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    La doppia vita di Andrea Coali: ricercatore universitario e pallavolista in Serie A

    Di Roberto Zucca Quando si parla di dottorandi e addottoramenti nel mondo della pallavolo, l’immagine del passato che viene alla mente è quella tra genio e follia di Leo Morsut, il grande pallavolista dell’Itas Trentino che all’apice della carriera lasciò tutto per amore dello studio e della ricerca universitaria. Tanti anni dopo siamo ancora a Trento, ma solo nelle origini, e non si parla di una storia di scarpette che si stanno per appendere al chiodo, ma della scelta di un presente in cui portare coraggiosamente avanti due carriere, quella di ricercatore universitario e di pallavolista “professionista”. Quella di Andrea Coali è una bellissima testimonianza, di sport e ricerca, che dalla Bocconi di Milano si irradia fino al Volley 2001 Garlasco, in Serie A3: “Sto per conseguire il dottorato in Management all’Università Bocconi di Milano. Alla Bocconi tengo due corsi di Business Analytics e Innovation Management. È il mio ultimo anno di dottorato. Poi forse ci sarà l’estero perché, purtroppo, in Italia la carriera universitaria è un grosso punto interrogativo“. Foto Roberto Peli L’eccezionalità del portare avanti due carriere così impegnative rende la sua storia unica. “La ringrazio, ma non è questione di eccezionalità, bensì di organizzazione. Effettivamente l’impegno della A3, ossia di cinque giornate in cui l’università è alternata al volley, è sfidante. Ma gli orari serali degli allenamenti, dopo una giornata trascorsa in Bocconi, mi consentono di conciliare tutto. Certo, sto meditando rispetto a ciò che sarà la mia carriera dopo la fine del dottorato. Ma devo ancora capire come muovermi“. La sua carriera è molto curiosa. L’avevo lasciata a Verona circa otto anni fa. “Poi ci sono stati anni di serie B, un anno di serie C, la serie A in Svezia quando mi trovavo lì per il mio anno di ricerca all’estero e uno scudetto in Lussemburgo quando ero un consulente alla Banca Europea degli Investimenti prima del dottorato. Successivamente sono tornato a Garlasco, e dalla B lo scorso anno ci siamo ritrovati in A3. Ho messo subito le cose in chiaro, dicendo che l’università avrebbe avuto un impegno totalizzante, che mi avrebbe portato anche all’estero per delle settimane, ma la società ha accettato questo mio impegno e, tra l’altro, vista la pandemia, le assenze per motivi accademici sono state evitate“. E con Garlasco state per raggiungere una storica salvezza. “Ce la meritiamo. Spero arrivi perché è frutto di un bell’impegno da parte di tutti. Siamo stati una scommessa, fatta da tante provenienze, tante storie diverse e tante vite differenti. All’inesperienza di molti di noi nelle serie maggiori abbiamo compensato un po’ con l’entusiasmo e un po’ con l’incoscienza“. Foto Roberto Peli I suoi precedenti illustri la portano a Trento, Altotevere e Verona. “A Trento sono stati gli anni della formazione, poi sono arrivate le stagioni di San Giustino e Verona. È servito tutto. Anche per capire dove volevo stare“. Cioè? “Ho capito subito che volevo essere altro oltre la pallavolo. Questo sport per me è sicuramente un grande antistress, dalle pressioni del lavoro e dalla vita in generale. È passione, è entusiasmo, ma ho capito da giovane che non sarebbe potuto essere l’unica strada da percorrere. Ero molto diverso dalle persone con cui mi ritrovavo a condividere il campo. Quelli con cui ho condiviso maggiormente una casa, o un’amicizia, poi hanno fatto delle scelte simili alla mia, ossia non dedicare l’intera vita solo al volley“. Era un pesce fuor d’acqua? “No, non direi. Però magari, quando arrivava il momento della Playstation, io avevo altro a cui pensare. Non è un giudizio di superiorità, ma una considerazione sul fatto che ho trovato forse anche in altri gruppi di persone ciò che mi faceva sentire più a mio agio“. Foto Roberto Peli Mi dica quali sono i suoi amici nel volley. “Ricordo con affetto Andrea Cesarini con cui ho condiviso la casa a San Giustino, o Alessandro Blasi, il palleggiatore di Verona, o Marco Lo Bianco, sempre a San Giustino, che ha scelto di lasciare per dedicarsi agli studi“. Pistola alla tempia. Garlasco sale in A2. Coali cosa fa? “Non saliremo, o almeno penso che statisticamente non ci sia alcuna possibilità. Detto questo, se accadesse, sarei sicuramente ad un bivio. Ma le dico che per esperienza, a 30 anni, mi sono reso conto che forse il massimo del mio gioco e del mio potenziale posso esprimerlo nella categoria attuale“. La vedremo ancora in qualche campionato estero? Magari in qualche League Americana? “Se dovessero chiamarmi dagli Stati Uniti per insegnare sarei felicissimo, ma punto più all’Europa, ad esempio l’Olanda o la Spagna, perché alla fine sarei a qualche ora da Trento. Arrivarci da Milano o da Amsterdam o Barcellona sarebbe più o meno la stessa cosa“. A cosa si deve rinunciare per una carriera come la sua? “Agli amici dell’infanzia che non ho tanta occasione di vedere. Per il resto, cerco sempre di organizzare una vita in cui lo spazio per la mia ragazza e per la mia famiglia non manca mai. Non sono uno di quelli che manda mail alle 7 del mattino pur di guadagnare tempo sulla vita. Penso si possa fare tutto nei limiti della giornata lavorativa“. Un supereroe. “(ride, n.d.r.) No, solo un sano work-life balance“. LEGGI TUTTO

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    Leonardo Colli, bandiera di Santa Croce: “Lascerei solo per la Superlega”

    Di Roberto Zucca Di fedeltà, di attaccamento alla maglia, nel mondo dello sport se ne parla sempre troppo poco. Nel caso di Leonardo Colli, non si possono utilizzare parole migliori per spiegare le sue sette stagioni con la maglia della Kemas Lamipel Santa Croce, una squadra dalla grandissima tradizione pallavolistica, in cui lo stesso Leonardo è praticamente cresciuto e sbocciato: “Abito a mezz’ora da Santa Croce e pallavolisticamente parlando sono cresciuto in questa società, che ha saputo sempre soddisfare ogni richiesta, e mi ha sempre dato ciò che cercavo dalla pallavolo. È una società storica, che meriterebbe il salto in Superlega per la tradizione, il lavoro fatto e l’affetto che questa città ha nei confronti del volley“. Le carte per sbancare quest’anno ci sono tutte. “Ma è un anno molto difficile, dove non puoi permetterti nemmeno per una domenica la benché minima distrazione. Ogni partita è determinante. Noi siamo riusciti a mettere in ordine quei piccoli problemi che ci attanagliavano ad inizio stagione, e prima del passo falso di Ortona avevamo totalizzato nove successi consecutivi. Una bella soddisfazione“. Foto Lega Pallavolo Serie A Qual è il valore aggiunto di questa squadra? “A Santa Croce il collettivo ha sempre avuto grande importanza. Quest’anno ognuno ha saputo mettere da parte il proprio individualismo, e siamo riusciti ad esprimerci molto meglio come squadra. Ci siamo guardati in faccia, ci siamo confrontati, parlati e tutto poi è andato per il verso giusto“. Dovere di capitano, per lei. “Anche io ho lavorato sul maggior senso di responsabilità. La società e l’allenatore hanno voluto affidarmi questo ruolo di capitano e per fare sì che tutto andasse per il verso giusto ho lavorato sull’ascolto, sulla relazione con tutti i componenti della squadra. Siamo persone e personalità completamente diverse, quindi ci sono modi di porsi e parole diverse per ognuno e con ognuno“. Foto Lega Pallavolo Serie A Play Off. Da chi si dovrà guardare Santa Croce? “Da tutti, onestamente. Da Bergamo che ha Padura Diaz e Larizza con cui ho giocato proprio qui a Santa Croce, a Reggio Emilia che come abbiamo visto si è aggiudicata la Coppa, a Cuneo. Ma potrei fare davvero tantissimi nomi“. Lei finora ha disputato un campionato da protagonista. “Per me è un anno importante, non è il primo, forse anche qualche anno fa lo è stato, ma quest’anno ho un ruolo più pieno, più importante. Sarebbe bellissimo concluderlo magari col pensiero di dover ripartire da una serie superiore il prossimo anno“. foto Kemas Lamipel Santa Croce Mai tentato dal lasciare Santa Croce gli scorsi anni? “No, anche se le offerte ci sono state. Mi trovo molto bene qui. La mia famiglia è accanto a me, studio a Pisa, Santa Croce è una bel posto in cui crescere pallavolisticamente. Avevo tutto, non aveva avuto senso cambiare. Certo, nei prossimi anni mi piacerebbe provare un anno in Superlega, quindi naturalmente spero di arrivarci con Santa Croce, ma se così non fosse penserei di lasciare solo per provare la sensazione di dovermi giocare il massimo campionato, qualora me lo offrissero“. Nel frattempo sta completando gli studi. Per fare cosa? “Studio Strategia, Management e Controllo all’Università di Pisa. Per ora senza un’idea chiara di ciò che mi piacerebbe fare. Ho sicuramente un’aspirazione: un giorno mi piacerebbe essere Amministratore Delegato di una grande realtà“. LEGGI TUTTO

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    Fabio Balaso tra la Lube e il matrimonio: “Il 30 luglio sposerò Sara”

    Di Roberto Zucca Il libero azzurro Fabio Balaso rappresenta oggi il prototipo del giocatore a cavallo tra il perfezionismo e la totale assenza di edonismo. Sempre un passo indietro rispetto ai riflettori, sempre pronto a minimizzare ciò che ha ottenuto come atleta e pallavolista di successo, Fabio è oggi l’uomo simbolo della nuova Cucine Lube Civitanova che ha deciso di blindarlo con un contratto non per una, ma per ben cinque future stagioni: “Sono molto felice per la proposta della Lube. È una società molto seria, che vuol bene agli atleti, molto professionale. Insomma, non potevo fare una scelta migliore“. Foto Lega Pallavolo Serie A Civitanova per lei è casa? “Quando penso a qualcosa che mi fa sentire in un luogo bello, protetto, sì. Sono nato pallavolisticamente a Padova, che è stata la mia casa per moltissimi anni. Poi è arrivata la proposta della Lube e in questi primi quattro anni ho deciso di acquistare una casa in cui vivere con Sara, la mia compagna. Se dovessi pensare a un progetto di vita più lungo, le direi che non mi dispiacerebbe restare qui“. Con Sara quest’anno coronerà il sogno delle nozze. “Ebbene sì, dopo nove anni, abbiamo deciso di fare questo grande passo. Ci sposeremo a Padova il 30 luglio, una cerimonia a cavallo tra la fine della stagione e la nuova stagione da programmare“. Foto Scatti Speciali/Instagram Fabio Balaso Testimone di nozze? “Mio fratello. È una persona che è stata sempre al mio fianco, e a cui voglio davvero un gran bene. Era naturale che fosse lui la persona da avere accanto a me e Sara quel giorno“. La pallavolo è sempre sullo sfondo. Riesce mai a staccare? “Capita raramente, ma ogni tanto ne ho bisogno anche io. Sono una persona abituata a portare avanti ogni impegno con il massimo del sacrificio ed è difficile per me non pensare alla mia vita in campo, visto quanto impegno richiede sette giorni su sette. Qualche momento libero riesco a ritagliarmelo, ma sono felice con poco. Basta un giorno libero, da passare con le persone care, e mi ricarico totalmente“. Difficile digerire la tabella di marcia dei prossimi mesi. “Beh, non è facile, ma è nostro dovere inseguire ogni traguardo e giocare al 100% ogni singolo incontro. È un anno molto particolare, lo è per tutti, ma siamo la Lube, e siamo chiamato a garantire il massimo per questa maglia“. Molte sfide, altrettante pressioni. “Proveremo a farcela. Sicuramente il campionato che inizia con i play off azzera ciò che è stato tutto il resto dell’anno. Poi, una volta terminato il tutto, per me inizierà la seconda stagione in azzurro“. Viaggio di nozze? “(ride, n.d.r.) Per ora abbiamo fissato solo la data delle nozze. Al viaggio non abbiamo ancora pensato, ma per ora ci saranno gli impegni pallavolistici. Poi, quando sarà il momento di uno stacco, ci penseremo. Magari prenderò davvero una settimana per andare al mare e rilassarmi un po’ con Sara“. LEGGI TUTTO

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    Alessandro Preti prende per mano Cuneo: “Non molliamo la presa”

    Di Roberto Zucca La stagione di Alessandro Preti e della Banca Alpi Marittime Acqua S. Bernardo Cuneo è sicuramente indicativa di una strada che in qualche modo ha rilanciato la squadra piemontese nell’Olimpo della pallavolo che conta, un po’ quello di cui la storica cittadina si è nutrita negli anni addietro. Con il sogno di ritrovare Cuneo in Superlega, Preti prende le giuste distanze ma non disdegnerebbe di proseguire la sua avventura in questa casa della pallavolo italiana: “Mi piacerebbe molto, non solo perché anche dal mio contributo nascerebbe una promozione in Superlega, ma anche perché se la società volesse io mi metterei a disposizione per un futuro campionato nella massima serie. Bisogna lavorare, dobbiamo avere continuità, non dobbiamo soprattutto mollare la presa anche in questo girone di ritorno. Ma il bilancio sin da ora è positivo”. (Foto: Instagram Alessandro Preti) Se dovesse invece scegliere qualcuno che si meriterebbe come voi la promozione? “Se dovessi scegliere un giocatore, sarei curioso di vedere Finoli in Superlega, ottimo avversario. Anche i giovani della Conad, tipo Held o Cominetti. Sono i primi nomi che mi vengono in mente non dovendo risponderle che vorrei vedere Cuneo in quelle vesti!” La Coppa Italia se l’è aggiudicata Reggio Emilia. Cosa rimane? “Rimane un caleidoscopio di emozioni. La delusione resta, ma la consapevolezza di essere stati protagonisti di una grande finale c’è”. Tra qualche settimana completerà i suoi studi in Giurisprudenza? “Si, voglio essere scaramantico e dirle che sono ancora in fase di completamento, ma ormai gli esami sono finiti e la tesi è alle battute finali”. (Foto: Instagram Alessandro Preti) Soddisfazione personale o in qualche modo si vede spinto verso la carriera nell’avvocatura? “Sicuramente soddisfazione personale. Gli studi sono stati una mia scelta e mi hanno interessato parecchio. Ho cercato di incastrarli con la carriera e di studiare in ogni ritaglio di tempo possibile. Nel futuro non mi vedo concretamente immerso nella professione di avvocato, ma sicuramente penso di aver maturato una solida base per ciò di cui mi vorrò occupare in futuro”. La pallavolo ad alti livelli, una laurea importante. Anche la vita privata so che va molto bene. “È un anno importante, è in generale un periodo importante della mia vita. Al di fuori del campo è vero, è arrivata Carola, con cui sto insieme da più di un anno, e che in questo senso mi ha dato una mano a trovare maggior equilibrio, oltre ad aver trovato qualcuno con cui condividere la mia quotidianità fatta di pallavolo e del resto”. Sarà difficile fare delle scelte in futuro, rispetto a tutto ciò che ha conquistato? “Avrò sicuramente un bagaglio più importante alle spalle. Ma vorrei continuare a puntare sulla pallavolo, magari riconquistare degli spazi e dei traguardi e giocare così determinato fino alla fine della carriera”. (Foto: Instagram Alessandro Preti) Quella determinazione, quella bussola sempre ben posizionata la deve a mamma Claudia e a papà Marco? “Sicuramente mi hanno permesso di fare un percorso in una fase precoce della mia vita. Dalla terza superiore in poi la mia vita ha ruotato attorno alla sveglia alle 7, alla scuola, il riposo e gli allenamenti fino all’orario di cena. Poco spazio per altro ma è una vita che ho scelto con determinazione e che se tornassi indietro, risceglierei all’infinito. Mamma e papà di questo sono stati sempre i primi ad essere felici, ed io ho cercato di ripagarli nel tempo cercando di trascorrere il mio tempo libero con loro e cercando di esserci come figlio. Questo forse mi ha dato modo di non perdere la testa quando sono arrivate delle conquiste importanti”. LEGGI TUTTO

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    Mauro Sacripanti: “Ho capito subito che Aversa poteva fare bene”

    Di Redazione Per tutti quelli che negli anni 2000 affollavano le tribune del Pala Tiziano di Roma, nonna Silvana Sacripanti era una certezza. Un po’ tifosa, un po’ osservatrice, un po’ dispensatrice di sorrisi, e soprattutto amata mamma di Vittorio, dirigente che ha attraversato la storia del volley italiano, e adorata nonna di Mauro, attuale schiacciatore della Wow Green House Aversa. Che con emozione e col suo stile, educato e silenzioso l’ha ricordata qualche giorno fa in un post di Instagram: “Nonna non mancava mai in tribuna. Ho postato una foto di un Natale in cui lei è venuta a vedermi a Civita Castellana e per l’occasione ho sfoggiato anche un cappello da Babbo Natale. Una tifosa, una sostenitrice, una presenza che porto dentro sempre“. Foto Instagram Mauro Sacripanti Quanto c’è di nonna Silvana nel carattere di Mauro oggi? “Direi molto. Nei modi, nel carattere. Io sono uno molto determinato, so dove voglio arrivare, so cosa voglio dalla vita. Sono uno che pensa e ripensa a come affinare il tutto per renderlo migliore la volta successiva. Sono un metodico“. Quasi laureato magistrale in Management dello Sport. Poi verso cosa è orientata la sua vita? “All’università tengo molto, ho quasi concluso gli esami della magistrale e cerco sempre di tenere il passo. Sicuramente il far parte di un polo universitario che ospita molti sportivi mi agevola, nel senso che non c’è bisogno di spiegare un’assenza data dalla distanza o dagli impegni che questa carriera porta con sé“. Gli impegni ad Aversa, in testa alla classifica della A3. “Lei è sorpreso? Io, le devo dire la verità, non più di tanto. Ho capito subito che potevamo fare bene. È una squadra di tante anime, di esperienza, ma anche di quella gioventù che ha voglia di emergere. Ci sono atleti, che come nel mio caso, sono stati un investimento e una scommessa. Ed io ho cercato di ripagare la fiducia con il massimo dell’impegno“. Foto Lega Pallavolo Serie A Sacripanti non è una scommessa. È una certezza di questo campionato. “La ringrazio per questa considerazione, ma c’è ancora molto da lavorare. La società ci ha chiesto chiaramente ad inizio stagione di fare bene. Mi dispiace solo di non aver proseguito con il percorso della Coppa Italia. L’eliminazione a tavolino l’ho trovata ingiusta. I tempi per giocare si potevano trovare, così come si sono trovati per recuperare le gare di campionato“. Nei giorni successivi ha detto di avere il fuoco che bruciava dentro. “Sì, ci ho sofferto, ero dispiaciuto. Non solo per l’ingiustizia, ma perché io ad ogni piccolo traguardo tengo molto per me e per i compagni di squadra. Sono uno testardo, convinto che potevamo e dovevamo esserci. Avremo avuto anche la semifinale da giocare in casa. E in quelle competizioni da dentro o fuori, sono ancora convinto che il fattore casalingo sia un fattore determinante“. Non a caso per quell’occasione ha scelto una foto di lei in spiaggia. “Penso spesso al mare. Al 4 Vele, a Manuel e al Beach Volley. Mi rifugio in quei ricordi, mi fa bene ed è una passione che brucia, anche quella“. Con Manuel Alfieri è nata una coppia molto affiatata. “Cercheremo anche la prossima estate di fare meglio della scorsa. Manuel è come un fratello. Ci siamo ritrovati avversari in campo quest’anno ed è stato strano, se vogliamo, perché siamo stati compagni di squadra fino allo scorso anno anche nel volley. Stiamo pianificando l’estate, e questo è sempre molto entusiasmante“. Finiamo col volley. Aversa conquista la A2. Sacripanti parte verso altri lidi o resta? “Domandona. Riparliamone a fine stagione, e prima arriviamo al traguardo“. LEGGI TUTTO

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    Alberto Pol, rivelazione della A2: “Non potevo fare scelta migliore di Porto Viro”

    Di Roberto Zucca La Delta Group Porto Viro ha salutato l’arrivo di Alberto Pol come un lieto evento durante il mercato di inizio stagione. E lo ha fatto pensando che, all’interno di un mazzo di carte più blasonate come quelle di Vedovotto o Fabroni, con Alberto l’investimento in termini di talento sarebbe stato proficuo. Mai profezia fu più azzeccata. Oggi lo schiacciatore classe 2001 è una delle novità più interessanti della A2: “Faccio sempre fatica ad immagazzinare gli attestati di stima, ma sono contento, perché è vero il fatto che non potevo fare scelta più azzeccata nello scegliere Porto Viro. È una bellissima realtà, e mi trovo molto bene sia a livello di spogliatoio che a livello societario“. Un anno da dentro o fuori per lei? “È un anno sicuramente di grande investimento sul futuro, un anno in cui mi sono affacciato sulla A2 per la prima volta e in cui mi interfaccio con un campionato interessante. È il primo anno anche per Porto Viro e fino ad ora siamo soddisfatti del rendimento. La seconda parte del campionato sarà interessante e noi dovremo mantenere la lucidità in tutte le gare e giocare con l’entusiasmo che ha contraddistinto la prima parte“. Foto Lega Pallavolo Serie A La sua carriera parte da Treviso. Che aria ha respirato? Quella del tempio del volley? “Sono arrivato alla pallavolo della Ghirada subito dopo l’uscita della Sisley dal grande volley. Ma l’aria era sempre quella di una grande società che ha fatto la nostra pallavolo. I simboli erano sempre presenti, si sentiva che la Ghirada e il palazzetto di Treviso avevano vissuto degli anni di grande gloria. E molte persone di quelle che facevano parte della storica società le ho trovate ancora lì“. Poi il passaggio a Trento. Gli anni di A3 servono per sviluppare la tempra? “Sono stati anni importanti per la mia formazione. A Trento ho fatto la A3 con persone come Magalini, Michieletto, e tutti i miei compagni di ruolo e mi sono serviti molto per crescere. Io ero tra quelli più giovani e mi sono impegnato per emergere. Poi in parallelo ho avuto la possibilità di vestire la maglia della prima squadra. Ed è stato importante ed emozionante condividere in campo con atleti come quelli della Itas“. Foto Lega Pallavolo Serie A Del suo privato si sa poco. Tutto casa e pallavolo? “(ride, n.d.r.) In realtà non condivido molto perché ho una dimensione privata che reputo giusto tenere per me. Faccio fatica a condividere anche le serate tra amici, magari bastano le foto del volley. Attualmente sono concentrato sulla pallavolo. È vero, sono uno che alterna la casa all’allenamento, perché penso che questi siano anni fondamentali da investire più in palestra che fuori dal campo“. La nazionale. Continui lei… “Ne ho fatto parte, poi quest’anno ho partecipato al collegiale ma non sono stato tra le scelte finali. Il rammarico c’è stato, non lo nego. Ma non sono uno che si piange troppo addosso. Ho ripreso a lavorare in palestra, con Porto Viro e ho messo le energie non tanto nel curare il dispiacere quanto a fare sì che potesse essere una stagione importante per me. La nazionale non deve essere un’ossessione, almeno non per me. Vorrei farne parte come vorrei tanto altro dalla mia carriera. Mi prendo il tempo giusto per ottenere tutto“. LEGGI TUTTO

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    Federico Rossatti, umiltà al potere: “Non sono Giannelli, ma la mia carriera l’ho fatta…”

    Di Roberto Zucca È il simbolo di una Serie A3 giocata con entusiasmo e senza troppi pensieri, per il gusto piacevole e vivido di realizzarsi attraverso la pallavolo. Lo schiacciatore Federico Rossatti racconta così la sua avventura con la Maury’s Com Cavi Tuscania, a cui è approdato ormai due stagioni fa (con un intermezzo in Svizzera): “Fino a quando sei giovane e puoi sognare è relativamente più semplice. Ad un certo punto capisci di non poter fare solo quello. Dopo i vent’anni ho avuto la consapevolezza di non essere un Giannelli, di non poter arrivare chissà dove ma di poter fare un’onesta carriera. L’ho fatta, ma con la consapevolezza che questo non possa essere totalizzante per tantissimo tempo“. Lo ha fatto e il risultato è sotto gli occhi di tutti. Si gode infatti il primato a Tuscania. “Sono molto soddisfatto di questa prima parte di campionato con Tuscania. Durante il mercato estivo sulla carta c’erano squadre più blasonate di noi. Penso a Palmi, per esempio, che con Rosso, Gitto, Paris aveva fatto degli acquisti di grande livello. Io ho deciso di stare qui dopo l’anno in Svizzera e i play off dello scorso anno giocati a Tuscania, perché sapevo si potesse fare bene. Onestamente, però, non pensavo di finire il girone d’andata addirittura in cima alla classifica!“. Foto Luca Laici/Tuscania Volley Nato a Verona, cresciuto a Mezzolombardo. Continui lei. “Io sono di Mezzolombardo, ma mio padre faceva il militare a Verona e quindi sono nato lì. Ho iniziato proprio dalle giovanili a Mezzolombardo e poi sono passato ad una squadra che si chiama Argentario Volley con cui ho fatto poi le finali nazionali Under 18. Da lì ho avuto la grande vetrina del Club Italia, poi tante stagioni in B, e ora in A3 da qualche anno. Me la gioco per guadagnarmi sul campo la A2“. Una gavetta di tanti anni in B. Scelta sua? “Non essendo cresciuto in un settore giovanile importante, ho dovuto sempre sgomitare per farmi un po’ di strada. Ho sempre pensato che l’obiettivo fosse quello di giocare e io oltre a far parte di una squadra importante, desideravo in primis soprattutto quello. Dopo la trafila fatta in A2 a Reggio Emilia e Castellana, dove qualche entrata in Superlega l’ho fatta, le proposte successive erano sempre quelle che non mi davano la possibilità di giocare in maniera costante, quindi ho preferito scendere di categoria e godermi questo sport da titolare“. Foto Luca Laici/Tuscania Volley Ho letto da qualche parte che ha accarezzato l’opportunità di fare Beach Volley. “No, smentisco. Ho giocato amatorialmente in Emilia Romagna dove facevo l’Eurocamp, ma non ho mai pensato di dedicare l’estate al Beach Volley. Cerco sempre di staccare in quei mesi. Se la partita di beach capita, è solo ed esclusivamente per divertimento“. E qui ci colleghiamo alla la passione per i viaggi. Cosa rappresenta per lei quel mondo? “Evasione. Voglio staccare completamente, e cambiare luoghi. Ricominciando da zero. Dopo la pandemia, mi piacerebbe molto girare l’Europa in autobus. Lo stiamo pianificando con la mia fidanzata Francesca per la prossima estate“. Foto Luca Laici/Tuscania Volley Francesca, anche lei una pallavolista. “Già. Lei gioca in serie B e stiamo assieme da molti anni. Mi piace il fatto che siamo sulla stessa lunghezza d’onda per ciò che riguarda il nostro vivere la vita sportiva con serenità e cercando di equilibrare il tutto. Non le nascondo che in futuro vorrei riavvicinarmi a Modena, e costruire qualcosa di più stabile. Sono stanco di essere distante da lei“. Quindi se Tuscania sale in A2 cosa farà Rossatti? “Ci devo pensare, è una domanda tosta! Giocare la A2 mi piacerebbe molto. Se ci fosse l’occasione di giocare titolare lo considererei eccome! Francesca sicuramente lo comprenderebbe“. LEGGI TUTTO

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    Mattia Bottolo: “Le voci di mercato? Mi fanno sorridere, è il gioco delle parti”

    Di Roberto Zucca Le attestazioni di stima per Mattia Bottolo arrivano da ogni angolo e da ogni anfratto della pallavolo italiana. Se il CT Fefè De Giorgi ha parlato di lui come colui che ha compiuto il più importante avanzamento di carriera e il miglioramento più netto tra tutti i giovani, sui media si vocifera da settimane di un interessamento di tutti i principali club per il giovane asso della società padovana. Per tutti risposta, lo schiacciatore appena ventiduenne ci scherza su: “Suddividiamo gli argomenti. Per ciò che riguarda le parole di De Giorgi posso solo che essere felice delle attestazioni di stima che arrivano dall’allenatore della nazionale. Sono contento che abbia apprezzato il lavoro fatto e che segua il mio percorso all’interno di Padova. Sulle voci di mercato ci scherzo sempre, leggo cose assurde, tipo che avrei già firmato. Capisco che faccia parte dal gioco e finisce lì“. Smentiamo quindi che lei sia la punta di diamante del mercato della prossima stagione? “Ma sì. Oggi c’è il mio nome, domani o l’anno prossimo ci sarà il nome di un altro, è il gioco delle parti. Ripeto, fa sorridere. Io so per certo che ora sono a Padova, concentrato sul nostro girone di ritorno e sul proseguimento di questo campionato. In una squadra bella che vuole finire questo torneo con un buon piazzamento“. Foto Lega Pallavolo Serie A Padova. La squadra che alla fine quest’anno temono tutti. “Ma guardi che anche lo scorso anno eravamo temuti (ride, n.d.r.)! Sono felice perché si è creato anche quest’anno un bellissimo gruppo. Con questi ragazzi è bello andare in palestra, vedersi al di fuori del contesto del palazzetto, stare assieme. Sono convinto che lo spirito fuori dal campo aiuti anche ad accrescere lo spirito all’interno del campo, del contesto gara“. Dove può arrivare Padova? “Le squadre sotto di noi stanno spingendo per fare bene. È una bella lotta e sarà una bella lotta fino alla fine. Noi dobbiamo cercare di mantenerci all’interno delle prime otto, e giocarci i play off è il nostro obiettivo principale. Non sarà facile“. Foto Pallavolo Padova Personalmente, sarà d’accordo con me che per lei è un anno molto buono. “Lavoro affinchè continui così. Sono contento, sì. Al di là della squadra, sento che sto trovando ciò per cui lavoro ormai da qualche anno. Continuità, miglioramento, equilibrio“. L’innesto di Zimmermann ha migliorato la Kioene? “Sicuramente è un regista di peso, che si è subito amalgamato con il gioco di Padova e ha portato un suo valore aggiunto importante. Con lui mi trovo molto bene e sono contento se il risultato è sotto gli occhi di tutti“. Foto Pallavolo Padova Fuori dal campo, invece, come proseguono i suoi studi in Biologia? “Queste settimane di isolamento mi hanno aiutato a rimettermi in pari per la sessione invernale. Non è semplice, ma è stimolante. Sono sempre stato una persona attenta all’organizzazione dello studio e dello sport e al mantenimento della costanza su entrambi i fronti. Ogni tanto gli impegni pallavolistici si fanno sentire maggiormente, ma cerco di non farmi sovrastare dalla pallavolo rispetto allo studio. Le prossime settimane sosterrò comunque le prime prove d’esame“. Mi dica come i colleghi hanno reagito a questa sua nuova popolarità. “Ma no, è tutto molto normale. Per ora sono solo uno che gioca a pallavolo in Superlega e qualche volta non riesce a stare dietro alla vita e agli impegni universitari. Ecco, se posso, ciò che ho apprezzato è l’apertura da parte di molti docenti nei confronti della mia professione. Ho sempre la possibilità di recuperare, integrare. Trovo disponibilità e comprensione in questo, soprattutto perché adesso frequento un anno in cui i laboratori e la pratica si fanno sentire. Sono fortunato, ma cerco anche io di non abbassare la guardia“. LEGGI TUTTO