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    Medvedev parla da Montreal: “Il 2024 è un buon anno per me, ma è l’ora di vincere un titolo”

    Daniil Medvedev (foto Getty Images)

    Estate, cemento …quindi è l’ora di vincere. Così Daniil Medvedev parla da Montreal, sbarcato in Nord America dopo un torneo Olimpico tutto sommato deludente, ma sul quale non riponeva grandissime aspettative visto il campo in terra battuta che non ama affatto. Il moscovita ha tracciato con il sito ufficiale ATP un primo bilancio del suo 2024, 7 mesi nei quali è stato piuttosto consistente (35 vittorie e 11 sconfitte) raggiungendo una finale Slam a Melbourne e la semifinale a Wimbledon, ma quello zero alla casella titoli insieme a diverse sconfitte “dolorose” è un boccone amaro che vuol assolutamente mandar giù, sorseggiando un calice di champagne da un bel magnum ricevuto insieme al trofeo del vincitore. Daniil è esploso nel grandissimo tennis nell’estate 2019, dove impose il suo gioco unico, servizi imprendibili abbinati a grandi difese, diventando uno dei migliori tennisti al mondo sui campi in duro all’aperto. Proprio a NY ha vinto il suo unico Slam e generalmente nelle settimane tra agosto e settembre esprime sempre il proprio meglio. Normale che le sue aspettative per il Masters 1000 canadese e gli appuntamenti successivi siano molto alte.
    “Generalmente quando arrivo a questo punto, in Canada, tutto ciò che è successo prima non ha troppa importanza perché di solito inizia la parte migliore della mia stagione“, afferma Medvedev. “Alla fine sono abbastanza contento della mia annata. Ho avuto dei buoni risultati e delle buone strisce, alcune vittorie davvero importanti. Ciò di cui non sono contento è il non aver vinto ancora un titolo, ma sto giocando bene nei tornei più importanti e ho perso contro dei grandi avversari”.
    Già, le sconfitte… questo forse il punto dolente per il russo. Nel 2024 infatti Daniil ha perso da Sinner a Melbourne e Miami, da Alcaraz a Indian Wells e Wimbledon, vendicandosi su Jannik a Wimbledon, ma di top 10 battuti in stagione (oltre all’azzurro a Londra) solo Rune a Indian Wells, Zverev e Hurkacz a Melbourne ad inizio anno. Buono, ma il miglior Medvedev ci aveva abituato a più vittorie e titoli. Un livello di gioco piuttosto alto, ma forse non più abbastanza a riportarlo al vertice o molto vicino a Jannik, Carlos e Novak. Lo testimonia anche la posizione n.5 nel ranking, scavalcato da Zverev rispetto ad inizio stagione. E lo racconta soprattutto il campo, dove contro i migliori tre (e anche Zverev) si è avuta la sensazione di una certa fatica e difficoltà ad imporsi. Forse Daniil è arrivato ad un punto nel quale il suo “classico” gioco non basta più, gli altri sanno come affrontarlo e alla fine la sua tenace resistenza non basta. Lo dimostra forse anche il crescente nervosismo che da tempo lo accompagna in campo.
    Tornare a Montreal, dove è iniziata la sua scalata al grande tennis, potrebbe rendergli la spinta di cui ha bisogno. Quella cavalcata estiva 5 anni fa gli cambiò la vita: “Al cento per cento, perché prima sapevo di poter giocare bene, ma non avevo mai ottenuto grandi risultati e quello è stato il periodo in cui ho raggiunto la prima finale del Masters 1000, ho vinto quella successiva a Cincinnati e sono arrivato in finale agli US Open, il che è stato incredibile”, continua Medvedev. “Quello è stato il primo torneo, insieme a Washington, dove ho giocato davvero al mio meglio, in cui ho iniziato a capire ancora di più cosa dovevo fare in campo per battere i giocatori migliori”.
    Quest’anno Medvedev è terza testa di serie nel primo 1000 estivo, aspetta il vincente di Safiullin – Davidovich Fokina nel secondo turno. “Cercherò di arrivare fino alla fine dell’anno con il mio miglior tennis. Voglio vincere un grande titolo e ottenere più punti, è sempre importante. Più in alto arrivi alla fine, più si vede quanto è stata grandiosa la tua stagione. Sono abbastanza soddisfatto della stagione finora, ma voglio decisamente di più” conclude.
    Il russo dovrà difendere anche la pesante cambiale della finale 2023 agli US Open. Ma ascoltando le sue parole, non ha assolutamente in testa la difesa di quel che ha già ottenuto, ma un unico solo pensiero: vincere. Ce la farà? Montreal è il primo grande obiettivo. Sinner e Zverev, i primi due del seeding, sono avvisati.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Ivanisevic su Djokovic: “Non sarei sorpreso di vederlo a Los Angeles 2028. La chiave era innervosire Alcaraz. US Open? È il favorito”

    Goran invece a Novak ai tempi della loro collaborazione

    “Considerando quanto è ‘pazzo’, non mi sorprenderebbe vederlo anche a Los Angeles 2028″. Così Goran Ivanisevic, ex coach di Novak Djokovic, parla del campionissimo serbo in un’intervista rilasciata al collega Sasa Ozmo dopo la straordinaria vittoria dell’Oro alle Olimpiadi di Parigi 2024. Nole aveva affermato da mesi che l’Oro era il suo grande obiettivo, unico alloro mancante nel suo sterminato palmares. Missione compiuta, con un crescendo favoloso e una finale giocata da campione, durissimo e lucido nelle fasi decisive contro un Alcaraz tutt’altro che “docile”. Per Ivanisevic l’aver vinto tutto quello che è in palio nel tennis non placherà la fame di vittorie di Djokovic, tanto che ipotizza ancora 4 anni di grande tennis e successi, magari fino alle prossime Olimpiadi in California, dove Novak avrebbe ben 41 anni… Interessante anche la chiave di lettura del croato della finale Olimpica: portare Carlos ad innervosirsi.
    “È semplicemente incredibile, era scritto da qualche parte che doveva finire così”, afferma Ivanisevic a Tennis Majors. “Il suo primo trofeo di questa stagione: Oro olimpico! Questo scenario è il migliore, il più dolce. Ha avuto un grave infortunio, un intervento chirurgico, poi una brutta finale di Wimbledon, ma domenica abbiamo visto cosa possono farti fare la volontà e il desiderio. Quando Novak gioca come sa fare, è il migliore al mondo, nessuno può toccarlo“.
    I due erano insieme a Tokyo tre anni fa, dove Djokovic era in vantaggio di un set e un break contro Alexander Zverev in semifinale, ma non è riuscito a battere il tedesco e l’Oro è rimasto un sogno. Questa volta ci è riuscito, e anche di più. “Ne abbiamo parlato così tante volte, era uno dei miei più grandi desideri per lui, lo desiderava tanto ed è per questo che è stato così emozionante per tutti”, continua Goran.  “È affascinante vedere come ha giocato in finale per l’Oro rispetto a quella di Wimbledon. È stato incredibile quello che è riuscito a fare nella sua mente, Wimbledon è stato solo due o tre settimane fa. La volontà, il desiderio, la forza… Alcaraz ha 16 anni in meno, colpisce più forte ed è più veloce, ma Novak con la sua testa ha fatto sembrare che Carlos non fosse il più giovane, più veloce e quello che colpisce più forte“.
    “Solo un pazzo direbbe di lui che non ha più, che non ha più niente da dare. Quando Novak vuole davvero qualcosa, nessuno può batterlo, indipendentemente da chi si trovi dall’altra parte della rete. È stato incredibilmente intelligente, ha giocato in modo aggressivo e tirato ogni colpo con convinzione. Alcaraz colpisce duro, ma Novak ha colpito ancora più duro! Penso che questo abbia sorpreso Carlos e lo abbia reso un po’ nervoso. È più facile a dirsi che a farsi, ma questa è la chiave: portare Alcaraz ad innervosirsi e costringerlo a fare qualche errore. È quello che è successo nel tie break del secondo set: Alcaraz sapeva che sarebbe stato punito se avesse giocato più corto e ha fatto qualche errore. Non è facile fare quello che ha fatto Novak, ma ancora una volta, lo voleva così tanto da riuscirci“.
    “Novak è come se non avesse giocato la finale di Wimbledon, ma qui c’era eccome… Se fossero rimasti altre cinque ore su quel campo, il risultato sarebbe stato lo stesso. Novak stava volando, stava ballando. La gente si è dimenticata che questa era la sua prima finale olimpica, sentiva che era questa la chance, doveva cogliere quest’opportunità. Ora ce l’ha fatta, ma considerando quanto è pazzo, non mi sorprenderebbe vederlo anche a Los Angeles nel 2028”
    “Sono così contento che abbia finalmente vinto questo oro. Gli auguro adesso di vincere il 25° Slam, di battere il record assoluto, e poi potrà ritirarsi, anche se non si ritirerà mai… Penso che possa trovare la motivazione per farcela, l’oro lo solleverà di nuovo. Se gioca così, è l’uomo da battere agli US Open. A Wimbledon è stato un miracolo che abbia anche solo giocato, ed è arrivato in qualche modo anche in finale, ma non sappiamo mai se qualcosa di simile all’Australian Open di quest’anno potrà accadere. Contro Sinner non ha dato il suo meglio. Non abbiamo una sfera di cristallo, ma se è motivato come lo era a Parigi, sarà il favorito a New York” conclude Ivanisevic.
    Parole al miele per il suo ex pupillo, ancora una volta capace di superare infortuni, dolori e l’età che avanza, mostrando una forza mentale e lucidità superiore anche all’esuberanza e potenza di Alcaraz, che veniva da una serie pazzesca di vittorie (due Slam) e quindi in totale fiducia. Non resta che attendere US Open, dove oltre a Sinner e Alcaraz il “Djoker” sarà certamente uno dei favoriti. O forse, il vero grande favorito…
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Djokovic Titanico! Vince l’Oro a Parigi 2024 battendo Alcaraz. Finale straordinaria

    Novak Djokovic, campione Olimpico a Parigi 2024

    Parigi, Bois de Boulogne. L’orologio ha da poco superato le 17, l’atmosfera è elettrica, si sta disputando la finale per l’Oro Olimpico del singolare maschile, una partita straordinaria per qualità di gioco e intensità. Il diritto di Novak Djokovic da sinistra è una pallata potente e precisa, vincente. Il Chatrier di Roland Garros esplode e l’arbitro urla “Game Set Match Djokovic!”. La finale di Parigi 2024 finisce così, con un punto esclamativo del più vincente dell’era moderna che si aggiudica con pieno merito l’unico grande alloro che mancava al suo sterminato palmares, la medaglia d’Oro Olimpica. La sua racchetta cade a terra, esulta verso il suo angolo scaricando la tensione, abbraccia il rivale e poi piange, a dirotto, come forse mai in carriera, in ginocchio sul rosso del Chatrier, letteralmente tremando di gioia. Forse nella sua mente è passato il film della sua intera vita… la racchetta imbracciata da piccolo sul campo in montagna, le bombe della guerra, le lezioni con la maestra Gencic, i primi allori, poi i record epocali e il chiodo fisso di questa medaglia, l’ultimo sogno di una carriera ineguagliabile. Djokovic ha superato il dolore, gli acciacchi dei suoi 37 anni, la tensione, un’operazione recentissima al ginocchio e soprattutto un rivale mai domo e fortissimo come Carlos Alcaraz in finale, vincendo due tiebreak giocati in modo stellare, perfetti, degni del titolo di tennista più vincente dell’era moderna della disciplina. È stata una finale straordinaria per tensione e qualità di gioco. Grazie anche a Carlos Alcaraz, uno spot bellissimo per il tennis e premio meritato alla carriera irreale e oggi PERFETTA nel serbo.
    La finale è stata un braccio di ferro mostruoso tra i due campioni, mai domi e così pugnaci da annullare tutte le palle break concesse. Tutte. E di occasioni ne hanno avute molte entrambi, ma ognuno di loro non ha mai mollato di un centimetro, pronto a dar fondo a ogni energia fisica e mentale per non cedere campo, non retrocedere la posizione, aggrappandosi ai punti forti del proprio repertorio. Alcaraz velocissimo e con mille frecce diverse, Djokovic pugnace, lucido e tatticamente ineccepibile, una Treccani della disciplina applicata alla lettera, praticamente in ogni maldetto 15 di questa partita. Scontato che in uno scontro titanico, così duro, alla fine fossero una manciata di punti a fare la differenza; e, vista l’assenza di break, che fossero i tiebreak a risultare decisivi. Così è stato ed è giusto affermare che oggi la medaglia d’Oro l’ha vinta il migliore, il più forte. Novak ha giocato due tiebreak pazzeschi, non una scelta sbagliata o un momento di titubanza.
    E stata una vittoria clamorosa perché nel match si è avuta la netta sensazione che Alcaraz ne avesse di più, di gambe, di soluzioni e di possibilità. Più vigore, più forza, più tutto, ma… non è mai riuscito a sfruttare le palle break (anche cinque in un unico game!) e questo l’ha pagato mentalmente, con una frustrazione l’ha portato a sbagliare quelle due palle nei “decider” e prendere quella manciata di decisioni errate che Novak è stato perfetto nel capitalizzare. Da Djokovic, da Djoker, dal più vincente del tennis moderno. Duro, durissimo, di testa e di fisico, ma che classe e che colpi. I due diritti vincenti in corsa sparati da Novak nel secondo tiebreak sono già entrati per la porta principale nella sua leggenda e in quella della disciplina, due mazzate di difficoltà irreali, che puoi riuscire a tirare e trasformare solo se hai una classe superiore e un cuore e una testa altrettanto superiori. Djokovic lo si può amare o odiare, ma è indubbio, palese e lampante che nessuno è come lui per combinazione di qualità tecniche, fisiche e mentali. E nessuno come lui riesce ad andare oltre alla fatica, ad un avversario formidabile e complessivamente forse oggi anche più bravo, ma incapace di sfruttare il momento e capitalizzare il vantaggio “ai punti” che nel tennis non serve a niente.

    Djokovic has won it all #Tennis pic.twitter.com/q6P6i9tdgd
    — Roland-Garros (@rolandgarros) August 4, 2024

    Il tennis è un meraviglioso sport di situazione, devi cogliere il momento con visione, gambe e braccio. Djokovic oggi è stato più forte, si merita questa bellissima medaglia d’Oro Olimpica e forse la “pace dei sensi”, avendo vinto davvero tutto quel che si può vincere nello sport che l’ha portato a diventare icona mondiale. Esempio di lavoro e perseveranza. Alcaraz ha pianto a dirotto… scontato dopo tanta tensione. Forse ha sbagliato a non forzare gli scambi sulla lunghezza, stancando maggiormente il rivale; forse ha rischiato troppo spesso la smorzata, dove ha ricavato poco; non ha fatto punti importanti col servizio, e contro Nole sono indispensabili. Difetti all’interno di un’ottima prestazione, ma Djokovic è stato più presente e continuo, ha assolutamente meritato. Forse al terzo set la maggior forza dello spagnolo poteva prevalere, ma Novak è stato perfetto nel chiudere prima.
    Questa finale resterà nella storia, è stata una partita molto bella che aiuterà non poco il tennis diventare sempre più sport “anche” Olimpico. È vero che noi abbiamo Wimbledon, gli altri Slam e la Davis; ma è esattamente grazie a partite leggendarie come questa che lo sport della racchetta sta facendo passi da gigante nella considerazione generale all’interno della 15ina a cinque cerchi. Grazie a Carlos e Novak per le emozioni.
    Marco Mazzoni

    La cronaca
    Djokovic parte meglio di Alcaraz, gioca tatticamente alla perfezione cercando profondità e rubando tempo di gioco allo spagnolo, che incappa in qualche errore di troppo e concede una palla break nel suo primo turno di battuta. L’annulla con classe Carlos, finta uno dei suoi diritti fulminanti e quindi tocca una smorzata perfetta. 1 pari. Nel terzo gioco il serbo recupera un pericoloso 0-30, anche grazie ad errori di un Carlos un po’ impaziente nel cercare la bordata a chiudere. La situazione si ribalta sul 2-1: Novak anticipa e comanda, e con una risposta vincente clamorosa strappa altre tre palle break sullo 0-40. Impressionante come Alcaraz alza il livello, servizio e primo colpo di scambio in totale anticipo, di fatto ingiocabile. 2 pari. Durissimo il quinto game: Novak si incaponisce nella smorzata, sbagliando; concede tre palle break ma in qualche modo – soprattutto col servizio – le annulla, ma sembra molto vicino al suo limite. Dopo tanta lotta il set si blocca sui binari dei turni di servizio, fino al 4. Djokovic commette un doppio fallo, poi sul 30 pari dopo uno smash tremebondo un diritto s’impenna sul nastro e scappa via out. Palla break delicatissima per Carlos. Attacca con coraggio il serbo e copre la rete, salvandosi con classe sulle difese estreme del giovane rivale. La lotta è feroce, intensa come qualità dei colpi dei due. Numeri in accelerazione dell’iberico, prodezze sul net di Novak, costretto a buttarsi avanti a ripetizione. Grande spettacolo. Annulla ben 5 palle break Djokovic, per il 5-4. Sul 6-5 Alcaraz serve, ma è Djokovic a trovare due grandi punti. Sul 30 pari lo spagnolo sbaglia un tocco di volo un po’ goffo, è palla break e soprattutto set point Djokovic. Servizio e diritto cross vincente immediato, ottimo Alcaraz. Dopo oltre 84 minuti il set si decide al tiebreak. Livello di gioco altissimo, solo vincenti tra l’anticipo dello spagnolo e la sagacia del serbo. Sul 3 punti pari Novak trova un angolo impossibile con la risposta di diritto, forte anche un filo fortunata. Chirurgico il serbo, due ottimi servizi e 6-3. Chiude la porta di volo Novak sul primo, chiamato a rete da Carlos. 7 punti 3 Djokovic, grandissimo spettacolo, 95 tra i migliori in stagione.
    Lo spettacolo si mantiene molto alto anche nelle prime fasi del secondo set. Alcaraz si distrae servendo sull’1 pari, concede una palla break ma l’annulla con un diritto fulminante. Urla dopo aver chiuso il game con un bel servizio, 2-1. Impressionante la durezza mentale di Novak, sul 2 pari approfitta di ogni pertugio e si porta 15-30, ma altrettanto veemente e bellissima la reazione di Carlos. (3-2). Un po’ di nervosismo da parte di Alcaraz, che non riesce a scrollarsi di dosso la resistenza del campionissimo, che a sua volta colpisce molto pulito e offensivo. C’è sempre la sensazione che l’iberico abbia ancora un po di margine per crescere, mentre il serbo sia al massimo delle sue possibilità fisiche. Il livello di gioco tocca picchi epici sul 4 pari. Alcaraz spara pallate furibonde, Djokovic regge e ribatte con angoli e anticipo da campione. Carlos vince un game durissimo, sia sul piano mentale che fisico, per il 5-4. L’equilibrio non si spezza, nonostante i tentativi di entrambi i campioni di incidere in risposta (nessuna palla break convertita!). 6 pari, tiebreak. Fantastico il diritto vincente di Djokovic nel primo punto, intuisce la traiettoria, arriva prima e tira una pallata perfetta. Mini break immediato, con Carlos furibondo per aver lasciato spazio sulla sua destra. Segue una difesa incredibile del serbo, con un lob tanto disperato quanto profonda, e Alcaraz ci casca. Poco lucido lo spagnolo in molti punti decisivi dell’incontro, quelli che stanno facendo la differenza. Con un forcing muscolare terrificante Alcaraz si riprende il mini-break, 2-1. ANCORA! Altro diritto cross vincente di Novak a chiudere uno scambio durissimo, che cuore e durezza il serbo. 3-2 avanti Nole. Carlos sbaglia malamente un diritto sul 4-2, ora la rimonta è difficilissima, 5 punti a 2 avanti il serbo. Alcaraz ha perso focus, sbaglia anche col rovescio, 6 punti a 2 e 4 punti per Djokovic per vincere le Olimpiadi. Basta il primo, diritto vincente. BRAVO NOVAK! Ha vinto il più duro e tenace, al termine di una partita spettacolare.

    Djokovic N. (SRB ) – Alcaraz C. (ESP )ATP Paris Olympics Novak Djokovic [1]770 Carlos Alcaraz [2]660 Vincitore: Djokovic ServizioSvolgimentoSet 3ServizioSvolgimentoSet 2Tiebreak0-0* 1*-0 2*-0 2-1* 2-2* 3*-2 4*-2 5-2* 6-2*6-6 → 7-6Novak Djokovic 15-0 30-0 40-05-6 → 6-6Carlos Alcaraz 15-0 30-0 40-05-5 → 5-6Novak Djokovic 15-0 15-15 30-15 40-15 40-304-5 → 5-5Carlos Alcaraz 15-0 30-0 40-0 40-15 40-30 40-40 A-404-4 → 4-5Novak Djokovic 15-0 15-15 30-15 30-30 40-30 40-40 A-403-4 → 4-4Carlos Alcaraz 0-15 15-15 30-15 40-153-3 → 3-4Novak Djokovic 0-15 15-15 30-15 40-152-3 → 3-3Carlos Alcaraz 0-15 15-15 15-30 30-30 40-30 40-40 A-402-2 → 2-3Novak Djokovic 15-0 30-0 40-01-2 → 2-2Carlos Alcaraz 15-0 30-0 30-15 30-30 30-40 40-40 A-401-1 → 1-2Novak Djokovic 15-0 30-0 40-00-1 → 1-1Carlos Alcaraz 15-0 40-0 40-15 40-30 40-40 A-40 40-40 A-400-0 → 0-1ServizioSvolgimentoSet 1Tiebreak0*-0 1-0* 1-1* 1*-2 2*-2 3-2* 3-3* 4*-3 5*-3 6-3*6-6 → 7-6Carlos Alcaraz 0-15 15-15 30-15 30-30 30-40 40-40 A-406-5 → 6-6Novak Djokovic 0-15 15-15 30-15 30-30 40-305-5 → 6-5Carlos Alcaraz 15-0 15-15 30-15 30-30 40-305-4 → 5-5Novak Djokovic 0-15 0-30 15-30 30-30 30-40 40-40 40-A 40-40 40-A 40-40 40-A 40-40 40-A 40-40 A-40 40-40 A-404-4 → 5-4Carlos Alcaraz 15-0 30-0 40-04-3 → 4-4Novak Djokovic 15-0 30-0 40-0 40-153-3 → 4-3Carlos Alcaraz 15-0 30-0 30-15 40-153-2 → 3-3Novak Djokovic 15-0 15-15 30-15 30-30 30-40 40-40 40-A 40-40 40-A 40-40 A-402-2 → 3-2Carlos Alcaraz 0-15 0-30 0-40 15-40 30-40 40-40 A-40 40-40 A-402-1 → 2-2Novak Djokovic 0-15 0-30 15-30 30-30 40-301-1 → 2-1Carlos Alcaraz 0-15 15-15 30-15 30-30 40-30 40-40 40-A 40-40 A-40 40-40 A-401-0 → 1-1Novak Djokovic15-0 30-0 40-0 40-15 40-300-0 → 1-0 LEGGI TUTTO

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    Murray: “Sono arrivato al n.1 del mondo mentre i big three giocavano, questo per me significa molto”

    Andy Murray saluta a Parigi 2024

    Andy Murray ha simbolicamente appeso la racchetta al chiodo dopo esser stato eliminato nel torneo olimpico di doppio. Un ritiro sentito, che ha provocato moltissime reazioni nel mondo della racchetta e non solo. Grande rispetto per lo scozzese, vincitore di 3 Slam, due Ori olimpici e moltissimi altri trofei, in un’epoca “infestata” o meglio dominata dal talento epocale di campioni epocali come Federer, Nadal e Djokovic. Murray è sempre stato lì con loro, in lizza per i grandi tornei, a battagliare con tutte le sue forze e ottenendo molte vittorie di prestigio. Per questo oggi è sereno e tira un bilancio molto positivo della propria carriera, nonostante mille infortuni e brucianti sconfitte. Ne ha parlato a latere dei giochi, in un’intervista al media Eurosport della quale riportiamo alcuni passaggi salienti.
    “Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato già da alcuni mesi” racconta Murray. “Sia che avessimo perso qualche giorno fa o che avessimo raggiunto la finale, ero preparato al fatto che sarebbe accaduto. Ora ho un po’ di tempo per fare quello che voglio e non vedo l’ora di farlo”.
    Lacrime al momento del ritiro, ma stavolta lacrime di gioia: “Sì, non mi sento triste. Alla fine non mi dispiace non giocare più a tennis. Quando pensavo a questo momento negli ultimi due anni, ne ero triste. Ero preoccupato per come mi sarei sentito e tutto il resto. È passato solo un giorno, ma è stato molto più facile di quanto mi aspettassi. Vedremo il futuro”.
    Andy racconta il bel messaggio ricevuto dal leggendario Bjorn Borg: “Stamattina ho ricevuto un messaggio da Borg, è stato molto bello. È una leggenda del nostro sport e ho potuto passare un po’ di tempo con lui alla Lever Cup. Mi ha scritto: complimenti a uno dei più grandi di tutti i tempi, in bocca al lupo per quello che verrà. Sono pienamente consapevole che i miei tre grandi rivali hanno avuto carriere migliori della mia, ma per un periodo, a metà del mio percorso, ho gareggiato con loro alla pari nei tornei più grandi e li ho anche battuti. Sono riuscito a raggiungere il numero uno al mondo mentre tutti loro giocavano. Questo ha significato molto per me. Come ho detto ieri, non è stato facile vincere le grandi competizioni mentre loro erano lì con me, e vedere qualcuno come Borg, uno della loro statura, riconoscere i miei meriti è davvero speciale”.
    Visto lo strapotere storico dei Big 3, i risultati raggiunti da Murray restano di grandissimo livello. Così la pensa Andy:  “Penso che la cosa più difficile per me in questo senso sia che ciò che Rafa, Roger e Novak hanno raggiunto, è qualcosa che va oltre la portata di chiunque giochi a tennis. I risultati che ho ottenuto sembrano minuscoli rispetto a quello che hanno ottenuto loro. Può sembrare poco aver vinto qualche torneo del Grande Slam e qualche Olimpiade… ma sono orgoglioso di quello che ho ottenuto in questo periodo. Ho lavorato molto duramente per raggiungere questi risultati e questa è l’unica cosa che conta. Ciò che gli altri dicono a riguardo non ha molta importanza per me. Ovviamente amo il tennis e ho un grande rispetto per le generazioni precedenti e per ciò che hanno ottenuto. Sentire qualcosa del genere da Bjorn per me è stato grandioso”.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    MUSETTI SCIVE LA STORIA! Batte Auger-Aliassime e vince il Bronzo ai giochi di Parigi 2024

    Lorenzo Musetti a Parigi 2024 (foto Coni)

    Lorenzo Musetti entra nella storia del tennis italiano, e non solo. Con una prestazione di grande livello e fatica, cadendo e risalendo, giocando momenti di tennis di grandissima qualità, batte in tre set Felix Auger-Aliassime (6-4 1-6 6-3) e vince per l’Italia la medaglia di Bronzo ai Giochi Olimpici di Parigi 2024. Una prestazione ottima nel primo set, poi un secondo parziale molto difficile con un calo nei colpi d’inizio gioco e la rimonta di un Felix cresciuto a dismisura. Il capolavoro è arrivato nel terzo set, dove Musetti è riuscito a contenere la sfuriata del rivale, ritrovare potenza e incisività nei colpi e dare la zampata vincente nell’ottavo game, una sinfonia di forza fisica, difesa e poi gioco offensivo. Gli ultimi 10 minuti di Lorenzo sono stati di una bellezza ed efficacia uniche, una poesia, una carezza.

    Lorenzo Musetti takes the Bronze!
    He wins Italy’s first medal in tennis in 100 years #Paris2024 | #Olympics | #tennis pic.twitter.com/asvba1YVXl
    — ITF (@ITFTennis) August 3, 2024

    Cento anni dopo il terzo posto di Uberto de Morpurgo a Parigi 1924, un tennista italiano torna sul podio ai Giochi Olimpici. Bravissimo!
    Il momento del match point di Lorenzo:

    Lorenzo Musetti, Olympic bronze medalist
    WHAT A MOMENT. pic.twitter.com/LW5F5FMKah
    — Bastien Fachan (@BastienFachan) August 3, 2024
     
    in aggiornamento

    La cronaca
    La sfida per il bronzo olimpico a Parigi 2024 inizia con Auger-Aliassime alla battuta. Subito grandi variazioni di Musetti, tattica perfetta visto che il canadese è forte sul ritmo, tanto che un rovescio gli vola via. Un solo punto, già chiarissimo il canovaccio tattico del match. Eccellente Lorenzo per come si gira sul diritto da sinistra e scarica potenza e precisione, si prende il punto e poi mette pressione al rivale, che sbaglia. 15-40, due immediate palle break per l’azzurro. Felix si salva con servizio e giocando profondo. Incerto il canadese, commette due doppi falli ma annulla le due ulteriori palle break attaccando col diritto (si poteva far meglio col passante sulla quarta chance). Il BREAK finalmente arriva alla quinta chance: si scambia e FAA sbaglia malamente un rovescio cross. 1-0 e servizio Musetti, entrato nel match molto più deciso e con in testa molto chiaro come giocare. Buono anche il primo game di battuta del toscano, funziona bene l’effetto kick con palla alta e difficile da gestire in risposta. Con un lob fantastico, Lorenzo si porta 2-0. Ingrana con servizio e diritto, Auger-Aliassime muove lo score (1-2). Incredibile il punto vinto da “Muso” sul 30-15 nel quarto game, un tweener in rincorsa che diventa un lob. Roba da urlo, gran mano e gran punto! Andando di fino, Lorenzo è nella sua zona di comfort. Altro buon servizio, diritto e via, 3-1 Musetti. È entrato in ritmo anche il tennis lineare del canadese, bel servizio e spinta col diritto in progressione, ma deve trovare un gran game in risposta per riaprire il parziale. Musetti ha altri piani per la serata: comanda il tempo di gioco con un diritto davvero incisivo, sia dal centro quando è in controllo, che in corsa (bellissimo quello in corsa che chiude sesto game, 4-2). Il primo momento di difficoltà di Musetti è sul 4-3: doppio fallo, poi un rovescio banale non passa la rete. 0-30. Ritrova sicurezza in spinta, porta il game ai vantaggi ma con un ottimo attacco col diritto Felix strappa la prima palla break del match a favore. Scende a rete Lorenzo dopo il servizio ma la sua volée alta muore in rete. Contro Break, 4 pari. Immediata la reazione di Musetti: si incita vistosamente, spara a tutta un diritto e poi arriva bene sulla rete e il tocco è ottimo. 0-30. Segue un rovescio clamoroso in lungo linea, vincente, il suo colpo, FAA è tramortito. 0-40 e tre palle break! Auger si gioca bene le prime due, inclusa una smorzata di diritto perfetta; ma sbaglia malamente un diritto sulla terza, facendo scendere troppo la palla. BREAK Musetti, di nuovo avanti 5-4 al servizio per il set. Troppa frenesia di Felix, comanda dalla risposta ma sparacchia via un diritto, 15-0. Più paziente e continuo Lorenzo nel governare lo scambio, 30-0. Con un gran servizio al centro strappa tre point, e chiude subito, altra prima palla precisa. SET Musetti, 6-4! Un Musetti più solido e concreto, tatticamente più efficace con la sola sbavatura del break subito, prontamente ripreso con piglio molto offensivo. Buono anche il 70% di prime palle in campo. Auger-Aliassime troppo teso nei momento delicati.
    Secondo set, il canadese alla battuta. Buon game, ma il punto più bello lo vince Musetti con la sua sbracciata di rovescio lungo linea. Felix cambia la posizione in risposta: staziona assai più dietro per iniziare in qualche modo lo scambio. La tattica funziona, subisce di meno e ribalta lo scambio da difesa ad attacco. Un brutto diritto sbagliato da Lorenzo, poi sul 30 pari subisce il contrattacco ottimo di Felix. Gli costa la palla break sul 30-40, e il BREAK purtroppo arriva: non mette la prima palla Musetti, la seconda è carica ma è sul diritto e Auger-Aliassime entra forte e si prende il punto. 2-0 avanti il canadese, ora è Musetti a dover rincorrere. La lotta si accende: entrambi scambiano con i piedi piuttosto vicini alla riga di fondo, gran ritmo, il primo a sbagliare a Felix e scivola 0-30. Si aggrappa alla battuta FAA, ma sul 30 pari è Lorenzo a vincere un altro duro scambio con l’angolo totalmente aperto e un bel cambio di ritmo col rovescio lungo linea. Chance del contro break! ACE, ottimo momento per piazzare il secondo asso dell’incontro. Serve bene ora Felix, 3-0. Ha preso fiducia Auger, braccio sciolto e la sua palla viaggia sicura nei pressi delle righe. Musetti chiede di più alla battuta, altrimenti è dura tener fermo l’avversario, ma con i colpi di scambio è meno incisivo e preciso. Un rovescio in rete sul 30 pari gli costa la palla del doppio break. Costruisce bene il punto con il diritto da sinistra, di potenza annulla la chance, inchiodando l’avversario a sinistra. Poche prime nel set (al 50%) e così perde il controllo delle operazioni. A fatica, vince il game l’azzurro, 1-3. Invece è cresciuto molto alla battuta Felix, tra punti diretti e aperture di campo che capitalizza con il suo forcing in progressione. 4-1. Ormai ogni turno di battuta dell’azzurro è una lotta, la prima palla non fa “male”, è molto sicuro in risposta il canadese e si prende il campo. Sul 40 pari Felix trova una splendida risposta di diritto cross che sorprende Lorenzo, c’è la palla del doppio break. La gioca malissimo Musetti, smorzata dopo la battuta, ma la palla s’impenna malamente, un assist per FAA. BREAK, 5-1 avanti. Serve bene il canadese, molto sciolto, vola a due set point sul 40-15. Ok il secondo, è in rete un rovescio a tutta, ma affrettato, dell’italiano. 6-1 Aliassime, set dominato. Male l’azzurro alla battuta, con Felix cresciuto in ogni fase di gioco, più incisivo e convinto.
    Terzo set, Musetti to serve. Non cambia la musica rispetto al secondo set, col servizio l’azzurro non fa la differenza e in risposta Felix è pronto ad aggredire, ruba spazio sul campo a Lorenzo. Con fatica Musetti si prende un bel punto sul 30 pari, ma i suoi colpi sono meno profondi rispetto al primo set. Ci pensa Auger-Aliassime a sbagliare un colpo di scambio che vale l’1-0 a Musetti. Importantissimo questo game, per riprendere fiducia e giocare facendo corsa di testa. Assai più netto lo schema offensivo dell’ex n.6 del mondo, servizio e diritto con un passo in avanzamento è incisivo e preciso. A quindici si porta 1 pari, con un altro Ace, e poi in risposta col diritto gioca quasi sulle righe. Non riesce a tenerlo fermo col servizio, Felix legge le traiettorie e risponde molto bene. Musetti deve stringere di più l’angolo, come sul secondo punto del terzo game, non deve lasciare l’avversario libero di spingere in equilibrio. Non gioca un buon smash Felix, ma il suo martellamento col diritto sul rovescio di Lorenzo funziona. 30 pari. Finalmente il cambio col rovescio funziona, e l’equilibrio si sposta di nuovo a favore di Musetti. 2-1. Nel quarto game Musetti cambia passo. Carica molto bene il diritto, trova profondità e potenza, allontana il rivale e si prende di forza il punto del 15-30. Auger-Aliassime si fa prendere dalla fretta e sbaglia malamente un diritto di scambio… quanto sente la pressione… 15-40 e due palle Break per Lorenzo!!! Anche poche prime per FAA, ma annulla prima chance con un diritto lungo linea ottimo; Ace sulla seconda. Serve bene nel momento cruciale il canadese, 2 pari. Arriva forse il miglior momento del match dal punto di vista tecnico: FAA continua a comandare i ritmi e rischia molto, Lorenzo a sua volta alta i ritmi e spinge tantissimo col diritto, c’è qualità e pochi errori. Splendida la smorzata di Felix nel settimo game, ancor più bello lo smash giocato da dietro da Musetti, una pallata vincente che gli vale il 4-3. Si entra nella fase caldissima del match, e la pressione sale… Fantastico l’azzurro nel guadagnare campo sul 15 pari, si gira sul diritto e trova un angolo splendido. Super progressione dalla risposta e super punto! 15-30. Questo era mancato a Lorenzo, efficacia in risposta. Ottimo, OTTIMO il rovescio improvviso in lungo linea che spezza le gambe di Felix, coordinazione perfetta. 15-40, due palle break che potrebbero mandarlo a servire per il match. C’è più energia e focus ora, e la differenza è netta. FAA non trova la prima palla… si scambia ed è bravo l’azzurro a giocare profondo, con il canadese che sbaglia malamente un diritto sventaglio (lascia cadere troppo la palla). BREAK Musetti! 5-3, serve per il Bronzo Olimpico!?! Inizia bene, ottima prima palla che mal gestisce il rivale. 15-0. VANNO A TUTTA le gambe di Lorenzo, incredibile copertura del campo e poi scatto avanti a riprendere una smorzata ottima, e che controllo col tocco sotto alla palla. COLPO TOP!!! 30-0. Con un ACE esterno, solo il secondo del match, ecco le due palle match sul 40-15!!! SIIIII, seconda esterna, gran curva, poi tocco corto che Aliassime non gestisce. CROLLA A TERRA, è finita! Vince il Bronzo ai giochi! BRAVISSIMO! Come ha tirato su una partita che tanto si era complicata, contro un avversario salito terribilmente. Bravo, bravissimo! Solo Djokovic l’ha battuto, che piglio e testa. Una medaglia storica e meritatissima! BRAVO!!!

    Lorenzo Musetti vs Felix Auger-Aliassime (3-4 posto) (17:00)ATP Paris Olympics Lorenzo Musetti [11]616 Felix Auger-Aliassime [13]463 Vincitore: Musetti ServizioSvolgimentoSet 3Lorenzo Musetti 15-0 30-0 30-15 40-155-3 → 6-3Felix Auger-Aliassime 0-15 15-15 15-30 15-404-3 → 5-3Lorenzo Musetti 0-15 15-15 30-15 40-15 40-303-3 → 4-3Felix Auger-Aliassime 15-0 15-15 30-15 40-153-2 → 3-3Lorenzo Musetti 15-0 15-15 30-15 30-30 40-302-2 → 3-2Felix Auger-Aliassime 0-15 15-15 15-30 15-40 30-40 40-40 A-402-1 → 2-2Lorenzo Musetti 0-15 15-15 30-15 30-30 40-301-1 → 2-1Felix Auger-Aliassime 15-15 30-15 40-151-0 → 1-1Lorenzo Musetti 15-0 15-15 15-30 30-30 40-300-0 → 1-0ServizioSvolgimentoSet 2Felix Auger-Aliassime 0-15 15-15 30-15 40-15 40-301-5 → 1-6Lorenzo Musetti 15-0 15-15 30-15 30-30 40-30 40-40 40-A1-4 → 1-5Felix Auger-Aliassime 15-0 15-15 30-15 40-15 40-301-3 → 1-4Lorenzo Musetti 0-15 15-15 30-15 30-40 40-40 A-40 40-40 A-400-3 → 1-3Felix Auger-Aliassime 0-15 0-30 15-30 30-30 40-30 A-400-2 → 0-3Lorenzo Musetti 15-0 15-15 15-30 30-30 30-400-1 → 0-2Felix Auger-Aliassime 15-0 30-0 30-15 40-150-0 → 0-1ServizioSvolgimentoSet 1Lorenzo Musetti 15-0 30-0 40-05-4 → 6-4Felix Auger-Aliassime 0-15 0-30 0-40 30-404-4 → 5-4Lorenzo Musetti 0-15 0-30 15-30 30-30 40-30 40-40 40-A4-3 → 4-4Felix Auger-Aliassime 15-0 30-0 40-0 40-154-2 → 4-3Lorenzo Musetti 15-0 15-15 30-15 30-30 40-303-2 → 4-2Felix Auger-Aliassime3-1 → 3-2Lorenzo Musetti 0-15 15-15 30-15 40-152-1 → 3-1Felix Auger-Aliassime 15-0 30-0 30-15 40-15 40-302-0 → 2-1Lorenzo Musetti 15-0 30-0 30-151-0 → 2-0Felix Auger-Aliassime0-15 15-15 15-30 15-40 30-40 40-40 40-A 40-40 40-A 40-40 40-A0-0 → 1-0 LEGGI TUTTO

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    Djokovic: “Lotterò per l’Oro, ma Alcaraz è il favorito, è il migliore del mondo al momento”

    Novak Djokovic a Parigi 2024

    Novak Djokovic ha sofferto ma alla fine è arrivato dove voleva essere: in finale ai giochi Olimpici di Parigi 2024, a giocarsi la medaglia d’oro, unico grande trofeo che manca nel suo sterminato palmares. Il serbo ha sofferto un nuovo problema al ginocchio nel suo match di quarti di finale, ma ieri contro Musetti in semifinale è parso piuttosto sicuro negli spostamenti, anche se molto nervoso (in particolare nel secondo set). Parlando alla stampa dopo il successo sull’azzurro, Novak è stato assai franco: non si considera favorito, vista la forma clamorosa di Alcaraz da diverse settimane, ma si sente in condizioni complessivamente migliori rispetto alla finale di Wimbledon, dove perse molto nettamente contro il talento iberico. Per Djokovic, in questo momento Alcaraz è il miglior tennista al mondo, anche se a livello di ranking è al numero 3, dietro a Jannik e Novak.
    “Non mi considero il favorito domenica perché Alcaraz ha dimostrato di essere il miglior giocatore al mondo al momento” afferma Djokovic. “Ha vinto il Roland Garros, ha vinto Wimbledon dove mi ha battuto in finale abbastanza nettamente. Ha raggiunto la finale qui a Parigi senza perdere un set. Voglio dire, l’ho fatto anch’io, ma penso che per come sta giocando, sia sicuramente il favorito”.
    “Ma sono le Olimpiadi, penso che sia una sfida per tutti. Non ci siamo affrontati sulla terra rossa da un po’, penso che l’unica volta che abbiamo giocato qui sia stata la semifinale dell’anno scorso del Roland Garros (vinta da Novak al termine di una dura battaglia, con Carlos anche preda di crampi. ndr). Mi sento un giocatore diverso rispetto a Wimbledon, per come mi muovo, per come colpisco la palla. Non per togliere nulla alla sua vittoria nella finale di Wimbledon, stava dominando e meritatamente ha vinto, ma mi sento più sicuro di me stesso e delle mie possibilità in finale”.
    La sfida per l’oro a Parigi sarà il settimo incontro tra i due, attualmente il bilancio è in parità con tre vittorie a testa. I due si sono già incontrati sul campo Philippe Chatrier nel 2023, in semifinale a Roland Garros.
    Djokovic non cercherà solo la prima medaglia d’oro in carriera ma anche il primo titolo del 2024, con Wimbledon come unica finale della sua stagione. Alcaraz sembra nettamente favorito, ma chissà che la durezza mentale e voglia di vincere del serbo possa spingerlo per l’ennesima volta a superare ostacoli considerati insormontabili…
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Parigi 2024: Musetti lotta un set, poi Djokovic sale in cattedra. L’azzurro a caccia del bronzo vs. Auger-Aliassime

    Lorenzo Musetti (foto Getty Images)

    Dura un set il sogno di Lorenzo Musetti di battere Novak Djokovic nella seconda semifinale dei giochi Olimpici di Parigi 2024. Il toscano riesce a fare match pari contro il super campione serbo fino al 5-4, quando servendo per allungare il parziale si ritrova 40-0. In quell’istante non si avvertiva una tempesta all’orizzonte, aveva tenuto il campo piuttosto bene, offensivo e lucido, con buona intensità e ottimo nell’annullare 4 palle break nel quarto gioco. Qua invece la partita si spacca, malamente. Lorenzo subisce l’impennata di qualità e rimonta di Novak, che alza muro, non sbaglia più niente ed attacca. Il 24 volte campione Slam tira l’uppercut che manda KO l’azzurro: chiude il set con cinque punti di fila, quindi strappa altri 4 break consecutivi a Lorenzo, per il 6-4 6-2 conclusivo. Un match strano, giocato con buona qualità complessiva nel primo set e discreto equilibrio, poi proseguito con altissima tensione e sul filo dei nervi, non sempre con buona qualità tecnica e con Nole furibondo dalla fase iniziale del secondo parziale, dove in in piena bagarre subisce due break più per suoi errori che per evidenti meriti di Musetti. Alla fine l’azzurro cede nettamente, per colpa di un servizio che non l’ha sostenuto a dovere e l’ha costretto per gran parte del match – e totalmente nel secondo parziale – a rincorrere sui colpi ritmati, anticipati e angolati di Djokovic.
    Un Nole tutt’altro che perfetto, ma più incisivo, “cattivo”, pronto a far giocare male l’azzurro e prendersi lo spazio sul campo con il suo ritmo, quello difficilissimo da scardinare se non cambi continuamente o servi così bene (e rispondi altrettanto bene) da imporre i tuoi schemi. Lorenzo c’è riuscito troppo poco, incapace di comandare col rovescio e nemmeno girarsi con frequenza sul diritto da sinistra, per caricare un drive di spin, aprirsi l’angolo e poi cercare l’affondo. In pratica il Musetti aggressivo, presente, velocissimo e con colpi pesanti che tanto era piaciuto nel torneo è durato l’arco di un set, poi è scemato fino a scomparire. Ha perso campo Lorenzo, sotto l’anticipo costante ed asfissiante del rivale, e non è riuscito a riprenderlo, nemmeno nei due game vinti in risposta, più per “caos” e la contingenza del mondo che uno schema ben applicato e redditizio.
    C’è stata tanta esperienza e voglia di vincere da parte di Djokovic, troppa nonostante una condizione fisica non ottimale e un nervosismo esploso a tratti con violenza contro il suo angolo, contro il pubblico, contro tutto il mondo… Rabbia che come al solito Novak è stato bravo a tramutare in benzina per i suoi colpi e le sue gambe, e quando lui entra in modalità “lotta” mette il pilota automatico, il suo gioco decolla e sono dolori per tutti. Musetti esce dal campo sconfitto e con l’amaro in bocca, perché nel primo set, quando ha gestito meglio i suoi game di servizio ed è stato in grado di tenere maggiormente l’iniziativa, ha dato la sensazione di potersela giocare. Nello scambio prolungato era spesso lui a prevalere, e quando alternava tagli di rovescio a sbracciate precise, e poi diritti ficcanti, spesso il serbo è stato in grossa difficoltà. Impossibile tuttavia tenere questo ritmo, aggressività e profondità dei colpi senza l’aiuto di servizio e risposta. Proprio i colpi d’inizio gioco sono i veri imputati di una sconfitta alla fine netta. Perso il primo set, Musetti si è eclissato, non ha mollato ma non è più riuscito ad uscire dalla morsa del rivale, costretto solo a rincorrere sui ritmi, angoli e anticipo del fortissimo rivale. E quando finisci lì, in quella palude, anneghi senza pietà.
    C’è un bronzo in palio domani contro Auger-Aliassime, partita sulla carta più che possibile, ma serve ritrovare il Musetti del resto del torneo, non quello andato in evidente difficoltà oggi, sia nell’intensità che nelle letture di gioco, oltre che al servizio. Il Musetti del primo set potrebbe essere sufficiente a giocarsela, ma è fondamentale stanotte fare un totale reset di questa partita, girata male e finita peggio. Il Musetti eccellente di quest’estate ha fatto un balzo notevole grazie a fiducia e autostima, che gli permettono di spingere, giocare lucido e offensivo. Queste devono essere gli assi nella manica anche contro Auger-Aliassime, uno che può gestire dal punto di vista tecnico se non cade in difesa. Djokovic si gioca l’Oro contro Alcaraz, ma vedendo lo strapotere di Carlos, sembra un’impresa quasi impossibile…
    Marco Mazzoni

    La cronaca
    Djokovic alza la prima palla della seconda semifinale delle Olimpiadi 2024, con una vistosa protezione al ginocchio destro. Musetti prova ad aprire l’angolo dalla risposta, per far correre a destra il serbo. La tattica funziona sul 40-15, cammina forte il diritto di Lorenzo, anche sul punto seguente, con una traiettoria carica e veloce. Parità, e sguardo non sereno di Novak dopo l’errore. Si aggrappa alla battuta l’uomo dei record, 1-0. Musetti trova il primo big point dell’incontro, passante stretto di diritto eccellente. Bellissimo anche lo scambio che vale a Lorenzo il punto dell’1 pari, gran controllo degli angoli e del ritmo. Nello scambio l’italiano è più incisivo, il serbo trova punti col servizio. Sul 30 pari “Muso” risponde bene, ottimo anticipo e via, Djokovic non contiene. Palla break! Rischia un cross di rovescio carico Lorenzo, esce di poco. 2-1 Djokovic. Nel quarto game il serbo risponde molto profondo, e con piedi nei pressi della riga di fondo mena le danza al suo ritmo… e son dolori. 0-30. Non va la prima dell’azzurro, Djokovic non si fa pregare, attacca e forza l’errore di Lorenzo. 0-40, tre palle break per l’ex n.1. Salva la prima chance buttandosi a rete; poi la seconda con una smorzata ottima, e la terza con un bel forcing sulla diagonale di rovescio. Aria purissima. Salva con una rara prima palla la quarta chance di break, la lotta è molto dura. Ben 16 punti, per il 2 pari, con una riga di Musetti e stecca di Djokovic. Molto più liscio il terzo turno di Nole, impone i suoi ritmi e con quattro punti si porta 3-2. Dopo la bagarre il set segue i turni di battuta, ma lo spettacolo cresce perché entrambi giocano più offensivo e attaccano, Lorenzo con il diritto (un paio eccezionali), Novak cerca la rete. Sul 4 pari uno smash errato costa al serbo il 15-30. Si cava al pericolo col servizio. 5-4, ora la pressione è tutta su Musetti, la regge alla grande dando sfoggio del suo tocco super su di una smorzata del rivale. Ma da 40-0 il game si complica… Djokovic alza il muro e poi spinge, profondissimo alla sua velocità, non regala nulla e vince quattro punti di fila forzando gli errori del nostro e procurandosi il set point. Musetti non lo gioca bene: cerca la sorpresa, la smorzata dopo il servizio, ma la palla non è abbastanza veloce e non passa la rete. SET Djokovic, 6-4. Peccato aver sprecato il quaranta zero, ma bravo è stato Nole ad alzare il livello al momento cruciale. Da campione.
    Secondo set, Djokovic to serve. Musetti riparte con decisione, spinge con ottimo controllo ed è il rivale a cercare la variazione, perdente. 0-30. Si becca pure un warning per violazione del tempo per servire. Non tocca bene la palla il serbo sul 15-30, la palla corta non va. 15-40 e due palle break immediate. Sparacchia malamente col diritto inside out Djokovic e scaraventa la racchetta. BREAK Musetti, 1-0 e servizio. Il down del campione dura un attimo, ritrova sicurezza, avanza nel campo e va a prendersi la palla del contro break con uno scatto felino in avanti, spettacolare il controllo del corpo in scivolata. Il BREAK purtroppo arriva: risposta sicura, avanza e col diritto in anticipo forza l’errore difensivo di Lorenzo. 1 pari. Ha perso un po’ di campo in questo game Musetti, non te lo puoi permettere vs. il “Djoker”. Si gioca meglio in risposta in questa fase, ora è Musetti a sorprendere col tocco l’avversario, 0-30, con Novak inferocito col suo angolo… Gioca molto teso Djokovic, anche contro il suo angolo, crea e distrugge (come lo smash orribile sul 40-30). A furia di taglie e cambi, Musetti si prende una nuova chance per l’allungo. Novak polemizza, butta il momento sulla rissa, dove sguazza via come pochi… Djokovic subisce il BREAK alla seconda chance con un rovescio in rete. Furibondo il serbo al cambio di campo, si lamenta col suo angolo per tutto, arbitro, luci, pubblico, tutto. Come quasi sempre accade, questa furia si trasforma in benzina per il suo agonismo, la palla esce dalle corde di Novak potente e “cattiva”, mentre la prima di servizio di Lorenzo resta troppo altalenante. Un pessimo doppio fallo sul 15-30 costa al carrarino due palle break. Ancora la smorzata per Musetti, ma è troppo prevedibile. BREAK, in quarto di fila, e due pari. È una fase molto convulsa della partita, tatticamente non c’è un filo logico, si va di tensione cercare di aggredire, ma non sempre le scelte sono corrette. Novak ritrova il servizio, e Musetti esagera nel cercare velocità. 3-2 Djokovic. Complicato anche il terzo turno di battuta di Musetti, commette un doppio fallo, poi il diritto di Nole è pesante in lungo linea. Cerca per l’ennesima volta la smorzata, ma ormai non vanno più, e legge ed arriva Djokovic. 15-40, momento topico… Lorenzo annulla la prima palla break con un rovescione dei suoi; energia e attacco sulla seconda, con i recuperi spettacolari del serbo cancellati dalla rapidità dell’azzurro, uno dei suoi migliori punti dell’incontro, visto anche il suo peso. Niente, Musetti si è incaponito nel chiamare avanti il rivale, ma il suo tocco ora proprio non va, c’è un’altra palla break da difendere. Rischia a tutta con la sbracciata di diritto dopo il servizio, ma la palla di Lorenzo esce di un niente. BREAK Djokovic, il quarto di fila (e terzo nel set), 4-2. Tutto troppo rapido ora per Nole, anticipa, gestisce il tempo di gioco e soprattutto gli angoli, Musetti non riesce più nel set a girarsi sul diritto e riprendere il controllo nello scambio. 5-2. Sfiduciato, senza la prima di servizio, è tutto ormai troppo difficile per Lorenzo, in balia dell’avversario, bravissimo ad anticipare leggendo le traiettorie dell’italiano. 0-30 e poi 0-40 e tre match point per Novak con risposta, palla corta e attacco. Annulla le prime due con il servizio, 30-40. Finisce al terzo, con un bel diritto carico Djokovic prende campo e il contro piede è ottimo. Chiude male Musetti, con 5 break di fila. Un match che dopo un bel primo set è girato male, nonostante la rabbia del rivale. Troppo bravo ad anticipare Novak e prendersi il campo.

    Novak Djokovic vs Lorenzo Musetti (TBA – ore 19:00)ATP Paris Olympics Novak Djokovic [1]660 Lorenzo Musetti [11]420 Vincitore: Djokovic ServizioSvolgimentoSet 3ServizioSvolgimentoSet 2Lorenzo Musetti 0-15 0-30 0-40 15-40 30-405-2 → 6-2Novak Djokovic 15-0 30-0 40-04-2 → 5-2Lorenzo Musetti 15-0 15-15 15-30 15-40 30-40 40-40 40-A3-2 → 4-2Novak Djokovic 15-0 15-15 30-15 40-152-2 → 3-2Lorenzo Musetti 15-0 15-15 15-30 15-401-2 → 2-2Novak Djokovic 0-15 0-30 15-30 30-30 40-30 40-40 40-A 40-40 40-A1-1 → 1-2Lorenzo Musetti 15-0 30-0 30-15 30-30 30-400-1 → 1-1Novak Djokovic 0-15 0-30 15-30 15-400-0 → 0-1ServizioSvolgimentoSet 1Lorenzo Musetti 15-0 30-0 40-0 40-15 40-30 40-40 40-A5-4 → 6-4Novak Djokovic 0-15 15-15 15-30 30-30 40-304-4 → 5-4Lorenzo Musetti 0-15 15-15 15-30 30-30 40-304-3 → 4-4Novak Djokovic 15-0 30-0 30-15 40-153-3 → 4-3Lorenzo Musetti 15-0 15-15 30-15 40-153-2 → 3-3Novak Djokovic 15-0 30-0 40-02-2 → 3-2Lorenzo Musetti 0-15 0-30 0-40 15-40 30-40 40-40 A-40 40-40 40-A 40-40 A-40 40-40 A-40 40-40 A-402-1 → 2-2Novak Djokovic 15-0 15-15 15-30 30-30 30-40 40-40 A-401-1 → 2-1Lorenzo Musetti 15-0 30-0 30-15 40-151-0 → 1-1Novak Djokovic15-0 30-0 30-15 40-15 40-30 40-40 A-400-0 → 1-0 LEGGI TUTTO

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    Arrivederci e grazie, sir. Andy Murray. Il tributo a un grande campione

    Andy Murray saluta a Parigi 2024

    “Never even liked tennis anyway.” Solo un personaggio animato da cotanta arguzia ed ironia come Sir. Andy Murray poteva scegliere un epitaffio così per salutare il mondo del tennis, il suo mondo, dopo aver disputato l’ultimo match ufficiale alle Olimpiadi di Parigi, il doppio perso insieme a Daniel Evans contro il team a stelle e strisce Fritz – Paul. Si chiude con una sconfitta e non un’altra medaglia olimpica la carriera di Murray, lunga e travagliata, animata da tanti episodi, cadute e risalite, vittorie storiche e tonnellate di polvere masticate nell’infinita rincorsa ai tre davanti, Roger, Rafa e Novak, complessivamente più forti e vincenti di lui. Fab4? Per molti, sì, per altri nient’affatto, visto che erano loro i tre tenori e Andy solo la gamba zoppa dei Beatles tennistici, uno che ha provato a restare aggrappato al loro treno velocissimo, salendo e scendendo a più riprese, con più frustrazioni che soddisfazioni. Uno britannico quando vinceva, “scozzese” quando perdeva…
    Ci vorrà del tempo per analizzare bene, a freddo, la carriera di Murray. Una cosa vorrei chiarirla immediatamente, forte e chiara: guai ad apostrofarlo come “perdente”. È vero che se andiamo a vedere il suo bilancio contro gli altri tre big ha solo dati in negativo (11-25 vs Djokovic, 7-17 vs Nadal, 11-14 vs. Federer), e che a livello di vittorie Slam siamo indietro anni luce (3 per Andy, contro i 20 di Roger, 22 di Rafa e 24 di Novak). 8 finali Major perse, 3 vinte. Una statistica non esaltante ma… si può considerare “perdente” un ragazzo che si è spinto oltre il limite delle sue capacità fisiche e tecniche, migliorando lentamente ma costantemente il suo gioco, arrivando a vincere 46 tornei ATP (tra cui 14 Masters 1000), due Ori olimpici consecutivi in singolare (record assoluto questo), US Open e due Wimbledon, riportando uno Slam nel Regno Unito dopo il mitico Fred Perry nel 1936? Io assolutamente no.
    Proprio in questi giorni Olimpici a Parigi, si è acceso un forte dibattito sul concetto di sconfitta, di grandezza o meno di un risultato. Nel mondo super competitivo di oggi, dove milioni di persone praticano sport a livello agonistico sostenute da metodi scientifici di allenamento e grandi mezzi, arrivare secondi o terzi è indice di assoluta grandezza, non di povertà o miseria. Chi narra lo sport esaltando solo e soltanto vittoria e primati ha perso misura, non rende un bel servizio. I secondi, terzi o pure i quarti, sono enormi atleti e campioni. Non è solo il primo posto il metro di tutto. È ora di cambiare paradigma alla nostra visione dello sport, e se vogliamo della vita. Murray in questo è l’esatto esempio di un atleta formidabile che è andato oltre ai propri difetti e mancanze, riuscendo ad ottenere risultati eccezionali nonostante rivali più attrezzati. Per questo è un tennista esemplare, che dobbiamo ringraziare per le tantissime ore di spettacolo e divertimento prodotte nei più importanti court del mondo.

    Never even liked tennis anyway.
    — Andy Murray (@andy_murray) August 1, 2024

    La sua storia è partita dal nord, Scozia, Dunblane per la precisione, uno di quei posti dove puoi passare solo per caso se la vita ti conduce attraverso altre rotte. Lontanissimo dai sacri prati verdi di Wimbledon. Ha iniziato a giocare a tennis a tre anni, spinto dalla passione dell’onnipresente madre Judy. Che la sua vita e carriera non fosse costellata solo da rose e fiori l’ha intuito a otto anni (1996), quando sopravvisse miracolosamente al massacro scolastico alla Dunblane Primary School: 16 compagni di classe e un insegnante furono assassinati in una sparatoria da un folle, entrato nella scuola per vendetta. Fu il più grave fatto di sangue accaduto in un istituto nella storia britannica moderna. La famiglia Murray conosceva l’aggressore. Non è mai stato un ragazzo come gli altri Murray, fin da quando ha iniziato a calcare il tour Pro con quella chioma di capelli ribelli, lo sguardo torvo e poi improvvisamente sereno, e quella lingua tagliente quanto il rovescio, forse ancor più letale… Andy in realtà è un tipo molto tranquillo nel quotidiano, animato da quell’irresistibile humor tutto British che esterna nei suoi leggendari tweet social, o con gli amici di sempre di fronte a un buona birra, talvolta anche nelle sala stampa. Per la sua ex allenatrice Amelie Mauresmo, “Andy ha come una doppia personalità. In campo e fuori sono due persone diverse, forse anche per questo non è riuscito a tirare tutto il meglio di se in ogni fase della sua carriera” ricorda l’ex campionessa francese, oggi direttrice di Roland Garros. Cosa rara tra i professionisti maschi, Murray è da sempre un appassionato sostenitore della parità di retribuzione per i tour maschili e femminili, di diritti e visibilità. “Sono stato coinvolto nello sport per tutta la vita e il livello di sessismo è irreale”, ha scritto una volta Murray su Instagram. Murray è diventato solo il secondo giocatore Top-10 nella storia dell’ATP Tour ad avere un’allenatrice nel suo box con Mauresmo. Tantissime chiacchiere allora, ma lui mai se c’è curato, è sempre andato avanti per la sua strada.
    Proprio il rapporto con i coach è stato travagliato. Ne ha cambiati tanti, forse troppi. C’è chi dice per la presenza ingombrante della madre – e tutti sappiamo quanto possa essere castrante per un giovane una mamma onnipresente e mai doma…- tanto che alla fine i suoi migliori anni sono arrivati sotto la severa guida di Ivan Lendl, un super campione per certi versi ha più di un affinità con Murray. Il carattere scontroso, la certosina costruzione, anche lenta se vogliamo, del proprio gioco, le molte sconfitte Slam e la sensazione che vi fossero più “talenti” di lui, ma alla fine le vittorie arrivavano. Murray ha dovuto lavorare tanto, forse più degli altri tre campioni della sua epoca, per tirar fuori ogni stilla del suo talento. Ha stentato più degli altri a costruire il fisico, strutturalmente meno forte e più fragile, e il suo tennis è cresciuto e quindi esploso più tardi. A completata maturazione, dopo estenuanti sessioni di lavoro (in estate nel caldo di Miami per prepararsi al meglio a quello altrettanto torrido di NYC), finalmente i vari tasselli tecnici hanno iniziato a lavorare all’unisono, e nel 2012 proprio nella Grande Mela è arrivato il primo, sospirato, Slam. Forse gli è mancato almeno un successo agli Australian Open, ma complessivamente Djokovic nelle tante finali gli è sempre stato superiore per mentalità e completezza di gioco.

    Forever in our hearts 💙 Today, we celebrate an amazing career and legacy. #SirAndy | @andy_murray pic.twitter.com/dailIta1Zo
    — ATP Tour (@atptour) August 1, 2024

    Cosa è mancato a Murray per vincere di più? Un po’ tutto se vogliamo, o solo dettagli fondamentali a fare la differenza. Di sicuro la sua seconda di servizio non è mai stata all’altezza degli altri tre, col diritto non ha mai davvero superato il limite di un’apertura meno fluida, e per anni ha tenuto un’attitudine fin troppo difensiva e da contrattaccante, spremendosi al limite invece di giocare più di petto, più diretto e offensivo. Non è un caso che nelle sue tre vittorie a Wimbledon (due ai Championships, una nell’evento Olimpico 2012) si è visto il suo tennis migliore, più rapido e incisivo, zero attendismo e tanta qualità. Forse avrebbe dovuto lavorare maggiormente sulla mentalità offensiva, provando a sgravarsi da un conflitto interiore e col rivale che l’ha penalizzato a più riprese, esplodendo spesso e volentieri in una rabbia agonistica nefasta e autodistruttiva. Iconiche le sue incazzature furibonde contro il suo angolo, gli sono costate più di una sconfitta. Ma anche a livello puramente fisico ha sofferto la minor potenza rispetto a Nadal, la minor elasticità e facilità rispetto a Federer, la minor resistenza rispetto a Djokovic. Solo nel 2016, il suo anno migliore, è riuscito a tenere il piede a manetta per molti mesi, con una seconda parte di stagione irreale che l’ha portato a dominare, vincere le Finals a Londra e chiudere meritatamente da n.1 del mondo. Uno sforzo clamoroso, oltre la sua capacità di tenuta, che ha pagato a caro prezzo con l’inizio dei problemi all’anca – poi operata – che di fatto hanno chiuso la sua carriera al vertice. Questo è stato l’ultimo grave infortunio di una lunga serie che l’ha caratterizzato per tutta la carriera. Nadal e Djokovic hanno spinto come forsennati, ma il loro fisico in qualche modo ha tenuto; quello di Andy assai di meno.
    Lasciando l’annoso confronto con gli altri, il tennis di Murray stato un capolavoro di gioco difensivo pronto al contrattacco. Mano assai più sensibile di quello che gli è sempre stato riconosciuto, ha migliorato progressivamente in visione e prontezza per cambiare ritmo e attaccare. Leggendarie le sue rincorse, solo apparentemente disperate, come i tanti passanti e rovesci vincenti. Ho sempre pensato che dovesse spostare più in avanti il baricentro della sua posizione, per soffrire e consumarsi di meno. Il suo coach Lendl c’ha provato a più riprese, anche portandolo insieme a giocare a golf e provando a fargli capire la posizione ideale sui Green. C’è riuscito a tratti, con pesanti ricadute un po’ per infortuni, un po’ per la sua testa assai conflittuale, che nelle fasi delicate lo forzava a retrocedere su ataviche certezze difensive piuttosto che l’arrembaggio. Ormai è andata, ma chissà che ne penserà Andy in futuro, riguardando nella sua testa la propria lunga carriera davanti ad un bel fuoco e con i figli attorno. Certamente è consapevole di aver speso ogni stilla di energia fisica, in allenamenti estenuanti e infinite sessioni a riprendersi dai tanti infortuni.

    1001 singles matches739 victories105 top 10 wins46 ATP titles41 weeks as World No. 129 wins over the Big 314 Masters 1000 titles11 Grand Slam finals3 Grand Slam titles2 Olympic Gold medals1 @andy_murray
    Thank you, Sir Andy 💙💙💙 pic.twitter.com/SQyNgA2hqV
    — Tennis TV (@TennisTV) August 1, 2024

    Operazioni, cambi di rotta e frustrazioni per finali perse e risultati che non arrivavano come sperato. Ma anche vittorie, momenti di gloria e immense soddisfazioni. Murray ha scritto pagine memorabili di tennis e di vita, mettendo in campo tutto quello che aveva e anche di più. Si è messo a nudo più e più volte, senza la paura di mostrare fragilità, lacrime e pensieri oscuri. Ha perso molto e vinto tanto. Ha lottato e ce l’ha fatta. Alla fine Murray, con tutti i suoi pregi e difetti, è un campione splendido che sentiamo più vicino a noi rispetto ad altri così forti da sembrare inarrivabili. Una volta sulle scale della press room al Monte Carlo Countri Club ci siamo scontrati fisicamente… lui scendeva di corsa, io salivo di corsa… boom! Siamo quasi caduti a terra e lui mi ha acchiappato e rialzato. È stato lui a sorridere e scusarsi per primo. Quello sguardo inquieto pur nel sorriso non lo dimenticherò mai.  
    Marco Mazzoni  LEGGI TUTTO