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    Focus e obiettivi 2025: Matteo Berrettini

    Matteo Berrettini a Malaga (foto Brigitte Grassotti)

    “Il segreto del cambiamento è concentrare tutte le tue energie non sulla lotta al vecchio ma sulla costruzione del nuovo”. Perla di saggezza e verità di Socrate, indispensabile mantra per chi è caduto, per chi si è smarrito in mille difficoltà ma vuole assolutamente rialzarsi e ripartire. Parole che calzano a pennello per rivivere il 2024 di Matteo Berrettini e proiettarsi al nuovo anno, per lui appena iniziato a Brisbane con una sconfitta. Sarebbe stato meglio scattare nella stagione 2025 con una grande W, ma la partita affrontata e persa dal romano non era facile, come non è facile per lui mettersi fisicamente in moto e performare visto il suo “fisicone”. Non lo era per niente all’avvio dell’annata che oggi salutiamo ufficialmente, gravato dall’ennesimo brutto infortunio patito a US Open 2023, da una frustrazione pericolosamente prossima all’insopportabile e da un cambio tecnico traumatico come la separazione da Santopadre, colui che l’ha portato dai campi del club a due set dal vincere Wimbledon… Peso terribile, che manco l’eroe messicano Pipila avrebbe gestito con agilità. E non è stato per niente facile da gestire per Berrettini, ma… quando si è campioni dentro si hanno dei valori importanti, c’è sempre spazio per rialzarsi e ripartire. E tutto è scattato in quel di Malaga nel novembre 2023. In panchina con gli azzurri da tifoso di lusso, i suoi colleghi hanno vinto. Lui ha esultato, ma allo stesso tempo masticato amaro perché sentiva che un grammo di quella Davis se la sarebbe meritata pure lui, e che niente sarebbe stato da lì in avanti più importante di lavorare come un matto per arrivare l’anno seguente ad alzare quella grossa insalatiera. Imperativo categorico trasformato in benzina per azionare il suo corpo, il suo braccio e la sua testa in allenamenti duri. Non è stato un 2024 di rose e fiori, ma Berrettini è tornato, forte e chiaro. Ha vinto tre tornei (pochissimi come lui sul tour in stagione), è stato anche sfortunato a Wimbledon beccando Jannik al secondo turno, e soprattutto per una volta è stato più forte della sfiga e si è presentato prima a Bologna e poi a Malaga con la maglia azzurra in ottima forma, diventando leader e decisivo alla terza Davis italiana nella storia con le sue sei vittorie, cinque in singolare e una doppio. Missione compiuta, ma… la vera missione era tornare. Tirando le somme del 2024, beh, è sicuro che Matteo è tornato. Cosa attendersi ora dal 2025?

    Salute, salute e… un bell’amuleto contro la malasorte
    Magari un viaggetto a Napoli per rastrellare corna rosse o ogni tipo di gadget scaramantico non sarebbe una brutta idea, tanto provarci non costa nulla… Battute a parte, Berrettini sulla soglia dei 29 anni è atleta maturo e consapevole come pochi altri. In attesa di sapere se arriverà un nuovo coach al fianco del romano, oltre al fido Alessandro Bega (e Umberto Rianna), l’aspetto prioritario di Matteo è la salute generale e la condizione fisica. Quando è sano, fresco di testa e ben preparato, ha dimostrato ampiamente di esser un top player, uno che sa vincere le partite e può giocare ad altissimo livello contro tutti. Erba e terra i suoi terreni preferiti, dove ha alzato i suoi 10 tornei ATP, ma anche sul cemento ha ottenuto ottimi risultati, pur senza titoli (le semifinali a US Open e Melbourne, tanto per dirne due non da poco…). Quindi il programma di Berrettini deve essere focalizzato sul lavorare bene, anzi benissimo, sul fisico, sull’elasticità muscolare per prevenire quegli strappi che tanto ha pagato in carriera, sulla resistenza visto che portare a spasso oltre 90 kg di muscoli non è esattamente cosa facile. Per tutto questo c’è grande curiosità nel vederlo all’opera con Umberto Ferrara (già, proprio lui…), nuovo preparatore atletico. Se c’era un investimento da fare per continuare il solco del buon 2024 e ancora migliorare, era quello sulla parte atletica. Vedremo come andrà. Purtroppo c’è da essere realisti: un fisico tanto delicato come quello di Matteo, sottoposto a strappi importantissimi vista la potenza dei suoi colpi, è a rischio di nuovi problemi. Lavorando bene si può fare il meglio per prevenirli; con un fisioterapista di qualità si può recuperare bene e sanare acciacchi “normali”. Berrettini nel 2024 dopo un problema al piede a gennaio è riuscito a giocare con buona continuità, quella necessaria a prendere ritmo partita, far girare a tutta i colpi e vincere. I risultati sono dalla sua parte. Non sarà facile per lui giocare tanto e ancor più difficile essere al meglio tutte le settimane. Oggettivamente, in questa fase della sua carriera e vedendo il suo passato, non è nemmeno così importante. Mi spiego: Matteo è meglio che si faccia trovare sano, pronto e al massimo della forma in quelle 18-20 settimane all’anno decisive, quelle segnate in rosso sul calendario, stagione su erba, Madrid-Roma, tornei indoor, US Open e Australian Open, magari un altro paio di 1000 (Shanghai e Cincinnati, i più rapidi). Lì Matteo può e deve performare, vincere match importanti e togliersi soddisfazioni. Ovviamente serve un po’ di continuità, per il ranking e trovare la condizione, ma ritengo che nel 2025 per lui sarebbe più importante ottenere 4-5 grandissimi risultati che giocare una stagione continua ma “media”, senza picchi massimi. Il suo tennis, quando gira a tutta, può diventare quasi irresistibile per tutti; farlo frullare alla massima potenza a Wimbledon e in qualche altro grande evento è il meglio che gli si possa augurare. Deve essere il suo obiettivo.

    2025: obiettivi tecnici
    Salute prima di tutto, ma anche a livello di gioco, meramente tecnico, c’è sempre qualcosa da migliorare o affinare. Non parlo tanto di tecnica pura quanto di tempi di gioco, di momenti in cui scegliere quali colpi giocare e come sfruttare lo spazio sul campo. Nel 2024 col lavoro con Francisco Roig per esempio, si sono viste due novità intriganti, e che hanno pagato dividendi importanti: un diritto più carico in costruzione, soprattutto al centro, ideale ad allontanare all’indietro l’avversario e quindi dargli il tempo per spostarsi a sinistra e tirare la sua “mazzata” inside out; un uso clamorosamente importante dello slice al servizio da destra, non sempre potentissimo, ma assai preciso, colpo micidiale perché ti mette al riparo da possibili palle break da affrontare. Anche un uso più continuo del classico back di rovescio d’approccio, ottimo per avanzare e scappare da scambi di ritmo troppo lunghi. Sono ottime mosse, da affinare ancora perseguendo tutto questo con continuità perché sono tatticamente perfette. Si parla sempre tanto del lato sinistro di Matteo, il meno forte… Vero che tutti cercano di bloccarlo a sinistra, ma il rovescio di scambio del romano è molto migliorato, soprattutto quando può impattare una palla abbastanza veloce e consistente. Più che un lavoro ancor più massiccio sul colpo a sinistra, personalmente insisterei ancor più sul back, perché ormai tutti tirano forte, tanto forte… e quando la palla corre a tutta Berrettini può andare in difficoltà rincorrendo; meglio cambiare ritmo, rallentare e poi accelerare, per spezzare il tennis monocorde dei tanti “picchiatori” di ritmo del tour. E poi ovviamente lavorare tanto sul servizio: solo con prima palla vincente e seconda molto sicura l’azzurro è incisivo e vincente, il focus sulla battuta deve rimanere massimo, Alla fine, è sempre meglio un tennista non completo ma con armi terrificanti per chiudere il punto, che un tuttocampista poco incisivo.

    2025: Wimbledon e gli Slam
    Vincere finalmente un torneo sul cemento sarebbe un bel risultato per Berrettini, ma il focus deve essere ovviamente sull’erba. Su Wimbledon. Arrivarci sani, possibilmente nelle prime 32 teste di serie (meglio nelle prime 24) e giocare il miglior tennis. Punto. Matteo a Church Road può avere il colpo in canna per una splendida “deep run”, e sognare è lecito. Se fossi uno dei big, il giorno del sorteggio non vorrei vedere nei pareggi del mio percorso proprio Berrettini… Non sarà facile per Matteo ripetere i tre tornei vinti nel 2024, ma nel 2025 sarebbe ancor più importante tornare nelle giornate finali di uno Slam o perché no, puntare a vincere un Masters 1000. Roma è casa, sarebbe un sogno incredibile, ma il mille più nelle corde del nostro è indubbiamente Madrid, dove ha già fatto finale. Un po’ troppo vicino agli IBI sì, ma… tecnicamente e per le condizioni il torneo spagnolo è forse il più fattibile. Tuttavia Berrettini ci ha sorpreso mille volte. Nessuno si sarebbe immaginato di vederlo trionfare a Marrakech, nel “pantano” della terra rossa marocchina, lenta come la sabbia del deserto. Invece, la sua voglia di lottare e di riprendersi tutto è stata più forte di ogni avversario.

    Le insidie…
    A costo di essere monotoni, il fisico. L’infortunio. Il crack che può farlo sprofondare nuovamente nel baratro di un lungo stop. Mentalmente la vittoria in Davis a Malaga, da assoluto trascinatore morale del gruppo, ha confermato quanto il nostro campione avesse voglia di rivalsa, di vincere, di sentire di nuovo quella “strizza” prima delle grandi partite, quelle da vincere. Il 2024 ha restituito a Matteo la sua carriera, un buon posto nel ranking e risultati importanti. Il 2025 deve essere un anno solido, di conferme e ambizioni. La motivazione ci sarà e questo è fondamentale. Ci vorrà anche pazienza, la sensazione è quella di un Berrettini che potrebbe cadere in diverse sconfitte a sorpresa, ma anche esaltare in vittorie splendide contro i grandi giocatori. Alti e bassi probabilmente, non facile tenere a tutta la forma, ma se questa arriverà nei momenti chiave della stagione, potrebbe farci sognare. Oggi tutti “pendiamo” dai colpi esagerati di Jannik Sinner, ma… non ci dimentichiamo che il primo italiano di questo Rinascimento azzurro a farci toccare il cielo con un dito, la top10, la finale più importante di tutte e tanto altro, è stato proprio Berrettini. Uno che sa come si fa a vincere. Uno a cui affiderei ad occhi chiusi un match decisivo. Forza Matteo!
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Focus e obiettivi 2025: Lorenzo Musetti (di Marco Mazzoni)

    Lorenzo Musetti (foto Patrick Boren)

    “Ogni giorno, quello che scegli, quello che pensi e quello che fai è ciò che diventi”. Si possono citare molte frasi celebri sul tema del cambiamento, ho scelto quella di Eraclito per introdurre un pensiero sul 2024 di Lorenzo Musetti, proiettando il “nuovo” Musetti nel 2025. Mai stare fermi, anzi guai a stare fermi… Solo prendendosi il rischio di cambiare, accettando le proprie falle e debolezze e trovando la forza per spingersi oltre superando ostacoli si migliora. Si cresce. Si vince. Non è un percorso facile. Ognuno di noi ha i propri demoni, le proprie debolezze, i propri limiti. Ma anche le proprie qualità, quel pizzico di magia che ci rende unici. Lorenzo ne ha tantissima di magia nel braccio, nel suo modo unico di vedere il gioco, il campo, le righe. Pochi come lui sentono la palla e riescono a domarla ai suoi istinti, creando momenti di tennis meravigliosi. A lungo il suo gioco è rimasto come bloccato in una serie di pennellate ardite, senza completare l’opera. Squarci di bellezza, in mezzo troppi momenti cupi, quelli nei quali cadeva all’indietro in un attitudine troppo attendista e difensiva, zavorrato invece di spiccare il volo. Nel 2024 Musetti si è liberato, ha imparato a cavalcare il vento e ha iniziato a volare altissimo, fino alla semifinale di Wimbledon, al bronzo Olimpico, a tante partite giocate da Campione. C’è ancora moltissimo da fare, il suo potenziale è quasi sterminato, ma dalla primavera dell’anno che sta per chiudersi qualcosa è cambiato. Un clic diventato esplosione di classe. Peccato per la bruttissima sconfitta in Davis Cup a Malaga, non meritava di chiudere una stagione per lui così importante in malo modo, ma sappiamo quanto la maglia azzurra sia qualcosa di tosto da gestire. Aspettiamo Lorenzo nel 2025 pronto a volare ancor più in alto, magari a vincere un torneo e correre qualche “deep run” negli Slam e altrove. Sky is the limit, a patto di crederci sempre di più, lavorare benissimo e continuare a rischiare. A cambiare e credere in se stesso.

    Liberare l’istinto in un game plan più asciutto
    In fondo se ci pensiamo bene, quel che Musetti è stato in grado di fare nel 2024 non è altro che quel che il suo coach Simone Tartarini gli chiedeva da tempo, l’obiettivo scritto a caratteri cubitali nello spogliatoio. Talento, creatività, ma il tutto con un gioco più “asciutto”, razionale, e con un atteggiamento aggressivo. Non facile da farsi per un ragazzo che stentava a liberarsi da timori e tensione, finendo per aggrapparsi ad ataviche certezze, ma non sufficienti a vincere contro i grandi e farlo con continuità. Dopo l’autunno 2022, di vera crescita, ha attraversato il mare agitato di un 2023 a tinte fosche, con qualche acuto ma troppe sconfitte e momenti di negatività. Anche i primi mesi del 2024 non sono andati come sperato, fino a Miami solo una manciata di vittorie e nessuna vera novità. A Miami una bella vittoria contro il “caos” di Shelton, poi la terra. A Monte Carlo due ottime vittorie (Fritz e Fils), poi il “solito” Djokovic a stopparlo. Giù di corda a Roma, non stava bene, schiaffo soprattutto morale, e al Challenger di Torino, dove era strafavorito, si fa sorprendere in finale da Passaro. Non il miglior viatico per Roland Garros, ma lì, sui sacri court parigini, qualcosa scatta. Al terzo turno spinge Djokovic al massimo, a notte fonda. La perde, di nuovo, ma… qualcosa si è visto. C’era una luce diversa nei suoi occhi, a tratti ha messo alle corde il più vincente dell’era moderna con giocate clamorose. Si passa all’erba e la mia palpabile sensazione è che fosse accaduto qualcosa. Che fosse pronto ad esplodere. L’ho scritto e detto in modo chiaro: se Lorenzo prende queste settimane sui prati come “palestra” per adattare il suo tennis e cambiare dimensione, avremo un tennista nuovo e diverso, migliore. Alla fine, era tutto già lì, dentro lui, bastava mettere i pezzi in ordine e farlo con più rapidità di azione. Detto fatto. Per una volta, c’ho visto giusto… Su erba il braccio di “Muso” è costretto a fare tutto prima e a farlo in modo aggressivo, altrimenti non la prendi mai. Ecco che “Lori” vola: anticipa la palla, aggredisce il campo e serve meglio, pronto a colpire il primo colpo di scambio con tempi per lui mai così rapidi. Ecco il tennista capace di liberare l’istinto, il talento, la velocità d’esecuzione con tempi di gioco più rapidi uniti a schemi razionali, pratici. “Asciutti”. Musetti sui prati è cambiato, e tutto è diventato bellissimo. C’è voluto il servizio bomba di Berrettini per stopparlo a Stoccarda in semifinale, poi la maggior esperienza di Paul in finale al Queen’s. E che Wimbledon… una meraviglia contro Fritz nei quarti, e gioca una discreta partita pure contro Djokovic in semifinale. Si torna sul rosso e peccato per non aver vinto ad Umag, arrivato ad un passo contro Cerundolo. La fiducia è massima, e lo si vede ai giochi olimpici, dove vince con grande merito il bronzo, battendo Fritz di nuovo e poi Zverev. Roba da campione, da giocatore che ha interiorizzato la novità e ha alzato il livello. Arriva vicino al titolo a Chengdu, bloccato da un Shang in stato di grazia in finale, e a Vienna batte di nuovo Zverev, arrivando in semifinale. Tanta roba, e non parlo solo di risultati. Lorenzo è migliorato come gioco, e tantissimo come attitudine.

    2025: obiettivi tecnici
    Servizio, servizio, e ancora servizio. Come tutti i tennisti creativi, che prendono rischi e giocano a tutto campo, se vuoi arrivare ai vertici non puoi prescindere da una prima palla molto consistente, che ti porta punti gratis e ti apre il campo, sostenendo la fase offensiva; ancor più da una seconda di servizio che ti mette al riparo dall’aggressione degli avversari. Sulla prima palla si è lavorato bene, ma c’è da insistere sulla continuità e stabilità del colpo, mentre sulla seconda palla è necessario aggiungere velocità e sicurezza, e qua si passa dalla testa anche, dalla gestione della tensione. È una catena cinetica che deve funzionare, altrimenti tutto va in tilt. Sicurezza e fiducia, due ingredienti necessari a giocare sciolto e poco teso, in modo da far correre il braccio e non colpire trattenuto, sia la battuta che il primo colpo successivo, momento decisivo nella prestazione di Lorenzo. Nelle sue migliori vittorie del 2024, Musetti infatti ha incantato per come col diritto dopo il servizio sia stato incisivo, offensivo e rapido: un passo avanti, apertura e via deciso nella palla per crearsi spazio nel campo. Attendismo: zero. Questo deve diventare nel 2025 una certezza, in modo da iniziare lo scambio in una posizione di vantaggio e così far esplodere tutte le frecce nella sua faretra, assai ben fornita. Altro obiettivo tecnico del 2025 per Musetti è assolutamente la risposta. In alcune partite del 2024 ha risposto in modo splendido, entrando nella palla con decisione e controllo. Questa deve essere la base, rendere ancor più performanti i colpi d’inizio gioco. Allo stesso tempo, Lorenzo dovrà mantenere attitudine creativa e offensiva, rapidità nell’aggredire la palla per governare il tempo di gioco. Le sue difese spesso sono eccezionali, sono quei colpi che entrano nella top10 dei tornei, ma solo di highlights non vinci i tornei. Mai.

    2025: confermare la sua forza negli Slam
    Ovviamente vincere il terzo titolo in carriera sarebbe eccellente, ma la dimensione a cui vogliamo vedere Musetti è quello di tennista competitivo negli Slam, capace di arrivare nella seconda settimana pronto a battagliare ad armi pari contro i migliori. Anzi, battere i migliori. La semifinale di Wimbledon non è arrivata per caso: è stato il frutto di un lavoro splendido su testa e colpi fatto per mesi ed esploso sui prati, dove si è adattato alla perfezione ai sincronismi più rapidi richiesti dalla superficie e ha fatto sue queste novità. Su terra battuta ed erba, dove può far valere i suoi cambi di ritmo e fantasia, la speranza è di vederlo super competitivo e vincente. Sul duro, il lavoro su risposta e servizio sarà decisivo per arrivare a risultati importanti e un rendimento più costante. La sensazione è che Lorenzo difficilmente sarà un tennista pronto a giocare al suo 100% ogni settimana, è nella sua indole creativa vivere fiammate pazzesche e bellissime, ma anche qualche momento di “down”; tuttavia l’obiettivo per il 2025 è di giocare il suo miglior tennis in tanti tornei, avvicinandosi anche alla top10. Non è affatto un sogno, deve essere un qualcosa in cui credere.

    Le insidie…
    Non sono poche, e sono tutte relative a fiducia e attitudine. Credere di farcela, di essere abbastanza forte e attrezzato per vincere, è il primo passo di un lungo viaggio. Il pericolo è rivivere quello che accadde all’avvio del 2023: dopo un bell’autunno, ripartì con qualche torneo girato male e una trasferta in America Latina molto al di sotto delle attese che finì per ingrigirlo, appesantito, senza entusiasmo e sicurezze. Non deve succedere perché il talento cristallino di Musetti brilla quando è animato dalla tensione positiva, quell’adrenalina che scorre nelle vene e pompa energia, dando potenza e lucidità nelle scelte di gioco. Il buonissimo 2024 deve aver fornito al toscano tante certezze e una nuova dimensione, che vale molto di più dei dieci posti nel ranking guadagnati in un anno solare. I numeri per Musetti contano relativamente: tutto ruota intorno alla prestazione, al performare. Il tennis c’è, il fisico pure. Sono la testa, la forza nella lotta e la fiducia a far girare la sua “macchina”. Senza aver paura di mostrare debolezze, senza aver timore di cambiare. Il cambiamento genera forza, mai stare fermi, il suo 2024 è lì a dimostrarlo. Forza Lorenzo!
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Focus e obiettivi 2025: Matteo Arnaldi

    Matteo Arnaldi (foto Patrick Boren)

    A caccia della massima stabilità, per esplodere il talento, quella “mano” tennistica capace di generare traiettorie meravigliose. Già, stabilità. Secondo Treccani, è “la condizione e la caratteristica di essere stabile, sia in senso proprio, cioè ben basato ed equilibrato, capace di resistere a forze e sollecitazioni esterne”. La parola stabilità racchiude l’essenza di Matteo Arnaldi, delizia ma anche croce. Il suo fantastico equilibrio dinamico è quel che lo distingue ed eleva, l’abilità di restare ben equilibrato anche negli allunghi più estremi in modo da controllare la palla, attacco e soprattutto difese; stabilità negli impatti, per rubare tutta l’energia dei colpi del rivale e rimettere la palla forte e precisa.
    Ma la stabilità è necessaria anche dal punto di vista mentale, perché quando le “sollecitazioni esterne” mettono pressione allora la stabilità si perde in una fretta che diventa il peggior nemico, e Matteo l’ha vissuto sulla propria pelle nel 2024, col best ranking in agosto (n.30, dopo l’indimenticabile corsa in semifinale al M1000 canaedese) ma anche troppi alti e bassi e chiusura al n.37. Lui stesso non è del tutto soddisfatto del suo anno, ed è una cosa ottima: sente di valere e di volere di più. Motivazione per correre sicuro e veloce nel 2025, appena scattato. Ma, senza perdere stabilità…

    Continuità nell’equilibrio, e pazienza
    L’essenza dell’equilibrio, della stabilità di gioco e della lucidità tattica è davvero la materia prima di Arnaldi, è quello che l’ha issato nel 2023 da discreto prospetto a tennista clamorosamente forte, per colpi e agonismo. È stato uno degli eroi della seconda vittoria in Davis, ma anche tanto, tantissimo altro. Nel 2024 ci sono stati dei momenti di grande tennis, partite dove è riuscito a capitalizzare l’esperienza maturata in prestazioni di grandissimo profilo, e non solo nella decina magica in Canada. Battere Fritz sul cemento in America (Acapulco) è stata roba per pochissimi nel 2024, come le ottime vittorie a Miami e poi la vera lezione impartita a Rublev a Roland Garros, irretito da una serie infinita di angoli, attacchi e difese. Tuttavia nell’ultima stagione del ligure ci sono state anche diverse partite perse “male”, con un comune denominatore: una fretta nel voler chiudere il punto subito con colpi a bassa percentuale, quasi sempre in fasi calde, i 4 pari o 5 pari, o tiebreak. Strano e non positivo per un giocatore che invece tante volte, e in Davis, ha dimostrato ampiamente di saper giocare con gambe e tantissima testa i punti decisivi. Cosa è successo allora? È parte della crescita, il voler evolvere, il sentire e pretendere da se stesso qualcosa di diverso dallo star lì a soffrire e rincorrere per generare dalla difesa l’attacco, aprire il pertugio per infilarci la palla, laggiù dove l’altro non può. Una pazienza un po’ smarrita in una voglia di fare molto bene. Si torna all’incipit: stabilità. Se la perdi, perdi il focus e magari la pallata a tutta non va, non è proprio il tuo marchio di fabbrica e per cambiare c’è bisogno di lavorare tanto. Work in Progress. Per questo non ritengo il 2024 di Arnaldi negativo, tutt’altro. Il secondo anno di altissimo livello è il più difficile, è quello delle conferme. Chiaro c’era spazio per fare anche meglio, magari vincere un torneo o perdere meno partite (ha chiuso con 28 vittorie e 25 sconfitte, bilancio appena positivo), ma c’è del buono da salvare. Non poco.

    2025: obiettivi tecnici
    Come tecnica di gioco Matteo è un tennista piuttosto evoluto, ma lo spazio per crescere c’è. A partire dal servizio, dove se prende ritmo fa bene, ma non sempre lo trova, e la seconda palla resta un colpo da rafforzare assolutamente, non tanto di velocità pura ma di gestione delle rotazioni per essere meno prevedibile ed attaccabile. Sulla gestione dello scambio, Matteo è già quasi un laureato, pochi come lui sono capaci di gestire e passare da difesa ad offesa, allungarsi e rimettere palle che tanti nemmeno proverebbero a rincorrere… ma è indispensabile insistere sulla stabilità mentale per capire quale sia il momento di provarci e spingere subito, e quali è meglio costruire, esplorare il campo e portare l’avversario in zone scomode per punirlo con un cambio di ritmo dei suoi, micidiali. Per tenere questa condotta di gara assai evoluta e raffinata serve freschezza atletica per aver prontezza mentale, di lettura e quindi esecuzione. Arnaldi ha dimostrato di esser freddo e lucido, ma anche di cadere preda della fretta e quindi smarrirsi un po’. L’obiettivo tecnico-tattico del 2025 sarà certamente mantenere il più a lungo possibile il miglior equilibrio per gestire il momento del match, massimizzando così le sue enormi qualità tattiche. Personalmente cercherei anche di insistere su di un diritto carico di spin il più “pesante” possibile (relativamente al suo punch, ovvio), perché con un colpo del genere, più consistente in costruzione, potrebbe aprirsi il campo allontanando il rivale e quindi sfruttare la sua enorme bravura nell’entrare in anticipo nell’angolo – spaziale col rovescio.

    2025: puntare a un titolo, ma soprattutto un gran risultato in uno Slam
    Vincere un torneo ATP sarà un grande obiettivo per Arnaldi nel 2025, finora non è mai arrivato nemmeno in finale; farcela sarebbe il completamento di un viaggio, una bandierina scintillante nel navigare della sua carriera, da cui ripartire per orizzonti ancor più lontani. Lo ritengo un traguardo alla sua portata, magari sul cemento outdoor dove può incontrare al meglio la palla consistente dei rivali e diventare molto ostico anche per quelli più attrezzati. Ma vista la discreta sua esperienza al massimo livello e la capacità di giocare bene anche nei match 3 su 5, un obiettivo altrettanto stuzzicante e possibile sarebbe infrangere la barriera del quarto turno in uno Slam, raggiunto dal ligure a Roland Garros (2024) e US Open (2023). La sensazione è che Matteo possa essere il “classico” giocatore col colpo in canna in un Major, uno con il gioco e gambe per prendersi una (o più!) grosse soddisfazioni nei quattro massimi appuntamenti stagionali. L’importante è arrivarci in grande forma fisica, e fiducia.

    Le insidie…
    Forma fisica e fiducia, questi i due “impostori” che Arnaldi dovrà gestire nel 2025 per arrivare agli obiettivi ambiziosi che sicuramente si è posto nella off-season ormai agli sgoccioli. Matteo ha un tennis non facile, chi lo considera un difensore buono solo a correre e rimettere ha perso la trebisonda… Arnaldi è fine spadaccino, capace di mandar nei matti i più forti con le sue parate e poi affondi di fioretto, uno che ti spara in faccia una giocata talmente spettacolare che ti deprime e alza la tensione… Ma è un tennis complesso, oltre ad una ottima condizione atletica è necessaria serenità e focus per giocare così, cambiare ritmo, esplorare tutto il campo fin dalla risposta, anche venire a rete. La sensazione è che Arnaldi sia in una fase di cambiamento e trasformazione, e cambiare ingranaggi non è mai facile, ancor più sotto lo stress della partita. Mai restare fermi: anche se il contrattacco è e probabilmente resterà il punto di forza del suo gioco, anche saper attaccare subito e cambiare può e deve essere un obiettivo, ma non è facile da consolidare. Il rischio per il suo 2025 è continuare in questi alti e bassi eccessivi, che possono minare la sua fiducia e focus. Magari iniziare molto bene l’anno con qualche bel risultato può esser lo slancio per ripartire ancor più forte. Forza Matteo!
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    Focus e obiettivi 2025: Flavio Cobolli (di Marco Mazzoni)

    Flavio Cobolli (foto Patrick Boren)

    “Il secondo album è sempre il più difficile”, canta il sagace Caparezza, perla di saggezza che possiamo passare agilmente anche al tennis, dove confermare una splendida annata è molto spesso l’impresa più tosta di una carriera. Questo e molto di più vivrà Flavio Cobolli nel 2o25, stagione per lui fondamentale dopo la spettacolare esplosione e crescita vissuta mese dopo mese in un 2024 davvero di grande qualità e complessivamente sorprendente, che l’ha issato dal limbo della top100 al grandissimo tennis.
    In estrema sintesi Cobolli dovrà chiedere al nuovo anno e soprattutto a se stesso di consolidare la crescita tecnica ed agonistica vissuta nel 2024, alzando ancor più asticella e ponendosi l’obiettivo concreto di vincere un torneo ed essere convocato per la Final 8 di Bologna in Davis Cup. Vediamo nel dettaglio.

    Condizione fisica e tennis offensivo
    Fin dal primissimo torneo del 2024, gli Australian Open, Cobolli ha fatto capire che qualcosa di grosso era accaduto. Flavio ha passato “le quali” di slancio lasciando per strada solo 17 game in tre partite, e nel main draw ha sbattuto fuori un tipo tosto come Jarry (n.18 al mondo) stroncandolo in un durissimo quinto set. Si è confermato nella classica prova del 9 contro Kotov e si è arreso solo a un De Minaur troppo rapido e motivato, ma è stato lampante come la palla di Flavio fosse davvero rapida, di come le sue caviglie scattassero come molle e di come l’intensità del suo gioco avesse raggiunto picchi superiori e mai visti. Torneo dopo torneo ha messo mattoncini importanti, uno sopra all’altro, facendo esperienza e affinando ancor più quel rovescio lungo linea diventato a tratti molto temibile, e anche il servizio, progressivamente più incisivo e continuo. Anche la “sveglia” sofferta da Nadal a Barcellona è servita, perché dopo quella severa sconfitta ha capito come gestire meglio la pressione dell’evento e dell’avversario, tanto che di battute d’arresto cos brusche non ne ha subite più. A fine primavera la semifinale a Ginevra, poi la furibonda battaglia a Roland Garros con Rune (5 set durissimi, purtroppo alla fine sconfitto), quindi qualche vittoria su erba, indispensabile a continuare il solco di un gioco sempre più aggressivo. A Washington una delle sue pagine più belle, quattro splendide vittorie e finale, dove ha strappato un set a un Korda a tratti enciclopedico. Peccato, alzare un trofeo sarebbe stato divino, ma questo diventa l’obiettivo reale per il 2025. Ha terminato l’annata con qualche alto e basso, buone prestazioni e qualche problema fisico, anche per il grande sforzo profuso mese dopo mese. Proprio una condizione fisica spettacolare in tantissimi tornei ha sostenuto il suo gioco in grande spinta con le gambe e col braccio, bravissimo a contenere e contrattaccare, ma sempre più pronto a prendere l’iniziativa per primo e imporre colpi diventati davvero incisivi. Cobolli ha rivoltato tutto, ha terminato l’anno da n.32 con pieno merito e forte della sensazione che ci sia ancora un discreto spazio per crescere.

    2025: obiettivi tecnici
    Dove migliorare il tennis di Flavio? Visto che il 2024 è stato in fondo il suo primo anno “vero” nel grandissimo tennis, si potrebbe dire che il gioco del romano possa migliorare un po’ ovunque. Stabilità col diritto, colpo pesante e vincente, ma non sempre costante nel rendimento; confermare i passi in avanti eccezionali col rovescio, magari usando anche di più il back per spezzare il ritmo quando necessario; migliorare assolutamente i tempi degli attacchi, che nel 2024 ha gestito più di forza e impeto che con schemi offensivi delineati a tavolino, e servizio… tanto tantissimo servizio. Non è un caso che alcune delle sconfitte più brucianti, in fasi di lotta o contro avversari battibili, siano arrivate con la tensione che mandato in tilt la qualità della prima palla, visto che sulla seconda c’è ancora da fare per gestire al meglio la profondità e la velocità media in massimo controllo del colpo. Pure in risposta sono convinto che Flavio possa migliorare, riuscendo a gestire un colpo profondo al centro per guadagnare una posizione di vantaggio, oltre a quelle sbracciate improvvise di forza leonina su cui ha costruito importanti vittorie.

    2025: a caccia di un titolo ATP
    Lo ha sfiorato a Washington, può assolutamente farcela nel 2025. Cemento all’aperto e terra battuta i territori di caccia prediletti, Flavio ha tutto quel che serve per trionfare in un torneo nella prossima stagione, deve essere un obiettivo concreto. La sua mentalità è quella giusta: credere nei suoi colpi, nell’intensità generale, in quelle difese eccellenti che lo portano a ribaltare lo scambio in suo favore e mettere così pressione psicologica all’avversario. Ci prova Flavio e spesso ci riesce, e non lo fa sospinto da lucida disperazione, entra sempre nella palla divorandola con gli occhi e sentendo di poterla spingere con forza e precisione. Continuando il lavoro e la mentalità al miglioramento vista nel 2024, Cobolli può diventare un nuovo vincitore di torneo italiano l’anno prossimo.

    Le insidie…
    Ce ne sono, molte. Come l’adagio iniziale, ripetersi non è mai facile. Credo che per Flavio sarà importantissimo partire bene, sperando i problemi al braccio – spalla di fine 2024 siano del tutto superati, perché il tennis così in spinta del romano necessita di fiducia, quel pizzico di sana incoscienza che ti porta a giocare libero e crederci, anche quando la posizione in campo è difficilissima e hai quintali di acido lattico nelle gambe. Flavio è intensità, è forza abbinata a controllo; se dovessero arrivare un po’ di risultati al di sotto delle aspettative e magari il ranking di pari passo dovesse peggiorare – scenario non desiderato ma possibile – dovrà essere bravissimo a mantenere la calma e pensare alla prestazione. Nient’altro. Se Cobolli sarà performante, ci potranno essere delle cadute, ma i risultati arriveranno. Insieme alla calma e fermezza mentale, decisivo tenere ben oliata la macchina del suo fisico, al riparo da infortuni e problemi. Gioca un tennis esplosivo “Cobbo”, poderoso ma anche dispendioso, serve forza e tenuta, altrimenti il giocattolo si rompe e non ci si diverte più. Difficile essere al top 11 mesi di fila, ma il più possibile sì. Forza Flavio!

    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO