohe. Simon Yates della Mitchelton – Scott ha mantenuto la maglia azzurra di leader della classifica generale.La tappaMathieu van der Poel, che nei giorni scosi aveva fatto vedere poco, ha vinto una delle tappe più difficili della Tirreno-Adriatico, quella ‘dei Muri’. La fuga decisiva parte al chilometro 58 con 14 corridori: l’uomo di punta è proprio l’olandese, ma ci sono anche gli italiani Alessandro Tonelli (Bardiani-Csf-Faizanè), Davide Ballerini (Deceuninck-Quick Step), Giovanni Visconti (Vini Zabù Ktm) e Matteo Fabbro (Bora-Hansgrohe). Il distacco massimo supera di poco i 5′, ma il gruppo, guidato dalla Astana e dalla Mitchelton-Scott della maglia azzurra Yates, forza e riporta il distacco sotto i due minuti a poco meno di 40 chilometri dal traguardo. A 22 chilometri dall’arrivo è Fabbro a provarci in completa solitudine: arriva arrivare all’ultimo chilometro con 17 secondi di vantaggio sugli inseguitori. Proprio nella fase conclusiva, però, il giovane friulano esaurisce le energie, mentre alle sue spalle arriva van der Poel, che lo raggiunge assieme a Ruben Guerreiro (EF) e lo supera a soli 300 metri dal traguardo, andandosi a prendere il successo di tappa davanti al portoghese e allo stesso atleta italiano. Dietro, la spinta del gruppo verso Loreto impedisce attacchi da parte degli inseguitori di Yates: alla vigilia della cronometro finale di San Benedetto del Tronto, il britannico della Mitchelton-Scott resta così in maglia azzurra, con 16 secondi di vantaggio su Rafal Majka (Bora-Hansgrohe) e 39 su Geraint Thomas (Ineos).van der Poel: “Tappa incredibile””E’ stata una tappa incredibile, molto più dura di quello che mi aspettassi – ha dichiarato van der Poel, subito dopo l’arrivo -. La squadra ha fatto un gran lavoro anche per farmi entrare nella fuga. Sapevo di dover recuperare sull’ultimo strappo prima dell’arrivo con Fabbro che era davanti a me e quando l’ho passato ho capito che avrei vinto. Sono felicissimo per questa vittoria che ho cercato dall’inizio della Tirreno-Adriatico”. “E’ stata una tappa difficile, la squadra ha fatto un ottimo lavoro controllando la corsa – le parole della maglia azzurra Simon Yates -. La Tirreno-Adriatico sarà decisa dalla cronometro di domani. I miei principali contendenti sono Thomas e Majka, penso che entrambi siano molto forti nelle prove contro il tempo”. LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, Tour de France: Andersen, assolo capolavoro. Roglic resta in giallo

    Tanto carattere, ma lo stato di forma dei giorni migliori è un ricordo. Peter Sagan perde ancora, ma la voglia matta di riprendersi la maglia verde di leader a punti rende piacevole una tappa che – nonostante 5 GPM- poteva risolversi in mero trasferimento, schiacciata tra l’arrivo di venerdì a Puy Mary e quello di domenica al Grand Colombier.  Sagan mette alla frusta i compagni sul Col du Beal (salita tosta, prima di giornata), si libera di Sam Bennett (il suo vero obiettivo), ma anche di un cliente inquietante come Caleb Ewan. Ma alla fine per lui sono briciole: un quarto posto, preceduto sia da Mezgec che da Simone Consonni (in tempi di vacche magre teniamoci stretto un bel podio) nella volata di consolazione. Loro sprintano è uno già festeggia. E’ Søren Kragh Andersen, danese, 26 anni: sublima con la sua fucilata da finisseur la splendida azione tattica della squadra, il team Sunweb. Hanno tre pallottole in canna, le usano magistralmente in un finale che prevede due GPM Côte de la Duchère e Côte de la Croix-Rousse (di fatto dei cavalcavia). Benoot è il primo a scattare, ripreso. Poi tocca all’astro nascente Hirschi, ripreso. Quindi è la volta di Andersen che fa bingo. In mezzo c’è anche lo scatto di Leonard Kamna, il tedesco della Bora, già protagonista il giorno prima in salita. E’ un compagno di squadra di Sagan, con il senno del poi la scelta di farlo andare fa sorgere qualche dubbio. Al buon Peter viene infatti a mancare una pedina chiave nel momento della verità. In classifica generale non cambia nulla: Roglic resta in giallo, la Jumbo tiene sempre le antenne dritte e non si fa sorprendere quando Egan Bernal prova sull’ultima salitella. Perché lo ha fatto? Un messaggio psicologico al leader oppure un tentativo di chi sa di essere battuto e prova a tendere trappole in ogni dove. La risposta si avrà già domenica. Arrivo a Lione, città legata a doppia mandata al Tour, presente 100 volte su 117 edizioni. Vi si concluse la prima tappa in assoluto, nel 1903. Partenza da Parigi, arrivo dopo 467 km: vittoria di Maurice Garin, valdaostano che già da un paio d’anni da italiano era diventato francese. Garin, che poi quel Tour lo vinse, impiegò 17 ore e 45 minuti alla media di 26 km/h. Le cronache dell’epoca lo dipinsero all’arrivo in ‘’incedibile stato di freschezza’’. La stessa cosa non si disse di Eugéne Brange, l’ultimo, che arrivò quasi 21 ore dopo. Cenni di cronaca. Con la Bora di Sagan scatenata nel fare selezione, è difficilissimo andare in fuga. Per questo la tenacia di Stefan Kung, la cui capacità di cronoman gli permette di resistere abbastanza a lungo in testa, gli vale il premio del combattente di giornata.  L’ultima volta a Lione, nel 2013, a vincere fu Matteo Trentin (oggi settimo). E’ anche per questo che la CCC del vicecampione del mondo coopera con la Bora nel tenere in mano la corsa. Poi però tutto diventa incontrollabile. Tutti quelli che scattano danno la sensazione di farcela. A parte il vincitore, quello che parte meglio è Alaphilippe, perfetto per un finale così. Fuori classifica, la Jumbo di Roglic se ne fregherebbe di andargli dietro se non fosse per il fatto che proprio in quei frangenti tenta Bernal… E Andersen ringrazia: “Non ho parole, che grandi emozioni. Ho sempre sognato di vincere, ma non sapevo sarei stato in grado di fare una cosa del genere. Credo di avere delle buone gambe. La situazione è cambiata da quando ha vinto Hirschi: ha dato la svolta. Siamo il team più giovane del Tour”. LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, Tirreno-Adriatico: Merlier vince la sesta tappa, Simon Yates resta leader

    SENIGALLIA – Tim Merlier ha vinto in volata la sesta tappa della Tirreno-Adriatico, la Castelfidardo-Senigallia di 171 chilometri. In uno sprint a ranghi compatti, il corridore belga della Alpecin-Fenix ha superato il tedesco Pascal Ackermann (Bora-Hansgrohe), vincitore delle prime due tappe, e il danese Magnus Cort Nielsen (EF Pro Cycling).Simon Yater resta leader”La squadra mi ha portato alla perfezione in volata, abbiamo preso il lato sinistro della strada, era quello più esposto al vento ma si è rivelata essere la scelta giusta – le parole di Merlier -. Le ultime tappe sono state difficili per me con tutte le salite che abbiamo affrontato. Sono felice di poter finalmente festeggiare un successo”. Davide Ballerini (Deceuninck-Quickstep) chiude sesto, il migliore degli italiani. Il britannico Simon Yates (Mitchelton-Scott) resta con la maglia azzurra di leader della classifica generale: “C’era molto vento contrario negli ultimi km, è stata una volata complicata ma fortunatamente è andato tutto bene per me. Domani c’è una tappa dura, ma abbiamo una squadra molto forte e faremo di tutto per difendere la maglia azzurra”. Domenica è in programma la penultima frazione della Corsa dei Due Mari, la Pieve Torina-Loreto di 181 chilometri. LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, Tour de France: il giorno di Martinez e un pugno al passato

    CLERMONT-FERRAND – Il Puy Mary, altrimenti detto Pas de Peyrol, non è una salita qualunque, ma anche Daniel Felipe Martinez Poveda non è uno scalatore qualunque. Nella EF, la squadra più estemporanea del gruppo e anche quella vestita peggio, è il numero due dietro Rigoberto Uran, e poi c’è anche Sergio Higuita, il campione nazionale, detto Renè, come il mitico portiere con cui non sembra condividere niente, a parte Medellin e il cognome. Martinez, il vincitore di ieri, ha dovuto lottare da solo contro due della Bora, i tedeschi Schachmann e Kämna, e come era prevedibile che andasse, anche se era in inferiorità numerica, ha vinto lui. Leggero e scattante, l’escarabajo nato a Soacha nel 1996 aveva già vinto il Delfinato (non al, il Delfinato), ma anche un tappa della Parigi-Nizza 2019 sul col de Turini, due campionati nazionali a cronometro e una tappa al Tour Colombia davanti a Higuita e Bernal e una valanga di altri connazionali. Era al Tour per fare qualche timido discorso di classifica, ma durante la prima e la seconda tappa si era tirato fuori a causa di due cadute. Poco male: per certi corridori, uscire di classifica è una benedizione, un modo per iniziare la caccia a qualche traguardo di tappa. Andare in fuga, sperare di acquisire vantaggio, avere i compagni giusti e alla fine infilzarli tutti. Il giorno prima il gioco era riuscito al formidabile ragazzino svizzero Marc Hirschi. In una tappa di montagna, invece, Colombia vuol dire fiducia.Ciclismo LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, Tirreno-Adriatico: doppio colpo di Simon Yates

    SARNANO-SASSOTETTO – Simon Yates si aggiudica per distacco la quinta tappa della Tirreno-Adriatico conquistando anche la maglia azzurra di leader della classifica generale. Il britannico della Mitchelton-Scott si è infatti imposto nella Norcia (Perugia)-Sarnano-Sassotetto (Macerata), lunga 202 chilometri, strappando così la leadership a Woods, crollato nel finale. Secondo al traguardo Graint Thomas (Ineos Grenadiers), terzo il polacco Rafal Majka (Bora-Hansgrohe),La tappaLa tappa comincia subito in modo vivace e, dopo pochi chilometri, si forma un gruppetto di corridori che comprende Mathias Frank (AG2R La Mondiale), Jonatan Restrepo (Androni-Sidermec), Marco Canola (Gazprom-Rusvelo), Giovanni Visconti ed Edoardo Zardini (Vini Zabù-KTM), che prendono un buon margine sul gruppo che sembra lasciar fare. Hector Carretero (Movistar) è il primo inseguitore dei fuggitivi. Dopo la discesa, ci provano Carl Fredrik Hagen (Lotto Soudal) e Amanuel Gebreigzabhier (NTT) che si avvicinano al corridore spagnolo. Il gruppo non reagisce e allora attacca anche Mathieu van der Poel (Alpecin-Fenix) che riesce a portarsi su Hagen e Gebreigzabhier, ricongiungendosi assieme a loro prima a Carretero e quindi con la testa della corsa. La fuga viene comunque controllata senza particolari problemi dal gruppo dei big. Con il passare dei chilometri il drappello di testa perde sempre più uomini e così, sotto l’impulso degli uomini della EF e della Mitchelton, il tentativo viene annullato prima della salita finale. Scattano in successione Rui Costa, Wackermann e Nibali, ma vengono ripresi agevolmente dagli uomini del leader Woods che però, una volta rimasto solo dopo lo striscione dei 5 km al traguardo, non riesce a rispondere all’accelerazione di Simon Yates. Il britannico stacca Gianluca Brambilla che era partito assieme a lui e con una buona cadenza conquista subito un vantaggio importante. Alle sue spalle, Majka, Vlasov e Thomas provano insieme a lanciarsi all’inseguimento del britannico, ma non c’è collaborazione. Yates continua infatti ad aumentare il proprio margine sugli inseguitori e conquista così il primo successo personale in stagione con di 35″ di vantaggio sul connazionale Graint Thomas (Ineos Grenadiers) e sul polacco Rafal Majka (Bora-Hansgrohe), LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, Tour de France: a Puy Mary Roglic e Pogacar staccano Bernal. Tappa a Martinez

    E’ dal primo giorno, a Nizza che il Tour aspettava i 2 km finali di Puy Mary. Quel picco del 15%, quella pendenza dove bluffare è impossibile. E bluff non c’è stato. La maglia di Roglic diventa sempre più gialla, mentre l’altro sloveno delle meraviglie, Tadej Pogacar, sembra l’unico che può buttarlo giù dalla vetta. L’arrivo nel Massiccio Centrale dice che in questo momento la piccola Slovenia fa da riferimento. E dice anche che la Colombia delle aquile deve leccarsi le ferite proprio sul terreno preferito. La classifica generale presenta una assoluta linearità: quei due, poi Bernal (che ha perso 38’’ ed ora insegue a 59), Uran, Quintana e Lopez. Quattro colombiani in fila. Quintana nei giorni scorsi l’aveva buttata là: ‘’Facciamo un alleanza tra colombiani”. Bernal non aveva raccolto. Slovenia o Colombia: a Parigi il prossimo 20 settembre, difficilmente suonerà un inno diverso. E questo nonostante Landa, Porte, Adam Yates e Mas abbiamo una classifica discreta. Il disco della Marsigliese poi è destinato ad un altro strato di polvere: Romain Bardet e Guillaume Martin sono usciti malconci dal primo corpo a corpo. Slovenia batte Colombia per la generale, ma Colombia batte Germania per il successo di tappa. Daniel Martinez ha vinto il Giro del Delfinato: di solito è il passaporto per un ruolo di primo piano al Tour. Lui è l’eccezione, si era perso. Ritrova tutto nella tappa con il dislivello più arduo delle tre settimane (4400 metri totali), districandosi dalla morsa dei due tedeschi, Leonard Kamna e Maximilian Schachmann. “Un giorno speciale per me. Una caduta ha condizionato la mia prima settimana. Non avevo grandi scelte nel finale – spiega – ho rischiato e nel finale sapevo che Kamna poteva scattare, ho gestito tutto con intelligenza”. Il Massiccio Centrale dunque non ha tradito le attese. Primo arrivo della storia, ma salita nota agli appassionati di Tour: il Pas de Peyrol, che di fatto introduce l’assalto finale, è stato scalato dieci volte. Federico Bahamontes (1963), Lucien Van Impe (1973, poi dieci anni dopo) transitati in testa, sono citazioni sufficienti per capirne il grado di difficoltà. Cenni di cronaca. Prima ora di corsa a tutta, poi si sviluppa la fuga ‘perfetta’. Tra attitudine alla salita e capacità di gestire azioni del genere, tanti dei diciassette che vanno avanti la sanno lunga. Ci sono parecchi francesi – Alaphilippe, Barguil, Rolland, Edet -,  tra gli altri anche Soler e Powless. Dietro è sfida tra Jumbo e Ineos, mentre una caduta provoca spavento e ammaccature a Romain Bardet e Nairo Quintana. Va ancora peggio a Bauke Mollema: l’olandese, un regolarista da prime dieci posizioni, è costretto al ritiro.     Sul col de Neronne, penultima fatica, Schachmann va da solo.  