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    Un Dallas Open tutto nuovo, con un tributo a Cowboys di football

    L’interno del Dallas Open

    Quando pensi al Texas, immagini tutto in formato “Big”. Proprio la filosofia di grandezza negli spazi, servizi e attrazioni anche extra tennistiche ha animato gli organizzatori del rinnovato Dallas Open, passato quest’anno a categoria ATP 500 con un montepremi molto importante (2,760,000 dollari) e con l’ambizione di diventare uno dei migliori tornei dell’anno. Curiosa e azzeccata la scelta cromatica del campo allestita all’interno della struttura che ospita il torneo, il Ford Center at The Star: i colori dei Dallas Cowboys di Football NFL, la squadra locale e franchigia più seguita nel paese nella lega. Del resto la struttura con i suoi 12mila posti a sedere è sita nel complesso che ospita il quartier generale e allenamenti dei team di football, quindi è chiaro che di riferimenti se ne trovano ogni dove.
    L’idea degli organizzatori è chiara: farsi notare, con un programma lussuoso già iniziato bel prima del weekend con decine di iniziative collaterali al torneo, inclusa la presenza di stelle come John Isner e Kim Clijsters ad animare l’avvicinamento agli incontri ufficiali, al via lunedì col tabellone principale. Nella giornata conclusiva delle qualificazioni ci sarà anche la finale di un mini torneo di leggende, con in campo proprio la ex campionessa belga e Martina Hingis.
    Il torneo si è speso al massimo per raccogliere tanti sponsor, ben 37, in modo da avere un budget importante per rendere il Ford Center non solo funzionale ma anche molto attraente per lo sportivo texano e statunitense, che è abituato a recarsi in un evento sportivo non solo per vedere il gioco competitivo ma anche passare ore extra campo con concerti, giochi, cibo, attrazioni per tutta la famiglia. Del resto ricordiamo che siamo in Texas, dove è normale vedere a due passi da un campo di gioco altre attività come corse di auto o moto, un rodeo da veri cowboy e quant’altro.
    La GF Sports & Entertainment, proprietaria dei diritti del Dallas Open, ha un contratto di cinque anni con i Dallas Cowboys per ospitare l’evento nel complesso, con un’opzione di estensione per un sesto anno. La direzione del torneo ha rinnovato totalmente i servizi per i giocatori, e non vedono l’ora di vedere la loro reazione. L’obiettivo è chiaro: imitare o se possibile superare la offerta di Indian Wells, considerata negli USA – e non solo – la migliore, come dimostra il premio ATP di Masters 1000 più apprezzato vinto a ripetizione.

    The (cow)boys are back in town pic.twitter.com/kNEGKxjxCl
    — Dallas Open (@DALOpenTennis) January 31, 2025

    “Stiamo sentendo commenti entusiastici dai nostri partner. Ma la sfida più grande quest’anno è stata che, essendo tutto nuovo, …non avevamo immagini da mostrare, solo rendering! Abbiamo chiesto a tutti loro di fidarsi di noi”, ha detto Lebedevs, direttore della soceità GF Sport. “Ma tra la reputazione che abbiamo e i nostri partner, c’è molto di cui essere entusiasti. Abbiamo ancora molto in programma per il 2026, ma non volevamo impegnarci più di quanto potessimo realisticamente realizzare per la prima edizione”.
    La messa in opera delle strutture per il torneo di tennis all’interno dello spazio multifunzionale è iniziata lo scorso 22 gennaio con oltre 20 lavoratori sempre in servizio 24 ore al giorno, impegnati nell’allestimento globale della venue, dal campo da gioco alle tribune mobili. GFS&E ha acquistato il torneo ATP 250 nel 2015 e lo ha gestito da allora. L’evento era organizzato inizialmente a Memphis, fino al 2017; poi si è trasferito a New York fino al 2020 per poi trovare casa a Dallas nel 2022. Il passaggio a categoria ATP 500 ha comportato un innalzamento dell’asticella da ogni punto di vista. La struttura attuale può contenere il triplo della capienza dello Styslinger Altec Tennis Complex, la sede 2024. I posti a sedere premium sono aumentati di quasi 1.500 unità, e la vendita dei biglietti è stata un successo, molti settori sono andati sold out in prevendita. I prezzi dei biglietti standard per una singola sessione partono da 40 dollari, con pacchetti settimanali che raggiungono un prezzo totale di oltre 1.000 dollari. I settori premium del Sideline Club arrivano a 2.200 dollari, ma… addirittura i palchi Courtside, che includono l’accesso al nuovo Choctaw Club, i pass per il parcheggio e un incontro e saluto con i big del torneo, vanno da 8.900 a 14.500 dollari. E a Dallas sono molto richiesti.
    Justine Pletnick, vicepresidente del marketing e della strategia di fatturato per GFS&E, è sicuro del successo del rinnovato evento: “Lo spazio è perfetto e aiuta a far crescere la nostra presenza. Quest’anno si tratta di stabilire l’altezza dell’asticella e dare alle persone un motivo per riporre la loro fiducia in noi. Ma l’idea è quella di inserire molte altre novità e portare qui due eventi 500, con un femminile che precede quello maschile e quindi avere due settimane consecutive di tennis. Parliamo di crescita, questo è il nostro futuro. Ma, per ora, dobbiamo solo consegnare tutto questo alla comunità locale e vedere la loro reazione”. Piani ambiziosi, nel solco tracciato da Gaudenzi di una sempre maggiore integrazione tra tour ATP e WTA, che consente anche un risparmio viste le economie di scala che si creano usando per più tempo le stesse strutture, generando maggiori incassi.
    Molta carne al fuoco, ma il tennis? C’è anche quello, e di ottima qualità. Il tabellone è tutto rispetto, con le stelle del tennis nazionale al via. Facile immaginare che possa trionfare uno tra Taylor Fritz, Tommy Paul, Ben Shelton, Frances Tiafoe o Reilly Opelka, ma occhio anche a temibili avversari come Machac, Ruud o magari qualche giovane come Michelsen. Dopo l’esplosione all’Australian Open, curioso che non sia stato invitato Learner Tien.  Ci sarà solo Matteo Arnaldi tra i nostri giocatori.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Landaluce: “Lavoro sul servizio. Seconda settimana di uno Slam? Chissà, il mio livello di gioco non è lontano”

    Martin Landaluce (foto Australian Open)

    Solo una manciata di settimane nel 2025, e tante prime volte per Martin Landaluce, grande promessa del tennis spagnolo. Il 19enne di Madrid ha debuttato nel main draw di uno Slam agli Australian Open da poco conclusi e questa settimana è stato convocato in Davis Cup per il turno preliminare che vede la Spagna in campo a Biel contro la Svizzera. Landaluce è tennista interessante: gran diritto, colpi potenti e un sicuro potenziale ancora da scoprire. Intervistato dal quotidiano AS, ha parlato del suo momento e di come stia lavorando in particolare sul servizio. Ritiene che il suo livello di gioco stia migliorando notevolmente, tanto da pensare di poter fare bene anche negli Slam già quest’anno e perché no, ambire alla seconda settimana come il coetaneo Tien a Melbourne. Questi alcuni passaggi dell’intervista di Landaluce. attualmente n.135 nel ranking ATP.
    “La prima convocazione in Davis mi ha reso molto felice, è un piacere e un privilegio essere qui, da quando sono arrivato mi sto divertendo moltissimo” racconta Martin. “Sono tutte persone spettacolari, la convivenza è facilissima. L’allenamento, i pasti, tutto è molto divertente. Ferrer ci sprona ad allenarci al meglio, c’è un clima ottimo in squadra”.
    Questo il passaggio più significativo, nel quale Landaluce racconta come sta cambiando il suo tennis: “Il mio livello cresce esponenzialmente. Ogni settimana mi sento un giocatore migliore, sto imparando molto. Ho la capacità di imparare dai giocatori che affronto e di implementare rapidamente nel mio gioco tante cose nuove. Ci sono molti cambiamenti tecnici che sto sperimentando e i risultati vanno di pari passo. In Australia è andata molto bene, e anche qui sono giorni molto buoni per il mio apprendimento. Stiamo lavorando molto sul servizio. In Australia l’ho cambiato parecchio, l’ho modificato per una settimana o due e ho portato le novità in partita. Sono uno che si adatta rapidamente alle novità. Stiamo ancora modificandolo, non lo abbiamo definito del tutto. Si sta lavorando anche sull’andare di più a rete, cercare colpi più definitivi, e importantissimo migliorare fisicamente… Siamo in questo processo, ma quando gareggi te ne dimentichi un po’ e ti concentri sulla partita cercando la vittoria”.
    L’anno scorso il titolo nel Challenger di Olbia e alcune presenze nei tornei ATP. Quest’anno ci sarà ancora da sgomitare nei Challenger, ma Landaluce è ambizioso… “Voglio avvicinarmi il più possibile ai tornei più importanti. Continuerò a giocare nei tornei Challenger perché ce ne sono diversi indoor vicino alla Spagna, con tabelloni molto buoni. E poi, proverò a variare, giocherò il 250 a Marsiglia… Devo ancora avanzare a piccoli passi per vedere come va, perché ok i risultati… ma il focus resta sul gioco. Penso di potermi destreggiare bene. L’anno scorso ho cercato di affermarmi sul circuito Challenger e sono soddisfatto di come è andata. Quest’anno si tratterà di cercare di fare il meglio possibile nel circuito ATP”.
    Fonseca, Tien, Mensik… ci sono diversi giovani di grande prospettiva. Così la vede Martin: “È bello vederli battere i migliori, vincere belle partite perché ti vedi lì, ti vedi su quella barca. Ho giocato con tutti loro, sento che il livello è molto alto. Non siamo lontani dai top, cresciamo sempre di più diventando via via più completi, ci adattiamo molto bene al gioco. Vorrei giocare con loro, mi vedo presto lassù anch’io. Come Tien nella seconda settimana di uno Slam? Beh, sarebbe splendido, la verità è che con il livello a cui sono, mi posso avvicinare. Chissà, lavorerò per questo, non è impossibile”.
    Servizio e diritto, il marchio di fabbrica di molti dei giovani in crescita, anche di Landaluce: “Io sono sempre stato così, con le mie caratteristiche fisiche alla fine ho sempre servito con potenza, molto forte, impattando la palla dall’alto. Ho sempre cercato di sfruttare la leva e di prendere l’iniziativa. Il tennis si è evoluto in questo modo, penso che mio padre abbia fatto un ottimo lavoro guardandolo, e considerando la mia corporatura fisica ha fatto un ottimo lavoro. Fin da piccolo ho sempre giocato in modo aggressivo, cercando di eccellere nei colpi d’inizio gioco, e ora nel tennis attuale penso che siano caratteristiche fondamentali”.
    In Spagna si è parlato tanto di Landaluce dopo il suo successo a US Open 2022 junior. Come ha gestito le aspettative: “Ci sono sempre cose positive e negative dall’aver avuto successo a livello giovanile. All’inizio, per un ragazzino così giovane (avevo 16 anni) le prime settimane o i primi mesi non sono stati per niente facili sapendo che c’erano così tante persone che mi guardavano. Con il tempo sono migliorato, ho cominciato ad avere wild card per giocare in tornei importanti e sono state esperienze che mi hanno aiutato tantissimo ad esplodere e a fare il salto, e grazie a quelle opportunità sono qui”.
    Landaluce non si pone un obiettivo in particolare per il 2025: “Restare in salute, senza infortuni, in modo da sviluppare il mio fisico il più possibile. E completarmi come giocatore, ma anche come persona, cercando di crescere al di fuori del tennis. Penso che potrebbe essere un anno molto buono, molto bello per il mio sviluppo e per la mia vita, quindi darò il massimo”.
    Parole ambiziose, quelle di un talento che sa benissimo dove vuole arrivare. Landaluce sarà certamente uno dei giovani da seguire nel 2025, una stagione potrebbe sorprendere per la velocità con la quale alcuni classe 2005-2007 potrebbero irrompere nei maggiori tornei, e non per fare da comparsa.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Chi per il dopo Cahill? Questo il nome più “funzionale”

    Jannik Sinner (foto Getty Images)

    La miglior risposta alla domanda inserita nel titolo è banalmente… Darren Cahill. “Proverò a farti cambiare idea” afferma Jannik Sinner nel corso della premiazione dell’Australian Open 2025, ma conoscendo il rigore, fermezza e serenità del coach australiano, non sarà facile per il n.1 far tornare l’allenatore sui propri passi e così continuare il percorso vincente di tennis e di vita. Sinner in un dopo partita a Melbourne l’ha combinata “grossa”, si è fatto scappare che Cahill avrebbe deciso di fermarsi al termine di questa stagione. Non lo doveva dire, si è scusato col coach che con un sorriso e una pacca sulla spalla l’ha rassicurato, tutto ok. Questo è uno dei segreti del “Little killer”, il modo in cui prende il lavoro e la vita. È sereno perché è forte delle sue idee e sicuro della sua condotta, irreprensibile, tanto da emanare un carisma e una positività che magicamente contagia chi gli sta intorno e diventa uno scudo potentissimo contro ogni avversità. Mi piace definire Cahill il più grande ammiraglio del tennis mondiale, nessuno ha navigato tutti i mari della disciplina quanto lui, conosce il gioco e sente come pochi altri lo spirito umano. Ha empatia, sa ascoltare e parla poco, centellinando le sue parole che diventando dardi al miele pronti a colpire il cuore e la testa dei suoi assistiti. Ho avuto la fortuna di fare una chiacchierata con lui a Roland Garros qualche anno fa. È impressionante il carisma che emana, la sua straordinaria passione per il gioco e per comprendere la personalità di chi gli sta di fronte. Con lui entri spontaneamente in sintonia quando avverte che dall’altra parta c’è disponibilità al confronto, e tutto diventa come magico. È il Re Mida del tennis perché è oculatissimo a scegliere con chi lavorare, persone disponibili ad aprirsi e capire senza pregiudizi, e il suo contributo diventa eccezionale perché riesce a toccarti dentro e ti cambia. In meglio.
    Nell’ambiente già lo scorso autunno girava la voce di un possibile clamoroso addio di Cahill dopo le ATP Finals. L’indiscrezione è rimasta riservata, ma ammetto che nel corso di ogni press conference di Sinner a Torino avevo il timore che lui o Jannik potessero uscire con questa cosa, soprattutto il giorno della vittoria. Per fortuna la cosa è rientrata, almeno per il 2025, ma pare che questa possa essere davvero l’ultimo ballo del coach. È comprensibile. Darren è persona che ama terribilmente il tennis e l’ambiente, stare sul campo e con persone eccellenti umanamente come Jannik, ma sono 40 anni che gira per il mondo, la fatica inizia a farsi sentire. Anche la difficoltà di prendere di petto – forte della sua esperienza – la bomba atomica scoppiata lo scorso marzo con la positività al Clostebol avrà sicuramente pesato, quei mesi gestiti in prima persona saranno pesati come anni sulle sue spalle… se lascia è comprensibile e va solo ringraziato per la qualità che ha portato nel tennis, da Hewitt a Sinner passando per Agassi e tanti altri. Soprattutto, se Jannik non riuscirà a convincerlo e dopo le prossime Finals sarà addio, chi scegliere al suo posto? Un bizzarro “toto allenatore” calcistico è già scattato prontamente, con i nomi più strani e improbabili. Eppure una soluzione, la più funzionale, credo ci sia.
    Becker, Agassi, Ljubicic, Moya, Norman, McEnroe… questi alcuni dei nomi usciti. Scarterei immediatamente il grande mancino newyorkese. John ha indubbiamente carisma e il gioco lo conosce, ma il coach non l’ha mai fatto per davvero e soprattutto è personaggio fuori dagli schemi, un front runner abituato a far tutto a modo suo. Un carattere estremo che ritengo possa aver più di una difficoltà ad inserirsi in un team consolidato e sereno senza portare rotture e squilibri. Uno dei segreti di Sinner è la serenità che cerca intorno a sé. Inserire nelle sue routine e giornate una persona come McEnroe potrebbe rivelarsi un detonatore, per quanto la visione dell’americano possa anche essere di un certo interesse da un punto di vista tecnico.
    A livello umano, di serenità, cultura del lavoro e attitudine a fare squadra, assai meglio allora Carlos Moya, attualmente disoccupato dopo il ritiro dell’amico Nadal. Anche questa strada tuttavia non so quanto sia praticabile, perché il bel Carlos ha accettato di lavorare con Rafa perché i due sono amici da sempre, e tra conterranei come loro si crea una condivisione naturale. Oltretutto l’apporto di Moya al gioco già fortemente strutturato di Nadal è stato quasi minimo, gli è sicuramente servito più a livello umano di vicinanza e condivisione, una persona forte e amica al fianco. Se Sinner sarà costretto a trovare un nuovo membro del suo tennis, ritengo sia meglio inserire qualcuno che possa portare novità a livello di gioco. Moya magari può farlo, ma… non so se avrà voglia di farlo e per lui sarebbe una novità farlo. Lo vedo sinceramente di più a lussureggiare sulle spiagge della sua Maiorca che in giro con Sinner per una nuova avventura tennistica.
    Chi invece è sempre sul pezzo e lavora tutto l’anno con passione è Magnus Norman, che oltre alla sua avviata accademia (GTGT in Svezia) ha accettato di accompagnare di nuovo Wawrinka nella fase conclusiva della sua bellissima carriera. Norman è uomo di campo e di gioco. Ha dato un contributo eccellente a far esplodere il talento di Dimitrov, dando struttura a un gioco un po’ debole nel complesso, e convinto Wawrinka a lavorare come un pazzo per far diventare quelle “sassate” in spinta un tennis più completo e continuo. I risultati parlano per lui. Da buon svedese è persona seria e serena, quindi la sua candidatura è tutt’altro che peregrina, e già infatti se n’è era parlato per Sinner quando avvenne il traumatico distacco da Piatti. C’è una sola cosa che forse stride a quest’ipotesi: Norman è forse “troppo simile” a Vagnozzi, hanno due approcci quasi identici. Forse Jannik avrebbe bisogno di un supporto diverso, che sia un valore aggiunto e non un tecnico-2.
    In questo potrebbe allora funzionare Andre Agassi. Carisma totale, grandissimo amico di Cahill, per assurdo sarebbe un passaggio di testimone quasi indolore. E vi sono anche molte analogie tecniche tra Sinner e Agassi. “A volte ci sentiamo e mi interessa molto sentire il suo parere su Jannik”, ha affermato di recente Darren. Che sotto sotto il coach australiano non stia già lavorando alla propria sostituzione? Di sicuro il Kid di Las Vegas porterebbe nel team Sinner empatia, grande visione di gioco, quella stessa cultura del lavoro e del dettaglio che proprio grazie a Cahill ha affinato negli ultimi anni di carriera e che la carriera gli ha allungato. È una candidatura forte, interessante e con potenziale positivo; resta da vedere se Agassi avrà voglia e tempo di seguire almeno 30 settimane all’anno Sinner. Ha moltissimi impegni nella sua Las Vegas e ultimamente si è buttato a capo fitto nel Pickleball, diventando una sorta di ambasciatore di questo nuovo sport di racchetta. Conoscendo Sinner, sceglierà una persona che stia con lui molto tempo e per lavorare, non qualcuno pronto a seguirlo “a gettone”.
    A livello di personalità, Boris Becker potrebbe essere un altro candidato, ricordando in particolare l’ottimo lavoro fatto in passato con Djokovic. Profondo conoscitore del gioco d’attacco e del servizio, ha aiutato tanto Novak a migliorare i suoi schemi offensivi, dando al gioco del serbo un’altra dimensione. Prima del suo arrivo, mai Djokovic cercava il vincente sull’uno-due, su erba le sue prestazioni ancora erano non così sicure, e i due insieme hanno iniziato a lavorare su di un servizio più efficace. La loro collaborazione si interruppe in modo un po’ brusco perché alla fine due caratteri così forti si scontrarono inevitabilmente, e Boris non è uno che ama abbassare la testa e zittirsi. Becker ha l’aura di chi tende a dominare, questo potrebbe essere il suo limite inserendosi in un team già coeso e vincente come quello di Sinner. La sensazione è che Jannik possa inserire più facilmente qualcuno che arriva con un bagaglio ricco di idee ma che non voglia a tutti i costi prendere il timone.
    Ljubicic potrebbe essere l’uomo giusto, per vari motivi. Intelligente come pochi, analizza il tennis con il dettaglio grandi, e poi basta ricordare quanto bene ha lavorato con Federer, forte dell’esperienza maturata con Riccardo Piatti. E Jannik alla fine resta un prodotto di Piatti per cultura generale e radici, quindi l’inserimento nel team Sinner per il croato sarebbe immediato. Ma Ljubo ha un impegno molto importante in FFT, e non so quanto facile possa esser per lui liberarsi, e quanto anche abbia voglia di rimettersi in gioco in prima persona ogni giorno sul tour, lasciando un incarico prestigioso – e ben remunerato – senza dover viaggiare di continuo.
    Quindi, tirando le somme, chi potrebbe essere l’uomo ideale per sostituire Cahill, oltre allo stesso Cahill? A mio avviso, se Jannik non riuscirà a far cambiare idea a Darren, dovrebbe puntare deciso su Goran Ivanisevic. Per una serie di ragioni molto semplici, e la semplicità in sistemi complessi come la gestione di un n.1 tennistico resta vincente. Goran ha ottenuto risultati eccezionali da coach sia con Cilic che con Djokovic. È stato bravissimo ad inserirsi in team già collaudati apportando del suo senza scombinare troppo quel che già funzionava. Parla pochissimo ma quelle 5-6 parole che dice sono esatte, vanno dirette al bersaglio. È ruvido al punto giusto per esser rispettato e capito, e sa stare al suo posto. Conosce alla perfezione Panichi e Badio per aver già lavorato con loro, e soprattutto potrebbe apportare nel tennis di Sinner quelle migliorie a servizio e schemi offensivi che anno aiutato Djokovic a diventare quasi imbattibile in molte stagioni passate insieme.
    Se ci pensiamo bene, la traiettoria di carriera di Sinner sta andando verso quella di Djokovic: sempre meno un tennista che spacca la palla e tira mazzate sulle righe; sempre più un giocatore completo, duttile, pronto ad attaccare per primo come attendere, difendere e contrattaccare; lucido nelle scelte, pronto a capire l’esigenza del momento e applicare lo schema più efficiente per vincere il punto. Il servizio di Jannik è molto migliorato, ma c’è ancora molto margine di crescita. Enormi sono invece gli spazi per capire, affinare e metabolizzare gli schemi offensivi, dalla scelta del momento dell’attacco, alla posizione sul campo, alla frenata per preparare l’impatto di volo e la tecnica esecutiva. Vagnozzi è maestro di tennis vero, con Ivanisevic avrebbe a suo fianco un supporto di qualità, forte di un carisma importante e grandissima esperienza. Goran è ancora giovane, motivato, pronto a rimettersi in gioco dopo la breve parentesi con Rybakina che oggettivamente ha sorpreso tutti e che tutti abbiamo pensato da subito che sarebbe durata ben poco…. Ivanisevic potrebbe essere la scelta migliore, quella più funzionale, se Cahill smetterà e se Ljubicic non si libererà. Alla fine, Sinner e il suo team sapranno scegliere al meglio. C’è tutta una stagione per pensarci ed operare la scelta più corretta. Tutto lascia pensare che non sbaglieranno. 
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Catalina Fillol (direttrice del Chile Open): “Vogliamo proporre un cambio di superficie per attirare più giocatori”

    Catalina Fillol, direttrice del Chile Open

    Pensi America Latina e vedi terra battuta. Il tennis tra Argentina, Brasile, Cile e dintorni è sempre stato “rosso”, con grandi campioni che hanno rappresentato l’eccellenza della disciplina sul classico mattone tritato, da Vilas a Kuerten solo per citarne due tra i più iconici. Ma i tempi cambiano… e in fretta. I tornei sul rosso sono centrali in Europa, quando in primavera si svolgono gli eventi più importanti in vista di Roland Garros, e poi resistono piuttosto bene in estate, tra Alpi, Svezia, Croazia e Germania, ma altrove invece soffrono terribilmente. In particolare in America Latina, dove sono schiacciati tra lo strapotere degli Australian Open e la doppietta USA Indian Wells – Miami, sui campi in sintetico. Quest’anno per la prima volta nella storia ci saranno solo 3 settimane di tornei in Sud America, un 500 e due 250, davvero una miseria per un continente che tanto ha dato allo sport e che ha milioni di fedeli appassionati e giocatori. Per questo, vedendo il successo di Acapulco passato da terra battuta a sintetico, anche in Cile si sta pensando seriamente ad una svolta clamorosa: passare a campi in “duro” per rilanciare il proprio torneo ed attrarre giocatori più forti. Ne ha parlato Catalina Fillol, direttrice del torneo ATP 250 di Santiago, al collega Varela di Clay, in una lunga intervista della quale riportiamo alcuni passaggi significativi. Il concetto è chiaro: inutile difendere una tradizione bellissima ma perdente, meglio fare una rivoluzione per stare al passo coi tempi. Ma questo comporta importanti implicazioni anche a livello di sistema.

    “La cancellazione del torneo di Cordoba indebolisce il circuito, ma allo stesso tempo molti tennisti lamentano che il carico è troppo pesante. Questo è stato uno dei motivi per cui l’ATP ha deciso di ridurre il calendario e rimuovere diversi 250 tornei. Ciò che ci colpisce fortemente è stato l’aggiornamento a categoria 500 di due tornei su superficie dura a febbraio. Ci colpisce, perché alla fine il tennista aggiunge un altro motivo per scegliere di giocare sul cemento prima di Indian Wells. In Sud America, con la terra battuta, per noi è molto più difficile attirare giocatori, perché vengono da una tournée importante sul cemento in Australia e si preparano per un’altra importante negli Stati Uniti. L’upgrade a Dallas e Doha ci tocca ancora di più, soprattutto per attirare i big” afferma Fillol.
    “Il compito dei tre tornei rimasti nel circuito latino americano – Buenos Aires, Rio e Santiago – è quello di farsi sentire il più possibile. Che le persone dell’ATP vengano a vedere cosa stiamo producendo e che capiscano che devono sostenere il tour sudamericano, che vedano il potenziale che c’è qui, con una grande base di appassionati di tennis. Una delle cose che impressiona gli europei del Sud America è vedere l’energia che c’è nello stadio, altri paesi del mondo non ce l’hanno. Quando guardo i tornei in TV dove non c’è pubblico, questo mi rende terribilmente triste perché al tennista piace giocare davanti alla gente, gli piace quell’energia che gli diamo. La crescita del Chile Open è stata esponenziale, dobbiamo confrontare la prima versione (2020) con quello che realizzeremo nel 2025. C’è interesse da parte di brand e persone”.
    “Andrea Gaudenzi non viene in Sudamerica. Quest’anno verrà Eric Starelli, vicepresidente dell’ATP, rappresentante dell’America. Farà una valutazione e vedrà cosa facciamo. Il torneo di Santiago è molto ben posizionato. Il problema è che Andrea ha una visione molto più strategica nel guardare il calendario, gli sponsor e le attività. Il suo approccio è molto più commerciale che tennistico. Presta molta attenzione a ciò che chiedono i tennisti. Penso che il grosso problema a volte sia che non tutti i tennisti sono allineati su ciò che vogliono”.
    Questa frase sibillina merita un approfondimento, ecco la risposta di Fillol: “Hanno opinioni diverse a seconda della loro classifica. Il 150esimo al mondo vuole un aumento del montepremi, migliori benefit e riduzione delle spese di viaggio. I primi 10 chiederanno altro: vorranno accorciare il loro programma, non essere costretti a giocare tanti 250 o 500. È un compito difficile per il Board, che è composto da direttori del torneo e giocatori. E ciò che un direttore di un torneo Masters 1000 vuole combattere è diverso dai problemi di un 250. Non è un compito facile. Andrea deve mediare guardando tutta quella gamma di persone e tutti quegli interessi diversi”.
    Non per niente facile per i tornei sudamericani attrarre giocatori europei o nord americani, o asiatici… “Facciamo davvero grandi sforzi. Ci avviciniamo ai giocatori, parliamo con gli agenti. Abbiamo aumentato il nostro budget proprio per allinearci a Buenos Aires e Rio. È difficile competere con ciò che possono offrire Acapulco e Dubai, ma eravamo in piena conversazione con Rio in modo che i nostri budget fossero simili. Con Luiz Carvalho (direttore del Rio Open) abbiamo fatto così, ma le grandi star che vanno in Argentina e Brasile hanno semplicemente scelto di passare al cemento e di non restare sulla terra battuta”.
    “Posso sedermi con i giocatori e parlare con loro, racconto loro del torneo e nel momento in cui dico che si gioca sulla terra, chiudono la porta. Non puoi far loro una proposta formale. Matteo Berretini era uno di quelli che abbiamo cercato di convincere. Il Chile Open si gioca in quota, cosa che lui adora; quasi tutti i suoi titoli sulla terra battuta sono stati vinti in città in quota; ‘Giocare sulla terra battuta a febbraio? No, grazie mille”, ti dicono. Abbiamo offerto una wild carda a Fonseca, ha detto no. Adesso che Nicolas Massu ha cominciato ad allenare Hubert Hurkacz, la gente ha cominciato a chiederlo, ma Hurkacz non è fatto per i campi in terra rossa, è fatto per il cemento. Ciò non significa che proveremo a convincerlo a visitare il paese del suo allenatore nel 2026. Ci sono anche molti giocatori a cui non piace la terra battuta. Per questo noi e Rio de Janeiro siamo quelli che vogliono spingere per il cambiamento, passare al cemento. Buenos Aires non è interessata a lasciare la terra battuta. Si tratta di una modifica che dovrà essere approvata dal board dell’ATP”.
    Un cambio radicale di superficie potrebbe aiutare il torneo, ma a livello di base ci sarebbero altre questioni non secondarie: “Ovviamente sorgono altre domande… Il Sud America vorrà cambiare la cultura di anni di gioco sulla terra battuta? È qualcosa che ci avvantaggerà come regione? Un paese come il Cile è preparato affinché i giovani possano giocare sul cemento? Dobbiamo cercare di migliorare l’intero sistema, questa è la realtà. E se il tentativo di migliorarlo significa passare al cemento, beh, noi passiamo al cemento. E se migliorare la classifica in vista del futuro significasse mantenere la terra, perché i tennisti sudamericani cominciano a risalire in classifica? In quel caso sarebbe una scelta sbagliata”.
    Considerazioni molto interessanti, che ruotano intorno a due domande: quanto si punta rivalutare e difendere la bellezza del tennis sul “rosso”? E ancora più, perché l’ATP sembra non aver alcun interesse a rivitalizzare il tennis in Sud America? Quasi mezzo miliardo di persone, con moltissimi appassionati di tennis e una grande tradizione, l’America Latina ha ottimi giocatori e un calore che quando ti rechi in quei tornei non ti lascia indifferente ma conservi dentro gelosamente tanto ti arricchisce. Eppure niente: dal 2025 solo 3 tornei ATP e le donne stanno pure peggio…. Il calendario stagionale è e resta il nodo, la stortura, il grande problema del tennis di vertice. Una struttura con tanti problemi ai quali si interviene con “toppe” invece di rischiare una vera rivoluzione che potrebbe rappresentare uno shock a breve termine ma che, se ben strutturata, nel tempo migliorerebbe non poco la qualità della vita per i giocatori in primis e anche per gli appassionati. Si è puntato tutto sui Masters 1000 di 12 giorni che non piacciono affatto ai giocatori, invece di guardare oltre. Sarà molto interessante vedere cosa accadrà, per esempio, se Joao Fonseca diventerà il campione che il suo talento lascia intravedere. Con una super stella brasiliana nel tour, potrà cambiare qualcosa? Il Sud America meriterebbe assolutamente la ribalta di un Masters 1000, almeno 5 settimane di tornei o almeno 4 come la Cina attualmente. Gli sponsor possono esserci, e il grandissimo successo del rinnovato Challenger tour (grazie all’intervento di un grande sponsor che ha creduto nel progetto) dimostra che in America Latina c’è un potenziale enorme. Basta crederci. Anzi, forse basterebbe andarci e viverci un po’ per capirlo…
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Uno Slam su 16 giorni? Il CEO di Tennis Australia valuta l’opportunità

    Melbourne Park

    L’appetito vien mangiando… C’è grande soddisfazione a Melbourne per l’eccellente risultato complessivo dell’Australian Open 2025, con il record assoluto di presenze e un torneo che grazie al fitto e interessante cartellone di eventi della settimana riservata alle qualificazioni è diventato un grande happening per tutta l’Australia e non solo. Esibizioni, eventi benefici, concerti e tanto altro, anche la “opening week” degli Australian Open è a tutti gli effetti un successo, attira molto pubblico e soddisfa la voglia di tennis e divertimento della gente. Un interesse crescente e un giro economico così importante da solleticare in Craig Tiley, factotum del tennis australiano, un’idea mai ipotizzata prima: far scattare il main draw maschile e femminile del primo Slam dell’anno già al sabato, aggiungendo un giorno di competizioni al torneo. Sarebbero quindi ben 16 le giornate di gare dei main draw, uno in più dell’attuale format degli Australian Open, che dal 2024 ha copiato l’idea di Roland Garros di iniziare l’evento già alla domenica e non al canonico lunedì.
    In pratica gli Australian Open punterebbero ad avere 3 weekend completi di gare, in modo da poter offrire al pubblico più tennis di massimo livello e l’opportunità di vedere i campioni della racchetta in più giornate festive. Questo porterebbe molto probabilmente a collocare gli incontri di primo turno su ben 4 giorni (i 64 match maschili e altrettanti femminili suddivisi in 32 al giorno, indicativamente) oppure spalmare su tre giorni anche i secondi turni. Per i giocatori forse quest’ipotesi non scombussolerebbe più di tanto i programmi: la maggior parte di loro infatti, anche solo per adattarsi al fuso orario australiano, arriva con largo anticipo nel continente e quindi, eccetto coloro che giocano la settimana precedente qualche ATP o WTA 250, sarebbero già in loco.
    Ovviamente la motivazione principale di questa possibile novità è economica: più giorni di torneo ufficiale, più spettatori, più diritti tv, più incassi. Una prima stima di Channel 9 parla di un possibile incremento degli introiti per il torneo di un bel 15% con una sola giornata, visto che un sold out potrebbe essere quasi assicurato essendo un sabato. Tiley, interpellato da 7News su quest’ipotesi, guarda lontano, cauto ma risoluto: “Non faremo nulla senza riflettere attentamente sull’impatto che avrebbe sui giocatori e sui tifosi, ma in Australia c’è un desiderio insaziabile per il tennis, tutti vogliono più tennis in questa epoca” ha detto il direttore del torneo ad AAP presso il Melbourne Park. “Voglio dire, stiamo crescendo in ogni ambito. Abbiamo più bambini che giocano, più persone che si iscrivono ai club, più adulti che giocano. Non abbiamo mai venduto così tante racchette e palle. Stiamo attraversando un vero boom nello sport e abbiamo sempre più persone che stanno acquistando biglietti per entrare a Melbourne Park per vedere il tennis. Stiamo crescendo ogni anno e valutiamo ogni opportunità di crescita”. 
    Ricordiamo che Tiley nei mesi scorsi è stato anche al centro di importanti manovre politiche per cercare di rafforzare la posizione del suo torneo contro il potenziale “attacco” dei ricchissimi fondi sauditi che hanno cercato di strappare un Masters 1000 a gennaio come possibile tappa di avvicinamento agli Australian Open, novità che però finirebbe per guastare l’attenzione e le settimane di tennis in Australia. Per questo era stata intavolata una proposta rivoluzionaria di un nuovo tour, guidato dagli Slam, per rilanciare contro i dollari arabi. Poi la situazione sembra al momento rientrata, con i fondi PIF entrati “forti” nel tour ATP e WTA, tra sponsorizzazioni e l’organizzazione delle WTA Finals e NextGen Finals. Oltre a queste manovre, è chiaro il desiderio di Tennis Australia di rafforzare il proprio prestigio e portafoglio investendo e cercando nuove vie per crescere. Tutti i giocatori amano la trasferta australiana, il cosiddetto “Happy Slam”, dove vengono coccolati come in nessun altro evento. Un torneo che potrebbe presto diventare non solo il più felice, ma anche il più lungo…
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    IMMENSO SINNER! Servizio impressionante e consistenza da n.1, doma Zverev e vince il secondo titolo all’Australian Open

    Jannik Sinner (foto Getty Images)

    Così si gioca in Paradiso. O meglio, nell’Olimpo dei più grandi della storia del tennis, divertendosi a tirare rovesci spaziali e diritti vincenti sulle righe insieme agli Dei. IMMENSO JANNIK SINNER!!! IMMENSO! Il nostro campione è diventato talmente forte, solido, completo, lucido, aggressivo, in una parola dominante da far sembrare un tosto n.2 al mondo come Alexander Zverev due, tre o più categorie sotto per qualità complessiva di gioco. Con un tennis fantastico, arrivato a toccare davvero il cielo per completezza e qualità, Sinner domina la finale degli Australian Open 2025 stroncando resistenza e il “sogno” di un buon Zverev in tre set, 6-3 7-6(4) 6-3 lo score al termine di una partita gestita da campione in ogni fase, angolo del campo, situazione tecnico-tattica o di punteggio. Banalmente, Sinner ha vinto perché ha fatto tutto meglio del rivale. Tutto. Non c’è stato un singolo passaggio che ha gestito peggio, niente. Jannik è stato impressionante nella gestione dei propri turni di servizio e fortissimo in risposta. Ha applicato alla perfezione schemi di gioco fluidi, semplici, efficienti, come spingere duro sul rovescio di Zverev e poi farlo correre a destra, mettendo a nudo i difetti del rivale. Ha controllato la finale, il tempo di gioco, il campo. Tutto. 
    Spettacolare come Sinner ha spaccato l’equilibrio sul 4-3 del primo set: all’improvviso ha cambiato posizione in risposta, arretrando. Scelta rischiosa ma eccezionale: ha aperto gli angoli del campo al rivale, una sfida… Una scelta operata nel momento di massima pressione che ha stravolto i riferimenti a Zverev, caduto nella trappola sapiente del nostro, perfetto nel rispondere tanto e profondo, riguadagnare come un fulmine una posizione vicina alla riga di fondo e prendersi il punto di forza; e il break che gli ha dato l’allungo decisivo. Durissimo il secondo set, con Zverev salito di livello, meno falloso e più efficace col diritto; Sinner resta solido, concentrato, non riesce a strappare il break (perfetto il rivale nelle chance concesse), e qua si vede tutta la differenza tra i due giocatori. Sotto massima pressione, sotto 6-5 e 30 pari, Sinner vince un punto clamoroso, il più bello del match, e anche il più importante perché Sasha era minaccioso, in ritmo e fiducia. Al tiebreak Jannik gioca meglio, con più aggressività e scelte corrette, ed è pure baciato davvero dagli Dei con quel nastro mortale che gli porta un punticino fondamentale. Ma, come sempre, la fortuna uno deve andare a prendersela… E Jannik se l’è meritata tutta. Pratico, solido, ha gestito da campione il terzo set e con il secondo break è scappato via verso il traguardo.
    Una prestazione clamorosa per qualità abbinata a praticità, questo è il segreto che rende Sinner vincente, dominante, a tratti mostruoso: non si vede una crepa nel quale l’avversario possa provare a martellare per scalfirlo. Nessuna, mentre lui martella e lavora ai fianchi, aprendo crepe nelle certezze del rivale, ferite, fratture tecniche e quindi mentali sulle quali continua a incidere fino alla rottura che gli porta game, break, vittorie. Sinner nella seconda finale di Melbourne ha controllato i suoi game di battuta in modo totale: Nessuna Palla Break Concessa! ZERO! 60% di prime palle in campo, un numero buono… ma è eccezionale la resa: 84% di punti vinti sulla prima, pazzesco il 63% sulla seconda. Jannik ha concesso solo 9 punti sulla prima palla, niente… e 14 sulla seconda. E poi, la gestione mirabile della prima palla da destra. Questo l’altro segreto che l’ha portato al secondo trionfo agli Australian Open 2025 in finale: in ogni situazione di “set-up” per dirla alla Brad Gilbert, ossia i 30 pari, vantaggio pari, Sinner ha servito in modo perfetto, scegliendo oggi una traiettoria veloce, angolata e con palla liftata sul diritto di Zverev, che per colpa della sua apertura troppo ampia e l’impossibilità di bloccare bene il colpo in risposta, non è mai riuscito a rispondere con qualità e quindi mettersi in condizione di costruirsi lo spazio per una chance di break. Quello zero nella casella break point pesa come un macigno sulla testa di Sasha, che a testa bassa pensava dopo la sconfitta sulla sua panchina.
    È una sconfitta davvero pesante per il tedesco, perché mai era arrivato così bene in carriera a una finale Slam, e mai si è avuta la sensazione che potesse farcela. Non ha servito nemmeno così male, 68% di prime, ma la risposta di Jannik è stata troppo più efficace, in particolare nei momenti cruciali… E qua si torna al suo limite principale, la gestione della pressione. Eppure nella finale di AO25 Sasha ha gestito mai così bene la pressione, non ha regalato molto, anzi… ha fatto scelte complessivamente corrette, eccetto pochi passaggi, ma Jannik è stato semplicemente migliore. In tutto. Era chiaro che Sinner dovesse spingere forte sul rovescio per poi farlo correre a destra, in modo da mettere a nudo la difficoltà di gestire il diritto in corsa su palla bassa. Jannik ha eseguito in modo mirabile. Eppure Zverev correva prima, ci andava prima, ha anche cercato di accelerare lo swing perché sapeva che li sarebbe stato martellato… Non è bastato, perché l’esecuzione di Sinner è stata mirabile, meccanicamente ossessiva e precisa. Alla fine Zverev ha commesso 45 errori, di cui 24 col diritto. Lì Sinner ha vinto, insieme a come ha gestito gli spazi del campo. Infatti in più fasi Jannik è stato bravo a chiamare avanti il rivale, ma Sasha a rete vinto solo 14 punti su 27.
    Si temeva che negli scambi lunghi Jannik potesse soffrire, stancarsi e pagare dazio. Per questo Sinner ha cercato di accorciare i tempi di gioco e l’ha fatto bene, per non scivolare nella palude preferita del rivale, la lotta di fisico. C’è riuscito per buona parte del match, e questo l’ha aiutato a vincere, …ma se si guarda il bilancio dei punti andati oltre i 9 colpi, Sinner ne ha vinti 27 contro i 13 di Zverev! Servizio, risposta, diritto (no match davvero tra i due in questo colpo), rovescio per stabilità, pure negli scambi lunghi e fisici… Sinner ha DOMINATO tutto, si è preso tutto. Si è preso con pieno merito il terzo titolo Slam, che lo rende l’italiano più vincente nei Major e sempre più n.1 del mondo.
    Ci sarebbero anche altre fasi da raccontare, come la scelta nel secondo set di provare la smorzata per spezzare il ritmo (migliorato) da Zverev, e che nel tiebreak e poi nel terzo set ha fruttato un paio di punti decisivi; o la incredibile velocità con la quale Sinner dal centro del campo si è avventato sulle prime palle più corte del rivale, andando a prendersi punti importantissimi. Mi fermo qua. La vittoria di Sinner su Zverev nella finale degli AO25 è nettissima, limpida, senza macchia. Jannik Sinner è il tennista più forte del mondo, quasi ingiocabile sul cemento. Ha trionfato in modo totale a quest’Australian Open. Numero Uno con Tre Slam vinti. Grazie Jannik per le splendide emozioni che ci regali. I nostri sogni sono diventati bellissime realtà, e raccontare le tue imprese è un privilegio.
    Marco Mazzoni

    La cronaca
    La finale degli Australian Open 2025 inizia con un ACE al centro di Sinner. Il servizio sarà ovviamente fondamenterebbero, soprattutto cercando il diritto di Zverev, colpo assai più macchinoso con apertura molto ampia che necessita di tempo. Servizio TOP di Jannik, 4 prime palle in campo, molto incisive e un minimo scambio sull’ultima con lo schema che Sinner userà molto: bordata sul rovescio con il cross e poi via a far correre il tedesco a destra, solleticando il lato debole. 1-0 Sinner. Il primo scambio sul servizio di Sasha lo comanda Jannik e si prende il punto di forza. 5 punti a 0. Vince un punto Zverev con un lungo scambio, con più rotazione alla palla. Appena Zverev accorcia Sinner è pronto ad entrare col rovescio, bellissimo quello inside out sul 15 pari, vincente. 1 pari. Segue un altro turno di battuta di Jannik perfetto, prima palla in gioco e via, comanda a chiude con sicurezza. Vince anche il primo lunghissimo scambio, provocando l’errore del tedesco. Sul 2-1, in risposta, è la risposta di Sinner a salire in cattedra. Risposta pesante, profonda, al centro con margine, e Zverev sbaglia. 0-30, primo momento di tensione per Sasha. Sul 15-30 pessimo il tentativo di smorzata di Zverev, Sinner intuisce spinta e chiude. Un fulmine e controllo massimo col rovescio. 15-40 Due Palle Break Jannik! Serve bene il tedesco, rapido e chiudere col diritto sotto rete sulla seconda chance. 4 punti di fila con ottimo servizio, 2 pari. Nello scambio Zverev ha una posizione piuttosto arretrata, comanda Sinner con bel ritmo e non cerca la riga, ha buon margine e punta sull’intensità. Si scambia di più nel quinto game, controlla l’azzurro e sposta il rivale, non andando in difficoltà visto l’anticipo e la pressione. Il game va ai vantaggi, sul 40-30 Jannik sbaglia un tocco di volo, giocando un metro troppo lontano dal net. Molto bravo Jan a giocare duro sul diritto, sempre più stretto, forzando l’errore del rivale. Un po’ impreciso l’azzurro in questa fase, senza l’aiuto dei punti con la battuta. Un po’ di fatica, ma Jan si porta 3-2. Gran turno di battuta del tedesco e 3 pari. Per niente facile lo smash al rimbalzo di Jannik sul primo punto del game #7, su palla alta e molto laterale, fare un disastro era possibile… Sinner supera indenne il fatidico settimo gioco, 4-3. Pochissime variazioni agli schemi prestabiliti, per ora di spettacolo pochino. Jannik inizia l’ottavo game rispondendo più da lontano, si avvicina al campo e comanda lo scambio, 0-15. Prima importante variazione del match? Sì, perché lo schema si ripete nel secondo punto e l’enorme apertura di Sasha correndo a destra provoca un altro errore, ottavo da destra nel match. 0-30. Di nuovo sul 15-30 Sinner si butta in risposta, CLAMOROSO come trova profondità e l’attacco di Zverev è dalla parte sbagliata, c’è il passante di Sinner, 15-40 e altre Due Palle Break! Bene il tedesco sulla prima chance, servizio e via avanti a chiudere; altra gran prima, parità. Il game diventa duro, Sasha sbaglia malamente sotto rete sul proprio vantaggio. Sinner è molto dietro anche sulla seconda palla, provoca il rivale che rischia una seconda palla velocissima (218 km/h!) e gli va bene, ma non da sinistra. Con un altro bel passante di rovescio Sinner strappa la terza Palla Break del game, ma poi non riesce a tenere in campo un diritto difensivo in corsa. Peccato, qua c’era una mini chance. Pressa Jan, spinge dopo la risposta e ottiene  una Quarta Palla Break. ECCOLA!!! La prima non c’è, si scambi e arriva un pessimo attacco col rovescio di Zverev, incerto, corto, Sinner passa con il Martini in mano… BREAK SINNER, 5-3! Un gatto Jan sotto rete sul 30-0, fantastico come ha aggredito il net e si è buttato dalle parti giuste. 40-0 e Tre Set Point Sinner!!! ACE! Ha iniziato con l’Asso, e chiuso con l’Asso. 6-3 Sinner. 45 minuti. 6 palle break per Sinner, nessuna per Zverev, più solido e aggressivo l’azzurro, e fantastico il cambio in risposta nel game chiave, ha tolto riferimenti al tedesco e i suoi attacchi modesti sono stati puniti dall’azzurro alla quarta occasione, quando la battuta non l’ha aiutato.
    Secondo set, Zverev to serve. Sbaglia uno smash terribile, forse scorie del set perso, ma alla fine la battuta lo aiuta e vince il game, 1-0. Lo scoramento sul volto di Sasha dopo aver sbagliato l’ennesimo diritto da destra nel terzo game è la foto del momento del match. Enorme la differenza di energia e positività che esprime l’incedere di Jan rispetto a quello di Sasha. Il tedesco sulla risposta un po’ più corta attacca, ma non lo fa bene… Ancora è il cambio in risposta, da più dietro, apre il campo al rivale che si sente di dover attaccare e non lo fa con qualità. 0-30. Sul 15-30 Zverev rischia la seconda palla, e stavolta arriva il doppio fallo, primo del match. 15-40, Due Palle Break!!! UFFFFF resta in campo di un capello uno smash tremebondo di Zverev… 30-40; meglio sulla seconda, stavolta attacca con qualità dopo una prima di servizio esterna. 2-1 Zverev. Nel quarto game Sasha prova a tagliare col rovescio, visto che nello scambio non riesce a fare la differenza, ma è una scelta che non paga perché Jannik è troppo rapido nell’avventarsi sulla palla. E col diritto in spinta finora non c’è gara, clamorosa la mazzata inside out dal centro che gli vale un super vincente. 2 pari, in controllo Sinner in questa fase. Nel sesto game Sinner tocca la prima smorzata del match, perfetta col diritto. Poi un’altra sul 30 pari, è il momento ideale per farlo perché il tedesco pare più solido col rovescio in spinta. 3 pari. Non c’è gara tra i due diritto vs. diritto, troppo più rapido e profondo quello di Jannik, ma anche l’accelerazione di rovescio sul 30-15 è talmente pesante e potente che Sasha non riesce a reggere. Zverev con un bel rovescio chiude il settimo game, 4-3. Nel tornare verso la panchina, Jannik si tocca sotto al gluteo sinistro, speriamo non sia niente. Intanto inizia l’ottavo game con un gran passante di diritto, non sembra accusare fastidi nei movimenti. Bellissima anche l’accelerazione vincente di diritto (160 km/h) dopo una prima palla potente, 40-0 e 4 pari vincendo l’ennesimo scambio di pressione ben condotto. Buon Zverev in questa fase, spinge con più intensità anche col diritto, e il rovescio è carico e pesante. 5-4. Regala un diritto in spinta all’inizio del game #10 Jannik, errore inconsueto. Poi un rovescio in scambio. Attenzione, 0-30, due regali. Servizio esterno e diritto al volo vincente, molto bene (12esimo punto su 12 giocati con la 1a in campo nel set). Poi bella botta al T, 30 pari. Ancora un servizio esterno, con bella curva che sorprende il rivale. Quattro punti di fila, 5 pari. Come si è cavato bene dalla “buca”… Servendo sotto 6-5, Sinner commette doppio fallo (secondo del match) e sbaglia una smorzata. 30 pari. BELLISSIMO scambio!!! Sinner riprova la smorzata, tutti e due avanti e indietro, alla fine il passante di rovescio in corsa chiude il punto al 21esimo colpo, Pandemonio sulla Rod Laver Arena… poteva essere set point per il tedesco. Poche prime per Jan ora… ma vince un altro scambio duro. Tiebreak. Zverev trova tre righe nel terzo punto dalla risposta (risposta inclusa), strappa un mini-break con l’errore di misura di Sinner, 2-1. Poi sbaglia un diritto in spinta dopo il servizio, apertura troooooppo ampia, ha perso il tempo sulla palla. 2 pari. Bravo Jannik a martellare col diritto sul diritto del rivale, e Sasha cede. 3-2 Sinner, e servizio. Poi è Sinner a sbagliare il diritto in scambio. Fin troppo lunghi quesi scambi, Jan deve cambiare ritmo prima, quella è la palude di Zverev… GRAN Servizio al T, 207 km di bellezza. 4-3 Sinner. Non entra invece la 1a di Zverev, Sinner resta molto dietro in risposta, ma sbaglia la risposta aggressiva col diritto. 4 pari. NOOOO Nastro MORTALE pro-Sinner, un diritto si impenna e ricade imprendibile. Che fortuna. 5-4 Sinner. Lo sguardo di Zverev è tutto un programma… Jannik trova una prima palla esterna ottima, 6 punti a 4. Due Set Point! Servizio e attacco fulmineo col diritto sulla riga. 7 punti a 4, SET SINNER! Pizzico di fortuna, ma bisogna anche sapersela guadagnare. Una mazzata, perché Sasha stava giocando bene, il mio miglior tennis del match per costanza nello scambio e aggressività, anche con dei diritti lungo linea che davano noia all’azzurro. Due set a zero Jannik.
    Terzo set, Sinner to serve. Buon game a 15, incluso un passante potente che punisce l’attacco del rivale. Zverev non crolla, nonostante la frustrazione del secondo set perso scaricata sulle racchette… spinge e attacca, ma Jannik rimanda al mittente con qualità e costanza di spinta. Bellissimo il rovescio cross che chiude a zero il terzo game (2-1). In controllo. Impressionante come comanda gli angoli e poi entra col lungo linea di prepotenza. E nei suoi game ha perso solo 5 punti con la prima palla in gioco (Zverev ben 13). Sul 3-2 Sinner inizia con una risposta quasi sulla riga, Zverev non contiene. Non c’è la prima palla del tedesco, e col ritmo Jannik provoca un errore di diritto del rivale, che si ritrova sotto 0-30, 2 ore e 22 minuti. Teso il volto di Sasha, ma spara un Ace imprendibile esterno. Il quarto punto se le prende Jannik con la potenza del diritto, 15-40 Due Palle Break Sinner! Attenzione! Scuote la testa papà Zverev… E la prima del figlio è scomparsa. Bravo Zverev, regge bene lo scambio e trova un lungo linea di rovescio bellissimo, forse suo miglior winner del match, 30-40. Il BREAK arriva sulla seconda chance, con lo schema più fruttuoso per Sinner, risposta profonda sul rovescio e poi fa correre il rivale a destra, per l’errore di diritto di Zverev. 4-2 e servizio Sinner. Serve da campione l’azzurro, da sinistra trova un angolo così stretto che nemmeno il massimo allungo del tedesco può far qualcosa per acchiappare la palla. Troppi errori di Zverev col diritto, resta il punto dolente del suo gioco. Ne sbaglia un altro di 20 cm dopo essersi ben aperto il campo. È il suo errore n.23 finora contro solo 2 vincenti. Di pura rabbia ne tira uno vincente bellissimo il tedesco, porta il game ai vantaggi (solo il secondo di Sinner nel match), non gli basta a girare il game, Jannik serve troppo bene da destra con una curva così rapida e stretta che l’apertura ampia di Sasha non riesce a gestire, oppure l’ACE. Impressionante come Jan giochi bene il vantaggio da destra, infatti non ha ancora concesso una sola palla break in tutto il match, contro i due strappati al rivale. 5-2 Sinner, A UN PASSO dalla vittoria! Chiude Jannik 6-3 con un bel turno di servizio, al primo match point con il passante dopo la smorzata. VITTORIA!!! È il più forte al mondo, quasi ingiocabile sul cemento. Un successo che conferma quanto sia forte in ogni angolo del campo, contro ogni tipo di avversario. Bravissimo!

    (1) J. Sinner vs (2) A. Zverev GS Australian Open J. Sinner [1]676 A. Zverev [2]363 Vincitore: J. Sinner ServizioSvolgimentoSet 3J. Sinner 0-15 15-15 30-15 ace 30-30 40-305-3 → 6-3A. Zverev 15-0 30-0 40-0 40-155-2 → 5-3J. Sinner 0-15 15-15 30-15 40-15 40-30 40-40 A-40 40-40 A-40 ace4-2 → 5-2A. Zverev 0-15 0-30 15-30 15-40 30-403-2 → 4-2J. Sinner2-2 → 3-2A. Zverev 0-15 15-15 30-15 40-152-1 → 2-2J. Sinner 15-0 ace 30-01-1 → 2-1A. Zverev15-0 15-15 30-15 40-151-0 → 1-1J. Sinner 15-0 15-15 0-0 → 1-0ServizioSvolgimentoSet 2Tiebreak0-0* 0*-1 1*-1 1-2* 3*-2 3*-3 4-3* 4-4* 5*-46-6 → 7-6J. Sinner30-0 30-15 df 30-30 40-305-6 → 6-6A. Zverev5-5 → 5-6J. Sinner15-40 0-30 15-30 30-30 40-304-5 → 5-5A. Zverev15-0 30-0 40-04-4 → 4-5J. Sinner15-0 40-0 40-153-4 → 4-4A. Zverev15-0 15-15 30-15 30-30 40-303-3 → 3-4J. Sinner 15-0 30-0 30-15 df 30-30 40-302-3 → 3-3A. Zverev 15-0 15-15 df 40-302-2 → 2-3J. Sinner 15-0 30-0 40-01-2 → 2-2A. Zverev0-15 0-30 15-30 15-40 A-401-1 → 1-2J. Sinner15-0 30-15 40-15 15-150-1 → 1-1A. Zverev 0-15 30-15 40-15 40-30 ace0-0 → 0-1ServizioSvolgimentoSet 1J. Sinner 15-0 ace 30-0 ace5-3 → 6-3A. Zverev 0-15 0-30 15-30 15-40 30-40 40-40 A-40 40-40 A-40 40-40 40-A4-3 → 5-3J. Sinner 15-0 30-0 30-15 30-30 40-303-3 → 4-3A. Zverev 15-0 15-15 30-15 40-15 ace3-2 → 3-3J. Sinner 0-15 15-15 30-15 40-15 40-30 40-40 A-40 40-40 A-402-2 → 3-2A. Zverev 0-15 0-30 15-30 40-40 A-402-1 → 2-2J. Sinner 15-0 30-0 40-01-1 → 2-1A. Zverev 15-0 30-15 40-151-0 → 1-1J. Sinner 15-0 ace 30-0 40-00-0 → 1-0

    Statistica
    Sinner 🇮🇹
    Zverev 🇩🇪

    STATISTICHE DI SERVIZIO

    Ace
    6
    12

    Doppi falli
    2
    2

    Prima di servizio
    57/95 (60%)
    65/95 (68%)

    Punti vinti sulla prima
    48/57 (84%)
    45/65 (69%)

    Punti vinti sulla seconda
    24/38 (63%)
    15/30 (50%)

    Punti al servizio giocati
    57
    65

    Punti al servizio vinti
    48
    45

    STATISTICHE DI RISPOSTA

    Punti di risposta giocati
    65
    57

    Punti di risposta in gioco
    40
    33

    Punti di risposta vinti
    20
    9

    Vincenti in risposta
    0
    0

    Errori non forzati in risposta
    1
    0

    Punti vinti in risposta
    35%
    22%

    Palle break convertite
    2/10 (20%)
    0/0 (0%)

    STATISTICHE DEI PUNTI

    Punti vinti a rete
    10/13 (77%)
    14/27 (52%)

    Vincenti
    32
    25

    Errori non forzati
    27
    45

    Totale punti vinti
    107
    83

    VELOCITÀ DI SERVIZIO

    Velocità massima
    209 km/h
    223 km/h

    Velocità media prima
    197 km/h
    205 km/h

    Velocità media seconda
    149 km/h
    170 km/h

    COLPI VINCENTI

    Dritto
    8
    3

    Volée
    2
    1

    Approccio
    0
    0

    Passanti
    3
    0

    Lob
    0
    0

    Smash
    1
    3

    Drop shot
    1
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    Sinner di granito! Recupera un difficilissimo primo set contro un ottimo Shelton e vola in finale agli Australian Open

    Jannik Sinner (foto Getty Images)

    Le vittorie non sono mai tutte uguali. Ce ne sono alcune che ottieni di classe ma anche di tigna, e forse sono quelle più belle, quelle che porterai sempre con te. Inizi la semifinale dell’Australian Open 2025 servendo malissimo, rigido e letargico nel correre verso la palla; vai sotto di un break per due volte (pure sul 6-5) sbagliando incredibilmente alcune scelte tattiche del tutto inconsuete e commettendo troppi errori, facendoti prendere dalla frenesia, ma… nonostante tutto rimonti. Ti aggrappi alla risposta, alzi livello nei “big point” e salvi due set point, strappi il contro break e quindi domini il tiebreak contro il miglior Ben Shelton in carriera per pazienza e lucidità. Questo è il metro che ci porta a stabilire la grandezza di Jannik Sinner, quella durezza di testa e forza d’animo che l’hanno portato a superare enormi difficoltà, lottare come un leone e quindi scappare via con classe immensa e prepotenza agonistica dall’avvio del secondo set. Resilienza per resistere alla tensione e ai venti della tempesta (interiore ed esteriore), immensa classe nel cavalcare l’onda giusta con il suo formidabile equilibrio tecnico-tattico, veleggiando poi verso il successo a furia di accelerazioni formidabili e un pressing irresistibile. Sinner supera da campione le difficoltà di un primo set tremendo e batte Shelton 7-6(2) 6-2 6-2, volando in finale a Melbourne contro Alexander Zverev. È la terza finale Major sia per l’italiano che per il tedesco, mai si sono affrontati prima in un match per il titolo. Una vittoria bellissima al termine di una partita assai complicata contro un avversario che c’ha provato in ogni modo mettendo in campo fisicità, talento e potenza, ma non è bastato perché l’azzurro l’ha lavorato ai fianchi e ha demolito colpo dopo colpo le sue certezze. Come un bulldozer.
    “Non so come sono riuscito a girare il primo set!” afferma Jannik a caldo in campo. “Abbiamo entrambi risposto meglio di come abbiamo servito. Eravamo entrambi tesi, sono felice per come sono riuscito a gestire le mie emozioni. Sono felice di essere di nuovo in finale”. “Ho avuto qualche piccolo crampo, c’era tensione. Ho cercato di essere aggressivo e spostarlo il più possibile. Due ore e mezza per tre set non è poco, è stata una battaglia”. Sulla svolta di tre anni fa, quando cambiò team dopo la brutta sconfitta a Melbourne del 2022. “Ogni coach mi ha aiutato a fare un gran lavoro. Fu una decisione difficile cambiare allora, ma ne ho prese di non facili già quando avevo 13 anni. Ho avuto allenatori molto diversi, anche per età… (ride) con ognuno ho avuto tanto. Cahill è un coach fantastico. Siamo come una famiglia fuori dal campo e lavoriamo benissimo. Sono felice che abbiamo una nuova chance di lottare per il titolo e sì, la stagione è lunga e c’è molto da fare ancora!”. Contro Zverev: “Sarà partita difficilissima, abbiamo avuto match equilibrati. È a caccia del suo primo Slam, ci sarà tensione, è bellissimo ritrovarmi in questa posizione, speriamo sia una gran partita”.
    Come sempre lucido Sinner nelle parole, la sua analisi è assai centrata, per una volta più dei suoi colpi nella prima ora di gioco. Ci si aspettava un Jannik arrembante per mettere subito in chiaro i rapporti di forza e portare al limite Shelton, tennista forte ma non così solido di testa. Invece, in modo del tutto inatteso, pare Sinner quello letargico, teso, non sciolto. Va subito sotto con errori tecnici ed addirittura tattici, sbagliando i tempi dell’affondo e facendosi prendere dalla frenesia. Eresia per colui che è di granito e che in campo è preciso come un metronomo nella gestione delle scelte. La parte finale del primo set è da vedere e rivedere, andrà analizzata a freddo perché è un trattato di come nel tennis si debba resistere e alzare l’attenzione per superare le proprie difficoltà e l’avversario. Shelton serve per il set dopo aver strappato il secondo break e possiede uno dei servizi più veloci del West, ma… è la risposta di Sinner a brillare, mette pressione a Ben con traiettorie profonde, non gli lascia scelte comode. E lì, Ben sbaglia scelte, è lui a farsi prendere dalla fretta perché sente l’aura del rivale, la sua presenza, la qualità dei suoi colpi nei momenti decisivi. Due Set point annullati, contro break e tiebreak dominato. Sipario. Non del tutto, stavolta…
    Sinner è bravo a restare durissimo all’avvio del secondo set e di forza prendersi un gran bel break. È decisivo perché Ben mai come oggi è stato lucido e presente in campo. Non si è messo a giocare di puro istinto e potenza fino a che non è stato sotto di due set, ha aspettato e ha attaccato con pazienza, scegliendo il momento giusto e facendolo bene. Shelton ha corso tanto e bene, è stato bravo a non sparacchiare tanto e con quel diritto molto carico di spin ha spesso messo in difficoltà Jannik. Non ha perso l’americano, alla fine ha regalato poco e niente… È stato Sinner a salire di qualità, di intensità e di forza, e così prendersi tutto, superando tante difficoltà e un giornata iniziata col piede storto, senza l’aiuto del servizio e con troppi errori.
    Jannik ha fatto un capolavoro di testa. Si è aggrappato alle certezze per scardinare quelle del rivale. Si aggrappato al colpo più decisivo nel tennis dei nostri tempi: la risposta. È con la risposta che l’azzurro ha girato la partita. Non tanto per il colpo il sé, di vincenti in risposta ne avrà tirati un paio… ma con la risposta ha messo pressione, ha trovato quella profondità che gli ha consentito di risalire il campo e prendere il possesso dell’inerzia dello scambio. È stato fortissimo Jannik nell’insistere sul game plan ottimale, anche se all’avvio non funzionava perché la difesa di Ben è stata forte e ordinata. Spingere tanto sul diritto di Shelton col diritto e soprattutto col rovescio cross, per poi farlo correre a sinistra. E paziente nel non tirare la botta subito, perché le difese dello statunitense sono state davvero buone per gran parte del match.
    Riuscire a tenere fermo uno Shelton ottimo servendo piuttosto male e commettendo diversi errori è davvero un grandissimo risultato. Alla fine la tenuta di Sinner è stata superiore, è riuscito a toccare un buonissimo livello e tenerlo dall’avvio del secondo set. Risposta e pressing, facendo correre il rivale; prima palla solida e via dentro col diritto per aprisi il campo. Schemi razionali. Poche le variazioni e nemmeno ben eseguite oggi, come le smorzate e gli attacchi contro tempo. Le migliori giocate di volo sono state quelle arrivate seguendo l’inerzia della spinta. Oggi c’era da vincere un po’ “sporco”, e per questo meglio affidarsi alle certezze, ad automatismi più che collaudati, per le invenzioni ci saranno altre occasioni.
    Sinner vince e convince per come c’è riuscito. Di fisico, di testa, tenendo duro e quindi alzando ritmi e qualità, una volta lavorato ai fianchi l’avversario, smontando le sue certezze scambio dopo scambio. Di fronte al muro azzurro, Shelton c’ha provato a tutta nel terzo set, ma lì, anche con un po’ di fatica nelle gambe, ha ripreso a giocare più di istinto e furia, e nonostante alcune giocate fantastiche alla fine la consistenza di Jannik ha prevalso. Bravo comunque Shelton, con questa prestazione avrebbe perso da pochissimi.
    Sinner ora sfida Zverev. Sono state grandi battaglie in passato. Ce ne sarà un’altra, con un obiettivo massimo: alzare il terzo Slam in carriera. Per Sasha sarebbe il sospirato primo, ce la metterà tutta e anche di più. Servirà un Jannik al top per vincere.
    Marco Mazzoni

    La cronaca
    Sinner alza la prima palla della semifinale. Shelton subito aggressivo, risposta di rovescio sulla seconda palla e diritto vincente. Bel punto. Incerto Jannik nello scambio, lento nel cercare la palla coi piedi (stranissimo per lui), e un errore di rovescio gli costa il 15-40. Il BREAK arriva alla seconda chance, Jannik è costretto ad attaccare ma sbaglia l’angolo, solleticando il diritto di Ben che trova il passante lungo linea. Solo 1 prima in campo su 6 punti, brutto inizio per il n.1. Sul 15 pari finalmente Sinner si attiva: palla rapida, potente e profonda sul rovescio di Shelton, è indispensabile sciogliere, attivarsi, entrare fisicamente nella partita. Ben tira lungo il secondo diritto del game, 30-40 chance per Jan di rientrare subito. Una mazzata al corpo a 218 km/h lo salva. Molti errori in quest’avvio da parte di entrambi, 2-0 Shelton. Nel secondo turno finalmente la prima palla c’è, e la musica cambia. 4 punti e via, primo game vinto dal n.1. La risposta di Jannik inizia a prendere fiducia, ottima quella di rovescio stretta sul 30-15, e anche più avanzato nella posizione. Ben sente la pressione, sbaglia la prima a mezza rete – troppa forza – e sulla seconda Jan trova una traiettoria profondissima, sui piedi del rivale. 30-40, seconda palla break del match. ECCO IL CONTRE BREAK! Agguanta la palla sulla prima di Ben (213 km/h), e trova pure profondità, quindi spinge col diritto sul rovescio dell’americano e la sua palla vola via. 2 pari. È visibilmente più sciolto, più reattivo e incisivo Jannik, comanda lui anche se sbaglia ancora qualcosa di troppo. Bellissimo il rovescio in contro piede di Sinner dopo il servizio, dopo essersi aperto benissimo il campo con una seconda palla molto liftata, schema perfetto. Forcing bestiale di Jan, 3-2. Sorpasso e terzo game di fila. Magia di equilibrio la risposta di Sinner, come si allunga e tiene la palla insidiosa è incredibile. Shelton è costretto a correre avanti appena possibile, nello scambio è già in grossa difficoltà. Trova anche il primo Ace dell’incontro Ben (sta servendo due prime su tre in gioco), ma la risposta eccellente dell’italiano porta il game #6 ai vantaggi. Sinner trova con uno slice di diritto un incredibile lob difensivo, e Ben sbaglia tornato indietro. Palla break Sinner! Shelton cancella con un gran servizio esterno, poi fa una scelta pessima con la smorzata, mal mascherata. Seconda Palla Break! Che scambio!!! Tutti tagli, si corre da tutte le parti e alla fine una smorzata tutta storta sfiora un lembo di riga e nemmeno in spaccata Sinner riesce a rimetterla. Applausi soprattutto a Ben, ha giocato con testa e pazienza. 3 pari. Percentuali pessime di prime palle per l’azzurro, si porta 4-3 con il 36% (!), dato terribile, ma il diritto e soprattutto il rovescio cross sono ora ben tarati. Un buon Shelton per scelte di gioco, non affretta, attacca spesso la rete e chiude (bellissima la stop volley di diritto nel terzo punto). 4 pari. Arrivano finalmente i primi Ace per Sinner, due di fila. Anzi, 3 di fila! 5-4. Sul 5 pari Sinner ha molta fretta, troppa, nel tirare un diritto che esce largo. Gli costa lo 0-30. Ancora un diritto sbagliato, stavolta in rete, costa a Jannik il 15-40, due palle break che arrivano quando sembrava aver preso ritmo alla battuta. Attacca Shelton e strappa un BREAK improvviso che lo manda avanti 6-5 e servizio. Passaggio a vuoto inaspettato per Jannik. Sinner cerca l’immediata reazione in risposta. Sul 15 pari punisce l’attacco di Ben con un solido passante di diritto. Poi arriva con troppa foga sulla smorzata di Shelton, e la palla gli scappa lunga, bastava toccare la palla, non spingerla… e poi si gira infuriato al suo angolo. C’è tensione, ovvio. Con una seconda palla al corpo Shelton arriva a Set Point sul 40-30. Lungo scambio, Jannik lo gioca con pazienza, ritmo e spostandolo. Fa fatica, ma è la tattica più efficace per far male al rivale. Altra scelta sbagliata di Sinner, la palla corta, ben la legge e arriva bene. Secondo Set Point Shelton. Stavolta è Shelton con fretta, un diritto vola via due metri. Stesso errore nel punto successivo, cerca il vincente senza equilibrio… Palla break Sinner! La gioca male Jannik out un rovescio di scambio. Stizzito l’azzurro, capisce che sta sbagliando troppo. Arriva una seconda PB, in rete la volée di Ben sul S&V troppo azzardato. CONTRO BREAK! Jannik intuisce la direzione, si butta a sinistra e trova una gran risposta cross, quindi forza l’errore di diritto di Ben. Tiebreak. Ben sbaglia un diritto d’attacco da metà campo, classico unforced che manda Jannik avanti 2 punti a 0. Poi ha fretta di nuovo Shelton, dopo un set davvero ben giocato come scelte ora sta buttando tutto alle ortiche spingendo palle a caso… 3-0 Sinner. Rischia con un taglio sotto alla palla, non gli viene abbastanza lungo ma è talmente laterale che Shelton sbaglia in corsa. 4-0. Riposta out, 5-0 Sinner. Con un bel servizio all’angolo Jannik vola 6-2, con 4 Set Point. Basta il primo, Sinner vince un braccio di ferro. 7-2. Servendo malissimo, recuperando due break e e salvando due set point, Jannik è avanti. Tutt’altro che buona prestazione, ma… quanto è DURO. 47% di prime in campo e 12 errori, con diverse scelte sbagliate e due passaggi a vuoto, ma alla fine vince lui.
    Shelton parte al servizio nel secondo set, ma è la risposta di Sinner a dettare legge. Da 40-15 forza il game ai vantaggi, e lì Jannik sale in cattedra, imponendo la classica legge Gilbertiana del “Boa Constrictor”: dalla risposta recupera campo, sposta all’indietro Shelton, lo fa lavorare e con un pressing ad alta velocità e lo punisce col contro piede. Strappa un BREAK che lo manda subito al comando 1-0. Zampata mortale, anche per il morale dell’americano dopo i grandi sforzi del primo set, per lui vani, e con in testa il break subito servendo sul 6-5. Jannik ritrova l’Ace, il game sembra comodo, poi di nuovo smarrisce la prima palla e pure il diritto, tanto da concedere ai vantaggi una palla del contro break. Uff! Che peccato Ben.. da difesa era riuscito a passare in attacco ma il diritto conclusivo gli esce di pochissimo. Altro scambio durissimo, ora è Sinner a sbagliare la conclusione con l’americano ormai inerme sul net. Il pubblico approva, c’è spettacolo. Ancora con durezza totale, Jannik regge e vola 2-0. Game importantissimo per restare avanti. Ben è sorpreso dalla qualità di un paio di risposte di Sinner, il game è di nuovo ai vantaggi e Jannik è bravissimo ad attaccare con un rovescio lungo linea. Chance del doppio break! Male Shelton, con fretta rischia un diritto aggressivo sull’ennesima risposta profondissima, nei piedi, del rivale. BREAK Sinner, 3-0 pesante. Dopo tanta fatica, arriva un game liscio per l’azzurro, 4-0. Finalmente Jannik ha trovato il miglior ritmo, è più sciolto e anticipa la risposta del nativo di Atlanta, come il bellissimo rovescio lungo linea che gli vale il 5-1. Shelton ha perso energia, e fiducia. Tira malamente un rovescio in rete, giocando più di istinto che di testa, e questo contro Sinner non funziona. Sul 30 pari dopo il servizio cerca una smorzata di rovescio che nemmeno arriva a rete… Set Point Sinner. Stavolta il forcing di Ben ha successo, lo cancella. 5-2, Sinner al servizio per chiudere il parziale. Inizia con un Ace esterno, non veloce ma precisissimo (solo il quinto del match, pochi per i suoi nuovi standard). Il gioco di ferma incredibilmente per togliere una deiezione di un uccellino! Sinner non perde ritmo, ottima prima esterna e via diritto pesantissimo. Altra bella prima “in” e 40-0. ACE! Chiude così il secondo parziale, 6-2. Ben sembra uscito mentalmente dalla lotta punto su punto che gli aveva consentito portarsi due volte avanti nel primo set. Sinner più sciolto, meno errori e molto solido, forte di una risposta monumentale. E con il 64% di prime in gioco è tutto più facile…
    Terzo set. Shelton si rimette in carreggiata, apre con un buon turno di battuta e quindi mette pressione in risposta. Si procura una palla break sul 30-40, ma la risposta di rovescio muore a mezza rete sulla seconda palla, non bene qua… 1 pari. Dopo il calo nel secondo set, lo statunitense ha ritrovato energia, spinge fortissimo col diritto e sbaglia poco. Sinner si ritrova sotto 0-30 nel quarto game. Si affida alla sua àncora di salvezza, il ritmo e pressione a medio rischio, spostando di continuo il rivale, ma un errore di rovescio gli costa il 15-40, stavolta le palle break da cancellare sono due, di fila. Bellissima la costruzione e poi diritto lungo linea vincente, bravo Jan, 30-40. Ottima prima palla al T sulla seconda. 2 pari. La bagarre continua nel quinto game. Jannik prova a scappare via rispondendo profondo. Si procura una palla break ma stavolta la curva mancina di servizio di Ben è ingestibile. Il ritmo è altissimo, Shelton regge benissimo a Sinner in modalità “God-Mode”, c’è tantissima energia in campo e spettacolo. Quando corre Ben, quanto spinge Jannik, un vero braccio di ferro. Sulla terza parità Shelton tira una seconda palla folle, il doppio fallo gli costa una nuova palla break, e stavolta la prima non entra… Sinner spinge duro col rovescio e il tentativo di uscire col diritto lungo linea di Shelton trova solo rete. BREAK Sinner, un allungo strappato di prepotenza, di fisico, mettendosi a martellare palla dopo palla, forte di una risposta incredibile per sostanza. 3-2. Jannik serve bene, aziona anche il rovescio lungo linea che lascia immobile l’americano. Turno a zero e via, 4-2. La finale è solo a due passi. E l’azzurro vuole chiudere in fretta, entra in campo come un fulmine e chiude il punto col diritto. 0-30. Ben corre a rete per non essere attaccato, ma sbaglia l’angolo della volée e il passante di rovescio del nostro è una sentenza. 0-40! È la resa: doppio fallo. 5-2 Sinner, con 11 punti di fila vinti. Finisce 6-2, recuperando da 15-30. BRAVO! Terza finale Slam per l’azzurro.

    (1) J. Sinner vs (21) B. Shelton GS Australian Open J. Sinner [1]766 B. Shelton [21]622 Vincitore: J. Sinner ServizioSvolgimentoSet 3J. Sinner 15-0 ace 15-30 30-305-2 → 6-2B. Shelton 0-30 0-40 df4-2 → 5-2J. Sinner 15-0 30-0 40-03-2 → 4-2B. Shelton 15-0 15-15 df 15-30 30-30 40-40 40-A 40-40 A-40 df 40-402-2 → 3-2J. Sinner 0-15 0-30 15-30 15-40 40-401-2 → 2-2B. Shelton15-0 15-15 30-15 40-15 ace1-1 → 1-2J. Sinner 0-15 15-15 15-30 30-30 30-40 A-40 40-40 A-400-1 → 1-1B. Shelton 15-0 15-15 df 0-0 → 0-1ServizioSvolgimentoSet 2J. Sinner30-0 40-0 ace5-2 → 6-2B. Shelton 15-0 30-0 30-15 30-40 40-40 ace5-1 → 5-2J. Sinner 15-0 30-15 40-154-1 → 5-1B. Shelton30-15 30-30 df 40-30 A-404-0 → 4-1J. Sinner3-0 → 4-0B. Shelton30-30 40-302-0 → 3-0J. Sinner 15-0 15-15 40-15 40-30 40-A 40-40 A-40 40-40 A-401-0 → 2-0B. Shelton 15-15 30-15 40-15 40-30 40-40 A-40 40-40 40-A0-0 → 1-0ServizioSvolgimentoSet 1Tiebreak0-0* 0*-0 1-0* 3*-0 4*-0 5-0* 5-1* 6*-26-6 → 7-6B. Shelton 15-0 15-15 15-30 30-30 40-40 A-40 40-40 A-40 40-40 40-A5-6 → 6-6J. Sinner0-30 15-30 15-405-5 → 5-6B. Shelton5-4 → 5-5J. Sinner 30-0 ace 15-0 ace4-4 → 5-4B. Shelton 15-0 15-15 40-154-3 → 4-4J. Sinner 15-0 15-15 30-15 40-15 40-303-3 → 4-3B. Shelton40-15 40-30 40-40 A-40 40-40 40-A 40-40 40-A 40-40 A-403-2 → 3-3J. Sinner 15-0 30-0 30-15 40-15 40-302-2 → 3-2B. Shelton 0-15 15-15 30-15 30-30 30-401-2 → 2-2J. Sinner0-2 → 1-2B. Shelton 15-15 15-30 30-30 30-40 40-40 A-40 40-40 A-400-1 → 0-2J. Sinner 0-15 0-30 15-30 15-40 0-0 → 0-1

    Statistica
    Sinner 🇮🇹
    Shelton 🇺🇸

    STATISTICHE DI SERVIZIO

    Ace
    8
    7

    Doppi falli
    0
    6

    Prima di servizio
    51/89 (57%)
    70/118 (59%)

    Punti vinti sulla prima
    38/51 (75%)
    40/70 (57%)

    Punti vinti sulla seconda
    24/38 (63%)
    22/48 (46%)

    Punti al servizio giocati
    51
    70

    Punti al servizio vinti
    38
    40

    STATISTICHE DI RISPOSTA

    Punti di risposta giocati
    70
    51

    Punti di risposta in gioco
    48
    30

    Punti di risposta vinti
    30
    13

    Vincenti in risposta
    1
    1

    Errori non forzati in risposta
    2
    6

    Punti vinti in risposta
    42%
    30%

    Palle break convertite
    6/13 (46%)
    2/7 (29%)

    STATISTICHE DEI PUNTI

    Punti vinti a rete
    14/20 (70%)
    17/25 (68%)

    Vincenti
    23
    27

    Errori non forzati
    26
    55

    Totale punti vinti
    118
    89

    VELOCITÀ DI SERVIZIO

    Velocità massima
    205 km/h
    223 km/h

    Velocità media prima
    192 km/h
    188 km/h

    Velocità media seconda
    158 km/h
    167 km/h

    COLPI VINCENTI

    Dritto
    5
    5

    Volée
    0
    3

    Approccio
    1
    2

    Passanti
    1
    2

    Lob
    0
    0

    Smash
    2
    0

    Drop shot
    0
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    Sinner – Shelton: le chiavi tattiche della semifinale all’Australian Open

    Jannik Sinner (foto Getty Images)

    Attaccare per non essere attaccato, forte della propria maggior completezza tecnica e solidità nei momenti decisivi, con particolare attenzione alla risposta, il singolo colpo che più di ogni altro può risultare decisivo. Questa in estrema sintesi la chiave tattica vista dall’angolo di Jannik Sinner per la semifinale che vedrà opposto il n.1 del mondo a Ben Shelton (venerdì, ore 9.30 circa italiane). I precedenti marcano un convincente 4-1 a favore di Jannik, con l’americano capace di battere l’azzurro nel primo scontro, annullando una palla match a Jannik. Poi solo vittorie per il nostro campione, l’ultima al M1000 Shanghai, esattamente un anno dopo alla prima sfida. Che dire, Sinner è nettamente favorito, e non solo per i precedenti. Lo suggerisce il campo, analizzando lo stato di forma e prestazioni dei due giocatori nel torneo; lo conferma l’incredibile striscia di successi di Sinner sui campi in duro e in generale, con l’ultima “grande L” per Jan che risale alla bellissima e rocambolesca sfida in finale a Pechino vs. Alcaraz; e prima di quella battuta d’arresto è necessario risalire addirittura ai quarti di finale dell’Open del Canada per ritrovare un’altra sconfitta di Jannik. In pratica, Sinner dall’avvio del M1000 di Cincinnati (vinto), ossia metà agosto 2024, ha perso solo UNA partita… Solido, rapido in campo, lucidissimo nella gestione dei momenti della partita, potente e sempre più aggressivo, impossibile non dare Sinner come favorito contro Shelton. La sensazione è che se Jannik sarà in buona condizione fisica – e il match di 1/4 vs. De Minaur pare aver fugato ogni dubbio – e giocherà una partita concreta, concedendo poco o niente all’avversario, sarà molto molto molto difficile per Ben spuntarla.
    L’unica fase di gioco nella quale Shelton può dirsi forse superiore è il servizio. Sottolineo il “forse”. Jannik sta facendo passi da gigante alla battuta: il movimento migliora a vista d’occhio, più fluido e dinamico, con un lancio di palla più basso e uno swing in avanti per conferire velocità all’impatto di slancio e non di forza, e così allo stesso tempo mascherare meglio le traiettorie. Ma non solo il colpo in sé a diventare sempre più efficace, è la gestione tattica e mentale di Jannik a fare la differenza. I numeri infatti non dicono tutto. Ancora l’azzurro segna spesso una percentuale di resa più bassa rispetto a tanti colleghi, ma… alla fine conta di più servire con l’80% di prime e vincere altrettanti punti per poi non ottenere il massimo nei momenti chiave scadendo di efficacia, oppure restare su numeri mediamente meno importanti ma quando il punto “scotta” trovare sempre l’Ace, il servizio preciso, la seconda palla così rapida e carica di spin da diventare ingestibile per una riposta aggressiva? Sinner appartiene alla seconda schiera, grazie alla sua freddezza e calcolo del momento. Quando il momento è chiave, Jannik si affida alla battuta e non sbaglia quasi mai.
    La situazione invece è un tantino diversa dal lato di Shelton. La mazzata mancina a velocità proibite può diventare impossibile da difendere, ma questa è tutt’altro che continua e solida, anzi proprio in momenti delicati tende a perdersi perché Ben non è altrettanto bravo a gestire le emozioni e il momento. Quando Shelton ha disperatamente bisogno del servizio tende a far quel che negli USA chiamato “overshooting”, ossia chiedere troppo e finire per sbagliare tutto. Ho bisogno di un Ace sul 30 pari o sulla palla break? Boom! Tiro la prima così forte da spaccarmi la spalla… Se entra, applausi. Ma la percentuale di rischio è esageratamente più alta del rendimento probabile e questo in un match duro come sarà quello contro il più forte su piazza è troppo, troppo penalizzante… Shelton per sperare di far partita pari con Sinner e magari provare a vincere dovrà non solo servire bene, dovrà farlo con continuità e qualità quando l’azzurro metterà tanta pressione con la risposta. Siamo certi che accadrà, se Jannik sarà un buon Jannik, sano e sereno.
    Proprio la risposta potrebbe essere la chiave della partita. Qualora la risposta di Sinner riuscisse a disarmare la battuta dell’americano, costringendolo a scambi prolunganti e ancor più ricacciandolo immediatamente in difesa a rincorrere, …no match, o ben poco. È già accaduto in loro sfide precedenti. È accaduto in modo brutale al “povero” De Minaur, travolto dalla potenza e profondità della risposta di Sinner e di fatto disarmato. Jannik molto probabilmente cercherà di rispondere tanto contro il diritto di Shelton. Perché? Facile: Ben ha uno squilibrio evidente tra diritto e rovescio, consistente e vincente il primo, meno stabile e offensivo il secondo. In questi casi, la miglior tattica per chi risponde bene è puntare dritto sul colpo più forte dell’avversario, una pallata piuttosto profonda e potente ma con discreto margine, in modo da bloccarlo in quell’angolo e quindi al colpo successivo farlo correre verso il lato debole, in modo da costringerlo a tirare un colpo fuori equilibrio, sotto pressione, percentualmente molto difficile. Questo schema sarà il vero mismatch quando Ben serve a sinistra: con il suo swing mancino cercherà molto probabilmente l’angolo esterno; Sinner dovrà essere bravo ad anticipare la partenza ed avventarsi col suo rovescio per tirare un cross bello consistente e angolato. Se Ben sarà abbastanza bravo a trovare un vincente lungo linea nell’angolo scoperto, bravo lui; se giocherà una palla interlocutoria, allora Jannik sarà prontissimo a fare un passo nel campo col diritto e spingere un cross bello aggressivo, con Shelton costretto a correre a destra e giocare un rovescio per lui molto complicato. La partita si potrebbe decidere su questa situazione, e Sinner sembra il più attrezzato per vincere il braccio di ferro, e alla lunga la partita.
    Al contrario la risposta di Shelton è un colpo assai ondivago: qualche pallata clamorosa, molti impatti incerti con traiettorie gestibili. Sinner sta diventando sempre più rapido ed efficace nell’entrare col diritto dal centro, appena possibile. Cahill l’aveva detto prima degli AO25: vedrete cose un po’ diverse dal solito. Eccola la principale differenza, Jannik cerca di chiudere il punto assai prima col diritto dal centro. Colpo ancor più incisivo, più spesso il cross dell’inside out, in modo da risparmiare energie fisiche e mentali. Il tennis di estrema consistenza e pressione sta diventando per Sinner la valvola di sicurezza, quella morsa che sa stringere solo lui così duro da lasciare per i momenti in cui sente meno la palla, è meno sicuro, o l’avversario sta mettendo in campo il massimo sforzo e comanda. È il vero DNA di Jannik, ma comporta molta fatica, meglio riuscire ad essere più aggressivo e rapido nel prendersi il punto. Inoltre contro un attaccante muscolare come Shelton, attaccare per primo equivale a non essere attaccato, e Ben è assai più forte quando comanda rispetto a quando è bloccato a difendere. Per questo la logica impone che Jannik cercherà la massima efficacia e rendimento con i colpi di inizio gioco e con il primo colpo di scambio. Guadagnare campo – > mettere dietro Ben – > tenere in mano l’inerzia dello scambio.
    Difficilmente Shelton può pensare di battere un Sinner sano 3 set su 5 sullo scambio prolungato, sulla corsa, sul ritmo. Proverà ad attaccare tanto, a sfondare, e questo comporta un coefficiente di rischio assoluto. È un tennista che può esaltarsi ed avere quella mezz’ora in cui non lo reggi. Mezz’ora… mica basta a vincere contro il n.1 in uno Slam. Per questo la sensazione è che senza una giornata “no” di Sinner per Shelton la partita sarà molto difficile. Ovviamente se Jannik dovesse servire molto male, competere molti errori in spinta e perdere sicurezza, allora lo scenario muta totalmente e i giochi si riaprono. Sarà importantissimo per Sinner partire forte e vincere il primo set: dal punto di vista psicologico mettere enorme pressione a Shelton, non la solidità mentale fatta persona, e costringerlo a soffrire vedendo che la partita si è fatta in salita, potrebbe rendere il compito più facile al nostro. Potrebbero esserci altre interessanti fasi tecnico-tattiche da analizzare, ma queste già trattate sono le più salienti. 
    Sinner scenderà in campo alle 9.30 conoscendo già il nome del primo finalista. Ma la sua testa, siamo sicuri, sarà solo e soltanto sulla partita contro Ben. Un passo alla volta, è così che si costruiscono le Leggende. Buona semifinale a tutti. 
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO