Panichi racconta il lavoro con Sinner durante lo stop. “Ha un fisico da decatleta”
Il team Sinner al completo agli Australian Open 2025
Manca meno di un mese al rientro in attività di Jannik Sinner ed è grande la curiosità di scoprire come ha lavorato, principalmente sul proprio fisico, in questo “scomodo” periodo di pausa. Marco Panichi, preparatore atletico del n.1, ha rilasciato un’interessante intervista al Corriere della Sera nella quale si è soffermato proprio sugli aspetti più tecnici del loro svolto nelle ultime settimane. Poter sottoporre il corpo di Jannik ad una serie di attività ed esercizi difficili da realizzare in momenti di gara è qualcosa di unico, quindi i tre mesi di stop possono diventare un’opportunità interessante. Proprio da qua parte l’intervista dall’ex preparatore di Djokovic (sette anni insieme al serbo), oggi nel box dell’italiano. Riportiamo i passaggi più significativi del pensiero di Panichi.
“Dal giorno in cui abbiamo saputo dello stop, giocatore, team e management hanno avuto all’unisono lo stesso pensiero: sfruttare al meglio questo periodo” racconta Panichi. “Sapevamo da subito di poter fare un bel lavoro, studiato e programmato, non diluito e spezzettato dai viaggi e dai tornei come al solito. Non è che eravamo contenti della sospensione di Jannik, è chiaro, però abbiamo studiato un modo attivo e propositivo di viverla. Abbiamo trasformato i micro-cicli di lavoro in macro-cicli, siamo scesi nel particolare e nel dettaglio, abbiamo dedicato tanto tempo all’acquisizione di dati su Jannik, applicando moduli di allenamento per metterlo nelle condizioni di fare un altro salto di qualità importante. Da Roma in poi, questo lavoro dovrà dare i suoi frutti”.
Già dallo scorso gennaio Sinner ha messo da parte le cavigliere, si sente più sicuro del proprio corpo? “Tutto vero. Le cavigliere limitano l’articolazione e lo sforzo viene ripartito sulla struttura, con la conseguenza del sovraccarico su certe parti del corpo. Eliminare le cavigliere è stato un processo lungo ma importante per Jannik. Con fondamentali risvolti psicologici. Facendo un profondo lavoro specifico, giorno dopo giorno il giocatore si è sentito sempre più sicuro. Senza che gli facessimo alcuna pressione, a un certo punto è venuto lui da noi: sono pronto, ci ha detto. Da gennaio, in Australia, quando le ha smesse, non ne ha mai sentito la mancanza. Continuando a prestare la giusta attenzione alle sue fragilità, direi che indietro non si torna”.
Palestra e quindi pesi, ma non troppi, ecco perché: “Il tennis è uno sport in cui la forza specifica per eseguire il gesto tecnico deve essere esplosiva. Non demonizzo i lavori di forza però, con il fisico di Jannik, l’aspetto funzionale è più importante. Facciamo lavori tridimensionali per sviluppare il collegamento tra segmenti che rendano il suo gesto il più efficace possibile. Nel tennis ci sono tre aree che devono concatenarsi di concerto: fisico, mente e tecnica”.
Senza tornei, c’è monotonia nella giornata di Sinner, e spezzarla è importante. Forse anche per questo ha raccontato di esser andato in bici con gli amici, aver provato il kart e altro. Panichi conferma l’importanza di inserire stimoli nuovi e rompere le routine: “Tanto, ma non solo in questo periodo così particolare. Anche i viaggi e gli aerei possono ingenerare una routine. L’aspetto motivazionale è determinante: sfidiamo continuamente Jannik con nuove sollecitazioni, lo spingiamo a fare cose nuove, per lui inedite. Anche semplici: una partita a golf, la visita di un museo… Ampliare la sfera mentale permette di presentarsi all’allenamento più freschi. Però è altrettanto vero che una certa ripetitività è utile al confronto, senza correre il rischio di ingabbiare il giocatore in qualcosa di troppo monotono. È la varietà nel protocollo di lavoro che ci consente di capire se stiamo andando bene. (…) Durante lo stop forzato sta scoprendo cose nuove, che lo stimolano. Quando giriamo per tornei è impossibile dedicarsi ad altro che non sia allenamento, partita e recupero. Per di più Jannik non può più andare in giro senza essere riconosciuto e fermato. In questi tre mesi, inoltre, si è preso del tempo libero per se stesso: si è riscoperto. La detossificazione è in atto. Sono molto contento: a livello mentale è trasformato. A Roma tornerà con un’enorme motivazione e un’importante freschezza“.
Così Panichi descrive il talento motorio di Sinner: “Coordinazione, stamina, aspetto neurovegetativo: Jannik ha un fisico da decatleta, sa fare bene tutto. Se fosse più forte, non potrebbe essere così agile. Se è una macchina quasi perfetta dobbiamo ringraziare Hanspeter e Siglinde Sinner, i genitori che gli hanno trasmesso il Dna. Ma, dal mio punto di vista, il suo più straordinario talento è la gestione delle situazioni, che sia un allenamento o una partita tesissima: ha una calma operativa, nei momenti che contano, rara. Mente e fisico sono un sistema integrato: quando uno lo tira giù, l’altro lo spinge in su. Sa usare le emozioni come fonte di energia: se hai un travaso emotivo, ti blocchi; ma lui sa surfare sulle emozioni, restando sempre sulla cresta. Il sistema integrato si allena, certo. Ma con le doti di Jannik Sinner devi nascere”.
Marco Mazzoni LEGGI TUTTO