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    Sinner, il Milan e quell’incontro spoiler: ricordate chi salutò un anno fa?

    Jannik Sinner – Foto Patrick Boren

    Chi lo avrebbe mai detto? Jannik Sinner, il tennista numero uno al mondo, vanto italiano, uno dei più forti atleti del nostro paese e del nostro tempo, è anche un grande tifoso del Milan e quasi un anno fa incontrò Massimiliano Allegri. Oggi Allegri è proprio il nuovo allenatore dei rossoneri. Per lui si tratta di un ritorno romantico. La società lo ha scelto per ripartire e ricostruire tornando a vincere. Se lo augura anche Sinner, abituato ai trionfi. Da tifoso, per lui è una sofferenza vedere il Milan degli ultimi mesi.
    Sinner, il Milan e la nascita di una fedeSinner ha sempre ammesso la sua fede rossonera. L’aveva spiegata un po’ di tempo fa: “Il mio compagno di stanza a Bordighera era un milanista sfegatato, così mi sono appassionato anch’io”. Non solo. Sinner aveva anche elogiato il dirigente rossonero, Ibrahimovic, per cui era un idolo, un riferimento sportivo. “Mi piace Ibra perché è capace di andare oltre lo sport” un’altra frase di Sinner legata al mondo del calcio. Sinner è stato anche a Milanello e non perde occasione per sostenere la sua squadra e seguirla quando ha tempo e ne ha la possibilità. Ora, come tutti i tifosi, è molto curioso di sapere come andrà a finire con Allegri. Cosa riuscirà a fare l’allenatore toscano. I due si incontrarono a ottobre a Torino in occasione delle Atp Finals dopo il duello contro Fritz. Dopo la sfida l’incontro tra i due con abbracci e strette di mano. “Ho visto un gran rovescio ieri” aveva esordito Sinner da lontano. Allegri ha sorriso e ha risposto: “Avevo previsto un 6-2, però bravo”. Sguardi, ironia, sorrisi. Tutto in pochi secondi, come fosse calcio live o uno scambio in diretta tra le risate dei presenti all’incontro. Pochi mesi dopo, ecco la svolta. Allegri, che allora era senza squadra, in attesa di ripartire, ricomincia proprio dal Milan, la squadra del cuore del numero uno del Ranking ATP.
    La domanda su Modric: Sinner e il calciomercatoLo stesso Sinner, nei giorni in cui è stato impegnato in Francia al Roland Garros, ha risposto anche ad alcune domande sul calcio, sul Milan e sul mercato. Non è entrato troppo nello specifico ma ha commentato la notizia dell’interesse del club rossonero per Luka Modric, play croato che ha vinto tutto con il Real Madrid e che arriverebbe da svincolato: “Luka al Milan? Perché no, sarebbe bello, è un giocatore molto esperto e ovviamente uno dei migliori giocatori al mondo, quindi sarebbe bello” le parole di Sinner a Eurosport. L’intervista è stata anche l’occasione per ribadire la nascita della sua fede rossonera le cui radici sono legate a quando “sono andato via di casa”. E qui ritorna la storia del compagno di stanza a Bordighera. Altri tempi. Ma a volte ritornano. Come l’allenatore che è una vecchia conoscenza. Sinner aveva nove anni quando Allegri per la prima volta si sedeva sulla panchina del Milan. Oggi ne ha 23 e ne ha fatta di strada. Vale lo stesso per il tecnico che ha conosciuto in rossonero ma soprattutto a Torino, alla Juve, i suoi anni d’oro.
    Allegri e la sua storia al MilanVale la pena un riepilogo, il passato che ritorna: Allegri aveva già allenato il Milan dal 2010 al 2014 conquistando uno scudetto nel 2011. Il primo dei suoi sei. Gli altri cinque li ha ottenuti alla guida della Juventus. In questi mesi era fermo in attesa di una chiamata. Era arrivata dal Napoli. Allegri era la prima scelta di De Laurentiis in caso di addio di Conte. Poi la conferma in panchina e così Allegri è tornato al Milan che, dopo Fonseca e Conceicao, ha scelto di puntare su uno dei tecnici più vincenti della storia recente per tornare, appunto, al trionfo, al successo. Allegri sarà chiamato a risollevare le sorti e il morale di una squadra che intanto si prepara a perdere alcuni dei suoi pezzi pregiati. Ma nello sport nulla è impossibile, lo sa bene Allegri e lo sa bene anche Sinner, numero uno al mondo. LEGGI TUTTO

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    Zverev respinge le critiche: “Ho perso contro Novak Djokovic, non contro un giocatore qualunque.”

    Alexander Zverev nella foto – Foto Patrick Boren

    Nel circuito maschile è ormai evidente che Carlos Alcaraz e Jannik Sinner stanno vivendo un momento di forma e superiorità assoluti: la distanza che li separa dal resto del circuito sembra aumentare torneo dopo torneo. Ma chi esce davvero sconfitto da questo scenario? Probabilmente Alexander Zverev , il grande incompiuto dei tornei dello Slam, che ancora una volta ha visto svanire il sogno di trionfare a Parigi. Sconfitto ai quarti di finale da Novak Djokovic , il tedesco ha vissuto una giornata molto difficile, ma il circuito ATP offre sempre una seconda possibilità.
    Per Zverev, questa nuova chance si chiama ATP 250 di Stoccarda , uno degli appuntamenti di apertura della tanto attesa stagione sull’erba. Proprio lunedì, durante il Media Day del torneo, il numero 3 del mondo ha avuto modo di incontrare la stampa, rispondendo anche alle recenti critiche ricevute, tra cui quelle di Boris Becker. Nonostante le parole dure arrivate dopo la sconfitta di Parigi, Zverev non si è tirato indietro e ha espresso il suo punto di vista con lucidità e maturità.
    Il tedesco ha dichiarato di essere felice di tornare a Stoccarda, un torneo che gli ha sempre dato l’opportunità di giocare e dove, negli ultimi anni, era mancato proprio per gli impegni prolungati a Parigi. “Sono davvero contento di essere di nuovo qui, questo torneo mi piace molto e cercherò di prepararmi al meglio in questo breve tempo a disposizione,” ha detto Zverev.
    Sull’erba, Zverev è convinto di poter mostrare il suo miglior tennis, come aveva già fatto nella scorsa stagione, e punta a lasciare subito il segno. “Voglio partire subito forte, anche se magari avrò bisogno di qualche giorno per adattarmi. Le strutture sono sempre bellissime e il pubblico qui si fa sentire: sono sicuro che sarà una grande settimana.”
    Inevitabili le domande sulle critiche ricevute dopo la delusione parigina, in particolare quelle di Boris Becker. Zverev ha risposto senza giri di parole: “Quando le cose non vanno bene, tutti sembrano diventare improvvisamente esperti, purtroppo anche Boris. Sono tornato da un infortunio gravissimo fino a raggiungere di nuovo la posizione numero 2 del mondo, e mi considero ancora un serio rivale per i due che dominano in questo momento. Ho perso contro Novak Djokovic, non contro un giocatore qualunque.”Nonostante tutto, il rapporto con Becker resta improntato al rispetto: “Sono sempre disposto a parlare con lui se vuole dirmi qualcosa, non ho problemi. Certamente non saremo sempre d’accordo, ma gli porto grande rispetto e sono sempre pronto ad ascoltarlo. Questo però non vuol dire che io debba essere sempre d’accordo con le sue opinioni.”
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Roland Garros 2025: una finale indimenticabile che ci ha lasciato con la voglia di ancora. Boris Becker “Perdere una finale di uno Slam con match point a favore, servendo addirittura per il titolo, è una delle esperienze più dure che un tennista possa vivere”

    Boris Becker nella foto – foto getty images

    Per quanto la finale del Roland Garros 2025 sia durata 5 ore e 29 minuti, la sensazione che ha pervaso tifosi e appassionati è stata unanime: non ne avevamo abbastanza. Un incontro così intenso, combattuto e carico di emozioni ha lasciato un vuoto difficile da colmare. Le ore successive sono scivolate via in una sorta di trance collettiva, mentre il lunedì ha portato con sé quella malinconia dolceamara che solo il grande sport sa regalare.
    A cercare di dare voce a ciò che è accaduto in campo sono arrivati gli esperti, quelli che certi palcoscenici li conoscono bene, li hanno vissuti da protagonisti. Tra loro, Boris Becker, intervenuto ai microfoni di TNT Sports, ha offerto una riflessione profonda e sentita, soffermandosi in particolare sulla delusione di Jannik Sinner, grande protagonista e, al tempo stesso, grande sconfitto di questa finale epica.
    “Per Sinner questa partita è stata qualcosa di brutale,” ha detto il sei volte campione Slam. “Perdere una finale di uno Slam con match point a favore, servendo addirittura per il titolo, è una delle esperienze più dure che un tennista possa vivere. Non credo ci sia nulla di peggio, ma può essere fiero di quello che ha mostrato. Ha lottato come un vero campione e ha giocato il miglior tennis della sua carriera su terra battuta. Sono certo che un’occasione così tornerà, magari la prossima volta con un epilogo diverso.”
    Becker ha poi voluto sottolineare come una partita di questo livello possa nascere solo dall’eccellenza assoluta di entrambi i contendenti. “Dobbiamo dire grazie a tutti e due. È stato quasi un miracolo che Carlos sia riuscito a vincere, perché Jannik aveva il match nelle sue mani e stava giocando un tennis quasi perfetto. Credo sia stato il miglior incontro che abbia mai visto dal vivo. Il livello espresso è stato irreale, da manuale del tennis. È una lezione per tutti i bambini che lo hanno guardato: l’atteggiamento, la correttezza, l’assenza totale di scuse, la capacità di trovare soluzioni per oltre cinque ore. Hanno colpito la palla in modo incredibile, si sono spinti oltre ogni limite. Per la prima volta nella mia vita, ho desiderato che finisse in pareggio.”
    Parole importanti, che assumono ancora più valore se pensiamo alla carriera di Becker, uno dei grandi del tennis mondiale, pur mai vincitore di uno Slam sulla terra. Oggi, a 57 anni, il tedesco guarda con ammirazione a una nuova generazione che sta raccogliendo l’eredità dei giganti del passato. Con sei Slam all’attivo, Becker è il primo a riconoscere che sia Carlos Alcaraz che Jannik Sinner sono destinati a superarlo, sia per titoli che per settimane da numero 1 del mondo. Una consapevolezza che non lo rattrista, anzi, lo entusiasma.
    “Abbiamo già vissuto match così con Federer, Nadal e Djokovic, quei duelli epici che ci hanno accompagnato per più di quindici anni,” ha concluso Becker. “E domenica ho visto esattamente quel livello in Carlos e Jannik. È stato un incontro straordinario, e mi dispiace profondamente che uno dei due abbia dovuto perdere. Ma questo è il tipo di partite per cui ci si allena tutta la vita. Le partite che ti fanno innamorare di questo sport.”
    Una finale da leggenda, un racconto che andrà oltre il punteggio. Perché ci sono incontri che non si dimenticano. Si custodiscono, si rivivono e, soprattutto, ci fanno capire perché amiamo così tanto il tennis.
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Wilander incorona Alcaraz-Sinner: “Hanno superato Federer e Nadal”

    Jannik Sinner e Carlos Alcaraz – Foto Patrick Boren

    Ci vorranno giorni, settimane, mesi e anni prima che il ricordo della finale di Roland Garros 2025 possa sbiadire dalla memoria degli appassionati di tennis. Il duello epico tra Carlos Alcaraz e Jannik Sinner è entrato di diritto nell’olimpo delle più grandi finali della storia, per il livello tecnico straordinario mostrato dall’azzurro, per la capacità di rimonta e la resistenza mentale dello spagnolo, e per lo spettacolo tennistico puro offerto da entrambi. Una battaglia che ha visto trionfare il campione murciano, capace di conquistare il suo secondo titolo parigino e il quinto Slam in carriera.
    Al termine di questa finale storica, perfino i più esperti commentatori hanno faticato a trovare le parole appropriate. Lo shock emotivo prodotto da questo scontro titanico ha lasciato tutti senza fiato, e molti analisti ed ex tennisti hanno avuto bisogno di tempo per metabolizzare quanto vissuto sul centrale Philippe Chatrier. Tra questi c’è stato anche Mats Wilander, leggenda svedese del tennis con sette titoli del Grande Slam all’attivo e da anni una delle voci più autorevoli di Eurosport.
    Nelle dichiarazioni rilasciate a TNT Sports e riportate da Tennis365, Wilander ha iniziato il suo commento richiamando alla memoria due delle più grandi icone di questo sport, Roger Federer e Rafael Nadal, e i loro indimenticabili confronti. Ma l’ex numero uno del mondo è andato ben oltre, collocando la finale tra Alcaraz e Sinner in una dimensione superiore: “Ho assistito a finali straordinarie di Federer e Nadal, ma niente si avvicina neanche lontanamente a quello che abbiamo visto. Continuavo a pensare ‘questo non è possibile’, stanno giocando a un ritmo che va oltre le capacità umane”.
    Dopo questa dichiarazione, il campione scandinavo ha voluto approfondire il suo pensiero, mostrandosi completamente conquistato da questi due fenomeni destinati a ridefinire il tennis moderno: “Siamo di fronte a due dei migliori atleti che il mondo possa esprimere, e per nostra fortuna sono tennisti. Provo un orgoglio e un onore immensi per aver praticato questo sport e, spero, per aver contribuito a ispirare le generazioni successive fino ad arrivare a questo punto straordinario con questi due guerrieri assoluti. Raramente rimango senza parole, ma questa è stata davvero una giornata memorabile”.
    La rivalità tra lo spagnolo e l’italiano aveva già mostrato i suoi contorni epici durante gli indimenticabili quarti di finale degli US Open 2022, quando Alcaraz riuscì a rimontare una palla match conquistando la vittoria in cinque set. Molti esperti ritenevano però che sarebbe stato difficile assistere nuovamente a un confronto di tale perfezione tecnica ed emotiva. La finale parigina ha invece superato ogni aspettativa, almeno secondo il giudizio di Wilander: “È stato qualcosa di assolutamente incredibile. Le aspettative sono sempre altissime quando questi campioni si fronteggiano, perché fin dagli US Open 2022 ci hanno abituato a partite straordinarie. Ogni loro scontro è fisicamente devastante, emotivamente coinvolgente e il livello tennistico che esprimono è semplicemente incredibile”.
    L’ex campione svedese ha poi ripreso il confronto con l’eredità del Big Three, azzardando nuovamente una valutazione che fa discutere: “Il livello raggiunto nella fase finale del match è stato assolutamente surreale. Faccio fatica a credere che potremo assistere a questa rivalità per gli anni a venire. Questi ragazzi hanno elevato il nostro sport verso una dimensione completamente nuova. Non avrei mai immaginato di pronunciare queste parole dopo aver vissuto l’era dei tre giganti – Roger, Rafa e Novak – ma in realtà il tennis che stiamo vedendo ora è più veloce che mai e raggiunge vette di eccellenza quasi impossibili da credere”.
    Wilander ha anche espresso la sua comprensione per il dolore di Sinner, che ha sfiorato il suo primo trionfo al Roland Garros: “Provo sincera tristezza per Jannik, che ha avuto i match point tra le mani e meritava davvero di vincere questo titolo, ma avrà sicuramente altre occasioni. Tuttavia nel tennis, come nella vita, non è finita finché non è davvero finita, e alla fine devi essere tu a conquistare l’ultimo punto decisivo”.Le parole dell’ex numero uno mondiale rappresentano una consacrazione definitiva di questa nuova rivalità, che secondo il suo autorevole giudizio ha già superato i leggendari scontri che hanno caratterizzato l’epoca d’oro di Federer, Nadal e Djokovic. Una dichiarazione coraggiosa e quasi provocatoria, che fotografa perfettamente l’impatto straordinario di una finale destinata a rimanere per sempre nella storia del tennis.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Alcaraz e la finale a Parigi: prima volta in 77 anni che si vince una finale Slam salvando tre match point. L’ultimo precedente risale a Wimbledon 1948 con Bob Falkenburg contro John Bromwich

    Jannik Sinner con Carlos Alcaraz – Foto Patrick Boren

    Non è la prima volta che si vince una finale di Grand Slam salvando qualche palla match nell’era Open come abbiamo visto ieri, ma quello che ha fatto Carlos Alcaraz contro Jannik Sinner nella finale del Roland Garros 2025 è qualcosa che era successo soltanto una volta nella storia e ben 77 anni fa. Sì, avete letto bene. Bisogna tornare indietro fino a Wimbledon 1948 per vedere come Bob Falkenburg salvò tre palle match contro John Bromwich e si laureò campione all’All England Lawn Tennis Club.
    La statistica è semplicemente straordinaria e colloca l’impresa di Alcaraz in una dimensione storica unica. Per la prima volta in quasi 77 anni, un giocatore ha vinto una finale di Grand Slam dopo aver salvato tre palle match: Wimbledon 1948 con Bob Falkenburg che batté John Bromwich, e Roland Garros 2025 con Carlos Alcaraz che ha superato Jannik Sinner.
    Questo dato rende l’impresa dello spagnolo ancora più eccezionale di quanto già non fosse. Settantasette anni di tennis ai massimi livelli, migliaia di partite, centinaia di finali di Grand Slam, e solo due giocatori nella storia sono riusciti a compiere questo miracolo sportivo. Il fatto che Alcaraz sia riuscito nell’impresa proprio sulla terra battuta del Roland Garros, in una finale durata oltre cinque ore contro il numero uno del mondo, aggiunge ulteriore valore a questa prestazione leggendaria.
    Bob Falkenburg era un tennista americano che nel 1948 riuscì a scrivere una pagina indimenticabile della storia di Wimbledon. La sua vittoria contro Bromwich rimase impressa nella memoria degli appassionati dell’epoca, ma probabilmente nemmeno lui avrebbe immaginato che ci sarebbero voluti 77 anni per rivedere qualcosa di simile in una finale di Grand Slam.Falkenburg vinse il torneo di singolare maschile a Wimbledon nel 1948, superando John Bromwich in finale con un punteggio di 7-5, 0-6, 6-2, 3-6, 7-5. Durante la finale, Falkenburg riuscì a salvare tre match point consecutivi. Questa vittoria è stata particolarmente importante perché è stata la prima volta dal 1927 che un giocatore riusciva a vincere una finale di Wimbledon dopo aver salvato un match point.
    Il parallelo tra le due imprese è affascinante: due epoche completamente diverse del tennis, due superfici opposte (l’erba di Wimbledon e la terra battuta di Parigi), ma la stessa capacità straordinaria di trasformare una sconfitta certa in un trionfo memorabile. Entrambi i giocatori hanno dimostrato che nel tennis, come nella vita, nulla è mai veramente finito fino all’ultimo punto.
    Il dato assume ancora più valore considerando l’evoluzione del tennis moderno. Nel 1948 il gioco era completamente diverso da quello attuale: racchette di legno, superfici in quel caso più veloce, preparazione atletica molto diversa. Eppure, la sostanza rimane la stessa: la capacità di non mollare mai e di trovare dentro di sé le risorse per ribaltare situazioni apparentemente impossibili.
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    La conferenza stampa del campione del Roland Garros 2025, Carlos Alcaraz: “Una partita non è finita finché l’altro non vince l’ultimo punto”

    Carlos Alcaraz nella foto – Foto Patrick Boren

    IL MODERATORE: Congratulazioni, Carlitos, per un’altra vittoria in uno Slam. È stata la partita più emozionante della tua carriera?CARLOS ALCARAZ: Beh, sì, questa è stata senza dubbio la partita più emozionante che abbia mai giocato finora. Credo che oggi il match abbia avuto davvero tutto: momenti bellissimi, momenti molto difficili. Sono semplicemente molto felice. E orgoglioso di come ho gestito tutto oggi.Non è stato facile. È la prima volta che rimonto da due set a zero. E credo che non potesse esserci occasione migliore per farlo che nella finale di uno Slam.
    DOMANDA: Questa partita verrà probabilmente ricordata come Borg-McEnroe a Wimbledon nel 1980 o Federer-Nadal nel 2008. Cosa provi sapendo di essere entrato nella storia del tennis?ALCARAZ: Onestamente, se le persone mettono questa partita sullo stesso piano di quelle, è un enorme onore per me. Non so se sia davvero allo stesso livello, perché quei match fanno parte della storia del tennis, della storia dello sport.Lascio che siano gli altri a parlarne. Ma per me, anche solo vedere il nostro nome legato alla storia del Roland Garros e degli Slam è qualcosa di incredibile. Mi fa felice, ma la discussione la lascio agli altri.
    DOMANDA: La prima parte della partita non sembrava all’altezza della leggenda che poi è diventata. Eri sotto due set e un break. Cos’hai fatto per ritrovare energia e cambiare l’inerzia? Il pubblico ti ha aiutato?ALCARAZ: Beh, dovevo solo lottare. Dovevo crederci fino alla fine.Quando ha brekkato a inizio terzo set, ho pensato che fosse tutto nelle sue mani. Sentivo che ogni cosa che faceva andava bene: colpi vincenti, niente errori, persino le stecche andavano sulla riga…Quella era la sensazione. Ma ho provato a cancellare quei pensieri e continuare a combattere.Ovviamente il pubblico è stato fondamentale per me oggi. Tutto lo stadio era fantastico, ma c’erano alcuni angoli in particolare che mi hanno davvero spinto. Li ringrazio tanto.Senza di loro, probabilmente, non sarei riuscito a rimontare.
    DOMANDA: Non è la prima volta che trovi il tuo miglior tennis nel quarto o quinto set. È successo anche l’anno scorso. Come hai costruito questa capacità di alzare il livello nei momenti decisivi?ALCARAZ: Ripeto sempre a me stesso che in certi momenti bisogna rischiare, a prescindere da tutto. Che sia il super tiebreak del quinto set o un game cruciale, bisogna andare, senza paura degli errori.Oggi era tutto una questione di crederci. Non ho mai dubitato di me stesso.E credo sia per questo che riesco a esprimere il mio miglior tennis nei momenti più difficili.
    DOMANDA: Alcuni scambi sembravano irreali. Hai avuto anche tu questa sensazione?ALCARAZ: Sì, assolutamente. Ci sono stati momenti in cui il livello era folle. Jannik ha giocato ad altissimo livello. In certi frangenti mi chiedevo: “Cosa posso fare?”Colpiva in modo incredibile, si muoveva benissimo, non sbagliava nulla.Alcuni punti sembravano davvero irreali, e mi sono anche goduto giocare a quel livello. Penso che anche il pubblico abbia apprezzato. Sì, l’ho pensato: era irreale.
    DOMANDA: Uno dei punti chiave è stato sul 6-5 per lui, 15-30 nel quinto, quando hai tirato un dritto incrociato incredibile. E poi ci sono i tre match point salvati. Cosa ricordi meglio?ALCARAZ: È difficile sceglierne uno. Quei tre match point sono stati qualcosa di incredibile. Ma se parliamo di qualità, forse i punti sul 6-5, 15-30 o 30 pari, vantaggi, 40 pari… quelli li ricordo molto bene.Ancora oggi non so come ho fatto. Lui dominava quel game, tirava sulle righe. Ma sono riuscito a salvarlo. Forse sceglierei proprio quel game.
    DOMANDA: Hai appena vinto il tuo quinto Slam a 22 anni e un mese, esattamente come Nadal. Che effetto ti fa?ALCARAZ: Devo ancora rendermene conto. È il primo passo, credo.Vincere il quinto Slam alla stessa età di Rafa… lo prendo come un segno del destino.È una statistica che porterò sempre con me. Rafa è il mio idolo, la mia ispirazione.È un enorme onore. E spero che non finisca qui.
    DOMANDA: È stata la tua dodicesima sfida contro Jannik. La prima in una finale Slam. Quanto sarà importante per la vostra rivalità?ALCARAZ: Ogni match contro di lui è importante. Questa è stata la prima finale Slam tra noi, e spero non l’ultima.Ogni volta che giochiamo, alziamo entrambi il livello. E credo che per i tifosi sia altrettanto speciale.Se vuoi vincere gli Slam, devi battere i migliori. E farlo in finale è ancora più bello.Non credo sia un punto di svolta definitivo. So che Jannik imparerà da questo match e tornerà più forte. E anch’io cercherò di migliorare, capire come fargli più male tatticamente.Non lo batterò per sempre, questo è sicuro. Ma continuerò a imparare e spero di giocare ancora tante finali Slam contro di lui.
    DOMANDA: Hai vinto tre finali Slam in rimonta. Ti piace la pressione di dover rincorrere?ALCARAZ: Preferisco vincere in tre set, sinceramente! (ride)Ma quando la situazione è difficile, bisogna lottare. È una finale Slam. Non è il momento di essere stanchi o di mollare. È il momento di resistere, di trovare il proprio momento e andare avanti.Credo che i veri campioni si formino proprio in queste situazioni. È ciò che i grandi hanno fatto per tutta la carriera.Cerco di sentirmi a mio agio nella pressione. E non ne ho paura.
    DOMANDA: Hai detto che non hai mai dubitato di te stesso. Ma quando eri sotto di tre match point, ci credevi davvero?ALCARAZ: Assolutamente sì. Una partita non è finita finché l’altro non vince l’ultimo punto.È vero, ero a un punto dalla sconfitta. Ma tanti giocatori sono tornati da match point sotto, anche in finali Slam.Volevo essere uno di loro.Ci ho creduto sempre, anche sotto di tre match point. Ho pensato: “Un punto alla volta”. Uno, poi un altro. Provi a salvare quel game e continui a crederci. Questo è ciò che ho fatto.
    Dal nostro inviato a Parigi, Enrico Milani LEGGI TUTTO

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    Sinner: “Fa male, ma sono orgoglioso di aver fatto parte di un match così”

    Jannik Sinner – Foto Patrick Boren

    Dopo cinque ore e 26 minuti, la finale più lunga nella storia del Roland Garros ha incoronato Carlos Alcaraz, ma non ha tolto nulla alla grandezza di Jannik Sinner. L’azzurro, uscito sconfitto 4-6 6-7(5) 6-4 7-6(6) 7-6(5), si è presentato con grande dignità in conferenza stampa. A caldo, tra emozioni contrastanti e la consapevolezza di aver dato tutto, il numero 1 del mondo ha provato a fare ordine tra pensieri e delusione.“È difficile da accettare ora,” ha ammesso Sinner. “Sono comunque felice di aver espresso un grande livello. In generale sono contento del torneo, ma ovviamente questa sconfitta fa male. Ho cercato ogni giorno di migliorare, di mettermi in condizione di giocare partite così importanti. E oggi è stato un match davvero di altissimo livello.”
    Ripensando ai momenti chiave, Sinner ha raccontato il passaggio tra il quarto e il quinto set, quando era stato a un punto dal titolo. “Ero deluso, certo. Avevo match point, stavo servendo per il match. Ma sono rimasto lì, mentalmente solido Oggi le occasioni le ho avute. Ero avanti di un break nel terzo. Avanti di un break nel quarto. Ho avuto tre match point. Ho servito per il match. Sono tornato sotto. Sul 6-5 nel quinto ho avuto altre chance.Insomma, tante opportunità che non sono riuscito a sfruttare.A volte ci sono giornate così. E non puoi farci niente. Quindi sì, è stata una partita diversa.Non gli ho regalato nulla. Quando entri nel quinto set in uno Slam, cerchi sempre di resettare. Quando poi la partita finisce, è tutto diverso. Arrivano emozioni che non puoi più controllare.”
    A chi gli faceva notare un passato poco favorevole nei match maratona, Jannik ha risposto con chiarezza: “Oggi non si può paragonare ad altri match. Fisicamente stavo bene, anche se ovviamente ero stanco. Ma lo era anche Carlos. È stata una battaglia fisica e mentale. Ho avuto le mie occasioni, ma oggi è andata così. Fa parte del gioco. Ci sono sorprese in questo sport Secondo me era partito bene il terzo Poi ho preso subito questo break Ero più o anche 30-0 quel game lì Il terzo 1-0 E lì poteva già cambiare un po’ la partita Perché se va da 2-0 È forse un pochettino diverso Però sai Ora parlare con sé Se avessi tirato il dritto sul match point Non lo so quindi Boh Sai è il numero due al mondo lui È il giocatore migliore che c’è sulla terra In questo momento Ha vinto ora il quinto slam Cioè non ci sono sorprese Cioè questi giocatori ti fanno cambiare la partita Quindi non è Ha avuto tante chance quello sì Non sono riuscito a sfruttare E basta ”
    Sulle differenze con altre finali, Sinner è apparso lucido: “Oggi non pensavo nemmeno che fosse una finale. C’era solo Carlos da battere. Mi sentivo molto più pronto rispetto a Roma, il mio livello è cresciuto. Questo era il mio obiettivo principale. Peccato solo non aver sfruttato le tante occasioni avute. Ma se guardi solo la parte triste dello sport, non riesci più ad andare avanti. Io sono migliorato rispetto all’anno scorso e voglio continuare a spingere.”Il paragone con Wimbledon 2022, dove perse in rimonta da Djokovic dopo essere stato avanti due set, torna inevitabile: “È una partita diversa. Allora ero in un altro momento della mia carriera, e quando Novak alzò il livello, sentii che non avevo possibilità. Oggi invece le occasioni le ho avute: avanti di un break nel terzo, avanti di un break nel quarto, tre match point, servito per il match, e ancora chance nel quinto. A volte semplicemente non si riesce a chiudere. Succede.”Nonostante la delusione, Jannik trova forza nelle sue radici: “La mia famiglia e le persone vicine mi stanno aiutando. Mio padre oggi non era nemmeno a Parigi, stava lavorando. Non cambia nulla, siamo una famiglia semplice. Mia mamma era qui, e immagino che mio padre abbia guardato in TV, se ha finito di lavorare.”
    “Non avrei mai immaginato di arrivare fin qui. Non era nemmeno un sogno da bambino, perché sembrava troppo lontano. E oggi ho giocato la finale più lunga della storia del Roland Garros. Fa male, ma non puoi continuare a piangere. Si va avanti.”Infine, riflettendo sul valore storico della partita, Sinner non nasconde l’orgoglio: “Ogni rivalità è diversa. Ai tempi di Federer, Nadal, Djokovic, si giocava in modo diverso. Ma oggi anche noi stiamo producendo tennis spettacolare, e penso sia bello per il nostro sport. Sono felice di far parte di tutto questo. Ovviamente, sarei stato ancora più felice con il trofeo tra le mani. Ma oggi non si può cambiare nulla.”
    Da Parigi il nostro inviato Enrico Milani LEGGI TUTTO

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    Gaudio 2004, Djokovic 2019, Alcaraz 2025: il club dei miracoli

    Jannik Sinner e Carlos Alcaraz – Foto Patrick Boren

    Quello che ha fatto Carlos Alcaraz nella finale del Roland Garros 2025 è accaduto pochissime volte nella storia del tennis. Lo spagnolo ha salvato palle match (tre) nel quarto set contro Jannik Sinner, un’impresa che si è verificata soltanto in altre due occasioni nelle finali di Grand Slam, confermando la rarità assoluta di questa prestazione e inserendo il murciano in un club esclusivo di leggende del tennis.
    Il primo precedente storico risale al Roland Garros 2004, quando Gaston Gaudio salvò una palla match contro Guillermo Coria in una finale che rimase nella memoria di tutti gli appassionati di tennis. L’argentino riuscì in quell’occasione a ribaltare una situazione apparentemente disperata, conquistando il suo unico titolo del Grande Slam in una delle finali più drammatiche della storia sulla terra battuta parigina.
    Il secondo episodio è ancora più recente e altrettanto leggendario: Novak Djokovic nella storica finale di Wimbledon 2019, quando riuscì a cancellare due palle match a Roger Federer. Quella partita, durata quasi cinque ore, è considerata una delle più belle e drammatiche della storia del tennis, con il serbo che riuscì a spuntarla al super tiebreak del quinto set dopo aver evitato la sconfitta per un soffio.
    Ora Alcaraz si unisce a questo ristrettissimo gruppo di campioni capaci di compiere l’impossibile nei momenti più difficili. Salvare tre palle match in una finale di Grand Slam richiede non solo abilità tecniche straordinarie, ma anche una forza mentale fuori dal comune. La capacità di rimanere lucidi e giocare il proprio miglior tennis quando tutto sembra perduto è ciò che distingue i grandi campioni dai semplici giocatori di talento.La prestazione di Alcaraz assume un valore ancora maggiore considerando il contesto: trovarsi sotto 0-2 contro Sinner e poi nel quarto set 3-5, 0-40 e tre match point consecutivi da annullare con la battuta, con uno dei giocatori più solidi mentalmente del circuito, e riuscire comunque a ribaltare la situazione dimostra una maturità tennistica incredibile per un giocatore di 22 anni. Il fatto che sia riuscito non solo a salvare quelle palle match, ma anche a vincere l’intera partita, rende questa impresa ancora più straordinaria.
    Questa statistica colloca Alcaraz in una dimensione tennistica particolare, quella dei giocatori capaci di trasformare le sconfitte quasi certe in trionfi memorabili. La capacità di elevare il proprio livello di gioco proprio quando la pressione raggiunge il massimo è una caratteristica distintiva dei campioni destinati a lasciare un segno indelebile nella storia del tennis.Il parallelo con Gaudio e Djokovic non è casuale: entrambi questi giocatori sono riusciti a vincere finali che sembravano perse, dimostrando che nel tennis nulla è mai finito fino all’ultimo punto. Gaudio conquistò l’unico Slam della sua carriera proprio grazie a quella rimonta incredibile, mentre Djokovic aggiunse un altro capitolo leggendario alla sua già straordinaria carriera.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO