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    WADA: “Quello di Sinner era un caso unico, un anno di stop sarebbe stato troppo”

    Jannik Sinner (foto Getty Images)

    Dopo l’annuncio dell’accordo tra WADA e Sinner per una sospensione di tre mesi, a chiusura del “Caso Clostebol”, il portavoce dell’Agenzia mondiale antidoping James Fitzgerald ha spiegato le motivazioni che hanno spinto la stessa WADA a non insistere per arrivare all’appello del CAS e chiedere una squalifica di almeno un anno, ma di proporre e/o accettare un “accordo tra le parti”, in base all’articolo 10.8.2 del Codice Antidoping, classificando come “caso unico” quello del n.1 del mondo. Fitzgerald ne ha parlato in un intervento a La Stampa, che riportiamo nelle parti salienti.
    “Una delle funzioni principali dell’articolo 10.8.2 è garantire che i casi unici che non rientrano esattamente nel quadro sanzionatorio possano essere giudicati in modo appropriato ed equo, a condizione che tutte le parti e la Wada siano d’accordo” afferma il portavoce di WADA. “L’articolo consente un’ulteriore riduzione del periodo di sospensione in base al livello di gravità della specifica violazione, nonché al fatto che l’atleta abbia ammesso la violazione. La disposizione è stata utilizzata decine di volte, nelle migliaia di casi giudicati dall’entrata in vigore del Codice 2021“.
    “Al fine di difendere l’importante principio secondo cui gli atleti sono effettivamente responsabili delle azioni del loro team, la WADA ha deciso di presentare ricorso al Tribunale Arbitrale dello Sport”. Nel settembre del 2024 l’Agenzia mondiale antidoping non aveva accettato la sentenza di un tribunale indipendente, sollecitato da ITIA, e di conseguenza presentato ricorso al TAS di Losanna poiché ha ritenuto che l’applicazione della “mancanza di colpa o negligenza” non fosse stata corretta, mancando l’elemento della “somministrazione della sostanza da parte del personale di supporto senza che venisse informato l’atleta”. Sinner, come accertato dall’indagine, non ha ricevuto la sostanza in forma diretta da un membro del suo staff ma solo per via indiretta dopo che questa era stata assunta dal suo fisioterapista Giacomo Naldi su consiglio del preparatore Umberto Ferrara, per curare una ferita procurata con un bisturi in una normale operazione del suo lavoro.
    Quello che non è piaciuto alla comunità tennistica internazionale, e che ha scatenato molte polemiche da parte di vari tennisti, a partire da Novak Djokovic, è che WADA fosse rimasta ferma sulla richiesta di “1 o 2 anni di squalifica”, mentre poi si è arrivati ad un accordo di 3 mesi. Questa la spiegazione di Fitzgerald: “La sanzione di un anno sarebbe stata troppo severa. I fatti di questo caso erano davvero unici e diversi da altri casi che riguardavano la somministrazione da parte del personale di supporto dell’atleta. In effetti, questo non era un caso di somministrazione diretta da parte dell’entourage dell’atleta, ma di assorbimento transdermico perché il massaggiatore dell’atleta (all’insaputa dell’atleta) aveva trattatoun taglio sul dito con un prodotto contenente Clostebol. Attraverso la propria approfondita revisione del caso, la WADA ha verificato e concordato che lo scenario dell’atleta era scientificamente plausibile e ben documentato sui fatti. In effetti, lo scenario dell’atleta era stato precedentemente accettato dall’International Tennis Integrity Agency e dal tribunale indipendente che aveva deciso il caso in primo grado. Tenendo conto, in particolare, del livello di gravità della violazione, dati i fatti specifici, la WADA ha ritenuto che una sanzione di 12 mesi sarebbe stata eccessivamente severa“.
    Per questo WADA si è mossa insieme al team legale di Sinner, arrivando ad un accordo di tre mesi di sospensione, come comunicato sabato scorso.
    Questo era il tassello che mancava: WADA spiega che, riesaminando il caso, si è convinta che la sanzione di 1 anno sarebbe stata sproporzionata e non appropriata vista la realtà accertata dai fatti processuali. Ha “puntato i piedi” per far valere il regolamento che, piaccia o no, prevede la responsabilità oggettiva, ma è venuta a patti sulla durata della pena. Sinner ha accettato il compromesso, per tirare una riga e ripartire, da non dopato e senza colpa o dolo. Da atleta pulito.
    La speranza è che adesso, con questa ulteriore spiegazione, si possa placare la faccenda e ripartire. Attendendo il ritorno di campo di Jannik ai primi di maggio.
    Marco Mazzoni  LEGGI TUTTO

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    FITP avrebbe formulato un’offerta a Madrid per rilevare settimana del torneo spagnolo e far diventare Roma evento da due settimane

