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    Ciclismo, Mondiali 2020 assegnati a Imola

    L’Italia vince la concorrenza della Francia dopo il ritiro in extremis della Svizzera. Decisiva nella scelta dell’unione internazionale la presenza dell’autodromo “Enzo e Dino Ferrari” come base logistica. La rassegna iridata si correrà dal 24 al 27 settembre LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, sessanta anni fa il trionfo di Nencini: storia d'amore e di Tour de France

    ROMA – Fu uno dei tre che fecero “girare le balle” ai francesi negli anni d’oro del ciclismo, in un’Europa che stava dimenticando la guerra. Anche se poi a Parigi lo amarono. Gastone Nencini da Firenze, esattamente 60 anni fa vinse – dopo Bartali e Coppi – il Tour de France. Gastone, come Coppi, non aveva paura, nelle folli discese per cui era famoso e nella vita. E così quel 1960 divenne l’anno che cambiò la sua vita: primo al Tour, secondo al Giro d’Italia, incontra l’amore, nasce un figlio. Il problema è che Maria Pia è sposata, e lui pure. Nell’Italia degli anni ’60 e solo 5 anni dopo la clamorosa e terribile vicenda di Fausto e della “Dama bianca”. Nencini era l’italiano bello (quasi alla pari col suo grande rivale Anquetil vero sex-symbol del momento) ritratto in mille cartoline pubblicitarie della sua squadra. Proprio dai messaggi privati scritti su alcune di quelle cartoline Giovanni Nencini (il figlio) ha ricostruito quell’anno incredibile di sport e di amore in un libro appena uscito: “Sulla cresta dell’onda”.Dodici mesi che facciamo raccontare a lui, davanti a un bicchiere di vino in una piazza di Montalcino invasa dalle bici d’epoca dell’Eroica (scenario perfetto). “Babbo e mamma si conoscono in gennaio e il tour è a luglio. Quindi la storia di questa epica vittoria, una vittoria della vita, si incrocia con la storia d’amore della vita. Dalla quale poi sono nato io, sempre nello stesso anno. La mamma aveva una bella profumeria nel centro di Firenze. Il babbo che passava di lì durante gli allenamenti, si ferma e rimane colpito da questa signorina – anzi, da questa signora, perché era già sposata -. E anche lui era già sposato. Da quel giorno tutte le scuse sono buone per tornare al negozio. Ma non accade nulla: lei spera che le dica qualcosa, ma nessuno fa il primo passo: erano tutti e due abbastanza timidi. Al punto che lei fa in modo di incontrarlo in strada, ma si emoziona talmente alla sospirata richiesta di fare una passeggiata che risponde incredibilmente di no. Poi, dopo qualche settimana, arriva il fatidico appuntamento: la storia nasce in piazzale Michelangelo, il luogo più romantico del mondo”.  Gastone Nencini con l’allora presidente francese Charles De GaulleCondividi   LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, Tour de France: la forza di Pozzovivo nel deserto italiano

    Orcières-Merlette – Non è una sorpresa, il ciclismo molto raramente è sport di sorprese: il Tour sta respingendo gli italiani. Quarto contingente nazionale più numero (16, davanti a noi solo Francia, Spagna e Belgio), quello italiano ha raccolto pochissimo. Il miglior risultato è il pur ottimo terzo posto di Giacomo Nizzolo a Sisteron. Prima di Orcières-Merlette Formolo era ancora in classifica. Ora, per cercare un italiano, bisogna scendere fino al 22° posto nella generale di Damiano Caruso, a 45″ da Alaphilippe. Poi Formolo (25°), Pozzovivo (33°), Aru (38°), tutti e tre ben dal minuto in su. Aru ha già incassato 3’41”. Nei 16 arrivati nel gruppo buono, ieri, non c’era un italiano, ma c’erano sloveni, francesi, colombiani, olandesi, uno spagnolo, un inglese e un australiano. Il record negativo del 2013, quando Malacarne, il migliore degli italiani a Parigi, chiuse al 49° posto, sembra  pericolosamente vicino. Cercasi Italia disperatamente e inutilmente. Siamo al Tour per le tappe, la maglia gialla è affare di altri. Spicca però, in questa desolazione, la storia di grande coraggio di Domenico Pozzovivo.Ciclismo LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, Tour de France: la prima in salita è di Roglic. Alaphilippe resta in giallo

    Sembrava di essere tornati al campionato sloveno, prima gara ufficiale dell’Uci dopo il lockdown. Vittoria di Roglic, secondo Pogacar. Invece l’arrivo era a Orcières-Merlette, sede del primo arrivo in salita di questo Tour de France. Frazione dalle indicazioni interessanti ma di verdetti, anche solo accennati, neanche l’ombra. Ci stava: 7,1 km al 6,7% non è roba da selezione al quarto giorno. Semmai era la mitologia del Tour a reclamare sentenze: era infatti la salita della lezione di Ocana a Merckx nel Tour del 1971. Altri tempi, altri ciclisti, altro ciclismo. Alaphilippe mantiene la maglia gialla e francesi sempre più affascinati dal loro leader, tanto da attaccarsi ad un passato che più pomposo non si può. Le Parisien, circa la tappa del giorno prima, ha fatto addirittura paragoni con Napoleone, che dopo l’Isola d’Elba diceva: “Se attraverserò Sisteron, nessuno mi fermerà fino a Parigi”. Sisteron è passata in giallo, e pure Orcières-Merlette. Ma fino ai campi Elisi è lunga, lunghissima.Torniamo alle indicazioni. A livello di squadre la Jumbo di Roglic e Dumoulin, a livello agonistico e caratteriale, sembra più avanti rispetto al Team Ineos di Bernal. Lo stesso vincitore della scorsa edizione, pur arrivando con i migliori, ha dato la sensazione –emersa peraltro anche nelle poche gare di avvicinamento al Tour – di patire i cambi di ritmo. Insomma, solo segnali ma non banali su un traguardo mai banale. Fiumi di inchiostro su Ocana vs Merckx (lo hanno ricordato praticamente tutti), ma c’è dell’altro. Nel 1972 Lucien Van Impe vi che pose le basi per la maglia a pois. Pascal Simon dieci anni iniziò a respirare l’ebrezza della vetta, gli servì l’anno seguente quando restò in giallo per tanti giorni prima di essere tradito da una caduta. Nel 1989 Steven Rooks vinse una spettacolare cronoscalata nel giorno in cui Greg Lemond instillò dubbi nella sicurezza di Laurent Fignon sfilandogli la maglia gialla. Fignon poi la maglia se la riprese, ma le scorie restarono e per soli 8’’ lo statunitense si prese il trono a Parigi nella celebre cronometro conclusiva.Non è secondaria neanche la fuga. Analisi del drappello. Benoot è uno che qualche vittoria in carriera l’ha colta, Nils Politt ha saputo danzare sulle pietre di una Roubaix, arrivando secondo solo alle spalle di Gilbert, Vuillermoz non è lontanissimo ion classifica da Alaf (3’53”). Con loro Burgaudeau e Neilands, l’ultimo a mollare. Il grande brivido in discesa, per fortuna senza conseguenze: Benoot sbaglia una curva e rischia grosso contro un ‘tagliente’ guardrail.I fuochi d’artificio negli ultimi 4 km. La fuga è stata da tempo neutralizzata, così come viene facilmente assorbito un tentativo di Rolland: di lui una volta si diceva che potesse addirittura sognare il Tour. Il forcing della Jumbo è assassino: Van Aert si conferma un eclettico e tiene un ritmo molto alto. Completo come Alaphilippe che fatica ma tiene duro: meno di un mese fa i due si giocavano la Milano-Sanremo.Epilogo con Guillaume Martin che sembra poter sorprendere tutti, ma Roglic non fa sconti. Di questi tempi lo sloveno più forte è lui, lo capisce anche l’ambizioso Pogacar.ORDINE D’ARRIVO1. Primoz Roglic          (Slo, Jumbo-Visma)      in 4h07’47″2. Tadej Pogacar          (Slo, UAE-Emirates)            s.t.3. Guillaume Martin       (Fra, Cofidis)                 s.t.4. Nairo Quintana         (Col)                          s.t.5. Julian Alaphilippe     (Fra)                          s.t.6. Miguel Angel Lopez     (Col)                          s.t.7. Egan Bernal            (Col)                          s.t.8. Thibaut Pinot          (Fra)                          s.t.9. Mikel Landa            (Esp)                          s.t.10. Adam Yates             (Gbr)                          s.t.11. Tom Dumoulin           (Ned)                          s.t.24. Richard Carapaz        (Ecu)                     a   0’28″36. Fabio Aru              (Ita)                     a   1’17″CLASSIFICA GENERALE1. Julian Alaphilippe (Fra, Deceuninck-Quick Step)  in 18h07’04″2. Adam Yates         (Gbr, Mitchelton-Scott)        a       04″3. Primoz Roglic      (Slo, Jumbo-Visma)             a       07″4. Tadej Pogacar      (Slo)                          a       11″5. Guillaume Martin   (Fra)                          a       13″6. Egan Bernal        (Col)                          a       17″7. Tom Dumoulin       (Ned)                                 s.t.8. Esteban Chaves     (Col)                                 s.t.9. Nairo Quintana     (Col)                                 s.t.10. Miguel Angel Lopez (Col)                                 s.t.14. Thibaut Pinot      (Fra)                                 s.t. LEGGI TUTTO

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    Ciclismo. Tour de France: volata spettacolo di Ewan. Alaphilippe resta in giallo

    Il Tour de Nice diventa finalmente Tour de France. Nella terza tappa, che saluta la località della Costa Azzurra dopo 3 giorni, si impone Caleb Ewan. Australiano di mamma coreana, al Tour non è una novità essendo alla quarta vittoria di tappa in carriera. Un brevilineo capace di sprigionare potenza esplosiva, ma anche abile nel cercare, quasi creare, spazi impossibili. Nella convulsa volata di Sisteron, il suo è un numero di altissima scuola: sembra tagliato fuori, ma riguadagna il duello più pronosticato – quello con Sam Bennett – passando ad un centimetro dalle transenne per poi bruciare l’irlandese. Per l’Italia, buon terzo posto per Giacomo Nizzolo.E’ il momento più emozionante di una tappa noiosa. Eppure il percorso è interessante: tre salite di terza categoria, una di quarta, percorso costantemente ondulato, fatta eccezione per la parte finale. Uno di quei giorni  che, piazzati nella terza settimana, sarebbero tipici per il fugone di uomini fuori classifica. Stavolta non accade. Troppo pimpanti le squadre dei velocisti per lasciare andare fughe importanti. Troppo importante l’arrivo del giorno che segue, il che consiglia il plotone a metabolizzare i 3000 metri di dislivello – sia pur spalmati su pendenze dolci –senza spendere energie inutili.Martedì, ne parlano tutti, si arriva infatti a Orciéres-Merlette: salita finale di per sé abbastanza dura, resa però durissima dall’epica inconfondibile del ciclismo. Eddy Merckx infatti vi rimediò una delle rare, ma sonanti, sconfitte della carriera, nel Tour del 1971. Ocana gli rifilò nove minuti, poi la maglia gialla dello sfortunato e tormentato spagnolo (finì i suoi giorni sparandosi una fucilata) evaporò in una drammatica caduta dal Col de Menté. A proposito di salita, uno dei motivi che dà un po’ di pepe alla giornata è la sfida per la maglia a pois della montagna. Due francesi, Perez e Cosnefroy, si rincorrono per una manciata di punti, anche con scatti dispettosi.Vincerebbe Perez, che però in discesa è vittima di una caduta: frattura della clavicola e Tour tramontato in un istante. Circa Cosnefroy, poco manca che faccia la stessa fine: lui però esce meglio da una caduta nel finale. L’altro francese più nominato in giornata è Jérome Cousin: attacca con gli altri due, poi resta da solo. Al quarto Tour de France della carriera, taglia il km numero 1000 di fuga: niente male, entra nei cuori transalpini, solitamente palpitanti al cospetto del Baroudeur, l’attaccante, il battagliero. Cuori che battono forte anche per la maglia gialla, Julian Alaphilippe: una sensazione sostenuta dai freddi numeri. Il finale della tappa precedente ha raggiunto punte di 6,3 milioni di telespettatori su France Television durante il suo attacco show. Torniamo al finale: aspro, con tratti controvento. Tosto per tutti, anche per i big che almeno fino ai 3 km della neutralizzazione cercano di restare il più davanti possibile per evitare sorprese. Ai -5, ‘solita’ caduta, che costa la rinuncia a velleità di volata a Wout van Aert. Onestamente però, un Ewan del genere era difficilmente attaccabile.  ORDINE D’ARRIVO1.  Caleb Ewan (Aus, Lotto Saudal)   in 5h17’42″2.  Sam Bennett (Irl, Deceunink-Quick Step) s.t.3.  Giacomo Nizzolo (Ita, NTT Pro Cycling)  s.t.4.  Hugo Hofstetter (Fra) s.t.5.  Peter Sagan (Svk) s.t.6.  Edward Theuns (Bel) s.t.7.  Cees Bol (Ned) s.t.8.  Matteo Trentin (Ita) s.t.9.  Bryan Coquard (Fra) s.t.10. Niccolò Bonifazio (Ita) s.t.CLASSIFICA GENERALE1. Julian Alaphilippe (Fra, Deceuninck-Quick Step) in 13h59’17″2. Adam Yates (Gbr, Mitchelton-Scott) a 4″3. Marc Hirschi (Svi, Team Sunweb) a 7″ 4. Tadej Pogacar (Slo) a 17″5. Davide Formolo (Ita) s.t.6. Egan Bernal (Col) s.t.7. Tom Dumoulin (Ned) s.t.8. Sergio Higuita (Col) s.t.9. Guillaume Martin (Fra) s.t.10. Esteban Chaves (Col) s.t. LEGGI TUTTO

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    Ciclismo, Tour de France: il graffio di Alaphilippe, vince la tappa e conquista la gialla

    Forse non avrà la stessa forma dello scorso anno, forse non vestirà la maglia gialla 14 giorni. Forse… Intanto Julian Alaphilippe si conferma il francese più affidabile per sfatare un tabù di vittorie al Tour che dura ormai dal 1985, anno del quinto trionfo di Bernard Hinault. Nel secondo arrivo a Nizza, Alaf vince alla sua maniera. Uno scatto secco sul Col de Quatre Chemins, circa 13 km dall’arrivo, di fatto una versione più corta del Col d’Eze (quello che tradizionalmente decide la Parigi-Nizza). La sensazione è che voglia l’assolo, nei fatti non va così. Gli resta attaccato lo svizzero Hirschi, poi arriva anche Simon Yates. Con il senno del poi meglio così: fosse rimasto solo, nel km finale sarebbe rimbalzato contro un ventaccio contrario. “Non avevo ancora vinto in questa stagione, sono felice. La squadra ha dato tutto, per fortuna con Hirschi e Yates abbiamo collaborato. Una vittoria dedicata a mio padre che è scomparso”.  Giornata spettacolare nell’epilogo, ma complessivamente tranquilla nonostante gli organizzatori piazzino pietanze indigeste per muscoli ancora non totalmente rodati. Col de la Colmiane e Col De Turini sono salite toste. C’era da aspettarselo dando un’occhiata anche alla storia della Grande Boucle. Portiamo ad esempio la seconda tappa del Tour del 1977: Aspin, Tourmalet (!), Aubisque. Era l’ultimo Tour di Eddy Merckx, un po’ appannato ma pur sempre Merckx. In quella tappa arrivò terzo, vinse Thurau che tenne la gialla per un paio di settimane, ma al momento buono il Tour se lo prese Thevenet. I migliori però arrivarono, secondo più secondo meno, tutti insieme. Come adesso. Di fatto, l’unico a perdere terreno è Daniel Martinez: non un big, ma pur sempre un fresco vincitore del Delfinato. Lo penalizza una caduta in discesa.I francesi dunque tornano ad esaltarsi per Alaphilippe, anche perché Pinot sembra avvolto da una maledizione. “Ho dolori dappertutto, ma per fortuna non c’è nulla di rotto: riparto”, spiega l’uomo che tanto ama l’Italia. Chi invece non sopravvive alla cadute è Philippe Gilbert: non parte, frattura alla rotula sinistra. Nei suoi articoli per Le Soir, il principe delle Ardenne aveva manifestato una inquietudine quasi profetica.   La cronaca di giornata inizia con la fuga di gente ancora non fuori classifica (siamo all’inizio), ma che il Tour non può vincerlo. Otto in avanti: Sagan, Postlberger, Cosnefroy, Asgreen, Skujins, Perez, Gogl e Trentin, quest’ultimo il primo a mollare per una foratura. Cosnefroy passa primo sul Col de la Colmiane, Perez sul Col de Turini, dove si stacca Sagan. E’ qui che Alexander Kristoff torna nei ranghi: la maglia gialla resta come premio ulteriore ad di una carriera già ricca.  La discesa dal Turini, con la pioggia del giorno prima, sarebbe un incubo. Per fortuna ci pensa il sole ad asciugare la paura e, a parte una foratura di Pogacar (il capitano di Aru, lo ha chiaramente detto il sardo, arrivato peraltro con oltre 2′ di ritardo), non offre spunti particolari. Provano a fregarlo quelli della Jumbo (Roglic e Dumoulin, per l’olandese anche una caduta in salita): operazione fallita.I battistrada si arrendono ai piedi del Col d’Eze. Qui segnali dal gruppo: fa l’andatura Deceuninck (la squadra di Alaf). In testa passa primo Nicolas Roche, ma tutto è rimandato al Col de Quatre Chemins. Alaf, Hirschi, Adam Yates: una poltrona per tre. La freddezza di Hirschi (un ex iridato tra gli Under 23), uno che di idrata a 500 metri dall’arrivo, è un segnale da non sottovalutare. Ma Alaphilippe vola sulle sue motivazioni.ORDINE D’ARRIVO1. Julian Alaphilippe (Fra, Deceunink-Quick Step) in 4h55’27″2. Marc Hirschi (Svi, Team Sunweb) s.t.3. Adam Yates (Gbr, Mitchelton-Scott) a 1″4. Greg Van Avermaet (Bel) a 2″5. Sergio Higuita (Col) s.t.6. Bauke Mollema (Ned) s.t.7. Alexey Lutsenko (Kaz) s.t.8. Tadej Pogacar (Slo) s.t.9. Maximilian Schachmann (Ger) s.t.10. Alberto Bettiol (Ita) s.t.14. Alejandro Valverde (Esp) s.t.16. Miguel Angel Lopez (Col) s.t.17. Egan Bernal (Col) s.t.18. Nairo Quintana (Col) s.t.20. Richard Carapaz (Ecu) s.t.22. Tom Dumoulin (Ned) s.t.29. Thibaut Pinot (Fra) s.t.31. Primoz Roglic (Slo) s.t.61. Fabio Aru (Ita) a 2’09CLASSIFICA GENERALE1. Julian Alaphilippe (Fra, Deceuninck-Quick Step) in 8h41’35″2. Adam Yates (Gbr, Mitchelton-Scott) a 4″3. Marc Hirschi (Svi, Team Sunweb) a 7″4. Sergio Higuita (Col) a 17″5. Tadej Pogacar (Slo) s.t.6. Esteban Chaves (Col) s.t.7. Davide Formolo (Ita) s.t.8. Egan Bernal (Col) s.t.9. Richard Carapaz (Ecu) s.t.10. Tom Dumoulin (Ned) s.t. LEGGI TUTTO

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    Il Col de Turini, un mito a tornanti

    Nizza – Il Tour contraddice la sua storia, fatta di partenze lente e dense di tappe facili, e alla seconda tappa propone già tre colli duri. I primi due di prima categoria, la Colmiane e il Turini, infine il Col d’Eze, un seconda categoria arcigno. Chi avrà recuperato dalle botte della prima frazione dovrà quindi misurarsi con oltre 40 km di salita. Chi non avrà recuperato del tutto, soffrirà terribilmente. In special modo fra i tornanti della salita più simbolica, mitica, storica delle tre, il Col de Turini.Il Moloch delle Alpi MarittimeIl Col de Turini, dal versante di La Bollène-Vesubie, una delle quattro possibili vie di salita alla vetta, è lungo 15 km e sale con una pendenza media del 7.4%. Il Col de la Loze, riconosciuta quasi unanimemente come la salita più dura di questo Tour de France (sarà l’arrivo della tappa 17) sale al 7.8%, pochissimo di più. Il Turini si inerpica fino a quota 1607 metri. Dalla cima si vede il mare, ma è possibile spingere lo sguardo verso buona parte dell’arco alpino meridionale, soprattutto verso le Alpi Marittime che dividono il Mercantour dalle valli cuneesi.Ciclismo LEGGI TUTTO