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    Briatore di nuovo in Formula 1: nuovo executive advisor del team Alpine

    Da quasi un mese si rincorrevano le possibili voci di un ritorno di Briatore nella scuderia francese, che ha annunciato il ritorno nel circus del manager nonché imprenditore italiano, con un ruolo consultivo. Flavio Briatore sarà infatti il nuovo Executive Advisor del team BWT Alpine F1, nominato dal CEO del Gruppo Renault , Luca de Meo. L’imprenditore si concentrerà principalmente sulle aree di alto livello della squadra, tra cui scouting, approfondimenti sul mercato piloti e fornendo consulenza su alcune questioni strategiche all’interno dello sport. Come confermato dal team di base a Enstone, in Inghilterra, Briatore non dovrebbe quindi lavorare sul campo ma occuparsi in generale di aiutare a pianificare il futuro, in vista delle novità tecniche e normative in arrivo in Formula 1 nel 2026, che imporranno scelte importanti anche dal punto di vista economico. Sotto la sua guida, il team Benetton vinse due titoli mondiali, con Michael Schumacher nel 1995 e 1996 e con Fernando Alonso nel 2005 e nel 2006. LEGGI TUTTO

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    Pol Espargaro dopo la paura a Portimao: “Papà e pilota? È durissima”

    Mentre Aleix Espargaro tagliava il traguardo di Silverstone in vittoria con l’Aprilia, il fratello Pol vedeva anche lui la bandiera a scacchi, per la prima volta in questa stagione MotoGP. Il più giovane dei due catalani ha completato l’intero weekend britannico, lasciandosi alle spalle il terribile incidente rimediato nelle libere a Portimão, nel Portogallo peggiore per lui. A dispetto della perdita di conoscenza, fratture a mandibola, vertebre e lesioni varie, il numero 44 del team GASGAS è tornato a fare il proprio lavoro e bene: «La felicità si mixava alla stanchezza – racconta a Spielberg – è stato bello concludere la gara, ricevendo l’approvazione della gente ma, una volta abbassata l’euforia, ho ripensato al risultato, ritrovandomi dodicesimo e lontano dal primo». Primo classificato, suo fratello Aleix. «C’è tanto lavoro da fare, per provare ad arrivare lassù. Il mio corpo lo spiega: la parte sinistra necessita di allenamento e tempo, poiché fiacca, indolenzita e dolorante. Pure il petto ne ha risentito, il collo e le vertebre rotte nell’incidente». Ha avuto paura durante il fine settimana inglese? «No, perché non ricordo assolutamente niente di quanto accaduto. L’impatto, il travaglio e il mio recupero sul posto mi sono ignoti. Invece, dall’ospedale in avanti colleziono ogni momento del mio percorso di guarigione e recupero». Si sente un pilota diverso, adesso? «Ogni infortunio viene accumulato in una sorta di zaino applicato alla schiena, caricato di volta in volta da fratture, urti, ferite. Tornare in sella ti fa ricordare di aver riscontrato rotture e botte. Durante la guida capita di pensare “ehi, come mai mi duole il collo?!”, Si pensa tanto prima di saltare a bordo ma, una volta indossato il casco, il dolore sparisce e subentra l’adrenalina». Quando era a casa, le mancava l’adrenalina? «Spiegare quanto è impossibile. Guardavo le gare davanti alla TV, impotente. Mia moglie chiedeva quando sarei tornato in azione, vedendomi così infelice. Ero triste. Io e lei abbiamo discusso: stavo trascorrendo parecchio tempo a casa in famiglia. Potevamo stare tutti assieme con le figlie, ma io avevo bisogno di gareggiare». Insomma, non avrebbe mai mollato. «Mai. Questo mondo si lascia quando la fiamma interiore si spegne, altrimenti sono guai, altro che infortuni. Se è l’infortunio a determinare la fine di carriera, si patisce il colpo. Si casca nell’infelicità». Può capire come abbia sofferto Marc Marquez in questi tre anni. «Eccome se lo capisco. Marc si è leso un braccio, per sua fortuna gravemente solo quell’arto. Poteva fare tante cose, dato che il suo corpo era integro. Ma fuori dalle corse è dura». LEGGI TUTTO

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    Quartararo: “Le Ducati? Altro pianeta. Io e la Yamaha resistiamo”

    Nemmeno la sua moto l’aiuta.«Sento che ci sia qualcosa di strano nella M1, il limite è poco avvertibile e il cento per cento lontano. Ci stiamo provando, ma la moto ha perso d’efficacia nelle curve, di conseguenza ho perso fiducia. Mugello a parte, i tempi registrati sono simili ai riferimenti 2022. Il problema è che gli altri hanno migliorato, mentre noi siamo rimasti fermi. Gli avversari sono andati avanti, mentre noi ci arenavamo».
    Situazione simile vissuta da Marc Marquez e Honda. O sono momenti diversi?«Eviterei di affermarlo. Tra la M1 e la RC213 V ci sono differenze, vantaggi per una e svantaggi per l’altra. Per esempio, in Honda soffrono di confidenza all’anteriore e improvvisi sbalzi causati dal posteriore. In Yamaha non soffriamo così, a noi mancano potenza e capacità di voltare rapidi e precisi. Chiaro, la tecnica è una cosa. La pratica dice quanto e come pure Marc stia patendo».
    Nel progetto Yamaha trova comunque note positive? «Sì, in termini di potenza e numero di cavalli abbiamo compiuto un passo avanti, tuttavia poco percettibile rispetto a quanto fatto dalla concorrenza. D’accordo, durante il GP Italia ho toccato i 360 chilometri orari nel lungo rettilineo, ma grazie alla scia offerta da chi mi precedeva. Le moto avversarie tagliavano l’aria, io ne approfittavo».
    A proposito di aria: Ducati e il resto dei competitor monta ali maggiorate.«Maggiorate se paragonate alle appendici Yamaha. L’aerodinamica funziona in maniera particolare: più si va forte, meglio lavora. Senza potenza, l’utilizzo della sezione aerodinamica è limitato, cioè, quanto sta accadendo a noi».
    Il suo impegno è al pari del lavoro compiuto da Yamaha? «I giapponesi si stanno rivelando interessati alla MotoGP, e lo spiego con una immagine: ci sono tanti nuovi ingegneri spediti da Iwata nel paddock, ma hanno bisogno di tempo. Yamaha sta lavorando sodo oggi, e lo fa programmando il futuro. Chiaro è che il frutto arriverà i prossimi anni, sebbene io stia spingendo per avere un netto cambio di tendenza. Credo non prima del 2024. Io insisto, mica mi tiro indietro».
    Una valida offerta contrattuale da parte di Case diverse la farebbe tirare indietro?«Offerta? Non ho ricevuto alcuna proposta e, se le avessi avute, sarei rimasto a vestire gli abiti Yamaha sino a fine 2024. Sono focalizzato su questo progetto e, malgrado stia vivendo un momento di carriera difficile, sono convinto della scelta».
    Tornando a Marquez, ha detto di voler preservarsi, evitando rischi inutili e infruttuosi. «Gli infortuni li evito volentieri anche io, malgrado quanto accaduto facendo jogging (ride, ndc). Vorrei lottare per posizioni di vertice, oggi lontane per noi. Allora, che faccio? Rischio di cadere, cercando il cento per cento? No, meglio di no. Io spingo al massimo, a volte azzardando mosse particolari. Al Sachsenring abbiamo montato la gomma posteriore morbida, a mò di scommessa: non ha funzionato, qunidi cosa cambia arrivare tredicesimo o dodicesimo?». 
    Nulla, diremmo. «Esatto. Le Ducati viaggiano su un pianeta diverso, sia prestazionalmente che in numero di moto. Qui abbiamo poche M1, siamo in due con Franco Morbidelli. A noi servirebbe un team satellite col quale condividere dati, Ducati ha otto moto e squadre in perpetuo collegamento. Tutti i piloti equipaggiati Desmosedici vanno forte, le informazioni scambiate sono incredibili e preziose. Mica si inventano chissà cosa». 
    Lei può inventarsi qualcosa?  «Ci proverò, sebbene sia onesto dire che questo sia il momento più duro da quando corro in MotoGP. Magari non sto attraversando il periodo più nero, ma mi sento frustrato. Quello sì». 
    Non può piovere per sempre. «Probabilmente, in condizioni di bagnato e con tanta acqua nel weekend andremmo meglio. Saremmo sicuramente efficaci, vicini al gruppo di testa o, addirittura, nel gruppo di testa. Lo abbiamo visto in Argentina. Però c’è un problema: mica mi metto a fare la danza della pioggia».  LEGGI TUTTO

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    Hyundai sprint sull'elettrico: stop allo sviluppo dei motori termici

    L’obiettivo di Hyundai non è certo un mistero: produrre 1 milione di auto elettriche vendute in tutto il mondo nel 2025 e 1,7 milioni nel 2026. Ma per fare questo c’è bisogno di accelerare i lavori e serve una riorganizzazione profonda. Ed è così che si fanno sempre più nette le posizioni della Casa sudcoreana sui suoi progetto elettrico e sullo sviluppo dei sistemi fuel cell.
    A essere coinvolto è soprattutto il reparto sviluppo e ricerca motori termici di Namyang, nome celebre nella sua lettera iniziale perché presente sulle sportive Hyundai N. Secondo quanto riportato dai media coreani, il Business Korea e il The Korea Economic Daily, il 17 dicembre scorso è stata chiusa l’attività di sviluppo di nuovi motori endotermici, per spostare i tecnici sui progetti legati all’elettrificazione.
    Sviluppo dei motogeneratori del futuro, sviluppo di nuove celle per le batterie, a questi compiti lavoreranno i 12 mila addetti del centro Ricerca e sviluppo riconvertito.
    Riassetto manageriale
    Rumours supportati da fonti interne, dopo che proprio il 17 dicembre il Gruppo Hyundai ha presentato un profondo riassetto manageriale che, tra gli altri, ha visto l’uscita di Albert Biermann da direttore del centro Ricerca e sviluppo, per diventare consulente esterno Hyundai. Biermann ha lavorato anche alle Hyundai N, portando un bagaglio di competenze di valore, provenienza BMW M.
    La vendita continua
    I programmi di Hyundai sull’elettrificazione, così come di KIA, sono noti e guardano a un futuro da marchi solo elettrici. Lo stop all’attività di sviluppo nel centro dedicato ai motori endotermici certo non comporta il taglio istantaneo dell’offerta Hyundai endotermica. Anche altre case sono state indicate allo stop dello sviluppo di nuove famiglie di motori benzina e diesel per concentrarsi sull’elettrico, in una proposta di unità tradizionali che continuerà affiancando la sempre più ampia fetta di elettrificazione proposta in gamma.
    Secondo il The Korea Economic Daily, infatti, un piccolo gruppo di tecnici del reparto R&D di Namyang sarebbe rimasto per adattare gli attuali motori termici negli anni a venire. Va detto come Hyundai-KIA sia reduce da un recentissimo passato di innovazioni sostanziali sui propri motori benzina, come ad esempio l’1.6 T-GDI, proposto con una raffinata soluzione di controllo della durata di apertura variabile delle valvole.
    Auto elettriche: i modelli con più autonomia (in autostrada) LEGGI TUTTO

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    In MotoGp spunta il “grazzie” di Ronaldo: il tweet è virale

    Cristiano Ronaldo ha lasciato sì la Juve e l’Italia, ma il suo “Grazzie” continua a far parlare. L’addio sgrammaticato è diventato un vero e proprio tormentone. Dai tifosi della Juve che lo hanno salutato con un ironico “Preggo”, allo stesso club bianconero che prima della partita contro l’Empoli ha postato una story, successivamente rimossa, con su scritto “Biannconeri”, lo “stile” Ronaldo ha fatto strada. E ne ha fatta talmente tanta che dal mondo del calcio, il tormentone ha raggiunto il mondo dei motori. Sul proprio profilo twitter, il team Gresini Racing si è complimentato con Aleix Espargaro per il podio conquistato nel Gran Premio della Gran Bretagna, scegliendo proprio di “emulare” CR7: “Grazzie Aleix”, questo il messaggio per il pilota spagnolo che ha regalato il primo podio all’Aprilia.Sullo stesso argomentoJuventusCristiano Ronaldo e gli errori nel saluto alla Juve che scatenano il web LEGGI TUTTO

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    Juventus Stadium: tamponi rapidi nel parcheggio auto

    TORINO – Da venerdì potrebbe essere attivo il primo drive-in per i tamponi rapidi di Torino e del Piemonte. L’hot spot è stato allestito davanti all’Allianz Stadium della Juventus e si stima che sarà in grado di eseguire 1000 test antigenici al giorno e chi vi accederà sarà sottoposto al tampone senza nemmeno scendere dall’auto. Dopo circa 15 minuti sarà possibile ritirare il risultato e, in caso di positività, bisognerà attendere per avere la conferma del tampone molecolare, il cui risultato arriverà dopo 24-48 ore. Il drive-in aprirà con un orario sperimentale, dalle 8 alle 14, ma l’obiettivo è quello di ampliare l’apertura a tutto l’arco della giornata. Inoltre, inizialmente verrà aperta una sola corsia dedicata a chiunque abbia ottenuto la prenotazione online dal proprio medico, mentre presto verrà aperta anche una seconda corsia dedicata a tutti.
    Il drive-in comincerà ad essere allestito già da oggi, martedì 10 novembre, grazie alla collaborazione di ASL Città di Torino, il Comune, Arpa e Juventus Stadium. Altri hot spot di questo tipo potrebbero essere attivati presto anche in altre città del Piemonte, tra cui Cuneo, Alessandria e Novara.
    Zona gialla, arancione e rossa: le nuove regole in auto LEGGI TUTTO

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    Nascar, Michael Jordan avrà un suo team!

    L’unico proprietario di colore di una grande franchigia del campionato nordamericano (gli Charlotte Hornets nell’Nba), Michael Jordan, diventerà anche uno dei pochissimi proprietari colored nella storia della Nascar, il campionato americano di stock car. L’ex leggenda dei Chicago Bulls, sei volte campione Nba, ha annunciato che lancerà una nuova squadra, il cui nome non è ancora noto, associata a Denny Hamlin (che guida anche in questo campionato ma per un’altra stabile, la Joe-Gibbs Racing).
    Michael Jordan, venduta per 171mila euro la sua Mercedes S 600 Coupé

    Nascar, Michael Jordan e il nuovo team
    La squadra, per ora, dovrebbe schierare una sola macchina, che sarà affidata a Bubba Wallace, unico pilota nero del campionato, che in questi mesi è stato al centro dell’attenzione per il suo impegno per uno sport sempre più aperto all’inclusione e alla diversità. Ha svolto un ruolo chiave nell’evoluzione dello sport verso una maggiore inclusione e diversità. Il nuovo team, equipaggiato da Toyota (Chevrolet e Ford sono gli altri produttori di motori nel campionato), dovrebbe fare la sua prima apparizione a Daytona, nel mese di febbraio, dove si svolgono alcuni eventi di apertura prima delle 500 miglia di Daytona, una gara che Wallace aveva concluso al secondo posto nel 2018. LEGGI TUTTO

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    La Toyota trionfa nella 24 Ore di Le Mans

    LE MANS – Continua il domino della Toyota nella 24 Ore di Le Mans. La scuderia nipponica non conosce rivali sull’asfalto transalpino conquistando, per la terza volta consecutiva, la 24 Ore di Le Mans, la più famosa gara di endurance al mondo. La TS050 n.8 con al volante il trio Buemi-Nakajima-Hartley, dopo un giorno e 387 giri complessivi sul circuito di La Sarthe, ha preceduto la Rebellion n.1 (Senna/Menezes/Nato) e la Toyota n.7 (Conway/Kobayashi/Lopez), che hanno chiuso la gara con 5 e 6 giri di ritardo. L’iconica corsa, che quest’anno ha tagliato il traguardo delle 80 edizioni e si è svolta a porte chiuse, era inizialmente programmata a giugno ma è stata rinviata a settembre a causa della pandemia di Covid-19. LEGGI TUTTO