E’ uno di quei corridori che si difende benino dappertutto: crono, salita, corse a tappe brevi (ha vinto la Parigi-Nizza), classiche. Al Lombardia, temerario in discesa, era quasi finito dentro una macchina di una signora capitata lì senza sapere come. Dietro Martinez, inizia la caccia, Kamna cerca di sfruttare il lavoro del compagno di squadra (sono due Bora) per il contropiede. Gli ultimi 2 km chiariscono tutto. Martinez e Kamna restano soli e si scattano ‘in faccia’ fino all’epilogo. Circa il discorso maglia gialla, Pogacar accende la miccia, e l’esplosione è deflagrante. Roglic salta sopra il ritmo del connazionale, poi è lui stesso a scandirlo. I colombiani non tengono, ma è solo un round, il match è ancora lungo. “Oggi è un giorno molto duro, non mi sentivo molto bene. I miei avversari sono andati più forti di me, devo accettarlo”, ha detto Bernal. “Ma ora farò di tutto per ripristinare la situazione”. Chissà, magari alleandosi con qualcuno…ORDINE D’ARRIVO1. Daniel Martinez       (Col, Education First) in 5h01’47″2. Lennard Kamna         (Ger, Bora-Hansgrohe)   a       4″3. Maximilian Schachmann (Ger, Bora-Hansgrohe)   a      51″4. Valentin Madouas      (Fra)                   a    1’33″5. Pierre Rolland        (Fra)                   a    1’42″6. Nicolas Edet          (Fra)                   a    1’53″7. Simon Geschke         (Ger)                   a    2’35″8. Marc Soler            (Esp)                   a    2’43″9. Hugh John Carty       (Gbr)                   a    3’18″10. David De La Cruz      (Esp)                   a    3’52″12. Primoz Roglic         (Slo)                   a    6’05″13. Tadej Pogacar         (Slo)                        s.t.18. Egan Bernal           (Col)                   a    6’43″CLASSIFICA GENERALE1. Primoz Roglic       (Slo, Jumbo-Visma)     in 56h34’35″2. Tadej Pogacar       (Slo, UAE-Emirates)     a       44″3. Egan Bernal         (Col, Ineos-Grenadiers) a       59″4. Rigoberto Uran      (Col)                   a     1’10″5. Nairo Quintana      (Col)                   a     1’12″6. Miguel Angel Lopez  (Col)                   a     1’31″7. Adam Yates          (Gbr)                   a     1’42″8. Mikel Landa         (Esp)                   a     1’55″9. Richie Porte        (Aus)                   a     2’06″10. Enric Mas           (Esp)                   a     2’54″13. Tom Dumoulin        (Ned)                   a     4’32″14. Richard Carapaz     (Ecu)                   a     5’11” LEGGI TUTTO

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    Operazione Aderlass, microdosi di una sostanza speriementale per il doping

    SARRAN – Si chiama H7379 Hemoglobin Human, ha un effetto simile all’EPO, non è disponibile sul mercato farmaceutico ma i ciclisti la conoscono eccome. L’indagine penale austro-tedesca, che sta indagando sui risultati dell’Operazione Aderlass, nata dal blitz ai Mondiali di sci nordico 2019 a Seefeld, ha informazioni riguardanti l’utilizzo nel ciclismo di microdosi di H7379 nel 2016 e 2017. I campioni, relativi al Tour 2017 in particolare, sarebbero già stati riesaminati dalla Cadf, la fondazione antidoping, e l’Uci sarebbe in possesso di una lista di corridori, forse una cinquantina. La svolta nell’indagine un mese fa, quando, ha rivelato il giornale belga Het Nieuwsblad, è stato arrestato un commerciante croato che fungeva da fornitore di Mark Schmidt. Nel maggio 2019 l’inchiesta, partita dallo sci di fondo, ha portato a galla i casi di ciclisti ed ex ciclisti come Stefan Denifl, Georg Preidler, Alessandro Petacchi, Danilo Hondo, Kristijan Koren, Borut Bozic e Kristijan Durasek.A dispetto del nome H7379 Hemoglobin Human sarebbe un prodotto sintetico, prodotto in laboratorio. L’effetto è lo stesso dell’uso dell’EPO: l’ossigeno assorbito nei polmoni viene trasferito più rapidamente ai tessuti che ne hanno bisogno e le prestazioni ne trovano giovamento. H7379 non è disponibile sul mercato farmaceutico, è un prodotto sperimentale, ma sul mercato nero del web può già essere acquistato al prezzo di 56,8 euro per 1 grammo e 314 euro per 10 grammi.C’è un problema economico, però: l’Uci è a corto di denaro e non ha i controlli antidoping in cima alla lista delle priorità. Per questo l’operazione di smascheramento dei colpevoli va a rilento. La sostanza non era rintracciabile allora, con i normali controlli dell’epoca 2016-2017, lo è invece adesso. In genere i casi di doping presunto vanno in prescrizione dopo un periodo di tempo di 8 anni. Qui saremmo ampiamente nei limiti. Il Tour 2017, il cuore di tutta questa vicenda e su cui sono puntati i fari dell’indagine, fu vinto da Chris Froome su Uran e Bardet.  LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, Tour; Hirschi si riscatta dopo Laruns: prima vittoria in carriera

    SARRAN CORREZE – Era in credito col destino Marc Hirschi. E appena 4 giorni dopo la sfortunata tappa di Laruns, dove si era visto beffare sul traguardo vanificando una fuga in solitario durata 140 km, è andato immediatamente a riscattarlo. Il 22enne predestinato, campione del mondo ed europeo Under 23 nel 2018 e al primo successo tra i pro, consente alla Svizzera di tornare a vincere una tappa al Tour dopo 8 anni e conferma quanto di buono ha detto di lui proprio l’ultimo elvetico a trionfare sulle strade francesi, Fabian Cancellara: “E’ il Mbappé del ciclismo, un fenomeno. Prima se ne rende conto, meglio è”.Una tattica perfettaHirschi stavolta, nella tappa saliscendi da Chauvigny a Sarran Correze, non ha sbagliato nulla: è rimasto coperto in gruppo a guardare il tentativo di Erviti, Luis Leon Sanchez, Politt, Walscheid, Burgaudeau e Asgreen, scattati pochi chilometri dopo la partenza, ha lasciato che i sei fossero a poco a poco riassorbiti ai piedi del Cote la Croix du Pey e poi ha preso l’iniziativa a 38 km dal traguardo. Ha visto Andersen, Benoot e, infine, Soler cercare di partire in contropiede e li ha seguiti assieme a Schachmann e Pacher.Allungo decisivo ai piedi del Suc au MayHa aspettato un attimo e, prima dell’inizio dell’ultimo colle di giornata, il Suc au May, ha piazzato l’allungo decisivo: è andato via di forza piegando anche l’ultimo tentativo di resistenza di Soler e Schachmann, che hanno scollinato con 17” di ritardo. Gli ultimi 25 km sono stati una splendida passerella per il giovane svizzero che, tagliando le curve in discesa e mantenendo un passo costante nei 5 km d’ascesa finale, ha costretto definitivamente alla resa gli inseguitori, da Alaphilippe a Rolland che si è dovuto accontentare della piazza d’onore, staccato di 46”.Big a riposo in vista della dura tappa di venerdìI big sono rimasti a guardare, accontentandosi di arrivare con un ritardo di 2’30”. D’altronde c’erano da risparmiare energie in vista della dura tappa di venerdì, con 7 gran premi della montagna e l’arrivo sul Pas de Pyerol dopo 5,4 km all’8.1%. Ci sarà da divertirsi.ORDINE D’ARRIVO1. Marc Hirschi (Svi) in 5h 8’49”2. Pierre Rolland (Fra) a 47″3. Soren Kragh Andersen (Dan) a 52″4. Quentin Pacher (Fra) s.t.5. Jesus Herrada (Spa) s.t.6. Maximilian Schachmann (Ger) s.t.7. Hugo Houle (Can) s.t.8. Sébastien Reichenbach (Svi) s.t.9. Kenny Elissonde (Fra) a 56″10. Nicolas Roche (Irl) s.t.CLASSIFICA GENERALE1. Primoz Roglic (Svn, Jumbo-Visma) in 46h15’24”2. Egan Bernal (Col, Ineos-Grenadiers) a 0’21”3. Guillaume Martin (Fra, Cofidis) a 0’28”4. Romain Bardet (Fra) a 0’30”5. Nairo Quintana (Col) a 0’32”6. Rigoberto Uran (Col) s.t.7. Tadej Pogacar (Svn) a 0’44”8. Adam Yates (Gbr) a 1’02”9. Miguel Angel Lopez (Col) a 1’15”10. Mikel Landa (Spa) a 1’42”14. Tom Dumoulin (Ola) a 3’22”15. Richard Carapaz (Ecu) a 3’42” LEGGI TUTTO