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    Errani-Vavassori contro la rivoluzione dello US Open: “Il profitto non può essere tutto”

    Sara Errani e Andrea Vavassori nella foto – Foto Getty Images

    Sara Errani e Andrea Vavassori, campioni in carica del doppio misto agli US Open, hanno preso posizione contro la decisione degli organizzatori di rivoluzionare il formato del torneo con una lettera aperta che difende i valori della tradizione e della storia del tennis.
    “L’anno scorso, vincere insieme gli US Open è stato uno dei momenti più belli della nostra carriera”, scrivono i due tennisti italiani. “Abbiamo provato un calore e un sostegno incredibile da parte dei tifosi italiani. Il doppio misto non è molto conosciuto, ma tutto ciò che fa parte di una competizione Slam ha una Storia unica ed è un grande onore entrarne a far parte.”
    La coppia italiana critica duramente la decisione di trasformare il torneo in quello che definiscono “una pseudo esibizione incentrata solo sull’intrattenimento e lo spettacolo”, che si giocherà durante le qualificazioni con un format ridotto a 16 coppie, di cui la metà scelte in base al ranking del singolare e l’altra metà tramite wild card.
    “Una decisione presa senza consultare nessuno, che non possiamo fare altro che accettare”, continuano Errani e Vavassori. “La vediamo come una profonda ingiustizia, che manca di rispetto a un’intera categoria di giocatori. Mettere i soldi sopra il tennis non è mai una buona idea.”
    I campioni in carica, che rischiano di non poter difendere il loro titolo, lanciano anche un monito per il futuro: “Speriamo che questo rimanga un caso isolato e questo tipo di politica non venga ripensato in futuro.” Una presa di posizione forte che difende la tradizione del tennis e i suoi valori più profondi contro una visione puramente commerciale dello sport.
    Questo il messaggio integrale: “Tradizione e storia.Valori molto sottovalutati ai nostri tempi.Secondo noi prendere decisioni solo seguendo la logica del profitto è profondamente sbagliato in alcune situazioni.L’anno scorso, vincere insieme gli US Open è stato uno dei momenti più belli della nostra carriera. Abbiamo provato un calore e un sostegno incredibile da parte dei tifosi italiani e questo ci ha reso davvero felici.Il doppio misto non è molto conosciuto, è vero, ma tutto ciò che fa parte di una competizione Slam – la Storia dietro ogni singolo risultato – è unico ed è un grande onore entrare a farne parte.Tornare l’anno successivo e vedere i vostri nomi incisi nella bacheca dei trofei è una delle sensazioni più speciali del nostro sport.Ti rendi conto che sarai ricordato per sempre come una piccola parte di questo importante torneo.Nelle ultime settimane abbiamo ricevuto la notizia che il torneo di doppio misto US Open sarà completamente capovolto, cancellato e sostituito con una pseudo esibizione incentrata solo sull’intrattenimento e lo spettacolo.Si giocherà durante il torneo di qualificazione, con 8 coppie di giocatori determinate dalla più alta classifica singola e 8 coppie di giocatori invitati dal torneo con una wild card.Una decisione presa senza consultare nessuno, che non possiamo fare altro che accettarla.Noi la vediamo come una profonda ingiustizia, che manca di rispetto a un’intera categoria di giocatori.Mettere i soldi sopra il tennis non è mai una buona idea.Al momento non sappiamo se avremo la possibilità di difendere il nostro titolo, ma speriamo che questo rimanga un caso isolato e questo tipo di politica non venga ripensato in futuro.Sentivamo fortemente il bisogno di condividere i nostri pensieri,Sara & Andrea”
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    US Open rivoluziona il doppio misto: si giocherà durante la Fan Week con montepremi da 1 milione di dollari e durata di soli due giorni