    Il Centrale del Foro Italico a Roma

    Il quotidiano torinese “La Stampa” ha pubblicato un’indiscrezione che, se confermata, avrebbe del clamoroso e potrebbe comportare un piccolo effetto domino nella stagione di tornei su terra battuta in Europa. Secondo quanto riporta il giornale piemontese, la FITP avrebbe presentato una offerta formale per acquisire la settimana del torneo di Madrid, che secondo gli ultimi calendari ATP si svolge appena prima degli Internazionali d’Italia. Si parla di una cifra enorme, 550 milioni di euro, che servirebbero ad estendere su due settimane piene la durata degli IBI, arrivando così ad uguagliare gli Slam, unici tornei attualmente organizzati sulla “lunga distanza”. Da anni si parla di Roma e del sogno di diventare il “quinto Slam”. Il Presidente Binaghi nelle consuete conferenze stampa che concludono ogni edizione del torneo parla apertamente di crescita enorme, di numeri mai così buoni e di ambizioni, sia per migliorare la sede con nuove strutture e perché no, anche diventare il quinto evento annuale per importanza.
    Nei mesi scorsi avevamo pubblicato una notizia prettamente finanziaria, tratta da media economici statunitensi, che potrebbe ulteriormente suffragare questa ipotesi. I due Masters 1000 detenuti da IMG (Miami e Madrid) sono entrati in una sorta di “domino” finanziario: Endeavor, la società che controlla IMG (gigante con interessi in moltissimi settori dell’intrattenimento) avrebbe dato mandato a vari advisor finanziari di trovare potenziali acquirenti per alcuni dei suoi asset considerati non più strategici e quindi sacrificabili in un’ottica di riorganizzazione e semplificazione del proprio portafoglio di attività. Pertanto la FITP potrebbe esser capitata al momento giusto per tentare un’eventuale acquisizione, vista la disponibilità di IMG/Endeavor a trattare la vendita. Ricordiamo sempre anche il fattore Arabia Saudita/PIF, con l’enorme interesse ad organizzare un Masters 1000, e chissà che l’altro torneo “aggredibile” (Miami) non possa diventare preda degli ricchissimi fondi d’investimento sauditi, liberando così gli statunitensi dai due asset non più così graditi. Scenari, ovviamente, nell’alta finanza i fattori in gioco sono tantissimi come contratti già firmati, penali da milioni di dollari, e ovviamente anche il benestare della ATP che in caso di cessione di un torneo ad altro soggetto può dover ripensare anche alla sua collocazione e scombussolare varie settimane di attività, qualora il torneo interessato sia tra i più importanti.
    Tuttavia la situazione non è così semplice, anche per il solo progetto di Roma di diventare un torneo da 2 settimane al pari degli Slam. Infatti sempre secondo La Stampa, una condizione indispensabile per trasformare gli IBI in un torneo pari agli Slam sarebbe il benestare del “Grand Slam Commitee”, formato dai soggetti che detengono ed organizzano i Major (Tennis Australia, Federtennis Francese, AELTC/LTA, USTA). Solo con il loro ok, Roma potrebbe ambire a diventare un quinto Slam a tutti gli effetti.
    FITP e Roma hanno qualche asso nella manica: sul piatto della bilancia può pesare il successo di un torneo in enorme crescita, forte del n.1 del mondo Jannik Sinner e un movimento mai così in salute, visto che nessuno in questo momento ha il numero di top100 dell’Italia nel ranking ATP, quasi tutti tennisti molto giovani. Siamo campioni in Davis Cup (2023 – 2024) e organizzeremo le ATP Finals fino al 2030. La forza e salute del tennis in Italia è sotto gli occhi di tutti, e questo è un fattore che gioca a nostro favore.
    Tuttavia sorge un’ultima considerazione: gli Internazionali sono un torneo combined che si svolge da anni con tabellone da 96 giocatori e che scatta per il main draw femminile al martedì e per il maschile al mercoledì. Per arrivare alle canoniche due settimane degli Slam, non serve l’acquisto delle due settimane di Madrid, ma in realtà solo una settimana, o anzi una manciata di giorni (per i tabelloni principali). Se davvero FITP riuscisse nella clamorosa acquisizione, della prima settimana di Madrid non se ne farebbe nulla… Quindi l’eventuale novità potrebbe portare ad una rimodulazione degli stessi IBI: avrebbe più senso distanziare il torneo del Foro Italico di una settimana in più rispetto a Parigi, anticipandolo quindi al lunedì precedente, e magari colmare quella settimana di buco con un nuovo torneo, perché no proprio in Italia; un evento del tutto nuovo sul rosso in preparazione a Roland Garros (Napoli? Torino?). Che Madrid si privi di una settimana restando torneo che si disputa in una sola appare alquanto complesso: comporterebbe un vero ridimensionamento, e l’impatto sul calendario sarebbe comunque forte, con solo 2 Masters 1000 su terra battuta, a meno che qualcun altro dei tornei attuali non possa salire di categoria.
    Ipotesi ovviamente, scenari di una novità che sarebbe incredibilmente importante per il nostro tennis, ma che potrebbe avere anche altre conseguenze politico-sportive. Larry Ellison per esempio, uno degli uomini più ricchi del mondo e magnate di Indian Wells, quello che è ormai considerato da tutti il torneo migliore e più importante dopo i 4 Slam e la Finals, sarebbe “felice” di un upgrade del genere di Roma, o a sua volta vorrebbe un trattamento similare? Di sicuro in California non mancano soldi e spazi, con una struttura al momento migliore di quella del Foro Italico. E ricordiamoci che al nostro bel torneo manca almeno un campo con tetto mobile per affrontare la pioggia, ospite assai indesiderato ma che quasi ogni primavera arriva a gustare i programmi di alcune giornate di gioco, creando problemi spesso di non poco conto (ricordiamo la disgraziata edizione 2023, davvero martoriata da continue giornate di maltempo).
    Roma su due settimane (o 15 giorni, come ormai va di moda anche negli Slam) sarebbe una notizia straordinaria. Ma, sommando tutti i fattori, non è affatto qualcosa di così facile, nonostante la forza del nostro movimento e della stessa FITP, sempre più nevralgica nel mondo del tennis.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Caso Sinner, ingiustizia è fatta (di Marco Mazzoni)

    Jannik Sinner (foto Getty Images)

    La matematica non è una opinione, è una delle poche certezze che abbiamo nella vita. Bene, andiamo per numeri e assiomi.
    1 – “La WADA accetta la spiegazione dell’atleta sulla causa della violazione come delineato nella decisione di primo grado. La WADA accetta che il signor Sinner non intendesse imbrogliare e che la sua esposizione al Clostebol non abbia fornito alcun beneficio in termini di miglioramento delle prestazioni e sia avvenuta a sua insaputa”. Così nello Statement della WADA che annuncia l’accordo con Sinner, facendo decadere l’appello al CAS. 
    2 – “Il sistema antidoping dovrebbe preoccuparsi di trovare i dopati. I dopati sono coloro che cercano di migliorare le proprie prestazioni tramite sostanze non consentite”. Questo ha scritto tre giorni fa il direttore esecutivo della PTPA, affermando il principio massimo che deve proteggere gli stessi giocatori da chi bara e deve animare l’attività dei controlli anti-doping. Principio affermato nel codice WADA stesso.
    Due frasi nette, incontrovertibili. Certe. Non c’è argomentazione che possa confutarle o metterle in alcun dubbio. 1 + 2  = 3. Matematica. Non c’è interpretazione. È una certezza. Per questo il fatto che Jannik Sinner sia stato fermato per tre mesi è una terribile ingiustizia. Punto. Quando viene condannato un innocente è un fatto grave, è necessario riflettere. Un fatto che doveva muovere gli attori in modo diverso, fino a sfociare nella piena assoluzione per Jannik Sinner.  
    Il commento alla clamorosa svolta nel “Caso Clostebol”, che ha portato Sinner a uno stop di 3 mesi senza esser giudicato dopato ma solo per la responsabilità oggettiva sul proprio team potrebbe fermarsi qua, non servirebbe aggiungere altro per rappresentare in modo freddo la situazione terribile che ha subito Jannik.
    Abbinare la parola giustizia a tutto questo marciume è un’offesa all’intelligenza, ma forse è “giusto” entrare un po’ più in profondità in una faccenda orribile, sbagliata, che ha toccato duramente e sporcato l’immagine di una persona ed atleta esempio di lealtà e correttezza, stimato da ogni essere vivente entrato in contatto con lui. Un qualcosa di totalmente sbagliato che ha colpito la persona più sbagliata possibile e per questo sommamente ingiusto. Sinner è dichiarato non dopato, ma squalificato. Un danno di immagine incalcolabile.
    Prima di addentrarmi nella vicenda con considerazioni varie, una piccola premessa. Nessuno sapeva che le cose stessero per prendere una piega del genere, e in modo così repentino. È persino singolare che lo stesso Jannik fosse a Doha, prontissimo a tornare in gara dopo la vittoria agli Australian Open, fermo dallo scorso 26 gennaio. Se ci fosse stata la avvisaglia che la risoluzione del caso era così prossima, forse Sinner non sarebbe nemmeno partito per il Qatar, in attesa. L’entourage di Sinner non ha lasciato trapelare (giustamente) niente, e la stessa WADA per via del suo portavoce un paio di giorni fa ha ribadito in un’intervista a La Stampa che la posizione dell’Agenzia era ferma: 1 o 2 anni di squalifica questa la richiesta. Nessuna alternativa contemplata. Eppure… le persone con le quali ho avuto modo di parlare già dallo scorso autunno erano a conoscenza della mia sensazione di fondo: niente appello, si arriverà ad un accordo, sarà uno stop di pochi mesi e consentirà a Jannik di non perdere Roland Garros; quindi qualche mese, come per Swiatek. Queste cose sono destinate a ripetersi, i meandri della politica sono un pattume assoluto, ma in fondo se vogliamo, prevedibili. Non si poteva scrivere, ma questo sentivo. Un boccone amarissimo da mangiare giù “per il bene di tutti”. Così purtroppo, è stato. Nessuna divinazione o veggenza, è la amara constatazione di quel passa il convento e la conoscenza di vicoli oscuri, quelli nei quali non ti vorresti mai inoltrare ma che conosci fin troppo bene…
    Da sottolineare un piccolo passaggio, cruciale: WADA ha proposto, Sinner ha valutato e accettato per chiudere la faccenda e passare oltre, finalmente con questo capitolo chiuso. Non è un patteggiamento, ma un accordo. Attenzione, le parole sono importanti. Sinner non si dichiara colpevole di nulla, ma accetta la responsabilità oggettiva per i membri del suo team che hanno commetto un errore mortale. C’è un enorme differenza tra le due situazioni.
    “Per il bene di tutti”. Binaghi, persona pragmatica e assai lungimirante se ce n’è una, ha tuonato con parole fortissime, esprimendo un concetto tanto ferale quando lucido: “È la prima volta che una vergognosa ingiustizia ci rende felici”. Già… ingiustizia, ma felicità. Perché? Beh, perché si tira un riga, finisce un incubo, si può pensare più serenamente al futuro, mettendosi alle spalle questa bruttissima vicenda che vede il nostro n.1 vittima di un errore mortale non suo, ma che l’ha costretto a mesi e mesi di stress terrificante. Perché lo spettro di 1 anno di stop, che oggettivamente gli avrebbe rovinato la carriera, è svanito. Perché Sinner ha scelto, consigliato dal suo team legale (e forse anche la famiglia) di mandar giù un calice di fiele oggi guardando gli orizzonti di una carriera che si spera sia lunga altri 15 anni, ricca di successi, così tanti e limpidi da far restare questa pagina un foglio sbiadito e non rilevante. Quando sei un campione così grande, devi aver la forza di reggere pressioni enormi e prendere anche decisioni difficili. Questa è stata forse la più difficile in assoluto, considerato la sua totale innocenza, condannato da innocente.
    Perché allora è stato condannato? Le cose evidentemente non funzionano. E infatti già si stanno muovendo per cambiare. Soglie, il residuo feudale della responsabilità oggettiva che oggi rende la vita di un atleta di vertice perennemente a rischio vista la impossibilità di controllare una complessità assoluta di fattori e persone… Sostanze, lo stesso concetto di contaminazione, protocolli, tutto sarà rivisto e rimodulato perché un altro caso come quello di Jannik non dovrà più esserci, tutti sono d’accordo su questo, a partire dalla stessa WADA.
    Molti parlano di una vittoria per Jannik. Ha accettato un male “minore”, uno stop breve in un momento dell’anno nel quale tutto sommato non ha moltissimo da perdere, assai meglio oggi che in piena estate. Se fosse andato in giudizio, o ancor più vicino alla udienza fissata per il 16-17 aprile e magari si fosse arrivati ad un accordo, avrebbe perso sia Parigi e Wimbledon. Meglio così allora.
    Una “vittoria” se così vogliamo chiamarla è stato leggere il comunicato della WADA che annuncia l’accordo. Non ci sono mezzi termini, incertezze o parole da interpretare. È scritto in modo secco e preciso che Sinner non si è dopato. Sinner non ha barato. Sinner non ha tratto alcun vantaggio competitivo. Sinner è fermato per un errore non suo: nel codice anti-doping c’è il passaggio della responsabilità oggettiva, solo e soltanto per questo Jannik paga un prezzo altissimo. Qualsiasi hater del web o antagonista non può puntare il dito contro Sinner e associare la parola “doping”, “barare” o simile al suo nome. Paga perché il codice anti-doping è fermo a logiche che oggi non funzionano. E tutto sarà cambiato. In questo Jannik esce forte. Esce pulito, come giusto che sia, perché è stato dimostrato senza ombra di dubbio che è uno sportivo onesto, pulito.
    Tuttavia stride, fa male al cuore e alla pancia che si sia arrivati a questo, allo stop seppur breve, ad un danno tangibile sofferto da uno sportivo che non ha fatto niente di male, che è amato e rispettato da tutti, colleghi inclusi. Ammetto che il mio punto di vista – assolutamente personale, quindi opinabile – sia alquanto intransigente, ma… da questa storia non c’è alcun vincitore. Ingiustizia è fatta perché un innocente è stato di fatto condannato, anche se in modo lieve. Un ragazzo perbene è stato fermato nel miglior momento della sua carriera per una colpa che non ha commesso. La Agenzia Anti Doping ne esce con le ossa frantumate perché la tanto sbandierata richiesta di 1 o 2 anni di squalifica è stata messa da parte, considerando “3 mesi una pena adeguata ad una responsabilità oggettiva”. Ma… si sapeva da mesi e mesi, dal processo col tribunale indipendente dell’ITIA, che così erano i fatti. Allora perché questo teatro degli orrori e degli errori orchestrato per mesi sulla testa e sulla pelle di Sinner, per poi accettare una transazione e accordo? E parlando poi apertamente di cambiamenti necessari perché un fatto così non si ripeta e quindi ammettendo che il sistema non va.  
    Ora che cosa succede? Cosa fare? In primis, continuare a sostenere Sinner, oggi più che mai. Non solo perché è un nostro campione, perché ci ha fatto sognare ad occhi aperti, ma perché mai come ora ha bisogno di amore e supporto. Ha bisogno di una informazione che deve rappresentare in modo fedele quel che è successo. Che non ha barato. Che non ci sono zone d’ombra. Che non è un dopato. Che la parola doping con lui non c’entra niente. Basta titoli di merda da Clickbait. Basta sciacalli che si credono giornalisti. Basta esperti o tuttologi che si sentono in dovere di dire la propria verità cercando di condizionare l’opinione pubblica per proprio tornaconto. Jannik va sostenuto e difeso, perché lui lo merita e lo meritano i tanti che in lui hanno creduto.
    Per questo da oggi la responsabilità della stampa sarà ancor più fondamentale. È necessario comunicare bene quel che è accaduto, senza incertezze, dando risalto ai fatti, a termini precisi e spiegazioni semplici che possano arrivare a tutti, anche a chi si è appassionato al tennis da poco e non ha voglia, tempo o capacità per capire in profondità quel che è accaduto, e che quindi potrebbe schierarsi dalla parte di chi semina odio e/o disinformazione. Purtroppo certa parte dell’editoria e il mondo del web in particolare vive di negatività, sulle disgrazie altrui, infischiandosene di correttezza e lealtà. Sarà importante che la buona stampa sia forte, sicura, coesa, e magari che gli organi di controllo possano anche muoversi per cancellare chi razzola male e senza scrupoli, cercando di speculare a proprio favore. Ci saranno milioni di haters nel mondo del web e non solo a cavalcare l’onda, cercando ancor più di screditare Sinner, e pure il tennis italiano intero, negando l’evidenza dei fatti. Terrapiattisti in salsa tennistica. Questo esercito del male deve essere contenuto e sconfitto condividendo la verità, la certezza dei fatti, seminando amore per lo sport e la verità. Sinner se lo merita. Tutti coloro che credono nei valori dello sport se lo meritano.
    Un commento amaro, è un calice di veleno da sorseggiare per tre lunghi mesi, il più simile alla fiele nella mia ormai discretamente lunga attività giornalistica. Ingiustizia è fatta. Non ci sono vincitori quando un innocente subisce un torto così grande.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    ATP 250 Marsiglia: che “braccio” Humbert, supera un discreto Sonego in due set

    Lorenzo Sonego, n.35 ATP

    Quando l’avversario gioca meglio a tennis, colpisce con più precisione e qualità trovando traiettorie eccellenti e tanti colpi vincenti, puoi solo applaudire e pensare a come affrontarlo la prossima volta. Niente da fare per Lorenzo Sonego nei quarti di finale dell’ATP 250 di Marsiglia: il torinese gioca una discreta partita ma non sufficiente ad arginare il grande anticipo, velocità di gioco e aggressività di un ottimo Ugo Humbert, vittorioso per 6-4 6-4 in un’ora e trentotto minuti. Un break per set a favore del transalpino, ma complessivamente il mancino di Metz ha mostrato un tennis più completo ed efficace tanto che il suo successo è assolutamente meritato. Sonego non ha demeritato, con il suo solito encomiabile spirito combattivo ha lottato sino all’ultimo quindici, ha corso molto e ha provato ad attaccare, ma Humbert ha fatto tutto più rapidamente, trovando grande profondità nei suoi colpi e soprattutto rispondendo con più qualità e continuità. Proprio la risposta è stato il colpo che ha marcato una netta differenza tra i due giocatori. Ugo ha trovato in più occasioni risposte eccellenti e su queste ha costruito le chance prontamente sfruttate; Sonego al contrario ha risposto di meno, solo a sprazzi, in netta difficoltà a gestire la curva mancina del rivale, spesso giocata con angolo estremo da sinistra vista la sua posizione di partenza assai laterale.
    Risposta, ma non solo. Sonego ha pagato a caro prezzo un brutto ingresso nel match, un break a freddo subito con tre pallate super offensive del giocatore di casa che, forte dell’immediato vantaggio, ha prima respinto la reazione di Lorenzo nel secondo game e quindi giocato col vento in poppa, sostenuto da una prima palla diventata sempre più continua ed efficace. Ugo è un maestro nell’aprire l’angolo con un colpo in anticipo, giocato quasi di contro balzo vista la sua rapidità di esecuzione e controllo della palla. Se gli lasci il tempo per comandare, nella perfezione delle condizioni indoor più colpire con tanta di quella precisione da flirtare continuamente con le righe, e così è successo. Del resto ha uno dei migliori “bracci” del tour, e oggi si è visto. Inoltre è il classico tennista che quando prede fiducia e sente bene la palla può diventare inarrestabile. Il rimpianto per Lorenzo viene dal non aver sfruttato quelle palle break nel secondo game del match, sarebbe stato importantissimo far sentire al rivale la sua fisicità, la sua presenza; e anche quella nel quarto game del secondo set perché in quel momento l’azzurro stava servendo davvero bene scappando avanti chissà, magari la partita poteva cambiare direzione.
    Tuttavia è corretto affermare che Humbert è stato migliore in tutte le fasi di gioco. Da sinistra ha servito benissimo, aprendo l’angolo in modo totale… Lorenzo sapeva che la palla gli sarebbe arrivata lì, tutta esterna sul rovescio, ma la traiettoria imposta da Humbert è stata quasi sempre così precisa e veloce da diventare ingestibile. Inoltre nello scambio la profondità dei colpi del francese è stata superiore, e questo abbinata all’intensità della spinta ha costretto il nostro giocatore a rincorrere, molto spesso anche nei suoi turni di battuta. Humbert ha alternato benissimo il diritto cross, anche discretamente lavorato di top spin per non lasciare un impatto comodo al rovescio di Sonego, a dei cambi in lungo linea col rovescio davvero ottimi, apertura minima e via, dentro alla palla, impattata precisa e sicura. Sonego per scardinare l’offensività e il controllo del tempo di gioco a Humbert avrebbe dovuto rispondere meglio e magari cercare qualche pallata a tutta improvvisa per far arretrare l’avversario o almeno mettergli qualche dubbio in più. Ugo all’avvio ha sbagliato qualcosa, poi ha centrato tutti i colpi e si fatta dura. Nel quinto game del secondo set Lorenzo ha servito peggio, ha concesso qualcosa e il break alla fine è arrivato. Sipario.
    Humbert indoor è un pessimo cliente, ancor più in Francia e in un torneo del quale è campione in carica. Una sconfitta che ci sta. Testa e gambe al prossimo torneo.
    Marco Mazzoni

    La cronaca
    Sonego inizia il match al servizio, ma è Humbert a menare subito le danze con un tennis verticale, aggressivo e profondissimo. Con un gran diritto vincente Ugo vola 0-40. Il BREAK arriva immediatamente, attacco perentorio col rovescio e volée in spinta, il passante di Lorenzo è lunghissimo. Inizio shock per l’azzurro, investito dalla qualità e colpi del rivale, che però nel secondo game regala un rigore a porta aperta e poi un diritto di scambio, che portano Sonego 30-40. Ace a 210 km/h, non si gioca sulla palla break. Il game diventa infinito, Humbert alterna belle giocate a errori marchiani, come il diritto affossato il rete da metà campo che porta in dote la seconda PB per Sonego. Niente, ancora una bella prima palla, la risposta non passa la rete. 2-0 Humbert. Sonego trova un solido turno di servizio e muove lo score, ma ha difficoltà ad incidere in risposta a meno che Humbert non regali qualcosa perché il francese colpisce con anticipo e trova profondità. Comanda, mentre l’azzurro è costretto a rincorrere e non riesce a spezzare il ritmo dell’avversario, a partire da una risposta che non punge. Il set scorre sui turni di battuta. Col quarto Ace del match, Sonego resta in scia sul 3-4. Anche la battuta di Ugo ora è molto efficace, cerca con insistenza il rovescio del torinese, spostandosi spesso tutto a sinistra come posizione di partenza per aprire al massimo l’angolo, …e nonostante Lorenzo sappia che la palla arriverà lì, non riesce a gestirla per la curva molto accentuata. Con un altro eccellente schema offensivo Humbert vola 5-3 e quindi chiude il set 6-4 con un altro ottimo turno di servizio, impreziosito da un diritto vincente clamoroso nel secondo punto, pallata pazzesca per precisione e velocità. Bene Ugo, Lorenzo troppo poco in risposta (solo 3 punti vinti dal secondo turno di battuta del francese).
    Sonny riparte alla battuta nel secondo parziale. È molto offensivo, consapevole che lasciare spazio agli affondi del rivale può essere letale. Il servizio lo assiste, ma è in grossa difficoltà quando Humbert scarica la velocità del diritto perché la palla atterra negli ultimi 20 cm, difficile da gestire. Impressionante poi la qualità di Ugo in risposta, come la “foto” ai vantaggi da sinistra, apertura minima e impatto regale. Ai vantaggi, Lorenzo tira un rovescio di scambio molto rigido e la palla scappa via. Palla break… Stavolta il servizio c’è e si salva, pure sulla seconda PB, ancora con una prima palla esterna. Con tantissima fatica l’azzurro vince il game (1-0). Dopo un gran controllo, Humbert incappa in un paio di errori improvvisi sotto la pressione di Sonego che lo condannano a palla break sul 2-1 30-40. Ancora un bel servizio di Ugo, stavolta al centro. Come spesso accade nel tennis, chance mancata – > chance concessa. Sonego sbaglia due colpi di scambio e scivola 0-30. Con due attacchi perentori Lorenzo vince due bei punti, ma un doppio fallo terribile (primo del match) lo condanna a palla break sul 30-40. La prima palla lo aiuta ben poco nel game… ma si aiuta con un rovescio in contro balzo, forse pure un po’ fortunato, che gli esce un po’ corto e Ugo non fa in tempo ad aprire e gestire la palla. La lotta si fa intensa, è il momento più duro dell’incontro. Humbert passa da difesa ad attacco e Sonego rischia una smorzata che non va. Altra palla break per il francese. Servizio e diritto aggressivo, bravo Lorenzo. Humbert non molla la presa, con un rovescio lungo linea vincente strappa la terza PB del game. Vola Ugo sul net dopo una risposta aggressiva, ecco purtroppo il BREAK che lo manda avanti 3-2 e servizio. Il francese continua ad alternare ottime prime palle, non dà punti di riferimento a Sonego ed è velocissimo ad attaccare col diritto, una spazzolata che l’azzurro non riesce ad arginare. 4-2 Humbert, che veleggia con l’83% di punti vinti con la prima in gioco e pure il 58% con la seconda, evidenza numerica di quanto il risposta “Sonny” faccia fatica. Lorenzo non molla, resta in scia e si porta 5-4. Humbert serve per il match. Gioca sicuro, braccio sciolto a comandare, bloccando l’azzurro a sinistra e cambiando ritmo per l’affondo. Allarga le braccia l’azzurro dopo l’errore di rovescio, sotto pressione, che gli costa il 30-0. Humbert si aggiudica l’incontro al primo match point, un servizio totalmente esterno, tirato letteralmente dall’angolino, che Lorenzo non rimette in gioco. È di nuovo semifinale per Humbert, Sonego c’ha provato e non ha demeritato, ma troppo poco in risposta.

    Lorenzo Sonego vs Ugo Humbert ATP Marseille Lorenzo Sonego [7]44 Ugo Humbert [2]66 Vincitore: Humbert ServizioSvolgimentoSet 2U. Humbert 15-0 30-0 40-04-5 → 4-6L. Sonego 0-15 15-15 30-15 40-15 ace3-5 → 4-5U. Humbert 15-0 30-0 30-15 40-15 40-303-4 → 3-5L. Sonego 15-0 ace 30-0 30-15 40-15 40-302-4 → 3-4U. Humbert 0-15 15-15 ace 30-15 40-152-3 → 2-4L. Sonego 0-15 0-30 15-30 30-30 30-40 df 40-40 40-A 40-40 40-A2-2 → 2-3U. Humbert 15-0 15-15 30-15 30-30 30-40 40-40 A-402-1 → 2-2L. Sonego 15-0 30-0 30-15 40-151-1 → 2-1U. Humbert 0-15 15-15 30-15 40-15 ace1-0 → 1-1L. Sonego 0-15 15-15 30-15 40-15 40-30 40-40 A-40 40-40 A-40 40-40 40-A 40-40 40-A 40-40 ace A-400-0 → 1-0ServizioSvolgimentoSet 1U. Humbert 15-0 30-0 40-0 ace4-5 → 4-6L. Sonego 15-0 30-0 40-0 ace3-5 → 4-5U. Humbert 15-0 15-15 30-15 40-153-4 → 3-5L. Sonego 0-15 15-15 30-15 40-15 ace ace2-4 → 3-4U. Humbert 15-0 30-0 40-02-3 → 2-4L. Sonego 15-0 ace 30-0 40-0 40-151-3 → 2-3U. Humbert 0-15 15-15 ace 30-15 30-30 df 40-301-2 → 1-3L. Sonego 15-0 30-0 40-0 ace0-2 → 1-2U. Humbert 0-15 15-15 15-30 30-30 30-40 40-40 ace A-40 40-40 df A-40 40-40 A-40 40-40 40-A 40-40 A-400-1 → 0-2L. Sonego 0-15 0-30 0-400-0 → 0-1

    Statistica
    Sonego 🇮🇹
    Humbert 🇫🇷

    STATISTICHE DI SERVIZIO

    Valutazione del servizio
    272
    299

    Ace
    8
    5

    Doppi falli
    1
    2

    Prima di servizio
    40/64 (63%)
    34/63 (54%)

    Punti vinti sulla prima
    27/40 (68%)
    29/34 (85%)

    Punti vinti sulla seconda
    14/24 (58%)
    17/29 (59%)

    Palle break salvate
    4/6 (67%)
    3/3 (100%)

    Giochi di servizio giocati
    10
    10

    STATISTICHE DI RISPOSTA

    Valutazione della risposta
    56
    128

    Punti vinti sulla prima di servizio
    5/34 (15%)
    13/40 (33%)

    Punti vinti sulla seconda di servizio
    12/29 (41%)
    10/24 (42%)

    Palle break convertite
    0/3 (0%)
    2/6 (33%)

    Giochi di risposta giocati
    10
    10

    STATISTICHE DEI PUNTI

    Punti vinti al servizio
    41/64 (64%)
    46/63 (73%)

    Punti vinti in risposta
    17/63 (27%)
    23/64 (36%)

    Totale punti vinti
    58/127 (46%)
    69/127 (54%) LEGGI TUTTO

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    Djokovic: “In partita provo un milione di emozioni, a volte il mio comportamento mi imbarazza”

    Djokovic nell’instervista a Vijesti (foto: Boris Pejović)

    Novak Djokovic confessa l’infinito amore per il tennis e la voglia di continuare la propria carriera nonostante l’età che avanza perché le tante emozioni che prova nel corso delle partite sono un’energia ineguagliabile e restano la strada per migliorarsi come persona. Tuttavia è consapevole che a volte tutto questo lo porta ad esagerare nelle sue reazioni in campo, provando un certo imbarazzo per alcuni suoi comportamenti. Il campionissimo ne ha parlato in una lunga intervista rilasciata al magazine montenegrino Vijesti, che si apre proprio con il suo rapporto col paese balcanico, quello dei suoi nonni.
    “Ho trascorso molto tempo in Montenegro negli ultimi quattro anni, soprattutto in estate o in primavera, quando sulla costa fa più caldo perché ho la possibilità di unire in qualche modo le vacanze e iniziare i preparativi per i tornei” racconta Djokovic. “Il tennis è uno sport che si gioca quasi tutto all’aperto, “inseguendo il sole”, come piace dire a noi tennisti, e quindi ho bisogno di queste condizioni. Sulla costa montenegrina mi trovo bene, sarò felice di ritornare quest’anno in quel periodo”.
    Il legame col Montenegro viene da lontano: “Le mie radici sono di qui, mio ​​nonno, il mio bisnonno, da Čevo sono scesi a Jasenovo Polje, Nikšić, e poi sono andati a Kosovska Mitrovica, e alla fine a Belgrado. Sono molto orgoglioso delle mie radici, cerco di mantenere i contatti con la famiglia allargata, ero anche ad un incontro a Jasenovo Polje qualche anno fa. Poi a un matrimonio a Sveti Stefan nel 2014: questi sono i ricordi più belli per me, non solo del Montenegro ma in generale della mia vita. Abbiamo chiamato i nostri due figli pensando anche al Montenegro: Stefan come Santo Stefano, Tara come il fiume Tara. Ci sono molte belle connessioni. Ho trascorso qui parte della mia infanzia, soprattutto perché abbiamo legami familiari ma anche perché il mare montenegrino è quello più vicino e più bello per tutti noi che veniamo dalla Serbia. Non sono venuto in Montenegro per un lungo periodo della mia carriera, quindi ho iniziato a tornarci di nuovo nel 2019 e ora non mi perdo nemmeno un’estate”.
    Novak afferma di aver recuperato dall’infortunio muscolare sofferto agli Australian Open: “Ho recuperato quasi al 100% dall’infortunio e sono pronto per nuove vittorie. Ho il via libera dall’équipe medica, posso allenarmi bene in visto del torneo di Doha. Ho avuto qualche infortunio in più ultimamente rispetto ai primi 15 anni della mia carriera. Probabilmente questo deriva dall’età, ma il mio corpo mi “ascolta” ancora, ho ancora una fiamma ardente dentro e la voglia di raggiungere altri risultati importanti“.
    Djokovic ricordiamo è a caccia del titolo n.100 in carriera. “Spero che il centesimo trofeo possa arrivare a Doha, in qualche modo lo inseguo da molto tempo. Grazie a Dio so che arriverà, vedremo quando e dove. Per quanto riguarda i tornei del Grande Slam, è una sfida più grande, un’impresa più difficile, ma credo di poter vincere ancora: se non credessi di poter competere a quel livello con i migliori tennisti del mondo, smetterei. Con la vittoria contro Alcaraz agli Australian Open penso di aver dimostrato di poter ancora competere per i trofei più importanti”.
    Djokovic ha spiegato in quale fase della sua carriera si trova attualmente, dal punto di vista mentale e psicologico. “In questo momento sono, come dire, a metà tra il desiderio e il bisogno di godermi i risultati raggiunti e mi avvicino alle partite e ai tornei un po’ più rilassato rispetto a quello a cui ero abituato; ma dall’altro lato non abbandono la mentalità di vincere e pensare che solo alzare il trofeo è un successo, il resto no. In qualche modo mi sono abituato a questo, il che forse è un bel “problema” da avere in questa fase della mia vita e carriera… Diciamo che sono rimasto un po’ sorpreso da quante persone hanno visto il mio piazzamento in semifinale agli Australian Open come un successo: forse suona un po’ stupido dirlo, ma per me quando qualcuno dice ‘hai fatto la semifinale…’ considerando quello che ho ottenuto nella mia carriera, non è quello che mi rende felice, non mi accontento. Queste sono tutte le emozioni e i pensieri che mi attraversano la testa, ma ho ancora la passione e l’amore per lo sport e la competizione e sono grato per il sostegno che ricevo. Quelle persone e quel supporto mi incoraggiano a continuare a viaggiare e a competere, mi danno la motivazione per nuove vittorie”.
    Novak così risponde alla domanda su dove trova la motivazione per andare avanti: “Per l’amore per il tennis e per lo sport. In secondo luogo, penso che attraverso il tennis cresco di più come persona, per quanto strano possa sembrare. Sul campo da tennis durante una partita provo un milione di emozioni, alcune delle più belle, altre terribili, e provo anche molti dubbi. È vortice di estasi, piacere, rabbia, tutto il resto… E in quelle occasioni, a volte mi imbarazzo anche per quello che sto passando e per come mi comporto… In ogni caso sono orgoglioso di poter affrontare tutto questo in modo umano e sportivo. Penso che questi siano i valori che lo sport trasmette e il motivo per cui le persone si identificano con gli atleti. Soprattutto negli sport individuali, dove devi prima battere te stesso per battere chi sta al di là della rete. Queste sono tutte le lezioni di vita che sto imparando e, in secondo luogo, sento davvero che con il mio gioco posso ispirare le generazioni più giovani a prendere in mano una racchetta, non solo nel nostro paese, ma anche nel mondo. Questo è ciò che mi motiva, mi dà davvero la forza”.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Nassar (direttore esecutivo PTPA): “Sinner si trova in una situazione ingiusta, una disputa tra WADA e ITIA”

    Ahmad Nassar, direttore esecutivo di PTPA

    Ahmad Nassar, direttore esecutivo della PTPA (il nuovo sindacato dei tennisti promosso da Djokovic e altri giocatori), si schiera dalla parte di Jannik Sinner nella delicata questione del caso Clostebol e sul nuovo giudizio al TAS di Losanna previsto per il prossimo aprile, affermando che la posizione in cui si trova il n.1 del mondo è ingiusta, nel bel mezzo di una disputa tra WADA e ITIA, mentre lo scopo dell’attività antidoping deve essere solo quello di trovare chi bara per alterare le proprie prestazioni. Un sistema che definisce “terribile” per gli atleti, con Jannik bloccato da mesi e mesi in una posizione incerta.
    Nassar si è espresso su X attraverso un lungo e dettagliato post in risposta ad appassionati che chiedevano lumi sulla posizione della PTPA dopo varie dichiarazioni del recente passato, alcune non chiarissime.
    “Il post con cui ero d’accordo il 28 settembre 2024 affermava specificamente ‘non è colpa di Jannik’. Non ho idea di come ciò possa essere interpretato come ‘concordo con la WADA’. È falso. Ho ripetutamente affermato nelle interviste che l’intero sistema è ingiusto per TUTTI i giocatori. E ho ripetutamente incluso Jannik, per nome, in quella valutazione” afferma Nassar, che poi entra maggiormente nel dettaglio col lungo post che riportiamo.

    So, when I say the entire anti-doping system is unfair, here’s what I mean. Warning – this is a long list 🙂
    1. The anti-doping system should be concerned with catching dopers. Dopers are those who are trying to improve their performance via illegal substances.
    2. Players care…
    — Ahmad Nassar (@ahmad4athletes) February 11, 2025

    “Quando dico che l’intero sistema antidoping è ingiusto, ecco cosa intendo. Attenzione: questi punti formano una lista bella lunga 🙂
    1. Il sistema antidoping dovrebbe preoccuparsi di trovare i dopati. I dopati sono coloro che cercano di migliorare le proprie prestazioni tramite sostanze non consentite.
    2. I giocatori sono interessati più di chiunque altro nel trovare i dopati. I giocatori vogliono e hanno bisogno di uno sport pulito e devono essere sicuri che i loro avversari stiano giocando secondo le stesse regole.
    3. Le sostanze illegali e le soglie de test per chi risulta positiv0 dovrebbero essere progettate tenendo presente il punto 1.
    4. Il punto 3 è quello che non accade. È come un doppio fallo (scusatemi per il gioco di parole). Quantità irrisorie, cose che in realtà non migliorano le prestazioni, ecc. Questo è l’inizio dell’ingiustizia per tutti.
    5. A complicare le cose, il processo dei test antidoping è poco pratico e oneroso per gli atleti che viaggiano per il mondo. È irrazionalmente gravoso e, ancora una volta, apparentemente più preoccupato per gli atleti che commettono “falli di piede” che per catturare che effettivamente si dopa. Questo è ingiusto e lo è per tutti.
    6. Poi entriamo nel dettaglio di cosa succede se qualcuno risulta positivo al test. Il sistema di appello deve funzionare per tutti ed essere coerente e fornire a tutti gli atleti il ​​giusto processo e la possibilità di difendersi. NON si tratta di favorire i dopati, si tratta di un sistema che funzioni correttamente e sia legale.
    7. Per quanto riguarda il punto 6, dobbiamo notare che @ptpaplayers lavora per tutti i giocatori. Il nostro lavoro NON è esprimere opinioni sulla colpevolezza o innocenza di un caso o di un atleta specifico. Il nostro compito è assicurarci che il sistema sia equo e funzioni per tutti. Un sistema rigoroso con un processo regolare e risorse per la difesa accessibili rende il punto 1 più realizzabile. Evita anche situazioni più sfortunate in cui la reputazione e la carriera dei giocatori vengono rovinate (troppi esempi da citare).
    7. L’accesso alle risorse per organizzare una difesa adeguata è un problema da sempre. Parte di ciò è naturale e rispecchia i problemi della società  (ad esempio, le persone più ricche possono permettersi gli avvocati). Ma questo è anche ingiusto per tutti i giocatori: coloro che non possono permetterselo perdono l’opportunità di organizzare una difesa adeguata, mentre coloro che possono permetterselo devono spendere i propri soldi per farlo.
    8. I sistemi di appello ITIA e WADA sono costruiti su queste (e altre) premesse imperfette. Ogni giocatore coinvolto nel loro sistema, anche quelli con risorse, è colpito da questa ingiustizia. Soprattutto considerando i mesi/anni che spesso ci vogliono per risolvere questi casi.
    9. Nel caso specifico di Jannik, è stato messo in una situazione ingiusta. L’ITIA sostiene di aver seguito il suo processo e le sue regole. La WADA non è d’accordo e sente la necessità di respingere l’ITIA. Sfortunatamente, questo non è stato un risultato sorprendente per persone come@TaraMoore92 e me. Ciò non significa che siamo d’accordo con la sostanza dell’appello della WADA o con la decisione originale dell’ITIA (vedi il punto n. 7 sopra). Né l’ITIA né la WADA stanno realmente contestando i fatti sottostanti nel caso di Jannik. Ciò è importante, ma anche ingiusto. Lui è, di fatto, coinvolto in una disputa politica/legale tra l’ITIA e la WADA. E sta ancora aspettando quasi un anno dopo che il suo caso venga completamente risolto. Di nuovo, ciò è ingiusto.
    10. Come spero sia chiaro ora, questo intero sistema è terribile per gli atleti (come gruppo e come individui), per i tifosi e lo sport in generale. Deve cambiare”.

    Una spiegazione dettagliata che entra nel merito della questione. L’attività antidoping deve essere quella del punto 1, con l’importantissima specifica del punto 3. Se come scrive Nassar di PTPA (riporto nuovamente): “Né l’ITIA né la WADA stanno realmente contestando i fatti sottostanti nel caso di Jannik”, ossia sono concordi che non ci sia stata attività e intenzione di agire per alterare le prestazioni, allora… di cosa stiamo parlando? Questa è LA domanda, e questa la ingiustizia che sta subendo Jannik Sinner da mesi.
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    Barazzutti intervistato a Buenos Aires: “Musetti può diventare un top 5. L’Italia vince perché si è creato un sistema”

    Barazzutti in campo a Buenos Aires con Musetti (foto La Nación)

    “Mi piace l’Argentina. Mia nonna, la nonna materna e altri parenti, vennero qui dopo la guerra, quando Buenos Aires era fiorente. Con Guillermo (Vilas) abbiamo passato tanto tempo insieme, molte battaglie. Eravamo giovani…”. Con un bel sorriso e un pizzico di nostalgia Corrado Barazzutti ricorda il proprio passato, sportivo e umano, in un’intervista rilasciata al quotidiano La Nacion mentre prepara l’esordio del suo assistito Lorenzo Musetti all’ATP 250 da poco scattato nella capitale albiceleste. Barazzutti aveva un bel rapporto con Vilas, tanto aver condiviso più volte l’appartamento con lui nelle trasferte in giro per i tornei a cavallo degli anni ’70 e ’80. “Ricordo che una volta, con lui e Panatta, giocammo diversi tornei di seguito in Canada e negli Stati Uniti, ci spostavamo e poi dormivamo tutti insieme in una casa famiglia, per quattro settimane; Guillermo passava ogni notte a scrivere un libro. Ora so che la sua salute non è molto buona, mi dispiace molto”.
    Barazzutti nell’intervista parla di molti temi, soffermandosi sul grande momento del tennis italiano, sul dominio di Sinner e ovviamente anche su Lorenzo Musetti, con il quale lavora insieme a Simone Tartarini. “Musetti credo sia uno di quelli che gioca il miglior tennis del circuito. Sta migliorando tanto, deve lavorare sulla costanza del rendimento. Può essere uno dei migliori cinque al mondo. Con Lorenzo viaggio quindici settimane all’anno. E quando sono in Italia non ho tempo libero! Lavoro tutti i giorni, in accademia. Vorrei riposarmi la domenica (sorride), ma ho tre nipoti, 11, 8 e 6 anni, giocano tutti a tennis e quando vengono a trovarmi vogliono sempre che gli insegni. Il tennis è la mia vita e continuerà ad esserlo fino all’ultimo giorno”. Ascolta ancora il rock anni ’70 e non gli pesa stare tutti i giorni sul campo, nonostante a breve spegnerà 72 candeline.
    Forte della sua enorme esperienza maturata come giocatore e poi come coach, così spiega alla stampa argentina la chiave dei successi del tennis italiano, mai così forte nella storia, anche più di quando lui, Panatta e Bertolucci fecero sognare il Belpaese negli anni ’70 con la vittoria in Davis. “Non c’è un segreto per il successo del tennis italiano, le vittorie arrivano grazie a diverse cose. Abbiamo molte scuole per la base in cui lavoriamo bene. Ci sono buoni insegnanti. Poi abbiamo buoni allenatori per i professionisti, tecnici che girano il mondo con i giocatori che conoscono fin da bambini. Ad esempio Flavio Cobolli: ad allenarlo è il padre Stefano. Tartarini con Musetti, lo segue da quando era un bambino, e Vincenzo Santopadre lo ha fatto con Berrettini. Simone Vagnozzi con (Jannik) Sinner, sono tutti ottimi allenatori. Poi c’è una federazione che ha tanti soldi e può supportare i giocatori. Abbiamo preparatori atletici e fisioterapisti pagati dalla federazione per aiutare i team privati dei giocatori, un aiuto molto importante. Ci vuole anche fortuna ovviamente, perché capita di avere la materia prima, lavorare e i risultati non vengono… Sono cicli. Importante anche la presenza di tanti tornei in Italia così i giovani possono giocare con le wild card. La Francia ha più soldi dell’Italia; con il Roland Garros guadagnano 150 o 200 milioni di euro ogni anno e non hanno i nostri risultati. L’Italia si trova nella condizione ideale: materiale umano, allenatori, una federazione forte per aiutare, infrastrutture, tutto insieme. E per la prima volta nella storia abbiamo il numero 1 del mondo, una cosa incredibile“.
    Scontata la domanda su Sinner… Così Barazzutti: “In questo momento è un extraterrestre. Non è solo bravo, è fantastico! Gioca al livello di un giovane Djokovic, di un giovane Nadal, di un giovane Federer. Lui è al top, ritengo poi che gli altri giocatori non sono al suo livello. Alcaraz, quando gioca bene, è l’unico che può competere con Sinner, quando non ha alti e bassi; questa invece è la forza di Jannik, riesce a vincere anche quando non gioca bene. Oggi Sinner gioca al miglior tennis del mondo. Medvedev e Tsitsipas non giocano più così bene. Stiamo aspettando Rune, è giovane. Djokovic è destinato a smettere. I giovani che possono avvicinarsi sono Musetti, Rune, Shelton, i cechi Mensik e Machac, il brasiliano Fonseca, sono loro i nuovi giocatori che prenderanno il posto di Tsitsipas, Rublev, Medvedev, Ruud. Vedremo se i giovani raggiungeranno il livello di Sinner. Se non lo fanno, Jannik vincerà da adesso fino a… Jannik ha una testa molto forte“.
    Ci vuole molta testa per tenere questo livello di gioco nonostante la spada di Damocle della prossima sentenza del TAS… “Ha continuato a giocare  la sua faccenda e non sembra influenzarlo affatto” continua Barazzutti. “Non è facile, nessuno sa cosa accadrà. Alcuni dicono che non succederà nulla, altri che lo sanzioneranno per uno o due anni. Sinner è il numero 1 al mondo perché ha una testa fortissima. Ha la capacità di mettere da parte possibili forti interferenze alla sua carriera e giocare pensando solo al suo miglior tennis. Per alcuni Alcaraz gioca un tennis migliore e più attraente, ma Sinner fa sembrare tutto facile, quando in realtà non lo è. Ha una testa molto forte. È una persona calma. È empatico, umile. Non vuole essere una superstar. Gli piace la famiglia, gli amici, non cerca la notorietà. Lui è l’antidivo”.
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    Caso Vukov: conclusa l’inchiesta. WTA conferma la sospensione dell’ex coach di Rybakina

    Stefano Vukov ed Elena Rybakina

    Con uno stringato comunicato, la WTA ha comunicato che l’inchiesta indipendente su Stefano Vukov, ex coach di Elena Rybakina, si è conclusa e che la sospensione dell’allenatore “resta in vigore” per violazione del codice di condotta. Riportiamo il tweet della collega Reem Abulieli che riporta il comunicato originale.

    The WTA has concluded its investigation into Stefano Vukov and has announced that his suspension “remains in place”WTA’s statement below: pic.twitter.com/cjB2nexP52
    — Reem Abulleil (@ReemAbulleil) February 11, 2025

    Nel comunicato si legge che per proteggere i dati confidenziali dell’inchiesta, non saranno diffusi ulteriori particolari.
    Vukov ha allenato la ex campionessa di Wimbledon per anni, dal 2019 fino alla fine dell’estate scorsa quando il rapporto tra i due si è interrotto bruscamente e la giocatrice si è ritirata da US Open ufficialmente per problemi alla schiena. Di lei si sono perse le tracce per diverse settimane, fino alle parole pesantissime della giornalista russa Sofia Tartakova (molto vicina ai tennisti russi o di paesi che gravitavano nella vecchia URSS) che senza mezzi termini affermò che Rybakina aveva sofferto gravissimi problemi per il comportamento aggressivo ed eccessivo del suo allenatore, tanto da arrivare a chiedere aiuto alla famiglia per allontanarlo, sprofondata in un esaurimento nervoso, il vero motivo dell’allontanamento dalle competizioni. Pur non affermandolo con chiarezza, le indiscrezioni della cronista russa hanno subito fatto pensare che Elena abbia subito un qualche tipo di molestia, fisico o psicologica (o entrambe), e da qua l’indagine della WTA.
    Oltre alla indiscrezione, c’era un fatto: Vukov era stato cancellato dalla lista dei coach accreditati dalla WTA, senza ulteriori spiegazioni. Il diretto interessato negava ogni addebito a suo carico, anche che fosse in corso una indagine, ma a sua volta tagliò corto, senza entrare nei dettagli. Dopo mesi di incertezza, la faccenda divenne di dominio pubblico quando Rybakina ad inizio anno annunciò clamorosamente l’intenzione di far tornare Vukic nel suo team, al quale si era unito nel frattempo Goran Ivanisevic, che dopo quest’affermazione disse in modo secco di non sapere per quanto sarebbe rimasto a fianco di Elena, visti gli sviluppi… chiaro il riferimento al possibile ritorno di Vukov, certamente poco gradito. Rybakina tuttavia fu stoppata clamorosamente dalla stessa WTA, che fu costretta a confermare che Stefano fosse sotto indagine e quindi sospeso. Uscì infatti un articolo sul magazine USA The Athletic nel quale si riportava la sospensione di Stefano Vukov dalla Women’s Tennis Association per via di una violazione del Codice di condotta in corso di accertamento. La dichiarazione odierna conferma la conclusione dell’indagine e la sospensione di Vukov, che così non può allenare una professionista negli eventi WTA.
    La vicenda è lungi dall’essere chiarita, ma suona come una condanna per Vukov. Vedremo se in futuro potrà tornare ad allenare sul tour WTA oppure se trapeleranno altri dettagli. In questo momento l’importante è la salute e benessere di Rybakina, che certamente deve aver vissuto un periodo difficilissimo. Resta da capire il perché fosse tornata sui suoi passi, affermando che Vukov sarebbe tornato a suo fianco. Una storia che non avremmo mai voluto raccontare e che probabilmente è tutt’altro che conclusa.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO