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    Fukudome si racconta: dalla passione per gli anime all’arrivo in Italia alla Vero Volley

    Sarà sicuramente capitato almeno una volta che qualcuno vi abbia chiesto: “Conosci quella persona?”. Vi sarà anche capitato almeno una volta di rispondere una cosa del tipo: “di nome” o “per sentito dire”. Sono in realtà due modi per dire che non la conoscete affatto e non ci avete mai avuto nulla a che fare. Prima della stagione 2024-2025, quella persona era Satomi Fukudome, un libero classe 1997 che forse qualcuno aveva sentito nominare; un nome che in qualche modo suonava familiare a chi segue la V-League o la nazionale giapponese, ma che per molti altri di fatto identificava una sconosciuta. Ecco, quella giocatrice ora ha un volto, una voce, un numero di maglia e soprattutto un talento molto interessante che sta mettendo in evidenza con la Numia Vero Volley Milano.

    Proviamo a conoscerla meglio in questa intervista esclusiva.

    Satomi, per cominciare raccontaci qualcosa di te.

    “Mi considero una persona piuttosto competitiva per natura. Adoro guardare anime (ovvero la trasposizione animata dei manga giapponesi, ndr) e trascorro gran parte del mio tempo libero dedicandomi a questa attività“.

    foto Instagram @310mi_14

    Come riassumeresti la tua carriera pallavolistica prima di arrivare a Milano?

    “Ho iniziato a giocare a pallavolo in terza elementare, seguendo le orme di mia sorella maggiore. Ho continuato a praticare questo sport durante le scuole medie, il liceo e l’università. Infine, ho giocato per quattro stagioni con le Denso Airybees nella V-League“.

    Come hai capito che era arrivato il momento giusto per lasciare il Giappone e trasferirti in Italia?

    “Volevo giocare all’estero perché credevo che mi avrebbe aiutato a crescere sia come pallavolista che come persona. Sentivo che era il momento giusto, considerata la mia età. Così ho preso questa decisione“.

    Quali sono le prime impressioni sulla tua esperienza in Italia?

    “In campo, devo abituarmi alle traiettorie e alla velocità della palla. Fuori dal campo, invece, mi sto adattando allo stile di vita italiano e sto studiando inglese“.

    Quali sono le differenze tra Italia e Giappone per quanto riguarda le partite e gli allenamenti?

    “Nel campionato giapponese, le partite si svolgono principalmente in modalità back-to-back (quando una squadra gioca due o più partite consecutive senza giorni di riposo, ndr). Inoltre, ho notato che le sessioni di allenamento in Italia sono meno ‘segmentate’ rispetto a quelle a cui ero abituata in Giappone“.

    Alla Vero Volley hai trovato compagne di squadra provenienti da Italia, Serbia, Belgio, Paesi Bassi, Francia, Grecia e Bulgaria. Come ti trovi a stare insieme a persone di culture così diverse?

    “È piacevole perché sto imparando molte cose nuove“.

    Sei già andata alla scoperta delle città di Milano e Monza?

    “Non ho ancora avuto l’opportunità di visitarle, ma mi piacerebbe farlo“.

    Quali sono i tuoi obiettivi con la Vero Volley quest’anno?

    “Il mio obiettivo è vincere il campionato. Per raggiungere questo traguardo, mi impegnerò a dare il massimo contributo alla squadra“.

    foto Vero Volley

    Cosa ne pensi delle tue prime partite con la nuova squadra?

    “Ero molto nervosa, specialmente in occasione della prima partita. Penso che ci siano alcuni aspetti del gioco in cui potrei migliorare, quindi non vedo l’ora di affrontare le prossime sfide“.

    In che modo questa esperienza in Italia ti può aiutare a crescere come giocatrice? Quali aspetti del tuo gioco speri di migliorare?

    “Questa esperienza mi consente di esplorare elementi che non avrei potuto sperimentare nel campionato giapponese, come la potenza, la velocità e le altezze raggiunte dalle attaccanti. In generale, sono convinta di poter crescere sotto ogni punto di vista“.

    foto Instagram @310mi_14

    Ti va di tracciare un bilancio della tua esperienza a Parigi 2024 con la nazionale giapponese?

    “Anche se abbiamo esibito uno stile di gioco molto giapponese alle Olimpiadi, penso che abbiamo trovato un’atmosfera particolare e sperimentato una tensione a cui non siamo riuscite ad adattarci completamente“.

    Quali sono i tuoi sogni per il futuro?

    “Il mio obiettivo è partecipare alle Olimpiadi di Los Angeles tra quattro anni. Sono consapevole che, per raggiungerlo, devo focalizzarmi sulla mia crescita, a partire da questa stagione in Italia“.

    Di Alessandro Garotta LEGGI TUTTO

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    Aleksic, il miglior muro della Serie A1: “Il lavoro è la chiave del successo”

    Per descrivere il valore di una pallavolista è importante tener conto diversi aspetti: oltre al ruolo, alla tecnica, alle prestazioni in campo, è importante considerare il concetto di status. È chiaro che alcune giocatrici abbiano uno status superiore rispetto alle altre, del resto una fuoriclasse è tale se ha grandi qualità, ovviamente, ma anche per il carisma, e la leadership.Un aspetto da considerare è che tutte queste doti possono manifestarsi fin dall’inizio di una carriera, in modo subito visibile, quasi prepotente: senza scomodare Tijana Boskovic, si può pensare all’impatto sulla pallavolo internazionale di Ekaterina Antropova, Arina Fedorovtseva e Ana Cristina. Altre, invece, arrivano a un certo status più silenziosamente, con il passare del tempo, si guadagnano l’etichetta di top player grazie all’allenamento, all’esperienza, allo sviluppo delle proprie doti e all’evoluzione del proprio gioco.A questo secondo gruppo appartiene Maja Aleksic, che ha cominciato a mostrare una netta superiorità sulle altre centrali grazie a un lavoro silenzioso e incessante, passato quasi sottotraccia fino alla stagione 2023-2024, quando ha vinto il premio di “Best Blocker” della Serie A1 italiana e si è guadagnata la chiamata della Igor Gorgonzola Novara.Proviamo quindi ad analizzare l’ascesa della giocatrice serba in questa intervista esclusiva.foto Igor VolleyMaja, quali sono le tue sensazioni per la nuova avventura a Novara? Come hai reagito quando ti hanno detto che uno dei migliori club in Italia voleva ingaggiarti?“Mi trovo molto bene a Novara. È un club ben organizzato, con grandi professionisti. La mia reazione è stata così positiva che siamo riusciti a raggiungere rapidamente un accordo, e ora sono qui”.Come hai capito che la Igor era il club giusto per te in questo momento della tua carriera? Hai un obiettivo particolare a livello personale?“A Novara ho l’opportunità di allenarmi e giocare con ottime pallavoliste, e perciò considero la Igor il club ideale per me in questo momento. La determinazione delle mie compagne di squadra, che si impegnano ogni giorno durante gli allenamenti, è ciò che mi motiva di più. Onestamente, non ho obiettivi individuali; per me, gli obiettivi della squadra sono prioritari e vengono al primo posto”.Dove può arrivare Novara in questa stagione? Quali sono le vostre aspettative?“Il nostro obiettivo è vincere la CEV Cup. Naturalmente, siamo focalizzate anche sul campionato italiano, dove ci sono sempre molte avversarie di alto livello. Tuttavia, mi piacerebbe vedere la mia squadra esprimersi al meglio anche contro le migliori formazioni del mondo. Siamo una squadra giovane, con giocatrici di età simile, e sono convinta che possiamo costruire uno spirito di gruppo davvero forte, in grado di portarci a realizzare grandi cose in futuro”.Com’è lavorare con una leggenda della pallavolo come Lorenzo Bernardi? Ti ha dato qualche consiglio particolare in questi primi mesi?“Lavorare con Lorenzo è un’esperienza unica. È sempre propenso a dare il massimo per la squadra, presta attenzione a ogni dettaglio e cerca di aiutarci in tutto. È difficile individuare un consiglio specifico, poiché con lui si impara qualcosa di nuovo ogni giorno”.foto Rubin / LVFGrazie alle tue ottime prestazioni hai vinto il premio di “Best Blocker” della Serie A1 2023-2024. Qual è il segreto delle tue abilità a muro?“Non credo ci siano segreti. Ogni giorno lavoro e mi impegno a dare il massimo, e cerco di rimanere sempre concentrata. Inoltre, ascolto attentamente i suggerimenti che ricevo”.Ho chiesto a ChatGPT quali sono le qualità più importanti per una centrale. L’intelligenza artificiale ha risposto: “Tempismo, altezza, quota raggiunta con il salto e rapidità”. Cosa aggiungeresti a questa lista?“Aggiungerei quanto detto in precedenza, in particolare l’importanza di lavorare quotidianamente e mantenere sempre la concentrazione”.foto Giacomo ComoliCosa hai imparato giocando all’estero? In che modo le esperienze in Romania, Francia e Italia ti hanno formato?“Prima di tutto, devo dire che giocare lontano da casa è qualcosa di particolare e che le mie esperienze in vari paesi hanno contribuito a plasmare sia la persona sia la pallavolista che sono oggi. Ho cercato di portare con me solo gli aspetti positivi, imparando da ogni giocatrice e da ogni allenatore che ho incontrato. Si può sempre apprendere qualcosa da tutti. Questa è la cosa più bella, non solo per quanto riguarda la pallavolo, ma anche per la vita”.In campo mostri sempre grande calma, tranquillità, serenità e pura gioia nel giocare a pallavolo. Sei d’accordo? Raccontaci un po’ del tuo mindset.“Sì, mi piace molto giocare e competere. Certo, non è sempre stato facile. Ogni giocatore attraversa periodi negativi durante la propria carriera. Tuttavia, lavorare su se stessi e cercare di trarre il massimo da questi momenti è la chiave del successo. Molti anni di pallavolo ad alto livello mi hanno insegnato a mantenere la calma e a perseverare, anche quando le cose non vanno come vorrei”.Ti va di tracciare un bilancio della tua esperienza a Parigi 2024 con la nazionale serba?“In questo momento preferirei non parlare della nazionale. L’estate è ormai alle spalle e ora sono completamente focalizzata sul mio club”.foto Instagram @aleksic_majaDove ti vedi nel giro di qualche anno? Quali obiettivi hai fissato per la tua carriera?“Non sono una giocatrice che si preoccupa troppo del futuro. Cerco di concentrarmi sul presente e di godermi le esperienze che sto vivendo ora”.Chiudiamo con domande e risposte rapide, a istinto. Monster Block o grande punto in attacco?“Monster Block, senza dubbio!”.Piatto preferito?“Direi qualsiasi tipo di piatto serbo”.Attività preferita al di fuori della palestra?“Mi piace viaggiare”.Meta preferita per le tue vacanze?“Grecia, non importa dove”.Quali sport ti piace seguire, oltre alla pallavolo?“Basket e tennis”.La tua più grande ispirazione nella vita?“Le persone a me care”.La tua giocatrice preferita che ha giocato a Novara in passato?“Ce ne sono tante: Stefana Veljkovic, Sanja Malagurski, Tijana Malesevic… Insomma, tutte le serbe!”.Di Alessandro Garotta LEGGI TUTTO

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    Buon sangue non mente: Ekaterina Gatina, figlia di Oleksiy Gatin, si racconta a VolleyNews

    Il talento è naturale o ci sono dei fattori ereditari a determinarlo? La domanda è un classico tormentone dei club del mercoledì sera per appassionati del genere.C’è chi sostiene che il dono è trascendente, ossia derivante da una congiuntura mistica che ha illuminato il predestinato. L’altro “partito”, invece, afferma che certe qualità sono immanenti, qualcosa che viene trasmesso come i capelli biondi o gli occhi scuri. Nel dibattito, potremmo dire che ultimamente le vicende della pallavolo russa hanno fatto segnare un punto a favore dei sostenitori della seconda teoria.Infatti, tra le giocatrici più interessanti e futuribili della Superleague 2024-2025 troviamo Ekaterina Gatina, figlia di Oleksiy Gatin (ex giocatore passato anche da Ravenna, Bologna, Macerata, Falconara, Ancona, Taranto e Roma).Se la mela non cade lontana dall’albero, il caso della schiacciatrice classe 2004 della Dinamo Metar – che si è raccontata in un’intervista esclusiva a VolleyNews – e delle sue sorelle Elena (Dinamo Anapa) e Svetlana (Dinamo Kazan) risulta paradigmatico.Ekaterina, per cominciare ci racconti com’è nata la tua passione per la pallavolo?“Provengo da una famiglia di pallavolisti, quindi penso che la scelta di praticare questo sport sia stata naturale“.Quanto è stato importante tuo padre Oleksiy nella tua vita e nella tua carriera sportiva? Qual è il miglior insegnamento che ti ha trasmesso?“Mio padre è, senza dubbio, una persona molto importante per me. La lezione più significativa che mi ha insegnato è di non mollare mai: se ci si impegna e si dà il massimo in un’attività, prima o poi si otterrà un risultato“.foto Dinamo MetarAnche le tue sorelle sono pallavoliste professioniste. Come descriveresti il tuo rapporto con Elena e Svetlana? E com’è giocare contro di loro?“Io e le mie sorelle abbiamo iniziato a praticare la pallavolo insieme, nello stesso momento. Possiamo quindi dire che siamo abituate sia a giocare insieme sia a essere separate da una rete: in campo siamo prima di tutto giocatrici. Nella vita al di fuori della pallavolo, invece, siamo sorelle come tante altre“.Come riassumeresti la tua carriera fino a questo momento? Hai vissuto qualche momento indimenticabile?“Essendo ancora giovane, non c’è molto da riassumere. Tuttavia, posso affermare di aver accumulato una buona esperienza, prima nei campionati giovanili e poi nella Vischaya Liga A (seconda serie russa, ndr). Ci sono stati molti momenti memorabili, ma faccio fatica a sceglierne uno in particolare… Ogni momento, a suo modo, è stato il migliore“.Arrivi da stagioni molto positive alla Lokomotiv Kaliningrad (U20 e seconda squadra). Come valuti questa esperienza?“Sì, in effetti sono state cinque stagioni brillanti. Eravamo una squadra giovane, ma ben organizzata. Ci è sempre mancato qualcosa nella fase finale del campionato; però, nel complesso, è stata un’esperienza positiva che mi ha permesso di crescere sia tecnicamente che mentalmente“.foto Dinamo MetarVeniamo all’ultimo capitolo del tuo percorso pallavolistico. Come hai capito che la Dinamo Metar era il club giusto per te in questo momento della tua carriera?“Ho scelto la Dinamo Metar perché, nelle ultime stagioni, è stata tra i sei migliori club in Russia. Inoltre, è una squadra nota per la sua combattività e la capacità di giocare alla pari con le grandi del campionato“.Dove può arrivare la Dinamo Metar quest’anno?“L’obiettivo della prima fase del campionato è sicuramente ottenere il pass per i playoff. Una volta raggiunto questo traguardo, ci impegneremo a dare filo da torcere a tutte le avversarie che troveremo sul nostro cammino nella seconda fase“.Se dovessi descriverti come giocatrice a chi magari non ti ha mai visto giocare, come lo faresti?“Trovo un po’ difficile descrivermi, ma credo di essere una giocatrice sempre concentrata e determinata“.Quali sono i tuoi sogni per il futuro?“Il mio sogno nella pallavolo è diventare una giocatrice forte e potente, e vorrei anche acquisire esperienza a livello internazionale. Spero che tutto ciò si avveri“.Un’ultima curiosità: chi è Ekaterina Gatina fuori dal campo?“Sono una ragazza che ama ascoltare diversi generi musicali, guardare serie TV, leggere libri e fare passeggiate in città. Tuttavia, dopo gli allenamenti, non sempre ho abbastanza energie da dedicare a queste attività“.Di Alessandro Garotta LEGGI TUTTO

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    Ester Serafini, un’altra italiana in Francia: “La pallavolo? Una scuola di vita”

    Quando si parla di pallavolisti italiani emigrati all’estero per la stagione 2024-2025 si pensa subito ai vari Francesco Recine, Jiri Kovar, Caterina Bosetti, Sylvia Nwakalor, Anna Nicoletti, Raphaela Folie, e via dicendo. Nomi di spicco, insomma, le cui avventure in terra straniera incuriosiscono ed appassionano parecchio, come giusto che sia.

    È bene sapere, però, che esiste anche una folta schiera di giocatori che milita nelle squadre dei college americani o nei campionati europei “minori”, senza godere di considerazione alcuna da parte di appassionati o addetti ai lavori.

    Per questo, noi abbiamo deciso di farvi conoscere la storia di Ester Serafini, palleggiatrice toscana classe 2001 che quest’anno veste la maglia del CSM Clamart nella seconda serie francese.

    Per cominciare ci racconti chi è Ester Serafini, cosa rappresenta per lei la pallavolo e come ha scoperto il suo talento per questo sport.

    “Sono una ragazza di 23 anni, pallavolista e studentessa universitaria. Ho già conseguito la laurea in Scienze dell’Educazione e attualmente studio per diventare biologa nutrizionista. Gioco a pallavolo da quando avevo 6 anni. È stato mio padre a farmi scoprire questo sport portandomi a vedere alcuni allenamenti. Nella mia famiglia, però, non ci sono pallavolisti. Fin da subito mi sono innamorata del volley, e così, all’età di 14 anni, ho iniziato a trasferirmi lontano da casa per inseguire il mio sogno. Cosa rappresenta per me la pallavolo? Sicuramente una scuola di vita. Questo sport mi ha fatto crescere moltissimo, sia come giocatrice sia come persona”.

    C’è una giocatrice alla quale si è ispirata per il suo ruolo di palleggiatrice o a cui si ispira ancora adesso?

    “Ci sono molti giocatori e giocatrici che ammiro, ma per quanto riguarda il mio ruolo, la fonte di ispirazione è stata Eleonora Lo Bianco. Ho sempre apprezzato il suo modo di giocare e la sua tenacia”.

    Quali sono state le tappe più importanti del suo percorso pallavolistico?

    “Ho iniziato a giocare ad Aulla, il paese in cui vivo, e ho trascorso gran parte delle giovanili a Santo Stefano nel Valdimagra Volley. All’età di 14 anni, mi sono trasferita a Trento per vivere la mia prima esperienza lontano da casa con l’ATA Volley in Serie B1. Ho avuto l’opportunità di giocare per un anno in una società molto ambiziosa, l’Amatori Atletica Orago, e poi sono passata alla V36 Plus Chiavenna. Qui ho avuto Ivan Iosi come allenatore, e sotto la sua guida sono cresciuta notevolmente. Infine, prima di trasferirmi in Francia, ho vissuto due stagioni molto importanti in Serie A2: una a Mondovì e l’altra all’Itas Trentino, con cui ho raggiunto la promozione in A1”.

    Foto Fabio Cucchetti

    Come mai dopo l’esperienza all’Itas Trentino in Serie A2 ha deciso di trasferirsi in Francia? Come valuta la stagione 2023-2024 con l’US Villejuif?

    “Quando ho ricevuto questa proposta, non ho voluto lasciarmela sfuggire, poiché l’idea di vivere un’esperienza all’estero mi aveva sempre affascinato. Alla fine, posso dire che la mia stagione a Villejuif è stata molto positiva e mi ha aiutato a crescere. Oltre a essere stata un’esperienza meravigliosa dal punto di vista sportivo, ho avuto la possibilità di confrontarmi con un nuovo paese e una nuova lingua”.

    Invece com’è nata l’occasione di trasferirsi al CSM Clamart? Quali ragioni l’hanno convinta a continuare a giocare in Francia?

    “Durante la scorsa stagione, ho ricevuto una chiamata da questa squadra di Élite (la seconda serie francese, ndr) e non potevo dire di no. Fin dal primo momento, ho avuto una bella impressione: è una società seria, ambiziosa e con una grande cultura del lavoro. L’organizzazione è eccellente, poiché siamo seguite da quattro allenatori, due preparatori atletici e un fisioterapista. Dunque, a convincermi a restare in Francia è stata la volontà di lavorare e di fare bene di questo club. Inoltre, trovavo interessante la possibilità di trascorrere un altro anno all’estero, in una città come Parigi, e di continuare a imparare il francese”.

    Un bilancio delle prime settimane della stagione 2024-2025? Quali sono gli obiettivi del Clamart?

    “La nostra stagione è partita con due vittorie per 3-1, una contro Pays Viennois e l’altra contro Vitrolles. Abbiamo obiettivi importanti, ma siamo consapevoli che non sarà un campionato semplice. Infatti, accederanno ai Playoff le prime tre squadre di ciascun girone, e solo una di queste sarà promossa in Ligue A. In generale siamo una squadra giovane, ma con qualche giocatrice di esperienza. Abbiamo molta voglia di fare bene e sono sicura che continueremo a lavorare sodo per ottenere buoni risultati”.

    Visto che è una grande appassionata di cucina e gestisce una pagina Instagram chiamata “Cuciniamo Sano”, quale piatto sceglierebbe per descrivere la sua nuova squadra?

    “Domanda veramente difficile. Però, penso che un bel risotto alla zucca possa rendere l’idea di che squadra siamo. È un piatto realizzato con ingredienti semplici, ma dal sapore molto deciso e intenso, con una nota dolce data dalla zucca. Facile da preparare, anche se richiede tanta precisione e attenzione ai dettagli. E, alla fine, riesce a soddisfare il palato di tutti!”.

    Al di fuori del campo, come procede? Ci parli un po’ della vita a Clamart.

    “Clamart è una città tranquilla, e mi ritengo molto fortunata a viverci, dato che si trova a pochi minuti da Parigi. Questo mi permette di trascorrere il mio tempo libero nella capitale francese, un posto che adoro perché ti dà l’opportunità di fare e vedere tantissime cose”.

    Se dovesse individuare le differenze nel modo di vivere la pallavolo in Francia rispetto all’Italia quali sarebbero?

    “Non ci sono molte differenze, poiché, in fin dei conti, lo sport è lo stesso. Tuttavia, posso dire che all’interno della palestra c’è un clima diverso: si percepisce un ambiente molto familiare e, basandomi sulla mia esperienza finora (che non è molto ampia), la pallavolo viene insegnata in modo meno tecnico. Gli esercizi di ripetizione, precisione e tecnica vengono spesso combinati con attività meno standardizzate che stimolano la mente. Per quanto riguarda il livello, invece, dipende molto dalla squadra in cui si gioca, un po’ come accade in Italia”.

    Foto Jonathan Lemire

    A suo parere, quali sono i primi passi che bisogna intraprendere per approcciare al meglio un’esperienza all’estero?

    “Quando sono partita, parlavo pochissimo francese. Posso quindi affermare che la voglia di fare e di mettersi in gioco è più che sufficiente per intraprendere questo tipo di esperienze”.

    Quali sono i suoi sogni per il futuro, dentro e fuori dal campo?

    “Ho diversi sogni nel cassetto, ma preferisco tenerli per me. Posso dire che, fuori dal campo, sono attualmente molto concentrata sui miei studi universitari e, come ho già accennato, mi piacerebbe diventare biologa nutrizionista. Per quanto riguarda la pallavolo, non mi pongo limiti. Punto a migliorare e a crescere sia come sportiva che come persona. E i risultati, se dovranno arrivare, arriveranno”.

    Di Alessandro Garotta LEGGI TUTTO

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    Simone Lee fissa l’obiettivo di Vallefoglia: “Giocare sempre al massimo delle nostre possibilità”

    La Megabox Ondulati del Savio Vallefoglia di coach Andrea Pistola è stata una delle squadre di Serie A1 femminile che più ha cambiato pelle quest’estate. Oltre ad aver riformato quasi tutto il parco italiane con le aggiunte di Francesca Michieletto, Sonia Candi, Alice Torcolacci, Chiara De Bortoli e Alice Feduzzi – che si sono unite a Gaia Giovannini e Alice Degradi – la dirigenza marchigiana ha cambiato volto anche al reparto straniere. Solo Viktoriia Kobzar ha mantenuto il proprio ruolo nel roster biancoverde proseguendo il percorso di crescita iniziato l’anno scorso; al centro è arrivata Camilla Weitzel, da cui ci si aspetta grande cinismo in attacco e tanta sostanza a muro; in posto 2 ci sono grandi aspettative per Erblira Bici e Maja Storck; in cabina di regia la novità delle ultime settimane si chiama Rada Perovic (al momento Pia Kästner è out per un’operazione alla schiena), mentre in banda ci si affida al talento offensivo di Simone Lee.

    A poco più di una settimana dall’inizio del campionato, proviamo a capire che aria si respira in casa Megabox con questa intervista esclusiva alla schiacciatrice statunitense, che sta vivendo la terza avventura in Italia della sua carriera.

    foto Instagram @simone.a.lee e @wank_lukas

    Simone, innanzitutto congratulazioni per il tuo matrimonio! Com’è andato? In generale, come hai trascorso l’estate?

    “Ti ringrazio per le congratulazioni. È stato un giorno meraviglioso, uno dei più belli della mia vita, che ho condiviso con la mia famiglia. Durante l’off-season, mi sono dedicata all’organizzazione del matrimonio, agli allenamenti, alle uscite in bicicletta e ai viaggi“.

    Hai seguito il torneo di pallavolo femminile alle Olimpiadi di Parigi? Cosa ne pensi della medaglia d’argento vinta dagli Stati Uniti?

    “Ho seguito il percorso degli USA alle Olimpiadi e penso sia fantastico vedere il nostro paese rappresentato ai massimi livelli. Per la squadra femminile statunitense, raggiungere la finale è stata un’impresa straordinaria. Vincere una medaglia olimpica è sempre un grande traguardo“.

    Il tuo percorso in nazionale ha avuto alcuni alti e bassi. Ti aspettavi una chiamata per gli impegni di quest’estate dopo che nel 2023 avevi fatto molto bene alla Pan American Cup Final Six e alla Pan American Cup? Tornerai a vestire la maglia a stelle e strisce in futuro?

    “Non so come sarà il mio futuro con la nazionale. Molte cose sono al di fuori del mio controllo. Pertanto, continuerò a impegnarmi al massimo durante le stagioni con il club e vedremo cosa accadrà“.

    Ufficio Stampa Imoco

    Veniamo all’ultimo capitolo della tua carriera con la Megabox Ondulati del Savio Vallefoglia. Quali sono le tue sensazioni per questa nuova avventura?

    “Sono molto felice di far parte di questa squadra. Ho sempre ammirato l’etica del lavoro delle giocatrici che hanno militato qui. Quando mi è stata offerta l’opportunità di giocare per Vallefoglia, ho pensato che fosse una soluzione straordinaria. Non vedo l’ora di impegnarmi e lavorare con le mie compagne, lo staff e la dirigenza per rendere questa stagione fantastica“.

    Come sono andate le prime settimane alla Megabox?

    “Le mie prime settimane a Vallefoglia sono state positive. La preparazione è stata utile per conoscere le nuove compagne di squadra e lo staff, e ha acceso in noi il desiderio di lottare per un obiettivo comune. È stato bello vivere questo momento della stagione“.

    foto Megabox Volley Vallefoglia

    C’è stata qualche compagna di squadra che ti ha aiutato ad ambientarti?

    “Ritengo che tutte le ragazze siano state fondamentali e mi abbiano fatto sentire benvenuta nel club. Molte di noi sono nuove in questa squadra, e credo che il mix tra giocatrici confermate e appena arrivate abbia dato vita a un gruppo divertente, coeso, che lavora sodo“.

    Quali sono le tue aspettative per questa stagione? Dove può arrivare Vallefoglia?

    “L’obiettivo per questa stagione è che la squadra giochi sempre al massimo delle sue possibilità, lotti su ogni pallone e non si arrenda mai. Nel roster abbiamo attaccanti forti e potenti, e credo che questa qualità, unita alla volontà di andare su ogni palla, possa portarci lontano. Sono convinta che raggiungeremo grandi traguardi“.

    Ti piace vivere in Italia? Come trascorri il tuo tempo libero?

    “Mi piace lo stile di vita in Italia. Ho avuto la fortuna di abitare in luoghi molto belli e di sperimentare la quotidianità delle piccole città: dai mercati alla ‘siesta’, apprezzo davvero ogni aspetto della vita. Per staccare dalla pallavolo, amo andare in spiaggia (ovviamente quando fa caldo), leggere sul balcone di casa e percorrere lunghe strade panoramiche in auto“.

    Nella tua carriera hai giocato in Italia, Turchia Germania e Giappone, per un totale di 7 club diversi in 8 stagioni da professionista. Non avresti preferito una maggiore “stabilità”?

    “Ho avuto la fortuna di giocare in molti paesi del mondo, ed è stato qualcosa di meraviglioso. Quando ero all’inizio del mio percorso, desideravo vivere ogni tipo di esperienza da giocatrice professionista. Ora, però, credo che un po’ di stabilità possa essere piacevole. Non so cosa mi riserverà il futuro, ma sono curiosa di scoprirlo“.

    foto Megabox Volley Vallefoglia

    Ripensando alla tua carriera, cosa ti rende più orgogliosa? Hai qualche rimpianto?

    “Sono orgogliosa della mia carriera fino a questo punto, ma ancora di più del fatto che continuo a fare ciò che amo. Essere un’americana, o comunque una giocatrice straniera, comporta la difficoltà di stare lontano dalla famiglia, dagli amici e da una vita che si conosce bene. Le lezioni di vita e le esperienze che ho acquisito, affrontando sacrifici e nuove sfide, mi hanno reso una persona e una giocatrice migliore. Non ho grandi rimpianti, ma sono convinta che ci siano sempre aspetti su cui posso migliorare. Nella vita ci sono momenti in cui si vince e momenti in cui si impara. Sicuramente ho imparato molto, ma non cambierei nulla del mio percorso“.

    Hai già realizzato tutti i tuoi sogni riguardanti la pallavolo o ne stai inseguendo ancora qualcuno?

    “I sogni e gli obiettivi legati alla pallavolo sono cambiati durante il mio percorso di crescita come giocatrice. In questo momento desidero continuare a svegliarmi ogni giorno e sentirmi orgogliosa di ciò che ho realizzato. Inoltre, voglio migliorare ulteriormente il mio gioco. Intendo continuare a competere a questi livelli e farò tutto il possibile per riuscirci“.

    Di Alessandro Garotta LEGGI TUTTO

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    Due chiacchiere con Jolien Knollema, uno dei prospetti più interessanti al mondo

    Quando parliamo di pressioni e di hype che danneggiano i giovani, dobbiamo necessariamente aprire una parentesi ed escluderne alcuni. Quelli che godono delle aspettative, perché si abituano a non disattenderle. Con la faccia tosta della gioventù e un carico di talento da sprigionare in campo. Nel panorama pallavolistico della Bundesliga questa descrizione è egregiamente incarnata da Jolien Knollema, schiacciatrice olandese classe 2003, che all’Allianz MTV Stuttgart ha trovato la propria dimensione ideale per crescere e mostrarsi al mondo intero. 

    Alla vigilia della sua seconda stagione in Germania, Knollema si è raccontata in esclusiva ai microfoni di Volley News.

    Jolien, riavvolgiamo il nastro e partiamo dai tuoi esordi. Come hai iniziato a giocare a pallavolo?

    “Quando ero piccola, giocavo a calcio, finché un giorno ho deciso di provare la pallavolo con un’amica e ho capito che questo sport mi appassionava ancora di più“.

    Giocare a pallavolo nei Paesi Bassi: com’è stata la tua esperienza?

    “È stato un periodo incredibile, durante il quale ho imparato molto e sviluppato le mie abilità. Tuttavia, devo ammettere che il livello attuale è leggermente diminuito rispetto a prima“.

    Eri giovanissima quando hai preso la decisione di andare all’estero. Quanto pensi di essere cresciuta in Italia e in Germania?

    “Andare all’estero è stata un’opportunità che ho colto al volo e che mi ha arricchito enormemente, sia dal punto di vista personale che professionale. Quando sono arrivata a Firenze, avevo solo 18 anni, e questa esperienza mi ha spinto a crescere rapidamente. Ero da sola e non avevo nessuno accanto a me, se non le mie compagne di squadra. In Germania, la situazione è un po’ diversa: gioco di più e ho la possibilità di competere per titoli, una cosa che non avevo mai fatto prima“.

    foto Instagram @jolienknollema

    Sei considerata uno dei prospetti più interessanti al mondo. Quanto è difficile per te rimanere con i piedi per terra?

    “Onestamente, non ho problemi a rimanere con i piedi per terra. Credo che sia una caratteristica di chi, come me, proviene dal nord dei Paesi Bassi“.

    Questa è la tua seconda stagione all’Allianz MTV Stuttgart. Cosa ti piace di più della vita in Germania? Come trascorri di solito il tuo tempo libero?

    “In Germania, la vita è molto tranquilla. È possibile recarsi in città quando si desidera qualcosa di diverso, altrimenti c’è sempre la possibilità di rilassarsi in uno dei tanti parchi. Di solito, nel tempo libero, mi piace incontrare le mie amiche per prendere un caffè, leggere in un parco o sperimentare nuove ricette in cucina“.

    foto Instagram @jolienknollema

    Com’è stata la tua prima annata con lo Stuttgart? Come descriveresti questa esperienza?

    “Magica. La scorsa stagione è stata la più divertente che io abbia mai vissuto. Tutto è andato per il meglio: siamo riuscite a vincere tre titoli, il massimo che potessimo ottenere in un solo anno. Quindi, fino ad ora è stato un percorso di grande importanza per me“.

    Quali sono le tue aspettative per quest’anno? Dove potete arrivare?

    “Non abbiamo ancora avuto molte sessioni di allenamento con tutta la squadra, quindi non è facile fare una previsione. Tuttavia, allo Stuttgart, siamo sempre ambiziosi e ci poniamo obiettivi molto alti. Il primo di questi sarà vincere la Supercoppa tra qualche giorno“.

    foto Instagram @jolienknollema

    Ti va di tracciare un bilancio dell’estate in nazionale? C’è qualcosa che avreste potuto fare meglio alle Olimpiadi?

    “È stata un’estate indimenticabile, dal momento che siamo riuscite a qualificarci alle Olimpiadi. Abbiamo visto il nostro sogno diventare realtà. Certo, penso che a Parigi saremmo potute arrivare ai quarti di finale, ma è facile dirlo a posteriori“.

    Hai qualche aneddoto particolare sulla tua esperienza a Parigi 2024?

    “L’aneddoto più divertente di questa esperienza riguarda i nostri tentativi di fare una foto con Nadal: prendevamo la bicicletta e, appena lo vedevamo, saltavamo giù rapidamente“.

    foto Instagram @jolienknollema

    Quali sono i tuoi sogni per il futuro, dentro e fuori dal campo?

    “Un giorno mi piacerebbe vincere una medaglia alle Olimpiadi. Anche se potrebbe non essere un obiettivo immediato, il mio sogno inizia da ora. Personalmente, vorrei essere felice e mantenere una buona salute, creare ricordi indimenticabili e divertirmi con le persone che mi circondano“.

    Qualche mese fa la tua ex compagna di nazionale, Myrthe Schoot, che sta combattendo contro il cancro, ti ha dedicato un affettuoso post su Instagram (clicca QUI). Ci racconti un po’ della vostra amicizia e di come la stai supportando nella sua battaglia?

    “Myrthe è una giocatrice eccezionale e una persona ancora più straordinaria. È determinata e sempre pronta a combattere. Ci teniamo in contatto tramite messaggi per aggiornarci sulle nostre vite. Durante il periodo che ho trascorso in Olanda, le ho fatto visita ed è stato un momento indimenticabile“.

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    Stefania Recchia, da Castellana Grotte a Perugia: “Giocare in Serie A è un sogno”

    La Puglia è una terra solida come le radici degli ulivi che costellano il suo entroterra, dura all’apparenza come le rocce del suo territorio, come la determinazione dei suoi abitanti denominati “capatosta”, ma in fondo un luogo dall’animo tenero. La Puglia è anche un territorio dove l’agonismo sportivo è di casa, e nel corso degli anni sono stati tanti gli atleti che partendo da questa regione si sono distinti e hanno calcato i palcoscenici più prestigiosi.

    Oggi vogliamo portarvi alla scoperta di una giocatrice pugliese che step by step si sta affacciando nel mondo delle grandi della pallavolo italiana: il suo nome è Stefania Recchia, libero classe 2005 approdato alla Bartoccini-MC Restauri Perugia dopo una lunga militanza nella Zero5 Castellana Grotte.

    Stefania, partiamo da una domanda semplice. Quando ha scoperto la sua passione per la pallavolo?

    “La mia passione per la pallavolo è nata quando avevo 4 anni, osservando mia sorella giocare. Fin da subito, mi sono appassionata a questo sport e da lì è iniziato il mio percorso“.

    Come ha iniziato a giocare da libero? E cosa le piace di più del suo ruolo?

    “Ho giocato in quasi tutte le categorie giovanili come attaccante, anche se nel frattempo mi ero fatta notare per la mia agilità e la determinazione nel difendere ogni pallone. Quando ero piccola, volevo essere ‘quella con la maglia diversa’, e così a un certo punto questo desiderio si è realizzato. Considerando la mia altezza, è stato qualcosa di naturale. Mi piace l’idea di dover andare su ogni pallone e di guidare la seconda linea. È un ruolo difficile, ma il fatto di dover sempre prestare grande attenzione e di non rimanere mai ferma lo rende veramente eccitante“.

    Ha un modello a cui si ispira o un idolo da cui cerca di rubare qualche segreto?

    “Mi è sempre piaciuto Grebennikov. Da piccola trascorrevo ore davanti alla televisione a seguire le sue partite, cercando di carpire i suoi segreti. Quindi, Grebennikov è stato un importante punto di riferimento per me, e ancora oggi lo ammiro molto. Tuttavia, desidero sottolineare che il mio grande modello nello sport è stato mio padre. Essendo stato un atleta, mi ha trasmesso i valori e le caratteristiche che un giocatore deve avere, come la determinazione e la perseveranza“.

    Ha vissuto tutta la sua carriera a Castellana Grotte (settore giovanile e Serie B). Come descriverebbe questa esperienza? Quali insegnamenti si porta dietro da lì?

    “La Grotte Volley è la mia seconda famiglia e lo sarà per sempre. È la società che mi ha cresciuto e formato. Lì ho vinto, ho perso, ho riso, ho pianto, e ho vissuto i miei ‘migliori anni’. Ho trovato persone che hanno sempre creduto in me e per questo sarò loro eternamente grata. Mi hanno insegnato tutto: il significato del lavoro, cosa sono la determinazione e la perseveranza, l’importanza del gruppo, come comportarmi in campo e come reagire alle vittorie e alle sconfitte. In poche parole, la Grotte Volley mi ha aiutato a crescere sotto tutti i punti di vista ed è per questo che la considero una seconda famiglia“.

    Qual è la sua soddisfazione sportiva più grande finora?

    “La mia soddisfazione più grande è sicuramente la chiamata di Perugia per giocare in Serie A1. Avere l’opportunità di confrontarmi con giocatrici fortissime, dopo tutti i sacrifici che ho fatto e che farò da qui in avanti, mi riempie di orgoglio“.

    Dopo tante stagioni nella “sua” Castellana, si è trasferita lontano da casa per giocare nella Bartoccini-MC Restauri Perugia. Quali sono le sue sensazioni? Si sente pronta per l’esordio assoluto in Serie A?

    “Essendo la mia prima esperienza lontano da casa, all’inizio ero molto spaventata e timorosa. Tuttavia, posso dire che le sensazioni che provo oggi sono più che positive! Mi trovo bene sia con le mie compagne di squadra sia con lo staff; ogni persona mi ha fatto sentire a mio agio. Arrivare a giocare in Serie A è un grande sogno che si avvera. Quando il coach mi farà entrare in campo, darò il massimo per la squadra“.

    Cosa cercava prima di accettare l’offerta della Bartoccini e cosa, dunque, crede di aver trovato sotto un aspetto pallavolistico e umano?

    “Cercavo un club che mi facesse crescere a 360 gradi. Cercavo un ambiente che mi spronasse a lavorare tanto e mi permettesse di vivere la mia prima esperienza importante. La Bartoccini mi sta dando tutto ciò che cercavo, aiutandomi a crescere sia dal punto di vista tecnico sia dal punto di vista umano“.

    Che effetto le fa lavorare insieme a un libero di prim’ordine come Imma Sirressi? Tra l’altro, è anche lei pugliese e all’inizio della sua carriera ha giocato a Castellana in A1.

    “Ho una grandissima stima di Imma. Penso che lavorare con lei sia un privilegio e un onore. Mi sta aiutando molto e sicuramente cercherò di imparare il più possibile. Essendo entrambe pugliesi, abbiamo già instaurato un bel legame: quando sono con lei mi sento come a casa“.

    Quali sono gli obiettivi di Perugia per la stagione 2024-2025? Cosa ne pensa della squadra che si è formata?

    “Vogliamo disputare un campionato degno di nota, onorare la categoria, raggiungere la salvezza e, perché no, prenderci qualche soddisfazione. Siamo una squadra giovane ma sono convinta che, trovando il nostro gioco, potremo dare fastidio a molte avversarie. Credo che si stia formando un bel gruppo e questo potrebbe diventare il nostro punto di forza. Senza dubbio, ognuna di noi darà il massimo per raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissate“.

    Quali sono i suoi sogni per il futuro?

    “Devo dire che il mio grande sogno si è già in parte realizzato. Tuttavia, spero di avere la possibilità di disputare un campionato importante da protagonista in futuro“.

    In chiusura dell’intervista, ci racconta com’è Stefania Recchia fuori dal campo? Quali sono le sue passioni?

    “Fuori dal campo, sono una ragazza solare, estroversa, che dà grande importanza alle piccole cose della vita. Amo trascorrere il tempo con la mia famiglia e mi piace leggere, viaggiare e andare al mare. Inoltre, sono molto determinata e sempre pronta a mettermi in gioco“.

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    Arina Fedorovtseva: “In Cina per mettermi alla prova e uscire dalla mia comfort zone”

    Nel vocabolario della lingua italiana, l’aggettivo “generazionale” significa “processo operativo riguardante una o più generazioni”. Non a caso, il termine segue concetti quali ricambio, divario, gap. Invece la nutrita schiera di appassionati di sport sui social network, come in gran parte delle sfere d’interesse, ha un contesto culturale tutto suo, difficile da comprendere per chi ne è totalmente estraneo. Un fenomeno chiaro soprattutto sulla piattaforma X, dove tante parole assumono un significato ben diverso da quello letterale. “Generazionale” è una di queste, erroneamente (secondo definizione) utilizzata per descrivere un giocatore o un atleta che accompagna o accompagnerà un’intera generazione. Per questo motivo è un aggettivo spesso accostato ai talenti più promettenti.

    In particolare, Arina Fedorovtseva ha fatto scuola. La ventenne schiacciatrice russa è il massimo esempio della fuoriclasse in divenire, anche se ormai è pura attualità: ha iniziato la carriera con l’etichetta di predestinata appiccicata addosso ma non ne ha accusato il peso, si è fatta notare alla Dinamo-Ak Bars Kazan, poi è cresciuta esponenzialmente con la maglia del Fenerbahce e ora punta a prendersi un ruolo da protagonista anche nella sua nuova avventura in Cina, come ha raccontato in questa intervista esclusiva ai microfoni di Volley News.

    Arina, per cominciare vorrei chiederti come hai trascorso questa pausa estiva.

    “Devo ammettere che è stato molto impegnativo mantenere una buona forma fisica senza partecipare ai tornei internazionali. Però so quanto sia importante. Quindi, ho approfittato della prima parte dell’estate per riposarmi un po’; poi ho iniziato ad allenarmi, prima solo in palestra e successivamente anche con la palla. In generale, posso dire che questa off-season è stata molto produttiva: ho fatto del mio meglio per prepararmi alla nuova stagione“.

    Hai seguito il torneo di pallavolo femminile alle Olimpiadi di Parigi? Pensi che la Russia avrebbe potuto ottenere un risultato importante se non fosse stata esclusa?

    “Sì, ho seguito il torneo olimpico e sono stata a Parigi per assistere dal vivo alle semifinali e alla finale.  È stata un’esperienza insolita guardare le partite dagli spalti anziché scendere in campo, ma posso dire che ho apprezzato l’atmosfera delle Olimpiadi. È stato davvero un peccato non poter partecipare! Non è facile dire quale risultato avrebbe potuto ottenere la nazionale russa, ma sono convinta che, se avessimo preso parte a tutti i tornei dell’ultimo ciclo olimpico, avremmo sicuramente lottato per salire sul podio e vincere delle medaglie“.

    Il prossimo passo della tua carriera sarà con lo Shanghai Bright Ubest in Cina. Come mai questa scelta?

    “La mia scelta è guidata dall’interesse e dalla curiosità. Ho sempre trovato affascinante l’idea di giocare nel campionato cinese. Per le giocatrici europee è tutto un po’ diverso, dalla cultura all’organizzazione della lega. E questo rende ancora più stimolante uscire dalla propria comfort zone e affrontare nuove sfide. Ho scelto lo Shanghai Bright Ubest perché è un club molto ambizioso, che punta a vincere il titolo. Inoltre, sono stata attratta dalla bellissima città di Shanghai“.

    Quali sono le tue aspettative per la nuova esperienza in Cina?

    “Sono abituata ad affrontare ogni stagione con aspettative molto alte, e questo nuovo capitolo in Cina non fa eccezione. Voglio mettermi alla prova in un contesto diverso e mostrare il massimo del mio potenziale“.

    Successivamente farai ritorno al Fenerbahce con cui hai firmato un contratto fino al 2027. Come descriveresti il tuo legame con questo club?

    “Il Fenerbahce è un club davvero speciale. Posso affermarlo con sicurezza, avendo giocato lì per tre stagioni. Talentuosa, ambiziosa e forte: è così che descriverei la nostra squadra. Sono estremamente felice di farne parte e di lavorare insieme alle mie compagne per raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissate“.

    L’anno scorso hai dato un contributo fondamentale alle vittorie della Sultanlar Ligi e della Coppa di Turchia. In generale, come valuti la stagione 2023-2024 del Fenerbahce?

    “La stagione è stata molto positiva, con due trofei conquistati e numerose vittorie brillanti ed entusiasmanti. È stato un anno prezioso anche in termini di esperienza. Abbiamo affrontato alcune difficoltà, ma sono state proprio queste a renderci la squadra che abbiamo dimostrato di essere nel finale di stagione. Personalmente, posso dire che è stata un’annata speciale per me“.

    C’è qualcosa che avreste potuto fare meglio? Mi riferisco soprattutto alla semifinale di Champions League contro il Vero Volley Milano.

    “Certo! Eravamo molto tristi e deluse per come è finito il nostro percorso in Champions League l’anno scorso. Ed è per questo motivo che resta tra i nostri obiettivi principali“.

    Al Fenerbahce hai avuto l’opportunità di lavorare con due grandi allenatori: Zoran Terzic e Stefano Lavarini. Sono così diversi tra loro? Hai una preferenza?

    “Penso che siano ottimi allenatori, ma completamente diversi tra loro. Hanno punti di forza peculiari e ho potuto imparare molto da entrambi. Sono contenta di aver lavorato con loro. Tuttavia, non credo sia giusto metterli a confronto“.

    Sei stata la miglior battitrice nelle ultime tre stagioni in Turchia. Qual è il segreto del tuo servizio?

    “Mi piace servire e sono estremamente felice di aver trovato uno stile personale. Ci è voluto tanto impegno e allenamento per raggiungere un risultato del genere; quindi, sono particolarmente orgogliosa di eccellere in questo fondamentale“.

    Quali sono le cose più importanti che hai imparato giocando all’estero? In che modo l’esperienza in Turchia ti ha plasmato come persona e come giocatrice?

    “È stato un grande cambiamento! Probabilmente sarebbe necessario scrivere un intero libro per spiegare tutto nei minimi dettagli (ride, ndr). Tuttavia, per essere breve, ho avuto l’opportunità di vivere un’esperienza di pallavolo completamente diversa, sperimentando nuovi metodi di allenamento e lavorando a stretto contatto con allenatori e giocatrici di grande talento. Questa esperienza mi ha dato tutto ciò di cui una giovane atleta ha bisogno: l’opportunità di imparare e migliorarsi. Grazie al Fenerbahce, la mia crescita come giocatrice e come persona è stata notevolmente accelerata“.

    Sei sotto i riflettori fin da quando eri adolescente. Tuttavia, hai dimostrato una maturità fuori dal comune per la tua età. Sei sempre stata così o hai dovuto crescere in fretta perché eri al centro dell’attenzione?

    “Sono sempre stata così! Anche quando ero piccola, mi facevano notare che penso e ragiono dando l’impressione di essere più matura rispetto alla mia età. Posso dire che questa caratteristica mi è molto utile. È un aspetto del mio carattere che apprezzo particolarmente“.

    Dove ti vedi nel giro di qualche anno? Quali obiettivi hai fissato per la tua carriera?

    “Non mi piace guardare troppo avanti. Di solito fisso i miei obiettivi anno dopo anno. Inoltre, nel corso di una stagione, ne compaiono sempre di nuovi. In generale, vorrei sviluppare al massimo le mie qualità pallavolistiche e proseguire il percorso di crescita nel mio ruolo di schiacciatrice“.

    Invece, quali sono i tuoi sogni al di fuori della pallavolo?

    “Preferisco non rivelarli perché sono obiettivi piuttosto personali e non sono ancora pronta per condividerli. Tuttavia, posso affermare con sicurezza che desidero essere una persona felice, sia dentro che fuori dal campo di pallavolo“.

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