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    Matteo Donati dice addio al tennis: un talento condizionato dagli infortuni

    Matteo Donati nella foto

    Matteo Donati, un nome che ha fatto sognare gli appassionati di tennis, un talento che ha regalato ottime prestazioni nel circuito Challenger e che ha raggiunto l’apice con una vittoria al Masters 1000 di Roma nel 2015 contro Santiago Giraldo. Nonostante un best ranking alla posizione numero 159 e un futuro che avrebbe potuto brillare ancora di più, la carriera di Donati è stata segnata da continui problemi fisici.Il 28enne di Alessandria, con grande tristezza, ha annunciato il suo addio definitivo al mondo del tennis. Gli incessanti problemi al gomito destro hanno limitato la sua crescita e il pieno sfruttamento del suo talento. Nonostante tre interventi chirurgici negli ultimi quattro anni, le difficoltà sono state costanti e spesso più presenti dei momenti di gioia.
    Attraverso un toccante post sul suo account Instagram, Donati ha condiviso con il mondo il suo doloroso addio: “Ci ho messo un po’ di tempo per accettare la brutta notizia di qualche mese. Oggi, in modo forzato, sono costretto a salutare il tennis giocato. È stato tutta la mia vita, da quando ho preso in mano per la prima volta la racchetta dai miei 5 anni fino ad oggi”.
    Il tennis ha rappresentato per lui non solo una passione, ma una vera e propria ragione di vita. Ha ringraziato chi lo ha sostenuto in questi anni, in particolare la famiglia Puci, che per un decennio gli è stata accanto come una vera famiglia, e il suo team di fiducia, Chicco e Marco Rivoira. Un ringraziamento speciale è andato alla sua famiglia, pilastro fondamentale del suo percorso.Il mondo del tennis perde un grande talento, ma resta il ricordo di un atleta che ha sempre dato tutto, lottando contro le avversità con determinazione e coraggio.
    Questo il post completo di Matteo sui social: “Ci ho messo un po’ di tempo per accettare la brutta notizia di qualche mese fa quando i dottori mi hanno detto che purtroppo il mio gomito non riuscirà più a sostenere lo stress a cui è sottoposto giornalmente.In questi ultimi 4 anni nei quali ho dovuto sottopormi a 3 interventi chirurgici sono stati più i momenti difficili di quelli belli.Oggi, in modo forzato, sono costretto a salutare il tennis giocato. È stato tutta la mia vita, da quando ho preso in mano per la prima volta la racchetta dai miei 5 anni fino ad oggi.Questo sport mi ha dato tanto, tutto, mi ha fatto vivere momenti indimenticabili e mi ha insegnato ad affrontare le difficoltà sempre a testa alta.Ringrazio con tutto il mio cuore le persone e i miei amici che ognuno a modo suo mi ha aiutato e sostenuto durante tutta la mia carriera. Un grazie speciale alla famiglia Puci che da 10 anni mi fa sentire come se fossi a casa. Siete e sarete per sempre la mia seconda famiglia. Grazie Chicco per il tuo affetto e Marco Rivoira per il tuo sostegno quotidiano.Un immenso ed indescrivibile grazie a mia mamma, mio fratello e mio zio, perchè senza di voi tutto ció sarebbe stato solo un lontano ed irraggiungibile pensiero.GRAZIE TENNIS 💙🙏🏻#NEWCHAPTER”Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Monica Puig annuncia il ritiro. Lavorerà a tempo pieno con ESPN

    Monica Puig nella foto

    Monica Puig, la 28enne portoricana che nel 2016 ha vissuto una delle storie più incredibili della storia del tennis vincendo a Rio de Janeiro la prima medaglia d’oro olimpica del suo Paese, contro ogni aspettativa, ha annunciato questo lunedì il suo ritiro dal tennis professionistico, dopo tre anni pieni di infortuni e (quattro) operazioni.
    In un messaggio lasciato sul suo Instagram, la tennista portoricana dichiara che il suo corpo non regge più e conferma che rimarrà fortemente legata al tennis, passando a lavorare a tempo pieno con ESPN. LEGGI TUTTO

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    Kirsten Flipkens darà il suo addio al tennis in singolare a Wimbledon

    Kirsten Flipkens nella foto

    L’ex semifinalista di Wimbledon Kirsten Flipkens (nel 2013, anno in cui ha raggiunto la top 15) si ritirerà dal singolare proprio in occasione di questo torneo. La 36enne belga è attualmente fuori dalle top 300 e non ha una classifica che le consenta di partecipare al torneo in singolare, per cui le sarebbe già stato comunicato che riceverà una wild card per il suo addio al suo torneo preferito.
    La belga continuerà a giocare in doppio in cui ha gareggiato esclusivamente negli ultimi mesi, e attualmente rimane nella top 100 mondiale. LEGGI TUTTO

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    Gilles Simon si ritira alla fine della stagione: “Nessuna tristezza, nessun rimpianto”

    Gilles Simon nella foto

    Il francese Gilles Simon ha annunciato sui social media che si ritirerà alla fine della stagione. Dopo 20 anni al vertice, l’ex numero 6 del mondo e vincitore di 14 titoli ATP, dirà addio al tennis e metterà fine ad una grande carriera dove il suo più grande risultato è stato vincere l’ATP 500 ad Amburgo ed approdare in finale al Mutua Madrid Open nel 2008, perdendo contro Andy Murray. Dopo Jo-Wilfred Tsonga, un altro tennista francese appenderà la racchetta al chiodo dopo aver fatto parte di una delle migliori generazioni di tennisti francesi della storia.
    Simon ha detto addio sui social media: “È stata un’avventura magica, meravigliosa e straordinaria. Si fermerà alla fine dell’anno. Un grande GRAZIE a tutti coloro che l’hanno resa possibile. Nessuna tristezza, nessun rimpianto. Solo la volontà di mettere tutto quello che mi resta. In ogni partita, fino alla fine”. LEGGI TUTTO

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    Kevin Anderson dice addio al tennis professionistico

    Kevin Anderson nella foto

    Kevin Anderson, ex n.5 del mondo, ha annunciato martedì la fine della sua carriera da professionista, causata dai numerosi infortuni negli ultimi tempi.
    Il 36enne sudafricano ha fatto una lunga ed emozionante dichiarazione rivelando il suo addio al tennis, dopo aver ringraziato tutti per i suoi 18 anni di carriera.“Non ricordo un momento della mia vita in cui non stavo giocando a tennis. Ho cominciato il mio viaggio 30 anni fa quando mio papà mi mise la racchetta in mano e mi disse che con il duro lavoro sarei potuto diventare uno dei migliori giocatori al mondo. Sono grato per tutte le cose meravigliose che mi sono successe solo per l’aver fatto parte di questo sport. Da bambino, mio papà mi diceva che il successo non è definito dai risultati, ma dagli sforzi e i sacrifici che fai nella strada per diventare il meglio che puoi essere. E io ho dato il meglio di me stesso”.
    Anderson ha sette titoli ATP nel suo curriculum, l’ultimo dei quali ottenuto l’anno scorso a Newport, ma spiccano anche due finali in tornei del Grand Slam: US Open 2017 e Wimbledon 2018.
    L’ultimo incontro nella carriera di Anderson è avvenuto alla fine di marzo al Masters 1000 di Miami, con Kevin che ha perso contro Juan Manuel Cerundolo al primo turno.Anderson era attualmente classificato al 107° posto nel mondo e durante le ultime stagioni, specialmente dal 2019 in poi, ha affrontato diversi problemi fisici. LEGGI TUTTO

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    Maxi multa al proprietario di una Ferrari Roma: guidava senza patente dal 2008

    Se guidi una Ferrari Roma, un modello del valore di oltre 200 mila euro, dover pagare una multa è l’ultimo dei problemi. Quando però la sanzione è di 8mila euro significa che l’infazione commessa è davvero grave. Questo conducente è stato fermato per un regolare controllo al casello autostradale di Riccione, ma alla richiesta dei documenti ha svelato che era sprovvisto di patente di guida da ben 14 anni.
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    Multa salatissima
    Impossibile pensare che con un’automobile del genere si possa passare inosservato e infatti è accaduto quello che ci si doveva aspettare. L’uomo guidava senza patente, poiché gli era stata ritirata da ben 14 anni per azzeramento dei punti dovuto a violazioni stradali pregresse.
    Le Forze dell’Ordine hanno contestato così la violazione del Codice della Strada che prevede una multa fino a 8mila euro (cifra che non farà fatica a pagare se può permettersi una Ferrari Roma) oltre che il fermo amministrativo della vettura per 3 mesi. Il veicolo è poi stato portato fino all’abitazione dalla donna che sedeva sul sedile del passeggero: almeno la sua patente era regolare!
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    Robredo si ritirerà al 500 di Barcellona. “Se potessi tornare indietro, farei scelte diverse. Oggi poca tattica in campo”

    Tommy Robredo

    Tommy Robredo ha gravitato negli ultimi anni nei tornei minori, sceso in classifica e affrontando ragazzi che potevano essere suoi figli (farà 40 anni il prossimo 1° maggio). Fino a poco fa tuttavia, guai a parlargli di ritiro. Intervistato nei Challenger, anche dopo brutte sconfitte per un ex top10, rispondeva quasi stizzito alla solita domanda… perché dovrei smettere, se ancora mi diverto? Il periodo difficile della pandemia e la paternità hanno cambiato le cose, tanto che il catalano ha deciso di appendere la racchetta al chiodo dopo il torneo di Barcellona, a cui è molto legato e che disputerà grazie ad una wild card. È stato intervistato dal quotidiano nazionale AS, con alcune dichiarazioni interessanti sulla propria carriera e sul mondo del tennis in generale. Ne riportiamo alcuni estratti.
    “15 anni fa non mi potevo immaginare di arrivare così avanti… A quel tempo i colleghi andavano “in pensione” assai prima, difficilmente si superavano i 30 anni, ora molti lo fanno quando ne hanno quasi 40 anni. Tutto è migliorato: ci sono i preparatori fisici, i medici… Mi sono preso molta cura di me stesso da qualche anno“.
    “Perché oggi il ritiro? Diverse cose che si uniscono. Non mi sento più a posto né fisicamente né mentalmente, e poi c’è la mia posizione in classifica. Inizi a perdere e tutto questo pesa, il fuoco si spegne. Ho accettato che sarebbe successo, ma ho giocato perché mi piaceva. ‘Finché non trovo qualcosa che mi soddisfa di più, non ci rinuncerò’, mi dicevo. La pandemia ha accelerato tutto. Sono stato a casa con mia figlia, e non voglio perdermi perché sono in giro in torneo la prima volta che mi chiamerà papà, il primo gattonare, quando cammina… Volevo smettere l’anno scorso, ma non volevo che il mio ultimo match lo dovessi giocare da solo. Volevo vedere mio padre, mia madre, mia moglie e mia figlia sugli spalti, ecco perché sono arrivato fino ad oggi”.
    “Il mio momento migliore? Non ne trovo uno in particolare, ma direi nel 2006 o nel 2007, quando ero quinto o sesto al mondo. Per assurdo credo che oggi sono un giocatore migliore di allora, ma la sfortuna del tennista è che a 17 o 18 anni inizi a fare il professionista e non sai niente della vita. È come se fossi il direttore di un’azienda e ti arrivassero botte e problemi da tutte le parti, devi adattarti e farlo in fretta. E quando hai 30 o 35 anni e vai in pensione, è allora che conosci davvero il mondo e sapresti come gestire quelle cose che hai subito in gioventù. Cosa cambierei in particolare? Farei quasi tutto in modo diverso. Meno tornei, li preparerei meglio, sceglierei questo allenatore, l’altro fisioterapista, ecc. Andrei a vivere da qualche altra parte… Con l’esperienza si impara, penso che la stessa cosa accada nella vita”.
    Ha già iniziato una carriera come coach: “Adesso alleno un ragazzo di 16 anni e lo guiderò, ma non significa che gli vada bene perché quello che potrebbe andare bene per me non necessariamente andrà bene per lui. Vedremo”.
    Secondo Robredo, il tennis di oggi è peggiore rispetto a quello dei suoi momenti d’oro. Nessuna nostalgia, ha una spiegazione a questa preferenza: “Non credo che oggi ci sia meno talento di qualche anno fa, quello no. Se analizzi i giocatori migliori di adesso, ma anche una larga fetta di loro, alle fine trovi qualcuno che va più diretto al vincente, un altro ha più servizio o gioca dentro il campo… C’è ancora oggi varietà, ma quel che manca è la tattica, sono pochissimi i tennisti che lavorano il punto, che fanno correre l’avversario, che cercano il punto debole. I giovani colpiscono vincenti da ogni parte del campo, a volte pensi ‘come ci riescono’… Sono un guerriero dei tempi antichi. Mi piace giocare a Risiko più che tirare direttamente una bomba per spaccare lo scambio. Mi piace la tattica, la maggior parte dei giocatori ne usa poca e tira solo forte”.
    Viste le sue parole, facile capire chi sia oggi il suo preferito: “Medvedev è spettacolare: serve tremendamente bene, risponde benissimo e tutti i colpi sono profondi. Ha una bella mano, gioca anche di volo e recupera il campo, Tsitsipas è intelligente, usa più tattiche, sa come usarle. Rublev invece è molto solido. Zverev ha talento, ma troppi alti e bassi. Sinner è un giocatore straordinario, può arrivare molto in alto, come Alcaraz. Non so se sarà il numero uno, due, sette, ma vedi qualcosa di diverso in lui. Quello che possiamo fare adesso non è mettergli addosso il marchio di “nuovo Rafa”, ma solo di essere Alcaraz”.
    Nessun fastidio per esser stato all’ombra di Nadal, anzi: “Geloso di Nadal? Nient’affatto. Avendo avuto un campione così in Spagna si parla di più di tennis, quindi ci sono più sponsor, più soldi e interesse… Quando ho iniziato, in un Grande Slam se ti eliminavano al primo turno vincevi 6.000 euro e ora sono 60.000. E questo grazie a Nadal e Federer, uno come me può solo ringraziarli, anche se ci ho perso tante volte”.
    Una bella intervista, ad un tennista molto corretto, estremamente lucido e positivo, che per anni ha tirato la carretta raggiungendo ottimi risultati. Chiuderà la carriera con 12 tornei vinti, su cui spiccano i successi al “Godò” di Barcellona nel 2004 e il Masters 1000 di Amburgo nel 2006. Negli Slam ha raggiunto i quarti agli Australian Open, US Open e ben 5 volte a Roland Garros. Gli è mancato proprio l’acuto in uno Slam, una semifinale, ma vinto la Davis con il team iberico.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Berrettini out, problema alla mano destra. Entra un lucky loser

    Matteo Berrettini

    Brutta notizia dalla scorsa notte per il tennis azzurro. Matteo Berrettini si è ritirato dal Miami Open per colpa di un problema alla mano destra. Al suo posto giocherà un Lucky loser.
    Non un inizio fortunato per l’azzurro, dopo il riacutizzarsi del problema muscolare che l’ha costretto a fermarsi a Rio. Seguiranno aggiornamenti sulla notizia LEGGI TUTTO