ROMA – “Ci sono sempre ottimi piloti che arrivano, nel mio caso sono arrivato insieme a Rosberg e Kubica, Alonso c’era già da un poco, prima ancora vinceva Schumacher. Ci sarà sempre un’era di qualcuno. A mio avviso viviamo in un’epoca in cui questo è diventato un club per ragazzini milionari”. Lewis Hamilton, intervistato da As, non nasconde la sua opinione verso l’ambiente attuale in Formula 1 e la composizione dei piloti, a suo avviso diversa dal passato e molto condizionata dalla storia dei piloti. Tanti i piloti arrivati dal nulla, ma altrettanti, secondo il britannico, quelli che hanno potuto contare su genitori o parenti piloti. “Se dovessi ricominciare da una famiglia operaia, sarebbe impossibile per me essere qui oggi – ha affermato -. Perché gli altri ragazzi avrebbero molti più soldi. Dobbiamo lavorare per cambiarlo e renderlo uno sport accessibile, per i ricchi e per le persone di origine più umile”.
Sugli obiettivi
Hamilton ha poi ribadito che, a questo punto della carriera, vincere non è più fondamentale come una volta: “Vincere l’ottavo titolo non cambierebbe molto. So chi sono, da dove vengo e di cosa sono capace. Non ho idea se vincerò, anche se lavoro per ottenere il primato. I numeri non sono ciò che mi preoccupa di più. Mi preoccupo di quello che sono. Lo sport è la mia vita, è il mio lavoro. Direi che la F1 è la mia seconda priorità, anche se non sarei in grado di fare nessuna delle altre cose senza questa competizione. Voglio aiutare le persone, istruirmi e incoraggiare tutti intorno a me. Mi ci vorrà del tempo per parlare con coloro che gestiscono la Formula 1 e vedere come possiamo fare meglio, come essere più efficienti e diversificati nel futuro dell’automobilismo. Non prendo mai un no come risposta”. LEGGI TUTTO