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    Buon compleanno Jannik! 24 candeline per il n.1. Il suo regalo? “Devo migliorare…”

    Jannik Sinner con la coppa dei Championships e il suo nome nell’albo d’oro dei vincitori

    Tanti auguri a Jannik Sinner! Nato a San Candido il 16 agosto 2001, il più grande tennista italiano festeggia il suo 24esimo compleanno a Mason, Ohio, in campo (ore 21 italiane) nella semifinale del Masters 1000 di Cincinnati, opposto alla sorpresa del torneo, il qualificato francese Terence Atmane. Livetennis segue la scalata del pusterese verso l’Olimpo del tennis mondiale fin da quando si affacciava al tour Pro con i primissimi ITF; quindi l’esplosione di fronte al grande pubblico con lo strepitoso Challenger di Bergamo 2019, dove mostrò a tutti che razza di colpi e classe possedesse. Da allora sono passati molti anni, con una crescita a tratti impetuosa alternata a qualche momento di stasi e riflessione, come è giusto che sia, con la rivoluzione del febbraio 2022 quando decise di lasciare il mentore Riccardo Piatti e crearsi un suo team su misura. Dall’ottobre del 2023 Jannik ha cambiato passo ed è diventato il più forte, dominante, a tratti irresistibile. Sta segnando un’epoca e incantando milioni di appassionati col suo gioco potente, intenso, ricco di colpi spettacolari e adrenalina. Ha vinto il premio ATP di tennista più amato dagli appassionati nelle stagioni 2023 e 2024, a sottolineare quanto la sua classe ed educazione siano apprezzate a livello globale.
    Per salutare il compleanno del n.1 azzurro, riportiamo l’inizio di un capitolo del libro che il nostro Marco Mazzoni ha scritto e pubblicato la scorsa estate, “Una Straordinaria Normalità” (Ultra Sport), nel quale è raccontata (con moltissimi aneddoti ed esperienze dal vivo) la mentalità, cultura del lavoro, attitudine e talento di Sinner, l’unico vero “segreto” che l’ha portato a diventare il miglior giocatore al mondo da oltre un anno. Un estratto che racconta la vera forza di Jannik: la ricerca continua, quasi ossessiva, del miglioramento.

    Secondo l’enciclopedia Treccani il lessico comune di una persona con un’istruzione medio alta è costituito da circa 47.000 parole, poco meno del 20% rispetto alle 260mila che compongono un dizionario d’italiano. Tuttavia nella vita di tutti i giorni una persona media ne usa davvero molte di meno: infatti il vocabolario “di base” della nostra lingua è formato da circa 6.500 parole, con le quali copriamo il 98% dei nostri discorsi. Ognuno di noi ha ben scolpiti in testa alcuni vocaboli fondamentali, pronunciati o scritti con frequenza perché importanti per esprimere i concetti base del proprio pensiero e modo di essere. La parola più ricorrente nel lessico di Jannik Sinner è migliorare. Anzi, “devo migliorare”, concetto rafforzato dal verbo dovere che esprime l’obbligo di fare, un tono di comando, oppure di volontà e/o desiderio. Obbligo e volontà di migliorare muovono non solo i discorsi di Jannik intorno al tennis ma la sua stessa vita, sono lo spartito sul quale scrive le sue note, a produrre complesse sinfonie fatte di colpi e tattica, sudore e adrenalina.
    “Ogni giorno quando vai in campo puoi migliorare, anzi devi migliorare” afferma Sinner in un’intervista a Sky Sport dell’ottobre 2023. “L’attenzione che metti in allenamento deve essere alta perché è così in ogni lavoro, è necessario essere concentrato per dare il proprio meglio. Alla fine si dipende da se stessi, da quanto vuoi migliorare, dall’energia che ci metti per arrivare ai tuoi obiettivi e alla fine della giornata sentendo di aver fatto il tuo dovere. La prima cosa che chiedo al mio team, anche quando vinco, è cosa avrei potuto fare meglio in campo. Ci sono poche partite nelle quali ho giocato proprio come volevo e tutto è andato alla grande. Magari hai dolore da qualche parte, hai dormito male la notte, fa più caldo rispetto al giorno prima, non senti la palla… Ci sono tante cose che il tennista deve affrontare ogni giorno, mille variabili. La vittoria, la goduria del successo, è il frutto del duro lavoro che metti quotidianamente. Vincere è una sensazione molto bella, quando vinci il torneo è ancor più straordinario. La vittoria in generale è quello per cui lavori quando ti alzi alla mattina, vincere le partite, sentirsi soddisfatto del proprio impegno e lavoro, raggiungere l’obiettivo”.
    Migliorare, avanzare, crescere, maturare, progredire. Sinonimi con sfumature diverse dello stesso concetto: impegnarsi costantemente con dedizione assoluta per diventare una persona e sportivo più abile, capace e vincente.
    Il miglioramento è il mantra di Sinner, è il concetto base della sua filosofia, che possiamo definire in tutto e per tutto un’etica aristotelica. Infatti per il filosofo greco ciò che si giudica in etica non è l’azione singolarmente considerata quanto la disposizione ad agire in un certo senso. La saggezza è imperativa, perché il suo fine è quello di determinare ciò che si deve e che non si deve fare. L’etica di Jannik è chiara: l’agire è mosso dal fine supremo del miglioramento, questo indirizza quel che è giusto e lo allontana da quel che ritiene sbagliato. Il suo tempo ruota intorno a questo concetto, al rigore che lo spinge “any given day” a impegnarsi al massimo per terminare la giornata sentendosi migliore rispetto alla versione di se stesso che si è alzata dal letto, consapevole di aver speso ogni energia fisica e mentale investendo sulla crescita, sullo sviluppo di abilità e acquisizione di nuova conoscenza. Etica, rigore, dedizione per migliorare come persona e tennista. Sinner è forgiato da questi principi, tutto ruota intorno a loro.

    Sinner shined in the biggest moments 😮‍💨
    Today’s Play of the Day, presented by @BarclaysUK #Wimbledon pic.twitter.com/KF8rG5fTNa
    — Wimbledon (@Wimbledon) July 13, 2025

    Può sembrare normale trovare quest’attitudine in uno sportivo di altissimo livello, impegnato in uno sport nel quale il concetto di professionismo è spinto all’estremo vista la difficoltà insita nella disciplina. In realtà, Jannik aveva ben chiara quest’attitudine anche da giovanissimo. Così rispondeva un 17enne Sinner a Daniele Magagnin nell’agosto del 2018 nel corso di una breve intervista al media della sua terra Alto Adige: “Sto imparando molto, ma molto devo ancora imparare. La finale persa a Santa Cristina mi ha insegnato che devo avere la capacità di entrare subito in partita, di gestire le emozioni, quindi il servizio e la risposta e commettere meno errori”. È passato più di un lustro da allora. Quel ragazzo magro e con tanti capelli rossi in testa ha coltivato con metodo e attenzione maniacale al dettaglio abilità atletiche innate, traghettando la coordinazione sviluppata dalla pratica dello sci al tennis, dove la fluidità del gesto è la chiave per generare colpi potenti e precisi. Un insieme di qualità fantastiche che partono dalla sua testa, dove la visione del contesto in cui si trova è processata nel minimo dettaglio e con istantanea nitidezza; questo gli permette di scatenare l’intuizione che porta alla creazione. Vedere la palla prima è una sorta di magia che hai dentro, la puoi tirar fuori ed allenare con metodo e qualità, in modo che il corpo reagisca in anticipo e riesca ad eseguire colpi naturali senza tensioni eccessive, con la racchetta sicura a piegare la palla in traiettorie che mettono l’avversario in difficoltà. Per colpire come Sinner devi essere un grande atleta, dotato di qualità notevoli affinate ed esaltate con pazienza e lavoro. Il metodo, l’applicazione e la ripetizione sono gli indispensabili compagni di viaggio di quel che molti chiamano “talento”.
    Il talento, in fondo, cos’è? È uno dei temi più discussi nel mondo del tennis e sempre lo sarà. Il talento è codificato nei dizionari come l’ingegno, capacità e doti intellettuali rilevanti e naturali applicate a particolari attività. Molti ritengono che il talento tennistico sia la facilità nel colpire la palla e mandarla dove vuoi, in condizioni mutevoli e contro ogni tipo di avversario, in pratica far apparire facili cose assai difficili attraverso gesti fluidi e armoniosi. È sicuramente una valida descrizione di quel che molti reputano sia il talento, ma non è tutto. Sentite cosa ne pensa Rafael Nadal, non proprio l’ultimo arrivato nel mondo della racchetta… “Credo che sul talento la gente sia un po’ confusa. Per me non è giocare in maniera bella o colpire la palla molto bene o molto forte. Io credo che nel tennis, come in tutti gli sport, l’obiettivo finale sia la vittoria. Per questo, secondo me, la questione è chiara: l’atleta che vince è l’atleta con più talento”. Una definizione secca, pratica e del tutto opposta a quello che molti ritengono sia questa merce rara, che regala successi e magia. Ma allora, la verità dove sta? Cosa è il talento, e Sinner “ha talento”? La verità, in fondo, non esiste. La risposta al quesito iniziale non è un assioma, necessita di essere spiegata, interpretata con varie sfumature e applicata al contesto. “Non troverai mai la verità, se non sei disposto ad accettare anche ciò che non ti aspettavi di trovare”, affermava Eraclito. Come dargli torto. Sinner forse (sottolineo il forse!) non ha la magia nel braccio del suo idolo Roger Federer, non pennella giocate in totale leggerezza e stile senza tempo dando l’impressione di non far alcuna fatica, ma ha un talento altrettanto eccezionale quanto diverso da quello del leggendario campione svizzero. Il talento è l’abilità nel fare cose straordinarie, indipendentemente da come le si raggiungono. Nel tennis lo si esprime con bellezza e armonia, ma anche attraverso l’applicazione e l’efficienza, facendo fruttare le proprie doti con lavoro e mentalità. Talento è riuscire ad esprimere in campo la miglior versione di se stessi, e in partita con colpi straordinari per intensità e precisione, forti del giusto atteggiamento. Per tutto questo Jannik è animato da un talento smisurato, coltivato con un percorso sano da lui vissuto in una straordinaria normalità e con i tempi giusti in relazione alle proprie qualità, perseguendo senza isterie obiettivi di lungo periodo assai chiari basati sul miglioramento.
    “La mia priorità è ed è sempre stata giocare a tennis” raconta Sinner. “Nella mia testa l’ultima cosa che penso prima di dormire e la prima appena mi alzo è sempre cosa posso fare per giocare meglio in campo. Faccio tanto lavoro in palestra, sul campo, sulla testa, mangio meglio, dormo tanto e vado a dormire presto. Uso poco il cellulare, cosa che sembra piccola ma invece è importantissima, sto attento a tanti particolari. L’insieme di tutto ciò mi porta ad avere più energia in campo, e credo che questo andando avanti qualcosa mi frutterà. Anche se fosse solo uno 0,1%, è pur sempre qualcosa e alla fine conta. Sono andato via da casa quando avevo più o meno 13 anni e mezzo, ho investito davvero tanto…. tutto nel tennis. Ma cosa bella è che più vado avanti e più mi piace. Magari è stato il destino, ma sono sicuro di aver fatto la scelta giusta. C’è pressione, tanta, ma non c’è la pressione che ha un dottore, che in mano la vita di una persona. La cosa peggiore che mi può accadere è perdere una partita, ma ok, la settimana seguente ce n’è un’altra e si può fare meglio. C’è sempre tempo per fare meglio, per migliorare”.

    4 titoli dello Slam vinti finora in carriera e unico italiano a trionfare nel singolare a Wimbledon e Australian Open. 20 tornei in totale nel suo palmares oltre a 2 edizioni della Davis Cup, giocate da protagonista nelle Final 8 di Malaga. Campione alle ATP Finals 2024 e n.1 del mondo da 62 settimane consecutive (10 giugno 2024). Sta riscrivendo la storia del tennis italiano, e non solo. 24 anni, 24 candeline da spegnere oggi. Infinite le emozioni che sta regalando a tutti gli appassionati italiani. Buon compleanno, Jannik! LEGGI TUTTO

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    Quattro infortuni per quattro campioni. 2017-2018: le stagioni “horribilis” di Nadal, Djokovic, Murray e Del Potro

    Juan Martin Del Potro

    Rodolfo Lisi, specialista in Posturologia e Cultura Sportiva, è senza dubbio uno dei maggior esperti in lesioni legate alla pratica del tennis, dal classico gomito del tennista fino ai molteplici traumi causati da un’approccio al gioco sempre più estremo. Lo testimoniano i premi e riconoscimenti ricevuti, ma soprattutto il cospicuo numero di contributi in riviste specializzate ed i ben 14 volumi che hanno ripercorso l’intera anatomia umana alla ricerca delle zone più vulnerabili per un giocatore, in cui la sue profonde conoscenze fisiologiche si sono abbinate a quelle tennistiche.
    Il suo ultimo contributo è di particolare interesse, perché l’analisi “meccanica” di quattro tipologie specifiche di infortuni viene esemplificata con i casi reali di quattro grandi campioni nell’arco delle stagioni 2017 e 2018: il ginocchio di Nadal (sindrome di Hoffa), il gomito di Djokovic (bone bruise), l’anca di Murray (conflitto femoro-acetabolare), ed il polso di Del Potro, che contribuì come è noto alla sua parabola discendente e al prematuro ritiro. Al di là dei tecnicismi e delle specificità delle singole patologie trattate risulta particolarmente stimolante, anche per i non addetti ai lavori, l’analisi a 360º delle diverse concause che possono determinare nell’insorgere di una lesione: la predisposizione genetica, la tecnica, la gestione di allenamenti e prestazioni, le superfici (e soprattutto i continui cambi cui sono costretti i giocatori in questo senso), il calendario e, non ultimi, gli impegni contrattuali e gli interessi economici, che spesso spingono a intensificare l’attività agonistica anche quando la medicina ed il buon senso consiglierebbero periodi di riposo e riabilitazione.

    Come si diceva i lavori di Lisi sono di grande interesse anche per i semplici appassionati, perché conosce e ama profondamente il tennis. In questo caso lo si vede per esempio nell’analisi dettagliata delle strategie tecnico-tattiche seguite dai giocatori per convivere, nei limiti del possibile, con le lesioni, come nel caso, solo per citare un esempio, di Del Potro. Il campione argentino si vide infatti obbligato a modificare la sua impugnatura di rovescio, adattandola però al livello e la forza degli avversari. Mentre contro i top players continuava a ricorrere ad un’impugnatura più efficace per potenza ed effetti, ma più lesiva a livello bio-meccanico (eastern per la mano destra e ibrida strong eastern per la sinistra), contro giocatori di livello più basso implementò un’impugnatura più “classica”, meno incisiva ma più sicura a livello articolare (continental per la mano destra e strong eastern per la sinistra).
    Quello di Rodolfo Lisi è in sostanza un volumetto (il diminutivo riguarda solamente le dimensioni) che può interessare non solamente gli esperti in lesioni sportive, e che rappresenta l’integrazione di competenze tecniche e tennistiche, nonché il culmine di un lungo lavoro di ricerca che ha già prodotto molteplici frutti.
    Rodolfo Lisi, Quattro infortuni per quattro campioni. 2017-2018: le stagioni “horribilis” di Nadal, Djokovic, Murray e Del Potro, La Versiliana Editrice, 2025
    Paolo Silvestri LEGGI TUTTO

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    Novità editoriale: “Effetto Sinner – Consumi responsabili e nuovo made in Italy oltre lo sport”

    La copertina del libro

    È appena stato pubblicato un nuovo libro su Jannik Sinner, intitolato “Effetto Sinner – Consumi responsabili e nuovo made in Italy oltre lo sport”, un contributo con un taglio davvero originale. Si parla del campione di Sesto Pusteria, ma non è una classica biografia: si affronta il suo impatto economico e sociale, con il contributo di Cesare Amatulli, Professore Ordinario di Marketing presso l’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, e insegnante anche anche presso la Luiss Guido Carli; e Matteo De Angelis è Professore Ordinario di Marketing presso la Luiss Guido Carli. Riportiamo il comunicato stampa di questa novità editoriale.

    Effetto Sinner è un saggio dedicato all’attuale numero 1 del tennis mondiale, ma non si tratta della solita biografia sportiva. Piuttosto di un’analisi culturale, sociale ed economica sul suo impatto. Il libro esplora come, attraverso i suoi valori e il suo stile di vita, Sinner abbia una risonanza positiva sui consumi responsabili e sulla percezione dell’Italia, per gli italiani e all’estero. Non è dunque un libro sul tennis ma su ciò che il campione rappresenta, non è uno studio sul gesto sportivo di Sinner ma sulla sua eco culturale. Riportando i risultati di diverse ricerche, gli autori mostrano come Sinner – con la sua disciplina silenziosa, il talento sobrio e la postura gentile – incarni un modello di leadership sostenibile: un modello italiano, ma dal respiro globale. Un modello descritto attraverso il nuovo framework SMASH, introdotto dagli autori, insieme al neologismo “umisostenità”, sintesi valoriale e culturale ispirata a Sinner.
    «Un talento italiano che va oltre il tennis: Sinner è l’icona gentile di un futuro in cui umiltà e determinazione si intrecciano senza mai urlare. L’Effetto Sinner è il riverbero del campione sportivo sui consumi responsabili, è l’eco culturale della sua umiltà, è il paradosso di valori di altri tempi che diventano moderni e che ridanno all’Italia la forza di ispirare il mondo, con l’eleganza della semplicità, il rispetto per ciò che dura ed una nuova idea di successo.»Cesare Amatulli
    «Umiltà, sostenibilità, modernità. Queste tre parole riassumono il più autentico e originale “Effetto Sinner”. Jannik è molto di più dello straordinario campione che ha portato il tennis italiano ai vertici mondiali. È un trascinatore di comportamenti responsabili e di una immagine moderna dell’Italia nel mondo in quanto non appariscente o “chiassosa” nei suoi successi, ma allo stesso tempo tradizionale in quanto in grado di valorizzare il suo patrimonio culturale e la sua ricerca di eccellenza.»Matteo De Angelis
    Da oltre due millenni si narra di atleti straordinari che, divenuti celebri per le loro prestazioni sportive, hanno finito per influenzare – talora con vite leggendarie – conoscenze, atteggiamenti, comportamenti, mode, abitudini, valori o addirittura le sorti di intere comunità. Nella nostra porzione di mondo gli esempi sono tanti e riconducibili a una tradizione che potrebbe risalire al VI secolo A.C., con Milone di Crotone, a cui vengono attribuite ben sette vittorie olimpiche nella lotta e, in scia alle prestazioni sportive potenziate dalle virtù pitagoriche, addirittura la guida alla storica vittoria dei crotonesi sui sibariti (fonte Diodoro Siculo). I primi simbolo, appunto, di disciplina, forza (fisica e mentale), determinazione e senso della sfida continua (incrementalismo ante litteram); i secondi, per contro, noti come prìncipi di abbondanza e lussuria. Sono più recenti, invece, gli studi sullo sport management e sulla psicologia dello sport, di cui gli autori di questo originale saggio di ricerca richiamano princìpi epistemologici e rilevanza, ben oltre l’ambito sportivo.— Michele Costabile, Professore Ordinario di Marketing presso l’Università Luiss Guido Carli
    Effetto Sinner è il nuovo capitolo della storia che Jannik Sinner sta scrivendo nel mondo del tennis, dello sport e non solo. Se due autori, come i professori della Luiss Cesare Amatulli e Matteo De Angelis, hanno deciso di occuparsi del nostro atleta studiandone il contributo anche dal punto di vista dei consumi e dei comportamenti sociali, consapevoli di come Jannik riesca a orientare anche le scelte quotidiane della nostra vita, abbiamo l’ulteriore conferma di come Sinner abbia davvero prodotto una sorta di miracolo, da qualunque punto di vista lo si voglia osservare. E noi, come Federazione Italiana Tennis e Padel, non possiamo che esserne orgogliosi. Infatti, anche per noi Sinner è molto più dei risultati storici che sta ottenendo, e continuerà a ottenere. È il coronamento del lavoro, delle idee e dei sacrifici fatti in oltre vent’anni dalla nostra Federazione per creare, prima ancora che campioni, ragazzi che potessero rappresentare un esempio. È dunque il terminale di cinque lustri impostati sulla formazione dei tecnici, sull’educazione dei ragazzi e sulla valorizzazione dell’istituzione pubblica che mi onoro di rappresentare.—Angelo Binaghi, Presidente FITP LEGGI TUTTO

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    Esce “Roger Federer, il tennista dei record”, storia illustrata del re del tennis

    Un racconto illustrato sul campione svizzero

    Il suo ritiro dalle scene a settembre 2022 ha lasciato i tifosi sgomenti: perché Federer non è stato solo uno dei giocatori più vincenti di sempre. Ma è stato amato da tutti per l’eleganza nel gioco, la correttezza e la sportività, che per 19 anni consecutivi gli hanno garantito il premio Fans’ Favourite dell’Associazione dei tennisti professionisti (Atp). In molti lo considerano il tennista migliore in assoluto, e no, non è questione di uno slam vinto in più o in meno, ma di come il suo stile di gioco è stato unico e inimitabile.
    I suoi estimatori sono quindi, da qualche mese, orfani, e se tra di loro ci sono anche dei genitori, probabilmente rimpiangeranno di non poter condividere la visione di partite indimenticabili con i loro figli.
    Ma potranno raccontare loro una bella storia: quella del tennista svizzero che, davvero, del tennis ha fatto la Storia. Ne racconta le gesta Igor De Amicis, scrittore e appassionato di tennis, in Roger Federer, il tennista dei record. Un libro adatto ai bambini da 7 anni in su, illustrato da Giuseppe Ferrario, per rivivere le emozioni di un grande campione, nel campo e nella vita.

    Roger e Rafa sono seduti uno accanto all’altro sul divanetto a bordocampo. Hanno appena perso, e assistono al concerto che pone fine a quella giornata di Laver Cup. Finalmente la tensione della gara si sta allentando. Federer si guarda intorno, il campo, il pubblico, il suo amico e rivale, tutto il suo mondo. Capisce che quella è la fine. La fine di un’avventura durata tutta la vita, che ha colpito il cuore e l’immaginazione di milioni di persone in tutto il mondo. Il campione è sopraffatto dalle emozioni e non riesce a trattenere le lacrime. Si accorge che anche Nadal al suo fianco sta piangendo, e allora allunga una mano per stringerla alla sua. Per ringraziarlo di essere lì.E per un istante rimangono così. Due fra i più grandi campioni dello sport.A piangere insieme, mano nella mano.Igor De Amicis, da Roger Federer, il tennista dei recordIgor De Amicis è nato a Roma nel 1976. Commissario Capo di Polizia Penitenziaria, divide la passione per la scrittura con la moglie Paola Luciani. Per Einaudi Ragazzi hanno scritto insieme Giù nella miniera, Fugees Football Club, Igor Trocchia. Un calcio al razzismo e diversi titoli delle collane «Classicini», «Grandissimi» e «Che storia!». Da solo, invece, De Amicis è autore di thriller, anche per adulti. LEGGI TUTTO

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    “Federer Nadal Djokovic – I dominatori del tennis”, nuovo libro di Cento Autori sulla più iconica rivalità del tennis

    Cento Autori, casa editrice attiva dal 2007, lancia “Raccontando lo sport”, collana di saggistica sportiva curata da Andrea Pelliccia, ingegnere chimico napoletano con all’attivo diversi libri legati allo sport (“Up & Under – racconti di rugby” e “Quando c’era Paolo Valenti”, tra gli altri). Il primo volume di questa collana esce proprio oggi ed è […] LEGGI TUTTO