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    Arthur Fils rompe il silenzio: “Sto bene, nessuna preoccupazione per il futuro”. Una confessione onesta, che mette in luce tutta l’ambizione (e talvolta l’incoscienza) del giovane francese

    Arthur Fils FRA, 2004.06.12 – Foto Getty Images

    In Francia, nelle ultime settimane, si sono moltiplicate le voci di crescente preoccupazione attorno al futuro di Arthur Fils, attuale n.40 del ranking ATP. Il giovane talento francese non disputa un torneo dallo swing nordamericano, e i continui dubbi sul suo stato fisico hanno spinto il diretto interessato a intervenire pubblicamente.In un’intervista rilasciata a 20 Minutes, Fils si è mostrato sereno e fiducioso, spiegando nel dettaglio il percorso che sta affrontando dopo la frattura da stress alla vertebra L5, un problema che – come lui stesso ha rivelato – lo accompagna fin dall’adolescenza.
    “Sto bene, nessuna fretta: ho 21 anni”Fils ha voluto rassicurare tutti sul suo recupero fisico, sottolineando di non avere alcuna ansia riguardo al futuro:“Ho lavorato tanto, tantissimo, ho passato molto tempo in palestra. Ho 21 anni, non c’è alcuna fretta. Sinceramente, sto molto bene. Serve pazienza, ci vuole tempo, ma è tutto sotto controllo”.Il francese ha spiegato che i problemi alla schiena sono iniziati già anni fa, ma che oggi la situazione è chiara: la frattura è guarita, ma quella zona rimarrà sempre delicata e richiederà massima attenzione.
    La vittoria “dolorosa” contro Munar al Roland GarrosFils è tornato anche su uno degli episodi più discussi della sua stagione: la vittoria – molto contestata – contro Jaume Munar all’ultimo Roland Garros, nonostante fosse già in condizioni precarie.“Quando sono entrato in campo contro Munar non c’erano dubbi: non avrei interrotto il match. Ho fatto tutto il possibile per vincere, soprattutto di fronte al pubblico. È stata una vittoria che mi ha fatto male, sì, ma mi ha dato anche tantissima fiducia. Prima di quest’anno non avevo mai vinto una partita a Parigi.Anche da infortunato, ho battuto Jarry e poi Munar in una battaglia durissima. Mi sono dimostrato di cosa sono capace. Ma con un po’ più di esperienza, avrei deciso di non giocare il torneo.”
    Una confessione onesta, che mette in luce tutta l’ambizione (e talvolta l’incoscienza) del giovane francese.“Sapevo di avere una frattura da stress: sono tornato troppo presto”Fils ha poi raccontato il percorso dell’infortunio, chiarendo definitivamente quanto accaduto:“A 15 anni avevo già avuto qualche piccolo problema alla schiena, una piccola ernia nella L5.Arrivato a Roland Garros, sapevo di avere una frattura da stress. Pensavamo che non potesse peggiorare. Ho cercato di recuperare il più in fretta possibile, saltando alcuni passaggi. Ho giocato Toronto, e forse sono rientrato troppo presto.Da lì abbiamo deciso di fermarci, ricostruire completamente il corpo e la schiena.”
    Un nuovo piano, un nuovo staff medico, nessuna pauraPer Fils, questa stop forzato rappresenta anche un’occasione per migliorare la gestione del fisico, come lui stesso conferma:“Devo fare moltissima attenzione alla fase di recupero. Seguo tanti trattamenti, curo l’alimentazione. Per un tennista, quando non sei in campo, può risultare pesante, ma fa parte del lavoro.È un infortunio che richiede tempo: se corri troppo, ti fai male di nuovo. Ho 21 anni e ancora 15 anni di carriera davanti: non dobbiamo avere fretta.”E alla domanda se abbia qualche timore sul lungo termine, la risposta è stata chiara:“Nessuna preoccupazione. Ho migliorato il mio staff medico, abbiamo un piano preciso. Ora bisogna solo fidarsi del processo.”
    Il sorriso di chi pensa già al ritornoArthur Fils, uno dei prospetti più entusiasmanti del tennis francese, promette di tornare più forte e preparato di prima. Niente panico, dunque: solo pazienza, lavoro e un futuro che continua a brillare.La Francia può tirare un sospiro di sollievo.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Lorenzo Sciahbasi, quando meno te l’aspetti

    Lorenzo Sciahbasi – Foto Antonio Milesi

    Lorenzo Sciahbasi non avrebbe dovuto giocare a Bergamo. Una wild card in extremis lo ha condotto alla ChorusLife Arena, laddove ha colto la prima vittoria Challenger in carriera. Studia Scienze Motorie, idolatra Berrettini e ha il nonno iraniano: è lui il protagonista del giorno. Adesso sfida Passaro. Bravissimo Arnaboldi: mette KO la prima testa di serie, Shintaro Mochizuki.
    Tra i passati vincitori degli Internazionali di Bergamo spicca Jannik Sinner, e ci mancherebbe. L’anno prima, tuttavia, ci fu la bella vittoria di Matteo Berrettini. Fu uno dei trampolini di lancio di una carriera culminata con la finale a Wimbledon (e tante altre vittorie). Non poteva esserci un luogo migliore, dunque, per accogliere la prima vittoria Challenger di Lorenzo Sciahbasi, 20enne marchigiano che ha in Berrettini la principale fonte d’ispirazione. “Mi sono appassionato al tennis con Roger Federer, ma io sono di San Benedetto del Tronto e da ragazzino mi capitava di frequentare il Challenger. Un anno vidi Berrettini giocare al primo turno, facemmo una foto insieme e mi sono innamorato del suo tennis – racconta Lorenzo, uno dei protagonisti di giornata al Trofeo FAIP-Perrel presented by Intesa Sanpaolo & Sarco Lexus Bergamo – vinse il torneo e ancora oggi, per me, è una fonte d’ispirazione per quello che ha fatto e quello che continua a fare. Nei limiti del possibile provo a imitarlo, anche se non è facile perché è interprete di un gioco molto particolare”. Berrettini vinse il suo primo Challenger nella cittadina di Sciahbasi, che ha raccolto la sua prima vittoria Challenger laddove si era imposto Berrettini. Corsi e ricorsi storici, affascinanti perché maturati per caso. Già, perché Sciahbasi non avrebbe dovuto giocare a Bergamo: impossibilitato a giocare le qualificazioni perché impegnato nei play-off di Serie A1, ha ottenuto l’invito in extremis grazie all’intercessione di Luca Del Federico. “Che ringrazio. È stata una sorpresa inaspettata, ma ci tenevo a giocare in un impianto così bello. E poi le cose belle possono nascere in modo inaspettato”. Proprio come la vittoria-thriller contro il norvegese Viktor Durasovic, numero 238 ATP, giocatore di più alta classifica battuto nella sua giovane carriera. Sciahbasi si è imposto 3-6 7-6 7-5 e ha avuto la capacità di non arrendersi quando l’avversario l’ha brekkato nel terzo set, andando a servire sul 5-3. “Ho iniziato a crederci nel tie-break del secondo set, quando ho visto che il livello era più o meno pari. Forse lui era ancora leggermente sopra, ma iniziava a fare fatica. Ammetto che sul 3-5 al terzo avevo un po’ smesso di crederci, ma ho continuato a lottare con la stessa intensità e questo ha pagato”.
    COLLEGE NO, UNIVERSITÀ SÌDa circa un anno, Sciahbasi si allena presso il Piatti Tennis Center di Bordighera, laddove è seguito da Riccardo Piatti, Andrea Volpini e Cristian Brandi, anche se nei tornei viene accompagnato prevalentemente da Luca Vanni. “Ma in questo torneo sono da solo, perché la mia partecipazione non era prevista. Mi accompagnano mio papà Massimo e Carlo Polidori, uno dei miei primi maestri che oggi fa l’osteopata”. Dopo un inizio non semplicissimo, la Cura Bordighera sta dando frutti interessanti: oggi Lorenzo è numero 660 ATP, circa ottocento gradini più in alto rispetto a gennaio. “Per la verità non era iniziata benissimo – continua – anche perché venivo da una stagione complicata. Quest’anno mi ero prefissato di provare a salire, e dopo maggio le cose sono cambiate. Ho giocato la prima finale a Messina, ho iniziato a crederci e sono arrivati risultati importanti, culminati col mio primo titolo professionistico a Santa Margherita di Pula. Tra l’altro arrivavo dopo un infortunio, avevo poche aspettative ed è stato un torneo fantastico. Sì, direi che posso essere soddisfatto”. Non tutti sanno che Sciahbasi studia Scienze Motorie presso l’Università del Molise, aderendo a un programma che permette di studiare pur proseguendo la carriera agonistica. In virtù di questo, è naturale chiedergli se abbia mai preso in considerazione l’idea di andare al College, anche perché è stata la scelta di Gabriele Vulpitta, suo compagno di doppio quando raggiunsero la finale al Roland Garros junior 2023. “L’anno scorso ho ricevuto tante offerte, e c’è stato un momento in cui avevo preso in seria considerazione l’ipotesi – racconta – mi ero appena trasferito a Bordighera e non era iniziata benissimo, quindi avevo valutato l’opzione. Poi le cose sono migliorate e l’ho scartata. Quest’anno sono arrivate proposte ancora più importanti, ma avevo scelto di fidarmi di Piatti. La decisione ha pagato, dunque adesso non è il momento di andare negli USA, e non so se succederà mai. Al di là di questo, la possibilità di studiare è molto importante. Capita di vedere il tennis come un’ossessione, mentre lo studio toglie un po’ di pressione, aiuta a svagarti e comunque vale la pena costruirsi un percorso: non giochiamo a tennis per tutta la vita, dunque è importante avere un Piano B”.
    IL NONNO IRANIANOA proposito di piani, quello immediato racconta di una preparazione per il 2026, che Sciahbasi vorrebbe dedicare a più tornei Challenger possibili (“Ma molto dipenderà dalle entry list: a inizio anni potrebbero essere competitive e dunque faticherei a entrare, quindi magari inizierò con i tornei ITF nella speranza di migliorare in fretta”), mentre più sul lungo termine c’è la suggestione di visitare il Paese d’origine, l’Iran. Suo nonno proviene da Teheran. “Sono legato all’origine familiare, anche se non ne so ancora molto. Lui si è trasferito in Italia quando aveva 18 anni, e inizialmente non avrebbe dovuto fermarsi, invece ha conosciuto mia nonna e così ha messo su famiglia. Oggi non ho il progetto di andarci, anche per la difficile situazione attuale, ma in un giorno mi piacerebbe visitare i luoghi delle mie origini e dove è cresciuto mio nonno”. L’avventura di Sciahbasi proseguirà mercoledì, non prima delle 20, nel derby azzurro contro Francesco Passaro, vincitore del derby contro Michele Ribecai, peraltro dopo aver annullato un setpoint nel primo parziale. E il futuro? “Il sogno è quello di tutti, entrare tra i top-10 e vincere uno Slam. Tuttavia, se tra quindici anni dovessimo sederci qui e io mi sarò piazzato tra i top-100 potrò dire di essere felice. Certo, se arrivo al numero 150 non avrò certo fatto pena. Ma per essere appagato, mi prenderei l’ingresso tra i top-100”.
    EXPLOIT ARNABOLDI: BATTUTO MOCHIZUKIVa fuori il numero 1 del tabellone. L’unico top-100 in gara, Shintaro Mochizuki, si è arreso al lucky loser Federico Arnaboldi. Il caso del comasco è emblematico di come il tennis possa dare e togliere: aveva perso nelle qualificazioni, poi 24 ore dopo ha raccolto la vittoria più importante della sua carriera, poiché Mochizuki ha lo stesso ranking (n.94 ATP) di Chun-Hsin Tseng, battuto nelle “quali” del Roland Garros. Arnaboldi ha saputo adattarsi fin da subito al gioco particolare del giapponese, fatto di colpi leggeri e anticipati. Inoltre ha avuto il merito di non disunirsi dopo aver perso il secondo set. Anzi, ha finito dominando il terzo e si è preso un successo molto importante per la sua fiducia, visto il periodo molto complicato da cui proviene. Tra l’altro il tabellone si fa interessante, poiché negli ottavi se la vedrà con il bosniaco Nerman Fatic, che ha usufruito del ritiro di Fabrizio Andaloro nel tie-break del secondo set. In quella zona di tabellone è uscita l’altra testa di serie: la sconfitta di Andrea Pellegrino contro Milos Karol non è così sorprendente, vista la qualità espressa dallo slovacco nelle qualificazioni. E pensare che nelle qualificazioni aveva rischiato grosso contro l’olandese Visker, battuto dopo tre tie-break tiratissimi. Esordio quasi fantasma per l’atteso Justin Engel, rimasto in campo appena tre game: il baby tedesco ha usufruito del ritiro di Hamish Stewart sul 2-1 nel primo set. Mercoledì si completerà il quadro del primo turno, ma si giocheranno anche i primi quattro match degli ottavi. Il clou sarà il derby serale tra Passaro e Sciahbasi, mentre in precedenza ci sarà l’esordio di Otto Virtanen, vincitore nel 2022, opposto a Stefano Napolitano. In avvio di giornata, Stefano Travaglia proverà a dare continuità al buon successo contro Dodig, sfidando il potente Karol. LEGGI TUTTO

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    Alcaraz si ferma, Raducanu rinuncia: tra esibizioni, Laver Cup e il caso Gazprom, il tennis accende il finale di 2025

    Emma Raducanu GBR, 13.11.2002 – Foto Getty Images

    L’assenza di Carlos Alcaraz dalle Finali della Coppa Davis 2025 non rappresenta soltanto un durissimo colpo per la Spagna, ma anche l’occasione, per il numero 1 del mondo, di prendersi alcuni giorni di riposo prima di un dicembre particolarmente intenso. Il murciano, infatti, ha già programmati diversi impegni di esibizione negli Stati Uniti: il 7 dicembre sarà di scena a New Jersey contro Frances Tiafoe, mentre l’8 dicembre volerà a Miami per affrontare Joao Fonseca. Terminata la mini-tournee americana, Alcaraz rientrerà in Spagna e il 13 dicembre comincerà ufficialmente la sua preparazione invernale, con sessioni di lavoro fisico estremamente impegnative. Tutto, ovviamente, subordinato all’evoluzione dell’edema all’ischiotibiale che lo ha costretto al forfait in Davis.Nonostante lo stop, il suo impegno verso gli eventi a cui tiene di più rimane totale. Alcaraz, insieme a Taylor Fritz, sarà uno dei grandi protagonisti della Laver Cup 2026, torneo organizzato da Team8, l’agenzia guidata da Roger Federer. Entrambi hanno confermato la loro presenza all’edizione che si terrà all’O2 Arena di Londra, dal 25 al 27 settembre 2026, un appuntamento che si annuncia come uno dei più attesi dell’intera stagione.
    Intanto, dal mondo delle esibizioni emerge un’altra notizia destinata a far discutere. Il colosso russo Gazprom, azienda chiave nei finanziamenti della guerra contro l’Ucraina, organizzerà, come ogni anno, il 29 e 30 novembre un torneo di esibizione a San Pietroburgo. Il torneo viene presentato dal comitato organizzativo come un tentativo di “superare l’isolamento internazionale” e come strumento di “diplomazia sportiva”. Le relazioni pubbliche dell’evento sono gestite da Vera Podguzova, vicepresidente di un banco direttamente collegato all’Esercito russo e parente della famiglia Putin. Il cast dei partecipanti comprende nomi di peso come Daniil Medvedev, Alexander Bublik, Karen Khachanov, Tallon Griekspoor, Anastasia Potapova, Diana Shnaider e Veronika Kudermetova, oltre a ex campioni del calibro di Mikhail Youzhny e Janko Tipsarevic.
    Sul fronte dei ritiri, brutte notizie per i tifosi di Emma Raducanu. Chi aveva acquistato i biglietti per vederla nelle esibizioni di dicembre dovrà fare i conti con una cancellazione inattesa: la britannica ha riportato una contusione ossea al piede destro e ha deciso di rinunciare sia all’esibizione di Miami sia a quella del New Jersey. Tornerà in campo soltanto all’inizio della stagione 2026, quando farà coppia con Jack Draper alla United Cup. A lei vanno gli auguri di una pronta guarigione e di una pre-season proficua.
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Dal campo allo studio TV: il nuovo percorso di Caroline Wozniacki

    Caroline Wozniacki nella foto – Foto Getty

    Accettare che un capitolo della propria vita si chiuda non è mai facile, nemmeno per una campionessa come Caroline Wozniacki. La tennista danese, ex numero uno del mondo e vincitrice dell’Australian Open 2018, ha lasciato intendere che potremmo non rivederla più in campo, dopo anni di battaglie, successi e rinascite.
    Una carriera straordinariaDai primi passi sul circuito WTA da giovanissima fino al trionfo a Melbourne nel 2018, Wozniacki ha vissuto una carriera intensa, fatta di talento, costanza e volontà. Dopo il lungo stop per maternità, era tornata nel 2023 per disputare tre tornei, raggiungendo gli ottavi di finale allo US Open. Nel 2024 aveva ampliato il calendario a tredici eventi, chiudendo ancora una volta a New York. Poi, il silenzio.Lo scorso luglio la danese è diventata madre per la terza volta, e da allora la priorità è diventata la famiglia.
    “Credo che non tornerò”In un’intervista al podcast Nothing Major, Wozniacki ha affrontato direttamente la domanda che molti tifosi si ponevano: tornerà ancora a competere?“La verità è che no, credo che la risposta sia un no,” ha ammesso Caroline con sincerità. “Se dipendesse da mio marito David, mi direbbe subito di usare il ranking protetto e di giocare ancora qualche grande torneo. Ma con tre bambini piccoli, questo è ormai un lavoro a tempo pieno. So che potrei rimettermi in forma, l’ho già fatto, ma è sempre più difficile.”
    Parole che suonano come una dichiarazione d’addio non ufficiale, anche se la campionessa danese non esclude del tutto l’ipotesi di un ritorno: “Nel tennis non si può mai dire mai.”
    Un futuro tra famiglia e TVLa Wozniacki sembra però già proiettata verso una nuova fase della sua vita. Dopo aver sperimentato il ruolo di commentatrice televisiva, ha scoperto una nuova passione:“Mi piace ancora viaggiare, e ho adorato lavorare in televisione in questi anni. Mi piacerebbe continuare a farlo, ma solo per qualche settimana all’anno, per poi potermi rilassare con la mia famiglia. Sarebbe l’equilibrio perfetto.”
    Con Olivia, James e il piccolo Mac come priorità, Caroline Wozniacki appare serena, consapevole di aver dato tutto al tennis e di aver lasciato un segno indelebile. Che si tratti di un addio o solo di un arrivederci.
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Domenica 16 novembre in chiaro sul Nove: L’intervista CNN di Jannik Sinner e Carlos Alcaraz dalle Nitto ATP Finals

    Jannik Sinner e Carlos Alcaraz intervistati a Torino da CNN Sport

    Signori del tennis, numeri 1 e 2 del ranking mondiale ATP, dominatori del 2025 a ogni latitudine con due Slam vinti a testa, Carlos Alcaraz e Jannik Sinner si sono raccontati e divertiti insieme anche al microfono di Amanda Davies, anchor di CNN Sport, a Torino in occasione delle NITTO ATP Finals: un’intervista che andrà in onda, in chiaro su NOVE, domenica 16 novembre alle 14:30 per tutti gli appassionati sportivi (e non solo) che hanno seguito quest’anno sui canali e le piattaforme Warner Bros. Discovery l’Australian Open, il Roland Garros e la Laver Cup in esclusiva.
    Tra rivalità e rispetto reciproco, complicità e risate nella rarità della situazione – un’intervista doppia rilasciata durante le NITTO ATP Finals, che hanno rimesso in palio anche il primato della classifica mondiale – Jannik Sinner e Carlos Alcaraz ripercorrono un (altro) anno di record e trionfi. Con la netta sensazione che, dietro la sfida sportiva, stia prendendo forma anche un bel rapporto d’amicizia LEGGI TUTTO

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    Alcaraz e il confine tra pubblico e privato: “Non tutto deve essere esposto. Ho bisogno di uno spazio solo mio”

    Carlos Alcaraz nella foto – Foto Brigitte Grassotti

    Durante le ATP Finals 2025 uno dei momenti più discussi non è arrivato da un colpo spettacolare o da un risultato inatteso, ma da una domanda fuori contesto: una ex tennista, presente in sala stampa, ha chiesto a Carlos Alcaraz informazioni sulla sua vita amorosa. Un tema che ha suscitato sorpresa, critiche e un certo disagio nel murciano, che nei giorni successivi ha affrontato l’episodio con maggiore calma in un’intervista concessa a El País.Alcaraz, abituato a gestire l’attenzione costante di media e tifosi, ha ammesso che la situazione gli ha fatto riflettere sul delicato equilibrio tra ciò che un personaggio pubblico sceglie di mostrare e ciò che preferisce mantenere protetto.
    “La mia vita è molto esposta, devo saperci convivere”Il numero uno spagnolo ha riconosciuto che la notorietà porta inevitabilmente con sé una forte esposizione:“La mia vita è molto esposta, quindi devo imparare a convivere con questo. È parte del mio lavoro, parte di ciò che comporta essere un atleta seguito in tutto il mondo”.Allo stesso tempo, per Alcaraz è fondamentale preservare un margine di intimità.
    “Ci sono cose che devono rimanere private”Pur definendosi una persona spontanea e trasparente, Alcaraz ha sottolineato la necessità di mantenere separati alcuni aspetti della propria vita:“È vero che molte cose devono restare nel privato. Bisogna sapere cosa si può mostrare e cosa no. Io sono molto naturale, condivido tanto, ma alcune cose è meglio tenersele per potersi sentire sicuri e tranquilli”.L’immagine evocata dal murciano è quella di una “piccola bolla” personale, uno spazio protetto dove potersi muovere senza la pressione del giudizio esterno.“Serve una zona dove non tutti abbiano accesso, dove nessuno possa commentare su tutto. Che sia un’esperienza positiva o negativa, ogni parola influisce”.
    Le parole di Alcaraz rivelano la consapevolezza di un atleta che, pur avendo appena superato i vent’anni, si ritrova da tempo al centro di un’attenzione mediatica che pochi sanno reggere. E il fatto che abbia espresso con chiarezza i limiti oltre i quali non gradisce che si vada, mostra una maturità che va oltre il campo da tennis.Il dibattito sollevato dalla domanda in conferenza, infatti, non riguarda solo il caso specifico, ma tocca un tema più ampio: fino a che punto è lecito spingersi nel chiedere a un atleta informazioni sulla sua vita privata?
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Alex De Minaur come Nalbandian e Nishikori: semifinale “miracolosa” alle ATP Finals

    Alex De Minaur nella foto (Foto Brigitte Grassotti)

    Sembrava impossibile, ma Alex de Minaur ce l’ha fatta. L’australiano si è qualificato per le semifinali delle Nitto ATP Finals 2025 pur avendo vinto una sola partita nella fase a gironi — un evento rarissimo nella storia del torneo.Grazie a una combinazione di risultati favorevole e a un miglior bilancio di set e giochi, De Minaur è riuscito a massimizzare il valore del suo unico successo, quello ottenuto contro Taylor Fritz, conquistando così un insperato pass per la penultima fase del torneo di Torino.
    Un’impresa che pochi hanno realizzatoPrima di lui, solo due giocatori nella storia delle Finals erano riusciti a qualificarsi in semifinale con una sola vittoria:David Nalbandian 🇦🇷 nel 2006Kei Nishikori 🇯🇵 nel 2016
    Entrambi si fermarono poi in semifinale, un dato che rende ancora più stimolante la sfida di De Minaur, deciso a riscrivere la storia e a diventare il primo a raggiungere la finale con un simile percorso.
    Una qualificazione di carattereIl cammino dell’australiano a Torino è stato tutt’altro che lineare. Dopo le due sconfitte iniziali, il trionfo su Fritz — arrivato dopo una delle settimane più difficili della sua carriera — gli ha ridato fiducia e, complice la matematica, lo ha proiettato tra i migliori quattro.
    Con questa impresa, De Minaur entra in un club esclusivo e dimostra ancora una volta di possedere una straordinaria resistenza mentale. Dopo giorni di frustrazione e delusione, il 26enne di Sydney torna a sorridere, consapevole che la sua stagione non è ancora finita.Ora lo attende una semifinale contro uno dei giganti del circuito il nostro Jannik Sinner. Ma se c’è una cosa che Torino ha confermato, è che Alex de Minaur non smette mai di crederci.
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    Dentro la “Sinner Spa”: come Jannik ha costruito (e continua a espandere) il suo piccolo impero. Investimenti a Milano

    Jannik Sinner nella foto (foto Brigitte Grassotti)

    Dal Corriere della Sera apprendiamo che Mentre a Torino si disputano le ATP Finals 2025, con i migliori otto del mondo a caccia del titolo di “Maestro”, Jannik Sinner si conferma non solo un campione in campo, ma anche un imprenditore dal fiuto acuto fuori dal circuito. La rete di società e investimenti che ruota attorno al tennista altoatesino — la cosiddetta “Sinner Spa”, come ormai viene soprannominata — si sta ampliando di anno in anno, tra immobili di pregio, holding e operazioni finanziarie di respiro internazionale.
    Il mutuo da 6,5 milioni per gli immobili in Corso VeneziaDagli atti notarili e contabili (notaio Alessandra Radaelli di Milano) emerge che Sinner ha acceso un mutuo quindicennale per acquistare due appartamenti nel cuore di Milano, in Corso Venezia, per un totale di oltre 6,5 milioni di euro — circa 10 mila euro al metro quadro.Gli immobili, rispettivamente di 403 e 289 metri quadrati, sono collocati all’interno di Casa Barelli, un elegante edificio a due passi da Piazza San Babila. A venderli, nel 2023, è stata la famiglia Buziol-Dametto, ex proprietaria del marchio di moda Replay.I fondi per l’operazione sono arrivati in parte da Monte Carlo (2,9 milioni) come finanziamento soci infruttifero, mentre 4 milioni sono stati ottenuti con un mutuo al tasso del 5% — non agevolato, ma in linea con le condizioni di mercato. Il prestito è stato concesso da CheBanca!, poi divenuta Mediobanca Premier, oggi parte del gruppo Monte dei Paschi.
    La “Foxera” cresce e si trasformaLa società Foxera Re Com sas, con sede in Italia e amministrata dal manager e amico storico di Jannik, Alex Vittur, ha curato l’operazione immobiliare.Da settembre la società ha cambiato pelle, trasformandosi da semplice accomandita immobiliare a srl, ampliando l’oggetto sociale verso attività più complesse — anche da holding di partecipazioni e coordinamento.Contestualmente, la sede è stata trasferita da Milano a Brunico, presso gli uffici della Baumgartner Partner, dove è cliente anche Vittur.
    I consulenti e il nodo HagerNelle operazioni finanziarie di Sinner ha assunto un ruolo importante lo studio Hager & Partners di Bolzano, fondato da Heinz Peter Hager, figura di spicco nel mondo immobiliare altoatesino e oggi indagato dalla Procura di Trento nell’inchiesta sui presunti intrecci tra affari e politica attorno al tycoon austriaco René Benko.Due consulenti dello studio, Josepha Iervolino e Dietmar Huber, sono stati nominati procuratori speciali sia per la Foxera Re Monaco (che controlla il 99% della società italiana), sia per la Avima, di Vittur (1%).La perizia patrimoniale firmata da Huber mostra che al 31 maggio 2025 la società possedeva gli immobili milanesi con un valore netto di 6,6 milioni, ma registrava una perdita d’esercizio di 147 mila euro e una perdita cumulata di 454 mila.
    Dalla “Foxera” alla “Wooly Lemon”: l’universo societario del campioneLo schema societario costruito attorno a Sinner ruota oggi attorno a diverse entità:Foxera Re Monaco, che gestisce il patrimonio;Foxera srl, il braccio operativo italiano;e la più recente Wooly Lemon, fondata nel 2024, che cura i diritti d’immagine e la promozione pubblicitaria del giocatore.Alla guida di quest’ultima figurava fino a pochi mesi fa Giuseppe Gianni, consulente societario e fiduciario di lungo corso, che però si è dimesso a luglio, con l’uscita formalizzata a fine settembre. Da allora, Sinner risulta l’unico “gérant” (amministratore) della struttura.
    Tra sport e business: un patrimonio da 80 milioniSecondo le stime, Sinner ha superato i 50 milioni di dollari in premi in carriera, al lordo delle tasse versate nei Paesi ospitanti, e guadagna oltre 30 milioni di euro l’anno dagli sponsor.Una parte consistente di questi proventi viene reinvestita attraverso le sue società di Monte Carlo, che — come accade spesso nel Principato — non pubblicano bilanci ufficiali.
    Dopo aver lasciato l’Italia nel 2020 per motivi fiscali, il campione sembra ora intenzionato a reinvestire nel suo Paese parte delle ricchezze accumulate.Un ritorno simbolico, forse, ma che racconta molto della crescita di Jannik Sinner: da ragazzo timido di San Candido a protagonista mondiale, capace di vincere sul campo e costruire fuori da esso un vero impero sportivo e finanziario.
    Marco Rossi LEGGI TUTTO