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    Roger Federer ha avuto almeno un match point in 7 delle sue 27 sconfitte dal 2017

    Roger Federer, classe 1981 e n.6 ATP

    L’ex numero uno del mondo Roger Federer (310 settimane in vetta) ha perso solo 27 partite dal suo ritorno al tennis nel 2017 dopo la sua prima assenza per un intervento chirurgico al ginocchio sinistro. Dal 2017, Federer ha vinto tre Grand Slam e sei Masters 1000 e in molte delle sue sconfitte ha avuto la possibilità di vincere.
    Questo è stato il caso ancora una volta ieri, quando ha avuto un match point contro Nikoloz Basilashvili prima di essere eliminato nei “quarti” dell’ATP 250 di Doha.

    In tutto, Federer ha avuto almeno un match point in sette dei 27 incontri che ha perso negli ultimi quattro anni – il 25 per cento:
    – Dubai 2017 contro Evegeny Donskoy – 3 match point– Stoccarda 2017 contro Tommy Haas – 1 match point– Indian Wells 2018 contro Juan Martín Del Potro – 3 match point– Wimbledon 2018 contro Kevin Anderson – 1 match point– Madrid 2019 contro Dominic Thiem – 2 match point– Wimbledon 2019 contro Novak Djokovic – 2 match point– Doha 2021 contro Nikoloz Basilashvili – 1 match point LEGGI TUTTO

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    Roger Federer punta tutto sulla stagione su erba. Forfait a Dubai

    Roger Federer nella foto

    Il ritorno di Roger Federer (ATP 6) dopo 13 mesi di assenza e due operazioni al ginocchio si è risolto in due dure battaglie al torneo di Doha.
    La prima vinta in 2h24′, la seconda, ovviamente, persa in 1h52′ per un totale di permanenza in campo di 4 ore abbondanti nel giro di due giorni. Niente male per un 39enne.

    “Arrivo da talmente lontano che posso essere felice di aver combattuto punto su punto in questi due match andati al terzo set – ha spiegato il basilese in conferenza stampa – L’obiettivo è arrivare in piena forma per la stagione sull’erba.Non sono ancora al 100%. Lo vedo e lo sento”.
    In serata è arrivato intanto anche il forfait dal torneo ATP 500 di Dubai in programma la prossima settimana. LEGGI TUTTO

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    Polemiche sulla wild card a Dubai per Rafael Nadal. Lo spagnolo rifiuta l’invito per motivi fisici

    Rafael Nadal classe 1986 e n.2 del mondo

    Le polemiche sono scoppiate quando Rafael Nadal è stato scelto per il torneo di Dubai in programma dalla prossima settimana, dopo aver rifiutato di partecipare ad Acapulco. C’è stata una marea di controinformazione, ma è stato lo stesso spagnolo a farsi avanti per mettere le cose in chiaro. C’era un invito dal torneo degli Emirati Arabi Uniti sul tavolo, ma il numero due del mondo lo ha rifiutato.

    “Abbiamo seriamente pensato di giocare questo torneo, ma non credo di essere ancora pronto.Ancora una volta grazie al gentile invito degli organizzaotri e in bocca al lupo per la manifestazione.Un ringraziamento speciale al direttore del torneo Salah Talak perchè sono consapevole dei suoi sforzi per garantire la piena sicurezza di giocare a Dubai durante questa pandemia di Coronavirus senza precedenti”.
    Lo spagnolo è a Manacor per recuperare da un infortunio alla schiena, motivo per cui ha anche detto no ad Acapulco, anche se oggi ha dichiarato che ha seriamente considerato di accettare l’invito di Dubai. LEGGI TUTTO

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    Stefanos Tsitsipas ed il comportamento scorretto di ieri nel doppio a Marsiglia

    Stefanos Tsitsipas GRE, 1998.08.12

    Stefanos Tsitsipas, due volte campione in carica dell’ATP 250 di Marsiglia, ha fatto il suo debutto mercoledì nell’evento di doppio insieme a suo fratello Petros. I due hanno perso in due set contro il finlandese Harri Heliovaara e il britannico Lloyd Glasspool ed è stato proprio il tennista nordico a denunciare un comportamento meno corretto da parte del maggiore dei due fratelli greci.

    “Prima, Stefanos ha passato tutto il riscaldamento mandando fuori le palle e boicottando il riscaldamento. Ha subito ricevuto un avvertimento dall’arbitro. Poi ha deciso di fare di noi dei bersagli e ci mandava costantemente palle sui nostri corpi. In una delle volée mi ha colpito in faccia. Non capivo il suo atteggiamento. Non li abbiamo provocati e non è certo con atteggiamenti come quello di oggi che è diventato un beniamino della folla. Fortunatamente domani [oggi] affronteremo dei fratelli più educati, gli Skupski”. LEGGI TUTTO

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    Bentornato, Roger (di Marco Mazzoni)

    Roger Federer, tornato in campo dopo 405 giorni

    Roger Federer ieri è tornato in campo a Doha in un match ufficiale dopo 405 giorni, con una vittoria molto sofferta contro il britannico Evans. Non gli si poteva chiedere niente di più di sprazzi del suo tennis elegante ed offensivo, in mezzo a pause ed incertezze. Soprattutto all’avvio lo svizzero correva con circospezione, sprintava molto attento agli appoggi, cercando una trazione moderata e frenate composte, per saggiare la stabilità del suo ginocchio. Via via si è sciolto, mostrando una mobilità interessante ed una discreta velocità nei recuperi. Agli occhi di molti sono balzate “le stecche”, soprattutto in risposta e quando ha cercato di spingere allontanandosi dalla palla. Un classico errore quando ti manca il ritmo partita, il feeling con lo scambio ad alta velocità che non ti permette di trovare l’esatta distanza dalla palla per l’impatto, insieme alla miglior reattività. Ma è stato assai incoraggiante vederlo incedere con discreta forza ed equilibrio, trovando molti rovesci vincenti impattati con un timing e forza notevole. Questo è stato l’aspetto tecnico più interessante. Ritrovare Federer così sicuro e “centrato” col colpo meno forte è il segnale di come abbia lavorato nella lunga fase di riabilitazione e che la sua mobilità è tornata molto buona, perché per eseguire quel tipo di esecuzione (spesso in corsa o non da fermo) è necessaria sicurezza, forza e stabilità. Un segnale simile al suo (clamoroso) rientro nel 2017, quando si presentò gli Australian Open con un rovescio tutto nuovo per il timing di impatto più avanzato, con la spalla più bassa ed uno swing cortissimo e aggressivo dentro la palla, a trovare accelerazioni fulminanti. Staremo a vedere nei prossimi incontri se questi segnali saranno confermati, è davvero troppo presto per valutazioni più profonde. Dopo un solo match, dopo oltre un anno d’assenza, sarebbe insensato spingersi oltre in analisi che sarebbero pure congetture.

    Valutare il tennis di Roger non è affatto l’aspetto più importante della cover story della settimana. Ci sarà tempo per farlo. La foto più bella di ieri è stato il suo sorriso. All’ingresso in campo, durante il match dopo alcuni dei suoi colpi straordinari e pure dopo una manciata d’erroracci; a fine partita, quando con semplicità ha dichiarato: “Questa è una piccolissima cosa rispetto a quello che tutti noi stiamo affrontando dall’anno scorso, ma per me è stato un sollievo tornare a giocare dopo tanto tempo e spero sia stato un momento di divertimento e gioia per tutti voi”. Parole pronunciate col sorriso, col cuore di una persona che ama con tutto se stesso quello sport che gli ha regalato una vita meravigliosa, e regalato a chi ama il nostro sport infiniti momenti di piacere tennistico.
    Attenzione, in questa pagina di vita sportiva scritta ieri non c’entra niente il tifo, l’amare o meno il personaggio Federer. Qua si parla di emozioni, e di tennis. Si può amare o meno Roger, è una pura inclinazione personale, ed è giusto così. Ma è giusto anche sottolineare come il ritorno in campo di Federer sia una bellissima notizia per lo sport, ed il suo sport in particolare. Non era affatto scontato che un quasi quarantenne che ha vinto tutto avesse la voglia e la determinazione per recuperare da una doppia operazione e provarci ancora. Cercando di vincere, ovvio, ma soprattutto per ritrovare l’emozione pura di giocare, di impattare quella palla che scappa via e piegare la sua traiettoria al proprio pensiero, alla propria fantasia.
    Il ritorno di Federer è visto da alcuni come un’opportunità commerciale. Niente di più sbagliato. Chiunque lo conosce ed ha la straordinaria possibilità di frequentarlo, racconta il suo amore viscerale per il gioco, per l’allenamento, per la sensazione di stare in campo e divertirsi colpendo la palla, trovando giocate, provando schermi, inventando tennis, che sia nel giardino di casa contro quel grosso muro verde o sul Centre Court di Wimbledon. Roger a 40 anni ci prova ancora perché ama il tennis, ama sentire la racchetta che fende l’aria e trova la palla, si nutre della purezza del gioco.
    Questa è l’eredità più importante dello svizzero, assai più importante dei 20 Slam, dei mille record, delle vittorie. Roger incarna la passione per il tennis ed un stile di gioco che va oltre al suo personaggio e alla sua epoca, diventando anello di congiunzione tra passato, presente e futuro del gioco stesso. Lo si può amare o odiare, ma è innegabile che sia un patrimonio del nostro sport, e il solo fatto che si sia rimesso in gioco e riesca ancora a regalare emozioni e bel tennis a milioni di appassionati nel mondo è un regalo a chiunque ami davvero il nostro sport.
    Tutto il mondo della racchetta si è unito nel salutarne il rientro, da Rod Laver (vedi il tweet) ai tantissimi colleghi che ieri non si sono persi il suo match sugli spalti a Doha. A chi ama veramente il tennis andando oltre il “tifo” personale, non importa più tanto che d’ora in avanti Federer vinca o perda; importa il piacere di vederlo di nuovo giocare quel suo tennis così divertente e diverso. Bentornato, Roger.

    Marco Mazzoni

    Great to see you back on court @rogerfederer. 🚀 https://t.co/G7YFQgz9Il
    — Rod Laver (@rodlaver) March 10, 2021 LEGGI TUTTO

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    Roger Federer dopo l’incontro a Doha: “Ho fatto il bagno nel ghiaccio una sola volta nella mia vita. Non mi è piaciuto e non lo ripeterò”

    Roger Federer, tornato in gara, ha scherzato sulle sue tecniche di recupero dopo l’avanzamento ai quarti di finale a Doha. Il 39enne svizzero non giocava un incontro ufficiale da 405 giorni e spera di essere in forma per il prossimo incontro in Qatar. “Sono della vecchia scuola’. Ho fatto il bagno nel ghiaccio una volta […] LEGGI TUTTO

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    Andy Murray “Mi piace ancora giocare. È la mia più grande motivazione”

    Andy Murray nella foto

    Andy Murray recentemente ha rilasciato della dichiarazioni su ‘”Sportskeeda “, in cui ha raccontato del suo momento attuale, il suo modo di gestire le avversità in merito agli ultimi problemi fisici , mettendo in chiaro i suoi obiettivi per la stagione in corso di svolgimento. L’ex numero 1 del mondo, dopo aver superato l’infortunio all’anca, ha cancellato qualsiasi dubbio su un suo eventuale ritiro  e della sofferenza mentale che proverebbe a non poter più giocare a tennis.
    “Mi piace ancora giocare a tennis. È la mia più grande motivazione“, dice Andy quando gli viene chiesto perchè continui a giocare nonostante non arrivino più i successi di un tempo. “È ciò che mi fa alzare la mattina e continuare ad allenarmi duramente. È tutto ciò che ho sempre fatto e penso che l’infortunio e lo stare lontano dai campi mi abbia aiutato a realizzare quanta passione ho ancora verso il tennis. Sapevo che non ero pronto a rinunciare al tennis e a ritirarmi. Quest’anno, il mio obiettivo principale sono le Olimpiadi. Sono molto orgoglioso delle mie medaglie d’oro, quindi sarebbe fantastico avere l’opportunità di difendere il titolo. Mi sto allenando duramente per essere a Tokyo nella migliore forma possibile.
    La cosa più importante, il fisico integro. “Fisicamente, mi sento bene. L’anca non fa più male e sono contento di come mi muovo in campo. Mi sono allenato molto duramente prima di arrivare a Biella. Non vedo l’ora di giocare quante più partite possibile in questo momento, poiché le partite sono ciò che mi manca di più attualmente. Rispetto a quello che ho passato nel 2018, mi sento abbastanza bene, sono anche molto più bravo a riconoscere quando ho bisogno di riposare e recuperare“.

    Le sensazioni a Rotterdam, con momenti deludenti contro Rublev. “Rotterdam è stato un po’ complicato per me. Sono stato contento di essere riuscito a vincere la partita contro Robin Haase perché ci sono stati momenti della partita in cui non stavo giocando al meglio, quindi mentalmente è stato bello poter continuare a lottare e ottenere la vittoria . Ma la partita contro Rublev è stata difficile. Ho commesso degli errori nei punti chiave e a quei livelli non puoi farli. È stato frustrante, ma imparerò molto da quella partita. So dove devo fare dei miglioramenti quindi spero di poterci lavorare nelle prossime settimane.”
    Quando la carriera di Murray finirà vorrebbe fare l’allenatore. “Essere un allenatore è qualcosa che prenderei in considerazione. Per il momento, sto cercando di non pensare troppo al di là della mia carriera da giocatore, ma sono sicuro che finirò per rimanere nel tennis in un modo o nell’altro.“
    Andy Murray parla pure del trio della meraviglie Federer, Djokovic, Nadal.
    “Sono un mix di talento incredibile, forza mentale, concentrazione, determinazione e tanto duro lavoro. Hanno tutti degli ottimi team attorno a loro, il che li aiuta davvero. Penso anche che, poiché il tennis è un gioco in cui la componente mentale è importante, l’esperienza che hanno adesso è anche un fattore determinante. Possono approfittarne contro i giovani e quindi dominare la partita grazie alle loro qualità mentali superiori.”
    E sul ritorno di Federer…
    “Tornare dopo una lunga pausa è una sfida. Lotti per rimetterti in forma e hai bisogno di fare partite. Sono sicuro che la squadra di Roger sta lavorando duramente per assicurarsi che sia pronto a tornare al momento giusto, e io sono sicuro che cercherà di tornare a competere al massimo livello il più rapidamente possibile“.

    Luigi Calvo LEGGI TUTTO

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    Wilander: “Nadal ama la competizione, Federer il gioco”

    Mats Wilander ai microfoni di Eurosport

    Il sette volte campione Slam Mats Wilander, oggi opinionista di Eurosport, ha detto la sua sul ritorno in campo di Roger Federer. Sulle colonne del quotidiano francese L’Equipe ha parlato delle prospettive del rientro dello svizzero e anche fatto un piccolo paragone tra le due icone del tennis dei nostri giorni, Rafa e Roger. Ecco le parole dello svedese.
    “Il fatto che Federer abbia deciso di tornare in campo a quasi 40 anni dimostra l’incredibile passione che lo spinge a continuare. Dopo un’infortunio del genere alla sua età, in pochi avrebbero deciso di continuare. Non ho mai visto nessuno che ami il tennis tanto quanto Roger Federer. C’è una differenza sostanziale tra lui e Rafa: Nadal ama la competizione, ma Federer ama il gioco in se stesso. Questo ritorno mostra che Roger ha coraggio, nonostante la sua storia non ha paura di rimettersi in gioco, ripartire rischiando di perdere 6-1 6-1 contro un giocatore mediocre e rischiare di “danneggiare la sua immagine”; molti campioni penserebbero questo, mentre Federer pensa solo a risolvere i suoi problemi e giocare, proprio perché ama il tennis”.

    Wilander si sofferma sul primo rientro, quello fortunatissimo del 2017 dopo il primo lungo stop nel 2016. Un rientro che lo portò a vincere due Slam, Masters 1000, tornare all’inizio del 2018 n.1 in classifica e sconfiggere in molte occasioni proprio il rivale di sempre Nadal. In quell’occasione Federer – insieme a Ljubicic – si inventò un tennis molto più rapido, offensivo da fondo campo, sostenuto da un rovescio mai così pronto ad impattare con grande anticipo e così annullare quel gap che l’aveva penalizzato in varie occasioni contro i rivali più forti.
    Che anche stavolta, nella lunga pausa, abbia studiato delle novità? Ecco il parere di Mats: “Al suo primo rientro, nel 2017, aveva reinventato il suo modo di giocare, fu una grande sorpresa. Aveva deciso di rimanere sulla linea di fondo, il che significava giocare meno dritti (per mancanza di tempo per aggirare il rovescio) e colpire più rovesci, senza colpirli con molto taglio, ma in spinta. È stata una novità straordinaria visto che l’ha portato a dominare anche con il rovescio a una mano. C’era una strategia chiara: abbreviare la durata degli scambi, reggere a sinistra e conquistare la rete per mettere in difficoltà l’avversario. Tuttavia non so se questa volta abbia inventato ancora un nuovo concetto, ma suppongo che segua la stessa logica. Per il suo ritorno, la questione principale ruoterà attorno alla sua velocità negli spostamenti. Avrà le gambe per difendersi ed anticipare i colpi come in passato?”
    Un’ottima domanda. Infatti per giocare un tennis così rapido ed offensivo come quello straordinario prodotto nel 2017, è necessario possedere una velocità di gambe importante, per arrivare sulla palla in anticipo e “domare”anche le rotazioni più aggressive. Vedremo il responso del campo, la sensazione è che stavolta – e non solo per l’età – il rientro sarà molto graduale.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO