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    “Atleti al tuo fianco”, Vermiglio: “Per ritrovare me stesso sono tornato a Messina”

    Di Redazione
    Si può dialogare di momenti di vita sportiva per offrire spunti di riflessione sulle difficoltà di chi combatte contro il cancro? Questa è la scommessa che offre il progetto “Atleti al tuo fianco”, guidato dal dottor Alberto Tagliapietra, medico chirurgo con DAF in psico-oncologia e patrocinato dall’associazione Arenbì Onlus. Prende parte a questa iniziativa Valerio Vermiglio, palleggiatore della Nazionale Italiana di pallavolo, Oro in World League e agli Europei, medaglia d’argento ai Giochi Olimpici di Atene 2004.Valerio, con Atleti al tuo fianco la tua esperienza nella pallavolo si mette al servizio delle famiglie che affrontano un tumore maligno: insieme rifletteremo su alcune situazioni del volley soffermandoci però prima sulle emozioni della vita quotidiana in un percorso oncologico, il tutto avvicinato dal potere delle metafore. Prima di ogni altra cosa però, raccontaci qualche elemento in più di te e della tua personale vita di ogni giorno. “La mia quotidianità è essere ripartito da zero, dopo un matrimonio che non si è rivelato felice come quando, da giovane e forse in un approccio più superficiale, mi era sembrato di viverlo. Ma quando una scelta porta incomprensione, sofferenze e disagi, credo sia stato giusto rimetterla in discussione, pur con le grandi sofferenze che questo comporta. Per ripartire e ritrovare me stesso sono tornato a Messina, dove sono nato e da dove tutto è partito, mi sono ricongiunto con la mia famiglia originaria e, passo dopo passo, mi sono trovato a ricostruire tutto partendo da capo. Mi sono dovuto prima di tutto prendere cura di me stesso, ferito e deluso, da guarire nei confronti dell’approccio stesso alla vita; adesso sono qui, in un percorso profondo, legato alle mie radici, costruendo un presente che sia d’appoggio e di slancio per la mia vita futura”.
    La famiglia e le distanze sono un aspetto delicato della vita in oncologia. Si vivono ricoveri lontani, ci si separa, ci si pensa senza potersi abbracciare, condizione che in questo 2020 abbiamo conosciuto tutti. Ma a volte un messaggio, un biglietto, anche un oggetto con sé possono far molto per sentirsi vicini mentre la distanza mantiene separati. Guardando la tua carriera sportiva si rimane colpiti dalla distanza che spesso ha coinvolto la tua vita: sei partito da Messina, sei andato a Treviso giovanissimo, hai giocato in molte squadre e hai girato l’Europa. C’è stato qualcosa che nel tuo percorso di affermazione individuale itinerante tu hai sempre desiderato portare con te, che ti facesse sentire il legame con le tue radici e con la tua città di partenza? “Sicuramente il pallone. L’ho portato con me addirittura durante alcuni tornei con la Nazionale: lo portavo anche a letto quando dormivo, e in un qualche modo riusciva ad infondermi un senso di sicurezza. Fin da bambino ho sempre vissuto di sport: praticavo il calcio, oltre alla pallavolo. Sono cresciuto in oratorio perché frequentavo le scuole dai Salesiani e quello era il mio ambiente quotidiano. Oltre al pallone ho sempre portato con me la mia idea di ambiente familiare, tant’è che in tutte le squadre in cui sono stato ho sempre cercato di instaurare rapporti di amicizia veri e solidi. Mi considero una persona emotiva e passionale, e per questo motivo le i miei stati d’animo li ho sempre espressi in maniera molto chiara ed evidente. Durante l’infanzia sono stato un bambino iperattivo, ma siccome negli anni passati nei confronti di queste diagnosi non c’era l’attenzione che c’è oggi, alcune cose di me le ho scoperte solo negli anni più recenti, lavorandoci con uno psicologo. Probabilmente anche a causa di questo mio temperamento ho sempre ricercato il calore familiare ovunque io andassi”.
    Spesso ad un malato oncologico capita di vivere il senso del dovere di guarire, come una sorta di missione per dare speranza costante e gioia finale a tutte le persone che lo circondano. Questa condizione però, all’interno di un percorso dall’andamento alterno tra miglioramenti e passi indietro, rischia di schiacciare l’animo umano in una responsabilità non così reale, che rischia di scaturire in profonda frustrazione e senso di colpa. L’equipe medica ha il dovere di offrire le migliori possibilità di guarigione e di qualità di vita, il paziente non ha la responsabilità della vittoria finale. Guardando alla tua storia si può notare che hai vinto tanto, giocando spesso in squadre costruite esattamente per vincere: dentro di te, ti sei mai sentito in qualche modo schiavo del traguardo della vittoria e in colpa per non essere riuscito a vincere? “È un tema interessante, sicuramente mi è capitato di sperimentare questa sensazione. Soprattutto nella vita al di fuori del campo di gioco però ho scoperto che il rimedio ai sensi di colpa, al fallimento e alle piccole e grandi sofferenze è dare il massimo a prescindere dal risultato che otterrai, procedendo un passo alla volta. Quando ti sembra di non avere più nulla per cui valga la pena sorridere è essenziale imparare a gioire delle piccole cose. Questo aspetto paradossalmente l’ho vissuto più nella vita di tutti giorni che durante i momenti agonistici, in quanto dare tutto ciò che avevo per la pallavolo era ciò che sono sempre stato abituato a fare. Ho sempre avuto l’impressione di trasformarmi quando scendevo in campo: se abitualmente sono una persona riservata e che non ama la luce dei riflettori, quando la partita iniziava diventavo vulcanico e accentratore. Altro aspetto determinante per me è stata la riscoperta della fede, che ha acquisito progressivamente sempre più importanza, che mi ha insegnato a gustare la vera gioia delle cose semplici, come un rapporto di amicizia recuperato. In generale direi che la via d’uscita dal vicolo cieco dell’autocommiserazione e dei sensi di colpa è il focalizzarsi sul momento presente, staccandosi completamente da quello che potrebbe essere il domani, sul quale nessuno di noi ha garanzie: tre minuti di gioia vera che riempie il cuore valgono molto più di 24 ore di sofferenza, che alla lunga ha il potere di consumarti anche fisicamente. C’è sempre un buon motivo per gioire quando la mattina ci svegliamo”.
    La mente è il centro di controllo del nostro corpo: il nostro modo di pensare è direttamente legato al nostro sistema nervoso centrale e alla trasmissione degli impulsi nervosi. Circondarsi di piccole cose belle anche in periodi difficili aiuta a sentirsi meglio, a pensare meglio e ad offrire al nostro corpo stesso impulsi migliori. Tu sei stato, nell’ambiente della pallavolo, uno dei migliori a mostrare l’abbinamento esistente tra la capacità delle mani e quella della mente, in particolar modo con quel meraviglioso spettacolo che offrivi nel non far mai capire quale fosse il tempo della tua decisione. Raccontaci però quanto il tuo palleggio fosse così fulminante e preciso per il potere della mente e quanto per la capacità delle mani. “Fin da piccolo ho avuto l’impressione che le cose difficili mi riuscissero molto facili mentre quelle facili mi rallentassero più del dovuto. Il fatto di essere iperattivo mi rendeva difficile affrontare le cose passo dopo passo. La gioia e la passione che ho messo nel gioco mi ha sempre contraddistinto e faceva sì che, durante la partita, io fossi portato a prendere determinate decisioni su una giocata all’ultimo momento, addirittura cambiandole anche all’ultimo secondo, perché attivavo quel qualcosa che era solo emozione e gioia allo stato puro! Questa velocità aumentava sempre di più fino a farmi perdere il controllo, soprattutto da ragazzo. L’avere conosciuto allenatori molto preparati, tra cui sicuramente Daniele Bagnoli, mi ha permesso di lavorare su questa mia irrazionalità di fondo e, mediante lunghissimi allenamenti, sono riuscito a raggiungere una maggiore consapevolezza e a maturare molto dal punto di vista emotivo e razionale. Al tempo stesso, quando ho perso la gioia di giocare a causa di quanto stessi vivendo nella mia vita privata, anche questa mia capacità si è molto ridotta. Però, rispondendo alla domanda, credo che il tutto richieda un lavoro per equilibrare le diverse componenti in causa: sicuramente il tocco delle mani è fondamentale, in un abbinamento tra talento e allenamento, ma la mente non può perdere la sua capacità decisionale, anche nella sua componente di istinto che resta uno strumento irrinunciabile ma che non deve diventare l’arma dominante”.
    Nella lotta contro il cancro focalizzarsi sugli obiettivi primari è importante, ma alcune volte per questo si trascurano elementi secondari molto importanti per la qualità della vita quotidiana. Due aspetti importanti, di cui spesso non si parla abbastanza, sono la cura del sonno e dell’alimentazione: ogni paziente e la sua famiglia si devono sentire liberi di fare ogni domanda necessaria a chi li segue direttamente, ricevendo risposte chiare ed accurate. Nel corso della tua carriera, per essere performante ai massimi livelli nel tuo ruolo, quanto hai dovuto curare sonno e alimentazione? “Li ritengo entrambi aspetti fondamentali che hanno inciso in maniera costante nella mia carriera! Durante l’infanzia sono stato un bambino con la propensione ad ingrassare. Per questo motivo fin dagli anni delle giovanili al Treviso ho seguito una dieta con un regime alimentare controllato. Un ruolo importante da questo punto di vista lo ha giocato lo yoga, disciplina che pratico da diverso tempo. Attraverso essa ho raggiunto un maggiore autocontrollo e ho imparato a conoscere meglio il mio corpo. La mente ed il fisico sono intrinsecamente legate e per questo è molto importante, anche dal punto di vista del benessere del nostro organismo, un equilibrato discernimento delle emozioni positive e di quelle negative. Per quanto riguarda il sonno il discorso è simile: mi rendo conto che se non dormo bene divento intrattabile e questa mancanza di sonno si ripercuote su umore e benessere fisico. Da questo punto di vista ritengo che il fattore dieta e il fattore sonno debbano andare di pari passo: ambedue sono essenziali per un corretto sviluppo fisico e mentale e per la conseguente qualità della vita quotidiana”.
    (Fonte: comunicato stampa) LEGGI TUTTO

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    Lupus in Fabula di Ceccarelli: la mano di D10S

    Di Redazione
    Torna l’appuntamento con Lupus in Fabula, la rubrica nata dalla penna di Andrea Ceccarelli. Argomento dell’episodio: Diego Armando Maradona, recentemente scomparso.
    Sembrerebbe incredibile pensare che lui sia ricordato con quel gesto discutibile e irregolare. Uno che ha segnato alcuni dei gol più straordinari della storia del calcio, ricordato per quello scaltro colpo di mano. Soprattutto se si pensa che nella stessa partita, sempre lui, segnò il più bel gol della storia del calcio, scartando più di metà squadra dell’Inghilterra fino a depositare la palla in rete. Eppure, in quel gesto e in quel soprannome risiedono tante verità.
    Diego Armando Maradona, da Villa Fiorito, periferia di Buenos Aires, è stato un genio popolare e populista. Lo è stato per le sue straordinarie capacità di addomesticare quella sfera, su ogni campo, in ogni circostanza, con ogni parte del corpo, piedi, cosce, petto, spalle, testa e, si, anche con la mano. È stato un uomo che ha rappresentato nella sua stessa vita le sue enormi contraddizioni, pagandone in prima persona gli errori. Sarebbe sbagliato dire sempre e solo in prima persona, come si legge e si sente da alcuni in questi giorni. Certamente sua moglie, le sue figlie, le sue amanti, un certo universo femminile che lo ha amato, curato, cullato e accompagnato, probabilmente ha condiviso anche il peso, il dolore e anche le conseguenze dei suoi eccessi. Questo va detto e mai dimenticato. L’amore per la famiglia, totale, a volte morboso e spesso contradditorio, è parte di una vita piena di contraddizioni che hanno comunque riportato sempre quel ragazzino con quegli occhi scuri e sinceri, alle sue origini e tra la sua gente. Un talento innato e una volontà di ferro lo avevano portato a rompere tutti gli schemi. Capace di emergere dalla povertà al lusso, dalla polvere dei campi di periferia, all’olimpo e alle luci della ribalta mondiale, per poi ricadere nella polvere.
    Diego, un uomo, a detta di tutti quelli che l’hanno conosciuto davvero, leale, generoso, buono, diretto. Non ha saputo gestire tanto sentimento, tanta empatia, tanta necessità di riscatto e tanta assuefazione ad essere sempre al centro dell’attenzione, sempre il numero uno, almeno su quel rettangolo di gioco. Si è fatto amare e odiare, senza che questo ne abbia mai cambiato la sua natura. Ha saputo onestamente ammettere i suoi errori, le sue dipendenze. Ha sentito la colpa della distanza che questo gli aveva provocato rispetto alle figlie, alle persone che veramente gli volevano bene, al mondo del calcio. Ha sposato cause populiste, estremiste, forse non condivisibili, ma comprensibili da chi dell’America Latina conosce la fame della povertà, l’ingiustizia dell’emarginazione, l’arroganza del potere, la sete di libertà e riscatto sociale. Ha rappresentato per due popoli simili, l’argentino e il napoletano, così umani, rumorosi, ironici, furbi, ma anche così feriti, romantici, nostalgici e sentimentali, il simbolo della rinascita. L’Argentina uscita da poco da una sanguinaria dittatura e dalla sconfitta contro il Regno Unito nella guerra delle Falkland (Malvinas) vinse il mondiale del 1986, battendo in semifinale l’Inghilterra con i famosi due gol di Maradona. Napoli, considerata allora la città italiana più povera, pericolosa e disorganizzata d’Italia, dimostrò, grazie alle vittorie nel campionato di calcio dell’87 e del ‘90 di poter giocare alla pari con le grandi squadre del nord, trascinata dal genio in maglia numero 10. Maradona era il calcio, il gioco con la palla, ma di questo rifiutava il sistema, a volte a ragione, contro i manipolatori e i politicanti, lui li definiva “i mafiosi” delle istituzioni sportive, a volte, macchiandosi di un eccesso di vittimismo e di mancanza di rispetto delle regole.
    Le sue battaglie contro Bush, contro Blatter, contro Matarrese, lo hanno sempre reso diverso dagli altri campioni dello sport, spesso per convenienza propria o per necessità contrattuale, portati ad essere più silenti o, comunque, meno diretti e aggressivi. Lui non ha mai fatto calcoli di opportunità. Le sue battaglie col pugno alzato sono dentro quel colpo di mano così famoso. Il braccio alzato simbolo di ribellione contro il “nemico”, il portiere avversario in semifinale, ma in quegli anni, anche l’Inghilterra, paese fortemente antagonista dell’Argentina. La scaltrezza di quel gesto, rapido, quasi invisibile, risolutore, ricorda la maestria degli argentini e dei napoletani nel gestire le situazioni difficili. Il suo salto verso quel pallone quasi impossibile, l’ascesa e il successo. La sua maglia bianco celeste, come la bandiera dei suoi “popoli” e come il cielo.
    Il 10, graficamente divenuto IO nella parola D10S, Dio, che è quello in cui tutti gli emarginati, i poveri, i sottomessi confidano per aver un nuovo domani, sulla terra o in quello che verrà. Diego Armando Maradona, non è stato solo un genio del calcio, è stato un capo popolo, un simbolo, un’icona, una divinità per molti. Anche lui come il Ché, come Pancho Villa, come Simon Bolivar, come Giuseppe Garibaldi, eroe rivoluzionario dei due mondi, con alcune macchie e tanti errori, rappresenterà ancora per tanto tempo un’idea, un sentimento, una speranza per tanti ragazzini che corrono dietro un pallone e per chi in quel pallone vede l’unica opportunità di emancipazione.
    Diceva un musicista argentino: “Maradona era il più umano di tutti i geni”.
    (Fonte: Facebook Roma Volley Club femminile) LEGGI TUTTO

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    Decreto Ristori Quater, nuovi fondi per lo sport

    Di Redazione
    Il Consiglio dei Ministri si è riunito ieri sera per approvare il Decreto Ristori Quater, che introduce ulteriori misure urgenti connesse all’emergenza Covid-19.
    Tra i 18 approvati, i punti 9 e 10 riguardano il mondo dello sport:
    Associazioni sportiveÈ incrementata di 95 milioni la dotazione del Fondo unico per il sostegno delle associazioni sportive e società sportive. 
    Indennità per i lavoratori sportiviPer il mese di dicembre è erogata da Sport e Salute Spa, un’indennità di 800 euro per i lavoratori del settore sportivo. Si tratta dei lavoratori del mondo dello sport titolari di rapporti di collaborazione con il Coni, il Comitato Italiano Paralimpico, le Federazioni Sportive Nazionali, le Discipline Sportive Associate, gli Enti di Promozione Sportiva e le Società e Associazioni sportive dilettantistiche, riconosciuti dal Coni e dal Comitato Paralimpico.
    (Fonte: governo.it) LEGGI TUTTO

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    Nino Di Giacomo: “La riforma è uno tsunami per lo sport dilettantistico”

    Foto Ufficio Stampa Seap Dalli Cardillo Aragona

    Di Redazione
    La recente approvazione dei cinque decreti legislativi che costituiranno la Riforma dello Sport ha provocato numerose reazioni anche nell’ambiente della pallavolo. Parole forti quelle usate dal presidente della Seap Dalli Cardillo Pallavolo Aragona, Nino Di Giacomo: “Quello stabilito dal Consiglio dei Ministri è senza dubbio un vero e proprio tsunami per lo sport dilettantistico. Noi presidenti di associazioni sportive dilettantistiche dobbiamo essere pronti a recepire la nuova legge perché c’è il serio rischio che tantissime Asd scompariscono nel giro di pochissimo tempo“.
    “Le Associazioni Sportive Dilettantistiche, allo stato attuale – continua Di Giacomo –, sopravvivono grazie alla passione e all’impegno dei propri dirigenti. Svolgiamo, inoltre, un ruolo insostituibile ai fini educativi e dell’inclusione sociale. Più volte abbiamo sollecitato tutela e aiuti, ma chi di competenza ha sempre fatto orecchie da mercante. Adesso ‘incassiamo’ la nuova riforma dello sport che ci penalizza ulteriormente, ma non fermerà il nostro impegno quotidiano sul lavoro sportivo, fatto di enormi sacrifici e senza scopi di lucro”.
    La riforma, fortemente voluta dal ministro dello Sport Vincenzo Spadafora, prevede tra l’altro una radicale ridefinizione della figura del lavoratore sportivo, l’abolizione del vincolo sportivo e l’introduzione di un “premio di formazione” per le società che hanno cresciuto gli atleti, la tutela delle pari opportunità per lo sport femminile e delle persone con disabilità, il sostegno ai minori e al volontariato sportivo e la possibilità per le ASD e SSD di svolgere anche attività commerciali se finalizzate all’autofinanziamento.
    (fonte: Comunicato stampa) LEGGI TUTTO

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    Nevobo, il programma Volleyball4Life candidato al Peace and Sport Awards 2020

    Di Redazione
    Il programma Volleyball4Life, gestito dalla Federazione olandese di pallavolo (Nevobo), è tra i candidati per il prestigioso premo per la pace e lo sport nella categoria “Sport per lo sviluppo e la pace dell’anno”. Questo premio va alle organizzazioni che danno un contributo importante a un mondo migliore attraverso lo sport. Il vincitore sarà annunciato online il 14 dicembre.
    Questa nomination è un riconoscimento per l’impatto che Nevobo crea con il programma Volleyball4Life specificamente progettato per le ragazze che vivono in Nepal. Volleyball4Life utilizza, infatti, la forza e gli elementi unici della pallavolo per l’empowerment delle ragazze, con l’obiettivo finale che le ragazze di 12-18 anni sviluppino le giuste abilità per affermarsi e prendere le proprie decisioni nella vita. Le ragazze hanno accesso a personal coaching, esercitazioni e giochi di pallavolo, nonché al coinvolgimento della comunità per la sostenibilità.
    Volleyball4Life è iniziato come l’obiettivo della vita dell’ex giocatrice di pallavolo internazionale nepalese e modello Kopila Upreti. Nata e cresciuta in circostanze difficili in un villaggio rurale, ha affrontato sfide enormi, ma alla fine è riuscita a costruirsi un futuro indipendente attraverso la pallavolo. Ora Kopila coordina le attività del programma e forma insegnanti e allenatori. Usa le sue esperienze per responsabilizzare le ragazze, insegna loro a difendere se stesse e a prendere le proprie decisioni. 
    Per l’implementazione di Volleyball4Life, Nevobo ha collaborato con diverse ONG: Child Watabaran Center Nepal, Net4Kids e ISA Youth. Queste partnership assicurano la sostenibilità finanziaria e operativa, nonché lo sviluppo continuo del programma. Nel 2021, Volleyball4Life si espanderà in una serie di paesi africani – Senegal, Ruanda, Gambia, Niger e Lesotho – in collaborazione con World2Win e OlympAfrica.
    (Fonte: Cev.eu) LEGGI TUTTO

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    Banca Valsabbina e Volley Millenium insieme per supportare “Ace For The Cure”

    Foto Ufficio Stampa Banca Valsabbina Millenium Brescia

    Di Redazione
    Banca Valsabbina e Volley Millenium in campo insieme anche per supportare il territorio bresciano. Nel corso della stagione 2020-2021 a beneficiare del contributo raccolto attraverso l’iniziativa benefica “Ace For The Cure” sarà una preziosa realtà locale, ovvero il Gruppo Cinofili Leonessa Brescia Protezione Civile O.D.V. (con sede in via Traversa VIII° n.92 a Brescia, in zona Villaggio Badia).
    Millenium e il Gruppo Leonessa hanno già collaborato in passato, ad esempio nei reparti pediatrici degli ospedali bresciani per portare doni, gadget e dolci ai bambini degenti. Un progetto iniziato sotto la supervisione del Prof. Raffaele Spiazzi, presso gli Spedali Civili di Brescia.
    A testimonianza di queste iniziative di volontariato, la manager di Millenium Lucrezia Catania, si è messa in gioco in prima persona: «E’ stato importante toccare con mano il lavoro che queste persone svolgono sia quotidianamente sia durante le emergenze – racconta Catania – oltre alle iniziative nei nostri ospedali e nel sostenere chi è in difficoltà sul nostro territorio, nel 2018 ho accompagnato personalmente i volontari nelle zone del sisma del Centro Italia con il nostro van. Abbiamo consegnato un camion pieno di mobili, giochi e libri a persone e associazioni nelle zone colpite dal terremoto come L’Aquila, Acquasanta, Accumuli e Amatrice. Insieme agli Alpini abbiamo consegnato le Uova di Pasqua all’orfanotrofio locale, un momento molto toccante. Inoltre nell’autunno 2016, da Brescia abbiamo collaborato attraverso il nostro settore giovanile a una raccolta di vestiario indirizzato ad Amatrice».
    In occasione delle partite casalinghe al PalaGeorge, quindi, ogni volta che un’atleta Millenium realizzerà un ace (un punto diretto al servizio) Banca Valsabbina donerà 100€ al Gruppo per supportare l’attività dei volontari.
    «Abbiamo scommesso su queste ragazze ancora prima della promozione in serie A1 – ha dichiarato il Consigliere di Amministrazione di Banca Valsabbina, Alberto Pelizzari – Ma oltre all’orgoglio di sostenere questa importante società sportiva bresciana, c’è quello di poter contribuire concretamente a un’iniziativa positiva come Ace for the Cure, giunta ormai al terzo anno di applicazione. Siamo infatti convinti – ha aggiunto Pelizzari – che in questi casi l’importante non sia la somma raccolta ma il gesto. Per questo, invitiamo anche altre realtà imprenditoriali o Enti locali a supportare iniziative di questo genere, perché quello del Gruppo Cinofili Leonessa Brescia Protezione Civile è un importante contributo dato al territorio e alla comunità, non solo di Brescia ma anche nazionale», ha concluso Pelizzari.
    (Fonte: comunicato stampa) LEGGI TUTTO

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    Sport e Salute aiuta le Federazioni: per la pallavolo 3,5 milioni di euro

    Di Redazione
    Arriva il sostegno di Sport e Salute per le Federazioni italiane messe in ginocchio dal Covid. Al tradizionale contributo annuale, infatti, l’azienda pubblica presieduta da Vito Cozzoli ha aggiunto quest’anno 95 milioni di risorse aggiuntive, ricavate utilizzando il 32% del gettito delle tasse pagate nel 2019. Alla Federazione Italiana Pallavolo spetteranno in totale quasi 3,5 milioni di euro (3.408.711), ma soltanto il 50% (1.704.355 euro) potranno essere utilizzati liberamente; un altro 25% andrà distribuito alle società danneggiate dall’emergenza sanitaria e il quarto restante direttamente agli sportivi sotto forma di voucher per l’accesso all’attività (privilegiando giovani, anziani e disabili).
    Come riporta Il Sole 24Ore, non sono mancate le polemiche tra le Federazioni, sia per i vincoli posti sull’utilizzo delle risorse sia per le modalità di ripartizione, che sono le stesse utilizzate per il contributo “normale”: il primo criterio è il numero di società affiliate (e non quello dei tesserati). La pallavolo è comunque il quarto sport in Italia in termini di benefici ricevuti, dopo calcio, tennis e nuoto ma davanti a basket, atletica e ciclismo. Da notare che 10 milioni (equivalenti alla cifra destinata al calcio) sono stati riservati allo sport scolastico e altri 9 milioni ai 15 enti di promozione sportiva.
    (fonte: Il Sole 24Ore) LEGGI TUTTO

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    Chieri, myClub76 indice tre serate informative

    Reale Mutua Fenera Chieri ’76

    Di Redazione
    Lo staff tecnico e dirigenziale del Club76 organizza alcuni incontri formativi riservati ai dirigenti e ai tecnici delle società sportive che hanno aderito al progetto MyClub76.Si inizia con tre appuntamenti a cui ne seguiranno altri, in base alle esigenze che saranno emerse durante gli incontri.Le serate formative si svolgeranno in modalità webinar. Questo il programma.
    Mercoledì 18 novembre, ore 20,30 – Incontro riservato ai dirigentiTema:– Presentazione del progetto di formazione MyClub76– Organizzare e riorganizzare la società sportiva durante e post covidA cura di Beppe Basso, direttore sportivo PlayAsti, e Roberto Ariagno, dirigente Fenera Chieri ’76.
    Mercoledì 25 novembre, ore 20,30 – Incontro riservato agli allenatoriTema:– Motivare le atlete durante il lockdown– La preparazione mentale per la ripartenzaA cura di Roberto Merli, mental coach della serie A1 Reale Mutua Fenera Chieri ’76.
    Giovedì 3 dicembre, ore 20,30 – Incontro riservato ai direttori tecnici e primi allenatoriTema:– Presentazione dei protocolli tecnici del Club76 e modelli di prestazione dei settori giovanili di alto livello.A cura di Stefano Gay e Marco Sinibaldi, direttori tecnici progetto Club76.
    È richiesta la conferma della presenza al responsabile del progetto MyClub76, Saverio Zavattaro, che avrà cura di inviare successivamente il link per partecipare agli incontri.
    Info: Saverio Zavattaro, 393.1711414, save632001@yahoo.it
    (Fonte: comunicato stampa) LEGGI TUTTO