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    Australian Open, cinque domande a una settimana dal via

    Jannik Sinner in allenamento a Melbourne (foto Getty Images)

    L’edizione 2024 degli Australian Open scatterà tra una settimana, per la prima volta di domenica, come Roland Garros, primo Slam ad intraprendere l’avvio anticipato con grande successo. Un giorno in più di grande tennis nel paese a maggior passione tennistica al mondo. L’“Happy Slam”, tutto è bello, colorato, divertente, un po’ più leggero rispetto agli altri major, ma quando le partite scatteranno, si farà davvero sul serio e di voglia di scherzare ce ne sarà pochissima. È lo Slam di “casa-Djokovic”, Nole è campione in carica e tiranneggia da anni sulla Rod Laver Arena, dove non perde dal 2018, quando fu sorpreso dallo sfortunatissimo Chung, primo campione NextGen poi di fatto pensionato da una sequela incredibile di infortuni.
    L’Australian Open è un torneo particolare. Arriva davvero presto, probabilmente fin troppo, con i big meno rodati del solito e con molti outsider pronti a spiccare il volo e sorprendere. A una settimana dall’avvio, ci poniamo cinque domande, per scaldare l’avvicinamento a un torneo estremamente affascinante, che seguiremo come sempre palla dopo palla.

    1 – Come starà Djokovic?Goran Ivanisevic ha affermato “sarà pronto”, ma come si presenterà il n.1 al primo match del torneo? Il problema al polso destro sembra discretamente serio. Su Twitter alcuni colleghi hanno postato foto di allenamenti interrotti da Novak con ripetute sessioni di fisioterapia sulla panchina, ghiaccio e smorfie non esattamente rassicuranti. E pure nel suo ultimo match giocato in United Cup, perso contro De Minaur, è arrivato il medical time out. Lui in press conference ha tagliato corto, pochissimi dettagli e applausi a “Demon”. Forse l’unica nota positiva è che abbia scelto di restare in campo e terminare la partita, se davvero fosse stato malissimo, con gli AO alle porte, avrebbe probabilmente lasciato il campo (anche se la maglia della Serbia per “Nole” è uno stimolo fortissimo a non mollare mai). Novak è l’indiscusso favorito, se vuoi sperare di vincere gli Australian Open devi battere il più forte nel suo torneo. Vederlo in campo nel primo match e valutarne le condizioni sarà decisivo per lui, e per tutti gli altri in gara.

    2 – Sinner non ha giocato alcun match ufficiale, scelta corretta?Non è inusuale presentarsi al via degli Australian Open senza aver disputato alcun incontro, visto che lo Slam di Melbourne arriva dopo sole due settimane di tour. Jannik Sinner è attesissimo, in Italia e non solo. Il suo finale di 2023 è stato strabiliante, probabilmente decisivo nell’incetta di premi ATP di fine anno, incluso il prestigiosissimo Fans’ Favorite, che sempre più lo rende personaggio globale. Come si presenterà Jannik? Avrà bisogno di smaltire un filo di ruggine viste le 7 settimane di inattività? Oppure riuscirà a superare di slancio i primi turni? Sinner ha dimostrato un livello di gioco spaziale, ma le condizioni down under saranno molto diverse. Giocherà l’esibizione di Kooyong, ma sarà sufficiente per trovare ritmo e buone sensazioni? Jannik non deve temere nessuno, ma forse sarebbe bene pescare un primo turno non particolarmente insidioso, per non complicarsi la vita fin da subito e prendere un po’ di misure. Anche Medvedev e Alcaraz tra i big non hanno giocato alcun match pre Australian Open.

    Melbourne
    Power is there
    : SoTennis via Youtube pic.twitter.com/qTT5ntGKMq
    — Janniksin_Updates (@JannikSinner_Up) January 5, 2024

    3 – Altri problemi con le palle?Il tema “palle” è sempre più caldo sul tour. Sui social sono girate alcune foto, scattate da Millman e altri, con una palla del torneo nuovissima, e poi uno scatto comparativo dopo 10 minuti di scambi. La povera sfera gialla sembrava esser stata maltrattata per giorni e giorni… Kyrgios ha sparato a zero, puntando il dito sulle palle anche per l’infortunio di Djokovic, ma il serbo non ha parlato. Vedremo se nel corso del torneo i tennisti parleranno ancora di questi problemi, sperando che nessuno sia costretto a gettare la spugna dopo aver accusato un dolore tendineo. Sicuramente è tempo che la questione sia affrontata in modo definitivo. Attendere oltre sarebbe delittuoso.

    4 – Il meteo potrà essere un fattore?Al momento su Melbourne il caldo è contenuto, tempo è variabile con un po’ di nubi, e nella prossima decina le condizioni dovrebbero restare così, senza eventi estremi. Più volte il primo Slam della stagione è stato pesantemente condizionato da ondate di calore terribili sullo stato di Victoria, che hanno addirittura costretto gli organizzatori a fermare i match sui campi laterali e accedere l’aria condizionata su quelli coperti. Con l’aggravante di improvvisi cali termici nelle partite serali che cambiano repentinamente le condizioni (velocità della palla, rimbalzo) e le carte in tavola. Sapersi adattare alle mutabili condizioni di Melbourne è un’altra delle qualità richieste a chi vuol eccellere nel torneo, e che lo rendono difficile e spesso imprevedibile. Una delle grandissime doti di Djokovic infatti è sempre stata il saper mediare tra il suo tennis e il contesto.

    5 – Quali i possibili outsider?Gli Australian Open quasi ogni anno hanno riservato una grande sorpresa, un tennista inatteso che sale di livello e vola nelle fasi decisive del torneo, portandosi a casa scalpi prestigiosi. Lo scorso anno è stato Tommy Paul a volare in semifinale (stoppato da Djokovic), nel 2021 il russo Karatsev arrivò tra i migliori quattro con una potenza e consistenza a tratti irresistibile. Ci sono stati finalisti venuti quasi dal nulla, come in passato Baghdatis o Schuttler. Chi potrebbe essere la sorpresa nel 2024? Non è mai facile azzeccare un pronostico, ma… mi piace puntare sull’“usato sicuro di qualità”, Mr. Grigor Dimitrov. Il bulgaro è appena tornato a vincere un torneo, battendo Holger Rune nella finale di Brisbane, alzando il nono trofeo in carriera, il primo dalle ATP Finals 2017. Un periodo davvero esageratamente lungo per un talento così cristallino, tennista che lo vedi giocare e ti incanta, ma che troppe volte è mancato in carriera in qualcosa per restare al vertice. Il suo ex coach Bottini recentemente ha raccontato di problemi di autostima per il bulgaro, la difficoltà nel superare incertezze che hanno finito per incancrenirsi e buttarlo ancor più giù. Grigor ha chiuso il 2023 con grandi risultati, la finale a Bercy e vittorie contro gente come Medvedev, Hurkacz, Alcaraz. A Melbourne ha già disputato una semifinale nel 2017. Chissà…
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    Amer Sport (controlla il marchio Wilson) pronta a sbarcare a Wall Street

    Roger e la sua Wilson Pro Staff – Foto Getty Images

    Il nome Amer Sports non dirà molto agli appassionati di tennis, forse qualcosa in più a chi il gioco lo pratica ed è appassionato di racchette. Infatti è il nome della società finlandese, oggi di proprietà cinese, che detiene il famosissimo marchio Wilson, storico produttore di telai nato a Chicago nel 1913. Molte leggende della disciplina hanno legato il proprio nome agli attrezzi con la grande W, da Federer a Sampras, passando per Evert, Smith, Henin, Del Potro e le sorelle Williams, solo per citarne alcuni. Amer Sports è una delle società di attrezzature sportive più importanti al mondo: oltre a Wilson infatti gestisce anche i marchi Salomon e Atomic per lo sci, Louisville Slugger, Arc’teryx, Suunto e molti altri.
    Forte di una posizione consolidata in varie discipline, Amer Sports ha presentato un’offerta pubblica per sbarcare alla Borsa di New York. L’azienda finlandese si è affidata a Goldman Sachs Group, Bank of America, JPMorgan Chase e Morgan Stanley come partner delegati alla vendita delle azioni, secondo quel che riporta un comunicato stampa. Non sono state comunicate le cifre ufficiali della proposta, ma la somma totale – come riporta il Sole 24ore – dovrebbe aggirarsi intorno al miliardo di dollari, con una quotazione in Borsa che potrebbe portare il valore della società a ben 10 miliardi di dollari.
    Amer Sports ha quasi 11mila dipendenti sparsi in vari dipartimenti diffusi in tutto il mondo, con sedi a Helsinki, Monaco, Cracovia e Shanghai. Nel 2022 il suo fatturato è stato di 3,5 miliardi di dollari. L’azienda è oggi di proprietà del più grande produttore cinese di abbigliamento sportivo, Anta Sports Products Limited. Quest’ultima società è una multinazionale con sede a Jinjiang, anch’essa focalizzata sul mondo dello sport. L’acquisto di Amer è avvenuto nel 2019 per una cifra superiore ai 5 miliardi di dollari per far sbarcare i marchi di Amer, tra cui Wilson, tra gli sportivi cinesi, un mercato ancora molto vergine ma in rapidissima espansione.
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    10 sogni per un 2024 indimenticabile

    Jannik Sinner, n.4 al mondo (foto Getty Images)

    Ci siamo, il countdown per la stagione 2024 si è concluso. Con la United Cup sono scattati i primi match del nuovo anno, anche se il calendario è ancora quello “vecchio”, ancora per poco. Dopo un 2023 scoppiettante, con un finale di stagione a fortissime tinte azzurre grazie a un Jannik Sinner stellare, l’attesa per la nuova stagione è enorme. Aspettative? Altissime. Speranze? Altrettante. Speranza di vincere, soprattutto di passare ore e ore di puro godimento ammirando e cavalcando la nostra viscerale passione per il tennis. Meglio se dal vivo nelle Arene più affascinanti al mondo. Ci lanciamo in alcuni sogni per il 2024, giusto una decina. Badate bene, non previsioni, sogni. Arditi, sì, ma tanto sognare non costa nulla. E del resto, come scriveva Arthur Schopenhauer, “La vita e i sogni sono fogli di uno stesso libro: leggerli in ordine è vivere, sfogliarli a caso è sognare”.
    1) Jannik Sinner vince i Championships di WimbledonSe sognare non costa nulla, allora puntiamo al massimo possibile. Vincere sulla sacra erba – anche se un po’ sbiadita rispetto ai tempi d’oro del S&V – di Wimbledon è l’impresa massima dello sport, quella che ti consacra all’immortalità, quella che praticamente tutti sognano. Jannik ha fatto semifinale nel 2023; il tennis mostrato dall’azzurro negli ultimi tre mesi dell’anno che sta per chiudersi sembra proiettato ad eccellere sull’erba, con un servizio più efficace, una risposta clamorosa, tempi di gioco più rapidi, una maggior propensione a venire avanti. Vengono i brividi anche solo a pensarlo, ma vedere Sinner alzare LA coppa del tennis ormai non è più solo una Chimera…
    2) Un nuovo calendario più “razionale e funzionale”Amiamo il tennis come poche altre cose, ma la struttura della stagione è ormai incancrenita da anni e non funziona. Sappiamo che ci sono in ballo mille problemi, interessi e via dicendo. Qua siamo quasi al miracolo, ma se mai il prossimo anno – magari anche grazie all’intervento dei tanto famigerati fondi sauditi… – si riuscisse a provocare una vera rivoluzione, dando un colpo di spugna alle tante storture del calendario e costruire un’annata con più qualità, magari meno tornei ma con un posizionamento più logico e che aiuti i giocatori a presentarsi al meglio, sarebbe un passo in avanti gigantesco. A volte, per costruire è necessario prima abbattere.
    3) Musetti in Top10Lorenzo viene da un 2023 a tinte grigie, è inutile girarci intorno. E valutate le tante cose che gli sono accadute in campo e fuori, il ’24 rischia di essere una stagione di passaggio, speriamo non di delusioni. Il sogno è che la prossima paternità possa rappresentare una scossa positiva, un qualcosa che lo renda più consapevole e maturo, facendo così esplodere il potenziale enorme del suo gioco e ritrovare quel tennis che nell’autunno del 2022 aveva esaltato tutti. È già stato n.15, adesso è un po’ sceso. Per arrivare tra i 10, è necessario eccellere, sul rosso e non solo. Magari vincendo un 1000 su terra, e fare bene anche altrove. Il suo bel tennis merita di stare tra i migliori.
    4) 12 mesi di Berrettini “sano”Non chiedo titoli o grandissimi risultati, ma solo, semplicemente, banalmente, dodici mesi di salute e continuità di prestazioni in campo per Berrettini. Il “Matteo-Nazionale” ha dimostrato ampiamente, anche allo scorso Wimbledon, che quando può giocare libero da infortuni ha ancora la dinamite nel braccio e la testa da grande giocatore. Che gli Dei del tennis lo tengano al riparo da infortuni, il resto verrebbe da solo.
    5) Un Masters 1000 su erbaAlla fine è una postilla del punto 2, il calendario. L’avvicinamento ideale agli Slam sarebbe: 250, 500, 250, 1000, 250, Slam. Dopo il periodo “nero” dei super battitori dei ’90s che avevano reso quasi disumano il gioco sui prati, ora si è rallentato tutto a tal punto che il tennis su erba è diventato il più interessante della stagione (insieme a quello indoor). Se è molto complicato distanziare molto RG e Wimbledon, almeno un’altra settimana di spazio per poter disputare un M1000 sulla superficie più antica sarebbe molto, molto intrigante…
    6) Davis Cup di nuovo centrale dell’annataNon è solo perché l’abbiamo riportata a casa dopo 47 anni, grazie a tutti i nostri ragazzi trascinati da un Sinner incredibile. La Coppa Davis alla fine intriga, affascina e coinvolge gli appassionati come poche cose. Una meravigliosa e un filo anacronistica competizione nata nel 1900 che, nonostante mille crepe, meriterebbe altro rispetto, formula e valore. La soluzione ci sarebbe, basta volerlo: darle spazio, rimetterla al centro dell’annata, con una formula che ripresenti le sfide casa-trasferta (almeno fino alle semifinali) e regali agli appassionati qualche settimana di magia. Yes, we can.
    7) Qualche altro torneo in ItaliaIl Masters 1000 di Roma è da anni un torneo favoloso, e abbiamo il gioiello delle Finals, che speriamo possano restare a Torino per altri 5 anni. Ma quanto è piaciuto il 250 di Firenze 2022, e pure quello di Napoli se fosse stato organizzato un filo meglio… Almeno altri due tornei (un indoor e magari uno su terra) sarebbero un premio al nostro movimento, all’apice nella storia della disciplina. AAA imprenditori cercasi…
    8) Fognini vince la DavisPersonalmente mi è spiaciuto molto che Fabio Fognini non abbia partecipato vittoriosa alla campagna Davis a Malaga. Non è mia intenzione ritornare su polemiche inutili, ma umanamente “Fogna” meritava il premio di esser parte del team, visto che per anni ha tirato la carretta della maglia azzurra, in stagioni complicatissime, e l’ha fatto sempre a testa alta e senza farsi pregare. Per questo, sogno un Fabio che alza l’Insalatiera, sarebbe un gran premio alla carriera.
    9) Un prepotente ritorno del Serve and VolleyPalle più leggere, corde che magari aiutano meno in risposta, superfici che premiano lo slice e quindi gli attacchi a rete. Ritrovare le mitiche schermaglie tra chi attacca e chi cerca il passante, tra chi gioca la “prima” (sic) volée e chi tocca un lob millimetrico. Ormai questo vive solo in polverose VHS… rivederlo in campo, almeno in una parte di stagione, sarebbe l’apoteosi…
    10) Djokovic e Nadal lasciano spazio ai giovaniQuesto sogno non piacerà a molti, ma… pur inchinandomi di fronte alla grandezza di Novak e Rafa, i giovani hanno ampiamente dimostrato che hanno talento, carattere e personalità per non far rimpiangere i grandissimi campioni dell’epoca attuale. I fan a livello globale hanno scelto Jannik come tennista preferito, e tutti attendono nuovi capitoli della saga Alcaraz-Sinner. Il nuovo è giusto che si prenda definitivamente la scena.
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    Polemiche in Francia per il Manifesto ufficiale del Roland Garros 2024