    US Open rivoluziona il doppio misto

    Una rivoluzione storica per il doppio misto dello US Open. L’USTA ha annunciato che dal 2025 il torneo si disputerà durante la Fan Week, il 19 e 20 agosto, con un nuovo formato e un montepremi record di 1 milione di dollari per i vincitori.Il nuovo formato prevede un tabellone di 16 coppie (8 in base al ranking combinato e 8 wild card), con partite al meglio dei tre set ridotti a quattro game, senza vantaggi e super tie-break a 10 punti al posto del terzo set. Solo la finale manterrà i set tradizionali a sei game.
    “Non potrei essere più entusiasta di introdurre questa innovazione rivoluzionaria”, ha dichiarato Lew Sherr, CEO dell’USTA. “Daremo al doppio misto il suo palcoscenico, permettendo a più fan in tutto il mondo di vedere i loro beniamini competere per questo ambito titolo Slam.”
    La decisione arriva dopo il successo del “Mixed Madness” nel 2024, vinto da Paula Badosa e Stefanos Tsitsipas. Tutti gli incontri si giocheranno sui campi principali (Arthur Ashe e Louis Armstrong) e godranno per la prima volta di una copertura televisiva in prima serata su ESPN.
    Entusiasti i giocatori: “Come tennista che ama il doppio, sono entusiasta di questa opportunità”, ha commentato Jessica Pegula, finalista in singolare nel 2024. Anche Taylor Fritz ha espresso il suo interesse: “Il doppio misto è sempre una grande sfida, non vedo l’ora di competere per un titolo Slam.”
    L’USTA punta così a dare maggiore visibilità a questa specialità, unica nel tennis dove uomini e donne competono insieme per lo stesso montepremi in un torneo major, seguendo l’esempio di campioni come Serena Williams, che vinse il titolo nel 1998 in coppia con Max Mirnyi.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    “40 ore di volo e due scarpe destre”: Diaz Acosta racconta la vita del tennista in tour

    Facundo Diaz Acosta – Foto Francesco Panunzio

    Facundo Diaz Acosta, campione in carica dell’Argentina Open, ha condiviso con l’ATP Tour alcune delle sue esperienze più curiose da tennista professionista, rivelando aneddoti divertenti e momenti difficili della vita in tour. Un racconto che mostra il lato meno conosciuto della vita dei tennisti professionisti.
    L’incidente delle scarpeIl tennista argentino, attualmente numero 70 del mondo, ha raccontato un episodio particolarmente curioso: “Una volta dovevo giocare le qualificazioni dell’ATP 250 di Cordoba. Arrivavo da un torneo in Cile e mi sono fermato a casa a Buenos Aires per sole tre ore. Nel preparare la valigia di fretta, ho messo due scarpe destre! Me ne sono accorto solo al torneo. Per fortuna il mio coach aveva il mio stesso numero e mi ha prestato una scarpa sinistra, anche se voleva uccidermi! Per fortuna ero a sole cinque ore da casa e sono riusciti a mandarmi le scarpe giuste per il match successivo.”
    Il viaggio più folleTra le storie di viaggio più estreme, Diaz Acosta ricorda un’avventura particolare durante il periodo post-pandemia: “Stavo giocando alcuni Futures in Egitto. Sono entrato all’ultimo momento nelle qualificazioni di un Challenger in Sud America e ho fatto 40 ore di volo via Turchia e Santiago per arrivare a Concepcion. Sono arrivato distrutto e ho perso al secondo turno delle qualificazioni. Ma succede spesso nel tennis: quando hai la possibilità di giocare un torneo migliore, vuoi arrivarci a ogni costo.”
    Le abitudini di viaggioIl 24enne ha anche rivelato le sue abitudini di viaggio: “Porto sempre le cuffie per i voli, sono essenziali! E il mate, che è come un compagno di viaggio per me. Poi ho il tablet per guardare serie e film, mi aiuta a distrarmi.” Sulle sue città preferite nel circuito, non ha dubbi: “Buenos Aires e Madrid, perché sono molto simili per persone, cibo e usanze. Mi fanno sentire a casa.”
    La sfida del jet lagIl jet lag rimane una delle sfide più difficili per i tennisti professionisti, e Diaz Acosta non fa eccezione: “Il ritorno dall’Australia è stato durissimo. Con 14 ore di differenza da Buenos Aires, per quattro o cinque giorni dormivo solo due o tre ore a notte. Ero uno zombie durante il giorno.” Per gestirlo, cerca di evitare i pisolini durante il giorno e cerca di resistere fino a sera per regolare il ciclo del sonno.
    Sogni di viaggioNonostante i numerosi viaggi per tennis, Diaz Acosta ha ancora delle mete da scoprire: “Ho un posto dove vorrei andare ma non ci sono ancora stato: il sud dell’Argentina, Bariloche, San Martin de los Andes e Villa La Angostura. Da quello che ho sentito e dalle foto che ho visto, è una zona stupenda. Mi piacerebbe molto vederla.”
    La vita del tennista professionista emerge da questi racconti in tutta la sua complessità: un mix di avventure, imprevisti, jetlag e sacrifici, ma anche di opportunità di scoprire il mondo e vivere esperienze uniche. Per Diaz Acosta, che ha vissuto una crescita importante nell’ultimo anno entrando anche nella Top 50 ATP e ottenendo la sua prima vittoria in uno Slam agli US Open, questi sono solo alcuni dei tanti aneddoti di una carriera in continua evoluzione.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Dall’Australia a Wimbledon, Murray resta con Djokovic. Pouille non si arrende. Monfils si ritira da Marsiglia: “Devo gestire il fisico, un infortunio serio ora potrebbe essere la fine”

    Gael Monfils nella foto – Foto Getty Images

    L’ex numero uno britannico Andy Murray continuerà ad essere parte del team di Novak Djokovic almeno fino a Wimbledon. Secondo quanto riportato dal Times, dopo il positivo test agli Australian Open 2025, la collaborazione proseguirà fino al terzo Slam della stagione, in programma dal 30 giugno al 13 luglio.
    Notizie contrastanti invece per Lucas Pouille: dopo il drammatico infortunio al tendine d’Achille nella finale del Challenger di Lille, inizialmente il francese aveva ipotizzato il ritiro. Tuttavia, meno di 24 ore dopo, ha deciso di sottoporsi all’intervento chirurgico per tentare un ultimo ritorno: “Farò tutto il possibile per tornare. Ci vediamo presto”, ha scritto sui social prima dell’operazione.
    Nel frattempo, Serena Williams continua la sua vita lontano dai campi da tennis, questa volta con una sorprendente apparizione al Super Bowl come ballerina durante lo show di Kendrick Lamar nell’intervallo, esibendosi sulle note di “Not Like Us”.
    A Buenos Aires, Alexander Zverev si prepara per l’ATP 250 con grandi ambizioni: “Voglio dare il meglio per vincere qui. Spero che venga tanta gente e si crei un’atmosfera da calcio. È molto importante avere questi tornei in Sudamerica, il tennis è e deve rimanere uno sport globale”, ha dichiarato il tedesco, che ha poi rivelato il suo prossimo grande obiettivo: “Il mio prossimo traguardo è Roland Garros. Voglio continuare a credere di essere abbastanza forte per vincere uno Slam.”
    Gael Monfils ha annunciato il suo ritiro dall’ATP 250 di Marsiglia 2025 a causa di uno strappo muscolare al quadricipite destro. Il tennista francese è apparso visibilmente dispiaciuto in conferenza stampa, ma ha spiegato la necessità di questa decisione precauzionale.“Alla mia età, un infortunio importante potrebbe significare la fine della mia carriera, quindi sono costretto a saltare questo evento”, ha dichiarato Monfils, che non ha voluto rischiare di aggravare il problema fisico.Il francese non chiude completamente le porte a un rapido rientro, annunciando che volerà a Doha per valutare le sue condizioni e tentare di recuperare in tempo per il torneo. Una decisione che dimostra la cautela con cui il veterano transalpino deve ormai gestire il suo fisico per prolungare la sua carriera.Una rinuncia particolarmente dolorosa per Monfils, che avrebbe voluto regalare spettacolo davanti al pubblico di casa a Marsiglia, ma la prudenza ha prevalso sulla voglia di scendere in campo.
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    L’ATP volta le spalle al Sudamerica: è polemica sul calendario 2026

    L’ATP volta le spalle al Sudamerica: è polemica sul calendario 2026

    Il tennis sudamericano alza la voce contro l’ATP, accusata di marginalizzare sempre più i tornei della regione. Al centro delle polemiche le recenti decisioni che penalizzano in particolare il torneo di Buenos Aires, storico appuntamento del circuito che dal 2026 si troverà in una posizione ancora più scomoda nel calendario.
    “L’ATP sta commettendo un grave errore”, ha denunciato Tomas Etcheverry. “Hanno aggiunto tornei dove ce n’erano già, hanno elevato eventi dove non era necessario. Ci hanno danneggiato. Quando hanno tolto Cordoba non è stato giusto. Il tour qui diventa troppo breve: se ci togli un torneo e per di più non elevi questo da 250 a 500 non ci stanno dando quello di cui abbiamo bisogno.”
    La situazione si aggraverà ulteriormente nel 2026, quando il torneo di Buenos Aires si troverà a competere con due ATP 500 (Dallas e Rotterdam) e sarà programmato appena due settimane dopo gli Australian Open, in coincidenza con le qualificazioni di Coppa Davis.
    Anche Alexander Zverev, prima testa di serie del torneo argentino, si è unito alle critiche, sottolineando la passione unica di paesi come Argentina e Brasile per il tennis. Nonostante gli sforzi organizzativi di Buenos Aires, che ha completamente rinnovato le sue infrastrutture puntando a un upgrade di categoria, l’ATP sembra orientata a privilegiare altre aree geografiche.La decisione di elevare tornei come Doha e Dallas, eventi con meno storia e tradizione, lasciando Buenos Aires come ATP 250, è vista come l’ennesimo segnale di disinteresse verso una regione che conta numerosi giocatori nella top 100 e top 200. “Possiamo competere in quantità con qualsiasi continente”, ha aggiunto Etcheverry, “chiediamo solo che si rendano conto che anche qui vogliamo vedere il grande tennis.”
    Il rischio è che la storica “gira” sudamericana sulla terra rossa, già privata del torneo di Cordoba, possa ulteriormente perdere peso nel calendario ATP, in un circuito sempre più orientato a promuovere i tornei di categoria superiore.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Djokovic pronto al rientro: “A Doha per il titolo numero 100”

    Novak Djokovic classe 1987 – Foto Getty Images

    Novak Djokovic è pronto a tornare in campo dopo il ritiro in semifinale agli Australian Open 2025. Il campione serbo, che si è completamente ripreso dall’infortunio muscolare subito nel match contro Alcaraz, ha confermato la sua partecipazione al torneo di Doha in un’intervista rilasciata a Vijesti durante un soggiorno in Montenegro.
    Il recupero e il rientro“La lesione è completamente guarita e sono pronto per nuovi successi”, ha dichiarato Djokovic. “Lo staff medico mi ha dato il via libera per allenarmi. Il torneo di Doha inizia tra sette giorni e mantengo la mia tabella di marcia. Ultimamente ho avuto più infortuni che nei primi 15 anni di carriera: forse è dovuto all’età, ma il mio corpo mi ascolta ancora e mantengo quella fiamma interiore per raggiungere nuovi obiettivi.”
    Gli Australian Open e le ambizioniSul suo ritiro a Melbourne, Djokovic mantiene un atteggiamento positivo: “Con il livello mostrato contro Alcaraz nei quarti, credo che avrei avuto ottime possibilità contro Zverev in semifinale e, se fossi stato in salute, anche contro Sinner. Il livello di tennis raggiunto in Australia è promettente per il resto della stagione.”Gli obiettivi immediati sono chiari: “Spero che il titolo numero 100 possa arrivare a Doha, lo inseguo da ottobre. Quanto al 25° Slam, è una sfida molto più grande, ma credo di poterci riuscire. Se non credessi di poter competere a questo livello con i migliori al mondo, non continuerei a giocare.”
    La nuova generazioneParlando dei giovani talenti, Djokovic ha speso parole di elogio particolare per Alcaraz e Sinner, che stanno sviluppando una nuova rivalità: “Alcaraz ha sempre brillato non solo per il suo tennis e i suoi incredibili successi in giovane età, ma per essere un tennista corretto e gentile con tutti. Quando perde, lo fa con il sorriso, cosa impressionante per qualcuno così giovane. Si comporta come se fosse nel circuito da 10 anni.”
    Il momento attualeIl serbo ha anche riflettuto sul suo momento attuale: “Mi trovo in bilico tra il desiderio di godermi quanto raggiunto, affrontando partite e tornei in modo più rilassato, e la mentalità vincente a cui sono sempre stato abituato, dove solo il titolo rappresenta un successo. Mi ha sorpreso vedere come molti abbiano considerato la semifinale agli Australian Open un successo: forse suona strano, ma per me, con tutto quello che ho ottenuto in carriera, non è ciò che cercavo.”
    La passione che continuaSul perché continui a giocare, Djokovic ha concluso con una riflessione profonda: “Principalmente perché amo questo sport. Il tennis è ciò che più mi fa crescere come persona. Durante una partita attraversi un milione di emozioni: alcune bellissime, altre terribili. Passi attraverso dubbi, critiche, estasi, rabbia, piacere… Sento di poter ancora ispirare le giovani generazioni a prendere in mano una racchetta. Questo mi motiva, mi dà forza. Mi piacerebbe che tutti iniziassero a giocare a tennis, ma sarei soddisfatto se dessero una chance a qualsiasi sport, perché l’attività fisica è fondamentale per la salute fin da giovani.”
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Disavventura per Zverev: bagagli alle Maldive prima dell’esordio a Buenos Aires

    Alexander Zverev nella foto – Foto Getty Images

    Inizio complicato per Alexander Zverev all’ATP 250 di Buenos Aires. Il numero 2 del mondo, che ha scelto di partecipare al torneo argentino invece di rimanere in Europa per i tornei indoor, è arrivato nella capitale sudamericana, ma i suoi bagagli hanno preso una direzione completamente diversa.La compagnia aerea ha infatti informato il tennista tedesco che le sue valigie sono finite alle Maldive. Una situazione surreale che Zverev ha però preso con filosofia e ironia: “Immagino sia un segno che ho bisogno di vacanze”, ha commentato.
    Una scelta insolita quella di Zverev di giocare a Buenos Aires in questo periodo dell’anno, quando la maggior parte dei top player preferisce rimanere in Europa per i tornei al coperto. E ora, prima ancora di scendere in campo, deve fare i conti con questo imprevisto che rende ancora più particolare il suo debutto sulla terra rossa argentina.
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Halep dice addio al tennis: “È una liberazione, non ho più nulla da dare”

    Simona Halep nella foto – Foto getty images

    Simona Halep ha ufficialmente annunciato il suo ritiro dal tennis professionistico dopo la sconfitta al WTA 250 di Cluj-Napoca. In una lunga e toccante intervista al portale 30-0, l’ex numero uno del mondo ha spiegato le ragioni della sua decisione.
    “Non so perché tutti abbiano paura di questo momento, io mi sento bene, anche se forse tra qualche giorno sarà più difficile”, ha confessato Halep. “Per me è una liberazione. Non sono il tipo di persona che scende in campo solo per esserci. Non riuscivo nemmeno ad allenarmi! Prima di venire qui, potevo allenarmi al massimo un’ora al giorno sulla terra battuta.”
    Il momento decisivo è arrivato quando i medici le hanno prospettato un intervento al ginocchio: “Mi hanno detto che per risolvere l’infortunio avrei avuto bisogno di un impianto di cartilagine, con un recupero di un anno e mezzo, senza garanzie di tornare ai livelli precedenti. Ho sempre voluto evitare la chirurgia.”
    La rumena guarda con soddisfazione alla sua carriera: “Non porto con me nulla di negativo da questo sport. È stata una passione, un obiettivo nella vita, era il mio destino. Se rinascessi, farei lo stesso. Mi piace avere il potere di dire basta, accettare che è arrivato il momento. Mi tengo i bei ricordi, i due Slam, il numero uno mondiale.”
    Sul futuro, Halep ha le idee chiare: “Non ho paura di quello che verrà. Ho investito in alcune attività in Romania con la mia famiglia. Non voglio responsabilità, né programmi, né orari rigidi. Il mio obiettivo è imparare a giocare a golf, andare in palestra ogni giorno e prendermi cura del mio corpo. Voglio anche diventare madre, finora sono stata solo un’atleta di alto livello, non una persona normale.”
    Non manca un riferimento al periodo della sospensione per doping: “Prima di quell’episodio non credevo nel male, lì ho capito che c’è molto male nel mondo. La gente mi chiede se non sento il bisogno di vendicarmi, ma no. Sono in pace per non aver fatto nulla di male.”Un pensiero speciale va a Darren Cahill, suo storico allenatore: “Tutti gli allenatori hanno avuto un ruolo importante, ma per fare il salto e vincere uno Slam, Darren mi ha aiutato molto. È un grande allenatore, ha creduto in me, mi capiva perfettamente.”
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO