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    Ciclismo, Giro d'Italia: svelato il percorso definitivo

    ROMA – Qualche variazione al Sud, ma sostanzialmente viene mantenuta gran parte del tracciato originale. Reso noto il percorso definitivo della 103esima edizione del Giro Italia, rinviata per il Coronavirus, che prenderà il via da Monreale il 3 ottobre ed arriverà a Milano il 25. Oltre alla grande partenza in Sicilia, con 4 tappe che prendono il posto dell’Ungheria, si aggiungono Matera – arrivo della sesta frazione e di partenza della successiva – e Roccaraso – traguardo in salita della decima tappa -. Le ultime due settimane rimangono invariate rispetto a quelle già presentate tranne la partenza della tappa 10 che muoverà da Lanciano. Saranno tre le tappe a cronometro, con 7 arrivi in salita e 6 in alta montagna.GRANDE PARTENZA DALLA SICILIA E PRIMA SETTIMANASubito una cronometro di 15 chilometri da Monreale a Palermo, che assegnerà la prima Maglia Rosa. Domenica 4 ottobre la Alcamo–Agrigento con finale adatto ai finisseur.  Lunedì 5 il primo arrivo in quota del Giro con la Enna-Etna (Linguaglossa – Piano Provenzana 1.775 m) di 150 chilometri. Una salita inedita, già scalata in parte nel 2011, attaccata da nord (Linguaglossa) per giungere a Piano Provenzana. Il giorno seguente ultima tappa sull’isola da Catania a Villafranca Tirrena per poi ripartire, in Calabria, da Mileto e giungere dopo 225 km a Camigliatello Silano (lunga salita finale di 22 km con pendenze dolci). Da Castrovillari a Matera, giovedì 8, frazione insidiosa adatta ai colpi di mano. La Matera-Brindisi di venerdì 9 ottobre è invece per le ruote veloci del gruppo. Tappa mossa, l’ottava, soprattutto nella parte finale, che porterà il gruppo da Giovinazzo a Vieste (Gargano) – (circuito finale di 12,7 km). Domenica 11 ottobre la San Salvo – Roccaraso (Aremogna), una delle novità importanti di questa prima parte di Giro. Tappone appenninico caratterizzato dal un elevato dislivello complessivo (oltre 4000 m). Ci saranno da scalare il Passo Lanciano, il Passo di San Leonardo e il Bosco di Sant’Antonio. Salite di elevata lunghezza e la prima anche con pendenze a doppia cifra. Salita finale di 10 km circa alla media del 5.7%.SECONDA SETTIMANASi parte con una tappa mossa, in Abruzzo, tra Lanciano e Tortoreto di 177 km. Tra le Marche e l’Emilia Romagna si snoda la tappa 11, mercoledì 14 ottobre, da Porto Sant’Elpidio a Rimini. Il giorno successivo partenza e arrivo a Cesenatico con un percorso insidioso che ricalca quello della Gran Fondo Nove Colli giunta alla sua 50^ edizione. Da Cervia a Monselice per la tappa numero tredici; 192 chilometri che porteranno il gruppo dall’Emilia Romagna al Veneto dove, sabato 17 è in programma la cronometro da Conegliano a Valdobbiadene. Una prova contro il tempo molto impegnativa di 34 km (che prevede nella prima parte lo strappo duro di Ca’ del Poggio) tra le colline del Prosecco Superiore che dal 2019 sono diventate patrimonio dell’Unesco. Dalla base aerea di Rivolto, quella delle Frecce Tricolori, partirà domenica 18 una tappa chiave nell’economia della Corsa Rosa. L’arrivo è posto a Piancavallo (che sarà anche la Montagna Pantani) dopo aver scalato Sella Chianzutan, Forcella di Monte Rest e Forcella di Pala Barzana. Lunedì 19 è previsto il secondo e ultimo giorno di riposo a Udine.    TERZA E ULTIMA SETTIMANASi entra nella settimana decisiva del Giro con una tappa che si sviluppa interamente nella Regione Friuli. Partenza da Udine e arrivo a San Daniele del Friuli con nel finale il Monte Ragogna – da scalare tre volte – compreso nei due giri di circuito di 27 km. Mercoledì 21 ottobre partenza da Bassano del Grappa e arrivo a Madonna di Campiglio dopo 202 chilometri. Tappa che prevede oltre 5.000 metri di dislivello con l’inedita Forcella Valbona, il Monte Bondone dal versante di Aldeno e il Passo Durone prima del traguardo. La 18^ frazione da Pinzolo ai Laghi di Cancano (arrivo inedito) nel Parco Nazionale dello Stelvio risulterà una delle più dure della Corsa Rosa. Si parte subito in salita per affrontare Campo Carlo Magno, quindi Passo Castrin e il Passo dello Stelvio (Cima Coppi) dal versante di Prato allo Stelvio. Dopo la discesa si attacca subito la salita per i Laghi di Cancano. Venerdì 23 la tappa più lunga del Giro da Morbegno ad Asti, 251 km, strizza l’occhio per l’ultima volta ai velocisti. Tappa mozzafiato la 20^ da Alba a Sestriere (Tappa Bartali). Si parte subito con il naso all’insù verso i 2.744 m del Colle dell’Agnello. Sconfinamento in Francia per affrontare il Col d’Izoard. Rientro in Italia dal Monginevro per affrontare la salita finale di Sestriere dal versante di Cesana Torinese. Gran finale, domenica, con la cronometro individuale da Cernusco sul Naviglio, Città Europea dello Sport 2020, a Milano in Piazza Duomo sotto la Madonnina. Crono piatta di 15,7 chilometri per chiudere questa 103^ edizione. LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, coronavirus; Vuelta Burgos: contatti con persona positiva, tre colombiani si ritirano

    BURGOS (Spagna) – Il Covid-19 è ben lontano dall’essere sconfitto, come dimostrano i vari focolai che si accendono a macchia di leopardo in giro per l’Europa, e in particolare in Spagna, dove i contagi giornalieri si sono triplicati nelle ultime due settimane. E così anche alla Vuelta a Burgos, gara a tappe in svolgimento proprio nel Paese iberico, dopo l’israeliano Itamar Einhorn (Israel StartUp Nation) e il compagno di squadra Alex Dowsett subito prima della partenza della prima frazione, altri tre ciclisti sono stati costretti a ritirarsi come misura precauzionale essendo entrati in contatto con una persona che ieri era risultata positiva al coronavirus, non inerente alla corsa. I tre colombiani Sebastian Molano, Cristian Munoz e Camilo Ardila, tutti in forza all’Uae Team Emirates, non hanno dunque preso il via della seconda tappa. Seguendo i protocolli del team e dell’Uci, i tre corridori, che prima di presentarsi alla gara spagnola erano risultati negativi a due test, sono stati posti in auto-isolamento e mandati a casa. Domani si sottoporranno ad un nuovo test.Gaviria piazza lo sprint vincenteUn contrattempo che non ha comunque impedito alla formazione degli Emirati Arabi di mettere la propria firma sulla frazione odierna, la Castrojeriz-Villadiego di 168 km, con tracciato interamente pianeggiante, grazie a una sontuosa volata di Fernando Gaviria, a mettere in fila gli altri velocisti del plotone, giunto compatto dopo una fuga iniziale a cinque nata dopo pochi km, protagonisti gli spagnoli Francisco Galván (Kern Pharma), già all’attacco ieri, Ángel Fuentes (Burgos BH) e Joel Nicolau (Caja Rural-Seguros RGA) e gli italiani Alessandro Fedeli (Nippo Delko Provence) e Riccardo Verza (Kometa Xstra), con un vantaggio massimo superiore ai 5?, ma senza mai creare patemi al gruppo. I fuggitivi vengono riassorbiti a 15 km dal traguardo e a quel punto è la Mitchelton-Scott a dettare il ritmo, quindi il CCC Team prende le redini negli ultimi 5 km, venendo sostituito dalla Deceuninck-Quick Step. L’ultimo team a lavorare è la Groupama-FDJ, che ha un uomo in testa nella curva conclusiva a 250 metri dal termine, però in quella svolta Gaviria, rischiando molto, sceglie una traiettoria esterna che gli consente di percorrere ad alta velocità la curva, superando di slancio i rivali e accumulando quel gap che riesce a mantenere sin sulla linea d’arrivo, tagliata a braccia alzate.Grossschartner rimane leader, giovedì arrivo in salitaÈ il quarto centro del 2020 per il colombiano, che era stato colpito dal coronavirus in occasione dell’UAE Tour. Sul podio di giornata salgono Arnaud Démare (Groupama-FDJ) e Sam Bennett (Deceuninck-Quick Step); completano la top ten Matteo Trentin (CCC Team), Jon Aberasturi (Caja Rural-Seguros RGA), Jasper Stuyven (Trek-Segafredo), Giacomo Nizzolo (NTT Pro Cycling), Edward Theuns (Trek-Segafredo), Pascal Eenkhoorn (Team Jumbo-Visma) e Mikel Aristi (Euskaltel Euskadi). Da segnalare proprio all’ultima curva una scivolata, fortunatamente senza conseguenze, di Enrique Sanz (Kern Pharma). La maglia di capoclassifica rimane saldamente sulle spalle dell’austriaco Felix Grossschartner (Bora Hansgrohe). Giovedì il giro di boa della corsa prevede la Sargentes de La Lora-Picón Blanco di 150 km, con la durissima salita finale – 7.8 km al 9.3% di pendenza media – che provocherà di certo sconvolgimenti nella graduatoria. LEGGI TUTTO

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    Milano-Sanremo, non si passa da Savona

    Salta il passaggio della Milano-Sanremo nella zona del Savonese. Dopo la presa di posizione dei sindaci locali per i problemi legati al Covid e alla viabilità che, in un territorio interessato da un nuovo cluster di Coronavirus, hanno chiesto 600 steward per assicurare il distanziamento sociale durante il passaggio della Classica di ciclismo, l’organizzazione della corsa ha deciso di ‘tagliare’ per la prima volta nella storia il percorso nella riviera ligure di ponente. LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, Giro d'Italia 2020: si parte dalla Sicilia. Il via da Monreale il 3 ottobre

    ROMA – Il Giro d’Italia 2020 post-lockdown partirà dalla Sicilia. Saltata la partenza da Budapest, in Ungheria,  a causa dell’emergenza per il coronavirus, la corsa rosa scatterà da Monreale il prossimo 3 ottobre. Ufficializzate le prime quattro tappe, 500 km suddivisi in quattro giorni. Il primo con una cronometro individuale di 15 km circa che partirà davanti al Duomo della cittadina siciliana e si concluderà a Palermo.Dalla Valle dei Templi di Agrigento all’EtnaIl giorno dopo tappa per velocisti, via da Alcamo e arrivo nella suggestiva Valle dei Templi di Agrigento. Nella terza tappa primi assaggi di salite con l’arrivo sull’Etna, a Piano Provenzana, a quota 1800 metri. Il 6 ottobre la quarta tappa, da Catania, l’ultima in Sicilia che nei piani originali avrebbe dovuto ospitare, invece, la quarta, la quinta e la sesta frazione. Arrivo a Messina dove la carovana poi si sposterà sulla terra ferma. Il giorno dopo la frazione, non facilissima, in Calabria da Mileto a Camigliatello Silano. Tra qualche giorno si saprà dove verranno inserite le due tappe ungheresi mancanti.Ciclismo LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, tre corridori rinunciano ad andare in Romania: “Lì troppi casi di Covid”

    Più che la prima corsa a tappe dopo la ripartenza del ciclismo e una festa di sport nel cuore della Transilvania, il Sibiu Tour sta diventando un caso di scuola. Dopo Alpecin, Androni e Rusvelo, anche la Sangemini Trevigiani-MG.K Vis VPM ha deciso di non presentarsi al via della gara rumena, una quattro giorni al via domani con un breve prologo a Sibiu e altre tre frazioni con ben due arrivi in salita fino a domenica 26. La Sangemini ha dovuto fronteggiare un vero e proprio ammutinamento da parte di tre corridori, spaventati dall’improvviso incremento di casi di Covid-19 in Romania, oltre 1000 nuovi positivi nelle ultime 24 ore. Tre, sui sei corridori selezionati (questi i nomi: Ciuccarelli, Radice, Salvietti, Di Sante, Di Felice, Leone) dai direttori sportivi Frizzo e Baldini hanno detto no: la squadra sarebbe dovuta partire in auto dalla Toscana e raggiungere Sibiu giusto in tempo per la presentazione dei team.”Una scelta comprensibile, ma che ci creerà difficoltà”«Tamponi e test sierologici già fatti» spiega il direttore sportivo Angelo Baldini, classe 1960, da una vita nel ciclismo, «ma al momento di partire i ragazzi hanno avuto paura. Non farò i nomi, non voglio metterli in difficoltà, ma è una situazione nuova e anche comprensibile. Credo, in coscienza, che non avrei mandato nemmeno mio figlio. La loro remora era: e se dobbiamo andare in ospedale per un incidente di gara? Con tutti i casi di Covid che ci sono lì, rischiamo di restarci. Detto questo, magari si rischia di più a Forte dei Marmi che a Sibiu, ma non lo sappiamo e non potevamo andare contro il volere dei ragazzi. Ora forse dovremo pagare un penale. La pagheremo, pazienza». La comunicazione agli organizzatori è avvenuta ieri sera: «Ovviamente non erano contenti e non so se ci inviteranno ancora in futuro. E non erano contenti neppure i nostri sponsor. Ma contro dei ragazzi giovani che rischiano anche la vita non potevo mettermi».Un ambiente spettrale1500 km in auto, «ma non era questo a spaventarli, a vent’anni i ragazzi dormirebbero anche nell’acqua del mare», e la corsa, poi, in un ambiente spettrale: non è consentita la presenza di pubblico alle partenze e agli arrivi ed è obbligatorio rispettare il distanziamento sociale di almeno due metri. A quest’obbligo non sono tenuti ovviamente i corridori, 150 al via, provenienti da ogni parte d’Europa. Tra i protagonisti il quasi 49enne Davide Rebellin, vincitore della corsa nel 2013. Il Sibiu Tour ha una storia piuttosto giovane: è nato nel 2011 ed è stato palcoscenico per il lancio di grandi talenti come Egan Bernal (vincitore nel 2017), Ivan Sosa (2018) e il costaricano Kevin Rivera (2019). «Prepariamoci» prosegue Baldini, «perché di casi simili se ne vedranno diversi nelle prossime settimane». Anche nelle grandi corse? «Sì. Nessuno sa ancora come verrà trattata l’eventuale positività di un corridore. Pensiamo al Giro? Che succede? L’Uci è stata vaga». L’Uci si rimette alle leggi vigenti nel paese in cui la corsa si svolge. Vuol dire tutto e forse nulla. LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, via del Tour de France dall' Italia: vertice a Bologna

    ROMA – Il via del Tour de France in Italia. E’ un ipotesi che sta girando da qualche tempo ma che prende sempre più piede. Di quella che sarebbe la prima partenza della Grande Boucle dall’Italia si è parlato a Bologna, nella sede della Regione Emilia-Romagna, in un incontro fra il presidente Stefano Bonaccini, il sindaco del Comune e della Città Metropolitana di Firenze, Dario Nardella, il presidente di Apt (Azienda promozione turismo) Emilia-Romagna e commissario tecnico delle nazionali italiane di ciclismo, Davide Cassani, e il direttore del Tour de France, Christian Prudhomme.Al centro del colloquio, dunque, la partenza in Emilia-Romagna e il passaggio a Firenze di una delle prossime edizioni del Tour. Una iniziativa legata alla grande tradizione del ciclismo italiano, con personaggi che il Tour lo hanno vinto e che hanno fatto la storia di questo sport come Fausto Coppi, Gino Bartali, Ottavio Bottecchia, Gastone Nencini, Felice Gimondi, Marco Pantani e Vincenzo Nibali.  LEGGI TUTTO

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    L'ultima bici di Fabio Casartelli

    La bici è là, legata al soffitto con una catena. È una Caloi del 1995, non ha più il suo numero, il 114. Un cimelio, tra i cimeli nel santuario della Madonna del Ghisallo, la cappella dei ciclisti. Il 18 luglio, il giorno dell’81° compleanno di Gino Bartali e della 15ª tappa del Tour de France 1995, la Saint Girons-Cauterets, quella bici apparteneva a Fabio Casartelli. È blu e rossa, immobile, a pochi centimetri dal tetto della cappellina. «Non si sa chi è caduto per primo» inizia così Gianni Mura, il giorno dopo su Repubblica, «se Rezze o Casartelli». La televisione mostra un rivolo di sangue sotto il corpo del ragazzo italiano. Baldinger, caduto anche lui, fatica a rialzarsi. Gianluigi Stanga, il ds della Polti, gli si avvicina, lo sorregge e vede il bianco dell’osso spuntargli dalla gamba.L’incidente, il monumento, il ricordoCasartelli giace, ed è l’unico a non dare segni di vita. Dirà anni dopo Johan Museeuw: «Ho provato a risollevarlo, ma non si alzava. Corsi via e per tanto tempo ho avuto gli incubi. Volevo smettere». Grave caduta, dice Radio Tour. «In genere dice solo “caduta”» ancora Mura. La bici rossa e blu è riversa, come raggomitolata su se stessa, poggiata su un fianco, sulla discesa del Portet d’Aspet. Chiunque passi di là, oggi, può fermarsi accanto alla stele, una ruota di bici, un’ala d’angelo, tutto bianco, sommerso di fiori e borracce. Un piccolo santuario, anch’esso. Non si sveglierà più Fabio. Il suo cuore si fermerà tre volte in elicottero, verso Tarbes. Adriano De Zan, in telecronaca, mentre la tappa supera il Tourmalet e arriva a Cauterets in una festa ignara e vergognosa, fa lungamente silenzio, dopo aver dato la notizia a tutta Italia: «Leggo sul computer che Fabio Casartelli è morto». Vittorio Adorni, accanto a lui, aggiunge: «Lo sapevamo, ma non eravamo sicuri» e prosegue, da solo, per qualche minuto, De Zan è accanto e si sente che piange, si sente che non ce la fa. Era morto, a 25 anni, il campione olimpico di Barcellona ’92, un velocista che prometteva bene ma non aveva raccolto ancora molto.Una moglie, un figlioAveva un figlio di due mesi, Marco, che adesso ha 25 anni. Fabio ne avrebbe esattamente il doppio, se non avesse incontrato del ghiaino sulla strada e un paracarro che gli spaccò la testa. Annalisa, la moglie, vive a Forlì, fa la barista, s’è risposata con un vecchio compagno delle elementari. Marco studia. Il ciclismo non l’ha mai praticato e mai è stato nell’ambiente. Il papà non lo ricorda. Annalisa ebbe un sussulto: un mese prima, con la Motorola in ritiro a Livigno, sfidò i medici che le sconsigliavano di portare un neonato a 1800 metri di altitudine e fece incontrare Fabio e il piccolo Marco. Fu l’ultima volta. Casartelli tornò ad Albese con Cassano, il suo paese, in una bara di legno. Oggi ci saranno una messa in ricordo, senza Annalisa e Marco, ma con i genitori di Fabio, e una serata, con alcuni amici, tra cui Marco Saligari e Andrea Peron. Il Comune di Albese è bardato con uno striscione con Fabio in maglia azzurra e con la medaglia d’oro al collo. Le braccia alte, il sorriso largo. Quel giorno festeggiarono anche l’argento, l’olandese Dekker, e il bronzo, il lettone Ozols. Mai visto un arrivo così, con tre uomini che festeggiano. Il più felice era lui. Sulla bici al muro un cartello: “Bicicletta di Fabio Casartelli, 18 luglio 1995, Col de Portet d’Aspet (Francia)”. Prima della data, una piccola croce. LEGGI TUTTO