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    Rafa “chiama” Roger per il doppio 2022 in Laver Cup

    È appena calato il sipario sull’edizione 2021 della Laver Cup, che già una storia su Instagram scalda i motori per l’edizione 2022. La ricca esibizione tra i team Europa e Mondo, sulla falsa riga della Ryder Cup del golf, andrà in scena alla O2 Arena di Londra, teatro di molte edizioni delle ATP Finals. Un […] LEGGI TUTTO

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    Federer parla a GQ: “Perdere deve farti male, altrimenti vuol dire che i tuoi giorni sono contati”

    Roger Federer ha concesso una lunga (e bella) intervista alla versione UK del noto magazine GQ. Al collega britannico, Roger ha parlato a 360°, spaziando su molti temi. Lo svizzero si trova attualmente sul lago di Costanza, impegnato per alcuni shooting fotografici per il suo sponsor tecnico. Raggiunto telefonicamente da GQ, così ha risposto (riportiamo […] LEGGI TUTTO

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    Roger Federer sarà presente alla Laver Cup ma solo come spettatore

    Roger Federer nella foto

    Roger Federer sarà alla Laver Cup ma solo in veste di spettatore. Lo svizzero, con un post su Instagram, ha fatto sognare qualche tifoso che sperava di poterlo vedere in campo.
    Purtroppo al torneo di Boston il 40enne dovrà assistere alla difesa del titolo da parte del team europeo dalla tribuna. La compagine del vecchio continente formata tra gli altri da Daniil Medvedev, Stefanos Tsitsipas e Alexander Zverev dovrà vedersela contro Denis Shapovalov e compagni. LEGGI TUTTO

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    Federer: “Il peggio è alle spalle, voglio tornare alla preparazione fisica il prima possibile”

    Dopo molti giorni di silenzio, Roger Federer torna a parlare. L’ha fatto nel corso di un evento a Zurigo, organizzato da uno dei suoi sponsor. Poche parole, ma rassicuranti sul suo stato di salute. “Sto bene” afferma Roger, “il peggio è passato. La riabilitazione sta procedendo”. Non ha aggiunto nient’altro sul terzo intervento al ginocchio […] LEGGI TUTTO

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    14 Luglio 2019, Il giorno in cui il tennis morì

    Novak Djokovic classe 1987, n.1 del mondo. Uno dei migliori giocatori della storia del tennis

    Pubblichiamo con piacere un articolo inviato da un utente di Live Tennis. E’ uno suo parere personale e non è ovviamente un pensiero della redazione. Nelle prossime settimane poi ci saranno altri articoli di utenti per far si che anche voi possiate essere i veri protagonisti del sito. Buona Lettura!
    GOAT, Greatest Of All Time.In italiano, il migliore di tutti I tempi. Una diabolica invenzione giornalistica coniata per lo sport, ma ormai trascesa inevitabilmente in tutti i campi della vita.Un’ invenzione perché un “migliore di tempi”, essendo i tempi per loro natura mutevoli, non può esistere. Diabolica perché è perfettamente riuscita nell’ intento di creare tra gli appassionati di sport, quelle aspre discussioni e polemiche che sono la linfa vitale dell’avaro giornalismo moderno, pieno di marketing e povero di contenuti.
    Ma lo sport per il quale è stato coniata per la prima volta questa espressione è il tennis.E non è un caso, visto che in quest’ epoca di potenziali GOAT ce ne sono ben tre: Roger Federer, Rafael Nadal e Novak Djokovic. Sono quelli che hanno vinto più slam di tutti, 20 a testa, quelli che hanno vinto più tornei, quelli che sono stati per il maggior numero di settimane in cima alla classifica mondiale. Di questi tre, quello che, numeri alla mano sta dimostrando di essere il più forte è Djokovic. A breve vincerà il suo ventunesimo titolo, scavalcando i due rivali, e completerà il grande slam, impresa riuscita l’ultima volta a Rod Laver, ben 62 anni orsono. E questa impresa lo renderebbe senza discussione il GOAT dei GOAT, con buona pace degli altri due.Ma come dicevo sopra, non è possibile identificare il migliore di tutti i tempi, soprattutto nel tennis. Avete presente il signore che ho nominato prima? Si, quel Rod Laver. Ebbene Rod Laver ha vinto il grande slam per ben due volte, nel 1962 e nel 1969.
    Vi domandate cosa abbia combinato tra il 63 e il 68? Semplice, non ha disputato i tornei del grande slam perché passato al professionismo. Ebbene si, dalla fine degli anni 50, quando il professionismo si è affacciato al mondo del tennis, i tornei major erano aperti solo a tennisti dilettanti, e questo fino al 1968, quando iniziò l’era “open”. Vi immaginate quanti grandi slam avrebbe compiuto Laver se non avesse preferito il vil denaro al prestigio? Va anche detto che, all’ epoca di Laver, i tornei dello slam si giocavano su due sole superfici, invece di tre come in tempi moderni, ma questo non fa altro che avallare la tesi per cui sia impossibile fare un confronto tra tennisti di epoche diverse. L’ evoluzione dei materiali, delle superfici, dei metodi di allenamento e dei regolamenti, hanno fatto del tennis lo sport che ha subito nel tempo più cambiamenti (motori a parte). Per cui Nole può essere considerato il più forte della sua epoca, ma non il migliore di sempre.Ma prima che il dottor Divago si impadronisca di me, veniamo al punto.14 Luglio 2019, Londra, siamo sul 8-7 40-15 del quinto set della più bella finale di Wimbledon di sempre. Roger Federe sta per compiere un’impresa ai limiti dell’impossibile: vincere a 38 anni suonati il suo nono titolo ai Championships e il suo ventunesimo torneo dello slam. E lo sta facendo sconfiggendo uno dopo l’altro, i suoi più acerrimi rivali: Nadal, battuto in quattro set in semifinale e Djokovic, in una battaglia memorabile. Ma proprio quando tutto sembrava scritto, la sorte decide inesorabilmente di voltare le spalle al campione svizzero: due clamorosi errori di diritto, due pugnalate letali al cuore del tennis. Nole rimonta e vince al super tiebreak una partita che , statistiche alla mano, non avrebbe dovuto vincere. Federer è stato superiore in tutto: 218 punti contro 204, miglior rendimento al servizio, miglior rendimento alla risposta, molti più colpi vincenti a fronte di pochi errori gratuiti in più. Eppure ha vinto Nole.
    Premetto che, pur ammirandolo tantissimo, non sono un tifoso di Federer: i miei idoli tennistici erano Agassi, Edberg e McEnroe, che non è stato il GOAT, ma il più grande genio del tennis(e del male), mai nato, inequivocabilmente, si. Né un Hater di Djokovic, che ritengo perlatro il personaggio più vero, almeno fuori dal campo, dei Big Three.Ma quella partita ha oggettivamente impedito la sublimazione di una campione che incarnava l’ evoluzione di tutti i grandi campioni del passato: da Donald Budge a Pete Sampras, passando per Laver e McEnroe. Tutto quello che rappresentava il tennis del passato è stato distrutto da quella partita. Come se il destino volesse dirci che per vincere, si deve giocare come Djokovic.Intendiamoci, anche Federer è un tennista moderno, ma molte sue caratteristiche appartengono al tennis classico: rovescio ad una mano, cambi di ritmo, gioco di volo, fantasia. Tutto questo è stato soverchiato dalla solidità e dalla grande forza fisica e mentale che caratterizza il tennis moderno.Dopo quel match, Djokovic ha inanellato una serie di vittorie interrotte solo nel post-covid da una squalifica piuttosto ingenerosa agli US Open(per usare un eufemismo) e dal solito, immenso, Rafa Nadal nel suo regno rosso di Parigi. Federer invece, non ha praticamente più giocato se si eccettua un’apparizione anonima allo US open successivo e un goffo tentativo di rientro quest’ anno, con esiti abbastanza sconfortanti.
    Questo per sottolineare la svolta psicologica che quel match ha dato al mondo del tennis.Ovviamente non ci può essere controprova, ma dubito fortemente che se avesse perso in quell’ occasione Nole sarebbe stato a concorrere per il grande slam. Mentre Roger avrebbe chiuso il suo cerchio, dimostrando di essere lui il più forte della sua epoca, ma soprattutto dimostrando che con un tennis bello e fantasioso si può ancora vincere, basta essere dei campioni.
    Invece il futuro del tennis sarà sempre più orientato verso l’efficace solidità di Djokovic, tanto che il maggior candidato a succedergli sul trono dell’ ATP, è un giovanotto spagnolo, che tutti identificano come l’ erede di Nadal, che dice di se di assomigliare a Federer, ma che è in realtà la perfetta evoluzione di Djokovic: un trattato di solidità mentale e forza fisica, senza punti deboli dal punto di vista tecnico e tremendamente efficace, ma ahimè, povero di fantasia e imprevedibilità.I “risultatisti” compulsivi moderni, diranno probabilmente che quel giorno all’ All England Club, non è morto il tennis, semplicemente Djokovic ha dimostrato di essere più forte. Perché non è bello ciò che è bello, è bello ciò che è funzionale al risultato, tipico dei finti minimalisti di quest’ epoca, che pensano solo alla sostanza, non rendendosi conto di vivere nell’ apparenza. E che degradano l’estetica ad un mero refuso barocco, utile solamente come sollazzo per ikikomori reietti della societa del vincere.
    Ma il tennis, quello dei gesti bianchi decantato dalla fine penna di Clerici, lo sport che più di tutti è espressione d’ arte, è morto quel giorno.Ed è curioso che l’assassino sia stato un ribaldo guascone nato in Jugoslavia, il paese di “Umirati u lepoti”, morire nella bellezza. Ma la Jugoslavia, non esiste più da un sacco di tempo. E sarebbe ora di rendermene conto.
    Massimiliano Cacurri -utente di Live Tennis LEGGI TUTTO

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    On Running, “la scarpa” di Federer, sarà quotata a Wall Street. La società vale 6 miliardi di dollari

    Roger Federer per i noti problemi al ginocchio ha dovuto rinunciare alle Olimpiadi di Tokyo, ma in realtà, anche se in modo diverso, era “presente” con il team rossocrociato. La delegazione svizzera infatti ha sfilato nella cerimonia inaugurale con una linea di abbigliamento e scarpe della On Running, società fondata nel 2010 dall’ex atleta professionista Olivier […] LEGGI TUTTO

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    Roger Federer pessimista: “Ho dovuto smettere tutto dopo il torneo londinese. Per il momento è tutto ancora un po’ incerto”

    Roger Federer nella foto

    A poche settimane dall’inizio degli US Open il rientro alle competizioni di Roger Federer (ATP 9) rimane ancora un grande punto interrogativo. Dopo la cocente eliminazione di Wimbledon, il rossocrociato non ha più effettuato alcuna preparazione a causa del suo ginocchio. “Ho dovuto smettere tutto dopo il torneo londinese – ha affermato in un’intervista pubblicata dal Blick – Questa settimana incontrerò i medici e la mia squadra, e poi si decideranno i prossimi passi”.Per il momento è tutto ancora un po’ incerto
    A pochi giorni dall’aver spento quaranta candeline, la situazione di Roger pare sempre più indecifrabile. “Il mio stato di salute è buono, sono stato in vacanza per un pò… L’entusiasmo è però maggiore in confronto a dieci anni fa”. Il tennista, non presente ai Giochi olimpici di Tokyo e neppure ai Masters 1000 di Toronto e Cincinnati, in questa stagione ha disputato solo tredici match. LEGGI TUTTO

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    Buon ingresso negli “anta”, caro Roger (di Marco Mazzoni)

    Roger Federer, nato l’8 agosto 1981

    Nel 40esimo compleanno di Roger Federer, scelgo di fargli i miei personalissimi auguri senza un contributo storico, celebrativo. Preferisco raccontare come l’ho conosciuto, la mia prima volta con lui di fronte. Parecchi anni fa. Era il 13 aprile 1998…

    La palla corre carica d’effetto, uncinata dal dritto già potente di Filippo Volandri, speranza del nostro tennis. È veloce. Fila via sopra la rete, maligna, con un angolo cross importante. I miei occhi sono rapiti dalla sfera che avanza sicura nell’aria tersa di quella domenica mattina di aprile, schivando sicura il polline che gli alti alberi del parco delle Cascine dispensano fin troppo generosamente. Non c’è vento. Il silenzio regna in tribuna tra la centinaia di spettatori accorsi per la finale del più importante evento giovanile fiorentino, ITF Under18. Questa la prima istantanea di quella mattina, appena entrato (di corsa) sul centrale del CT Firenze.
    Sono in ritardo, è difficile trovare parcheggio intorno al club, molti hanno pensato di portare i figli al parco approfittando del primo pallido sole primaverile. Entrato di corsa fino all’angolo destro del campo, il mio sguardo è subito calamitato sullo scambio in corso, su Filippo che aveva appena colpito. Su quella palla così liftata da arrampicarsi vigorosa ben oltre il mio sguardo, e che ora arriva giusto dritta verso di me. Quasi che Filippo avesse voluto punire con una “pallata” la mia maleducazione per essermi avvicinato al campo con il gioco in corso.
    Resto come sospeso in quell’attimo, seguendo la traiettoria angolata della palla. Sento ansimare, passi rapidi e sicuri marcano la terra rossa fiorentina, che ha conosciuto campioni come Panatta e Ramirez, Muster, Ivanisevic e tanti altri. Entra finalmente nel mio campo visivo l’altro giocatore, per il quale – oltre a Filippo – m’ero spinto nel giorno di pasquetta ’98 sino in riva all’Arno: Roger Federer. Non l’avevo mai visto in faccia. Non sapevo che aspetto avesse. Ignoravo che tipo di tennis giocasse. Svizzero poi, mica un junior svedese o francese… Però alle mie scrupolose indagini non era passato inosservato il suo ranking ITF, n.1 con un anno e mezzo d’anticipo sui canonici 18. La sua racchetta è lo Stradivari del tennis, Wilson ProStaff 85, accessibile solo a pochi eletti. Indizi di qualità.
    Con i suoi 350 grammi abbondanti di sostanza e magia, la racchetta di Federer si scaglia con violenta sicurezza sulla palla di Volandri, mulinando nell’aria, a pochi metri dalla mia faccia, uno swing imperioso. Un lampo. Impatto secco, con un leggero spin di controllo, in totale allungo con il braccio ben disteso in avanti ed un minimo gioco del polso, fino a terminare la sua corsa dietro alla spalla sinistra. I miei occhi sono perfettamente ortogonali alla traiettoria di uscita del colpo di Federer. Sgrano lo sguardo, non è possibile… La palla muore subito al di là della rete, stretta, velocissima, imprendibile. Dopo qualche istante di muto sconcerto, qualche spettatore applaude. Volandri guarda allibito. La faccia di Roger non accenna la minima emozione, sprezzante, quasi a dire “Beh? Che c’è di strano?”.
    Mi colpisce il suo sguardo molto cupo, intenso. Emana qualcosa di speciale. Mi siedo senza riuscire a staccarmi da quel volto segnato da una profonda inquietudine. Mi scuote, mi aspettavo tutt’altro, e forse per questo mi intriga. Chiedo al mio vicino di posto, un anziano dall’aria sveglia: “Quanto stanno?”. “È avanti l’altro” (che sarebbe Federer). “Ne ha giocati altri di colpi così?”. “Parecchi!”
    Si dice che gli appuntamenti al buio siano pericolosi, può capitarti di tutto, comprese tremende delusioni. Ma a volte scattano colpi di fulmine, incontri che cambiano una vita. Quel giorno successe a me. Non sapevo cosa sarebbe successo, speravo solo di assistere ad un bel match di tennis, ammirando in campo un “possibile” buon giocatore italiano, contro uno che “si dice” sia un talento. Quel giorno ho conosciuto cosa sia Il Tennis. Alla massima potenza. Ho incontrato, lì a due metri da me, Roger Federer.
    L’incontro terminerà 7-6 6-3 per il futuro campionissimo del tennis moderno, con un susseguirsi di colpi straordinari. Un campionario completo di onnipotenza tecnica e tennistica, nonostante la strenua e coraggiosa opposizione di un buonissimo Volandri. Quel pubblico prima ostile ora applaude convinto lo svizzero, restando semmai basito da qualche reazione scomposta di Roger a suoi banali errori che, nonostante il punteggio favorevole, sottolineava con enfasi eccessiva. Lanci di racchetta compresi, schifato da sporadici unforced in mezzo ad una sinfonia tennistica. Infastidito dai suoi errori gratuiti quanto da quelle ciocche di capelli che si ostinava a ordinare con dovizia di lendliana memoria, ma inesorabilmente ribelli dopo ogni scatto felino. Quell’edizione degli Internazionali junior di Firenze non la ricordo solo io. Non sarà facile che passi di nuovo sui courts fiorentini un talento così cristallino. I miracoli difficilmente si ripetono.
    Questo il racconto del mio incontro ravvicinato con Roger Federer, per alcuni il più forte di tutti i tempi, divino. Io preferisco definirlo come colui che incarna il tennis più di ogni altro campione da me ammirato in oltre trentacinque anni di passione per questo sport. A detta non solo della mia penna, ma anche di chi ha vissuto una vita intera aggirandosi tra i vari courts del mondo, cavalcando epoche e campioni immortali, forse nessuno meglio di Roger è riuscito ad unire così mirabilmente gli ingredienti che rendono il tennis uno sport così diverso da tutte le altre arti umane, terribilmente difficile ed affascinante. Federer è una Treccani vivente della tecnica classica, ma interpretata in chiave modernissima. Incarna una completezza tecnica assoluta espressa all’ennesima potenza, grazie a cui è riuscito a dominare ogni millimetro del campo e ogni situazione di gioco con totale nonchalance. È un atleta così elastico, esplosivo e resistente da non cadere quasi mai in affanno, rasentando la perfezione stilistica con terribile efficacia. Bello e vincente, anche se fragile nella pugna. Quello che personalmente mi ha sempre impressionato vedendolo giocare è la naturale facilità del suo tennis, quella sensazione di composta onnipotenza che trasuda nella sue giocate. Federer è stato capace di rendere possibili le soluzioni più ardite, il tutto senza mai apparire come un miracolo balistico ma come qualcosa di normale. Per gli amanti dei gesti bianchi, fermi oppositori della strapotenza fisica applicata all’arte della racchetta, tutt’ora ancorati a radici secolari di armonie e leggerezze, Federer è stato una manna dal cielo.
    Inutile raccontare oggi, nel giorno del suo 40esimo compleanno, vittorie, imprese, record, ma anche tremende sconfitte e terribili delusioni; gli stenti e dubbi dell’inizio carriera, due lustri di vittorie strepitose, i primati assoluti; quindi il calo, la rinascita, fino al sogno di chiudere alzando di nuovo LA coppa, infranto di qualche centimetro un paio d’estati fa e trasformatosi in un incubo e game over. Per questo, ci sono i libri di storia.
    Adoro profondamente il tennis di Federer, che considero il più elegante e completo mai visto su di un campo da tennis nell’era moderna, totale, inarrivabile. Ma ammetto di non essere riuscito a tifarlo (tifo, che brutta parola…) come accadde con Edberg, perché Stefan era altrettanto bello, ma più debole e raggiungibile. Vedere lo svedese sfidare eserciti di bombardieri armato solo della sua funambolica grazia mista a coraggio mi aizzava come un soldato d’assalto, pronto a saltare la trincea per accompagnarlo in ogni scontro. Con Roger è più difficile immedesimarsi. Fin troppo perfetto il suo incedere e la sua prestazione, troppo alta da raggiungerla nel mio piccolo mondo, così terreno, così imperfetto. Solo grande, sterminata ammirazione, assaporando lentamente le gioie che regala il suo tennis. I gesti di Roger fanno rivivere il meglio di 500 anni di tennis, una sinfonia dell’arte della racchetta portata ai giorni nostri. È un Lewis Hoad del 2000, scaturito dalla simbiosi tra la classe a tutto campo di Sampras, l’anticipo su colpi piatti di Agassi, la consistenza fisica di un Borg e l’eleganza di un Edberg. Scacco Matto. È l’evoluzione massima della tecnica classica reinterpretata a velocità del futuro. Il suo fisico naturalmente forte, esplosivo e resistente è stato la base indispensabile per consentirgli di arrivare ad un livello di gioco così elevato. Elastico, efficiente, raffinato, mai scomposto. Regale.
    Anche i Re, purtroppo, invecchiano. Caro Roger, lo spettro del tuo prossimo ritiro atterrisce i tuoi milioni di tifosi, devastati della prospettiva di perdere non solo il proprio idolo ma uno stile di gioco. È la vita. Tutto scorre, tutto passa. Preferisco vedere l’altra faccia della medaglia, ossia abbandonare una legittima nostalgia e sottolineare quanto mi ritenga fortunato per aver potuto vivere (e raccontare) le gesta di un tennista così sontuoso, bello e impossibile nella sua classe e fragilità. La più bella eredità di Federer non sono i record, le vittorie, le coppe, ma l’aver tramandato un gioco rinnovandolo, alzando l’asticella. Dimostrando che anche nel 2020 si può ancora interpretare i canoni massimi di una disciplina di destrezza alle velocità e consistenze del nuovo secolo. La perfezione non esiste, non è cosa per noi umani. Ma su di un campo da tennis se mai qualcuno ci è andato davvero vicino, questo è stato Roger Federer.
    Buon ingresso negli ‘anta Roger. Alla fine, non si sta poi così male…
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO