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    Wilander esalta Alcaraz: “È come Freddie Mercury. Ma per lui sarebbe meglio non vincere quest’anno gli Australian Open”

    Mats Wilander

    Mats Wilander è elettrizzato dal tennis di Carlos Alcaraz, “quello che tutti vogliono vedere nei prossimi 10 anni”, e lo paragona al mito del rock Freddy Mercury, ma afferma che per lo spagnolo sarebbe meglio non vincere quest’anno gli Australian Open per tenere al massimo le proprie motivazioni. Secondo l’ex campione svedese, se Carlos completasse a soli 21 anni il “Career Grand Slam” trionfando a Melbourne le sue motivazioni potrebbero crollare improvvisamente. Wilander ha parlato di Alcaraz in un’intervista concessa a Relevo prima degli Australian Open, ma anche affermato che il favorito del primo Slam 2025 resta Sinner, n.1 del mondo e campione in carica.
    “Sinner ha chiuso il 2024 in maniera eccezionale: trovo pazzesco che abbia vinto in poche settimane sia le ATP Finals che la Coppa Davis con l’Italia” commenta Wilander. “È chiaramente il favorito della vigilia degli Australian Open anche se non lo definirei il favorito assoluto perché quando in bacheca hai ‘solo’ due titoli Slam non penso che tu abbia acquisito il diritto all’appellativo di assoluto favorito. Jannik è senza ombra di dubbio il numero uno del mondo e per la costanza di rendimento che sta dimostrando penso che potrà restate al vertice per un paio d’anni. Tuttavia se Carlos Alcaraz riuscirà a giocare il proprio miglior tennis sono convinto che potrebbe batterlo”.
    Il discorso si sposta su Alcaraz, tennista che lo svedese ritiene il più interessante da vedere per il suo stile di gioco imprevedibile e la varietà dei suoi colpi. Mats tuttavia lancia un punto di vista assai originale: per la carriera di lungo periodo, meglio se Carlos non vince subito gli Australian Open… “Pensare che Carlitos riesca a completare il Grande Slam personale tra due settimane è incredibilmente emozionante. È senza dubbio il giocatore più entusiasmante che abbiamo oggi. Se c’è un tennista che la gente vuole vedere lassù per i prossimi dieci anni, è Carlitos.”
    “Se riesce a vincere in Australia, significa che è diventato il 21enne più completo che abbiamo mai avuto nel tennis” continua Wilander. “Non dovresti essere in grado di vincere tutti i Major a quell’età; non dovresti essere in grado di giocare così sull’erba, sulla terra battuta e poi pure sul cemento, sui campi più veloci del mondo. Avrà 22 anni il prossimo maggio e non c’è mai stato un giocatore più completo di Carlitos Alcaraz Nemmeno Roger Federer era così completo.”
    “Se penso che sia importante che completi il ​​Grande Slam in carriera adesso? No, non credo. Penso che sarebbe meglio se non lo facesse. Diamo per scontato che debba essere come Federer, Nadal e Djokovic. Pensiamo: ‘Oh, devi essere come loro, e devi pensare che ogni partita e ogni punto sono importanti’. Ma è molto, molto, molto difficile provare quella sensazione ed è più facile che accada se hai ragioni per giocare e per rimanere motivato. Io non ho mai vinto Wimbledon, quindi dovevo andare avanti. Anche quando non giocavo bene, pensavo: ‘Chissà, forse un giorno potrò vincere Wimbledon’. Penso che sarebbe fantastico per lui non vincere gli Australian Open perché darebbe a lui una ragione ovvia per continuare ad allenarsi e andare avanti. Se vincesse a Melbourne, c’è una piccola possibilità che accada quel che è capitato a molti giocatori, ossia che all’improvviso dicano ‘Bene, ce l’ho fatta, ho vinto i quattro tornei del Grande Slam, cosa resta adesso?’“.
    Chiedono a Wilander un paragone tra Carlos e una star della musica, visto che suonare è una delle grandi passioni dello svedese. “Sceglierei i Queen. Perché è opera, è rock & roll… C’è una combinazione di cose per cui quando ascolti i Queen pensi… Wow! Cosa hanno fatto? È davvero strano. Come può Freddie Mercury cantare in quel modo? E per me questo è Carlos, fa le cose diverse in momenti inaspettati. Roger Federer poteva fare di tutto, cose che anche Carlitos può fare. Ma con Federer tutto era più prevedibile. Quando arrivava un punto importante non ti aspettavi un calo da Roger. Con Carlitos invece in un punto importante non hai idea di cosa farà e sono sicuro che alcune delle sue decisioni non saranno le migliori… Ma è proprio per questo che è così emozionante. È imprevedibile. È un genio” conclude lo svedese.
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    Djokovic oltre il tennis: “Cerco di essere razionale e non seguire le correnti. Io in politica? Prima dovrei formarmi”

    Novak Djokovic (foto social GQ)

    Anticonformista? No, Djokovic non si sente affatto uno che rema “contro”, piuttosto uno che non si adegua al mainstream e pensiero comune poiché cerca di capire il mondo intorno e farsi una idea precisa. Questo e tanto altro Novak ha raccontato in una bella e interessante intervista rilasciata a GQ, nella quale spazia in moltissimi temi della sua vita e carriera. Tralasciando quelli stra-noti agli appassionati e suoi sostenitori, è interessante riportare altri passaggi, dove “Nole” focalizza la sua attenzione sulla politica, sul sociale, oltre alle immancabili domande su Sinner-Alcaraz e Federer-Nadal.
    La lunga intervista inizia con una dichiarazione sorprendente di Novak. Nell’anno che lo vedrà spegnere 38 candeline, con due rivali fortissimi che l’hanno superato nei grandi appuntamenti, il tema del ritiro inizia a farsi pressante. Curioso che la persona che più di ogni alto lo sta spingendo a dire basta sia il padre. «E non so se sarà contento che lo sveli. Comunque lo dirò ugualmente. Tutto inizia da mio padre. Da un po’ di tempo sta cercando di mandarmi in pensione. Sorrido. Davvero! Ma senza essere invadente. Rispetta la mia decisione di continuare. E ovviamente capisce perché non voglio fermarmi, ma è come se dicesse: “Cos’altro vuoi dimostrare? Lui conosce bene la quantità e l’intensità di pressione e tensione presenti nell’ambiente. Senza contare lo stress che si ripercuote sulla salute, sul mio corpo e, di conseguenza, su tutti quelli che mi circondano, compreso lui. Ecco perché mi ha consigliato: “Figlio mio, inizia a pensare a un modo per porre fine a questa storia”.
    In realtà, sul futuro ritiro la pensa così: “Penso più al come che al quando. Sul quando, non ci penso ancora così intensamente. Come… come vorrei chiudere? Immagino che se dovessi iniziare a perdere troppe volte, ad avvertire un divario sempre maggiore con gli avversari e ad avere più difficoltà a superare i veri ostacoli nei tornei di Slam, allora probabilmente la farei finita. Al momento, però, sto bene e continuo ad andare avanti”.
    L’intervista passa alla brutta faccenda dell’Australian Open 2022. Novak rivive quei momenti difficili, e rivela di esser stato avvelenato dal cibo: “Ho avuto dei problemi di salute. E mi sono reso conto che in quell’hotel di Melbourne mi hanno dato del cibo tossico. L’ho scoperto appena sono tornato in Serbia. Non l’ho mai rivelato a nessuno pubblicamente: dalle analisi è venuto fuori che avevo in corpo un livello di metallo pesante davvero alto. C’erano piombo e mercurio” Qualcosa che ha ingerito era contaminato. “È l’unico modo. Ero decisamente malato. Sulle prime sembrava un’influenza, una banale influenza. Tuttavia, nei giorni successivi, quello che pensavo essere un male passeggero mi ha debilitato così tanto”. Racconta di esser stato così male da indurlo a farsi curare a casa da un’équipe medica di emergenza. “Ho avuto diverse ricadute, finché sono stato costretto a sottopormi a una serie di esami tossicologici”.
    Niente vaccino, quindi. “Perché sento di non averne bisogno. Non ritengo di averne la necessità. Sono una persona sana, mi prendo cura di me stesso, sto sempre attento alle mie esigenze di salute e sono un atleta professionista. E proprio perché sono un atleta professionista, sono estremamente cauto su cosa assumo e mi sottopongo regolarmente a esami, analisi del sangue e a qualsiasi altro tipo di controllo. So esattamente cosa sta succedendo. Perciò, non ho sentito il bisogno di farlo. Questo non significa che per me fosse ininfluente sapere di non essere un pericolo per gli altri. Perché non lo ero: avevo gli anticorpi”.
    Interessante un lungo passaggio in cui Djokovic si sofferma su questioni geopolitiche dei Balcani, le sue radici. In merito alla tante ferite aperte tra i popoli dell’ex Yugoslavia, il serbo ha un pensiero molto forte. “Sono sempre stato pacifista nell’approccio e nel modo di comportarmi nei confronti di tutte le persone e le Nazioni della regione», afferma. «Una volta eravamo lo stesso Paese. La famiglia di mia madre è croata. Lei è nata a Belgrado, ma tutti i suoi parenti sono croati. La parte di mio padre? Montenegro e Kosovo. Io sono nato in Serbia. Quindi, mi viene naturale trattare ognuno allo stesso modo. Il mio pensiero parte dal presupposto che eravamo un’unica Nazione, abbiamo tante somiglianze culturali, linguistiche e tradizioni comuni, di conseguenza perché non concentrarsi su quanto ci lega?”.
    Novak ha un approccio pienamente olistico alla sua vita: cerca di essere in uno stato di equilibrio generale, informandosi a fondo su questioni che ritiene importanti. Un apprendimento da autodidatta che lo ha portato all’ossessione per tutti gli aspetti del benessere: nutrizione, fitness e persino medicina. “Che si tratti di guerre, politica, sport o qualsiasi altro ambito, la cosa più facile da fare è arrendersi alla corrente, seguire il mainstream. È la mentalità del gregge, giusto? “Lo fanno tutti, lo farò anch’io”. Non intendo passare per il tipo di persona che va sempre contro corrente: non lo faccio. Cerco solo di essere il più razionale possibile. E quando un ragionamento è sensato, ovviamente lo seguo e lo rispetto. Ma se qualcosa non ha senso, allora mi oppongo“.
    “Credo che la storia di cui siamo a conoscenza sul nostro Paese non sia vera al cento per cento. La storia è scritta dai vincitori” osserva Djokovic. La Serbia ha subito molte sconfitte. “Tanta verità è stata distorta a causa delle guerre. Le biblioteche sono state bruciate. Se bruci una biblioteca, bruci la storia, bruci le radici di quella Nazione. Esiste la storia ufficiale e poi c’è forse, la storia che definirei occulta, un passato probabilmente taciuto… Perciò desidero personalmente andare a fondo e saperne di più. Non lo dico solo a titolo teorico. Così, negli ultimi 20 anni ho imparato non solo dai libri e dalla visita ad alcuni centri teologici, ma anche parlando con persone esperte del settore da decenni”.
    Novak ipotizza una riunione dell’ex Jugoslavia? “Non ne sono sicuro. Probabilmente ne dubito. Ma almeno avvicinerà tutte le persone. E mi piacerebbe vedere relazioni più pacifiche e amichevoli nella regione, una maggiore collaborazione. Perché ora, ogni estate, in occasione delle commemorazioni delle grandi date di guerra, la mente va solo a quello. I media e la politica continuano a insistere su questo tema ogni anno e con maggiore enfasi. Così, ovviamente, non riusciamo ad avvicinarci e ci si allontana sempre di più. Non dico che le persone debbano dimenticare, perché è molto difficile chiedere una cosa del genere. Le vittime vanno essere sempre ricordate. Ma alla fine, vogliamo andare avanti? E come lo faremo?”
    Molti ipotizzano per Djokovic un futuro da politico nel paese. Lui nega, ma ascoltando le sue parole… “Per come la vedo ora: fuori dalla politica. Molte persone mi chiedono se voglio entrare in politica un giorno perché ritengono che dovrei candidarmi alla presidenza della Serbia. Al momento, non sono interessato perché credo che la scena politica nella nostra regione non sia buona. Non voglio usare parole più dure, ma non vedo come potrei essere utile e dare al mio Paese ciò che merita senza essere… come posso dire? Manipolato. C’è così tanta pressione in questo momento che, anche se entri in politica con buone intenzioni… poi voglio sottolinearlo, non ho una formazione politica. Perciò, anche in futuro, se dovessi pensare a una scelta del genere, affronterei prima un periodo di formazione. Al momento, però, non credo che senza istruzione, riuscirei a lanciarmi nell’attività politica e a ottenere i risultati che ritengo giusto raggiungere”.
    Chiedono a Novak di dire la prima parola che gli viene in mente sentendo il nome di un suo grande rivale. Eccole: “Roger Federer: “Eleganza”. Rafael Nadal: “Tenacia”. Carlos Alcaraz: “Carisma”. Jannik Sinner: “Sci”.
    I pensiero di Djokovic sul futuro Alcaraz e Sinner. “È troppo presto. La gente dice che i miei record non saranno mai battuti. Ne dubito. Voglio dire, Carlos potrebbe già essere il prossimo. Anche Jannik. Se si prendono cura del corpo, se fanno le cose nel modo giusto, se si concentrano sulla longevità, se si concentrano sul lungo termine, allora possono farcela. Carlos ha fatto qualcosa che nessuno ha mai fatto nella storia a un’età così giovane. Quindi le probabilità sono a suo favore. Completerà il suo Career Grand Slam molto presto”.
    Un pensiero ai suoi due grandi rivali del passato, Nadal e Federer. “Beh, non li vedo. Non mi capita spesso di incontrarli. Ma la rivalità che c’era tra noi tre credo sia eterna. È qualcosa che ha lasciato un segno e un’eredità incredibile nel mio sport. Un’impronta destinata a durare. Sono molto orgoglioso e felice di avere fatto parte di quel gruppo. Sono stati parte integrante del mio successo e della strada che ho fatto in campo. Le battaglie contro di loro mi hanno fortificato come nessun’altra cosa in carriera. Questo per quanto riguarda il tennis”.
    “Sul piano personale, a dire il vero, la situazione è altalenante. Cerco di essere rispettoso e amichevole con loro fuori dal campo, anche se all’inizio non sono stato accettato, perché entravo in campo troppo sicuro di vincere. Un atteggiamento che non è piaciuto a entrambi nei primi tempi, soprattutto perché la maggior parte dei giocatori li affrontava senza la stessa convinzione. A causa di ciò, probabilmente, si sono allontanati ancora di più da me. E va bene così. L’ho accettato. Ho capito il messaggio: siamo rivali e nient’altro. In tutta onestà, è molto difficile essere amici nel giro. Se sei un grande rivale in continua competizione e sei il numero uno, due e tre del mondo, è difficile aspettarsi di essere vicini, andare insieme a cena o in gita con le famiglie. Tuttavia, ognuno di noi ha intrapreso la propria strada sia privata sia professionale. A mio avviso, con Roger, la collaborazione è stata molto forte. Le ultime volte che l’ho visto, abbiamo parlato di famiglia e di viaggi. In effetti, vorrei entrare più in contatto con loro, a un livello più profondo. Lo voglio davvero. Non so se accadrà o meno, non so neppure se loro condividono lo stesso desiderio o la stessa volontà. Io sì” conclude Nole.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Roddick mette Kyrgios spalle al muro: “È diventato un influencer ed è un ipocrita. Il contesto delle situazioni vale solo per lui?”

    Nick Kyrgios

    Quando è troppo, …è troppo. Andy Roddick non ha affatto gradito le insinuazioni sul suo conto pronunciate da Nick Kyrgios in una delle sue “eruzioni verbali”, tanto da rispondere per le rime, anzi senza mezzi termini, nel corso del suo seguitissimo podcast “Served with A-Rod”. L’ultimo campione Slam statunitense (US Open 2003) rigetta con forza il sospetto dell’australiano secondo cui la difesa a Sinner e Swiatek sui casi di positività derivi da presunte ombre di Andy sul lato doping, e poi tira un simbolico uppercut a Nick sulla questione bullismo e correttezza. Da che pulpito Kyrgios si permette di inquinare la pagina social di un ragazzino di 16 anni (Cruz Hewitt) per aver “osato” allenarsi con il n.1 del mondo, compiendo un vero atto di bullismo, quando lui ha ammesso di esser stato bullizzato, di odiare il bullismo, e ancor più di essersi drogato ed aver molestato la fidanzata dell’epoca? Capire il contesto delle situazioni quindi vale solo per se stesso? Riportiamo le parole di Roddick, veri macigni scagliati contro l’australiano…

    “Qualche settimana fa, e questo è qualcosa che rasenta la diffamazione, Nick ha insinuato che durante la mia carriera avrei assunto sostanze dopanti per migliorare le mie prestazioni poiché ho scelto di comprendere e spiegare il contesto del caso Iga Swiatek, cercando di fornire qualche sfumatura in merito, e poiché ho affermato che forse i protocolli antidoping sono troppo rigidi. Kyrgios sostiene che se sei positivo dovresti essere squalificato per sempre… ma sembra che non sia mai risultato positivo…”
    “Questa è una cosa che mi ha infastidito molto” continua Roddick, che ora passa all’attacco. “Nick vuole i Like, vuole le interazioni. In questo momento è un influencer del tennis. Vive per e per i “Mi piace”, per essere forte nella sezione dei commenti. Gli piace, ovviamente, questa posizione. Attenzione, quello che dirò non è un’esagerazione: è uno dei tennisti più talentosi che abbia mai visto. La sua magia è alla pari con quella dei Big Three quando ha giocato al massimo; tuttavia, la parte di Kyrgios che non sopporto è l’ipocrisia con cui sceglie quando giudicare le persone.”
    Andy quindi passa a commentare duramente l’indecente risposta alla foto di Cruz Hewitt, con le emoji di siringhe, cuori spezzati e quant’altro, fatto che ha scatenato una ridda di “troll” social nella pagina del teenager australiano. “Kyrgios è stato colui che ha criticato più esplicitamente Sinner. Sì, è vero che Sinner ha fallito due test antidoping. Questo è un fatto che sarà sempre lì. Ora puoi prendere la decisione di guardare il contesto e capire, apprezzare che ci sono casi e casi, molto diversi tra di loro, e forse se questo è ben spiegato consentirà alle persone di comprendere meglio ogni situazione, e ad alcuni anche di dare loro il beneficio del dubbio. Kyrgios dice di no: è un drogato, e per questo pubblica aghi nei commenti di un ragazzino di 16 anni, perfetto… Kyrgios entra nello spazio social di un ragazzo e trasforma la cosa in qualcosa su se stesso, dicendo che pensavano di essere fratelli, blah blah blah… La sua difesa a questi post è che era tutto uno scherzo, ma la mancanza di sensibilità che dimostri lasciando quel commento, riempiendo la pubblicazione di un ragazzo di 16 anni di troll, il lato peggiore degli appassionati di tennis… è assurdo. Assurdo. Perché dico questo? Tu Nick sei qualcuno che si è dichiarato colpevole di aver aggredito la tua ragazza, e nel tuo caso vuoi che la gente comprenda il tuo contesto, dicendo che eri in un brutto momento, che stavi assumendo droghe. Intendiamoci, resterai per sempre il ragazzo che si è dichiarato colpevole di aver aggredito una donna, proprio come Sinner resterà un ragazzo che ha fallito un test antidoping“.
    “Ora: scegliamo di dare contesto alle tue azioni oppure no? Non oltrepasserei mai il limite che tu hai oltrepassato, ma hai sempre voluto che le persone capissero il momento e il luogo della tua vita in cui è successo: non lo rende accettabile, ma cerca di dimostrare che quello non sei tu, che tu non sei un molestatore. Hai sempre detto di esser stato vittoria di bullismo, di soffrire mentalmente per gli insulti ricevuti dalla stampa e dai commenti della gente… e adesso cosa fai? Mi accusi di doping e vuoi che la gente capisca che quello che hai fatto è stato a causa del bullismo che hai subito? È pura e semplice ipocrisia”.
    Roddick non le manda a dire, mette i classici puntini sulle i. Soprattutto mette NK spalle al muro, di fronte alle proprie responsabilità visto il tanto parlare, accusare e spargere veleno senza dimostrare la volontà di capire il contesto delle situazioni ed i fatti stessi. Un discorso duro, ma assolutamente franco quello di A-Rod, che stavolta ha davvero sparato un Ace vincente…
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    Nuovo infortunio per Kyrgios, salta l’esibizione con Djokovic e Australian Open a forte rischio

    Nick Kyrgios, classe 1995

    La sconfitta al primo turno di Brisbane contro Giovanni Mpetshi Perricard rischia di essere l’unico match di singolare di Nick Kyrgios nella “leg” australiana 2025. Il discusso talento di Canberra è costretto a rinunciare all’esibizione con l’amico Novak Djokovic negli eventi pre Australian Open per colpa di un problema ai muscoli addominali. La partita era in programma domani insieme ad altri happening organizzati dal torneo per celebrare “Nole”, il più vincente nello Slam di Melbourne, e allo stesso tempo raccogliere fondi per la sua fondazione. Kyrgios ha comunicato il forfait attraverso una storia Instagram.
    “Sfortunatamente non sarò il grado di giocare giovedì con il mio grande amico Novak visto che un esame diagnostico ai muscoli addominali ha rilevato uno strappo di primo grado. Mi riposerò e farò tutto quello che posso per essere a posto per gli Australian Open”.
    Dopo l’uscita di scena dal tabellone di doppio a Brisbane, dove Nick partecipava proprio insieme a Djokovic, l’australiano aveva parlato di problemi al polso, molto sollecitato dopo il lunghissimo periodo di inattività e in passato lesionato gravemente (ha subito una delicata operazione ai tendini). Adesso questo nuovo problema muscolare, a soli 4 giorni dall’avvio degli Australian Open, mette a fortissimo rischio la partecipazione di Nick al torneo; anche al tabellone del doppio dove si è iscritto insieme al connazionale Thanasi Kokkinakis. Ricordiamo che i due “Aussie” hanno vinto in doppio gli Australian Open 2022.
    C’è molta attesa in Australia e non solo per rivedere in campo Kyrgios in un grande evento competitivo. In patria il pubblico è diviso tra chi sostiene il talento e diversità di Nick e chi invece stigmatizza le sue continue esplosioni verbali, in particolare negli ultimi mesi contro Sinner Swiatek. Secco a proposito il commento di Mark Woodforde, leggendario doppista australiano (oggi attivo in ITF): “”Spero che Nick possa tornare e lasciare che sia la sua racchetta in campo a parlare, invece di perdersi questi pesanti commenti”. Visto il nuovo infortunio diventa sembra più probabile che Kyrgios continuerà a far parlare di sé solo per le sue uscite taglienti ed eccessive sui social…
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    Lehecka vince a Brisbane sfruttando il ritiro dell’avversario in semifinale e finale. È accaduto solo altre tre volte nell’Era Open

    Lleyton Hewitt

    Quello che la sfortuna toglie, poi spesso rende… È il caso di Jiri Lehecka, tennista non fortunato in carriera visti i numerosi stop sofferti dopo aver ottenuto qualche bel risultato, ma davvero baciato dalla buona sorte questa settimana a Brisbane. Il ceco ha vinto la finale del torneo australiano quasi senza sudare, visto che Reilly Opelka, avversario nel match per il titolo, si è ritirato dopo solo 5 game e una manciata di minuti. Il caso è davvero particolare poiché anche in semifinale Lehecka ha approfittato del ritiro di Grigor Dimitrov, costretto a fermarsi sul 6-4 4-4 a favore di Jiri.  Quindi Lehecka ha vinto semifinale e finale sfruttando due ritiri, uno dopo l’altro. È una fattispecie davvero rara: nell’Era Open del tennis maschile è accaduto solo 4 volte!
    Il primo giocatore a beneficiare di un doppio ritiro tra semifinale e finale in un torneo ATP è stato Karol Kucera nel 1997 ad Ostrava. Lo slovacco (ottavo nel seeding) approfittò del k.o. di Goran Ivanisevic in semifinale, dopo aver vinto il primo set per 6-3, e quindi in finale del ritiro di Magnus Norman dopo aver portato a casa il primo set per 6-2.
    Il secondo vincente “super fortunato” è stato Albert Costa all’allora Masters Series di Amburgo nel 1998. Il catalano, poi campione a Roland Garros, in semifinale giocò solo tre game, curiosamente proprio contro Karol Kucera, costretto al ritiro sul 3-0; poi in finale dominò i primi due set contro l’amico e connazionale Alex Corretja, 6-2 6-0, fino al ritiro del vincitore delle Finals di quell’anno dopo un solo game nel terzo set.
    Il terzo tennista in questa curiosa statistica è Llyeton Hewitt al torneo di Sydney 2004. “Rusty” vinse l’Adidas International da settima testa di serie approfittando in semifinale del ritiro dell’olandese Verkerk dopo aver vinto il primo set per 6-2, e in finale giocò solo sette game contro Carlos Moya, costretto a gettare la spugna sul 4-3 per l’australiano.
    Il quarto tennista agevolato dal ritiro dell’avversario in semifinale e poi in finale è proprio Lehecka questa settimana al 250 di Brisbane.
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    Opelka vs. Mpetshi Perricard a Brisbane: sfida tra giganti (ma non la “più alta” dell’ATP Tour)

    Isner, Karlovic e Opelka, i giganti del tour tutti insieme a Memphis 2017

    Stamani a Brisbane andrà in scena una semifinale tra due veri giganti del tour, Reilly Opelka e Giovanni Mpetshi Perricard. Il francese, classe 2003, sta scalando rapidamente la classifica mondiale con un servizio imprendibile e anche un gioco da fondo campo più che discreto vista la sua stazza. Lo statunitense sta rientrando sul tour dopo una lunghissima inattività per gravi problemi fisici ed è stato bravissimo a sorprendere nei quarti di finale Novak Djokovic, servendo da campione e non solo. Reilly infatti è andato a prendersi punti decisivi spingendo forte dalla risposta e mettendo pressione da fondo campo. Non è una novità: ricordiamo che lo statunitense vanta una semifinale agli Internazionali d’Italia su terra battuta (2021), evidenza di come il suo tennis sia ben più di un servizio fortissimo.
    La sfida di Brisbane vede in campo due tra i tennisti più alti del tour: Opelka è 211 cm, Mpetshi Perricard 203. È questa la combinazione “più alta” della storia dell’ATP Tour? No, ma è una delle maggiori. Partendo dalla creazione del tour Pro attuale (1990), i 414 cm ottenuti sommando le altezze di Opelka e Mpetshi Perricard è la settima sfida per altezza complessiva dei due giocatori in campo. Vediamo quali sono le più alte disputate.
    4 metri e 19 cm: Karlovic (211 cm ) vs Isner (208) cm – i due si sono affrontato 5 volte tra 2008 e 2014, con 3 vittorie a 2 per il croato
    4 metri e 19 cm: Opelka (211 cm) vs Isner (208 cm) – i due statunitensi hanno giocato 6 volte tra 2016 e 2022, con un bilancio di 5 a 1 per Reilly
    4 metri e 14 cm: Karlovic (211 cm) vs Anderson (203 cm) – 5 sfide tra 2011 e 2019, con il sudafricano vittorioso in 4 occasioni
    4 metri e 14 cm : Karlovic (211 cm) vs De Schepper (203 cm) – due partite tra il croato e il francese (2012 e 2014), con due vittorie per Ivo
    4 metri 14 cm: Karlovic (211 cm) vs Janowicz (203 cm) – un unico match nel 2015, con Ivo che batte il polacco
    4 metri 14 cm: Opelka (211 cm) vs Anderson (203 cm) – due vittorie in altrettanti match per Reilly, disputati nel 2016 e 2022
    4 metri 14 cm: Opelka (211 cm) vs Mpetshi Perricard (203 cm) – primo confronto tra i due “giganti”.

    Curiosamente non si sono mai affrontati Karlovic e Opelka, con i 4 metri e 22 cm complessivi sarebbe stata la sfida più alta dell’era moderna del gioco.
    E invece, qual è la sfida con il gap di altezza maggiore? Karlovic vs Olivier Rochus: il belga infatti – per le schede ATP – è 168 cm, con una differenza di ben 43 cm tra i due! Tuttavia è stato proprio il tennis rapido di talento del piccolo Oliver a prevalere, 2-1 per lui nei confronti diretti col croato. Nel tennis il servizio e le dimensioni sono importanti, ma non sono tutto (per fortuna…!).
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    Rublev, una crisi “lunga” e una sconfitta ad Hong Kong che rischia di pagare a caro prezzo

    Andrey Rublev (foto Getty Images)

    Sempre stare in guardia, mai stare fermi perché in pochi mesi nel tennis tutto può essere diverso, e maledettamente complicato. 12 mesi fa Andrey Rublev era scattato velocissimo nella stagione: titolo ad Hong Kong e bel torneo agli Australian Open, stoppato nei quarti dalla prepotente ascesa di Jannik Sinner, poi campione nel torneo. Era n.5 del mondo il moscovita, sostenuto da una buona condizione fisica e quel diritto “assassino” che gli consentiva di controllare il gioco e buona parte degli avversari. Il suo problema è sempre stato il controllo delle emozioni, dello stress della partita, un vortice nero che troppo spesso l’ha fatto sprofondare giù negli inferi della sua psiche complicata e quindi in sconfitte brucianti. Una mancanza di controllo e crisi di risultati che oggi rischia di pagare a caro prezzo, già ai prossimi Australian Open. Infatti il moscovita nella classifica Live scende dall’ottava alla nona posizione, sorpassato da Alex De Minaur con i punti accumulati in United Cup. Un solo posto, ma assai significativo: a Melbourne infatti sarà proprio il miglior tennista di casa l’ottava testa di serie, con Rublev inchiodato alla nona. È una differenza di non poco conto. 
    Infatti negli Slam i tabelloni vengono sorteggiati con regole ben precise che assegnano slot assai diversi in alcune fasce, e passare da quella 5-8 a quella 9-12 risulta molto più scomodo. Rublev da nono nel seeding al terzo turno troverà – ipoteticamente, dipende poi dall’esito degli incontri – un tennista compreso nella fascia 17-24, mentre se fosse stato ancora n.8 del mondo e ottava testa di serie avrebbe pescato in un ideale scontro un giocatore inserito nella fascia 25-32. La faccenda si complica ipoteticamente ancor più negli ottavi di finale: se Andrey ci arriverà, da testa di serie n.9 avrà in dote uno tra Medvedev – Ruud – Djokovic – de Minaur, mentre se fosse rimasto ottavo avrebbe affrontato un giocatore compreso nella fascia 9-12, ossia Alex de Minaur (poi diventato ottavo), Stefanos Tsitsipas, Grigor Dimitrov e Tommy Paul. Oggettivamente c’è una discreta differenza di qualità nei giocatori inclusi nelle due fasce.
    Queste le possibilità dei sorteggi, che vedranno Rublev costretto ad affrontare tennisti potenzialmente più forti nel primo Slam della nuova stagione. Tuttavia per il russo il nocciolo della questione resta la sua performance, assai scadente negli ultimi mesi. Il suo ottimo ultimo risultato risale allo scorso agosto, quando prima ha battuto Sinner e Arnaldi nel M1000 canadese, sorpreso in finale da Popyrin, e poi a Cincinnati è arrivato nei quarti, dove ha subito la vendetta di Jannik. Da lì in avanti pochissimi risultati degni nota, anzi tante sconfitte, incluse le tre su tre incontri alle ATP Finals, dove è stato il vero “vaso di coccio” nel suo girone. Risultati modesti figli di un tennis che appare come depresso, depotenziato e incapace di comandare il gioco se non a tratti per poi crollare in errori ed incertezze quando la tensione cresce e lui non riesce a gestirla.
    Per anni abbiamo parlato di una mancata evoluzione del tennis di Rublev. Non è indispensabile essere o arrivare ad essere un tennista completo per vincere. È più importante essere sostenuti da punti di forza assoluti che ti permettono di mettere sotto la maggior parte dei rivali e insidiare i migliori, pronto allo sgambetto quando l’altro non è al massimo (vedi Sinner in Canada, per esempio, o Alcaraz a Madrid nel 2024). La faccenda si fa assai complicata quando nemmeno i punti di forza funzionano perché non riesci a gestire in campo la tensione del momento e tutto crolla. Marozsan ha affrontato Rublev con velocità, gli ha messo pressione con impatti precisi in grande anticipo. Andrey è andato sotto e non ha trovato la reazione positiva per far valere le sue qualità. Sta lavorando per contenere i suoi scatti autodistruttivi Rublev, cercando una condotta se vogliamo più tranquilla, ma… come anche sottolineato da coach Mouratoglou, forse questa sorta di auto-censura della propria furia agonistica ha finito come per spegnerlo. Una situazione non facile, poiché in diverse partite girate male nell’ultimo periodo gli scatti di rabbia del russo sono diventati una sorta di “meme” di come farsi del male da solo… È meglio sfogare ogni istinto per performare col rischio di andare fuori controllo, o continuare con questo lavoro di moderazione, ma diventando per così dire un tennista a “fari spenti”? Non resta che attendere Rublev a Melbourne, e testa di serie o meno, vedere se sarà in grado di ritrovare il suo miglior tennis.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    ATP 250 Hong Kong: Musetti out, domina il primo set, poi cala e subisce la rimonta e fisicità di Munar

    Lorenzo Musetti ad Hong Kong (foto ATP)

    Non una gran mattinata per il tennis azzurro. Dopo la netta sconfitta in United Cup, anche a Hong Kong arriva una grande “L”, oggettivamente inattesa. Dopo un primo set davvero ben giocato, rapido e offensivo, era impensabile ipotizzare una sconfitta di Lorenzo Musetti. Purtroppo il toscano (testa di serie n.2 del torneo) dall’avvio del secondo set cala nell’intensità, fisica e di gioco, concede campo e tempo ad un Jaume Munar in grandissima condizione atletica che, giocando un tennis monocorde ma assai consistente e dinamico, rimonta e batte al foto finish del terzo set l’azzurro per 2-6 7-6(4) 7-5 nei quarti di finale dell’ATP 250 asiatico. È una brutta sconfitta per Musetti visto come aveva condotto il primo set: forte di un servizio costante, ha controllato il tempo di gioco con palle veloci e un primo colpo di scambio profondo ed efficace. Pochi errori governando con ampio margine, tanto che il maiorchino è stato costretto a rincorrere e giocare sempre da posizioni scomode. Purtroppo tutto è cambiato dall’avvio del secondo set. Lorenzo ha perso intensità, si è come bloccato su ritmi solo discreti, braccio meno sciolto e palle assai meno incisive e così ha perso il controllo dello scambio.
    Munar è stato bravo a capire il momento, avanzare la sua posizione e martellare con i suoi colpi, non sempre precisi ma più ficcanti e profondi. Lorenzo a tratti ha ritrovato qualità ed ha vinto i punti più belli, ma sono state solo fiammate isolate, non sufficienti a riprendersi la miglior posizione sul campo e il comando delle operazioni. È scivolato in difesa, un retrocedere lento ma inesorabile, tanto che i suoi contrattacchi non sono bastati a fargli riguadagnare il comando. È calato anche al servizio, non tanto come percentuali ma come efficacia, con pochi punti gratis e troppe palle comode da aggredire per il rivale, salito terribilmente per convinzione e forza fisica. Decisivo il break subito da Musetti sul 5 pari del terzo set, un game con zero aiuto dal servizio e, purtroppo, un’attitudine poco aggressiva che ha pagato con la sconfitta.
    Munar ha meritato il successo. Pur con i suoi limiti evidenti di sensibilità, di gestione di certe fasi di scambio, Jaume ha messo in campo tutta l’energia – tanta – che covava nel suo corpo, è stato bravo a fiutare “sangue” e trasformare la partita in una lotta, punto su punto, un territorio che Musetti non ama. Quel che spiace nella prestazione di Lorenzo è il calo netto sofferto dopo un set brillante, e come non sia riuscito a capitalizzare le sue reazioni (ha strappato alcuni contro break) imponendo la propria maggior classe tecnica. Quando Musetti è riuscito a ritrovare massima spinta, una risposta aggressiva e colpi pesanti con i piedi quasi in campo, è stata netta la differenza col rivale. Purtroppo è mancata la continuità nella spinta, la forza fisica e mentale di insistere e far sentire la sua maggior qualità, pagando i momenti di attendismo. Esempio il tiebreak del secondo set: era da giocare con altro piglio.
    Due gli aspetti tecnici che più hanno contribuito alla sua sconfitta. In primis, la difficoltà dal secondo set nel giocare un primo colpo di scambio consistente. Tutto è nato anche da un servizio meno incisivo, ma se nel primo set col diritto dal centro ha fatto più o meno quel che voleva, spostando l’avversario a destra e a manca, dal secondo set non c’è più riuscito ed è stato lui costretto a spostarsi tanto e rincorrere. L’altro punto dolente è stato un uso eccessivo e per niente efficace del back di rovescio. Lorenzo è un campione nel cambiare ritmo, rallentare e quindi cambiare passo, spaccando le gambe e lo scambio; tuttavia per essere efficace in questa situazione è indispensabile che il back di rovescio sia ficcante, basso, bello profondo o molto laterale (stretto incrociato o vicino alla riga in lungo linea), altrimenti un tennista così rapido come Munar ha buon gioco nell’avventarsi sulla palla e spingere forte, prendendo così il controllo dello scambio. Questo è successo troppe volte dal secondo set, e poco lucido è stato Lorenzo a non capire questa situazione, oppure non è riuscito a tenere la spinta col rovescio abbastanza da non dover rallentare. Infatti proprio col rovescio l’azzurro ha tirato alcuni vincenti clamorosi, ma troppo spesso in scambio è stato conservativo, e questo l’ha pagato a caro prezzo.
    Bravo Munar, davvero scattato in gran forma ad Hong Kong. Peccato per Musetti, c’era spazio per volare in semifinale e provare vincere questo torneo. Non giocherà ad Auckland, ora testa e gambe agli Australian Open.
    Marco Mazzoni

    La cronaca
    L’incontro inizia con un Munar molto deciso, pronto a spostarsi sul diritto e caricare il colpo a tutta. Il primo big point è di Musetti, la sua accelerazione di rovescio lungo linea che fulmina lo spagnolo e vale a Lorenzo l’1 pari. Nel terzo game l’azzurro cambia ritmo: blocca Munar a sinistra e rischia un attacco in contro tempo chiuso con una volée perfetta. Jaume sente la pressione, sbaglia malamente un rovescio offensivo da tre quarti campo (posizione non facile) e si ritrova sotto 0-40. Il BREAK arriva subito con una risposta bloccata di rovescio che disegna il campo in lungo linea, esecuzione favolosa. 2-1 e servizio Musetti, bravo ad alzare il livello e scappare avanti con ben 10 punti di fila, per il 3-1. I punti di fila diventano 12, terribilmente soldo e preciso Lorenzo, con Jaume incapace di trovare lo spazio per fare il punto e sbaglia per primo. Un servizio esterno interrompe la serie dell’azzurro, ma un altro errore costa a Munar il 15-40 e due palle break. Fantastico lo schema di Musetti sul secondo: fa correre Munar, poi passa da difesa ad attacco con un rovescio splendido in lungo linea e chiude con un altro rovescio in contro piede. Doppio BREAK, 4-1 Musetti. Il toscano si porta 5-1 al termine di un game laborioso (rimonta da 0-30), sempre solido e attento nella spinta, quindi inizia il game #7 con un’altra risposta di rovescio vincente splendida, che timing d’impatto. Munar torna a vincere un game, quindi Musetti con un altro turno di servizio impeccabile chiude il set 6-2. Sicuro, consistente, vincente, un gran bel Musetti. Solo sei punti persi nei suoi game, mai una scelta di gioco sbagliata.
    Lo spagnolo cerca la massima spinta all’avvio del secondo set per porre problemi a Musetti. Lorenzo scatta un filo più lento rispetto al monumentale primo set, ma rimonta nel suo primo turno di battuta da 0-30, portandosi 1 pari. Si incita visivamente l’azzurro, è il momento di tenere massima l’attenzione e intensità per tenere a distanza l’avversario. Anche nel quarto game Musetti è costretto a risalire la corrente, il diritto è meno pesante rispetto al primo set e Munar ha spazio per entrare e creare problemi al mostro giocatore. Nel quinto game solo errori, fino al 2 pari con Musetti bravissimo a crederci, correre a tutta verso destra e tirare un passante di diritto impossibile che gli vale la palla break sul 30-40. Jaume attacca e chiude col doppio smash. 3-2 Munar. Gli alti e bassi di Lorenzo continuano, qualche palla di troppo giocata con meno intensità, tanto nel sesto game sbaglia una volée (non facilissima) sul 30 pari e concede la prima palla break del match. La cancella con un diritto incisivo cross da destra, finalmente la palla è bella potente. Altro game laborioso, ma Musetti impatta 3 pari. Lorenzo gioca con meno intensità rispetto al primo set, ha perso il controllo dei tempi di gioco, tanto che sul 5-4 si fa aggredire dal rivale e si ritrova sotto 0-30, a due punti dal set Munar. Si aggrappa a servizio e diritto “Muso”, eccellente il cross dal centro che gli vale il 30 pari. L’Ace arriva al momento ideale (quinto nel match), poi scambio solido e 5 pari. Bellissimo il primo punto dell’undicesimo game: si difende Lorenzo e quindi cambia marcia con un diritto tirato da oltre il corridoio. Tuona il diritto di Musetti nel game, la palla è potente e profonda e Munar non riesce più a comandare. 15-30. Sente tutta la pressione Jaume e commette un grave doppio fallo, gli costa il 15-40 e due palle break. Attacca con coraggio il maiorchino e pizzica la riga sulla prima; ottimo servizio esterno sulla seconda, si salva con il canonico “Vamos” urlato a pieni polmoni. L’equilibrio non si spezza, è tiebreak. Munar è più aggressivo, strappa un punto in risposta con una smorzata precisa (2-0), poi Musetti sbaglia malamente un rovescio colpito con poco equilibrio, 3-0 per lo spagnolo con due mini-break. Comanda Jaume dal centro del campo, Lorenzo non riesce ad entrare e ribaltare l’inerzia. 5 punti a 0. Finalmente Musetti riprende vigore, due ottimi servizi e poi un diritto pesante e vincente, 5-3. Munar attacca e chiude di volo, 6-3, tre set point consecutivi. Regala Lorenzo sul secondo, una volée che sbatte sul nastro dopo una difesa estrema dello spagnolo. 7 punti a 4, si va al terzo set. Evidente il calo di intensità di Musetti, Munar ha guadagnato campo e condotto il set, vincendolo con merito.
    Munar parte a spron battuto nel terzo parziale, spinge come un forsennato e Musetti ha difficoltà nell’arginarlo. Il toscano si ritrova sotto 0-40 nel game di apertura. Bruttissimo il diritto di Lorenzo sul 30-40, una palla in manovra decolla e c’è un BREAK in apertura che conferma come lo spagnolo sia in controllo, più intenso e offensivo. Musetti capisce che deve cambiare marcia e tornare a spingere la palla per primo, con più “cattiveria”. Ci prova e ci riesce nel secondo game, vola 30-40 e si prende un fondamentale contro BREAK grazie ad un erroraccio di Munar, un diritto in corridoio tirato con troppa fretta. 1 pari. Lorenzo torna a comandare, ma da 40-0 il game si complica di nuovo sotto la spinta e corse del rivale. Ai vantaggi Jaume è bravo a difendersi e contrattaccare. Si prende una palla break e la trasforma grazie ad un errore col diritto di Musetti, che cede 5 punti di fila. 2-1 Munar. Momento caotico del match, poco aiuto dal servizio per il toscano, di nuovo costretto a rincorrere, ma ha una buona reazione dalla risposta. Spinge in lungo linea e si porta 15-40. Il BREAK al termine di uno scambio durissimo, con un rovescio lungo linea clamoroso. Che giocata! 2 pari. Finalmente arriva un turno di battuta liscio, chiuso con un Ace (quanto è mancato l’aiuto della battuta). 3-2 Musetti. Dopo i quattro break in apertura, si torna a seguire i turni di battuta. Nell’ottavo game Munar commette due doppi falli ma Musetti non riesce ad approfittarne, per il 4 pari. L’azzurro attacca, bel piglio finalmente e così non si fa a sua volta attaccare. Con un Ace chiude il nono game, 5-4. La tensione sale sul 5 pari: Musetti inizia con un doppio fallo, poi una seconda “morbida” è aggredita dall’iberico, per il 15-30. Munar comanda e si prende di forza due palle break sul 15-40, profumano di MP… Un back di rovescio troppo lungo sul 30-40 costa a Musetti un BREAK che manda Munar a servire per chiudere. Lorenzo non ci sta, rincorre e poi cambia passo col suo rovescio, colpo fin troppo trattenuto dal secondo per un back che non gli ha portato nulla di buono. 0-30. Jaume perde totalmente di vista il campo sul 15-30, ecco due chance salva-vita sul 15-40. Prova a la risposta a tutta col diritto Musetti, esce di poco, 30-40; servizio e schiaffo al volo di Munar sulla seconda, parità. Avanti tutta, Munar chiude sul net e vola a match point. Lo manca con un diritto sparacchiato con fretta. No!!! Erroraccio di Lorenzo da metà campo, il diritto muore in rete, secondo MP Munar. Finisce con un diritto molto out di Musetti. Sconfitta a sorpresa ma meritata per Musetti, calato nettamente dall’avvio del secondo set dopo un primo parziale ottimo. Si poteva far meglio, c’era la chance concreta di andare a vincerlo questo torneo. Una sconfitta che deve far riflettere Musetti.

    ATP Hong Kong Jaume Munar277 Lorenzo Musetti [2]665 Vincitore: Munar ServizioSvolgimentoSet 3J. Munar 0-15 0-30 15-30 15-40 30-40 40-40 A-40 40-40 A-406-5 → 7-5L. Musetti 0-15 df 15-15 15-30 15-40 30-405-5 → 6-5J. Munar 15-0 30-0 40-04-5 → 5-5L. Musetti 0-15 15-15 30-15 40-15 ace4-4 → 4-5J. Munar 15-0 ace 30-0 30-15 30-30 df 40-30 40-40 df A-403-4 → 4-4L. Musetti 15-0 30-0 30-15 40-153-3 → 3-4J. Munar 0-15 15-15 30-15 ace 30-30 40-302-3 → 3-3L. Musetti 15-0 15-15 30-15 ace 40-15 ace2-2 → 2-3J. Munar 0-15 15-15 15-30 15-40 30-402-1 → 2-2L. Musetti 15-0 30-0 40-0 40-15 40-30 40-40 40-A1-1 → 2-1J. Munar 15-0 15-15 30-15 30-30 30-401-0 → 1-1L. Musetti 0-15 0-30 0-40 15-40 30-400-0 → 1-0ServizioSvolgimentoSet 2Tiebreak0*-0 1-0* 2-0* 3*-0 4*-0 5-0* 5-1* 5*-2 5*-3 6-3* 6-4*6-6 → 7-6L. Musetti 0-15 15-15 30-15 ace 40-15 40-306-5 → 6-6J. Munar 0-15 15-15 15-30 15-40 df 30-40 40-40 A-40 40-40 A-405-5 → 6-5L. Musetti 0-15 0-30 15-30 30-30 40-30 ace5-4 → 5-5J. Munar 15-0 30-0 40-04-4 → 5-4L. Musetti 0-15 15-15 30-15 40-154-3 → 4-4J. Munar 15-0 15-15 30-15 30-30 40-303-3 → 4-3L. Musetti 0-15 15-15 15-30 df 30-30 30-40 40-40 A-403-2 → 3-3J. Munar 0-15 df 15-15 30-15 30-30 30-40 40-40 A-402-2 → 3-2L. Musetti 15-0 ace 15-15 df 15-30 30-30 ace 40-302-1 → 2-2J. Munar 15-0 30-0 40-01-1 → 2-1L. Musetti 0-15 df 15-15 15-30 30-30 40-30 ace1-0 → 1-1J. Munar 15-0 15-15 30-15 40-150-0 → 1-0ServizioSvolgimentoSet 1L. Musetti 15-0 30-0 40-02-5 → 2-6J. Munar 0-15 15-15 30-15 40-151-5 → 2-5L. Musetti 0-15 0-30 15-30 30-30 40-30 40-40 A-401-4 → 1-5J. Munar 0-15 0-30 15-30 15-40 30-401-3 → 1-4L. Musetti 15-0 30-0 40-0 ace1-2 → 1-3J. Munar 0-15 0-30 0-401-1 → 1-2L. Musetti 15-0 15-15 30-15 40-15 40-30 40-40 A-401-0 → 1-1J. Munar 15-0 30-0 40-0 40-150-0 → 1-0

    Statistica
    Munar 🇪🇸
    Musetti 🇮🇹

    STATISTICHE DI SERVIZIO

    Valutazione del servizio
    262
    262

    Ace
    2
    9

    Doppi falli
    4
    4

    Prima di servizio
    69/102 (68%)
    69/102 (68%)

    Punti vinti sulla prima
    47/69 (68%)
    54/69 (78%)

    Punti vinti sulla seconda
    17/33 (52%)
    11/33 (33%)

    Palle break salvate
    7/11 (64%)
    4/7 (57%)

    Giochi di servizio giocati
    16
    16

    STATISTICHE DI RISPOSTA

    Valutazione della risposta
    150
    142

    Punti vinti sulla prima di servizio
    15/69 (22%)
    22/69 (32%)

    Punti vinti sulla seconda di servizio
    22/33 (67%)
    16/33 (48%)

    Palle break convertite
    3/7 (43%)
    4/11 (36%)

    Giochi di risposta giocati
    16
    16

    STATISTICHE DEI PUNTI

    Punti vinti a rete
    16/19 (84%)
    8/13 (62%)

    Vincenti
    29
    32

    Errori non forzati
    43
    38

    Punti vinti al servizio
    64/102 (63%)
    65/102 (64%)

    Punti vinti in risposta
    37/102 (36%)
    38/102 (37%)

    Totale punti vinti
    101/204 (50%)
    103/204 (50%)

    VELOCITÀ DI SERVIZIO

    Velocità massima
    216km/h (134 mph)
    213km/h (132 mph)

    Velocità media prima
    194km/h (120 mph)
    195km/h (121 mph)

    Velocità media seconda
    160km/h (99 mph)
    158km/h (98 mph) LEGGI TUTTO