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    Balaso: “A Perugia la Lube vuole giocare la sua miglior partita!”

    La Cucine Lube Civitanova è già in modalità big match quando mancano ancora alcuni giorni al posticipo domenicale delle 20.30 che domenica 3 novembre, con diretta Rai Sport, chiuderà il 6° turno di Regular Season al cospetto della Sir Susa Vim Perugia al PalaBarton. Capitan Fabio Balaso è chiaro sull’argomento, nella settimana di Halloween la Lube non prova nessuna paura, ma tanto rispetto, per i campioni d’Italia e del mondo. In arrivo un esame importante per una squadra che in trasferta deve ancora accendersi e che avrà l’onere di disimpegnarsi contro avversari aggressivi ed estrosi al servizio. Proprio Balaso suggerisce la soluzione: “Giocare la nostra migliore partita!”
    Qual è la tua impressione da capitano nel primo scorcio stagionale?
    Fabio Balaso: “Possiamo parlare di un bilancio abbastanza positivo per la Lube dopo cinque partite, anche se in trasferta non ci siamo ancora sbloccati. Mi sento soddisfatto perché il gruppo sta lavorando tanto, sia in palestra sia in campo. Stiamo progredendo e i risultati che vogliamo arriveranno!”.
    Inseguite il primo colpo esterno, che partita ti aspetti al PalaBarton?
    “La prossima sfida di sicuro non sarà semplice! Siamo consapevoli del grande valore di Perugia e di come è riuscita a far fronte all’assenza del palleggiatore titolare negli ultimi due match. Non dimentichiamoci che i Block Devils sono stati capaci di realizzare grandissime cose ugualmente, senza un atleta decisivo come Simone Giannelli in un ruolo chiave. Andare a giocare a Pian di Massiano non è mai semplice, anche perché parliamo di un palazzetto molto caldo in quanto a sostegno sugli spalti. Andremo lì senza provare paura né alcun timore, ma per giocare la nostra migliore partita!”.
    La Sir viene da una grande impresa a Trento, c’è la possibilità che si rilassi e prenda parzialmente sottogamba il prossimo impegno?
    “Non credo che ci sarà la minima distrazione da parte dei giocatori umbri. Anzi, giocheranno al massimo come sempre. Perugia è una squadra ben assortita, che non si limita a far valere il proprio tasso tecnico, ma schiva i cali di concentrazione e ha un roster allargato per rimediare a eventuali assenze”.
    Contro una rivale così forte dai nove metri servirà attenzione! 
    “Tra le tematiche della sfida spicca la presenza di una forte batteria di battitori sul fronte opposto. Un po’ tutti gli uomini di Lorenzetti possono creare difficoltà con il servizio, ma il più pericoloso, a mio avviso, resta Oleh Plotnytskyi. L’atleta ucraino unisce una potenza fuori dall’ordinario a una varietà importante di colpi nel fondamentale del servizio. Dovremo essere bravi a contenerlo”. LEGGI TUTTO

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    Davi Tenorio: “Felice per l’esordio con la Lube! Ora testa a Milano!”

    L’approdo estivo alla Cucine Lube Civitanova, la consapevolezza di essersi guadagnato a tempo record la fiducia di staff e compagni e l’esordio in SuperLega Credem Banca, con tanto di primo punto in Italia nella vittoria contro Padova. Un coacervo di emozioni per il centrale brasiliano Davi Tenorio, classe 2005 di 213 cm che già in preseason aveva strappato applausi. Dopo essersi fatto scivolare addosso una discreta dose di emozione per il suo ingresso in campo, il gigante che in Spagna si era preso con grinta un posto da titolare al Soria nel finale di stagione, ha cominciato l’annata in biancorosso ritagliandosi uno spezzone di gara in una fase delicata del faccia a faccia con i patavini. Il ragazzino dal viso angelico si è dovuto subito confrontare con avversari indiavolati toccando con mano le difficoltà della categoria. Davi ha tenuto botta mostrando di essere pronto per il palcoscenico dell’Eurosuole Forum. Con un buon temperamento, margini di crescita importanti e gli strumenti adeguati per portare avanti il suo percorso.
    Al primo match di campionato hai subito avuto spazio. Che effetto fa?
    Davi Tenorio: “Sono soddisfatto per la vittoria della Cucine Lube Civitanova e altrettanto felice per aver rotto il ghiaccio nella massima serie italiana. Ho provato una grande emozione, credo proprio sia il sogno di qualsiasi giocatore di pallavolo mettersi alla prova nel torneo di SuperLega Credem Banca”.
    A vederti c’era tuo padre, colui che ti ha indirizzato verso questo sport. Che ti ha detto?
    “Mio padre è anche il mio primo tifoso! Era contento, lui guarda sempre le mie gare. Mi ha ripetuto che devo essere fiero del mio impatto e che in un campionato duro come questo devo restare concentrato e avere abnegazione”.
    Con Padova hai percepito in fretta il livello di gioco elevato in Italia?
    “Direi proprio di sì! Quella d’esordio è stata una partita di grande intensità. In questo campionato non ci sarà mai consentito abbassare la guardia!”.
    La prossima rivale è Milano. Domenica andrete all’Allianz Cloud, come stanno andando gli allenamenti in vista del match contro i meneghini?
    “La settimana di lavoro sta procedendo molto bene! Siamo tutti motivatissimi, anche perché le due squadre si conoscono già avendo disputato un match di preseason alla Jesi Volley Cup. Noi daremo il massimo per fare risultato, poi si vedrà!”. LEGGI TUTTO

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    Feliciano Lopez (direttore delle Finali di Davis Cup): “Troppi cambiamenti confondono gli appassionati, ma gli incontri casa/trasferta sono l’essenza della competizione”

    Feliciano Lopez

    Feliciano Lopez lo scorso anno ha appeso la racchetta al chiodo e si è dedicato completamente all’organizzazione di eventi tennisti di massimo livello. Dopo esser stato direttore del Masters 1000 di Madrid, è passato alle finali di Davis Cup, esperienza che ripoterà anche quest’anno dopo esser stato al timone del girone di Valencia. Conosce come pochi l’evento, sia per averlo giocato – e vinto – da tennista, che con una certa esperienza a livello di gestione. Per questo l’intervista che ha rilasciato al quotidiano AS sul presente e futuro della Coppa Davis è molto interessante. Parlando col collega Jaime Davila si è praticamente lasciato scappare che di sicuro dal 2025 torneranno almeno in parte gli incontri col formato storico casa/trasferta, che tanto mancano agli appassionati e che, a suo dire, restano l’essenza della competizione. Tuttavia altre modifiche sono sul tavolo, e alcune decisioni verranno prese in questi giorni e comunicate a breve. L’ITF ha ripreso in mano la gestione della Davis Cup in fretta e furia, dopo il clamoroso divorzio con pesanti code legali con la società Kosmos di Pique, quindi fu annunciato per l’anno 2024 non c’erano i tempi tecnici per effettuare cambiamenti. La situazione invece è in piena evoluzione per il prossimo futuro, già dall’edizione 2025, che probabilmente vedrà ancora la final 8 ma forse non a Malaga, si parla di Valencia, della Cina o di un’altra sede in Europa. Per Lopez la Davis meriterebbe più spazio, ma visto quando è affollato il calendario è utopia pensare che si possa trovare una data perfetta, che spinga tutti i migliori a giocare. Riportiamo alcuni passaggi dell’interessante intervista di Lopez.
    “Il bilancio dell’attuale Davis è positivo, ma in futuro si potranno cambiare varie cose, format, dove si giocherà… un po’ cercando di stabilire qualcosa che rimanga nel tempo” afferma Lopez. “Dopo tutto il tempo con l’antico formato, e dopo tutti i cambiamenti recenti, ora stiamo lavorando su questo, per rendere la competizione un progetto duraturo, in modo che la gente capisca com’è veramente il format e soprattutto che non ci sono tanti cambiamenti ulteriori, perché i cambiamenti alla fine disorientano e confondono le persone dall’evento. Stiamo cercando di stabilire un formato che duri nel tempo. La gente è contenta delle finali in sede unica e vedremo le partite in casa e in trasferta (playoff in casa e fuori casa) se si può aggiungere qualcos’altro l’anno prossimo, ci stiamo lavorando. Stiamo esaminando diverse opzioni per vedere quale è la migliore.
    In passato Feliciano ha affermato che non esiste un formato perfetto. Ci si sta avvicinando? “Vediamo… i cambiamenti sono stati molto drastici e poi ce ne sono stati anche tanti. Non solo c’è stato un grande cambiamento quando Kosmos ha iniziato nel 2019, ma ci sono stati diversi cambiamenti in seguito. Ciò genera molta incertezza nelle persone. Alla fine si possono apprezzare i cambiamenti, ma devono avere un po’ di senso e devono essere supportati da qualcosa che funziona. Se ci sono così tanti cambiamenti, alla fine le persone si confondono. Da fan, adoravo il vecchio formato; per me l’essenza della competizione era giocare in casa con la propria gente, scegliere il tipo di superficie e tutto il resto. Per me era bellissimo. Capisco che, nel calendario attuale, giocare quattro turni di qualificazione in questo modo fosse impossibile. Quindi ora siamo in quel processo. Personalmente mi piacciono le finali. Penso che stiano guadagnando importanza, sono le otto migliori nazioni che giocano in pochi giorni in una città. Mi piace, e l’anno prossimo stiamo valutando di aggiungere un po’ più di partite in casa e in trasferta, il vecchio formato, giocando un po’ di più con il vecchio formato fino a raggiungere le finali. Ci sono ancora tante cose nell’aria ed è una delle possibilità che stiamo valutando, ma nulla è ancora deciso”.
    A Valencia si spinge proprio perché la Finale 8 si svolga qui, alla Roig Arena, dal 2025. “Il processo è ancora aperto, ci sono diverse città che si sono candidate” continua Lopez. “Valencia è una di queste e penso che le cose stiano andando bene, c’è molto interesse. Sono venuto alla presentazione della fase a gironi e il sindaco lo ha detto pubblicamente. Anche la Roig Arena sembra essere all’altezza del compito. Ovviamente ci sono tantissime cose da chiudere, sicuramente avranno chiuso concorsi o concerti…. L’ideale sarebbe che prima di Malaga venga annunciata la città che ospiterà le Finali dal 2025”.
    Si parla con insistenza della Cina come candidato preferito dell’ITF, questa la voce che le nostre fonti hanno raccolto. Lopez su questo resta possibilista: “Cina sì, Arabia Saudita, per quanto ne so, no. La Cina infatti ha mostrato un forte interesse, infatti la fase a gironi si è giocata in Cina (a Zhuhai) e penso che siano interessati anche ad ospitare le Finali. L’Arabia Saudita è molto interessata a continuare a collaborare con l’ATP e la WTA. Quest’anno giocheranno lì le WTA Finals, anche la questione del decimo Masters 1.000 è nell’aria e credo che alla fine sarà qualcosa che riusciranno a raggiungere, le NextGen Finals sono ancora lì”.
    La fase a gironi si è svolta anche quest’anno subito dopo US Open. Una settimana a dir poco infelice… Lopez la pensa così: “È difficile, storicamente la Coppa Davis è sempre stata uno sforzo in più che i giocatori devono fare per rappresentare il proprio Paese. La Coppa Davis non cade quasi mai in un periodo dell’anno in cui tutti vogliono giocare. La Davis dovrà essere aggiunta in base al calendario esistente. Questa fase a gironi si gioca dopo gli US Open e abbiamo avuto assenze significative, come il campione degli US Open, Jannik Sinner, abbiamo avuto alcune sconfitte anche da parte degli americani, l’anno scorso qui abbiamo perso Carlos… Ma non possiamo cercare una data nel calendario che porti tutti i migliori a giocare con certezza perché non accadrà. Non succedeva prima con il vecchio formato, quando ho iniziato a giocare, né succederà in futuro. I tornei di tennis ne sono consapevoli, tieni presente che il calendario è quello che è e che i giocatori a volte danno la priorità e decidono di giocare qua o là in base a ciò che ritengono andrà meglio per loro. E così continuerà ad essere nel mondo del tennis, sia in Coppa Davis che in circuito. Ci sono degli obblighi che devi rispettare, ma anche noi a Madrid abbiamo avuto anni in cui non abbiamo avuto Djokovic, non abbiamo avuto Sinner… potrei dirti mille nomi. E questo fa parte della vita del tennis. Trovo difficile trovare una data su cui tutti siano d’accordo”.
    È un intervista molto significativa, che lancia quelle che dovrebbero essere le novità per il 2025, un primo ritorno alle sfide casa-trasferta quasi sicuramente al posto della fasi a gironi di settembre, davvero mal collocata in calendario. Tuttavia Lopez sembra “tombale” nell’affermare che la cara vecchia Davis continuerà a dover rincorrere il calendario e i miseri spazi possibili, senza la possibilità di tornare davvero centrale nella stagione. Parole che confermano come in realtà l’interesse di ATP e giocatori sia sul tour stagionale, e che l’idea di rilanciare per davvero la competizione a squadra sia assai marginale.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Personal Time, le parole del capitano Stefano Giannotti

    Sabato la Personal Time ha giocato la prima amichevole stagionale, i veneti hanno battuto 3-1 Bassano: “E’ stato un test – commenta il capitano Stefano Giannotti- molto positivo, non tanto per il risultato, ma per quello che si è visto. Abbiamo riportato sul campo quanto ci è stato chiesto dallo staff tecnico. Si è visto uno spirito importante”.
    In estate la Personal Time è cambiata tantissimo: “Come gruppo stiamo crescendo tantissimo, la nostra squadra è in parte nuova e dobbiamo ripartire molto in basso per essere un team rispetto ad altre squadre che invece hanno confermato gran parte degli effettivi.  Dovremo dare sempre il massimo per creare nuove condizioni di lavoro. Nell’amichevole c’è stata la possibilità di vedere all’opera i giovani, lavoriamo sodo in palestra per arrivare più competitivi possibili alla prima di campionato”.
    Guarda l’intervista completa sul canale youtube del Volley Team Club San Donà (41)
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    Davi Tenorio: “L’entusiasmo dell’ambiente Lube mi ha impressionato!”

    Il centrale brasiliano Davi Tenorio, classe 2005 annunciato ieri dalla Cucine Lube Civitanova, si presenta con la sua prima intervista da biancorosso.
    Il dg Beppe Cormio ha esaltato le tue doti naturali. Come ti sei avvicinato alla pallavolo?Davi Tenorio: “Mi hanno aiutato l’altezza, la passione per lo sport e l’intuito di mio padre, un allenatore di volley, che mi ha coinvolto in un torneo U12. Vivevo ad Andorra e all’epoca giocavo a basket, ma alle finali giovanili di pallavolo è scoccata la scintilla e dal canestro sono passato a saltare a rete!”.
    In questi anni da pallavolista hai pensato a un traguardo da raggiungere? ““Al momento il mio sogno è vincere uno Scudetto con la Lube”.
    Quali caratteristiche metterai al servizio della Lube e in cosa vuoi crescere fin da subito?“Ho fiuto nell’andare a punto. Non importa come, voglio essere utile alla squadra. Di sicuro con un grande Club come la Lube posso crescere molto a muro e nella gestione dei palloni più complicati”.
    Negli ultimi anni hai svolto degli stage alla Lube nei mesi estivi, cosa ti ha colpito dell’ambiente?“Il clima quotidiano di entusiasmo e la grinta in ogni allenamento!”.
    Nel mondo della pallavolo hai degli idoli?“Il primo gradino del podio è occupato da mio padre, mentre fin da ragazzino sono rimasto affascinato dall’ex capitano biancorosso Osmany Juantorena!”
    Juantorena arrivò da giocatore navigato, ora la Lube punta forte sui giovani.“Dare più spazio agli emergenti è una scommessa intelligente per il movimento. Va detto poi che il numero di match aumenta ogni anno e poter contare su un team giovane, almeno sulla carta, favorisce il recupero atletico e, di conseguenza, seppur con meno esperienza, un organico può fornire prestazioni atletiche migliori nell’arco della stagione. Sento che la dedizione e il valore dello staff ci aiuteranno a sviluppare le nostre capacità e a lottare per obiettivi importanti in un futuro prossimo!”.
    Cosa c’è nella tua vita oltre alla pallavolo?“Eheheh, in questo momento nella mia vita c’è solo la pallavolo!”
    Sei giovanissimo, qualche hobby lo avrai di sicuro…“Come tanti coetanei mi piace suonare la chitarra, sentire musica, vedere film e un po’ di tv”.
    La tua famiglia ha il volley nel sangue?“I miei genitori giocavano a pallavolo, mio padre professionalmente, mia madre ha smesso per privilegiare gli studi. Ho un fratellino di 7 anni e lui ha ancora tempo per innamorarsi del volley, ma voglio che diventi subito un tifoso della Lube!”. LEGGI TUTTO

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    Bargnani: “Lo sport è salvezza”

    PESARO – Bargnani, è consapevole che il suo ritiro non è mai stato annunciato?? «Vero. Non ho fatto né un comunicato stampa, né la partita del cuore, ma non sto giocando altrimenti lo sapreste». Che fa oggi il Mago? «Mi dedico alla famiglia, ho un bambino di poco più di due anni e lavoro nel campo immobiliare e finanziario». Suo figlio ha già preso la palla da basket in mano? Se un giorno volesse giocare a basket, Bargnani sarebbe favorevole? «Il pallone lo conosce già, ma da me non avrà mai alcun tipo di pressione, è vitale solo che faccia sport, uno dei valori in questo mondo che ti tiene lontano da tante situazioni negative». Ai ragazzi che le chiederanno consigli al playground cosa dirà? «Dipende dove uno vuole arrivare, ogni traguardo ha il suo prezzo da pagare. Se vuoi arrivare in alto ci sono anche tanti aspetti della vita a cui devi rinunciare». Quali sono stati i suoi? «Per dedicarti così tanto a uno sport, devi sacrificare i legami, le amicizie, fette di infanzia ed adolescenza, feste, gite scolastiche, ricordi che non avrai… ma il traguardo che stai inseguendo ti fa sopportare tutto». Un romano che non ha mai giocato a Roma: è un rimpianto? «Ci ho giocato, ma in B2. Non è dipeso da me, però: la Virtus mi propose di andare in prestito a Rieti. La scelta, perciò, fu tra la Benetton Treviso e la Mens Sana Siena. Dopo aver visto la Ghirada, non ebbi il minimo dubbio, era all’avanguardia già vent’anni fa. E poi c’erano Gherardini e Messina. Fu una decisione azzeccata, da lì spiccai il volo per l’Nba». La capitale italiana non ha più il basket in serie A: sensazioni? «Una situazione grottesca. Quand’ero ragazzino al PalaEur c’erano migliaia di persone e campioni con un effetto mediatico incredibile sulla città come Myers. Passare da quell’apoteosi lì a questo deserto è tristissimo, soprattutto per i ragazzi di oggi che non hanno quelle emozioni». A proposito di campioni, che effetto le fa rivedere Gallinari in maglia azzurra? «Ammiro la sua tenacia, ricominciare ogni volta dopo tutti gli infortuni che ha avuto significa avere un grande cuore. E nessuno può capirlo meglio di me, visto che ne ho subìti tanti: dopo essere stati fuori dei mesi ripartire da zero è tosta, ti svuota». È questa la ragione per cui ha smesso? «È un mix di fattori, ma questo pesa. Nelle ultime cinque stagioni ho saltato più partite di quelle che ho giocato. Poi nella vita le cose cambiano: motivazioni, interessi, dinamiche». Quindi vedere Belinelli che a 38 anni ancora si sbatte le sembra folle? «No, la sua passione gli brucia dentro come quando aveva 18 anni. Lo posso testimoniare, ci vediamo spesso, dato che abitiamo entrambi a Bologna». Poz coach della Nazionale ha rivoluzionato il ruolo del ct? «Al di là delle questioni tecniche su cui non mi addentro, ha delle caratteristiche atipiche che altri non hanno in un contesto come quello della Nazionale dove i giocatori arrivano stanchi dalla stagione e trovano un clima più leggero che aiuta. Infatti tutti lo adorano».
    Che rapporto ha con i social? «Inesistente. Richiede di fare cose che odio come condividere i momenti privati, della vita personale. Oggi fa parte del lavoro di uno sportivo, ma io proprio non sono capace, è come avere una telecamera in casa…». Chi sono gli amici veri rimasti dal mondo della palla a spicchi? «Dall’America pochi: Shane Larkin, che poi ho ritrovato al Baskonia, Turkoglu che mi ha anche invitato a Istanbul. In Italia a parte Beli e Gallo, Mordente e Soragna con cui sono rimasto legato dai tempi di Treviso. Teo è il mio best friend». Segue ancora l’Nba e si aspettava Boston campione? «Certo, i playoff Nba sono sempre uno spettacolo. Non faccio mai pronostici, ma trovo interessante che ultimamente stiano vincendo sempre squadre diverse: non accadeva da molto e aumenta l’imprevedibilità della lega». LeBron James giocherà col figlio: una favola? «Effetto stranissimo. Quando LeBron è entrato nella lega era proprio un’altra epoca eppure a distanza di un quarto di secolo ancora domina. Forse un giorno ci rivelerà il suo segreto». Lui è un marziano, lei è il Mago: chi le appiccicò questo soprannome? «Pittis. Ma non ha niente a che fare con quello che facevo sul campo. Un giorno sotto la doccia mi disse: lo sai che hai un cognome da mago? Poteva andare peggio, no?». LEGGI TUTTO

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    Alla scoperta di Poriya, nuovo schiacciatore della Lube

    Reduce dalla terza settimana di VNL, lo schiacciatore iraniano Poriya Hossein Khanzadeh affronta la sua prima intervista dopo l’annuncio della Cucine Lube Civitanova. Il nuovo atleta biancorosso, che parla il farsi, ma sta studiando l’inglese per abbattere la barriera linguistica, dimostra brillantezza anche fuori dal campo dimostrandosi maturo e dando prova di avere le idee chiare.
    In Iran quanto è popolare la pallavolo?
    Poriya: “Nel mio paese c’è un grandissimo trasporto per la pallavolo, in molti seguono la Super League, le partite della Nazionale e i tornei più importanti. Un certo interesse c’è sempre stato, ma il movimento è in forte crescita”.
    Come ti sei avvicinato alla pratica del volley?
    “Ero un bambino quando ho mosso i primi passi sotto rete. Sono la testimonianza vivente che già da anni i giovani iraniani amano la pallavolo”.
    Sei giovane, ma hai già un curriculum invidiabile. Come vivi tutto questo?
    “Sono solo nell’anticamera del mio percorso e voglio vincere molti riconoscimenti. Per me la Lube rappresenta l’inizio della carriera nel panorama mondiale”.
    Qual è il tuo colpo migliore quando giochi?
    “Mi trovo particolarmente a mio agio nella fase di finalizzazione, ma ovviamente farò tesoro di ogni chance per migliorare sotto tutti gli aspetti”.
    C’è stata una partita che ti ha fatto capire di avere le qualità per giocare in Italia?
    “Non posso parlare di una singola partita, ma conquistando spazio in Nazionale lo scorso anno nei match ufficiali ho preso consapevolezza di poter dire la mia ai massimi livelli nella pallavolo. Penso di avere buone capacità e margini di crescita!”.
    Chi è il tuo idolo? Tra i giocatori della storia della Lube ci sono dei fuoriclasse che ti hanno affascinato?
    “Un atleta che è sempre riuscito a esaltarmi è sicuramente Earvin Ngapeth. Per quanto riguarda la Lube, non è facile selezionare tra i tanti campioni della storia biancorossa, ma devo dire che Osmany Juantorena e Ricardo Lucarelli per me sono due modelli”.
    La Lube adesso punta molto sulle giovani stelle, cosa ne pensi di questo cambiamento?
    “Questo cambio di prospettiva regala occasioni importanti ad atleti con talento e ambizione. Sono felice di giocare in una squadra con tanti giovani di valore nel mio primo anno in Italia. Sarà stimolante affiancare i nuovi compagni e onorare la maglia di un Club che pensa anche al futuro!”.
    Nella tua vita c’è solo la pallavolo?
    “Mi avete beccato subito…la mia vita è scandita dagli allenamenti e dalle partite. C’è poco spazio per tutto il resto, non ero nemmeno un secchione a scuola. Voglio raggiungere grandi traguardi e per riuscirci, oltre al talento, serve la dedizione. Sono pur sempre un ragazzo e nei piccoli ritagli di tempo soddisfo la mia curiosità documentandomi un po’ su tutto, guardando film e leggendo in lingua inglese, che per ora parlo a malapena…è proprio arrivato il momento di perfezionarmi!”. LEGGI TUTTO

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    Prima intervista di Petar Dirlic da giocatore della Lube

    Forte del contratto che lo legherà ai colori biancorossi nella stagione agonistica 2024/25, l’opposto Petar Dirlic vuole mettere al servizio della Cucine Lube Civitanova la sua potenza con l’obiettivo di rilanciarsi e aiutare il Club a gettare le basi per un nuovo ciclo vincente. All’indomani dell’annuncio, il bomber croato, ora lavoro con la Nazionale del proprio Paese, si concede una prima intervista da cuciniero per farsi conoscere dai tifosi marchigiani.
    La Lube 2024/25 ha scelto di avere nel roster due diagonali di altissimo livello. Quali sono le tue sensazioni?
    Dirlic: “Avere in squadra giocatori determinati e con un buon potenziale può rivelarsi decisivo per mantenere un ritmo ideale in allenamento. Adis è un giocatore molto forte e quest’anno sono convinto che si esprimerà a ottimi livelli. Io darò il massimo. Tra noi non ci saranno ‘battaglie’, ma fratellanza, al primo posto ci sarà sempre il bene del team e spingeremo per migliorarci a vicenda grazie al supporto di due palleggiatori talentuosi e differenti tra loro!”.
    Com’è nato il tuo amore per la pallavolo?
    “In Croazia il volley maschile non è molto diffuso, ci sono altre discipline più gettonate. A scuola mi piaceva, sono cresciuto d’altezza e ho iniziato come centrale per poi cambiare ruolo e diventare opposto in pianta stabile”.
    I trascorsi da centrale spiegano il tuo ottimo timing a muro.
    “Mi sento molto solido e sicuro di me in quel fondamentale. Se togliamo i centrali di ruolo, penso di essere stato tra i più efficaci negli ultimi anni a muro. Lavoro per migliorarmi su tutti i fronti. Voglio crescere in battuta e in attacco di palla alta, mentre ho già delle certezze significative nell’attacco in transizione. Voglio trovare il miglior feeling possibile con i due palleggiatori biancorossi”.
    Hai già partecipato alla Challenge Cup, può nascondere delle insidie?
    “Premetto che per come sono fatto voglio vincere qualsiasi partita di campionato o coppa, indipendentemente dall’importanza del trofeo o dalla forza degli avversari. Chi è abituato a giocare la Champions, magari proverà emozioni diverse, io ho disputato solo due stagioni in quel torneo. Non possiamo permetterci di pensare alla Challenge con aria di sufficienza, sarà fondamentale affrontare seriamente gli appuntamenti europei perché la Polonia e la Turchia sfornano squadre molto competitive. A Milano ci siamo resi conto in CEV Cup di quanto siano insidiosi questi tornei, bisogna dare il 100%!”.
    Quando si parla di Coppe Europee allarghi i tuoi orizzonti al calcio, pochi giorni fa hai festeggiato l’impresa di un atleta croato.
    “Sono contento per la vittoria dell’Europa League da parte dell’Atalanta di Mario Pasalic, calciatore che pur essendo nato a Magonza, in Germania, è originario come me di Castelli, vicino a Spalato. Di sicuro è tra i miei giocatori preferiti in Serie A insieme a Nikola Vlasic del Torino. In patria tifo per l’Hajduk Spalato. Ho giocato a calcio…nei campi da volley mi trovo più a mio agio”.
    Passi da una metropoli come Milano a Civitanova, cosa ti aspetti?
    “Ho sentito solo cose belle sulla Lube e sulla città. Mi ambienterò molto bene in una realtà più a misura d’uomo e con un bel clima. Mi piace pensare che in linea d’aria le Marche e la mia città di origine non siano poi così distanti. Ho la fortuna di ritrovare due ex compagni come Barthelemy Chinenyeze e Giovanni Gargiulo, in più sono amico di Eric Loeppky. Una buona base di partenza”.
    Volley a parte, hai una passione che ti caratterizza?
    “Da sei mesi il mio passatempo principale è diventato fare il papà e accudire mia figlia insieme a mia moglie. Tra un pannolino e l’altro seguo la NFL, mi piace il football americano. Apprezzo anche basket e calcio”. LEGGI TUTTO