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    Sinner inarrestabile a Indian Wells, batte Shelton con la 18esima vittoria consecutiva

    Jannik Sinner (foto Getty Images)

    Inarrestabile. Jannik Sinner a Indian Wells e in tutto il 2024 è inarrestabile, più forte di tutto e di tutti. Il servizio super e la grande potenza di Ben Shelton riesce a contenere l’azzurro per un set, ma quando il punto “scotta” e diventa decisivo, la straordinaria qualità tecnica e mentale dell’altoatesino sale in cattedra e si prende tutto. Sinner batte Shelton negli ottavi di finale del primo Masters 1000 della stagione, 7-6(4) 6-1 lo score al termine di una partita molto interessante e assai intensa nel primo set, che gli regala la 15esima vittoria del 2024 e 18esima consecutiva (la n.150 sul cemento in carriera) e gli apre le porte dei quarti di finale dove lo attende in ceco Jiri Lehecka.
    La faccia di Shelton dopo aver abbracciato cordialmente Sinner alla conclusione dell’incontro è la miglior foto della partita. Ben è consapevole di aver dato tutto, ha lottato su ogni palla, rischiato e attaccato anche bene, ma contro la risposta clamorosa dell’azzurro e la sua intensità non c’è niente da fare. Il livello attuale di Jannik è mostruoso, la sua solidità regge ogni assalto, i suoi fendenti dalla riga di fondo e la sua progressione stroncano ogni difesa. Sinner ha chiuso l’incontro con 11 vincenti di diritto e 17 complessivi, ma quel che i numeri non raccontano la sua terrificante abilità nel giocare bene i punti che contano, mai una scelta errata. L’unico passaggio a vuoto Sinner l’ha avuto servendo per il primo set sul 5-4, lì ha regalato due diritti con un po’ di fretta, ed è stato bravo Shelton ad attaccare e non regalare niente. Jannik ha cercato di riprendersi il vantaggio nel game successivo, ha mancato di pochissimo un paio di passanti, ma al tiebreak è stato superiore. Anche nel “decider” una piccola sbavatura, un doppio fallo; poco male, con una risposta clamorosa per profondità e velocità ha sbaragliato un’eccellente prima palla del rivale, si è preso di prepotenza il punto che gli ha dato il successo.
    Sinner è duro, durissimo. Lucido e intenso. È sostenuto da una condizione fisica fantastica che gli consente di essere super reattivo e veloce in campo. Non è mai in affanno anche quando è costretto alla rincorsa estrema, e trova equilibrio per colpire colpi tutt’altro che banali, come il passante irreale col diritto nel primo punto del tiebreak, un’esecuzione che quasi tutti i colleghi si immaginerebbero nemmeno di provare, ancor più in un tiebreak. Sinner ha una fiducia totale nel suo tennis, si vede chiaramente dalla tranquillità e grinta con le quali affronta le fasi delicate della partita. Non subisce mai, va a prendersi il punto o trova contro mosse sempre interessanti. Shelton c’ha davvero provato con tutto il suo arsenale, ma il suo colpo principale, il servizio, è stato svalutato dall’eccezionale risposta di Sinner. 4 Ace e 6 doppi falli per Shelton… numeri per lui terribili, che si spiegano con le molte risposte splendide dell’azzurro, e anche con la tensione derivata dalla consapevolezza che se non trova un super servizio, l’altro nello scambio lo massacra. Una violenza psicologica pazzesca, accusata oggi da Shelton ma da tutti gli avversari di Sinner nel 2024. Un Sinner forte, con piccole sbavature ma davvero difficilissimo da superare. La sua corsa nel 2024 continua, nei quarti c’è Lehecka. Sinner resta al momento inarrestabile.
    Marco Mazzoni

    La cronaca
    La partita scatta con Shelton alla battuta. La sua palla corre a velocità folli e con quell’effetto mancino assai difficile da gestire, ma fin dai primi punti è Sinner a mettere in chiaro i rapporti di forza: la risposta di Jannik è pungente, solida, sfida la battuta terrificante dell’americano con altrettanta aggressività ed efficacia. Impressionante lo schema di Sinner nel secondo punto, impatto clamoroso in risposta, la palla atterra nei piedi di Ben che a malapena la rimanda di là, ed è un fulmine Jannik nell’avventarsi con un diritto micidiale nell’angolo. Un uno-due pugilistico da K.O. Shelton capisce immediatamente che deve chiedere gli straordinari al servizio, che deve essere straordinario in tutto se vuole fare partita pari con il  nuovo campione Slam e tennista finora imbattuto. Rischia tutto, anche col diritto dopo la battuta, e si butta avanti per scappare dai colpi profondi e intensi dell’azzurro. Un solo game, ma il livello di gioco è altissimo. Il servizio di Sinner è subito efficace, sotto gli occhi di coach Cahill che annuisce convinto allo schema battuta esterna – accelerazione in contro piede col diritto. Jannik inchioda il rivale sul rovescio – colpo che tende soprattutto a tagliare – e poi via accelerazione dall’altro lato al terzo colpo, quando la difesa in corsa estrema diventa difficilissima. 1 pari, solidità estrema di Sinner. La prima scossa del match arriva nel quarto game, il più duro di tutto l’incontro e giocato con qualità notevole da entrambi di giocatori. Shelton regge, risponde e costringe Sinner a difendersi. Con una splendida risposta d’incontro di rovescio e poi un attacco prepotente col diritto, Ben si procura le prime due palle break del match sul 15-40. Durissimo e concreto Jannik, servizio al corpo per non dare angolo al rivale e via diritto a tutta in lungo linea, le cancella entrambe, ma non è finita qua… Shelton trova un gran diritto, carico e offensivo, che sorprende l’azzurro, per la terza chance. Ben gioca uno scambio favoloso, trova l’angolo del campo con un diritto lungo linea terrificante, solo il Sinner divino di quest’avvio di stagione riesce ad arrivarci e rimandare un difesa credibile, con troppa foga nell’attacco l’americano esagera col diritto. Non sfrutta nemmeno una quarta palla break, Sinner trova un servizio esterno a 132 miglia, imprendibile. Si salva Jannik, davvero fortissimo nelle 4 palle break, per il 3-2. Nel game seguente è Sinner ad aver la chance per scappare via, fantastica la risposta col diritto sul 30 pari, ma si salva col servizio l’americano. Il miracolo non gli riesce sulla seconda palla break (strappata con una deviazione fortunata del nastro sul passante), rischia la seconda di battuta e commette un doppio fallo. BREAK Sinner, avanti 3-2 e servizio. È imprendibile l’azzurro, veleggia con grande ritmo nei suoi game, fino al 5-4, quando serve per chiudere. Qua il set torna in bagarre, e grande spettacolo. Jannik spinge tanto, rischia col diritto e chiude in avanzamento; ma commette anche due brutti errori (una stecca clamorosa). Non sfrutta un set point sul 40-30, il nastro stavolta è amico di Shelton… che nel punto seguente attacca con potenza e precisione, strappando una palla del contro break. Sinner è il primo a sbagliare nello scambio, un rovescio al centro piuttosto banale gli vola via, ma la palla viaggiava davvero tanto. Contro Break, 5 pari. Shelton è in grave difficoltà al servizio, sotto l’aggressività massima di Sinner che vuole immediatamente riprendersi il vantaggio appena perso. Apre il campo in risposta, fa correre l’americano come la palla impazzita di un flipper, micidiale il forcing di Jannik che vola 0-40. Non sfrutta le prime Sinner, c’era un discreto spazio per il passante ma lo manca di poco (gran coraggio Shelton nel buttarsi a rete, c’è grande spettacolo), sulla terza bravo Ben. Il set si decide al tiebreak, e qua Sinner sale in cattedra. Si prende il primo punto in risposta il pusterese trovando un passante col diritto in corsa estrema praticamente impossibile, come è riuscito ad uncinare la palla e metterla nei piedi dell’americano resta un mistero. Poi fa scoppiare la palla con diritto offensivo e smash perfetto, mentre scocca l’ora di gioco. Un Ace gli vale il 3-0. Sul 4-1 arriva la reazione di Shelton, che tira un rovescio lungo linea dall’angolo improvviso, davvero bello. Un doppio fallo costa a Jannik il secondo punto di fila perso alla battuta, lo score segna 4 pari, pandemonio sugli spalti. Qua Shelton subisce la risposta profondissima, d’incontro, micidiale nei piedi di Sinner, che vola di nuovo avanti 5 punti a 4 e poi è freddo a chiudere con un servizio carico di spin, che sorprende l’americano, e sul 6-4 con lo schema diventato granitico nel suo gioco, servizio esterno e via botta col diritto terrificante. 7 punti a 4, un gran set, divertente e grande qualità, con il Sinner splendido di questo anno benedetto e uno Shelton mai domo. 14 vincenti a 10 per l’azzurro, 17 gli errori di Shelton.
    La resistenza dell’americano dura il primo set. Nel secondo Jannik scatta con un solido turno di servizio e quindi mette la freccia in risposta. Risponde sempre, propone palle scomode all’americano, che sbaglia per troppa foga. Pure un doppio fallo, ma un pessimo diritto d’attacco a costargli il BREAK che manda Sinner 2-0. È l’allungo decisivo, Jannik nei suoi turni di servizio gioca col pilota automatico, serve bene e non concede più niente, mentre Shelton ormai ha perso campo, è calato nell’intensità delle sue difese e anche col servizio fa più fatica a tener ferma la grande qualità in risposta dell’azzurro. Domina il campo Sinner, è un fulmine nell’entrare con i piedi e spingere la palla con colpo di grande profondità e accuratezza, rischio basso e grande rendimento. Con un parziale di 14 punti a 2 Jannik vola 3-0. Shelton commette ben due doppi falli nel quarto game, ormai è sotto assedio costante e solo con qualche servizio perfetto riesce ad arginare la prepotenza dell’azzurro. Salva una palla break e si porta 1-3, ma in risposta non riesce a far niente. Servendo sotto 1-4, Shelton esagera col diritto e poi un altro doppio fallo, 0-30. Vince un punto rocambolesco, ma ormai è in balia di un Sinner troppo solido. Concede il secondo break del set sul 30-40, punito dal doppio passante di Jannik, uno stretto difficile da rigiocare e quindi il secondo a campo spalancato. Chiude in bellezza Jannik, con un turno a servizio a zero, un servizio potente sulla riga e la risposta di Ben vola via. Cordiale l’abbraccio sulla rete, ma la faccia di Shelton tornando nel suo angolo dice tutto: Sinner è un marziano, ho dato del mio meglio, nel secondo set mi ha stritolato… Continua la corsa di Sinner, inarrestabile.
    Marco Mazzoni

    [16] Ben Shelton vs [3] Jannik Sinner ATP Indian Wells Ben Shelton [16]61 Jannik Sinner [3]76 Vincitore: Sinner ServizioSvolgimentoSet 2J. Sinner40-30 15-0 30-0 40-01-5 → 1-6B. Shelton 0-15 0-30 df 15-30 15-40 30-40 ace ace1-4 → 1-5J. Sinner 15-0 15-15 30-15 30-30 40-30 40-40 A-401-3 → 1-4B. Shelton 15-0 15-15 df 30-15 40-15 40-30 40-40 40-A 40-40 A-40 40-40 df A-400-3 → 1-3J. Sinner 0-15 15-15 30-15 40-150-2 → 0-3B. Shelton 0-15 0-30 df 15-30 15-400-1 → 0-2J. Sinner 15-0 ace 30-0 40-00-0 → 0-1ServizioSvolgimentoSet 1Tiebreak0*-0 0-1* 0-2* 0*-3 ace 1*-3 1-4* 2-4* 3*-4 df 4*-4 4-5* 4-6*6-6 → 6-7J. Sinner 15-0 30-0 40-0 ace6-5 → 6-6B. Shelton 0-15 0-30 0-40 15-40 30-40 40-40 A-405-5 → 6-5J. Sinner 15-0 15-15 30-15 30-30 40-30 40-40 40-A4-5 → 5-5B. Shelton 0-15 15-15 30-15 40-15 40-303-5 → 4-5J. Sinner 15-0 30-0 40-03-4 → 3-5B. Shelton 15-0 ace 30-0 ace 30-15 30-30 40-302-4 → 3-4J. Sinner 0-15 15-15 30-15 40-152-3 → 2-4B. Shelton 15-0 15-15 15-30 30-30 30-40 40-40 40-A df2-2 → 2-3J. Sinner 0-15 15-15 15-30 15-40 30-40 40-40 40-A 40-40 40-A 40-40 A-402-1 → 2-2B. Shelton 15-0 30-0 ace 40-0 40-15 40-30 df1-1 → 2-1J. Sinner 15-0 30-0 40-0 40-151-0 → 1-1B. Shelton 15-0 15-15 15-30 30-30 40-30 40-40 A-400-0 → 1-0

    Shelton (🇺🇸) vs Sinner (🇮🇹)**SERVICE STATS:**– Serve Rating: 234 vs 298– Aces: 4 vs 3– Double Faults: 6 vs 1– First Serve: 47/70 (67%) vs 44/65 (68%)– 1st Serve Points Won: 27/47 (57%) vs 34/44 (77%)– 2nd Serve Points Won: 10/23 (43%) vs 13/21 (62%)– Break Points Saved: 6/9 (67%) vs 4/5 (80%)– Service Games Played: 9 vs 10
    **RETURN STATS:**– 1st Serve Return Points Won: 10/44 (23%) vs 20/47 (43%)– 2nd Serve Return Points Won: 8/21 (38%) vs 13/23 (57%)– Break Points Converted: 1/5 (20%) vs 3/9 (33%)– Return Games Played: 10 vs 9
    **POINT STATS:**– Net Points Won: 12/21 (57%) vs 14/18 (78%)– Winners: 16 vs 16– Unforced Errors: 16 vs 6– Service Points Won: 37/70 (53%) vs 47/65 (72%)– Return Points Won: 18/65 (28%) vs 33/70 (47%)– Total Points Won: 55/135 (41%) vs 80/135 (59%)
    **SERVICE SPEED:**– Max Speed: 224 km/h (139 mph) vs 213 km/h (132 mph)– 1st Serve Average Speed: 193 km/h (119 mph) vs 195 km/h (121 mph)– 2nd Serve Average Speed: 166 km/h (103 mph) vs 149 km/h (92 mph) LEGGI TUTTO

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    Ruud: “Ho perso peso e sono più rapido in campo. La serie Break Point? Non perdo tempo a vederla”

    Casper Ruud (foto Getty Images)

    Un Casper Ruud inaspettatamente frizzante nelle dichiarazioni rilasciate nel torneo di Indian Wells, dove negli ottavi di finale sfiderà il francese Gael Monfils. L’inattesa e per noi italiani “bellissima” sconfitta di Djokovic per mano di un Luca Nardi stellare ha aperto una vera autostrada nella parte alta del tabellone del primo Masters 1000 dell’anno, e proprio Ruud, zitto zitto, potrebbe essere a questo punto il vero sfidante per Medvedev, o eventualmente Rune/Dimitrov per accedere in finale.
    Dopo un 2023 sotto tono, eccetto la finale raggiunta a Roland Garros, quest’anno è ripartito con altro piglio, come dimostra l’ottimo tabellino di 15 vittorie e solo 3 sconfitte. In Messico ha brillato, ma non è riuscito a vincere le finali di Los Cabos prima e Acapulco poi. Risultati ottenuti grazie ad un livello di gioco molto alto, sostenuto da un vigore nella spinta e mobilità che lo scorso anno erano davvero smarrite. Casper ha raccontato di aver fatto qualche passo indietro, riprendendo le abitudini delle stagioni precedenti e la stessa preparazione invernale che l’aveva portato nel 2022 al n.2 del mondo, addirittura con la possibilità di diventare clamorosamente n.1 se avesse battuto Alcaraz nella finale di US Open.
    “Prima del 2023, non ho avuto alcuna offseason, o preseason come nel passato. Ho deciso di unirmi a Rafa e giocare qualche partita di esibizione in Sud America, cosa che non mi ha lasciato il tempo per fare una vera e propria preseason prima della stagione 2o23. Quindi, dopo l’Australia l’anno scorso, mi sono preso quattro settimane di pausa dai tornei per fare un po’ di preseason. Ci siamo concentrati molto sul sollevamento pesi e sulla costruzione di massa muscolare. Credo che questo mi abbia reso un po’ troppo rigido nei movimenti, troppo pesante. Questo mi ha portato forse a non essere così leggero sui piedi, veloce nelle reazioni e così via. Quindi è stato qualcosa che ho sentito per diversi mesi l’anno scorso che mi ha infastidito un po’. Non sono stato abbastanza veloce. È qualcosa su cui abbiamo lavorato questo anno in modo più specifico, sul regime di fitness per fare altri esercizi, non tanto tipo di sollevamento pesi come abbiamo fatto l’anno scorso, e penso che abbia funzionato bene”.
    Ma oltre alla preparazione “old style”, ecco il segreto del suo ottimo tennis attuale.
    “Mi muovo molto meglio perché sono riuscito a perdere quattro chili. Prima ne pesavo 84 e ora peso 80 kg. Mi sento più flessibile e più veloce, ma non ho perso potenza nei colpi. Ho ridotto un po’ il consumo di carboidrati e ho rinunciato ai dolci e al cioccolato, ma non ho seguito una dieta ferrea” afferma Ruud. “Con un nuovo regime alimentare e allenamenti specifici, mi sento più elastico e reattivo. È più importante della potenza pura”.
    L’altro segreto? Giocare molto a golf… “Qua ho potuto giocare solo due round perché sono arrivato domenica dopo Acapulco. Lunedì e giovedì ho giocato, e mi ha aiutato molto a rilassarmi. Giocando a golf mi diverto e mi aiuta anche per la concentrazione che è necessaria per eseguire i migliori colpi. Vorrei poter giocare di più, ma devo concentrarmi anche sul tennis. Qua di sicuro i campi da golf sono fantastici… Non gioco mai il giorno prima di una partita. Per assurdo quando gioco con mio padre e il mio amico, giochiamo per davvero, c’è competizione! In realtà mi sento piuttosto stanco dopo aver giocato 18 buche perché è una battaglia dal primo all’ultimo colpo! Giocare quattro ore a golf il giorno prima di una partita non è qualcosa che faccio di solito. Forse quando il torneo sarà finito potrò giocarne un altro”.
    Caustica la sua risposta alla domanda sulla chiusura anticipata della serie Netflix “Break Point”, che molto aveva fatto discutere tra i giocatori e che ha avuto un modestissimo seguito tra gli abbonati della piattaforma di streaming. “Non ho visto nessun capitolo, tranne uno che mi coinvolgeva. Naturalmente non sono rimasto colpito dal programma. C’è voluto troppo tempo, era tutto molto scenografico… ho dovuto invitarli a prendere un caffè durante il Roland Garros e chiacchierare per due ore per avere più tempo sullo schermo, e non sono riuscito a trovare quello spazio, non ne ho voglia e non sono quel tipo di persona. Non investirei il mio tempo guardando una serie del genere mentre posso giocare a golf o fare cose che considero positive per la mia vita e la mia carriera. Ciò che ho visto non ha attirato per niente la mia attenzione, per questo ho rinunciato a guardare gli altri episodi”.

    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Sinner tocca 17 vittorie di fila, è il nuovo record storico per un tennista italiano

    Jannik Sinner (foto Getty Images)

    La netta e convincente vittoria di Jannik Sinner su Jan Lennard Struff nel terzo turno del Masters 1000 di Indian Wells segna un nuovo impressionante record del n.3 al mondo per il tennis italiano. Jannik infatti è ancora imbattuto nel 2024, dopo i successi agli Australian Open e Rotterdam, con una striscia di 14 vittorie e zero sconfitte. La striscia complessiva di vittorie tuttavia, includendo anche il 2023, è di 17 match consecutivi, visti i tre singolari vinti da Jannik a Malaga nella Final 8 di Davis Cup. Con 17 successi consecutivi, Sinner stabilisce la più lunga striscia vincente per un tennista italiano dall’Era Open, superando le 16 vittorie ottenute da Adriano Panatta nel 1976.
    Curiosamente anche Panatta aveva dato il via alla sua striscia magica di imbattibilità in Coppa Davis, nel marzo del 1976, con un successo con la maglia azzurra contro l’allora Jugoslavia in singolare, e non perdendo più sino al primo turno del torneo di Nottingham. Nel mezzo, riportò la vittoria agli Internazionali d’Italia e soprattutto a Roland Garros, in quel che era l’ultimo successo Slam per un tennista italiano fino al magico Australian Open di Sinner lo scorso gennaio.
    Sono passati ben 48 anni dal record di Panatta, ora superato da Sinner. Erano stati 47 gli anni di attesa per riportare la Davis in Italia, sempre grazie a Jannik trascinatore del team azzurro in finale, tra vittorie in singolare e in doppio. Jannik Sinner a furia di successi e prestazioni magistrali sta letteralmente riscrivendo la storia del tennis italiano. Tra le tante statistiche, una perla assoluta è quella del suo attuale best ranking di n.3 ATP, posizione più alta mai raggiunta da un azzurro da quando la classifica è calcolata al computer (e lunedì prossimo potrebbe teoricamente scalare ancora un gradino al n.2 se nel torneo farà meglio di Alcaraz, essendo appunto Jannik n.2 nel Live Ranking).
    Molto sereno Jannik dopo la vittoria su Struff, è totalmente focalizzato sul suo tennis: “Sento di avere fiducia nei miei colpi.“Ecco perché lavoro duro, cercando di avere buone sensazioni. Ci sono giorni buoni e giorni peggiori. Oggi mi sono sentito davvero bene in campo. Vediamo cosa succederà nel prossimo round”. Per allungare la striscia a 18 vittorie e continuare la corsa nel torneo californiano, dovrà superare Ben Shelton.
    Queste le 17 le vittorie consecutive di Sinner:
    Davis Cup 20231. Tallon Griekspoor 7-6 (7-3) 6-12. Novak Djokovic 6-2 2-6 7-53. Alex de Minaur 6-3 6-0
    Australian Open 20244. Botic van de Zandschulp 6-4 7-5 6-35. Jesper de Jong 6-2 6-2 6-26. Sebastian Baez 6-0 6-1 6-37. Karen Khachanov 6-4 7-5 6-38. Andrey Rublev 6-4 7-5 (7-5) 6-39. Novak Djokovic 6-1 6-2 6-7 (6-7) 6-310. Daniil Medvedev 3-6 3-6 6-4 6-4 6-3
    ATP 500 Rotterdam Open 202411. Botic van de de Zandschulp 6-3 6-312. Gael Monfils 6-3 3-6 6-313. Milos Raonic 7-6 (7-4) 1-1 ret14. Tallon Griekspoor 6-2 6-415. Alex de Minaur 7-5 6-4
    Masters 1000 Indian Wells 202416. Thanasi Kokkinakis 6-3 6-017. Jan-Lennard Struff 6-3 6-4

    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Javier Frana: “Sinner oggi è il più forte. La rivalità con Alcaraz renderà entrambi migliori, ma il cambiamento costa”

    Javier Frana

    “Ho parlato di Sinner con Sebastian Gutierrez, coach di Baez, dopo la vittoria dell’italiano contro l’argentino all’Australian Open. Oggi Jannik è il più forte, ha una marcia in più. È come nella Formula 1, quando una macchina compie un giro perfetto e stacca tutti gli altri, con dettagli piccoli in ogni curva che fanno la differenza. Ecco, Sinner è stata quella macchina, la migliore”. Così Javier Frana, argentino ex top30 ATP e oggi apprezzato analista per la versione latina di ESPN, ha parlato dell’azzurro in un’interessante intervista rilasciata a Clay. Era un tennista “diverso” dai suoi connazionali Frana, era un vero attaccante, molto incisivo anche sull’erba, quando a Wimbledon la palla schizzava via bassissima e gli scambi erano rarefatti. Proprio l’aggressività e il gioco offensivo a suo dire sono le parti nelle quali Sinner è migliorato maggiormente, fattori che gli hanno permesso di spiccare il volo.
    “Di Sinner mi impressiona la fluidità con cui gioca, la naturalezza con cui fa le cose alla massima velocità” continua Frana. “Anche come si difende ha in situazioni impegnative. Difende in maniera incredibile, ha migliorato tantissimo come conduce lo scambio con una palla controllata ma di grande velocità. La sua palla corre molto senza troppi sforzi. È come se non lo vedessi mai sopra a un ritmo di controllo, eppure gioca con ragazzi che lo mettono sotto pressione. Gli altri al suo ritmo sono costretti a correre da una parte all’altra con la marcia al limite e non reggono. Ciò che ha è davvero encomiabile. Un ragazzo che serve forte, risponde bene, difende incredibilmente, attacca bene… Sinner sta facendo tutto bene e lo sta portando avanti con molta forza e stabilità. Il miglioramento nell’aggressività in campo è stato decisivo”.
    Per l’argentino la rivalità tra Sinner e Alcaraz segnerà i prossimi anni, e sarà utilissima ad entrambi per alzare il proprio livello di gioco, stimolandosi l’uno con l’altro. “Non sono mai stato bravo a prevedere il futuro. Ovviamente Sinner e Alcaraz sono due di quelli che possono comandare. La rivalità tende a creare una sfida per superare l’avversario diretto, e questo può essere molto interessante tra Sinner e Alcaraz. A volte ti alleni per un’evoluzione generale e talvolta per cose specifiche che puntano alla “rivalità con” o al “superamento”. Lo abbiamo vissuto e lo hanno detto i più grandi, può accadere tra Sinner e Alcaraz. Federer, Nadal e Djokovic in un certo senso hanno dovuto evolversi, l’attenzione era sul perché l’altro li stava superando. Jannik e Carlos finiranno per aiutarsi a vicenda. È come il virus e il sistema immunitario. Se il sistema immunitario non subisce alcuna invasione, finisce per indebolirsi. Così si rafforzano a vicenda, perché è bello avere qualcuno che ti toglie sempre momenti e titoli, ma allo stesso tempo ti dà tanto. Se Nadal e Federer, e anche Djokovic, non fossero stati così simultanei, non so se sarebbero durati così a lungo, o se avrebbero superato così tante volte le loro versioni per così tanto tempo”.
    Frana dice la sua sul tema “caldo” sollevato da Andy Roddick, la relativa debolezza del servizio di Alcaraz. “Guarda, penso che tutti abbiano spazio per lavorare e migliorare. Il problema è che è sempre più facile individuare ciò che manca dall’esterno, mentre è difficile aggiustare giorno per giorno il tuo giocatore. Ricordo quando ero con Nico Jarry ed era difficile per lui trovare più consistenza. “Jarry deve tenere di più la palla in campo”, diceva pinco pallino. E sì, era ovvio, pensi che nessuno lo sapesse? Il problema è come ci lavori, come il giocatore lo assimila. Con il livello di eccellenza che hanno oggi i team, non credo ci sia un solo top player ignaro di cosa è carente nel suo tennis. Ma la gestione del cambiamento è cruciale e non sempre facile. Ci sono giocatori che di fronte ai cambiamenti vanno nel panico, perdono il tempismo e iniziano a smarrirsi. Al giorno d’oggi è costoso apportare alcune modifiche. Bisogna scegliere bene il momento e preparare bene il terreno in anticipo” conclude Frana.
    Un discorso molto stimolante quello finale, la difficoltà di gestire il cambiamento. Frana ha centrato un punto focale, spesso ignorato quando si parla di tennisti in evoluzione. Il cambiamento “costa”. Se un giovane ha già raggiunto buoni risultati, ma ha bisogno di modificare certe cose, deve prendersi il rischio di cambiare per alzare di nuovo il livello e accettare anche momenti difficili, perché cambiare ti porta a perdere certezze e quasi sicuramente ad affrontare momenti agonistici difficili, magari periodi di sconfitte. E le sconfitte costano care: perdi punti in classifica, attiri critiche, perdi fiducia e magari è dura ritrovarla, restando convinti che cambiare è stata la scelta corretta sul lungo periodo. Nel mondo sportivo di oggi, dove tutto corre ancor più rapido della palla, non c’è tempo per migliorare, è necessario vincere. Ma per vincere si deve migliorare ed è necessario anche prendersi il tempo per sbagliare finalizzato all’apprendimento. Si rischia di entrare in un circolo vizioso dal quale uscire può essere assai scomodo.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Il Queen’s club potrebbe ospitare un WTA 500 la settimana seguente a Roland Garros

    Il Queen’s Club di Londra

    Il tennis femminile potrebbe tornare al Queen’s Club di Londra per un torneo pre-Wimbledon per la prima volta dal 1973. L’importante indiscrezione viene dalla BBC, che riporta un piano della LTA (Federtennis britannica) per spostare il torneo di Eastbourne (attualmente di categoria WTA 500) nella capitale, presso lo storico e affascinante impianto “della Regina”, che ospita l’evento ATP 500 maschile in preparazione ai Championships. Il torneo femminile si disputerebbe subito dopo a Roland Garros, con quello maschile che lo seguirebbe la settimana seguente, come da tradizione due settimane prime di Wimbledon. Questa novità potrebbe essere annunciata a breve, ma entrerebbe a regime nella stagione 2025. Secondo il progetto della LTA, Eastbourne rimarrà al suo posto, nella settimana prima di Wimbledon, ma probabilmente verrà declassato allo status WTA 250.
    Margaret Court, Chris Evert e Ann Jones sono alcune delle campionesse che vinsero tutti il titolo femminile al Queen’s, disputato sino al 1973.
    L’idea è nata per aumentare la visibilità e prestigio del tennis femminile sui prati. Un eventuale ritorno al Queen’s Club in preparazione ai Championships sarebbe certamente una bella vetrina per lo sport nel Regno Unito, con un interesse notevolmente cresciuto grazie all’impresa di Emma Raducanu a US Open e il recente salto di qualità di Katie Boulter, entrata nelle migliori 30 del ranking femminile.
    Tuttavia ci sono ancora delle questioni irrisolte sul tavolo. Intanto è scontato che molti top player preferiscono non partecipare a un torneo nella settimana successiva a uno Slam. Lo dimostra il fatto che l’anno scorso solo cinque delle migliori 20 giocatrici hanno partecipato ai tornei WTA di s-Hertogenbosch e Nottingham nella settimana successiva agli Open di Francia.
    Il vero punto di domanda tuttavia è quello relativo alla tenuta dei campi in erba: in che stato li troverebbero i protagonisti dell’ATP 500 maschile dopo una settimana di competizione femminile? Le ricerche condotte per la LTA e l’All England Club suggeriscono che una settimana di partite femminili causa meno stress all’erba rispetto a un carico simile di partite maschili, ma se ricordiamo la condizione dei prati nella seconda settimana di Wimbledon gli uomini inizierebbero il loro torneo su campi già piuttosto usurati. Non per tutti è un problema, anzi… terreni meno scivolosi e più adatti al gioco da fondo campo ormai dominante sul tour, ma… allora che torneo su erba sarebbe?
    “La LTA e l’All England Club hanno rivisto la stagione sull’erba con l’intenzione di migliorare l’esperienza per tifosi e giocatori”, ha affermato la LTA in un comunicato. “Continuiamo a discutere del futuro calendario sui campi in erba con ATP e WTA, tuttavia al momento non è stata presa alcuna decisione definitiva”.
    In attesa della decisione ufficiale, sarebbe affascinante ritrovare le donne nel torneo londinese. Da anni importanti osservatori chiedono anche un ritorno di un torneo femminile a Monte Carlo, dove le donne giocarono dal 1947 al 1982. Vista la volontà di ATP e WTA di unire sempre più le proprie forze, chissà che questi progetti non possano davvero diventare realtà.
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    Agassi sul tennis di Alcaraz: “Quando è troppo statico gioca con meno convinzione”

    Agassi con Alcaraz a Las Vegas

    Una delle qualità fondamentali di un tennista è saper leggere le situazioni e trovare una risposta immediata. La capacità di analisi in tempi minimi può essere la differenza tra un buon tennista e un campione. In questo Andre Agassi è stato una vera leggenda. Il Kid di Las Vegas ricorda anche a distanza di anni punti cruciali della sua carriera, le situazioni e come le ha gestite, nel bene o nel male. È sempre stato bollato come l’emblema dell’istinto, ma realtà la sua mente processava a velocità della luce migliaia di informazioni, tanto che nella seconda parte della sua carriera, quando ha “deciso” di fare davvero il professionista a 360°, è diventato superbo sul piano tattico e pure molto longevo. Per questo non stupisce che oggi sia uno dei più precisi ed interessanti osservatori del gioco.
    Nella sua città natale Andre ha potuto osservare da vicino e con grande attenzione Carlos Alcaraz, protagonista della faraonica esibizione con Nadal. Agassi ai media locali così ha parlato delle qualità dello spagnolo, individuando nel suo tennis un punto di debolezza finora poco sottolineato dagli analisti del gioco.
    “Adoro il gioco di Alcaraz in movimento, quando è in volo, la dinamica e la sua capacità di usare la geometria e il ritmo può distruggere ogni rivale“, afferma Agassi. “A volte mi preoccupa un po’ quando è statico. Quando i suoi piedi non devono muoversi tanto sembra più incerto, come se non sapesse dove dirigere tutta quell’energia e diventa così attendista, non colpisce con la stessa convinzione rispetto a quando è in movimento e può prendere il controllo del punto”.
    L’americano crede anche che Alcaraz non abbia ancora capito quale sia la sua arma più grande, ma questo non è motivo di preoccupazione visto che siamo solo all’inizio della sua carriera. “Quando guardo la capacità di Alcaraz di gestire un tale vantaggio, farà fatica a tenere le redini e non necessariamente dovrà fare più del necessario, nella maggior parte delle sue partite. Tutti i grandi capiscono su cosa è costruito il loro gioco e fanno affidamento su quello nei momenti più importanti. Mi chiedo se Carlos abbia capito su cosa farà affidamento per creare quella pressione costante per il suo avversario, qualcosa che gli dia la più alta percentuale per crearsi un vantaggio. Potrebbe affidarsi al servizio, una volée o una palla corta.  Può fare tutto. Troverà il punto di forza a cui affidarsi, ha solo 20 anni. Sarà bellissimo quando lo farà” conclude Andre.
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    Nel 2025 non ci sarà il 250 di Cordoba, in America Latina restano solo tre tornei

    L’impianto di Cordoba, Argentina

    In molti chiedono un rafforzamento della breve leg di tornei in America Latina, inclusi gli stessi tennisti, ma la realtà è diametralmente opposta. Secondo quanto afferma Jorge Salkeld, vicepresidente di Octagon, società che detiene i diritti di vari tornei nella stagione, nel calendario ATP 2025 scompare il primo torneo sul rosso in Argentina, quello di Cordoba. 
    “Nel tour sudamericano, l’anno prossimo Cordoba esce dal calendario e rimane quello che abbiamo adesso, ovvero Buenos Aires, Rio e Santiago” afferma Salkeld, come riporta il quotidiano cileno El Deportivo. “L’ATP ha iniziato a promuovere cinque Masters 1000, Madrid, Roma, Toronto, Cincinnati e Shanghai, che sono stati allungati a 12 o 13 giorni, il che ha cambiato il calendario ed è nata la necessità rimodulare il mese di luglio, per far spazio agli eventi di Toronto e Cincinnati. Inoltre, ci saranno diversi movimenti per gli ATP 250, alcuni sono diventati 500, saranno disponibili nelle stesse settimane. Questa è la motivazione del tour, proporre un prodotto, se si può dire, più alto. Per i giocatori questo significa qualche obbligo in più a giocare i 500, non sono obblighi così difficili dal mio punto di vista, perché sono buoni tornei sotto ogni aspetto; premi e punti interessanti.”
    Non a tutti i giocatori piace questa sistemazione con i 1000 “lunghi”: quando ce ne sono due di fila (vedi Madrid – Roma), se perdi due volte al primo turno significa giocare due partite in un mese… Così Salkeld: “Sento lamentele dai giocatori, a loro non piace passare due settimane nello stesso posto, perché se perdono al primo o al secondo turno, devono aspettare 12 giorni per il torneo successivo. In termini di salute, è meglio. È così che riposano, si rigenerano, si allenano. Ma psicologicamente, ai giocatori piace giocare. Sono molto competitivi. In altre parole, non gli piace fermarsi… In più, quando si infortunano, quello che desiderano di più è tornare in competizione prima possibile”.
    Nonostante le tremende polemiche per la scarsa qualità dei campi, sembra salvo il torneo di Santiago: “Abbiamo appena rinnovato i diritti per altri 4 anni. L’evento sta crescendo. Quest’anno è migliorata l’infrastruttura, le tribune, la gente è molto contenta perché prima quando stavi quassù non si vedeva bene. Abbiamo avuto un incontro con l’ATP per discutere come possiamo continuare a far crescere il torneo. Credo che opereremo costruendo un centrale ancora più capiente, perché il pubblico c’è. Le vendite erano al 95% il mercoledì sera. Martedì eravamo già all’80. I campi? Beh, ci sono stati problemi, l’ATP può multarci come da contratto, vedremo cosa succederà. Con l’ATP parliamo quotidianamente. Hanno visto come siamo intervenuti sui campi, è per questo che ci hanno permesso di giocare. Sì, questa reazione e miglioramento del manto in terra dovevamo farla 10 giorni prima del torneo. Non è stato fatto, e questo è stato l’errore, poter avere quei 10 giorni per ritoccarlo. Campo vecchio? Assolutamente no, era nuovo ma non si era assestato. Il campo era nuovo, fatto tre mesi fa, ma era necessario giocarci di più”.
    Restiamo in attesa di vedere che ne sarà del calendario ATP 2025, con le molte novità annunciate. Un punto di domanda resta il possibile Masters 1000 in Arabia Saudita prima degli Australian Open (mentre girano voci sempre più insistenti che le WTA Finals dal 2025 saranno a Jeddah, manca solo la conferma da parte della WTA), ma la “gira latina” così ridotta a soli tre tornei avrà molte difficoltà ad attrarre i migliori giocatori. È un vero peccato, poiché nei maggiori paesi sudamericani la passione per il tennis è forte e radicata, e anche a livello di risultati negli ultimi tre anni abbiamo assistito ad una crescita importante del livello medio dei tennisti argentini, cileni, brasiliani e non solo, grazie ai lungimiranti investimenti nel circuito Challenger, con molti tornei in paesi vicini che hanno creato un movimento solido e incrementato l’interesse generale.
    Pur non avendo più un Del Porto o un Kuerten, questa settimana Baez è n.19 ATP, Cerundolo n.22 e Jarry n.24. L’Argentina ha 8 tennisti in top 100, il Cile 3, e il brasiliano Joao Fonseca promette moltissimo. La stagione tennistica copre 46 settimane; che all’America Latina ne siano destinate solo 3 è francamente ingiusto e sbagliato.
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    Ruud, le certezze ritrovate

    Casper Ruud (foto Getty Images)

    A piccoli passi, sicuri e calibrati, si arriva lontano. Molto lontano. Il mantra di Casper Ruud è sempre stato questo: lavorare con tranquillità, senza frenesie, senza esagerazioni, cercando la massima intensità e consistenza in campo. In quest’avvio di 2024 il tennis di vertice sta ritrovando la miglior versione del norvegese, che nella nottata di Acapulco è stato protagonista di un’altra eccellente prestazione contro Shelton, sconfitto in tre set. Forse chi ha fatto colazione stamattina guardando un po’ distrattamente una fase della partita, non si è reso conto di che razza di tennis ha prodotto Ruud. L’ex n.2 al mondo è stato un vero “muro”, pochissimi gli errori, nessuna palla break concessa ad uno Shelton tutt’altro che dimesso, un metronomo nel proporre al rivale palle profonde, consistenti, spesso in contro piede. E che risposte contro uno dei servizi più temibili del tour.
    Ruud è in semifinale nel 500 messicano, sfiderà di nuovo Rune, contro cui conduce nettamente negli head to head. Con i punti conquistati ad Acapulco è già sicuro di tornare in top10, attualmente n.9 della classifica Live. A ripensare al gioco del norvegese l’anno scorso di questi tempi, i suoi passi in avanti sono notevolissimi. Del resto, sbagliando s’impara.

    Fantastic finish 💪@CasperRuud98 battles past Ben Shelton 6-7 6-4 6-4 to reach his first semi-final in Acapulco! #AMT2024 pic.twitter.com/sUMrxpMXbR
    — Tennis TV (@TennisTV) March 1, 2024

    Ruud dopo un 2022 strabiliante, con due finali Slam (perse), la possibilità di diventare n.1 al mondo in caso di vittoria a New York, e pure la chiusura col botto con la finale a Torino, aveva deciso di provare a cambiare qualcosa. Forse era anche un po’ tirato, stanco nel corpo e nella testa dopo un’annata bellissima ma assai faticosa. Ha cercato una preparazione differente, più leggera, “per arrivare al top in primavera – estate”, aveva detto. La realtà del campo ha parlato una lingua diversa, a lui avversa. Senza la solita enorme quantità di lavoro fisico e tecnico, Casper si è smarrito. Il suo tennis per quasi tutto il 2023, e soprattutto nei primi mesi, è stato come spuntato, carente di energia, intensità, profondità. Senza questi tre assi in mano ha perso di vista anche la sua proverbiale serenità e lucidità in campo, quella che gli fa giocare quasi tutto bene. Magari niente in modo eccezionale, ma devi batterlo in ogni punto e non è affatto facile.
    Ha cercato Ruud di inserire qualche variazione in più, tagli col servizio, anche delle discese a rete per uscire dalla sua solita pressione in progressione. Cambiare è sempre segno di intelligenza, ma è necessario farlo quando la fiducia ti consente di aggiungere ai tuoi punti di forza, non per scappare da incertezze o momenti di debolezza. Si è creata una vera frattura nel tennis di Casper, tanto che in molte sconfitte della scorsa stagione pareva quasi un …regolarista-falloso, ossia un giocatore perdente.
    Il 2023 per lui si è chiuso maluccio, niente ATP Finals, una secca sconfitta contro Cerundolo a Bercy, al termine in un autunno bigio e inconsistente, forse figlio del bruttissimo US Open, dove uscito al secondo turno, con conseguente tracollo in classifica. Fuori dai migliori dieci a inizio 2024, l’obiettivo primario era rientrarci il prima possibile. Missione compiuta. C’era riuscito semplicemente tornando ad essere “Ruud”, riprendendo quel filo spezzato cercando una diversità che, ancora, non gli appartiene.
    Casper si è allenato tanto dopo una vacanza breve, in varie location, inclusa quella Nadal Academy dove si è formato anni fa, sotto lo sguardo sapiente di zio Toni e di uno staff poco appariscente ma di grande qualità, proprio come lui. Ha scelto di partire a testa bassa, spingendo forte su fisico e tecnica. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. In United Cup ha vinto tre match su tre; a Melbourne ha perso un po’ presto, una grande battaglia contro Norrie, poi sbarcato in America ha disputato la finale a Los Cabos, battuto da un Thompson nella settimana della vita, quindi questa settimana ad Acapulco lo ritroviamo in semifinale in un 500. Ma la vera, ottima notizia per lui è quella tecnica.
    Ruud sembra davvero tornato quel tennista potente, rapido in campo, terribilmente consistente degli anni migliori. Per il tipo di tennis che produce, sono due gli elementi decisivi: profondità dei colpi, intensità di gioco. Nella prestazione di stanotte vs. Shelton, siamo a livello molto alto. La sua palla di scambio è tornata vivace, carica di spin col diritto e molto vicina alla riga di fondo, colpita con potenza delle gambe e sicurezza. Una pressione esercitata in modo metodico, continuo, a generare un’intensità non facile da scardinare.
    Il norvegese non sarà mai il tipo di tennista che esalta i più, ma resta un vero osso duro quando porta in campo questa consistenza. Chiedere agli avversari…
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