    La presentazione dell’Affiche RG2024 (foto FFT)

    Un campo da tennis sulla Senna al tramonto in versione “impressionista”, con accesi colori arancio e giallo. Questo è il Manifesto (o Affiche) ufficiale del Roland Garros 2024, ideato per lo Slam parigino dal fotografo Paul Rousteau per la prossima edizione del torneo. “La Senna incontra il Roland Garros”, questo il concetto che ha ispirato il disegno, il 45esimo nella storia del torneo, visto che la FFT dal 1980 commissiona ad un artista il poster ufficiale del Roland Garros, un’opera che diventa pezzo d’arte destinato a legarsi a quella precisione annata dello “Slam rosso”.

    Depuis 1980, la Fédération Française de Tennis donne l’opportunité à un artiste contemporain de réaliser l’affiche de Roland-Garros. Cette année, elle a choisi de confier cette réalisation, la 45e de l’histoire du tournoi, au photographe Paul Rousteau.Paul Rousteau met en… pic.twitter.com/kCnmHUMBeW
    — Roland-Garros (@rolandgarros) December 20, 2023

    L’opera è di un certo impatto, nessuno in Francia si è spinto a criticarne la bellezza artistica. Purtroppo le polemiche invece stanno riempiendo i giornali parigini poiché Rousteau per realizzare questo Affiche si è affidato all’Intelligenza Artificiale. Come infatti ha affermato il fotografo francese, il lavoro è stato completato grazie al software di intelligenza artificiale Midjourney. Rousteau in un’intervista raccolta da Liberation ha raccontato la genesi di questo manifesto, “una composizione” secondo lui, “un contrassegno temporale” che ha “senso con i tempi”. Parla principalmente del suo incontro con il software Midjourney e di come ha “sottoscritto un conto a pagamento” per terminare il lavoro. “La mia parte preferita della storia dell’arte è l’impressionismo. La fotografia mi ha permesso di liberarmi da molte regole. Ho testato molte correnti diverse con Midjourney. Ho dovuto scrivere un suggerimento sull’impressionismo con la Senna, Parigi, il paesaggio. E ad un certo punto questa immagine è stata pubblicata in formato quadrato, senza campo da tennis. Era la più attuale”, spiega semplicemente l’autore del manifesto, completato poi con il campo da tennis.
    Apriti cielo… In Francia subito dure polemiche hanno accolto il manifesto. L’illustratore Mathieu Persan, uno dei professionisti più stimati in Francia in questo settore della comunicazione, ha protestato sui social contro la scelta di questo poster. “Così, il Roland Garros e la FFT affidano la creazione del poster ufficiale del torneo 2024 a un fotografo, che utilizza l’intelligenza artificiale per realizzare un’illustrazione che sembra un pasticcio impressionista. È assolutamente patetico”, scrive l’illustratore. Un altro grafico risponde all’accusa commentando: “Qui ci sono già alcune deviazioni. È un peccato che anche le grandi istituzioni non si rivolgono più ai professionisti dell’immagine. Ovviamente è senza emozioni, è solo una trovata pubblicitaria…”.
    Pure l’ex presidente della FFT Giudicelli ha tuonato contro questo manifesto, postando sui social un articolo assai critico di Le Parisien e commentando: “La tradizione era quella di affidare ad un artista la realizzazione di un’opera “pittorica”. Sono d’accordo con il titolo di questo articolo. Lo splendore della mediocrazia”.
    Da un lato chi rifiuta questa realizzazione, poiché artificiale, dall’altro chi invece sostiene che sia “bellissimo e al passo coi tempi”. Alla fine, la vera domanda è forse la seguente: è arte, anche se artificiale, oppure no?
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    Tsitipas rilancia: “Non ho fatto la preparazione che volevo ma la riabilitazione ha dato i suoi frutti. 2024? Olimpiadi e Slam”

    Tsitsipas con Badosa nel corso dell’esibizione di pochi giorni fa

    Stefanos Tsitsipas è fiducioso di invertire la rotta e riprendere la sua carriera puntando a grandi obiettivi nel 2024, superate le ultime scorie dell’infortunio alla schiena che ha guastato la seconda parte della stagione da poco conclusa. È finito davvero male il 2023 del greco, costretto al ritiro dalla sua seconda partita alle ATP Finals a Torino a causa del dolore impossibile da sopportare (uscendo pure malamente dal campo, dopo appena una manciata di game…). Parlando al quotidiano “National” a margine della World Tennis League (ricca esibizione) Tsitsipas ha affermato di sentirsi in “condizioni migliori” rispetto alle scorse settimane e che la sua schiena è “quasi guarita”. Il 25enne non ha disputato nessun set in singolare durante l’esibizione di Abu Dhabi, e invece ha continuato a giocare in doppio e doppio misto. Il suo 2024 scatterà alla United Cup di Sydney, dove guiderà la Grecia insieme alla connazionale Maria Sakkari, con esordio previsto il 2 gennaio contro il Cile.
    “Non sono riuscito a svolgere la preparazione di cui avevo effettivamente bisogno, nel senso di tutte le settimane che avevo programmato” afferma Tsitsipas nell’intervista, “tuttavia ho trascorso del tempo di qualità con la mia famiglia e ho passato alcune settimane cercando di trovare una soluzione ai problemi fisici, e penso che abbia dato i suoi frutti. Sono stato per molti giorni di seguito in riabilitazione, impegnandomi al processo di guarigione”.
    Stefanos dovrà difendere tra poche settimane la cambiale più pesante, quella che sostiene il suo ranking, la finale dell’Australian Open 2023. Era la seconda apparizione del greco in una finale del Grande Slam, entrambe le volte sconfitto da Novak Djokovic. Nonostante la pressione che certamente avrà – rischia un tracollo in classifica – Stefanos si dice fiducioso: “Posso sicuramente trarre fiducia dall’aver disputato la finale in Australia 11 mesi fa. Tuttavia, non ricordo e non penso troppo a quello che è successo. Il mio piano è quello di riavviarmi e di impegnarmi per qualcosa di assolutamente nuovo in questa stagione con una qualità di tennis diversa”.
    I suoi obiettivi sono ambiziosi: “Voglio ovviamente riportare una medaglia Olimpica nel mio paese, questo è un mio obiettivo. Inoltre voglio vincere un titolo del Grande Slam. Sicuramente per poter fare queste cose ho bisogno di essere in buona salute perché c’è stato un momento in questa stagione in cui alcune circostanze non mi hanno permesso di rendere al 100%. Cose che sono accadute dopo gli Australian Open e verso la fine della stagione. Spero solo di non essere così limitato e di esplorare ulteriormente il mio tennis nel 2024”.
    Problemi fisici, cambiamenti nel suo staff tecnico – il tira e molla con Philippoussis, fino a tornare col padre – e una concorrenza sempre più agguerrita e di qualità, con Carlos Alcaraz, Daniil Medvedev e Jannik Sinner a battagliare contro il più forte, Djokovic. Tsitsipas, che pochi mesi fa aveva addirittura la chance teorica di diventare n.1 del mondo, ora si ritrova fuori dai primi cinque. Lui cerca di restare positivo, crede nelle proprie capacità: “Abbiamo tennisti di grande qualità, che possono spingersi a vicenda fino al limite. Penso che sia arrivato il momento in cui il tennis è al suo apice. Sono fortunato ad essere in quest’epoca perché è un’era in costante sviluppo e si raggiungono nuove vette. Il mio obiettivo è migliorare le mie qualità e il mio tennis, per poter competere contro questi giocatori. Sono i tennisti più forti e più duraturi che il nostro sport abbia visto da molto tempo”, conclude il greco.
    Il 2024 sarà una stagione molto importante per Tsitsipas. Il suo fisico ha sofferto, il suo tennis si è come spento per vigore ed efficacia, con i rivali invece cresciuti a dismisura e pronti a pungerlo nei suoi punti deboli. Stefanos ha certamente ancora molto da dare, ma se il suo corpo ha ritrovato la massima efficienza adesso è tempo di dimostrarlo in campo, ritrovando il miglior servizio, la spinta col diritto e quell’intensità che gli aveva permesso di issarsi molto vicino alla vetta. L’Australian Open, torneo dove gioca quasi “in casa” visto il calore degli immigrati dalla Grecia e del quale ha sempre amato le condizioni, sarà un primo test molto importante per capire se la rotta della sua carriera si è davvero invertita. O meno…
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    Dante Bottini: “Allenare i giovani oggi è difficile, ascoltano meno e quasi non pensano in campo. L’assenza di Federer sul tour è palpabile”

    Dante Bottini (foto Instagram)

    Allenare l’ultima generazione di giovani non è compito facile, perché il tennis ormai è diventato una gara a chi a tira più forte quindi si pensa poco, e pure negli allenamenti le nuove leve hanno difficoltà a prestare attenzione e ascoltare. Questo afferma il noto coach argentino Dante Bottini, 44enne formatosi alla corte di Nick Bollettieri dopo un passato modesto da giocatore, noto per aver esser stato l’allenatore storico di Kei Nishikori e quindi di Dimitrov, Jarry e del giovane cinese Juncheng Shang, rapporto quest’ultimo interrotto dopo l’ultimo US Open. Bottini è stato intervistato in Argentina dal bravo collega Sebastian Torok per La Nacion. Ha rilasciato una lunga intervista, nella quale ripercorre le tappe della sua vita sul tour, raccontando i cambiamenti vissuti negli ultimi anni e rimpiangendo l’assenza di Roger Federer sul tour e negli spogliatoi per il suo carisma e quel plus unico che dava ad ogni torneo, e che a suo dire oggi manca terribilmente.
    Bottini ricorda i suoi inizi con Bollettieri: “Ho iniziato nel 2008, proprio dalla base, con piccoli gruppi, dove non vedevo nemmeno Nick perché era con i migliori dell’accademia. Qualche mese dopo mi hanno dato gruppi di ragazze dai 9 agli 11 anni al mattino e dai 15 ai 16 anni al pomeriggio, e poi ho cominciato a provarci di più. Abbiamo avuto incontri che sono durati molte ore. Ho imparato molto. Nick era un fenomeno, vero appassionato di tennis, espansivo, estremamente esigente e ottimista. Aveva un’altissima autostima e la trasmetteva a tutti, tirava sempre dritto verso il futuro, cercando il meglio. Per tutto il tempo condivideva le storie della sua vita e motivava tutti. Avevamo incontri più volte alla settimana, in cui parlavamo di tutto quello che si faceva in accademia e lui raccontava tanti aneddoti. È stato anche piuttosto divertente lavorare con lui. Abitavo dietro l’angolo dell’accademia, alle 5 del mattino già insegnavo o ero in palestra. Lui andava forte e non si fermava mai, era il primo ad arrivare e l’ultimo ad andarsene, così fino a oltre 80 anni”. 
    Questa foto del tennis attuale tracciata dal coach albiceleste, con una discreta critica a come si è evoluto lo sport rispetto ai suoi primi anni di vita sul tour: “C’è un cambiamento totale, con Federer fuori, Nadal quasi, vedo Djokovic ancora per un paio d’anni. Ma la nuova generazione è qui, con Alcaraz, Sinner, Rune. Anche con Medvedev, Zverev e Tsitsipas. Il tennis? Oltre ad essere molto fisico, ritengo che il tennis di oggi abbia molta potenza e sia molto mentale. I nuovi giocatori difficilmente pensano a una tattica, tutto viene giocato molto velocemente, molto forte. Se prima c’era poco tempo per pensare… adesso ce n’è ancora di meno. Il secondo servizio viene servito a volte a 200 km/h, cosa impensabile fino a qualche anno fa. La potenza domina. E bene o male? Non lo so. Credo sia più difficile mettere insieme una strategia per l’allenatore, perché al tuo giocatore puoi dirgli qualcosa, ma poi cambia tutto in pochi secondi. Il giocatore ti dice: ‘Ma mi hai detto che sulla seconda di servizio mi avrebbe fatto un kick sul rovescio e invece ha tirato una bomba a 200 al T!’ Per l’allenatore oggi è molto più difficile. C’è meno attenzione. Il giocatore non ascolta molto, quindi questo rende il processo, giorno dopo giorno, più difficile. Il giocatore è quello che ti ingaggia e l’allenatore deve essere paziente e pensare: ‘Bene, lascerò andare questo, ma poi lo riprenderò poi’. Il giocatore attuale ha un deficit di attenzione. Prima ti ascoltavano di più e ti guardavano negli occhi; oggi camminano a testa bassa. Gli dici: ‘Ehi, sto parlando con te’. ‘Sì, ti ascolto’, risponde ed è lì con il telefono e forse ti ascolta ma chissà cosa gli resta in testa di quel che gli dici. È strano, la società sta cambiando tanto. E poi tutto nel tennis è un po’ estremizzato, velocità, fisico”.
    Un’esasperazione che porta anche tennisti di 20 anni a subire già infortuni importanti: Alcaraz, Sinner… “E Korda, Rune… Tutti hanno avuto dolore e problemi, anche se sono da poco tempo sul tour. Si gioca con una potenza tale che le richieste che i giocatori fanno al proprio fisico stanno aumentando. E il corpo non può farcela. Non si parla quasi di quest’aspetto ma invece dovrebbe essere centrale discuterne. C’è un altro problema che i giocatori invece sollevano: cambiare troppe palle. Non puoi giocare tre o più tornei di fila con palline diverse! Le marche di palle hanno modelli molto diversi e quando si gioca provoca cambiamenti nella modalità di impatto. Poi sono in generale troppo pesanti, ti fanno fare scambi più lunghi, il corpo alla fine somma tutti gli sforzi e lo senti nella spalla, nel polso, nelle gambe“.
    Per Bottini l’assenza di Federer dal tour pesante, quel che ha portato lo svizzero nel gioco resta inarrivabile: “Ho condiviso molti momenti con Rafa, Novak, splendidi atleti, ma l’assenza di Roger si fa sentire. Manca tanto. Era un giocatore diverso, con il suo arrivo al massimo livello tutto è cambiato. Non so come spiegarlo, ma i tornei erano diversi quando c’era Roger, chiunque abbia vissuto il tour con lui e dopo di lui te lo può confermare. Il tennis continua, ma quando Roger entrava nello spogliatoio era una presenza… la gente restava senza parole, lo guardava. Quel ragazzo aveva una presenza diversa. Emanava rispetto, non solo giocando a tennis, ma la cosa più importante è che era un ragazzo normale, divertente, con il senso dell’umorismo. Un fenomeno. E trasmetteva rispetto e tranquillità a tutti. Se ti allenavi con lui per la prima volta, prima e dopo ti faceva mille domande per sapere chi sei, da dove vieni, era curioso. Più volte abbiamo parlato dell’Argentina. Mi ha chiesto della religione ed era interessato a come giocano e si allenano gli argentini sulla terra battuta. Ricordo che nel lontano 1997, da junior, abbiamo condiviso un torneo, l’U18 di Prato. Io avevo 17 anni e lui 15. Gli ho mostrato il tabellone del torneo e gli ho detto che se avessi vinto lo avrei affrontato, ma ho perso. A distanza di anni si ricordò tutto quello e mi disse: ‘Ho vinto quel torneo e da lì è iniziata la mia scalata, peccato che non abbiamo giocato contro’. Pochi avrebbero ricordato e detto tutto questo”.
    Tra i giovani, è incuriosito dal potenziale di Shelton: “Ho avuto l’opportunità di affrontarlo quando allenavo Shang. Lo abbiamo battuto ad Atlanta e Washington. È pura potenza! Ha un servizio pazzesco, ma poi sembra che non pensi molto quando gioca. Colpire la palla sempre più forte, sempre più forte… questo il suo stile. Ma fa bene al tennis. Mi piace il suo atteggiamento, grida ma non per rabbia, ride, è positivo, tutti atteggiamenti che provengono dal periodo trascorso al college, dove suo padre (Bryan) era uno dei migliori allenatori. Può portare qualcosa di diverso sul tour”.
    Bottini tra i molti tennisti allenati, è rimasto molto affezionato a Dimitrov, per il suo bel tennis ma anche per il lato umano del bulgaro: “È un giocatore eccezionale, uno dei più talentuosi del circuito. Anche fisicamente è straordinario, si cura moltissimo, è una bestia. Nel tennis è uno dei grandi talenti, tira colpi che quasi nessuno fa. Il rovescio in slice è pazzesco, anche quello a una mano. È un giocatore che è un piacere guardare, uno di quelli per cui paghi un biglietto d’ingresso. Quando entra in un periodo negativo ti viene voglia di andartene perché difficilmente reagisce, questa è la sua grande debolezza. Soffre quando non sta bene emotivamente e lo trasferisce sul campo. Invece quando è felice, può fare di tutto e regalarti il ​​miglior spettacolo”.
    Un’ultima nota su come un coach deve approcciarsi a giocatori di nazioni e culture diverse. Lui ha allenato giapponesi, latini, cinesi, europei… La chiave per Dante è osservare e studiare: “Cerco di osservare molto, di rispettare i loro tempi. Devi abituarti a loro, avvicinarti. Vuoi insegnare dalla tua cultura, ma devi imparare anche dalla loro, affinché tutto sia il più piacevole e funzioni. L’obiettivo è avere la pazienza necessaria per ottenere la migliore esperienza possibile per il giocatore. Non è facile, è una bella sfida, ma mi piace davvero quello che faccio”.
    Intervista davvero interessante, nella quale Bottini anche sottolinea come il treno del tennis cinese sia partito e crede che in futuro possano nascere altri talenti ancor più interessanti.
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    L’ATP 500 di Acapulco si disputerà regolarmente nel 2024

    Una foto dopo il passaggio dell’uragano Otis sullo stadio di Acapulco

    “Oggi più che mai questo torneo si gioca perché si gioca. Insieme faremo sì che Acapulco torni a brillare”. Con questo slogan motivazionale e di speranza, gli organizzatori dell’Abierto Mexicano de Tenis di Acapulco hanno annunciato che l’ormai classico appuntamento di categoria ATP 500 si disputerà regolarmente nel 2024 (24 febbraio – 2 marzo), nonostante la città e anche la struttura che ospita l’evento sia stata severamente colpita lo scorso ottobre dal violentissimo urgano Otis, abbattutosi sulle coste messicane del Pacifico e in particolare su questa perla del turismo internazionale. Purtroppo a due mesi dal tragico evento la situazione in città è tutt’altro che tornata alla normalità: di fondi dal governo centrale ne sono arrivati pochi, la ricostruzione sta andando a rilento, le difficoltà quotidiane per la popolazione restano molte.
    Tuttavia il torneo è sostenuto da uno degli uomini più ricchi del mondo, il magnate messicano delle telecomunicazioni Carlos Silm con la suaTelCel, title sponsor dell’evento, che si è impegnato personalmente per aiutare la ricostruzione non solo delle strutture del torneo – ospitate all’interno del lussuoso hotel Princess, sulla Playa Diamante della località – ma anche di altre aree della città pesantemente danneggiate dall’uragano.
    Nella nota del torneo affidata ai social si legge infatti: “L’Abierto Mexicano de Tenis non si gioca solo ad Acapulco ma per Acapulco, generando un impatto positivo sull’economia locale e sulla comunità, fornendo vitalità a settori come il turismo, i trasporti, la gastronomia e l’ospitalità, compresa la creazione di posti di lavoro nella regione. Con questa celebrazione riaffermiamo al mondo che Acapulco è in piedi. Oggi, il torneo non solo celebra il tennis, ma rappresenta anche l’unità e il rinnovamento necessari per costruire un’Acapulco ancora più grande. Con l’aiuto di tutti i messicani, faremo risplendere Acapulco. Benvenuti all’Open di tennis messicano! Sempre con te Acapulco!”.

    Alcuni campioni della racchetta, tra cui Dimitrov, Tsitsipas e Zverev, hanno lanciato nelle scorse settimane anche una raccolta fondi per aiutare il torneo e soprattutto la popolazione colpita dal disastro.
    L’Abierto de Tenis vanta una lunga storia. Dopo le prime edizioni organizzate a Città del Messico (1993 – 2000), il torneo si è spostato ad Acapulco, letteralmente su una delle spiagge più belle della città in una struttura alberghiera a 5 stelle. Si è giocato su terra battuta fino al 2013, quando fu deciso di passare al sintetico outdoor vista la vicinanza con il Masters 1000 di Indian Wells.
    Verso le fine degli anni 2000, in Messico cercarono di dare una “spallata” all’allora Masters Series di Indian Wells, che versava in difficoltà economiche per la fine di importanti contratti di sponsorizzazione. Si era praticamente arrivati all’accordo per strappare lo status di MS all’evento californiano, ma quando lo champagne era già pronto per essere stappato, l’allora direttore di Indian Wells Charlie Pasarell trovò una nuova copertura finanziaria, salvando il torneo. Dopo qualche anno arrivò il magnate di Oracle Larry Ellison, prima come sponsor e poi come acquirente della data. Grande appassionato di tennis, Ellison investì pesantemente nell’evento facendolo diventare uno degli appuntamenti più importanti, ricchi e meglio organizzati nella stagione tennistica. Acapulco si è attestato come ATP 500 di ottima qualità, molto seguito dagli appassionati locali e da tanti viaggiatori (soprattutto statunitensi) che approfittano dell’evento per unire tennis a vacanza. Dal 2022 è stato inaugurato il nuovo stadio, Arena GNP Seguros.
    Tra i vincitori ad Acapulco figurano campioni come Nadal, Moya, Kuerten, Ferrer, Thiem, Kyrgios e Zverev. Il campione in carica è Alex de Minaur.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Novità nel calendario ATP 2024: torna Gijon, Astana si sposta ad Almaty

    Palacio de Deportes la Gijon

    Il calendario ATP 2024 ha subito alcune interessanti modifiche nella parte autunnale, post US Open. Attraverso il sito ufficiale, l’ATP ha comunicato che il prossimo anno tornerà il torneo 250 di Gijon, in Spagna. Si disputerà nella settimana 45, in contemporanea a quello di Metz, in Francia, dal 3 al 9 novembre, appena prima delle ATP Finals di Torino.
    Disputato solo nel 2022, l’evento nelle Asturie ebbe un ottimo riscontro da parte di pubblico e giocatori (fu vinto da Andrey Rublev), ma gli organizzatori non riuscirono a tenere la data anche per il 2023, nonostante un solido business plan potenzialmente quinquennale. Quest’anno, dopo lo scoppio della guerra in Medio Oriente, gli spagnoli hanno provato a prendere last-minute la data di Tel Aviv, ma alla fine il torneo si è spostato a Sofia, in Bulgaria. Adesso arriva la fumata bianca e il ritorno dell’evento indoor spagnolo, sostenuto dalla federazione iberica e dalla società Watergen. La sede sarà la stessa del 2022, il bel Palacio de Deportes la Gijon.
    Con l’inserimento di Gijon, si sposta alla settimana 42 (14-20 ottobre) il torneo 250 di Stoccolma. Nella stessa settimana l’ATP 250 precedentemente organizzato ad Astana si trasferirà ad Almaty, precisamente all’Almaty Arena, il più grande impianto sportivo del Kazakistan. La città è stata la capitale del paese per quasi 70 anni ed è il centro finanziario, scientifico, culturale, economico, storico e industriale del paese asiatico.
    Si è parlato molto nel 2023 della possibilità di vedere di nuovo un evento autunnale in Italia, magari a Firenze dopo l’ottimo successo del torneo 2022, con la vittoria di Auger-Aliassime e la semifinale di Lorenzo Musetti (che poi vinse a Napoli, torneo questo che ebbe invece vari problemi organizzativi). Con le novità appena apportate al calendario, sembra tramontare quest’ipotesi che certamente avrebbe arricchito l’offerta di tennis in Italia e sarebbe stata assai gradita agli appassionati.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO