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    Monza – Trento: un pronostico aperto. Match clou quello tra Civitanova e Milano

    Di Paolo Cozzi
    Si apre oggi pomeriggio la settima giornata di Superlega, con il confronto fra la sorprendente Vibo di inizio stagione a cui fa da contraltare la deludente Piacenza, che in questo avvio di stagione tutto ha fatto tranne che impressionare positivamente.
    A bocce ferme, all’uscita dei calendari, avremmo detto che il roster piacentino si sarebbe mangiato in un boccone la Callipo. Invece i calabresi, sotto l’attenta guida di Baldovin, hanno inanellato una serie di risultati e scalpi importanti,  giocando una bella pallavolo che ha messo in difficoltà molte squadre.
    Piacenza, in attesa di poter schierare Baranowicz al palleggio, deve per forza fare risultato, perché un’altra sconfitta potrebbe davvero trasformare lo spogliatoio in una bomba a orologeria. Finora il gioco dei piacentini si è appoggiato molto sui laterali, ma tranne rari casi con poca fortuna, serve un gioco più corale alla squadra di Bernardi se vuole uscire dalle sabbie mobili in cui sta sprofondando.
    Match clou di domenica è invece Civitanova-Milano, con i padroni di casa apparsi la squadra più in forma e coesa in questo breve scorcio di campionato. L’inserimento di De Cecco prosegue alla grande, il trio cubano è una certezza e piano piano anche Rychliky sta conquistando fiducia e soprattutto palloni.
    Per Milano, un ottimo impatto sul campionato nonostante avesse cambiato i tre martelli titolari. Bene nei risultati, le manca ancora qualcosa per fare lo step di crescita definitivo, ma le mani di Sbertoli in regia sono una garanzia, e se Ishikawa saprà mantenere il livello mostrato finora, saranno guai per tutti. Da verificare la posizione dopo un trittico di partite che li può lanciare nel Gotha del volley o far perdere un treno importante.
    Molto più facile sulla carta sembra il compito della capolista Perugia, ma al momento in cui scrivo si parla della positività al Covid di due giocatori e questo potrebbe scompaginare completamente le cose, anche se gli umbri hanno i mezzi e le risorse in panchina per non guardare in faccia nessuno.
    Proibitivo il compito per la banda ravennate di Bonitta, che ha dimostrato di essere una squadra che sa soffrire e sa lottare senza mollare, ma ora è chiamata a crescere anche nei momenti chiave, senza dilapidare punti come successo domenica scorsa.
    A Padova in scena un bel match contro Modena, con i padroni di casa che dopo un buon avvio hanno sicuramente subito una brusca frenata nei risultati e hanno bisogno di punti soprattutto fra le mura amiche per risalire in classifica. Compito non facile con una squadra giovane che ha potenzialità ma deve ancora svilupparle con continuità.
    Per Modena trasferta in un palazzetto ostico, dove è sempre difficile uscire a testa alta, ma con la sensazione che la squadra di Giani abbia trovato la quadratura del cerchio e sia pronta ad inserire una marcia più alta. Se Vettori tiene i ritmi di domenica, Modena può tornare a bussare alla porta delle BIG, posto che da sempre le appartiene.
    Test molto importante quello per Verona contro una Latina che sembra essere uscita più forte dal cambio allenatore. Occasione importante per i padroni di casa per mettersi alle spalle le zone fonde della classifica e dimostrare quei progressi nel gioco apparsi evidenti nel match contro Milano di domenica scorsa.
    Per i pontini invece, occasione per dare un seguito alla loro prima vittoria e per cominciare ufficialmente il loro campionato!
    Altro match molto interessante e dal pronostico apertissimo è quello fra Monza e Trento, con i monzesi che arrivano dal cambio allenatore in settimana e devono dare subito segnali di riscossa, perché quella che occupano non è certo la loro posizione idonea, cosi come Trento è chiamata ad una vittoria da tre punti per non perdere il treno con la testa della classifica. Si sono visti segnali di crescita importanti nel gioco nel match con Perugia nel quale Trento fino a metà secondo set è stata perfetta, con Nimir meno sbaglione e Kooy più lucido anche in ricezione, ma è da Lucarelli che tutto l’ambiente si aspetta una crescita che al momento manca. LEGGI TUTTO

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    Il Pagellone di Paolo Cozzi – Piccinelli non sfigura, Sottile ultimo a mollare

    Di Paolo Cozzi
    Ancora un turno infrasettimanale per la Superlega, caratterizzato dai tanti tie break e dalla supremazia del duo Civitanova-Perugia, che al momento paiono essere le squadre più in palla nonostante il cambio di palleggiatore in estate. Al terzo posto svetta Milano, che però ancora una volta in casa fatica ad avere la meglio su una Ravenna sempre combattente e ottimamente guidata in regia dal brasiliano Redwitz (da valutare l’entità del suo infortunio).
    In attesa del match fra Trento e Modena, al quarto posto in maniera del tutto inaspettata si erge Vibo Valentia, che trova nell’allenatore Baldovin la giusta guida per provare a crescere e sorprendere. Lo sa bene Verona, che sogna i tre punti in terra calabra ma è poi costretta ad issare bandiera bianca al tie break. Segnali di crescita nel gioco ma ennesima sconfitta per Piacenza contro una Lube che non si concede distrazioni, mentre Padova non riesce a dare continuità a due set perfetti e subisce la rimonta monzese che rilancia le ambizioni di una squadra costruita per stare nella parte alta della classifica.
    Ma veniamo alle pagelle di Perugia-Cisterna, con i padroni di casa che partono lenti nelle fasi iniziali dei set per poi schiacciare sull’acceleratore e imporsi senza troppi patemi.
    SIR SAFETY CONAD PERUGIA
    Plotnytski voto 8,5. Mezzo voto in meno per i tre errori diretti, ma il ragazzo è in crescita sia al servizio che in attacco. Con Ter Horst spostato momentaneamente opposto gioca più sereno, visto che non deve fare più la staffetta, e diventa un terminale importante per Travica.
    Leon voto 8. Partita di ordinaria amministrazione per il potente martello cubano che, seppur cercatissimo dal servizio pontino, chiude con un ottimo 65% di ricezione fra positive e perfette. In attacco è la solita garanzia, anche se il 58% per un fenomeno come lui non è nulla di straordinario.
    Ter Horst voto 7,5. Piace molto in questa versione da opposto, sembra più concreto e lucido, e trova spesso punti importanti. Da rivedere assolutamente al servizio, dove incappa in una vera e propria giornata no.
    Solé voto 6,5. In attacco fatica molto di più del solito, ben controllato dal muro pontino che gli chiude spesso la zona 1. Meglio a muro dove piazza due punti e molte toccate.
    Russo voto 6,5. Anche lui fatica molto in attacco, ma è bravo a restare lucido e a coordinare i suoi compagni a muro, dove trova 4 murate personali.
    Travica voto 7. Continua l’inserimento di Dragan nei meccanismi della squadra. La sensazione è che non sia ancora al massimo della condizione, e che debba trovare ancora feeling su alcuni palloni, ma i progressi ci sono frutto del tanto lavoro in settimana.
    Piccinelli voto 7. Buona partita del giovane libero, che chiude con un solo ace subito e con una ottima prestazione in difesa e copertura.
    TOP VOLLEY CISTERNA
    Szwarc voto 7. È il sogno di ogni centrale poter giocare opposto: lui lo fa e lo fa anche discretamente bene. Peccato qualche murata di troppo subita, ma di più non si può chiedergli. Da rivedere sul muro di banda, dove avrebbe potuto essere più decisivo.
    Tillie voto 5,5. Giornata complicata per il forte e tecnico schiacciatore francese, che in attacco fatica a trovare colpi vincenti e in ricezione non riesce a dare quella precisione che da lui tutti si aspettano.
    Randazzo voto 6. Viene cambiato dopo due set in cui prova a trovare soluzioni in attacco, ma finisce spesso toccato o difeso. Tutto sommato discreto in ricezione, forse più che lui si sarebbe dovuto sostituire il francese.
    Krick voto 7. Perfetto in attacco, dove sfrutta l’ingresso di Sottile al palleggio, ma un “lungo” come  lui a muro deve essere molto più determinante e costante.
    Rossi voto 5,5. partita con poche luci e molte ombre per il centrale pontino, che per un paio di set fatica a contrastare il gioco degli schiacciatori perugini. Meglio nel terzo set, quando sporca bene alcune giocate veloci di Solé.
    Seganov voto 5,5. Se Cisterna latita in fondo alla classifica non è solo perché manca Sabbi… La sensazione è che al centro fatichi troppo, e che abbia un gioco facilmente leggibile dagli avversari.
    Cavaccini voto 5,5. giornata no anche per lui, che in ricezione soffre parecchio la linea di battuta avversaria. Meglio sicuramente in fase di difesa e coperture, in cui è sempre molto reattivo.
    Sottile voto 7. 42 anni e non sentirli… il veterano della Superlega entra e porta equilibrio, aumentando il gioco veloce al centro e smarcando bene il suo opposto. Ottimo ingresso, di più non si può chiedergli. LEGGI TUTTO

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    Il Pagellone di Paolo Cozzi – Leal è incontenibile, serata da incubo per Lisinac

    Di Paolo Cozzi
    Turno infrasettimanale di Superlega ricco di risultati sorprendenti, a partire dal 3-0 con cui Civitanova sbriga la pratica Trento, aprendo una mini-crisi in casa Itas. Sorprende e fa rumore anche il tonfo di Milano in casa contro Vibo, che perde così il primato in classifica e a cui non basta un Ishikawa formidabile in questo avvio di stagione. Delude ancora Monza, che dopo il passaggio del turno in Coppa Italia e soprattutto la vittoria di Modena pare essere in una fase di inviluppo di gioco, con tanti errori e poca continuità. Tutto facile invece per la corazzata Perugia contro una Padova più arrendevole del previsto e primo acuto importante per la Piacenza di Bernardi, che nonostante un Grozer deficitario trova nelle mani di Russell i 3 punti.
    Ma torniamo al big match di giornata, ovvero Civitanova-Trento, con i padroni di casa superiori in tutti i fondamentali, soprattutto muro e servizio, e con Trento che, al secondo ko di fila dopo un buon inizio, deve cominciare a farsi qualche domanda… Ecco le pagelle di giornata:
    CUCINE LUBE CIVITANOVA
    Juantorena voto 8,5. Mura,attacca, riceve bene e si regala anche un ace… Insomma, il campione cubano è in una di quelle giornate di grazia in cui sembra non sentire il peso degli anni! Migliora l’intesa con De Cecco e cresce il livello di tenuta fisica. Intramontabile e patrimonio del volley.
    Leal voto 9. Se parliamo di fisicità, Siamo nel suo regno. Riesce a coniugare potenza di gambe e agilità di caviglie, permettendosi più di una volta di passare sopra il muro avversario. Chiudere con il 71% in attacco è segno di una prova monstre, e se a questo uniamo un’ottima prestazione anche in ricezione… be’, allora non ce n’è per nessuno. Incontenibile.
    De Cecco voto 7,5. Comincia ad avere in mano il ritmo della sua squadra, e a far viaggiare i suoi attaccanti spesso ben smarcati. Ogni tanto – come nel secondo set – perde un po’ il filo della precisione e prova a strafare, ma è bravo a rallentare e riprendere immediatamente in mano la partita. Metronomo.
    Simon voto 7. Meno usato del solito in attacco, è comunque bravo a rimanere lucido e concentrato, cosi come lo è al servizio, dove trova spesso giocate vincenti. Il suo tallone d’Achille è il muro, e anche stasera fatica parecchio dietro il gioco spinto di Giannelli.
    Anzani voto 7. Al contrario del compagno di reparto incappa in una giornata no in attacco, ma è a muro che trova giocate importanti e fa funzionare al meglio la correlazione muro-difesa. Molto insidioso anche al servizio, che crea sempre grossi problemi.
    Rychlicki voto 6,5. È ancora molto ai margini del gioco di Civitanova, ma ha l’atteggiamento giusto di quello che ci vuole provare. Non è un opposto da 30 palloni a partita, ma qualche palla in più se la merita.
    Balaso voto 7. La ricezione di Civitanova tiene alla grande, e gran merito è suo che guida e comanda la linea. Zero ace subiti, tante difese e alcuni secondi tocchi importanti, insomma una buonissima partita.
    ITAS TRENTINO
    Nimir voto 7. Ancora una volta il suo lo fa, ma la sensazione è che nei momenti caldi della partita sia in difficoltà e che debba imparare a gestirli meglio. Dopotutto è questa la sua scommessa: dimostrare di essere pronto per una squadra di vertice, di poter giocare con molta più pressione rispetto a quella che aveva a Milano, dove era leader e bomber indiscusso.
    Giannelli voto 6. La squadra fatica in ricezione, ed è costretto più volte a palleggiare fuori equilibrio, ma anche quando la palla è precisa perde un po’ di lucidità, giocando spesso molto filo a rete. La sensazione è che, avendo compagni nuovi, debba ancora trovare lo spartito giusto da suonare.
    Kooy voto 5. Brutta prova per l’italo-olandese, che in ricezione alza subito bandiera bianca, e in attacco fatica troppo. Nell’economia della sua squadra ci sta che possa essere messo alle corde in seconda linea, ma a livello offensivo tutta Trento si aspetta molto di più.
    Lucarelli voto 5,5. Sicuramente non è al meglio della condizione, anche se trova una diagonale strettissima di rara bellezza. Però 6 punti per un top player come lui sono davvero pochini, sintomo che l’inserimento nei meccanismi della squadra è ancora lontano dall’essere completato.
    Podrascanin voto 8. Quasi perfetto in attacco,come al solito a muro tocca e sporca tanti palloni permettendo alla sua squadra di creare più possibilità di ricostruzione.
    Lisinac voto 4,5. Giornata no per il forte centrale serbo, che in attacco non riesce proprio a incidere e anche a muro insegue il gioco di De Cecco.
    Rossini voto 6. Partita complicata, con i battitori di Civitanova che battono a tutto braccio e una linea di ricezione che fa acqua da tutte le parti. Meglio in difesa dove trova spunti personali degni di nota. LEGGI TUTTO

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    Gas Sales, il ruolo di Zlatanov e Fei e la gestione del caso Gardini

    Di Paolo Cozzi
    Ultimo turno degli ottavi di Coppa Italia, e se nel girone A è già tutto deciso, con Milano e Monza che ne approfittano per far girare tutto il sestetto, nel girone B sono Ravenna e Padova ad imporsi e a centrare una qualificazione che due settimane fa sembrava tutto tranne che scontata.
    Che espugnare la Kioene Arena di Padova sia da sempre complicato è un fatto acclarato, ma da Cisterna ci si aspettava sicuramente di più, soprattutto dopo il primo match con Piacenza. Se in casa patavina brillano Stern (con una prestazione monstre in attacco) e il polacco Wlodarczyk, autentica sentenza a muro, i laziali faticano in tutti i fondamentali, trovando risposte concrete in fase realizzativa solo da Onwuelo e Szwarc.
    Ma gli occhi di tutti sono puntati su Ravenna, dove i padroni di casa ospitano Piacenza, la squadra considerata fra le regine del mercato che dopo sole due partite ha cambiato già allenatore – ieri l’ufficializzazione di Bernardi – e si trova in una fase di involuzione del gioco molto pericolosa. Partiamo dall’esonero prematuro di Gardini, conseguenza di un 2019-2020 che già aveva lasciato dubbi e perplessità all’interno di parte della dirigenza.
    Piacenza è una squadra che è stata costruita per fare subito bene, con giocatori di esperienza e un allenatore che arrivava da importanti vittorie nel difficile campionato polacco. Qualcuno può storcere il naso su Hierrezuelo, alla prima vera grande occasione nel campionato italiano, ma in realtà il mix di atleti messo a disposizione di Gardini è davvero di altissima fattura, anche se radiomercato parla di cifre da capogiro offerte ad alcuni atleti (vedasi Clevenot…) e questo può aver messo maggior pressione sulla squadra in un inizio difficile.
    La rosa, rispetto all’anno scorso, è stata completamente rinnovata, quindi escluderei a priori che siano i giocatori ad aver spinto per l’esonero dell’allenatore: troppo poco tempo per poter metteree su una “congiura di palazzo” ai danni di Gardini. Probabilmente i nuovi si sono fatti intrappolare dall’alone di insoddisfazione che vagava nel PalaBanca dall’anno scorso.
    La dirigenza, che quest’estate ha speso molto, moltissimo, in un periodo di grosse incertezze economiche, può sicuramente essere rimasta delusa da un avvio davvero catastrofico, ma non credo che l’idea del licenziamento possa partire da dirigenti che non hanno nessuna esperienza nel mondo della pallavolo. A guardar bene, la sostituzione di Gardini con Bernardi ricade sulle spalle di altri due grandi nomi del volley italiano: il direttore generale Hristo Zlatanov e il team manager Alessandro Fei.
    Di Zlatanov ho apprezzato la capacità di agire tempestivamente, di prendere una decisione secca subito e non lasciare spazio a chiacchiere, dubbi e incertezze che avrebbero solo lacerato maggiormente la squadra e l’ambiente. E conoscendo anche il gran rapporto di amicizia che lo lega a Gardini, un rapporto che va al di la del mero contratto lavorativo, reputo ancora più importante e decisiva la scelta di dare una svolta, anche se pesante. A dimostrazione che, smessi i panni del giocatore, Zlaty si è calato alla perfezione nel nuovo compito e promette di essere un degno successore di quel Recine che per tanti anni è stato suo mentore.
    Sul ruolo di Fei nella vicenda ho qualche perplessità in più. L’anno scorso Fox è stato allenato da Gardini nella sua ultima stagione giocata: senza fare congetture sul rapporto tra i due, l’idea che dietro il cambio di allenatore ci sia una sua presa di posizione non è peregrina. Parliamo, d’altronde, di uno dei più forti giocatori al mondo, un uomo con un’esperienza infinita di situazioni di spogliatoio, che potrebbe aver notato o vissuto qualche situazione che non lo ha pienamente convinto.
    Ovviamente siamo nel campo delle ipotesi: la decisione dell’avvicendamento è stata legittima, per quanto drastica, e presa sicuramente nel bene e nell’interesse della squadra, visto che l’obiettivo dichiarato è vincere. Che un intervento dei due grandi ex ci sia stato, però, è giusto supporlo ed è anche auspicabile, anche perché se la proprietà avesse deciso in contrasto con la loro opinione sarebbe una bella grana per la stagione di Piacenza… LEGGI TUTTO

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    Coppa Italia, a Milano e Piacenza c’è subito aria di big match

    Di Paolo Cozzi
    Finalmente si torna a parlare di volley maschile e di partite ufficiali, addirittura con la possibilità per alcune squadre di avere una parte dei propri supporter in tribuna, situazione che fino a pochi giorni fa sembrava impossibile. E così la Del Monte Coppa Italia, che si presenta con una veste rinnovata e innovativa, è ufficialmente il primo atto (insieme alle semifinali di Supercoppa Italiana) di quella ripresa della Serie A di cui tutto il movimento aveva bisogno, una ripartenza a testa alta che darà sicuramente slancio e fiducia a quelle migliaia di piccole società che proprio in questi giorni stanno lottando per riportare i ragazzi in palestra, fra impianti scolastici ancora chiusi e mille problemi burocratici.
    Due gironi da quattro e tante squadre rinnovate, con molte pretendenti pronte a gettare impegno e sudore sul taraflex per passare il turno. I match del weekend propongono già sfide interessanti, in una fase in cui sicuramente i valori in campo possono risentire della lunga inattività, e gli equilibri interni delle squadre sono ancora tutti da costruire.
    Match clou di giornata sono secondo me Milano-Verona e Piacenza-Cisterna. I milanesi arrivano a questa partita con una squadra molto rinnovata, cambiare i tre laterali in un colpo solo non è cosa da poco, ma coach Piazza ha dimostrato già l’anno scorso di saper plasmare al meglio lo spirito dei suoi ragazzi. Dalle giovani ma già esperte mani di Sbertoli, che si giocherà quest’anno un posto per Tokyo 2020, passeranno palloni importanti che il palleggiatore dovrà affidare a un nuovo leader da trovare in fretta.
    Gli scaligeri, da parte loro si presenteranno al Centro Pavesi con un Kaziyski in più nel motore, e non è cosa da poco, ma lo immagino ancora in rodaggio in questa fase della preparazione. Mi aspetto invece un Boyer già in palla e una coppia di centrali che a muro potrebbe essere davvero fastidiosa. Conoscendo Stoytchev, vedremo una squadra che ha già lavorato tanto, come dimostrato anche dalla vittoria di giovedi in amichevole con Padova.
    Altro bello scontro si prospetta quello di Piacenza, dove la squadra di casa si presenta ai blocchi di partenza con il titolo di regina del mercato. In queste prime amichevoli si sono intraviste già le linee guida di coach Gardini, per un gruppo che mai come quest’anno può insidiare il trono delle Big Four. Osservati speciali bomber Grozer e Hierrezuelo, ma tutta la squadra è pronta per lottare alla pari con chiunque
    Anche Cisterna, dopo qualche stagione in sordina a lottare nelle zone meno nobili della classifica, ha fatto una campagna acquisti importante, rinforzando la rosa con giocatori dalla tecnica sopraffina come Tillie e Cavuto e altri dal braccio pesante come Sabbi e Randazzo. La scommessa è forse il palleggiatore Seganov, da verificare ad alto livello, ma l’esperienza del veterano ex azzurro Sottile tornerà sicuramente utile
    Sembra un match a pronostico chiuso la sfida fra Monza e Vibo Valentia, non fosse altro che i monzesi  hanno avuto più possibilità di verificare la loro condizione con amichevoli di livello. Orduna sembra già in grande forma, pronto a imbeccare tutti i suoi attaccanti, che siano laterali o centrali; manca forse un uomo chiave di esperienza in banda. Radiomercato parla di Lanza… se così fosse sarebbe un colpo da 90. Molta varietà di scelta anche al centro, con Holt sicuro del posto e il duo Galassi–Beretta pronto a lottare per l’altra maglia da titolare.
    La Tonno Callipo si presenta a questo avvio di coppa con una coppia di centrali dal potenziale offensivo importante, ma con un palleggiatore che nelle sue caratteristiche di gioco preferisce il gioco spinto. I palloni importanti passeranno quindi dalle mani di Aboubacar, opposto un po’ troppo discontinuo l’anno scorso che al secondo anno in Italia è chiamato ad una crescita importante.
    L’ultima sfida del week end vede di fronte Ravenna e Padova, due squadre che nel recente passato erano riuscite a costruire sestetti interessanti, mentre quest’anno danno la sensazione di essere rimaste un po’ ferme al palo. Ravenna punta su un mix di giovani italiani e stranieri affidate alle sapienti mani di Bonitta, una garanzia nel riuscire a spremere il 120% dai suoi ragazzi. Per non correre rischi si affida ad un palleggiatore di esperienza infinita, il quarantenne brasiliano Redwitz, che a suon di samba dovrà far trovare ai suoi attaccanti continuità. Occasione d’oro per il “modenese” Pinali, che dopo le buone prove in maglia azzurra in VNL e in campionato alle spalle di Zaytsev è chiamato a dimostrare tutto il suo potenziale.
    Per Padova tanti, troppi addii a cui far fronte, a partire dall’allenatore Baldovin che in questi anni ha fatto crescere molto il valore tecnico del gruppo, passando per Dragan Travica, non solo capitano ma anche anima e trascinatore dei patavini. I punti fermi sono il libero Danani, autentico fenomeno in seconda linea e il centrale Volpato, ma su tutti gli altri fronti le scommesse fatte sono davvero molte a partire da Milan titolare, alla sua prima esperienza in serie A.
    Quello che conta veramente però è che la pallavolo riparte, riparte con voglia, grinta e passione, pronta a far esultare i milioni di appassionati. E, dopo quanto successo, non è una cosa poi così banale e scontata! LEGGI TUTTO

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    Emanuele Birarelli, una carriera da “rompiscatole”: “Spero di essere stato un esempio”

    Di Paolo Cozzi
    Per il grande pubblico è stato per molti anni il capitano della nazionale, per i tifosi di Trento uno dei gladiatori che hanno a lungo dominato in Italia, Europa e nel mondo, per i più appassionati è l’atleta che con una serie di battute float incredibili ha regalato all’Italia la qualificazione a Pechino 2008 in un match ormai perso contro il Giappone. Ma per tutti Emanuele Birarelli è semplicemente il Bira, centrale moderno, anticipatissimo in attacco e con un “fiuto” infallibile a muro.
    All’alba dei 39 anni, dopo due stagioni a Verona in cui è riuscito ancora una volta a regalare giocate importanti, ha deciso di appendere le scarpe al chiodo e allontanarsi da quel taraflex dove ha versato tanto sudore per arrivare al vertice del volley mondiale. Ma per fortuna ha deciso di rimanere nel nostro Mondo, entrando nella scuderia del noto procuratore sportivo Luca Novi, non più come atleta, ma come agente. Con lui abbiamo fatto una bella chiacchierata, ricca di spunti interessanti, partendo da ciò che ha rappresentato Emanuele Birarelli nel mondo del volley.
    È stato capitano sia in Nazionale che in club, un grande onore immagino! Cosa vuol dire veramente ottenere questo riconoscimento?
    “Innanzitutto, tra tante cose che mi sono capitate in carriera, essere capitano è quella che mi ha reso più orgoglioso. Al di là dei trofei, delle vittorie, delle coppe sollevate, essere riconosciuto come una persona che poteva rappresentare un gruppo di giocatori molto forti è stato qualcosa di molto grande. Soprattutto per me, che mi sono sempre sempre sentito uno che veniva dal basso: complice anche un infortunio, sono arrivato tardi nel volley di serie A e ho dovuto sudare per arrivare al vertice.
    Sicuramente ‘orgoglio’ è la parola più calzante, dopodiché mi viene in mente anche il termine ‘responsabilità’, che l’essere capitano si porta dietro. In tutta la mia carriera ho sempre provato a trascinare i compagni con l’esempio, ma non sempre è sufficiente, perché ogni tanto servono anche le parole! Ho giocato con tanti atleti, diversi fra loro sia caratterialmente che come modo di intendere la vita: mi auguro che abbiano visto in me un modello positivo, che abbiano portato a casa qualcosa di quello che cercavo di trasmettere loro“.
    Di solito il capitano può essere scelto dalla società perché ben rappresenta i suoi valori,oppure dall’allenatore che ne individua le potenzialità come leader. Altre volte è la squadra stessa che “elegge” un giocatore a guida morale dello spogliatoio. La sensazione è che lei racchiudesse un po’ tutti questi aspetti in un’unica figura.
    “Non avevo mai riflettuto su questi tre aspetti, ma mi ci ritrovo molto! Sicuramente in nazionale, come è ovvio che sia, un pochino l’anzianità conta, a maggior ragione rispetto a un club, dove si guarda magari più alla storia di un giocatore all’interno della società, e rispetto alla scelta di un allenatore che ad inizio anno deve scegliere una guida per il gruppo.
    In nazionale sono entrato nel 2008 e sono passate 5-6 stagioni prima di arrivare ad avere l’esperienza per fare il capitano. È stata un’enorme soddisfazione, ma anche una grande responsabilità. Se penso alla squadra di Rio 2016, quella che forse è entrata di più nell’immaginario collettivo, era una formazione zeppa di campioni e io mi sentivo il punto di unione fra la vecchia e la nuova generazione. Soprattutto, tanti dei nuovi li avevo visti crescere e per loro ero come un fratello maggiore, un punto fermo cui appoggiarsi in caso di bisogno“.
    Visto da fuori, da avversario, ha sempre dato la sensazione di essere un leader silenzioso, una figura capace di farsi capire senza dover imporsi a forza, anche se immagino che siano capitate situazioni in cui ha dovuto “alzare la voce”.
    “Sì, io sono stato sempre molto esigente verso me stesso, e questo mi portava a esserlo anche nelle situazioni di squadra in allenamento. Visto in maniera superficiale potevo sembrare un rompiscatole, però credo fortemente che in mezzo al gruppo ci sia bisogno di qualcuno che faccia capire quali sono le situazioni tecniche e tattiche accettabili e quelle non accettabili, perché altrimenti il livello scende troppo. Non è mai facile trovare il bilanciamento giusto fra i due aspetti, inoltre c’è già un allenatore che si occupa di questo; però se si vuole lavorare ad alto livello bisogna essere molto esigenti con se stessi, e il fatto che io lo fossi nei miei confronti, che non tollerassi di commettere errori banali, mi aiutava nell’essere da esempio per gli altri“.
    Questa frase secondo me racchiude tutto lo spessore di Birarelli atleta, e andrebbe appesa in tutti gli spogliatoi d’Italia. Se si vuole puntare in alto bisogna pretendere da se stessi e dare l’esempio ai compagni! Lei si è chiamato rompiscatole, altri usano il termine “cane da allenamento”, cioè quella figura capace di imporsi sui compagni quando la squadra abbassa la concentrazione in allenamento… è un po’ una figura che si sta purtroppo perdendo oggigiorno?
    “È così, purtroppo, ed è il motivo per cui non è cosi facile costruire una squadra vincente. C’è la necessità di avere un mix di esperienza e giovani, ma serve soprattutto una figura che riesca a capire quando il gruppo non sta dando il massimo e lo riporti sulla via dell’attenzione. Forse questa figura si è un po persa perché qualche ragazzo della nuova generazione, anche se non mi piace generalizzare, è un po’ permaloso e accetta meno certi confronti, ma quando si fanno queste cose non si va mai sul personale, si pensa sempre al bene della squadra.
    Credo che il punto vero sia costruire un rapporto di fiducia alla base, investire del tempo per creare una conoscenza reciproca, e dentro questo rapporto imparare a tirare la corda e lasciarla in base alle esigenze. Solo cosi si potrà rendersi utili e non essere visti come una figura esterna che ti rompe le scatole e basta. Per questo ho sempre cercato di essere in connessione con i miei compagni, per essere sicuro che capissero la parte positiva e propositiva dei miei interventi. Io poi ho sempre provato ad usare due ‘file’ diversi in allenamento e in partita, perché devo dire che in partita è meglio lasciar correre sulle cose e non destabilizzare, mentre in allenamento si hanno molti più margini per confrontarsi“.
    Foto CEV
    Lei è stato un centrale molto completo, maledettamente fastidioso con la battuta float, costante, solido e preciso a muro, anticipatissimo in attacco. Ma per il mondo del volley è soprattutto l’uomo del miracolo in battuta al torneo di qualificazione olimpica di Tokyo 2008…
    “Questa nomea sulla battuta, grazie anche all’episodio di Tokyo, mi ha sempre accompagnato, ne ho sempre fatto un punto di forza e ho cercato sempre di farmi valere. Quasi tutti i centrali top del panorama mondiale hanno una battuta al salto molto aggressiva, quindi ho dovuto sudare e lavorare parecchio per rendere il mio servizio estremamente competitivo. Per molti sono stato considerato un muratore piuttosto che un attaccante, ma in realtà grazie al mio anticipo ho sempre viaggiato su percentuali alte in attacco (spesso e volentieri ben oltre il 60%, n.d.r.), anche se poi forse mi è mancato attaccare palloni staccati e la tesa, ma erano giocate che si addicevano poco alle mie caratteristiche. A muro ho sempre lavorato tanto per la lettura del gioco, e non essendo un gran saltatore ho sempre dovuto conquistare i muri con la tecnica e la tattica, con la testa.
    Tornando a quella serie di battute, sono molto legato a quel match, che era uno dei miei primi in nazionale, perché feci molto bene anche in attacco e muro, per cui lo ricordo sempre con un sorriso. Se posso, aggiungo che quella serie fu molto importante, però ho un’altra serie sempre al servizio di cui sono molto fiero, che ricordo come un momento importante anche se poi le luci dei riflettori si sono posati su altri gesti tecnici (gli ace di Zaytsev e il muro finale di Buti), ed è la semifinale contro gli USA a Rio 2016. Abbiamo perso due set in maniera secca, ma il primo dei set vinti l’abbiamo portato a casa ai vantaggi grazie a due miei ace consecutivi, che reputo ancora più chiave di quelli contro il Giappone“.
    È stata una sua caratteristica innata quella di osare con la float anche dopo il 20 o ha avuto degli allenatori che l’hanno spinta ad essere sempre molto aggressivo? Di solito, nei finali di set, i battitori float tendono ad essere un po più conservativi rispetto a chi batte al salto.
    “In realtà ho avuto tanti allenatori che nei momenti caldi mi chiedevano di limitare il numero di errori ed il rischio. Diciamo che ho sempre pensato a migliorare tecnicamente, perché secondo me tanto passa da lì. Non è solo una questione di testa saper gestire la battuta dopo il 20, ma ci vuole anche una solida certezza tecnica alle spalle. Se hai la coscienza della tecnica che ti supporta, allora puoi provare a superare scogli difficili, come una battuta sul 24 pari in una semifinale olimpica! Mi sono cercato spesso degli spazi in allenamento per provare a fare uno step in più,passando per un periodo fatto anche da tanti errori, ma per approdare ad una consapevolezza e ad una crescita tecnica importante“.
    Foto FIVB
    A sentirla parlare cosi mi viene da pensare che ha tutte le carte in regola per fare l’allenatore, invece ha scelto un percorso diverso. Ce lo vuole raccontare?
    “Credo che sia normale per atleti di alto livello avere un approccio preciso e meticoloso al lavoro in palestra, però in questa fase della mia vita, dopo tante esperienze lavorative in giro, cercavo una situazione più stabile rispetto alla vita dell’allenatore, che comporta anche tanti compromessi con la vita familiare. Così è nata l’idea di appoggiarmi alla scuderia di Luca Novi e dargli una mano nella veste di procuratore“.
    Come ha vissuto da atleta il rapporto con il suo procuratore, e quali aspetti saranno i cardini in questa sua nuova esperienza?
    “È un mestiere molto complesso, fatto da tante sfaccettature. Ovviamente non ho l’idea del procuratore come una figura che ti vende ad una società, ti fa fare un contratto e poi sparisce, ma lo interpreto come una persona con cui ci si può confrontare, come una persona di fiducia, che ti può supportare nelle decisioni, nella crescita e che ti affianca non solo negli aspetti economici e contrattuali. È una figura che secondo me è parte integrante del percorso di ogni atleta, per questo penso che la scelta del procuratore e il rapporto con l’atleta sia fondamentale.
    La scelta è e deve essere sempre fatta dal giocatore, ma il procuratore deve offrire valutazioni diverse in base al tipo di giocatore che gestisce. A volte si privilegiano aspetti economici, altre scelte tecniche, altre ancora soluzioni che potrebbero valorizzare un atleta: il procuratore deve essere bravo a capire cosa vuole il suo assistito e dargli una mano ad inseguire le sue ambizioni. L’aspetto economico è sicuramente in primissimo piano, ma soprattutto con i più giovani spero che ci sarà la voglia di confrontarsi e prendere decisioni anche in base ad altri aspetti più utili per la loro crescita individuale“.
    Da ormai ex centrale, per un giovane è meglio far panchina in serie A o giocare a una categoria inferiore?
    “Penso che per un atleta, soprattutto un giovane, sia molto importante scegliere l’allenatore giusto, anche se magari l’offerta economica di quella società è un pelo al di sotto di altre. Anche la scelta della società è determinante nel percorso di crescita di un atleta. Personalmente da centrale sono convinto che andare ad assaggiare un livello alto e vedere la velocità della palla, le altezze che si toccano, la velocità di gioco possa essere molto formativo, perché ti aiuta a capire dove è posizionata l’asticella che si vuole raggiungere. Ovviamente si parla di fare un anno, al massimo due in panchina, perché poi l’esperienza sul campo diventa fondamentale per dimostrare quello che si sa fare“.
    Ultima domanda: come prima esperienza, meglio fare il procuratore di un top player, con tutte le “problematiche” che si possono incontrare, o scoprire un giovane talento e accompagnarlo verso l’Olimpo del volley?
    “Credo che siano due situazioni veramente agli antipodi: il lavoro è lo stesso ma cambia totalmente il modo di approcciare. Essendo agli inizi di questa nuova esperienza, mi piace pensare di dover fare un po’ di gavetta e quindi mi piacerebbe in questa fase collaborare con qualche giovane che sta venendo fuori e accompagnarlo nel suo percorso: ho la fortuna di collaborare con una agenzia importante e quindi spero di arrivare presto ad interagire anche con i big, ma questo lo vedremo strada facendo!“.
    E la sensazione è che anche in questa avventura il Bira nazionale porterà la sua grande professionalità e la sua voglia di lavorare day by day per crescere insieme ai suoi assistiti!
    (fonte: Comunicato stampa) LEGGI TUTTO

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    Il Pagellone di Paolo Cozzi: Cisterna, Verona e Monza, tre possibili sorprese

    Di Paolo Cozzi
    Ultima tappa del nostro viaggio tra le squadre della Superlega 2020-2021: chiudiamo con quattro formazioni che sulla carta sono cresciute rispetto alla scorsa stagione, come NBV Verona, Vero Volley Monza, Tonno Callipo Calabria Vibo Valentia e Top Volley Cisterna!
    PRIMA PARTE – Civitanova, Perugia, Modena, Trento
    SECONDA PARTE – Milano, Padova, Piacenza, Ravenna
    NBV VERONA 3,5 stelle. Sembrava sull’orlo del baratro economico, si parlava di ridimensionamento e invece Verona non solo conferma quasi tutto il sestetto 2019-2020, ma riesce a trattenere anche Matey Kaziyski. Che sarà anche “datato”, ma quanto a talento e leadership non è secondo a nessuno. Ottima la conferma di Boyer, da rivedere Spirito, che ancora deve fare un piccolo salto di qualità per potersela giocare con i migliori. Ma chi meglio di Stoytchev potrà accompagnarlo in questa nuova fase di crescita?
    VERO VOLLEY MONZA 3,5 stelle. Obiettivo play off e non solo per Monza, che pur in un mercato complicato porta a casa uno di quegli opposti da 30 punti a partita (il turco Lagumdzija) che male non fa! Ottima la conferma di Orduna, che potrà divertirsi al centro con l’arrivo di Holt, pezzo da 90 per l’esperienza che porterà in squadra. Confermato Dzavoronok, gli occhi sono puntati su Sedlacek, che potrebbe rivelarsi l’anello debole del gruppo. Per la panchina tanti giovani di belle speranze, con la speranza che possano crescere e diventare frecce importanti nella faretra di coach Soli.
    TONNO CALLIPO CALABRIA VIBO VALENTIA 3 stelle. In cerca di una salvezza tranquilla la Tonno Callipo, che fra nuovo allenatore e nuovo palleggiatore è riuscita a confermare due giocatori di grande interesse come Chinenyeze e Defalco. Interessante l’arrivo di Cester al centro cosi come quello di Rossard in banda, l’unica incognita riguarda l’opposto Dramé Neto, l’anno scorso apparso in alcune partite davvero in difficoltà.
    TOP VOLLEY CISTERNA 3,5 stelle. Dopo un paio di stagioni passate con l’affanno di doversi salvare, Cisterna torna protagonista e punta su un duo italiano tutto braccio per scardinare posizioni in classifica. Al fianco di Sabbi e Randazzo ecco la classe cristallina di Tillie e due centrali di discreta esperienza. Una panchina di ottimo valore dovrebbe garantire non solo i play off, ma anche qualche scalpo importante nel corso dell’anno.
    (3° parte – Fine) LEGGI TUTTO