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    Simone Parodi aspetta Ortona: “Stiamo bene, ma ci manca l’agonismo”

    Di Giovanni Saracino
    Salvo imprevisti delle prossime ore, domenica al PalaMazzola, a distanza di quasi un mese dall’ultima gara ufficiale disputata (25 ottobre contro Cantù), la Prisma Taranto tornerà ad assaporare il clima agonistico della partita vera, contro la capolista Sieco Service Ortona. “Stiamo bene, ci siamo allenati tanto, non siamo ancora al top ma abbiamo trovato una buona condizione fisica. Ci è mancato l’ agonismo, il ritmo partita, la tensione di una gara vera” afferma Simone Parodi, uno dei giocatori più attesi nella squadra pugliese, favorita per la promozione in Superlega.
    Ortona, forse, è l’avversario meno indicato per riprendere confidenza con l’agonismo…
    “Eh sì (sorride al telefono, n.d.r.). Diciamo che è una squadra che sta giocando molto bene, è in forma, sbaglia molto poco, regala quasi nulla, anche se accusa qualche assenza nello starting six (i martelli Shavrak e Sette, n.d.r.). E poi ha Cantagalli che sta dimostrando di essere un terminale offensivo importantissimo per i suoi compagni. Dobbiamo stare molto attenti“.
    Come pensate di poterli affrontare dal punto di vista tattico? Basterà arginare il solo Cantagalli?
    “Penso che se noi giochiamo bene, com’è nelle nostre potenzialità, siamo in grado di fronteggiare qualsiasi avversario. È probabile che pagheremo dazio nel primo set al fatto che ci manca un po’ il ritmo partita, ma siamo consci di essere una squadra forte. Dovremmo contenerli in attacco, battendo e murando bene“.
    In questo periodo in cui non avete giocato, hai avuto modo di vedere tante partite in tv o su internet?
    “Non le vado a cercare, se smanettando in tv ci sono, mi fermo a guardarle. Ultimamente ho visto qualche match di Superlega su RaiSport e la partita tra Brescia e Castellana“.
    Che campionato di A2 si è intravisto in queste prime giornate?
    “Sicuramente è un campionato molto equilibrato, di buon livello. Abbiamo incontrato squadre, come Brescia e Cantù, che giocano molto bene a pallavolo e che lottano sino all’ultima palla. Non esistono partite facili e per quanto ci riguarda dovremo giocare sempre al massimo delle nostre possibilità contro tutti“.
    Foto Lega Pallavolo Serie A
    Per recuperare le gare rinviate, presto potreste essere chiamati ad una sorta di tour de force, giocando ogni tre giorni. Vi sentite pronti?
    “A livello fisico speriamo di non fermarci più, perché non è semplice stopparsi e riprendere e viceversa; si vive un po’ alla giornata. Giocare a pallavolo è il nostro mestiere, le partite ravvicinate, le trasferte da affrontare non ci spaventano, purché si riesca a trovare una continuità nella programmazione“.
    Alla vigilia del campionato si sapeva che si sarebbe trattato di una stagione particolare. La realtà ha complicato ancor di più le cose..
    “Il torneo di A2 sapevamo che sarebbe stato difficile. Ora le cose si sono complicate per via di tutti questi rinvii che modificano continuamente la programmazione del lavoro in palestra di una squadra. Noi giocatori vorremmo scendere in campo al meglio delle nostre condizioni fisiche ed offrire una pallavolo di buon livello a chi ci segue. Ci rendiamo conto che sinora abbiamo giocato al di sotto dei nostri abituali standard, ma non possiamo far altro che adattarci a questa nuova situazione“.
    Pensate che il contatto con i tifosi possa essere surrogato dall’interesse suscitato dai vostri match in diretta su YouTube o dalla vostra presenza sui social?
    “Mi fa piacere che quando abbiamo giocato ci abbiano seguiti in tanti sul canale YouTube tematico della Lega Pallavolo Serie A. Quando scendiamo in campo cerchiamo di dare sempre il massimo e di divertire chi ci segue a distanza. Certo sarebbe meglio avere i nostri tifosi al palazzetto. Ci dobbiamo accontentare, per ora. Sui social qualche volta arrivano dei messaggi da parte dei tifosi che mi fanno tanto piacere. E’ un modo per stabilire un contatto ed è giusto utilizzarlo“. LEGGI TUTTO

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    Fefè De Giorgi, campione di sorrisi: “La gioia del gioco non si inventa”

    Di Stefano Benzi
    Non c’è alcun dubbio che il mondo dei social abbia completamente rivoluzionato il modo di percepire lo sport e i personaggi pubblici. Inizialmente i social network erano considerati uno strumento prezioso, utile a ridurre la distanza tra la personalità e il fan. Ma da tre, quattro anni a questa parte, quella che inizialmente era stata definita la reputation, ovvero la credibilità di un personaggio, si è trasformata in consideration: la sua potenzialità commerciale. Sui social network si vende: il cosiddetto product placement ha preso il sopravvento sui contenuti e qualsiasi star dei social è un venditore. A volte di oggetti, a volte di se stesso.
    Perdonate la lunga premessa che non ha nulla di narrativo, ma è utile a presentare un personaggio che gli appassionati dell’ultima generazione conoscono come allenatore credibile, autorevole. Persino un po’ serio. Ferdinando De Giorgi.
    L’aveste visto quando nella fase finale della sua attività di giocatore si prestava a fare le imitazioni, il comico, con il talento innato di chi così ci è nato, e non potrebbe mai esserlo a comando, avreste il quadro completo di una personalità che ha fatto molto bene alla pallavolo per la sua attitudine alla divulgazione e al coinvolgimento. Un istrione, un testimonial nato. Oggi sul campo gli toccano camicia bianca e cravatta e farlo sorridere non è facile: tuttavia, può bastare basta una domanda.
    Fefé, perché – indipendentemente dalla pandemia – oggi sembra che tutti si divertano un po’ meno e si fatica a trovare personaggi come lei, seri ma non seriosi? De Giorgi se la ride e si allenta la cravatta: “Prima c’era la stessa pressione che c’è oggi, magari anche di più, eppure si capiva lontano un miglio quanto ci divertissimo. Ogni squadra ha alchimie particolari che non possono essere ricreate artificialmente. Però forse un po’ è vero, anni fa, nonostante stress e pressione eravamo più comunicativi. D’altronde quando si gioca per grandi risultati lo stress è inevitabile e bisogna saperlo gestire”.
    Un paradosso: allora che non c’erano i social, un personaggio come De Giorgi era un comunicatore perfetto. E oggi ci tocca riscontrare che uno come lui, uno che sdogani lo sport come intrattenimento e divertimento anche fuori dai canali ufficiali, non c’è: “Sono tempi diversi, siamo persone diverse, dobbiamo goderci i giocatori che abbiamo oggi e che sono fenomenali indipendentemente dal fatto che magari non sanno scherzare davanti a una telecamera o strappare un sorriso con uno scherzo. È una questione di carattere e magari è anche l’ambiente che è cambiato. Oggi tutti sentono il peso del giudizio delle persone e del dover fare la cosa giusta, per la squadra, per lo sponsor, per l’immagine. Forse ai nostri tempi c’era un’altra leggerezza che oggi non si può costruire a tavolino. O c’è o non c’è. La gioia del gioco non si inventa, bisogna saperla esprimere: soprattutto in momenti come questo”.
    La gioia del gioco: una definizione meravigliosa quella di De Giorgi che ci trova del tutto d’accordo. Ecco cosa ci vorrebbe, ora più che mai, soprattutto adesso, che il distanziamento si definisce “sociale” e i social ci uniscono per finta in modo virtuale ma non virtuoso. Oggi ci occorrerebbero proprio un paio di scherzi di quelli di De Giorgi, come quella volta in cui… ma no. Questa è un’altra storia! LEGGI TUTTO

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    Serena Ortolani: “Davide come allenatore? Nessun problema, lavoriamo per la squadra”

    Di Francesca Ferretti
    Io e Serena Ortolani ci siamo conosciute e abbiamo condiviso tanti anni in nazionale seniores e un anno anche nella squadra di club, nella Scavolini Pesaro della stagione 2010-2011. Mi hanno sempre stupito la sua solarità e la voglia di fare gruppo, di scherzare e trovare sempre il lato positivo delle cose. Da 6 anni è una splendida mamma della dolcissima Gaia e ora gioca con la maglia della Bartoccini Fortinfissi Perugia. Ecco la mia chiacchierata con lei!
    Sei stata una delle più giovani atlete-mamme in attività: hai avuto Gaia a 26 anni. Com’è stato riprendere ad allenarti dopo la maternità? Avevi già deciso di ricominciare a giocare subito?
    “Nei primi quattro mesi di gravidanza devo dire che ci stava bene un po’ di pausa, dopo anni di volley continuo. Invece negli ultimi 5 ho fatto tanta fatica perché avevo una gran voglia di ricominciare, quindi ho organizzato in modo da tornare a giocare dopo il parto, e alla prima opportunità ne ho approfittato. Per me riprendere è stato molto semplice, perché la voglia di tornare era tanta e soprattutto perché mi aiutava a liberare la testa: a casa facevo la mamma e in palestra mi sfogavo. Solo fisicamente ho dovuto lavorare un pò di più, le sensazioni erano totalmente diverse da quando avevo smesso“.
    Cosa pensi si possa o si debba cambiare nel volley per tutelare le atlete in caso di un’eventuale gravidanza?
    “Penso che sarebbe opportuno prevedere nel contratto una percentuale per la neo-mamma, come accade per tutte le donne che lavorano. Oppure considerare da parte della società la possibilità di posticipare lo stesso contratto all’anno successivo“.
    Quest’anno hai scelto di andare a giocare a Perugia. Come ti trovi? Che effetto fa tornare in un palazzetto che ha visto per tanti anni primeggiare in Italia ed Europa una squadra come la Despar?
    “Perugia è davvero una splendida città, non l’avevo mai vista al di fuori dal palazzetto… Quello invece sì, lo conoscevo bene, e conoscevo bene anche la Despar perché è la prima squadra con cui ho perso una finale scudetto nel 2006! Me lo ricordo benissimo, però poi nel 2009 mi sono vendicata con una Champions vinta proprio lì al vecchio PalaEvangelisti. Ogni tanto ricordo quei momenti“.
    Foto Maurizio Lollini/Wealth Planet Perugia
    Com’è avere il proprio marito come allenatore, e sopratutto vincere insieme? Ha mai creato qualche “incomprensione” nello spogliatoio? (l’intervista è stata realizzata prima dell’arrivo di Davide Mazzanti sulla panchina di Perugia, n.d.r.)
    “Avere Davide come marito e allenatore non è stato subito facile, anche se abbiamo fatto da subito la scelta di rimanere sempre vicini, così la piccola sarebbe stata sempre con entrambi. All’inizio mi facevo un sacco di paranoie, poi piano piano mi sono accorta che, se entrambi lavoravamo per lo stesso obiettivo e per il bene della squadra, allora non ci sarebbero stati problemi, e infatti è stato così. Forse l’ultimo anno a Conegliano abbiamo avuto più difficoltà, perché rivestivo il ruolo di capitano, e perché nel mio ruolo c’era molta concorrenza“.
    Capitolo nazionale: la gioia più grande e il rammarico più grande.
    “La gioia più grande penso sia l’ultimo argento al Mondiale in Giappone, un’esperienza indimenticabile, mentre il rammarico più grande ovviamente non essere riuscita ad andare alle Olimpiadi di Londra. Ma più che rammarico è stata una delusione, perché io comunque ce l’ho messa tutta“.
    Hai già pensato a cosa fare dopo il volley?
    “No, non lo so, anche perché non so se smetterò mai… scherzo, ho un sacco di hobby al di fuori dal campo, come la ceramica, il fai da te nella cosmesi, mi piace la naturopatia, ma non ho una destinazione precisa”.
    Quali sono le amicizie speciali che hai creato grazie al volley?
    “Questa domanda è davvero stupenda, perché a lungo andare, negli anni, mi accorgo sempre di più che le medaglie, le coppe, sono sì delle belle soddisfazioni, ma la cosa più bella che mi rimane veramente sono le amicizie, e i momenti passati insieme. E per fortuna sono davvero tante“.
    Foto Maurizio Lollini/Wealth Planet Perugia
    Bergamo per te è stata sicuramente una società e una città speciale… eravate la nostra bestia nera! Che anni sono stati quelli della Foppapedretti per Serena atleta e Serena donna?
    “La Foppapedretti è stata una squadra per me fondamentale, mi ha cresciuta, mi ha dato subito le dritte per essere una giocatrice professionista. Ero a contatto tutti i giorni con atlete esperte, che mi hanno insegnato davvero tanto. Devo ringraziare tutti per quello che mi hanno trasmesso. Mi hanno permesso di crearmi una corazza forte e spessa“.
    Cosa fai nel tuo tempo libero? Riesci a ritagliarti qualche spazio senza la piccola Gaia?
    “Come dicevo prima ho un sacco di hobby, e ora sto cercando soprattutto di essere più ‘ecologica’. Lo faccio anche per Gaia, così provo a trasmetterle l’amore per la nostra terra, e la genuinità nelle cose semplici, tramandate da generazioni“.
    Ricordo quando, agli allenamenti, ci portavi le pesche appena raccolte a casa dei tuoi genitori. Li aiuti ancora quando puoi?
    “Sì, certo! I miei hanno ancora i campi, e a me piace un sacco tornare a trovarli a contatto con la natura, anche se raccogliere le pesche non è mai stata la mia più grande passione. Però è bello capire quanto quel mondo sia poco valutato, ma davvero importante quanto educativo“.
    Cosa ti senti di dire sull’emergenza Covid, soprattutto in questo momento in cui la situazione sta tornando seria e potrebbe compromettere tante attività?
    “L’anno scorso ho scelto di rescindere il contratto per me ma soprattutto per la mia famiglia: era una situazione particolare, in cui ancora non si conosceva la pericolosità del virus. In questi casi mi viene da pensare che il volley viene in secondo piano e prima di tutto viene la salute delle persone a cui voglio bene, e la loro sicurezza. Ora i positivi stanno risalendo, e anche nel volley ci sono alcuni casi: dobbiamo cercare il più possibile di gestire la situazione, anche se sarà difficile, ma più lavoriamo di squadra, più riusciremo a limitare i contagi. Uno per tutti, tutti per uno“. LEGGI TUTTO

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    Fabbiano: “Mi fermo per ricaricare le batterie”

    Mentre la pattuglia degli azzurri sta disputando un Roland Garros “storico”, uno dei nostri migliori tennisti ha scelto una strada diversa. Thomas Fabbiano non è volato a Parigi, e tanto meno in America per la ripartenza del tour dopo il disastroso blocco imposto dalla pandemia. Ha deciso di fermarsi, di riorganizzare la propria vita e […] LEGGI TUTTO

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    Bianka Busa, la giocatrice in più: “Il mio grande sogno sono le Olimpiadi”

    Di Alessandro Garotta Bianka Buša fa parte di quella cerchia di giocatrici che appare invisibile agli occhi dei più; si potrebbe perfino allargare questa similitudine considerandola l’interprete principe del celebre motto di Saint Exupéry “l’essenziale è invisibile agli occhi”. Perché, senza scadere in facili retoriche, è impossibile non considerare l’apporto tattico e tecnico che una […] LEGGI TUTTO

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    Noemi Porzio, regina di Offanengo: “In Serie B ho trovato grandi stimoli”

    Di Alessandro Garotta Quando pensiamo al volley, in senso lato e a prescindere dalla declinazione scelta, nella nostra testa affiorano probabilmente le ‘solite’ immagini: Egonu o Boskovic, Conegliano o Novara, la Champions League o le Olimpiadi. E non potrebbe essere altrimenti: per qualità, per clamore mediatico, perché – in generale – quando ci immaginiamo una […] LEGGI TUTTO