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    Simone Starace, da Pastena alla Serie A: “La pallavolo vince sul resto”

    Di Roberto Zucca Sono passati molti anni da quando Simone Starace giocava come portiere in una squadra di calcio della sua città a Salerno. E soprattutto da quando papà Vincenzo e mamma Leuca, una volta lasciato il calcio per la pallavolo, lasciavano la pizzeria di famiglia, “Capriccio di gola”, per andare a tifare Simone, che già a 17 anni esordiva in serie B prima in Basilicata e poi nelle Marche. Oggi Simone di anni ne ha 22, gioca in Serie A3 nella Wow Green House Aversa, e i genitori non hanno smesso di accompagnare la sua avventura: “Adesso hanno il tablet acceso in pizzeria per seguire la partita da lì. Per me la famiglia è un punto cardine della mia vita. Tra qualche settimana mio fratello Daniele tornerà a Salerno per dare una mano in pizzeria e sicuramente papà, mamma e anche mia sorella Giulia avranno più occasione per seguirmi qualche domenica“. Le è pesato non avere quei genitori sempre presenti nel suo percorso? “Loro sono sempre stati presenti. E anche quando il lavoro che ha permesso a me e ai miei fratelli di poter fare le nostre scelte in totale libertà, non li permetteva di esserci, c’erano col cuore. Le confesso di essermi sentito molto fortunato ad avere la famiglia che mi sono ritrovato“. Tutto nasce a Pastena. “È il mio quartiere. Ed è lì che ho iniziato a giocare. Sono stato portiere di calcio, poi mi sono legato ad altri amici e ho lasciato il pallone per la pallavolo. Ho avuto la fortuna di iniziare con Ratiba El Gamal, la pallavolista italo-egiziana che è stata la mia prima allenatrice. Una volta terminati i campionati di under mi ha mandato a Potenza perché ha creduto in me e affinché potessi continuare a salire di categoria e mi sono ritrovato a 17 anni a giocare la serie B. Molto impegnativo, a tratto anche incosciente, ma molto bello“. Ora a 22 anni si ritrova in A3 ad Aversa, non lontano dal primato in classifica. Quanta strada ha fatto? “Be’, sono contento della strada fatta finora. Siamo una squadra molto giovane ma già ambiziosa. Siamo partiti lasciando qualcosa sul campo e ci siamo riequilibrati giornata dopo giornata su un buon livello di gioco. Diventare campioni di inverno del nostro girone sarebbe bello. Saranno decisive le prossime settimane“. foto Instagram Simone Starace Un bilancio personale. “Personalmente sono soddisfatto. Volevo tornare a giocare vicino a casa perché ci tenevo a stare vicino agli affetti e alla mia famiglia. Ma l’ho fatto in primis perché il progetto che mi ha presentato Aversa mi è piaciuto sin da subito“. Ad Aversa ha ritrovato la famiglia. “E anche l’università. Studio economia e sono al terzo anno presso l’Università di Napoli. Laurearmi è una cosa a cui tengo molto. Giocando in A3 riesco a studiare qualche ora al giorno e ciò, incrociando le dita, mi permetterà di laurearmi in questo anno accademico“. Con sincerità: pallavolo o carriera al di fuori di essa? “Per ora vince la pallavolo. Anche perché sono molto curioso di capire dove poter arrivare. Poi non escludo di trovare una squadra in un’altra città e continuare con l’università, e magari diventare un buon consulente finanziario“. Perché proprio questa scelta? “(ride, n.d.r.) Perché viviamo in un paese in cui tante persone tengono i soldi sotto al materasso. E a me piacerebbe acquisire una clientela che impari ad investire con responsabilità e maturità finanziaria“. Per ora però l’obiettivo è la A2? “È l’obiettivo della società, di tutti noi, e anche a me riempirebbe il cuore di orgoglio poter ottenere questo traguardo soprattutto nella mia terra“. (Fonte: Instagram Simone Starace) Fidanzatissimo con Letizia, anche lei pallavolista. “Sì, Letizia gioca in B2 a Salerno. Sono contento di essere anche vicino a lei quest’anno“. Attualmente il più forte dei due è Starace? “Sì, però Letizia è molto più brava di me nello studio! Ed è anche un’ottima pallavolista“. LEGGI TUTTO

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    Nicolò Casaro: “La A2 è un sogno, ma il campionato ha molte facce…”

    Di Roberto Zucca Lecce è un sapore nuovo. Il sapore di una nuova terra, di un Sud che gli ha regalato nuova linfa. È un Nicolò Casaro sicuramente felice quello che, avvicinandosi alla fine del girone di andata, commenta il suo primo anno di Serie A3 all’Aurispa Libellula: “Sono davvero contento, perché volevo giocarmi al meglio questa occasione. Non so se quando si concluderà il girone di andata saremo ancora primi in classifica, ma per adesso stiamo viaggiando nelle zone alte ed è una soddisfazione per me e per tutto il gruppo“. Casaro e il suo spirito battagliero viaggiano sullo stesso binario? “Voglio essere questo, perché sono questo. Sono una persona che aveva necessità di ricavarsi i suoi spazi, di giocare, di fare una nuova esperienza. In campo e in spogliatoio non sono quello che gioca a fare la parte del simpatico a tutti i costi, ma quello che cerca di spingere tutti più avanti“. Ricordo lo scorso anno, quando mi ha parlato di un bisogno di responsabilità. “Qui l’ho trovato. Siamo una squadra giovane ma ambiziosa. Giochiamo ogni settimana per ottenere il massimo possibile e quando non accade ritorniamo in palestra convinti di poter tornare a vincere la domenica successiva. In campo voglio dare tutto quello che ho. Sono fatto così“. Primo posto in classifica. Se lo aspettava? “Sicuramente siamo partiti con molte aspettative. Abbiamo trascorso le prime settimane alla ricerca di un equilibrio: ricordando le sconfitte, mi torna in mente il fatto che bastava fare bene qualcosina in più e non sarebbero arrivate“. Foto Lega Pallavolo Serie A La A3 a Casaro non fa paura? “No. Non abbiamo paura di nessuna squadra. Adesso ci saranno i piazzamenti per la Coppa Italia e sarà importante giocarsi il fattore casalingo perché conta molto. Il calore del pubblico, di questo pubblico in particolare è un valore aggiunto. E quindi giocare in casa ci piace molto“. Lecce, col mare e il sole. Sembra lontano il suo amato Veneto. “Adesso rientrerò per le vacanze natalizie e mi godrò casa. A parte gli affetti, non sono uno che vive con la nostalgia delle cose anche perché so che fa parte del mio lavoro. Sono qui con Eleonora, la mia compagna, con cui convivo e che ha la fortuna di poter portare avanti l’università a distanza. Quindi sto doppiamente bene, perché oltre il posto che è molto bello c’è anche lei“. La A2 cosa è? “Un sogno. Però stiamo ragionando partita dopo partita, perché è un anno lungo in cui rientrano diversi fattori. È un campionato che ha molte facce. Non dobbiamo perdere nessuna occasione per fare punti“. Mi colpiscono i suoi post Instagram senza testo. Una strategia? “Lascio parlare le immagini. Non sono uno che ama mettere frasi ad effetto. E in generale non sono una fanatico della comunicazione e dei social“. LEGGI TUTTO

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    Enrico Lazzaretto ci riprova a Macerata: “Le responsabilità mi stimolano a fare di più”

    Di Redazione Dopo una stagione memorabile, non si sentiva ancora stanco delle sfide. Così Enrico Lazzaretto, dalla mitica spedizione di Porto Viro con la quale ha ottenuto una storica promozione in A2, è partito alla volta delle Marche, destinazione Med Store Tunit Macerata, con la stessa caparbietà e la tenacia di chi desidera chiaramente ripetere l’impresa: “È ancora presto per parlarne, ma posso dire che personalmente sono contento di questo inizio di stagione. Nelle ultime partite ho avuto modo di attaccare più palloni e di esprimermi di più e questo oltre a responsabilizzarmi maggiormente, mi fa naturalmente piacere“. Nelle ultime gare avete dovuto fare a meno di Angel Dennis. “Sì. Personalmente sono rimasto male per come è finita la sua avventura qui a Macerata. Ovviamente dispiace quando un compagno sceglie di lasciare la squadra, ma gli auguro davvero il meglio“. Si parla di un contratto estero, di divergenze con la società, di motivi personali. Cosa c’è di vero? “Francamente nessuno di noi è voluto entrare all’interno della vicenda, perché sono cose che riguardano il rapporto di Dennis con la società. So per certo che la dirigenza si sta attivando per trovare un rinforzo che possa garantire lo stesso livello di Angel, che era veramente un ottimo livello“. Si fanno nomi italiani e stranieri. “Al di là dei nomi, spero arriverà una persona che abbia voglia di lottare assieme a noi per ottenere un buon risultato a fine stagione. Ci sono squadre come Pineto o Grottazzolina che risultano ostiche e con cui servirà giocare la nostra migliore pallavolo“. Adesso la squadra farà molto affidamento su di lei. Ma questo sembra renderla ancora più determinato. “Non sono uno che si è mai tirato indietro di fronte alle responsabilità. Anzi, mi stimola a dare e fare di più. Credo che sia la natura stessa del mio ruolo a richiederlo“. Cosa le manca di più della Superlega? “L’aria frizzante che si respira sotto rete“. Me la spieghi. “Io sono uno che in campo vive molto la partita. Fa parte del nostro sport provocare, avere carattere e fare paura all’avversario, sempre con un grande rispetto per chi ti trovi davanti. Quando trovo persone che al primo momento di tensione perdono la brocca, faccio fatica a comprenderli. In generale io mi diverto molto (ride, n.d.r.)”. Macerata sale in A2. Ad occhi chiusi, lei rimarrebbe? “Dipendesse da me direi sì. Però la stessa domanda la dovrebbe porre a Padova e a Macerata (ride, n.d.r.)!”. A che punto è la sua carriera da foodblogger? “È ancora un hobby. Mi piace mangiare bene e cucinare un buon pasto tutti i giorni. Miglioro col tempo. Ma è solo una normale passione per la cucina, che spero di continuare anche qui a Macerata, dato che sto cercando un corso di cucina da frequentare. La aggiornerò più avanti“. LEGGI TUTTO

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    Michele Fedrizzi: “Oggi la Superlega me la godrei molto di più”

    Di Roberto Zucca Lo avevamo lasciato con un’insolita chioma bionda alla fine dello scorso campionato francese disputato con il Nantes Rezé e lo ritroviamo, dopo una breve parentesi nei playoff della scorsa stagione in quel di Bergamo, nell’agguerrita Kemas Lamipel Santa Croce, con la quale veleggia ormai da settimane ai primi posti della classifica di serie A2. “La capigliatura bionda – ci racconta Michele Fedrizzi – la devo alla salvezza giunta nell’ultima giornata proprio con Nantes. Durante un time out in quella partita dissi ai compagni che se avessimo ottenuto la salvezza mi sarei fatto i capelli biondo platino. E alla gioia per quella salvezza conquistata seguì quindi il cambio di colore“. Foto Agnelli Tipiesse Bergamo Quest’anno si riparte dall’Italia. “Ho ritenuto importante diversificare la mia carriera e trascorrere una stagione all’estero. È stata davvero un’esperienza positiva, soprattutto perché nasceva da un desiderio personale e non dal fatto di non trovare una collocazione in Italia. Me la sono goduta, ma ho fatto di tutto per poter tornare in Italia questa stagione“. Santa Croce, piazza storica. “Abbiamo trovato una comunione di intenti. Io volevo riavvicinarmi a Perugia, dove risiede tuttora la famiglia, e loro avevano bisogno di un giocatore con le mie caratteristiche. Mi ritrovo in una piazza storica per la serie A2 e in una società seria nella quale mi sono ambientato sin dal primo giorno. Non conoscevo molti compagni di squadra ma è nato un buon feeling da subito“. Foto Lega Pallavolo Serie A Sentite la pressione dopo i primi risultati positivi? “In realtà sentiamo la sensazione positiva che dona la vittoria. E quindi più vinci e più hai voglia di vincere. Le vittorie fanno morale, attirano i tifosi, generano entusiasmo in città. Il circolo virtuoso è questo. Bisogna proseguire su questa strada e non sarà per niente facile“. Il campionato sembra tosto. Cosa le è piaciuto in queste prime settimane? “Be’ ci sono delle ottime squadre, a partire da Bergamo e Siena, che adesso si è rinforzata sul mercato e penso darà del filo da torcere a tutti.Non bisogna però ragionare sulle ‘corazzate’, ma conoscere squadra per squadra col passare delle giornate“. Intende dire che non ci sono le corazzate ammazzacampionato di una volta? “Quest’anno è la prima volta in cui non ho studiato ogni roster e in cui non ho fatto pronostici fin dall’inizio. Ci sono due campionati: uno finisce con la regular season e l’altro inizia nei play off. In tante stagioni ci sono squadre che sulla carta, ma solo sulla carta, sembrano più forti. In realtà c’è davvero molto equilibrio“. Foto Lupi Santa Croce Quindicesima stagione in serie A. Mi dice cosa si aspetta ancora dalla sua carriera? “Mi piacerebbe tornare in Superlega e giocarmi un’altra stagione al livello più alto. Quando parlo di livello alto, non parlo di squadre in particolare, ma proprio di Superlega nel complesso. Mi piacerebbe farlo perché penso di essere maturato come atleta e soprattutto perché l’affronterei con un atteggiamento diverso rispetto a qualche anno fa“. Più ambizioso? “No, non è una questione di ambizione. Intanto me la godrei decisamente di più. Ci sono stagioni come quelle di Trento in cui pensavo che, visto che giocavo a qualche chilometro da casa in un posto in cui sono cresciuto dalle giovanili, fosse tutto normale. Non dovuto, ma normale sì. E poi cercherei di spingere maggiormente in campo, di metterci davvero tutto me stesso. Ecco, è così che mi immagino una futura stagione in A1“. LEGGI TUTTO

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    Simone Parodi e il richiamo della A2: “Siena non è una seconda scelta”

    Di Roberto Zucca Una nuova avvincente sfida. Di quelle a cui lui non si sottrae. Così come lo scorso anno, in un emozionante finale di stagione, è riuscito a portare Taranto in Superlega, in questa stagione Simone Parodi prova a concedersi il suo personalissimo bis, tentando la scalata alla classifica con la Emma Villas Aubay Siena: “Sono qui a Siena perché è una società che ho sempre apprezzato e conosciuto per la professionalità. Ci sono diverse cose che mi hanno convinto a firmare: la squadra, nella quale ho visto delle ottime potenzialità, Montagnani e il progetto“. Prima esperienza con Montagnani? “Sì, ma è un allenatore che apprezzo molto. Molto preparato, molto tecnico e rigoroso. Per certi versi mi ha ricordato Alberto Giuliani, che è stato un allenatore con il quale ho condiviso tantissime stagioni della mia carriera. Sono certo che con lui potrò fare un buon lavoro. Le premesse ci sono tutte“. foto Emma Villas Siena Siena ha avuto un avvio travagliato. Parodi rappresenta la cura? “Non credo di essere in grado, da solo, di costituire una terapia per i risultati. Sicuramente sono un innesto che è arrivato qui per poter fare bene e supportare la squadra nel raggiungere i risultati che si è posta come obiettivi. Dobbiamo lavorare tutti assieme per fare sì che domenica dopo domenica si possa raggiungerli. Ma l’affiatamento giusto si sta creando e in palestra lavoriamo tanto per fare sì che tutto sia perfetto in campo“. Perché ha aspettato il mese di novembre per firmare un contratto? “Perché è arrivato il momento di non buttarsi a capofitto in qualsiasi cosa mi propongano, ma di scegliere il progetto anno per anno con cura. Negli ultimi anni ho imparato ad aspettare le giuste occasioni e soprattutto da pretendere dalla mia carriera ciò che realmente mi soddisfaceva. Ho cercato una soluzione che si cucisse addosso a me come un vestito“. Foto Emma Villas Aubay Siena Ad un certo punto sembrava fatta a Cisterna. “Sono andato ad allenarmi qualche settimana. Mi sono trovato molto bene, ma poi sono tornato a casa per proseguire il lavoro e mi ha chiamato Siena. Non è una seconda scelta. Così come lo scorso anno optare per Taranto non è stato un declassamento dalla Superlega. La gioia e la soddisfazione di ottenere la promozione sul campo è stata bellissima“. A Siena per replicare l’impresa? “Ancora troppo presto per parlare di queste cose. È appena iniziato tutto. È una fase in cui adesso bisogna trovare i giusti equilibri. In primis devo rientrare nel pieno della condizione e giocare al 100%. Ne riparliamo tra qualche mese, promesso!“. LEGGI TUTTO

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    Il ritorno in A2 di Claudio Cattaneo: “Il tempo per il sogno Superlega c’è”

    Di Roberto Zucca Come un bocciolo che si schiude in un giardino colmo di volley, l’ingresso da titolare di Claudio Cattaneo è ciò che di più nuovo si possa trovare nella serie A2 di quest’anno. Ed è direttamente da Motta di Livenza che Cattaneo suona la carica per tutta la compagine veneta: “Ho scelto di venire a Motta con la consapevolezza che volevo giocarmi il posto da titolare e tornare in A2 cercando di lavorare duramente per questa squadra. È una società molto seria che tiene molto a ogni elemento e che vuole valorizzare il lavoro di tutti”. La sua gavetta inizia da molto lontano. Ovvero da Loano e Finale Ligure. “Anni per i quali devo ringraziare Andrea Paroli, il mio storico allenatore di Finale, che su di me ha puntato tanto e che mi ha dato la possibilità di fare i miei primi provini, fino all’approdo a Mondovì. La pallavolo in Liguria meriterebbe più spazio perché ci sono tanti ragazzi in gamba che iniziano sin da piccoli” Ormai sembra la terra del beach volley. Anche lei ne ha subito il fascino? “Si, è un modo per non staccare mai in estate. Anche perché non riuscirei a stare senza giocare. Mi consolo piacevolmente col beach volley, per ora facendo qualche B1 a casa o in trasferta” Con chi giocherebbe una stagione del campionato italiano? “Con Davide Benzi, con cui ho giocato un torneo in estate. Un giocatore dal profilo umano e professionale di rilievo” Ora a Motta però si fanno i conti con un bell’esordio. “Personalmente sono soddisfatto, mi spiace che qualche punto si è perso qua e là anche se ce la potevamo giocare meglio. Penso alla gara con Reggio Emilia su tutte. Bisogna sicuramente ripartire dalle cose che sono venute meglio e ripartire ricercando la costanza” Tra queste le vittorie con Siena, Brescia e Castellana. “Tre ottime gare. Siena l’abbiamo trovata all’esordio e abbiamo condotto una bella gara. Rispetto a quella squadra ha iniziato ad inserire dei nuovi elementi di grande livello. In generale quelle che mi ha nominato sono squadre con giocatori di grande esperienza, così come Cuneo e Reggio che abbiamo incontrato e da cui siamo usciti sconfitti. È un livello alto che si migliora anno dopo anno. Ora ci siamo anche noi e ce la dobbiamo giocare” Su Instagram ha scritto un bellissimo post per la sua ragazza Muriel che, cito testualmente, non ha mai smesso di seguirla e sostenerla. Qualcuno ha fatto il contrario? “Beh, qualcuno nella vita pallavolistica lo si incontra sempre. Nel mio caso ci sono stati anni in cui qualcuno non ha mostrato l’interesse nel seguirmi e nel coltivarmi come elemento. Ho dovuto fare un po’ da solo e ho dovuto cavarmela anche quando mi mancavano i riferimenti pronti a tutelarmi. Adesso è arrivata Motta e voglio pensare a vivermi quest’occasione. Il resto è passato e pur non dimenticandolo, sono andato avanti” Se le dessi una matita per disegnare la sua carriera nei prossimi anni, come riempirebbe il foglio? “Con un’esperienza in Superlega, anche da terzo o quarto. È un sogno. Il tempo c’è. Spero di averne davvero l’occasione. Sarebbe il coronamento di tanti sacrifici e tante rinunce fatte nel tempo per questo bellissimo sport” LEGGI TUTTO

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    Francesco Dutto: “Ho fatto un passo indietro, ma se Savigliano sale…”

    Di Roberto Zucca La sua scelta, qualche anno fa, era stata categorica. Basta viaggiare, si ritorna alle origini. E Francesco Dutto, lo schiacciatore piemontese che oggi difende le mura della neopromossa in A3 Monge-Gerbaudo Savigliano, racconta così quell’arco di tempo che lo ha portato da essere la “mascotte” di molte compagini, da Corigliano a Cagliari, al ritorno nella provincia gloriosa del cuneese: “Qualche anno fa ho deciso di riavvicinarmi a casa. Diciamo che il gioco non valeva più la candela per chi si allontanava troppo. Non parlo di occasioni, parlo anche semplicemente di contratti e remunerazioni. In più, io avevo l’azienda di mio padre, un’azienda ortofrutticola che doveva andare avanti anche quando lui sarebbe andato in pensione. E così con mio cugino ho iniziato a prendere le redini della società e da qualche tempo ho preso il posto di mio papà“. Una scelta doverosa. Ma pur sempre difficile. “Sì, anche perché non è un qualcosa che pensi la sera per la mattina. Ho riflettuto parecchio sulla decisione e poi ho scelto di fare un passo indietro con la pallavolo. Ritmi più blandi, distanza da casa ridotta. Ho giocato di nuovo a Cuneo e poi da lì molti anni a Fossano in serie B. Poi è arrivata Savigliano“. Foto Lega Pallavolo Serie A Una storia bella, di provincia. Culminata con la promozione in A3. “È iniziato tutto con molto entusiasmo, in una realtà che aveva il suo seguito ed è riuscita a ritagliarsi uno spazio importante. La pallavolo piemontese ha vissuto anni davvero bellissimi, con la presenza dell’Alpitour e con il settore giovanile di Cuneo. Adesso si sta tentando di far risalire il livello e di investire qualcosa in più rispetto agli ultimi anni. Noi siamo una squadra giovane che quest’anno si affaccia alla serie A per la prima volta“. Con quali ambizioni? “Restare in A3, sicuramente, e cercare di ritagliarci la nostra fetta di campionato. In queste prime giornate stiamo un po’ tarando il tutto, anche solo per capire la nuova realtà“. Lei porta in dote tanti anni di esperienza… “Sono anni belli: ricordo sempre e soprattutto Cagliari, nonostante il finale sia stato un po’ triste, soprattutto per chi non ha rispettato le promesse e soprattutto ha abbandonato la nave. Sento molti dei miei ex compagni, che ora vivono stabilmente in Sardegna. Io ho scelto di tornare a casa“. Dove ha conosciuto e sposato Arianna. “Ci siamo conosciuti nel 2015. Lei fa l’educatrice cinofila ed è molto brava. Diciamo che siamo due persone che amano la tranquillità e l’aria buona che ci offre la nostra zona“. Fantadomanda. Savigliano sale in A2. Lei sposerebbe un impegno così? “(ride, n.d.r.) Domandona! Alla fine credo sia una questione di organizzazione. Quindi, perché no!“. LEGGI TUTTO

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    Jan Zimmermann, italiano d’adozione: “Scendo in campo sempre per vincere”

    Di Roberto Zucca l suo attaccamento all’Italia lo dimostra innanzitutto la sua curiosità nel comprendere e parlare correttamente la nostra lingua, cosa che a Jan Zimmermann, per esperienza diretta, riesce piuttosto egregiamente. Al suo rapporto col nostro paese, si somma un amore per il buon cibo e per tutto ciò che in queste settimane ha avuto modo di scoprire nella sua nuova avventura targata Kioene Padova: “La città è molto bella. Piano piano sto imparando a conoscerla. E mi piace molto“. Mi confessi come ha fatto ad imparare così bene la nostra lingua. “Mi piace stare in mezzo alla gente, interagire e chiacchierare. Sono una persona curiosa che ama la buona compagnia e durante la stagione crea dei rapporti di amicizia dentro e fuori dal campo. Già a Perugia mi capitava di stare tanto con i compagni italiani, perché non sono uno di quelli che ad esempio preferisce stare in mezzo ai connazionali. Anche qui a Padova ho legato da subito con tutti i ragazzi. Da Marco Vitelli, a Bassanello, a Volpato. Padova mi piace molto“. Dopo la partenza contro Civitanova, sono arrivate le vittorie con Cisterna e Ravenna, oltre che contro Modena in amichevole. Un buon segnale? “Non mi ritengo mai pienamente soddisfatto, soprattutto all’inizio. Abbiamo molto su cui lavorare, ma i segnali positivi sono arrivati. Cisterna è una nostra diretta concorrente in campionato, Modena punta decisamente più in alto“. Foto Instagram Jan Zimmermann Come mai, secondo lei, la squadra gialloblu ha fatto fatica all’inizio? “Credo che sia una squadra completamente nuova, fatta da equilibri che non sono semplici da attivare. Giangio farà il suo lavoro egregiamente. E quando arriverà quel momento, come si suol dire, quando scatterà il clic tra tutti loro, sarà un problema difficile da affrontare per tutte le squadre della Superlega. Ha giocatori davvero forti e in questo momento si sentono sotto i riflettori e soprattutto sotto pressione. Possono arrivare ad essere davvero durissimi da sconfiggere“. Ci penserà lei, magari. Dicono che lei abbia una personalità spiccata e sia molto ambizioso. “(ride, n.d.r.) Io sono uno che a Padova vorrebbe vincere lo scudetto! Questo forse dà la misura dell’ambizione. Scherzi a parte, scendo in campo sempre per vincere. Non importa chi o cosa ritroverò dall’altra parte del campo“. Foto Lega Pallavolo Serie A Padova è una squadra capace di tirare colpi mancini a tutti gli avversari? “È una squadra giovane, che ha tanti elementi alle prime esperienze, ma forse proprio questo la rende una formazione imprevedibile. In più è una bellissima società e intorno a noi c’è un bel clima. Quando si lavora bene e in armonia i risultati arrivano sempre“. Un avversario che non ritroverà quest’anno sarà il suo amico Atanasijevic. Mancherà al campionato italiano? “Beh, penso proprio di si. È un giocatore straordinario con una grande grinta, capace di trascinare la squadra alla vittoria. È un mio grande amico. A Perugia mi ha dato una grossa mano per ambientarmi e farmi sentire parte del gruppo. Voglio bene a Bata come se fosse un fratello“. A proposito, suo fratello gioca ancora? La pallavolo a casa Zimmermann è di casa? “Sì. Ha giocato per tanti anni nella A2 tedesca ed ora lavora in Svizzera, quindi ha interrotto con il volley a livello professionistico. Ma a casa mia la pallavolo è sempre stata di casa, i miei ci hanno sempre seguiti. Io devo una grande fetta della mia carriera ad Hans Peter Muller Anstenberger, che mi ha allenato sin dalle giovanili a Rottenburg. È stato lui a trasmettermi l’amore per questa disciplina“. Foto FIVB In alcune interviste ha parlato anche di Giani. Quanto è migliorata la nazionale tedesca con il suo apporto? “Molto. È stato un grande campione ed è un grandissimo allenatore. Ha una grande esperienza in campo e questo conta molto. In Germania ha portato la nazionale ad un livello professionale alto. E pian piano la pallavolo di alto livello sta arrivando anche nel mio livello“. Tornerebbe a giocare in Germania nelle prossime stagioni? “Per ora sto benissimo in Italia e voglio continuare il mio percorso qui. L’unica cosa è che mi manca la mia famiglia che tra un impegno e l’altro riesco a vedere poco. Ma adesso spero vengano il prima possibile a trovarmi a Padova. Siamo vicini a un posto che da piccolo ho amato molto, il Lago di Garda, attraverso cui ho passato le mie prime estati in Italia. Magari sarà un’occasione per ritornarci“. LEGGI TUTTO