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    Jannik Sinner è il 29esimo n.1 al mondo. Ricordiamoli tutti, uno dopo l’altro

    Jannik Sinner (foto Patrick Boren)

    Il 10 giugno 2024 la nuova classifica ATP post Roland Garros vedrà Jannik Sinner sul trono del tennis maschile. Missione compiuta. Troppa la sostanza e costanza di rendimento di Jan da mesi e mesi. Nel 2024 ha perso solo due partite, e 4 da dopo US Open 2023. Nelle ultime 52 settimane ha battuto per 14 volte avversari top10 (perdendo solo tre volte). Ha vinto uno Slam (AO24), due Masters 1000 (Open del Canada23 e Miami24), tre ATP 500, oltre ottimi piazzamenti come la finale al Masters di Torino e la semifinale a Wimbledon 2023. Per come è strutturata la classifica basta e avanza, ma non c’è sistema di ranking che tenga: Sinner è da mesi il più forte. Lo certifica anche il raffinato “Elo Ranking” di tennis abstract – sistema molto interessante – e  se vi fossero ancora i mitici e tanto rimpianti “bonus point” Sinner sarebbe n.1 già da tempo, visto l’enorme bottino extra che avrebbe guadagnato battendo ripetutamente i migliori. Meritatissimo premio alla sua classe e ora anche continuità.
    L’italiano sarà il 29esimo giocatore ad issarsi alla prima posizione nel ranking da quando, agosto 1973, è stilato in modo computerizzato. Ripassiamo la lista di tutti i numeri del tennis maschile, con una breve nota su ciascuno di loro.
    1 – Ilie Nastase: il primo di tutti. Divenne numero uno della nuovissima classifica il 23 agosto 1973, oltre 50 anni fa. Talento pazzesco e discretamente “pazzo”, incarna come pochi l’ideale di genio e sregolatezza. Colpi fatati ma anche spigoli acutissimi e una lingua più tagliente del back di rovescio con il quale scendeva a rete. Amato e odiato, è stato un figlio prediletto degli spericolati anni ’70, dove la personalità dei giocatori andava di pari passo al talento tecnico.
    2 – John Newcombe: l’iconico talento australiano divenne n.1 il 3 giugno 1974. Modi garbati, tennis d’attacco elegante, gli manca una coppa a Roland Garros per completare il proprio career Grand Slam, ma ai suoi tempi la terra era davvero ostica se nascevi down under e nei geni dominava l’istinto offensivo. Stimato e rispettato da tutti, ancora oggi quando parla – raramente – tutti ascoltano in religioso silenzio. Il carisma del leader.
    3 – Jimmy Connors: scorbutico e diretto, per molti insopportabile, “Jimbo” è stato il primo vero attaccante da fondo campo nella storia del gioco. Divenne n.1 il 29 luglio 1974, poco prima dell’esplosione del fenomeno Borg, con il quale ha dato vita a battaglie epiche. In realtà il mancino americano, aizzato anche da una madre a dir poco ingombrante, lottava da solo contro il mondo e vinse, tantissimo. La sua risposta è tra le migliori della storia, sicuramente la migliore prima dell’avvento di Agassi e poi Djokovic. Come riuscisse a dominare da fondo e attaccare con palle millimetriche giocando con quella Wilson T2000 dotata di un piatto corde minuscolo lo sa solo lui…
    4 – Bjorn Borg: tennista e personaggio leggendario, fu il primo tennista “pop”, muoveva le masse come mai nessuno prima, tanto che orde di teenager arrivarono a lanciar verso di lui le loro mutandine appena sfilate… N.1 il 23 agosto 1977. Rovescio da cineteca, pazienza e capacità di resistenza fuori dal comune, impose un nuovo modello di tennista, quello di pressione da fondo campo, ma fu abilissimo nel trasformarsi anche in giocatore di rete e dominare sui prati di Wimbledon. Il tennis dopo lui non fu più lo stesso, impose nuovi standard e ha stabilito record allora epocali.
    5 – John McEnroe: definirlo tennista è persino riduttivo. Il mancino newyorkese è stato qualcosa di totalmente unico e irripetibile, non giocava a tennis, pennellava in campo con una tecnica di gioco mai vista prima e non replicabile. Nessuno ha mai avuto il suo senso per la palla e gli angoli, a rete non giocava di volo, accarezzava e creava. Il suo carattere scontroso andava di pari passo col talento, tanto che le sue furibonde discussioni in campo sono diventate altrettanto iconiche. Arrivò a superare Borg in una rivalità tra le più belle della storia dello sport, dominò nel 1984 come mai nessuno prima e di fatto si spense. Non aveva più niente da inventare, aveva già fatto tutto.
    6 – Ivan Lendl: lo “Zar” del tennis moderno. Il diritto più potente della sua epoca e un tennis migliorato in modo costante, con un’applicazione quasi fanatica. Poco amato rispetto alle sue vittorie, ma fortissimo e indubbiamente temuto. È stato il primo ad applicare la scienza ai suoi allenamenti, attento non solo al gioco ma anche all’alimentazione, alla preparazione fisica, ai materiali. È stato il primo in tante cose, come il cambio della racchetta con corde nuove al cambio di palle, persino nell’abbigliamento – leggendari i polsoni per il suo copioso sudore e il cappellino da legionario in Australia. Ha perso molte più finali Slam di quelle vinte, ma è stato un vero leader e n.1. Lo divenne per la prima volta il 28 febbraio 1983, e lo restò da lungo dopo il 1985.
    7 – Mats Wilander: il primo prodotto d’eccellenza dalla scuola di Borg. Rovescio da cineteca, un fisico tanto elastico che gli permetteva di arrivare sempre bene sulla palla. Era un camaleonte, pronto ad adattarsi ad ogni condizione di gioco e rivale. Pochissimi vincenti ma ti faceva giocare male, scomodo, alla fine l’ultima palla era sempre la sua. Per anni ha giocato con una concentrazione fenomenale: nella finale di Roland Garros 1988 servi il 100% di prime palle nel primo set… Visse quella stagione da sogno con 3 Slam su 4 vinti, scavalcando Lendl in cima al ranking il 12 settembre 1988, dopo averlo battuto nella finale di US Open con un match assurdo, andando ben oltre ai propri limiti per spinta e attacchi. Spese così tanto che da lì a poco si spense. 7 Slam e campione strepitoso, pochi anzi forse nessuno è riuscito ad estrarre il 101% dalle proprie possibilità quanto lui.
    8 – Stefan Edberg: non un tennista, ma un angelo. Impossibile voler male a un giocatore così elegante, corretto e bello da vedere. Sua la miglior volée della storia moderna del gioco, insieme ad un rovescio da cineteca. Attaccava sempre e comunque, forte di due gambe da centometrista – ai campionati giovanili svedesi c’è ancora il suo primato lì in cima – e un senso per il serve and volley impareggiabile. Eleganza allo stato puro, ha battagliato per anni contro tennisti più potenti e completi, ma quando stava davvero bene e in fiducia passarlo sul net era un’impresa. 6 Slam e due anni da n.1 di fine stagione. Lo divenne il 13 agosto 1990, nell’anno in cui la schiena iniziò a dargli problemi e lo costrinse a cambiare il movimento del servizio. Nel 1991 dominò per larghi tratti, ma fu l’inizio della fine, anche perché si impose da lì a poco un tennis così muscolare e rapido da far diventare il suo un po’ anacronistico, seppur bellissimo. Il premio sportivo dell’anno porta il suo nome.
    9 – Boris Becker: la sua vittoria a Wimbledon nel 1985, a soli 17 anni, è stata una rivoluzione copernicana. Mai s’era visto tanta potenza e coraggio in campo. Servizio e diritto assassini, ma soprattutto il tedesco era un killer sportivo, aveva un coraggio leonino e i big point difficilmente li perdeva. È stato probabilmente il miglior tennista di sempre in condizioni indoor, più era rapido più si esaltava. Il suo talento e visione di gioco non erano supportati dal fisico, troppo massiccio e pesante, tanto da finire la carriera letteralmente a pezzi e con vistosi problemi di salute. Persona “contro”, ha spesso preso posizioni impopolari e ha pagato il prezzo, ma a testa alta e fiero delle sue scelte, pure in campo dove si incaponiva nel giocare a modo suo. Un tennista il cui valore è sotto stimato. È stato n.1 per poco, diventandolo il 28 gennaio 1991. Non ha mai vinto un torneo sul rosso, cosa che non hai digerito…
    10 – Jim Courier: ha randellato per anni con la sua Wilson come se fosse una mazza da baseball, con una potenza e forza fisica brutali. Per un paio di stagioni è stato ingiocabile nei primi 6 mesi dell’anno. Leggendario il suo tuffo nel fiume Yarra di Melbourne dopo aver vinto gli Australian Open, un fiume inquinato e pure infestato da animali non esattamente amichevoli. Big Jim era personaggio fuori dagli schemi, grande batterista e lettore accanito, assai più colto e profondo di quel che il suo tennis muscolare e non esattamente divertente facevano ipotizzare. Un n.1 di passaggio (10 febbraio 1992) ma tennista formidabile, il più rapido ad arrivare in vetta dalla covata d’oro di tennis yankee di Bollettieri. La sua ironia è spettacolare.
    11 – Pete Sampras: uno dei tennisti più forti di sempre. Applicazione massima, grande pulizia tecnica, con un diritto micidiale in corsa e il miglior servizio della storia del gioco. Se la mia vita dovesse dipendere da solo colpo di gioco, non avrei dubbi: la sua prima palla. Non esiste un singolo colpo che sia stato più decisivo nella storia. 14 Slam e moltissimo altro, record a go go poi superati da Roger e quindi Novak. Ma la sua classe, esplosa in particolare a Wimbledon, resta impareggiabile. Se prendeva un break di vantaggio, potevi anche andartene dal campo perché non lo rimontavi più. Ha dato vita a una delle rivalità più belle di sempre, quella con il (poco) amico e connazionale Agassi. N.1 il 12 aprile 1993, lo è stato per moltissimo tempo e pieno merito. Oggi è molto schivo e non si vede mai sul tour.
    12 – Andre Agassi: 8 Slam, molti hanno vinto più di lui, ma il suo impatto nel gioco è stato superiore a quella di qualsiasi altro giocatore in questa lista dei 29 n.1 della storia. Il tennis moderno l’ha sdoganato lui: via la “tecnica classica”, la maggior parte dei giocatori attuali sono una versione riveduta e corretta del suo modo di intendere il gioco, pressione da fondo campo, anticipo, controllo delle rotazioni e dei tempi di gioco. È stato personaggio come forse nessun altro, immagine fortissima e carisma assoluto, anche grazie a fortunatissime campagne di marketing del quale è stato un po’ schiavo. Vince clamorosamente a Wimbledon il suo primo Slam, quando nessuno ipotizzava che quel tennis da fondo potesse essere competitivo sui prati. Ha vissuto più vite tutte insieme, ben raccontate in Open, miglior libro mai scritto sul tennis. Invecchiando è diventato un vero guru, amato e rispettato da tutti. Divenne n.1 il 10 aprile 1995 ed è stato uno dei n.1 più anziani a fine carriera.
    13 – Thomas Muster: austriaco di ferro, incredibile come si sia ripreso da un terribile incidente che gli ha fracassato una gamba quando, molto giovane, era in rampa di lancio verso il grande tennis. Quelle immagini di lui con il gesso e una gamba sulla panca a tirare diritti in modo ossessivo ha fatto il giro del mondo. Su terra era fortissimo, ha vinto una miriade di piccoli e medi tornei, arrivando alla gloria eterna a Roland Garros, unico Slam vinto. N.1 il 12 febbraio 1996, meritato premio alla carriera per applicazione e furore agonistico. Con tanti limiti tecnici, riusciva a battere campioni assai più attrezzati e completi.
    14 – Marcelo Ríos: è l’unico di questa lista di 29 n.1 senza ad aver vinto uno Slam. Un delitto, visto il suo braccio mancino, uno dei più talentosi e magici della storia moderna del gioco. Con la palla poteva fare di tutto e di più, angoli assurdi e anticipo incredibile, ma… il fisico era quello che era, e la testa non c’era proprio. Divenne n.1 nel suo miglior momento in carriera, il 30 aprile 1998, poco dopo aver sfiorato l’Australian Open (battuto in finale). Non è un intruso, ma certamente col suo talento avrebbe potuto ottenere molto, molto di più….
    15 – Carlos Moya: anche lo spagnolo è stato un n.1 di passaggio. Lo divenne il 15 marzo 1999 e restò in cima al ranking solo per due settimane, ma è bel premio a un tennista non solo bello ma anche efficace. Sul rosso è stato a tratti devastante con un diritto potentissimo e classici schemi da terra.
    16 – Yevgeny Kafelnikov: il primo russo n.1 della storia, lo divenne il 3 maggio 1999. Talento cristallino, poco fisico e poco elastico, ma tempo sulla palla spettacolare, con un rovescio bimane tra i più precisi e efficaci della storia. Non aveva grande potenza e nemmeno resistenza, tanto che spesso si allenava letteralmente facendo il doppio… Ma in campo era classe pura, molto elegante, a tratti regale. Un gran bel giocatore, due volte campione Slam.
    17 – Pat Rafter: One Week Wonder, solo una settimana in cima al mondo del tennis, il 26 luglio 1999. Poco, ma del resto la sua epoca era infestata da un tasso di talento eccezionale, e il bell’australiano non era tecnicamente fortissimo. Gran fisico, ultimo vero attaccante, è stato bravo a completare il suo tennis e diventare più tosto da fondo campo, battagliando per anni ad armi pari con Pete e Andre, più forti di lui, ma li raggiungeva con testa e agonismo. Il cruccio resterà la finale di Wimbledon, quella persa contro Ivanisevic nel 2001.
    18 – Marat Safin: bello e impossibile. Tennista fenomenale per talento, un rovescio come una carabina, sensibilità e classe. Avrebbe potuto dominare se… l’avesse voluto. Ha preferito tanta bella vita a durissimi allenamenti. La sensazione che abbia sfruttato si e no il 30% del suo potenziale. Ma quando c’era con fisico e testa, era il più forte o quasi. La semifinale vinta contro il Super Federer del 2005 agli Australian Open resta la partita forse tecnicamente più bella del nuovo secolo. Divenne n.1 l’11 settembre 2000, dopo aver ridicolizzato Sampras in finale a New York.
    19 – Gustavo “Guga” Kuerten: sorriso e allegria, una samba in campo. A vederlo danzare e scaricare rovesci clamorosi e vincenti potevi solo divertirti, non c’era modo volergli male. Arrivò all’improvviso nel grande tennis vincendo a Roland Garros nel 1997 dalle retrovie e per anni è stato tra i migliori al mondo, con un tennis arrotato e personale. Bellissima persona, un manifesto del piacere di giocare a tennis. È stato n.1 il 4 dicembre 2000, restando al vertice per ben 43 settimane. Purtroppo un problema all’anca l’ha pensionato troppo presto. Sarebbe stato bellissimo vederlo sfidare al top Nadal, sarebbe stata una sfida sul rosso stellare…
    20 – Lleyton Hewitt: Rusty, indomabile lottatore e due gambe impossibili. Ha dominato per un paio d’anni, prima dell’arrivo del ciclone Federer che ha spazzato via la concorrenza. Bravo ad emergere giovanissimo e imporre un tennis a tutto campo di pressione e qualità, fortissimo di testa e mai stanco. È stato n.1 il 19 novembre 2001 ed è rimasto sul trono per ben 80 settimane.
    21 – Juan Carlos Ferrero: oggi notissimo coach di Alcaraz, “mosquito” ha sofferto per issarsi sul trono del tennis, ma c’è arrivato con merito, riuscendo a superare avversari complessivamente più dotati come Kuerten, Hewitt e Safin. 8 settimane da leader, iniziate l’8 settembre 2003. Un bel diritto, tante gambe ma mai è riuscito a completare un tennis un po’ scarno e monotematico. Oggi è coach abilissimo.
    22 – Andy Roddick: il servizio più potente di sempre l’ha issato sul trono del tennis nel 2003, suo anno magico, dove ha vinto US Open. Appena in tempo prima dell’esplosione di Federer, l’uomo che gli ha letteralmente rovinato la carriera. Un po’ rozzo, ma potentissimo e con grande coraggio, non mollava mai e a Wimbledon nel 2009 è stato a una manciata di punti da vincere contro Roger. Una finale che si sarebbe oggettivamente meritato. Un solo Slam, e il n.1 raggiunto il 3 novembre 2003.
    23 – Roger Federer: che dire… il Maestro. Superato da Djokovic in quasi tutti i suoi record, ma la sua eredità nel gioco è molto superiore ai 20 Slam e mille altri traguardi raggiunti. È il tennista che, a detta di tutti, ha giocato meglio a tennis nell’era moderna. Una sinfonia e bellezza in movimento, un danzatore con una classe infinita. Il più amato, il più seguito, carisma e rispetto. Ha portato lo sport a vette superiori e questo vale più qualche Slam. n.1 il 2 febbraio 2004, lo è stato per 310 settimane. Nessuno incarna IL tennis quanto lui.
    24 – Rafael Nadal: l’impatto di Rafa sul tennis è stato brutale. Nessuno aveva giocato con tale potenza e rotazione, su terra è ben presto diventato ingiocabile e ha stabilito record che solo qualche marziano potrà superare. È andato oltre ogni limite umanamente immaginabile per resistenza, tenuta mentale e fisica. Un tennis mai visto prima, e molto migliorato negli anni. 22 Slam ma soprattutto un’aura in campo come pochi. Di Nadal non ce ne sarà mai un altro. Tennista clamoroso e grande persona. N.1 il 28 agosto 2008, poco dopo il suo primo Wimbledon.
    25 – Novak Djokovic: numeri alla mano il più vincente di sempre, il più forte di sempre. Elastico come nessuno, testa da agonista feroce e rovescio killer… ha lavorato per anni e anni superando ogni suo difetto e diventando il tennista più completo e complessivamente più forte. Ma non il più amato, quel carattere irascibile non si placherà mai. Ha pagato anche a caro prezzo il ruolo di terzo incomodo nell’amatissima rivalità Roger-Rafa, ma non per colpa sua. Personaggio divisivo, uomo vero, o lo ami o lo odi. Leggenda vera. N.1 il il 4 luglio 2011, lo è stato per 428 settimane. Incredibile.
    26 – Andy Murray: il 4° dei Beatles, o meglio, tennista fortissimo ma nato in un’epoca sbagliata… Ha riportato la union jack sul trono del tennis dopo oltre 70 anni, così come il successo a Wimbledon, ben 2. Ha sempre pagato dazio negli Slam agli altri tre, più completi di lui e soprattutto più forti mentalmente. Ma è stato un duro agonistica, c’ha creduto sempre e mille volte s’è rialzato dopo dure sconfitte, tanto che nel 2016 ha coronato una rincorsa strepitosa col n.1, ottenuto il 7 novembre di quell’anno. Poi gravi problemi all’anca l’hanno penalizzato quando era al vertice. Dice sempre quel che pensa e i suoi commenti social sono i migliori. Un grande personaggio e vero innamorato del gioco.
    27 – Daniil Medvedev: mai visto un tennista tanto alto e così rapido da dietro, capace di rincorre e cambiare ritmo, angoli e poi tirare mazzate impossibili. Servizio bomba, testa a dir poco complessa. Per ora un solo Slam, e che Slam… US Open 2021, ha stoppato Djokovic a un match dal completare il Grande Slam! Scacchista nella vita e in campo, è tanto storto nel gioco quanto affascinante. Che piaccia o no, quando gioca lui lo spettacolo è assicurato perché nessuno gioca come lui. È diventato n.1 il 28 febbraio 2022.
    28 – Carlos Alcaraz: il più giovane n.1 della storia. Lo è diventato dopo aver vinto US Open il 12 settembre 2022. Talento pazzesco, rotazioni ma anche velocità di braccio, anticipo e propensione offensiva “federeriana”. Si accende e si spegne, con picchi di rendimento inarrivabili e grandissimo spettacolo prodotto. Sorridente e genuino, è una benedizione per lo sport. Sta dando vita con Sinner a una rivalità bellissima. Ragazzo e tennista fantastico.
    29 – Jannik Sinner. Che dire… è Jannik! Lunedì 10 giugno sarà la prima volta da n.1 Speriamo la prima di tante. GRAZIE JANNIK, ci ha regalato un sogno che era quasi peccato il solo pronunciarlo…

    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Moya parla di Nadal: “Abbiamo pensato che fosse finita. Ha recuperato lentamente, ora sente di poter essere competitivo”

    Moya e Nadal

    Carlos Moya è sempre stato a fianco di Rafael Nadal in questo 2023 così difficile per il campione spagnolo. Lo stop in Australia, i tentativi di recupero andati a vuoto, la frustrazione del doversi di nuovo operare per il rifiuto di terminare la carriera così, con un fredda conferenza stampa. Ha attraversato momenti difficili, nei quali tutto sembrava inutile, ma lentamente e con pazienza il 22 volte campione Slam si è risollevato e negli ultimi giorni di allenamento in Kuwait si è convinto di poter essere ancora competitivo. Così Nadal sarà la stella del 250 di Brisbane, che aprirà la nuova stagione, e Moya sarà ancora a suo fianco. Così Carlos ha parlato l’ATP, raccontando alcuni dei momenti più bui dell’anno e come vede adesso Rafa, a pochi giorni dal ritorno in campo.
    “Ci sono stati momenti difficili perché non migliorava, abbiamo dovuto stare molto attenti ai carichi di allenamento che gli abbiamo preparato. Ha preso tanti rischi per provare a risalire e il percorso è stato difficile, molto difficile, ma lui ha sempre mantenuto la voglia spinto dal desiderio di tornare a giocare. In vari momenti, percepivo che fosse finita”.
    Rafa ha la competizione dentro, e questo lo porta a spingere al massimo. Per questo Moya continua ad aver paura che il desidero di eccellere lo possa portare a strafare e soffrire un nuovo infortunio che potrebbe essergli fatale. “È difficile fargli capire che non può pretendere tanto fin dall’inizio come è abituato, perché è un animale competitivo. Gran parte del nostro lavoro è stato quello di fermarlo quando si allenava, limitare le sue ore e l’intensità dell’allenamento in campo.Il mio timore più grande è come riuscirà ad assimilare il carico delle partite, non è facile passare dall’allenamento alla gara”.
    Le ultime settimane di allenamento sono state molto positive. Arthur Fils si è allenato con lui, e ha confessato di averlo trovato molto competitivo… “Rafa è arrivato a pensare che non sarebbe stato in grado di tornare ad un buon livello competitivo, ma ora invece si è convinto che potrà esserlo di nuovo. Sta seguendo la progressione corretta, questo è un processo in cui deve attraversare le fasi poco a poco. Abbiamo bisogno di giocare e prendere ritmo”.
    L’obiettivo per Nadal è chiaro: Parigi. “Mancano sei mesi al Roland Garros e le incognite da risolvere sono tante, ma è evidente che sarebbe entusiasta di fare bene lì, è il suo torneo preferito”.
    Non resta che attendere un paio di settimane, quelle mancano al rientro in campo di Nadal, e vedere le sue condizioni, il suo fisico sottoposto allo stress delle partite.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Nastase va controcorrente: “GOAT? I 14 titoli a Parigi di Nadal pesano più dei 23 Slam di Djokovic”

    Ilie Nastase

    Ci sono sportivi e tennisti che vanno controcorrente, capaci di sorprendere sia in campo con le loro giocate che con pensieri distanti dal sentire comune, o perlomeno originali. Uno di questi è certamente l’ex campione rumeno Ilie Nastase, istrionico personaggio del mondo della racchetta. Per il 76enne si Bucarest, la corsa all’ipotetico GOAT (il più grande di sempre) non ha molto senso, soprattutto per i tennisti, e in generale i 14 titoli vinti da Rafael Nadal a Parigi sono più “pesanti” dei 23 Slam complessivi vinti da Djokovic in carriera. Questo ha affermato in un’intervista rilasciata al media nazionale Gazeta Sporturilor, della quale riportiamo alcuni passaggi che, certamente, faranno discutere.
    “La corsa al migliore? Non penso che sia una vera “rissa”, almeno non penso che sia una lotta personale tra Novak Djokovic e Rafael Nadal. Non la vedo così. Novak ha vinto un nuovo Grande Slam, ma avrebbe potuto essere il contrario, giusto? Nadal poteva essere con 23, i due sarebbero ancora pari, conta così tanto che ora uno ha un titolo in più? Sicuramente a Djokovic importa, ma non credo che Nadal sia geloso del suo nuovo successo o qualcosa del genere. Molti altri dovrebbero essere gelosi di lui per aver vinto il Roland Garros 14 volte, quei 14 Roland Garros pesano molto di più dei 23 Slam di Djokovic. Vincere sulla terra battuta 14 volte? Sulla terra battuta del Roland Garros? Non credo che nascerà un altro giocatore che possa ripetere questo”.
    Per Nastase alla fine sono molti i pretendenti: “Ci sono molti giocatori che si trovano nella condizione di essere un pretendente al GOAT, anche Federer. Non possiamo dimenticare quelli di prima: Bjorn Borg, Rod Laver, che ha completato due volte il Grande Slam in un anno, questo è incredibile, o lo stesso Pete Sampras. A volte ci dimentichiamo di queste persone. C’è anche Agassi, per esempio che ha segnato il gioco come nessun altro. I bambini guardano solo chi è il campione, suppongo che succeda come nel calcio, dove ai tempi era apprezzato Pelé, poi è arrivato Cruijff, Maradona e ora Messi”.
    “Io ritengo di poterli confrontare perché li ho visti tutti, ho anche giocato con molti di loro, ma non credo che tra di loro siano tutto il tempo a fare paragoni. Questa è una questione più relativa ai voi dei media e agli sponsor. Djokovic, nonostante i suoi 23 Slam, a un certo punto sarà dimenticato come tutti gli altri e si parlerà dei campioni in attività. Possiamo solo sederci e guardare i suoi record quando apriamo il giornale, ma a quel punto non possiamo dimenticarci dei record di Nadal, o di quelli e del gioco Federer perché si è ritirato. Arriverà anche il turno di Djokovic”. LEGGI TUTTO

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    Nadal si ritira dai Championships

    Rafael Nadal

    Rafael Nadal ha annunciato in una press conference convocata stasera di essersi ritirato da Wimbledon per il problema muscolare sofferto nel corso del torneo. Nick Kyrgios quindi è in finale, per la prima volta, in un torneo dello Slam.
    Sfuma quindi il “sogno” Grande Slam per l’iberico, che mai prima del 2022 era riuscito a vincere nello stesso anno Australian Open e Roland Garros.
    “Ho preso questa decisione perché ho sentito molto dolore e non credo di poter vincere due partite in queste condizioni. Non posso fare alcuni movimenti e giocando il problema può solo peggiorare”, queste le prime parole del campione spagnolo. “Non voglio andare là fuori e non essere competitivo, per rispetto di me stesso, e per peggiorare ulteriormente le cose.  Come ho sempre detto, la cosa più importante per me è la mia felicità. Ho fatto molti sforzi per essere qui, ma non posso rischiare di stare fermo troppo a lungo. È qualcosa di molto difficile per me. Sono molto triste per questa decisione”.
    “Ieri non mi sono ritirato perché non volevo farlo nel bel mezzo di un quarto di finale. Ho vinto la partita e ho trovato un modo per finire la partita, qualcosa di cui sono orgoglioso. Analizzando l’infortunio ho preso questa decisione pensando alla mia salute e al mio futuro”.
    “Sto così da una settimana. Le cose erano più o meno sotto controllo, ma ieri è stata la giornata peggiore. Ho fatto dei test per vedere come si sono evolute le cose, ma il problema era diventato più grande. Ora che farò? Mi fermo di 2-3 settimane, o almeno così penso. La cosa normale è che entro una settimana possa già allenarmi. Spero di riuscire a completare il programma che ho stabilito per il resto di questa estate”.

    We’re sad to see it end this way, @RafaelNadal
    Thank you for another year of unforgettable moments at The Championships#Wimbledon pic.twitter.com/XadiEVxaWF
    — Wimbledon (@Wimbledon) July 7, 2022 LEGGI TUTTO

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    Nadal lunedì volarà a Londra e proverà ad allenarsi per giocare a Wimbledon

    Nadal nel corso della conferenza stampa

    Rafael Nadal andrà a Londra con la speranza di giocare a Wimbledon. L’ha affermato il 22 volte campione Slam nella conferenza stampa indetta al Maiorca Country Club, nel quale ha parlato degli ultimi giorni e del suo trattamento. Rafa ha assicurato di sentirsi molto meglio dopo il trattamento ricevuto, di avere buone sensazioni e che i primi allenamenti su erba sono stati positivi. Tuttavia non è ancora certo al 100% di giocare ai Championships.
    Il suo programma è di volare a Londra lunedì, continuare fisioterapia e allenamenti, e valutare nel corso della settimana le sue condizioni. La sua idea è di giocare a Wimbledon, ma nel caso in cui non si convinto della condizione del suo piede, rinuncerà allo Slam su erba e se ne tornerà a casa. “Ho avuto un po di riposo che per me è qualcosa di molto importante” ha dichiarato Nadal, che in questi giorni sta anche giocando a golf, sua nota e grande passione. LEGGI TUTTO

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    “Una operazione al piede segnerebbe la fine della carriera di Nadal”

    Rafa Nadal

    “L’opzione dell’intervento chirurgico è la ultima spiaggia, perché in quel caso si metterebbe fine alla carriera di Nadal”. Un’affermazione secca e perentoria, che viene dal dottor Joaquín Óscar Izquierdo, riportata dal quotidiano iberico AS che ha analizzato con alcuni specialisti il problema cronico al piede del super campione maiorchino. Nonostante i dolori, Nadal ha vinto l’ennesima coppa a Parigi, anche se ha affermato che la situazione è sempre più grave e non può continuare così ancora per molto. Cosa fare? Ecco alcuni spunti da parte di alcuni specialisti in materia.
    Rafa ha affermato di voler sottoporsi ad iniezioni con spinta retrattile, tecnica applicata dagli anestesisti. In cosa consiste? “La tecnica non è nuova, la novità è usarla per questo tipo di problema”, afferma Ian MacVeigh, responsabile presso la Clinica CEMTRO, che spiega la meccanica: “Si fa con un ago che ha una punta attiva con un elettrodo che si inserisce nella zona lesa ed emette onde radio, impulsi di 20 millisecondi con pause di altri 480. Non distrugge i tessuti, ma produce neuromodulazione nel nervo. Con il campo elettrico e magnetico, le fibre del dolore si alterano e con essa la tua trasmissione”.
    “Con il nuovo trattamento, si cerca di evitare l’intervento chirurgico per continuare a competere. Potrebbe essere più efficace nel tempo dell’infiltrazione, ma non risolverà il problema”, afferma in merito Ramón Navarro, capo della sezione clinica dedicata alla caviglia e piede alla stessa clinica di Madrid.
    “La radiofrequenza pulsata non rimuove la sensibilità all’articolazione perché non distrugge le fibre nervose. In linea di principio, la mobilità non ne risentirebbe”, rassicura MacVeigh, che considera Wimbledon (dal 27 giugno) “troppo vicino per vedere un risultato importante”.
    E se non dovesse funzionare? “La strada indicata sarebbe un’osteotomia calcaneare per eliminare il varismo del piede. Ciò migliorerebbe enormemente il quadro clinico, ma non sarebbe possibile fissare lo scafoide perché si suppone fratturato. Pertanto, sarebbe opportuno eseguire un’artrodesi, una fissazione dell’articolazione in modo che non si muova e smetta di far male. Ma questo potrebbe significare la fine della sua vita professionale”, rivela Joaquín Óscar Izquierdo.
    Vedremo l’evoluzione del piede di Nadal. Intanto, tra dolori e infiltrazioni, lui continua a vincere. LEGGI TUTTO

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    Moya rassicura sulle condizioni di Nadal: “Le sensazioni sono buone”

    Moya con Nadal

    C’è apprensione per le condizioni di Rafael Nadal con il Roland Garros pronto a scattare tra due giorni. Il riacutizzarsi del problema al piede sinistro che l’ha penalizzato a Roma contro Shapovalov non è il miglior viatico per il torneo più importante della stagione dello spagnolo. Tuttavia il suo allenatore Carlos Moya si detto fiducioso. In una breve dichiarazione rilasciata al podcast “The Tennis Talk” ieri sera, Moya si detto sicuro che il suo assistito sarà in grado di giocare un buon tennis nonostante i problemi, ormai cronici.
    “Ricordo bene come Nadal è arrivato qui nel 2020″ afferma Moya, “Non era in forma, non si sentiva bene e aveva vinto solo due partite sulla terra battuta. Ha finito per vincere il torneo senza perdere un set. Il piede è stato meglio, ma è stato anche peggio. Le sensazioni sono buone, andiamo avanti giorno dopo giorno”.
    Nadal è stato sorteggiato nello stesso slot di Fabio Fognini (possibile scontro al terzo turno), e soprattutto nel quarto di finale del n.1 al mondo, Novak Djokovic. LEGGI TUTTO

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    Nadal festeggia con Ancelotti la vittoria del Real Madrid nella Liga

    Rafa insieme a Carlo Ancelotti, Luis Figo e Ronaldo

    Il Real Madrid ha appena vinto il suo 35esimo titolo della Liga in Spagna, dominando il campionato grazie ad un team forte in cui spicca Karim Benzema, vero trascinatore dei “Blancos”. Rafa Nadal, dopo aver dato il simbolico calcio d’inizio all’ultima partita di campionato del Real, ha festeggiato a Madrid il successo della sua squadra del cuore insieme all’allenatore Carlo Ancelotti e alcune vecchie glorie del Real, Luis Figo e Ronaldo, come mostra la foto che riportiamo. Curioso che Rafa sia un supporters della squadra di Madrid, quando lo zio Miguel Angel è stato capitano degli acerrimi rivali del Barcellona (e buona parte della sua famiglia infatti sostiene i blaugrana…)

    Celebrating La Liga pic.twitter.com/gwN8z3dUh8
    — F r a n (Madrid-dal era ) (@_rafalewis) May 2, 2022

    Rafa è atteso al debutto nel torneo più importante del suo paese. Ha dichiarato di essere molto emozionato per il ritorno in campo, ma anche di esser arrivato ad una preparazione “minima” per affrontare un impegno così importante. Vedremo il responso del campo nel suo primo turno, che lo vedrà impegnato domani contro il vincente di Bublik vs. Kecmanovic. LEGGI TUTTO