More stories

  • in

    Anita Bertoloni: “Il tennis è uno sport sgarbato, può far male, ma mi ha formato ed ha definito il mio stile di vita”. La ventenne tennista carrarese ci parla della sua visione del tennis, ma anche di poesia e rapporti umani, in un incontro originale e profondo

    Anita Bertoloni nella foto

    “Molte persone usano i social non per unire e ampliare i propri orizzonti, ma piuttosto per bloccarli in quelle che chiamo zone di comfort, dove l’unico suono che sentono è l’eco della propria voce, dove tutto quello che vedono sono i riflessi del proprio volto. Le reti sono molto utili, danno servizi molto piacevoli, però sono una trappola.”
    Zygmunt Bauman, il teorico della società liquida, in una intervista al El Pais di 6 anni fa, metteva in guardia, soprattutto i giovani, dai rischi derivanti da un uso incontrollato dei social. E, in effetti, quando parla dei “riflessi del proprio volto” non si può che concordare con l’antropologo polacco pensando ai selfie, talvolta inespressivi, che inondano tante pagine del social più diffuso tra adolescenti e giovani, Instagram, immagini non soltanto di personaggi noti in campo sportivo o artistico, ma anche di ragazzi comuni. Una sorta di primato del linguaggio non verbale sulla parola, spesso però ripetitivo e narcisistico, una fredda galleria di volti e corpi. Ma non è sempre così, per fortuna, molti ragazzi usano i social per comunicare un proprio stato emotivo, una riflessione, un pensiero profondo. E talvolta si avvalgono di testi, propri e altrui, che accompagnano l’immagine e la rendono densa di significati, di messaggi da raccogliere. E’ il caso di Anita Bertoloni, una ventenne tennista di Carrara, la cui pagina Instagram ci ha colpito proprio perché non banale, tesa alla comunicazione con gli altri, una comunicazione arricchita di citazioni. E questa porta d’ingresso, il testo di una canzone su cui ci soffermeremo, ci ha fatto conoscere una ragazza che, al di là del fatto di essere una giocatrice, come leggerete, orgogliosamente professionista, affronta con naturalezza tutti i temi che le abbiamo proposto.Andiamo a conoscerla.
    Allora Anita, presentati ai lettori di Livetennis:
    Sono Anita Bertoloni, ho 20 anni ed ho preso la racchetta in mano per la prima volta all’età di 5 anni a Marina di Carrara, dove sono nata, per volere dei miei genitori, da sempre appassionati di tennis. Fino all’età di 9 anni ho portato avanti anche il secondo sport che praticavo, cioè la danza, per poi continuare solamente con il tennis, provando a giocare i primi tornei locali. Mi sono stabilita al Circolo Tennis Spezia, allora gestito da Simone Tartarini che poi diventò il mio maestro di riferimento fino ai 13/14 anni. Durante quegli anni, per ridurre lo spostamento da Carrara, mi allenavo anche con un altro maestro, Emanuele Mamoli. Capire di voler diventare una tennista professionista non è stato immediato per me: ho continuato ad alternare scuola pubblica e tennis fino ai 15 anni, in quel periodo mi allenavo con Renzo Furlan a Carrara. Avendo un buon rendimento scolastico e non così tanti risultati sul campo, non è stato facile fare la scelta di una scuola paritaria, è stato un po’ un salto nel buio, ma effettivamente giocare mi piaceva troppo. Poi nel 2018 mi sono chiarita definitivamente le idee, decidendo di trasferirmi a Bordighera, per allenarmi al “Piatti Tennis Center”.

    Che cosa ha di particolare il tennis che appartiene solo a questa disciplina e che non si riscontra in nessun altro sport?
    La solitudine che si è costretti a provare per un gran lasso di tempo. In nessuno sport individuale devi stare per così tanto tempo da solo, sentendo la fatica e dovendo anche ragionare per mantenere la lucidità nelle scelte tattiche durante la gara. A volte può anche capitare di stare soli per trasferte di settimane intere e penso sia uno degli aspetti più difficili da affrontare in questo sport.

    Ci ha colpito il tuo profilo Instagram dove hai riportato dei versi molto belli, tratti da una canzone “Enough for you” di un artista di nome Saint Claire. Molti passaggi ci hanno colpito. Il primo è: “Gli innamorati dicono che abbiamo solo bisogno di tempo, i mendicanti dicono che l’amore sta morendo.” Ci spieghi il significato di questi versi? E chi sono i mendicanti e gli innamorati oggi?
    Il testo ai riferisce a due tipi di persone: gli ottimisti (innamorati) e i pessimisti (mendicanti). Secondo me questo testo, pur essendo stato scritto nel 2018, quindi prima della pandemia, risulta molto attuale per quello che stiamo vivendo. Fondamentalmente adesso c’è una grande spaccatura nel mondo, in generale, tra non vaccinati e vaccinati, tra paesi che sostengono la guerra di Putin e non… dal mio punto di vista, in questi anni in cui tutto sta cambiando totalmente, sento che è come se si stesse ripresentando la “legge di Darwin” cioè che i più forti sopravvivono e gli altri muoiono. A mio avviso occorrerebbe fare chiarezza sulle idee più adatte per cambiare il mondo in meglio, selezionando di conseguenza le scelte migliori sulle quali la maggior parte dei paesi dovrebbero basarsi, per creare la giusta coesione ed azzerare conflitti e disuguaglianze.

    Il secondo verso è “Andate a bere dopo il tramonto, cigolio del telaio, è questo il paradiso che ci siamo guadagnati”. Sono un po’ criptici questi versi… Aiutaci a capire:
    Questi versi sembrano un po’ di rimprovero, come per dire “fregatevene pure, delle avvisaglie le abbiamo avute (cigolio del telaio) e adesso raccogliamo quel che abbiamo seminato” Penso che l’autore intenda dire che da decenni viviamo troppo spensierati e con leggerezza, pensando che le disgrazie capitino solo agli altri e che guerre e catastrofi siano sempre distanti da noi, ma ora che ci toccano in prima persona capiamo che precedentemente eravamo dei privilegiati nel mondo.

    La tua città Carrara, nello sport, fa pensare a Gigi Buffon, tuo concittadino. Conosci la sua famiglia e che ne pensi dell’insuccesso dell’Italia con la Macedonia?
    Si esatto, Buffon è carrarese come me. Io personalmente non conosco la sua famiglia, ma i miei genitori sì: sua madre era la professoressa di educazione fisica di mia madre alle medie e il mio babbo conosce molto bene il suo. Hanno avuto a che fare perché entrambi sono laureati in Scienze motorie e frequentavano l’ambiente delle squadre di calcio locali. Mio padre ne ha sempre parlato benissimo, descrivendolo come una persona eccezionale e un vero sportivo da sempre; racconta spesso di come il padre di Gigi abbia scoperto la sua dote di portiere: essendo anche allenatore di calcio, aveva inserito il figlio nel ruolo di attaccante (come un po’ tutti i genitori vorrebbero), ma il giorno della sua Comunione giocando con gli altri bambini, Gigi si era messo in porta e non sbagliava una parata! Da allora lo spronò a sviluppare quel ruolo. Io non seguo il calcio, sono juventina perché lo è la mia famiglia, proprio per il fatto che Buffon è stato capitano della squadra per anni… ma mi limito ad essere contenta per i successi della Juve. Conosco comunque tutte le regole di questo sport ed essendo anche io sportiva posso solo dire che niente è mai scontato. Capisco che stoni molto che la squadra appena laureatasi campione d’Europa perda da una squadra sulla carta totalmente più debole, a livello di una squadra di serie C, ma è anche vero che dall’altra parte ci sono giocatori che si impegnano e fanno sacrifici quanto gli italiani, e che non hanno niente da perdere. Forse questa sconfitta porta anche a galla il problema del campionato di serie A, che si basa principalmente sul mercato di giocatori stranieri e non punta abbastanza sui vivai nazionali.

    Emma Raducanu vince in modo spettacolare oltre che inatteso gli Us Open ed ora fa fatica a ripetersi, secondo alcuni travolta dalla notorietà. Che cosa ci insegna a tuo parere la sua storia ?
    Tanti giudicano senza mai mettersi nei panni degli altri. La Raducanu ha la mia età e facendo una panoramica dei risultati prima della fatidica wc a Wimbledon 2021, era una giovane promettente, ma niente di fenomenale. Galleggiava nei 15000 e 25000 $, vincendo un 25 in India… per carità per la nostra età sono buoni risultati (migliori dei miei per esempio), ma da lì a giocare gli ottavi a Wimbledon e vincere uno Slam partendo dalle qualificazioni, ne passa di acqua sotto i ponti. Tutto ciò per dire che nel tennis femminile è un dato di fatto che ci sia meno continuità rispetto a quello maschile, principalmente per l’essenza di noi donne e del nostro carattere, e che quindi ci stanno benissimo degli exploit così repentini da parte di giocatrici con buone prospettive. Però se fino a pochi mesi prima la Raducanu era abituata a giocare futures e tutto d’un tratto si è ritrovata con un titolo Slam appena diciannovenne, saltando completamente tutti i tornei di mezzo che questo percorso prevede, come i 60000$, i 100mila, i WTA 250 e 500 e via dicendo… che sono le esperienze che ti formano di più e che ti definiscono come giocatrice, permettetemi di dire che mi sembra piuttosto normale che ora faccia fatica a tenere il livello di giocatrici che hanno anni e anni di esperienza a quel livello più di lei. Se è riuscita ad esprime un tennis di quel calibro per 10 partite di fila, senza dubbio è nelle sue corde, e se sarà brava riuscirà a ritrovarlo e portarlo avanti, penso sia solo una questione di tempo e di crescita.

    Rimbaud ha scritto: “Una sera ho preso sulle ginocchia la Bellezza. – E l’ho trovata amara. – E l’ho ingiuriata”. Come commenteresti questi versi? E che rapporto hai con la bellezza?
    Sembrerebbe che voglia far passare il messaggio che la bellezza è sopravvalutata e che non è tutto, perché ci sono valori molto più profondi da cogliere in una persona. Molte volte apprezzando gli aspetti del carattere altrui, la nostra mente esalta anche la bellezza esteriore delle persone alle quali vogliamo bene, almeno a me è capitato. Non mi reputo una persona che si ferma all’apparenza, non dico che quest’ultima non giochi la sua parte, sarei ipocrita a dire il contrario… ma passa in secondo piano se non reputo la persona in questione di valore… a volte la metto anche in terzo piano.

    Esiste una “poesia” del tennis e quale gesto tecnico secondo te è più poetico?
    Premetto dicendo che non considero il tennis uno sport poetico: tutt’altro. Lo considero piuttosto sgarbato e violento. Se proprio dovessi definire un gesto tecnico “poetico” sarebbe il twinner, perché per me è impossibile da farsi.

    Raccontaci una tua giornata tipo:
    Una mia giornata tipo durante le settimane di allenamento penso sia molto ordinaria: sveglia alle ore 7 per fare colazione con tutta calma, verso le 8.15 guido per andare al circolo e iniziare il riscaldamento fisico prima dell’allenamento delle 9. Verso le 11 finisco e con una pausa di una mezz’ora circa, inizio la preparazione tecnica. Dopodiché pranzo, a casa o al circolo secondo gli orari più o meno stretti, e riparto poi con il secondo allenamento che può essere nel primo o nel tardo pomeriggio. Concluso il lavoro in campo, mi faccio la doccia e studio o leggo fino all’ora di cena. Se posso dirlo, preferisco di gran lunga le settimane dei tornei.

    Come è stata la tua carriera da Junior e quali erano le tue aspettative?
    La mia carriera junior è stata piuttosto mediocre, non ho giocato molti tornei di grado elevato, un po’ per continui piccoli problemi fisici che mi hanno sempre accompagnata, a causa del mio fisico acerbo, e un po’ per il mio gioco troppo rischioso che mi ha sempre portato ad essere discontinua e fallosa. Nonostante tutto, a 16 anni ho vinto un titolo di doppio in un grado 4 in Romania e ho raggiunto delle semifinali in Norvegia, Svezia e Slovenia, ma non ho mai avuto l’ambizione di giocare gli Slam, puntavo prevalentemente a prepararmi per il circuito pro, dato che non esistevano ancora agevolazioni per chi avesse un buon ranking juniores.

    Alcuni nostri lettori affermano che gran parte delle ragazze impegnate nel circuito ITF, non possano essere definite giocatrici professioniste perché in perdita economicamente. Qual è il tuo parere in proposito?
    Sono totalmente in disaccordo. Tutte le giocatrici che hanno intrapreso questa strada possono essere definite professioniste, indipendentemente dal guadagno. Scegliere di giocare a tennis in un certo modo comporta responsabilità, orari, sacrifici, dedizione, fatica ed investimenti sia mentali che economici: tutte caratteristiche che si ritroverebbero in un normale impiego di lavoro. Non penso che un lavoratore o una lavoratrice con famiglia che si trovi in perdita economicamente non possa essere definito/a tale. Io attualmente sono in perdita, ma mi ritengo una professionista sia per quel che guadagno sia per l’impegno che metto in questo ambito.

    È un fatto che economicamente sia difficile portare avanti una stagione da 15000 o 25000. Come si riesce a far fronte ai costi, in particolare i resort?
    Chi non ha la fortuna di poter essere supportato dalla famiglia solitamente cerca degli aiuti da parte di sponsor. Per quanto ne so moltissime imprese di vari campi sono disponibili a dare il loro contributo agli atleti che ritengono promettenti. Inoltre si cerca di tamponare le spese il più possibile scegliendo tornei organizzati in paesi più economici, biglietti dei mezzi convenienti, magari anche riducendo le settimane di accompagnamento con l’allenatore e condividendo l’alloggio con altri giocatori o giocatrici. Venendo alla questione “resort”, molti organizzatori si sono mobilitati per offrire anche altre opzioni di alloggio più convenienti per chi vuole risparmiare, così togliendo anche i vincoli che spesso c’erano prima, come il fatto di non potersi allenare all’interno del resort una volta perso, se non si era clienti dello stesso.

    Secondo alcuni sarebbe meglio scegliere l’opportunità di una borsa di studio in un college americano, concludere gli studi e giocare nel circuito universitario, per poi tornare in Italia. Tu cosa ne pensi e perché non hai fatto questa scelta?
    Conosco molte persone che hanno intrapreso questa scelta e penso sia una bellissima opportunità, soprattutto per l’acquisizione dell’inglese che ad oggi ti apre moltissime strade. Conseguire una laurea frequentando l’università e giocare ad un buon livello senza nessun intralcio è un po’ il sogno di chiunque e in Italia è quasi impossibile far combaciare le due cose: però è qui che mi sorgono i dubbi. Puoi davvero fare bene entrambe le cose?Tutte le università sono in grado di tenerti sul pezzo? Ma soprattutto in quegli anni la parte del circuito pro è messa da parte (salvo qualche wc che possono assegnare alcuni college agli atleti di punta in qualche ITF negli USA). Questo mi ha fatto escludere l’ipotesi di andare al college perché una volta terminato lo studio sarei dovuta ripartire quasi da zero con gli ITF e anche con qualche anno in più. Parlo sempre in maniera personale, ognuno poi ha i propri obiettivi e fa scelte conseguenziali, c’è anche chi sceglie di rimanere a vivere in America o all’estero.

    Fa discutere l’assegnazione delle wild card nei tornei. Tu hai capito qual è il criterio di assegnazione ed è possibile secondo te che qualche resort favorisca qualche tennista presso gli organizzatori?
    Mentirei se dicessi che ho ben capito il criterio, ma basandomi su quel che so non mi pare così assurdo, anche se so che è molto criticato. La maggior parte delle wc le assegna la federazione, basandosi principalmente sui risultati raggiunti dall’atleta in questione. E’ vero che tendono ad agevolare gli atleti che hanno rapporti con loro, ma non ci vedo nulla di sbagliato dato che la FIT fa degli investimenti su di essi, pochi o tanti che siano.Ovviamente è giusto dare l’opportunità grosso modo a tutti i meritevoli, a rotazione, e non fissarsi sui soliti/e 3 o 4. Invece sull’assegnazione delle wc a discrezione dell’organizzatore del torneo, è un fatto che abbiano delle preferenze. Nove circoli su dieci ogni volta che organizzano un evento internazionale tendono ad agevolare ragazzi o ragazze che si allenano presso quel circolo o concittadini, e trovo giusto anche questo. Mi sembra corretto che spingano atleti sui quali credono e che hanno sott’occhio ogni giorno. Non ho mai sentito parlare di “favoreggiamenti” onestamente, ma anche se fosse la cosa non mi infastidirebbe più di tanto: sono dell’idea che nello sport tutti debbano avere pari opportunità di emergere, se poi un giocatore o una giocatrice non dovesse meritare agevolazioni, saranno i risultati a parlare per loro.

    Torniamo al tennis giocato e a te. Quali sono le tue caratteristiche di gioco e su che cosa devi lavorare?
    Sono una giocatrice alla quale piace spingere la palla, senza dubbio. Fin da piccola ho espresso questo gioco e l’ho sempre portato avanti, con tutti i suoi rischi. All’inizio, come ho già detto, non mi ha mai portato risultati, anzi… ma non ho mai pensato di cambiarlo. Ho però dovuto iniziare a smussare qualche aspetto del mio tennis, come la troppa fretta nel cercare il vincente e il giocare troppo piatto, inserendo rotazioni e variazioni di traiettorie. La mia altezza sicuramente mi aiuta nel servizio (che è il colpo sul quale punto di più) ed ho buoni entrambi i fondamentali: con il dritto faccio piuttosto male, ma sento molto più naturale il rovescio con il quale trovo più angoli ed ho più solidità. In questo periodo sto anche inserendo soluzioni come il back, sia di rovescio che di dritto, e il venire più in avanti a cercare la rete per concludere il punto con uno schiaffo al volo o con una volee quando possibile. Non mi ritengo una giocatrice molto talentuosa, ma in compenso sono molto competitiva e mi piace proprio il clima di “sfida” in generale. Gli aspetti sui quali devo lavorare di più sono: la risposta, sulla quale trovo più difficoltà da sempre, la mobilità in campo (che è già migliorata molto rispetto a 1/2 anni fa), la gestione dei punti durante la partita, ma soprattutto il mantenere più calma nei momenti di tensione perché, a volte, il mio carattere un po’ fumino non aiuta. Sto lavorando molto su me stessa.

    Come sta andando la tua stagione finora e che obiettivi ti dai per quest’anno?
    In realtà la mia stagione quest’anno non è ancora iniziata e sto soffrendo per questo. Ho dovuto posticipare l’inizio di stagione 2022 a causa di un problema al polso e avevo programmato di partire per inizio febbraio, quando ero pronta per partire per la Tunisia ho fatto un tampone molecolare (obbligatorio per l’ingresso nel paese) e sono risultata positiva, asintomatica e con 3 dosi di vaccino. Dopo 13 giorni di quarantena mi sono un po’ allenata per ripartire per Monastir dove ho giocato due tornei, con scarsi risultati data l’assenza dal campo per mesi. Ora sono di nuovo ferma causa una forte distorsione alla caviglia presa la scorsa settimana (fine marzo nda), e non so quanto mi terrà in panchina. Fortunatamente il tennis dà opportunità tutto l’anno e sono sicura che avrò tempo per riscattare il tempo perso. Sono una che non si accontenta facilmente: dopo che l’anno scorso ho fatto piuttosto bene vorrei di nuovo scalare un po’ la classifica e darmi come obiettivo di entrare nelle prime 500, senza rincorrere i cosiddetti “punticini”, ma dandomi obiettivi partita dopo partita. Vorrei alzare il mio ranking soprattutto per misurarmi con giocatrici di livello più alto e provare ad acquisire la loro mentalità nella gestione della partita e del torneo.

    Chi è il tuo coach e che tipo di rapporto avete?
    Il mio coach attuale è Claudio Grassi, tecnico nazionale ed ex giocatore professionista. Lo conosco da molti anni: quando mi allenavo fuori Carrara, se tornavo a casa, lui era sempre disponibile a darmi un appoggio per coprire gli allenamenti; ma per vari motivi non siamo mai riusciti a concretizzare la collaborazione. Adesso che per mia scelta sono tornata a casa, abbiamo trovato un buon punto di incontro per provare a costruire qualcosa. Secondo me per il tipo giocatore che era (con la peculiarità di riuscire a cambiare dalla mano sinistra alla destra) può aiutarmi ad inserire molte soluzioni che mancano al mio gioco, in più essendo stato un giocatore vede molto bene il gioco e con la sua esperienza capisce situazioni fuori e dentro al campo che non sono comuni a chiunque. Altre cose che possono essere d’aiuto nel lavorare insieme sono la sua calma e pacatezza, che bilanciano la mia irruenza, e che sta cercando di trasmettermi fin dall’inizio. Cerchiamo comunque di avere un rapporto il più trasparente possibile per poterci dire tutto quello che pensiamo senza nessun problema o filtro, per far in modo di remare sempre dalla stessa parte.
    Anita con Renzo Furlan

    La Barty si ritira a sorpresa schiacciata dallo stress. Naomi Osaka lascia il Roland Garros stressata dalla stampa. La Azarenka ha sofferto di depressione. Ma il tennis fa male?
    Sì, fa malissimo. Per quanto mi riguarda mi ha cambiata radicalmente, da bambina e ragazzina ero molto più calma e accomodante: ora sono l’opposto. Penso siano stati la competizione ed il dover stare tanto da soli a rivoluzionarmi un po’, però mi ha forgiata e mi ha anche definito di più come persona, aiutandomi ad improntare il mio stile di vita. Ha fatto stare male anche me nei periodi di poca fiducia, non oso immaginare come possano sentirsi giocatrici che hanno di mezzo la notorietà e molti soldi.

    Che rapporto c’è tra le tenniste del circuito e soprattutto parlate di politica, di ambiente, di diritti umani?
    Posso dire che qualche tensione c’è… C’è chi ci va più a genio e chi meno, ma di base conviviamo. Le mie migliori amiche me le sono fatte nell’ambiente del tennis ed ho rapporti cordiali con la maggior parte delle altre ragazze. Tratto di tematiche più importanti solo con quelle con cui ho molta confidenza, altrimenti con le altre si tende a scherzare molto o quando si parla più seriamente restiamo sull’argomento tennis e si accenna anche all’attualità (covid o guerra in Ucraina) ma senza dilungarsi troppo.

    Viviamo giorni di grande tensione mondiale con la guerra in Ucraina e la minaccia nucleare che incombe sull’umanità. Come si cerca la pace veramente e cosa può fare lo sport?
    Lo sport ha sempre avuto la caratteristica di riuscire ad azzerare le diversità tra popoli e persone e in un momento del genere secondo me può essere di grande aiuto. Tramite la comunicazione, sia faccia a faccia, sia tramite i social gli atleti di punta e non, possono contribuire a far sì che tutti siano dalla stessa parte. Tutti gli sportivi di nazionalità russa e bielorussa stanno giocando senza bandiera e la Russia è esclusa da qualsiasi competizione che coinvolga le nazionali; mi sembra una buona iniziativa presa dalle federazioni di tutti gli sport a sostegno dell’Ucraina che sta subendo un’invasione assurda e contro ogni principio umano. Tuttavia, essendo un po’ pessimista, non credo che questo spaventi un dittatore come Putin, che ha ben altri obiettivi in questo momento e far eccellere la Russia nello sport penso sia uno degli ultimi. Rimango comunque dell’idea che il far niente non ha mai portato da nessuna parte, quindi se le persone continuano a sensibilizzarsi a proposito di questa situazione e chi di dovere (stati europei e non) continua a prendere provvedimenti contro questa follia, sperando sempre in maniera pacifica, forse, dopo molto tempo le cose torneranno a rimettersi al loro posto.

    Esiste il bullismo nel tennis? Per esempio una tennista emarginata perché si pensi porti sfortuna o per motivi legati al carattere o all’aspetto fisico?
    Per quanto ne so no… Per lo meno io non ho mai emarginato nessuno, e da quanto mi risulta anche le altre giocatrici, per il semplice fatto che si pensa a tutt’altro durante i tornei e che ci si focalizza su se stessi. Personalmente penso che il bullismo sia un atto di una vigliaccheria unica e totalmente infantile. Come ho detto prima, tra tenniste ci sono solamente simpatie e non, suppongo come in qualsiasi altro campo della vita.

    Sei fidanzata e ti fidanzeresti con un tennista?
    No, non sono fidanzata, è un po’ dura per la vita che conduco. Sì, mi fidanzerei con un tennista perché secondo me un ragazzo con la stessa passione potrebbe capire molte situazioni che non sono comprensibili da quanti, magari, conducono uno stile di vita totalmente diverso… L’importante comunque è che non mi crei problemi con il tennis.

    Quali sono i tuoi poeti e scrittori preferiti?
    I miei scrittori preferiti sono Joel Dicker, svizzero, del quale ho letto tutti i libri, e Khaled Hosseini, afgano naturalizzato americano: mi piacciono i gialli e i romanzi che raccontano storie vere o con sfondi storici realistici e non sdolcinati. Non leggo poesie, ma dal liceo mi è rimasto impresso Ungaretti.

    Il libro e il film che ti hanno cambiato la vita?
    Nessun libro o film può cambiarti la vita, credo solo che ognuno può lasciare un insegnamento più o meno impresso. Il libro che ho letto ben tre volte è stato “Mille Splendidi Soli” di Hosseini, di una bellezza indescrivibile, mentre il film che mi ha segnata di più è stato “Will Hunting- Genio Ribelle”, ma preferisco di gran lunga leggere.

    Dove sarà Anita Bertoloni tra 5 anni nel tennis e nella vita?
    In questo periodo della mia vita sono un po’ persa in realtà, sento di trovarmi in un’età dove devo prendere delle decisioni per togliermi da questo momento così insignificante. Sono comunque abbastanza certa di giocare ancora a tennis e mi sbilancio dicendo di voler entrare nella top 200 almeno. In più a 25 anni vorrei essere una donna matura e di conseguenza con un’identità più marcata di adesso. In ogni caso sono iscritta ad una università online, Facoltà di Scienze della Comunicazione, il piano b è lavorare nel campo del giornalismo.
    Fin qui Anita, che ci ha rilasciato questa intervista poco prima di Pasqua. Purtroppo il problema alla caviglia si è rivelato poi più complicato di una distorsione ed Anita si è dovuta sottoporre alcuni giorni fa ad un intervento chirurgico, per fortuna perfettamente riuscito. Avendola conosciuta posso dire con certezza che tornerà più forte di prima, ha una carica ed una determinazione eccezionali, pari alla sua umiltà e sensibilità. Da parte mia, della redazione di livetennis e di tutti i nostri lettori un grande augurio di rivederla in campo al più presto, ricordandole che: “Avrai dei momenti difficili, ma ti faranno apprezzare le cose belle alle quali non prestavi attenzione” (dal film Will Huntin- Genio ribelle).
    Antonio De Filippo LEGGI TUTTO

  • in

    I successi della scuola tennistica spagnola

    Carlos Alcaraz nella foto – Foto Getty Images

    Stavo osservando, con un certo disagio, il match tra Zverev e Musetti.A prescindere dal ritiro dell’ italiano, il “certo disagio”, veniva dal fatto di vedere il tedesco giocare un match perfetto, sui livelli delle ATP-Finals dello scorso anno, dove è stato praticamente ingiocabile.
    Solo una settimana fa, lo stesso giocatore, giocava una partita sinceramente stucchevole contro il norvegese Rune, in cui non teneva una palla in campo.Cosa è successo in questa settimana al buon Zverev?
    E’ successo che ha cambiato coach, rivolgendosi al due volte campione del Rolan Garros, Sergi Bruguera.Ora, non è che Bruguera abbia la bacchetta magica in grado di trasformare un brocco in un campione in una sola settimana, di sicuro ci sono state altre componenti: le condizioni di Madrid, che favoriscono il gioco del tedesco, le motivazioni, la posta in gioco etcetera, etcertera…Tuttavia questo episodio è stato lo spunto per fare una riflessione più generale sul momento del tennis.Se scorriamo la lista dei primi 10 giocatori del mondo, ci accorgiamo che, includendo Zverev, ben 6 di essi(6 su 10, avete capito bene), hanno coach spagnolo o vengono da accademie spagnole(il caso di Ruud).E’ un dato abbastanza impressionante, che dovrebbe far riflettere e che mi porta a due conclusioni:1) Gli spagnoli sono gli allenatori che costano di più2) Gli spagnoli sono gli allenatori più preparatiDiciamo che la prima conclusione è strettamente connessa alla seconda, che è poi il punto focale sul quale vorrei insistere.La scuola spagnola negli ultimi 30 anni sta dominando il tennis: la Spagna è il paese che negli ultimi 30 anni ha portato il maggior numero di giocatori tra i top 10 e domina negli slam grazie ai ventuno successi d Rafa Nadal. Già, Rafa Nadal.E’ lui che ha rivoluzionato il tennis moderno, portando all’ estremo la preparazione fisica e mentale dei giocatori, togliendo(ahimè) spazio al talento e alla fantasia, ma alzando nettamente il livello prestazionale del tennis. Carlos Alcaraz è il prodotto finale di questa rivoluzione. Un giocatore completo tecnicamente e mostruoso dal punto di vista fisico e mentale, con una continuità di rendimento impressionante per la sua giovane età.Alcaraz ha sicuramente delle doti naturali, ma la sua vera forza, sta nel lavoro che stanno facendo dietro di lui Ferrero e tutto il suo team, lavoro che è iniziato tanti anni fa nella accademy del “Mosquito”, e continua ogni giorno con progressi di una celerità spaventosa.Ma allora qual’ è il segreto della scuola spagnola?Molti parlano di aiutini per migliorare le prestazioni atletiche, ma onestamente, fino a che non si trovano prove in merito, queste sono solo chiacchiere da bar. E’ evidente che il lavoro fisico che fanno gli spagnoli è nettamente migliore rispetto agli altri. Non si potevano produrre altrimenti fisici come quelli di Nadal e Alcaraz. Ma non c’ è solo quello.L’ organizzazione sportiva spagnola è al momento la migliore del mondo e non solo per il tennis.Innanzi tutto lo sport è una componente fondamentale nella scuola, i bambini perciò hanno accesso ad ottime strutture sportive fin dall’ infanzia, senza che le famiglie debbano svenarsi economicamente, il che stimola ovviamente l’ interesse dei bambini verso lo sport.
    E poi, quando i bambini crescono, quelli più bravi entrano nella accademy.La scuola tennistica spagnola, in particolare, si basa sulle accademy fondate dagli ex giocatori, che mettono a disposizione la loro esperienza ai maestri e di conseguenza ai ragazzi.Le accademy hanno strutture di primissimo livello, con metodi di allenamento all’ avanguardia, che portano allo sviluppo fisico e mentale del giocatore. C’ è poi grande collaborazione inter-accademy, favorita dalla federtennis spagnola, che agevola il lavoro grazie alla condivisione delle conoscenze.In italia l’ unica accademy degna di questo nome è quella d Riccardo Piatti a Bordighera, ma per il resto la preparazione dei ragazzi è affidata ancora ai circoli. Guardate Musetti: è ancora seguito dal maestro che aveva da bambino, Simone Tartarini, che, pur bravissimo, non poteva avere le strutture per garantire a Lorenzo una preparazione adeguata. Infatti dal punto di vista fisico, mentale, ma anche tecnico (la ricerca della palla, pur migliorata, è ancora nettamente insufficiente per questi livelli) è molto indietro rispetto ad Alcaraz che non ha più talento tennistico di Musetti, ma è stato costruito decisamente meglio. Il problema è che costruire un giocatore a 15 anni è un conto, a 20 è un altro. Chissà se Musetti fosse stato seguito da un accademy spagnola, magari in futuro ci sarebbe stato un bel dualismo che, almeno per il momento, possiamo solo sognare.
    E qui si viene a Sinner.Non mi ha mai convinto la sua decisione di lasciare Piatti. A Bordighera con Sinner è stato fatto un ottimo lavoro, sono stati costruiti dei fondamentali straordinari ed una solidità mentale che non ha eguali tra i tennisti italiani. Dal punto di vista fisico avrei da ridire, visti i continui acciacchi di Jannik, ma tutto sommato è ancora molto giovane e fisiciamente ognuno ha i suoi tempi d sviluppo. E allora perché lasciare Piatti?Rivolgendosi altresì ad un coach, bravo, ma non con tutta questa esperienza ad alto livello?E’ stata una decisione che sinceramente mi ha lasciato perplesso. Avrebbe avuto più senso rivolgersi ad un coach spagnolo, magari di esperienza, oppure ad un ex giocatore, ma onestamente non so che valore aggiunto possa dare Vagnozzi rispetto a Piatti. Anche perché tutto sommato, vengono dalla stessa scuola di pensiero. La differenza è che le strutture e le conoscenze di Piatti, sono decisamente maggiori rispetto a quelle di Vagnozzi(almeno sulla carta, poi non conoscendo personalmente entrambi, non posso giudicare).Il futuro ci dirà, è ancora presto per giudicare, ma al momento il processo evoluivo d Jannik forse si è un po’ fermato.La cosa certa è che adesso i campioni non nascono, ma si costruiscono e gli spagnoli, almeno al momento, li sanno costruire meglio di noi.
    Massimiliano Cacurri LEGGI TUTTO

  • in

    Andy Murray colpito da intossicazione alimentare. Questo il motivo del suo forfait a Madrid

    Andy Murray nella foto

    Andy Murray ha iniziato a sentirsi male ieri e oggi non è potuto scendere in campo per giocare contro Novak Djokovic nel terzo turno del Mutua Madrid Open.
    La stampa britannica ha spiegato il motivo del suo ritiro. Andy ha avuto un’intossicazione alimentare. “Ieri pomeriggio Andy mi ha detto che non si sentiva bene. Qualcosa che aveva mangiato il giorno prima e anche se si sentiva meglio questa mattina, non era pronto a giocare contro Novak”, ha detto Feliciano Lopez al Daily Mail. Come sottolinea il direttore del torneo, Murray non è riuscito nemmeno a lasciare la sua stanza ieri a causa di quanto male stava. LEGGI TUTTO

  • in

    Lorenzo Musetti ed il problema alla coscia sinistra: “Tra 24 ore la decisione se giocare Roma”

    Lorenzo Musetti nella foto – Foto Getty Images

    Lorenzo Musetti ha parlato dopo il ritiro dal torneo di Madrid per un problema muscolare alla coscia sinistra: “Sono dispiaciuto per il ritiro di oggi. Domani arrivo a Roma e farò tutti gli esami possibili, il medico mi ha detto di stare a riposo 24 ore e fare la radiografia. Mi sono fatto male nel riscaldamento per il match, ma ho provato comunque a giocare. Riuscivo a stare in campo tranquillamente durante i primi game, poi con il trascorrere dei minuti il dolore è aumentato e rischiavo di peggiorare le cose. Non riuscivo a fare nulla, anche il bendaggio non aiutava per il mio problema. lasciato le belle sensazioni che avevo questa settimana con un ritiro come questo“.
    Giocherà a Roma?: “Non so dare percentuali sulla mia partecipazione, domani farò degli esami e si avranno idee più chiare, è una situazione nuova per me e non so fare previsioni. Sicuramente è un momento molto difficile questo, tengo molto giocare a Roma, sarebbe un palcoscenico stupendo e una bella occasione per giocare davanti al pubblico italiano“. LEGGI TUTTO

  • in

    Semifinali al Tc Prato per il 38° Itf Under 18. Bella iniziativa tra i più piccoli e i giovani campioni

    Lorenzo Sciahbasi nella foto

    Al 38° Torneo Internazionale Giovanile Under 18 “Città di Prato” siamo giunti alle semifinali per un torneo davvero frizzante e divertente per l’esuberanza degli atleti in campo e per la diversità del gioco offerto dai protagonisti. Molto bella l’iniziativa del circolo laniero che ha fatto giocare i propri allievi con i futuri campioni del tennis mondiale sul centrale Ciardi-Focosi.
    “Siamo alle battute conclusive e vedere sul centrale Ciardi Focosi i nostri allievi della scuola con i campioni del prossimo domani – spiega il presidente del Tc Prato Marco Romagnoli – mi ha riempito di gioia. Ricordare due esempi e campioni del nostro circolo come Loris Ciardi e Lapo Focosi insieme ai giovani della nostra città e ai giocatori provenienti da tutto il mondo è l’immagine più bella e stimolante del torneo. E’ questa la forza di questa manifestazione che gli attuali top ricorderanno con piacere e soddisfazione. La cartolina che rimarrà impressa nei ricordi, sia degli allievi della Sat che dei giocatori, sarà proprio questa”
    Nel tabellone maschile procede la marcia del favorito numero uno il canadese Jaden Weekes (Itf,40) che in un match molto bello, concluso 75 75, ha superato l’eclettico romagnolo Federico Bondioli (8), finalista all’Itf Under 18 Città di Firenze e sconfitto ai quarti a Salsomaggiore. Il nord americano sarà uno dei quattro semifinalisti di questa edizione pratese dell’Itf giovanile numero 38. L’azzurro come era riuscito a fare con l’indiano Dhamne, giovanissima promessa del tennis mondiale, non ha messo in difficoltà il canadese per la solidità dell’avversario. Ora la semifinale della parte alta del tabellone vedrà il numero uno contro l’azzurro Lorenzo Sciahbasi, marchigiano che gioca per il Match Ball Firenze, che nel derby azzurro ha sconfitto Jacopo Bilardo per 63 64 in una sfida molto divertente e con i due protagonisti che si sono battuti al massimo per raggiungere il penultimo atto del torneo “Non era facile perché ci conosciamo e sappiamo come affrontarci – dice Sciahbasi – sono riuscito ad essere lucido nei momenti decisivi e alla fine è andata bene”
    Nella parte bassa il neozelandese Jack Loutit prevale sul turco Soyler per 64 62 e in un match tra due continenti opposti se la vedrà con il giapponese Kenta Miyoshi che ha sconfitto lo spagnolo Callejon Hernando 16 75 75.
    Nel femminile l’azzurra Francesca Pace ha la meglio sull’irlandese (numero 6 del seeding) Simunyu per 75 64 ed ora affronterà la giapponese Sara Saito (2) che in un derby asiatico ha superato la giocatrice di Taipei (7) Li per 26 62 64. Nella parte alta la giocatrice che gioca senza bandiera Alina Korneeva ha, in poco meno di un’ora, superato la statunitense Alexia Harmon per 63 60. E in un match che si preannuncia molto bello troverà di fronte la testa di serie numero 3 la marocchina El Aouni che ha sconfitto la neozelandese Yang per 61 62
    Prosegue il torneo di doppio dove diversi protagonisti del singolare sono sempre in gara con finali che dovrebbero disputarsi nella giornata di venerdi ma molto dipenderà dai risultati dei quarti e delle semifinali.
    Quarti di Finale

    Tabellone maschileWEEKES, Jaden [1] (Can) b BONDIOLI, F [8] (Ita) 75 75SCIAHBASI, Lorenzo (Ita) b BILARDO, Jacopo (Ita) 63 64LOUTIT, Jack (Nzl) b SOYLER, Baran (Tur) 64 62MIYOSHI, Kenta (Jpn) b CALLEJON HERNANDO, S (Spa) 16 75 75
    Tabellone femminileKORNEEVA, Alina b HARMON, Alexia (Usa) 63 60EL AOUNI, Aya [3] (Mar) b YANG, Vivian (Nzl) 61 62PACE, Francesca (Ita) b SIMUNYU, Celine [6] (Irl) 75 64SAITO, Sara [2] (Jpn) b LI, Yu-Yun [7] (Tpe) 26 62 64 LEGGI TUTTO

  • in

    Piatti Tennis Center: I “pro” trovano aiuto

    Ernests Gulbis (destra) con Dragoljub Kladarin, preparatore fisico del Piatti Tennis Center. L’ex top-10 lettone è uno dei tennisti professionisti di base a Bordighera

    Da una parte ci sono i giovani, che al Piatti Tennis Center ci lavorano per porre le fondamenta del proprio futuro e nelle ultime settimane si sono messi spesso in evidenza in alcuni dei più importanti tornei internazionali juniores. Dall’altra, invece, ci sono i tanti professionisti già affermati che a Bordighera si presentano a ripetizione per delle consulenze, avendo individuato nel centro la struttura ideale alla quale appoggiarsi. Solo nel mese di aprile la già lunga lista di “pro” che hanno chiesto aiuto al team di Riccardo Piatti si è arricchita di altri tre nomi di spessore, capeggiati dalla baby star Emma Raducanu. La 19enne britannica, vincitrice dell’ultimo Us Open, è transitata da Bordighera per conoscere il team Piatti e le metodologie di lavoro del centro, poi ha passato la palla ad altri due big della racchetta. Prima è stata la volta dello spagnolo Roberto Bautista Agut, numero 19 Atp, giunto in Riviera per recuperare dal problema al polso che l’ha costretto a rinunciare ai tornei di Monte-Carlo e Barcellona e per prepararsi a dovere per la parte più importante della stagione sulla terra battuta. In seguito è toccato invece a Milos Raonic, il canadese che nel 2016 sotto la guida di Piatti arrivò in finale a Wimbledon e al numero 3 del mondo, e sembrava pronto per risultati ancora più importanti. Poi una lunga serie di guai fisici l’ha frenato, tanto che nel circuito non si vede da agosto, ma non ha perso la voglia di riprovarci e per farlo ha chiesto aiuto al suo vecchio allenatore, per una settimana di test atletici e di lavoro in campo.
    “Tutte queste visite – dice Luigi Bertino, direttore del Piatti Tennis Center – confermano la nostra vocazione: il centro è nato come base per i giovani che desiderano intraprendere il percorso professionistico, ma anche come struttura in grado di fornire ai tennisti già affermati dei servizi d’eccellenza sotto tutti i punti di vista: tecnico, atletico, fisioterapico, medico e mentale. Il fatto che sempre più giocatori decidano di affidarsi a noi per delle consulenze è la prova della qualità di ciò che offriamo, senza dimenticare coloro che si allenano qui a tempo pieno”. L’allusione è a Marta Kostyuk, alla new entry Lesia Tsurenko ma anche all’ex top-10 Ernests Gulbis, che ha scelto Bordighera nel periodo della preparazione e da allora è diventato un habitué. Con loro, come accennato, tanti giovani protagonisti a livello internazionale: solo nelle ultime settimane Lorenzo Ferri ha vinto due degli appuntamenti storici del calendario juniores italiano, gli Itf under 18 di Grado 2 di Firenze e Salsomaggiore Terme (dove Giacomo Nosei è arrivato in finale nel doppio), mentre a soli 14 anni Tyra Grant si è imposta fra le under 18 a Delray Beach, in Florida. E non è tutto: Filippo Garbero ha conquistato a Tirana (Albania) un torneo Tennis Europe under 14 e la sedicenne Ela Nala Milic è arrivata in finale nel prestigioso Itf under 18 di Grado 1 di Beaulieu-sur-Mer (Francia), partendo addirittura dalle qualificazioni. Risultati che certificano la crescita di ciascuno di loro e anche il valore di un metodo che funziona sempre meglio, sia con chi campione lo è già sia con coloro che desiderano diventarlo. LEGGI TUTTO

  • in

    Trofeo Bonfiglio, l’edizione numero 62 dal 14 maggio. È l’evento che porta a Milano le stelle del futuro

    Presentata la 62esima edizione del Trofeo Bonfiglio, in programma sui campi del Tennis Club Milano Alberto Bonacossa da sabato 14 a domenica 22 maggio (foto di Francesco Panunzio)

    “I campioni di domani… oggi”. Lo slogan del Trofeo Bonfiglio, presentato oggi nella palazzina Liberty che fa da club house del Tennis Club Milano Alberto Bonacossa, è lo stesso di sempre, ma stavolta gli appassionati milanesi hanno dovuto attendere meno del solito per farsi un viaggio (gratuito) nel tennis del futuro. Perché fra l’edizione numero 61, occasionalmente giocata nel luglio del 2021, e la numero 62 in arrivo dal 14 maggio, sono passati una decina di mesi e non i dodici canonici: una buona notizia per il pubblico che non vede l’ora di assiepare gli spalti del Tc Milano, ma anche per gli organizzatori. Dopo l’edizione cancellata del 2020 e quella dell’anno seguente slittata nel cuore dell’estate, al “Bonacossa” ritrovano infatti la classica collocazione in calendario, nella settimana successiva agli Internazionali BNL d’Italia di Roma. Quello fra la Capitale e Milano è un passaggio di consegne dal significato profondo, visto che le primissime edizioni del torneo più famoso d’Italia si giocarono proprio sui campi di via Arimondi, che poi hanno salutato i “pro” ma si sono presi gli Juniores, conservando una posizione di primo piano nella geografia della racchetta. Da allora hanno avuto un ruolo di spicco nella crescita di tanti big del futuro, e ad ogni edizione continuano a scrivere nuove pagine di una storia di successo. Quest’anno i Campionati Internazionali d’Italia juniores, come sempre di grado A (il più alto per gli Itf under 18), scattano sabato 14 maggio con le qualificazioni e terminano domenica 22 con le finali dei singolari, trasmesse dal canale SuperTennis e dalla piattaforma web di contenuti on-demand della FIT SuperTenniX.
    Un altro segnale del ritorno alla piena normalità è un’entry list che pare un viaggio intorno al mondo, tanto che solo fra i giocatori sicuri di un posto (fra tabelloni principali e qualificazioni) sono rappresentate la bellezza di oltre 50 nazioni, di tutti i continenti. Otto i top 10 iscritti, divisi fra uomini (3) e donne (5). Nel maschile, a guidare la pattuglia c’è il peruviano Daniel Vallejo, n.2 del ranking mondiale, la stessa posizione occupata fra le ragazze dalla belga Sofia Costoulas, vecchia conoscenza del pubblico milanese: nel 2021 arrivò ai quarti ad appena 16 anni, e tornerà da finalista in carica dell’Australian Open. Di nuovo a Milano anche la ceca Nikola Bartunkova, finalista lo scorso anno, ma soprattutto il campione uscente Gonzalo Bueno, peruviano a caccia di una storica doppietta, che al Bonfiglio è riuscita solo a due giocatori: il greco Nicholas Kalogeropoulus (1964-1965) e l’australiano John Alexander (1969-1970). Per quanto riguarda l’Italia, nessuno dei nostri è sicuro di un posto nel main draw per diritto di classifica (i più vicini sono il romano Daniele Minighini e la palermitana Giorgia Pedone), ma ce ne saranno parecchi in gara, sia grazie alle wild card, sia nelle qualificazioni del weekend inaugurale.
    Fra le tante bandiere presenti nell’entry list non poteva mancare quella dell’Ucraina, alla quale è legata un’iniziativa da raccontare. Il Tennis Club Milano, infatti, ha voluto andare incontro ai giovani ucraini offrendo ospitalità completa agli iscritti fin da cinque giorni prima del via, con alloggio a costo zero (grazie alla collaborazione degli hotel ufficiali Raffaello e Mirage), pasti gratis e campi a loro disposizione. E non è tutto, visto che un coach statunitense, in arrivo in Italia con alcuni allievi, si è già detto disponibile ad allenarli, sempre senza spese. Segnali concreti di un impegno che al Bonfiglio non è solo sportivo ma anche umano. Perché – non va dimenticato – anche dietro a dei giovani atleti di successo ci sono pur sempre degli adolescenti. Aiutarli, mentre nel loro Paese divampa il conflitto, è sembrato doveroso.
    Elena Buffa di Perrero, presidente Tennis Club Milano
    “Dal 14 al 22 maggio vedremo alcuni dei più promettenti giovani del mondo del tennis. Veniamo da anni difficili: nel 2020 abbiamo dovuto rinunciare e nel 2021 abbiamo cambiato data, ma con orgoglio abbiamo mantenuto il torneo in calendario. Ora siamo lieti di tornare ad accogliere i futuri campioni nella settimana canonica, con il torneo che torna a disputarsi a maggio”.
    “Il Tennis Club Milano ha una storia ultracentenaria, ma proprio dalla visione di Alberto Bonacossa è nata l’idea di portare in Italia per la prima volta un torneo internazionale. Tanto che qui abbiamo ospitato anche gli Internazionali d’Italia quando erano agli esordi. Oggi per noi è un orgoglio vedere dei ragazzi che già si comportano da professionisti, e ancor di più farlo con una organizzazione collaudata, che ha una sua complessità. Basta guardare gli attuali ranking Atp e Wta per vedere quanti campioni sono passati da qui, italiani compresi”.
    “Quest’anno vivremo tutto con un po’ più di leggerezza, senza le limitazioni per la pandemia. Al contempo, un pensiero non poteva non andare all’Ucraina, e a questa guerra che ha un impatto anche sul mondo dello sport. In accordo con la FIT e con la ITF, il club ha deciso di dare ospitalità ai ragazzi che vengono dall’Ucraina, non solo durante le qualificazioni ma anche dalla settimana precedente, accollandosi tutte le spese. Un piccolo gesto che speriamo possa avere un grande significato per tutti loro”.
    “Un grazie va a Comune di Milano, Regione Lombardia, al presidente FIT Angelo Binaghi che rinnova il suo supporto e a Supertennis che promuove il torneo e lo rende accessibile al grande pubblico. Grazie anche al Coni e a tutti gli sponsor”.
    Gianni Milan, vice presidente vicario Federazione Italiana Tennis
    “Rinnovo i saluti del presidente FIT Angelo Binaghi. Per me è sempre una emozione stare al Tennis Club Milano, fin da quando raggiunsi la finale alla Coppa Lambertenghi, un ricordo che ancora oggi mi crea emozione. Per i giovani, il passaggio dal TCM tra Lambertenghi e Bonfiglio è fondamentale: per chi vuole fare un percorso da professionista, queste due tappe non possono mancare. La FIT dà un appoggio importante al circolo per il torneo”.
    “Questo è un momento d’oro per il tennis italiano, raccogliamo i frutti di un sistema Italia che non è di pochi ma di tante persone. Tra questi appassionati ci sono i dirigenti di circolo: non è un caso che l’Italia sia tra le nazioni che organizzano più tornei internazionali, ogni settimana tra Challenger e ITF il calendario è pieno e questo è un vantaggio anche per i nostri giovani. Siamo una bella squadra, di gente che lavora bene e che ha passione”.
    Antonio Rossi, sottosegretario alla Presidenza della Regione Lombardia, con delega allo sport, alle Olimpiadi 2026 e ai grandi eventi
    “Sono 62 edizioni del Bonfiglio, e io devo fare i complimenti al Tennis Club Milano perché, entrando in questo salone, si respira la storia e la tradizione. Si sente la passione e l’entusiasmo per questo sport. Quando abbiamo ricevuto la conferma dell’organizzazione dei Giochi Olimpici 2026, abbiamo messo nel dossier il dna dello sport milanese, anche a livello di organizzazione. E il Bonfiglio fa parte di questi grandi eventi. Complimenti al club per la passione e per la voglia di organizzare un appuntamento come il Bonfiglio, nel rispetto degli insegnamenti verso i più giovani. Non sono un tennista, ma come tutti sto seguendo questo momento magico del tennis italiano e mi fa molto piacere vederlo così in salute”.
    Marco Riva, presidente CONI Lombardia
    “È sempre bello essere al Tennis Club Milano, perché qui c’è l’eccellenza a livello italiano e internazionale. Quasi un anno fa questo club ha ospitato il Consiglio nazionale del Coni, a testimonianza del fatto che c’è un forte legame anche col movimento olimpico. I complimenti del CONI vanno alla presidente e allo staff del Trofeo Bonfiglio, e anche alla FIT per l’impegno profuso per la crescita del tennis”.
    Enrico Cerutti, presidente Comitato regionale lombardo FIT
    “Lo dico tutti gli anni ma quest’anno lo ripeto ancora più forte: al Trofeo Bonfiglio la maggior parte dei grandi giocatori del futuro sono usciti nei primi turni, quindi il mio consiglio agli appassionati è di non aspettare gli ultimi due giorni per venire ad assistere al torneo, ma di farlo dall’inizio così da vedere tutti coloro che potranno diventare dei campioni. L’ultimo esempio in questo senso è Carlos Alcaraz, fuori al 2° turno nel 2019. Un doveroso grazie va agli organizzatori, perché so quanto bisogna lavorare, in questo periodo di difficoltà, per creare un evento simile. Un evento che riceve sempre il massimo gradimento da parte dell’ITF”.
    GLI HASHTAG UFFICIALI DEL 62° TROFEO BONFIGLIO
    Anche quest’anno, e sempre di più, la manifestazione avrà copertura sui social network attraverso i canali e gli account ufficiali di Facebook e di Instagram del Tennis Club Milano Alberto Bonacossa e dell’Ufficio Stampa della manifestazione (Ufficio Stampa Sport). Hashtag ufficiali per l’edizione del 2022 saranno #TrofeoBonfiglio e #Bonfiglio62.
    TC MILANO ALBERTO BONACOSSA, SEMPRE PIÙ AL “CENTRO” DELLA CITTÀ
    Il Tennis Club Milano A. Bonacossa si sta sempre più aprendo alla città di Milano per continuare a essere non solo un punto di riferimento sportivo, ma anche culturale e mondano. Da qualche anno a questa parte sono numerosi gli eventi di grande prestigio organizzati nello storico club di Via Arimondi, serate di opera, concerti, rappresentazioni teatrali che hanno visto la partecipazione di artisti di fama internazionale e che hanno trovato nel TCM un palcoscenico di primissimo spessore.
    Nei propri spazi il circolo è in grado di ospitare qualsiasi tipo di manifestazione: conferenze, presentazioni di libri e molte altre tipologie di eventi. È anche questo il motivo per cui sempre più realtà di prestigio decidono di affiancare il proprio nome a quello dello storico club. La nuova dirigenza si è posta l’obiettivo ambizioso di collocare nuovamente il TCM tra le realtà sociali più attive di Milano e di tornare a essere vero e proprio luogo di incontro nel pieno centro della città.
    Tutto questo è possibile grazie a una organizzazione che anno dopo anno sta puntando a diventare sempre più una macchina perfettamente oliata.
    NUOVI PARTNER TECNICI
    Da quest’anno i brand storici Yonex e Dunlop affiancano il Trofeo Bonfiglio come Official Stringer e Official Ball del torneo. La Dunlop ATP, la palla che verrà utilizzata sui campi del TCM, è la stessa dei tornei più importanti al mondo sulla terra battuta (Roma, Monte-Carlo, Madrid), ma anche delle Nitto ATP Finals e Intesa SanPaolo Next Gen ATP Finals. Novità anche per l’acqua ufficiale del torneo che da quest’anno sarà Acqua Valmora, la stessa di Roma, Monte-Carlo, Nitto ATP Finals e Next Gen ATP Finals. Per quanto riguarda l’abbigliamento, continua la collaborazione col brand Australian, che vestirà anche quest’anno staff, giudici e raccattapalle.
    LA METRO ‘LILLA’, I TRAM E LA TANGENZIALE: COME ANDARE A VEDERE IL TORNEO AL TCM BONACOSSA
    Con i mezzi pubblici – tram 1, 14, 19 e 33 (fermata Piazza Firenze) oppure autobus 43, 48, 57, 69, 78, 90, 91, 163. In metropolitana, con la linea M5 (la lilla), fermate Portello o Domodossola (10 minuti a piedi).
    In auto – dalla rete delle tangenziali milanesi prendere l’uscita Certosa, seguire per il centro e imboccare la circonvallazione su Viale Monte Ceneri (cavalcavia della Ghisolfa). Il club è in via Arimondi, 15. LEGGI TUTTO

  • in

    Kevin Anderson dice addio al tennis professionistico

    Kevin Anderson nella foto

    Kevin Anderson, ex n.5 del mondo, ha annunciato martedì la fine della sua carriera da professionista, causata dai numerosi infortuni negli ultimi tempi.
    Il 36enne sudafricano ha fatto una lunga ed emozionante dichiarazione rivelando il suo addio al tennis, dopo aver ringraziato tutti per i suoi 18 anni di carriera.“Non ricordo un momento della mia vita in cui non stavo giocando a tennis. Ho cominciato il mio viaggio 30 anni fa quando mio papà mi mise la racchetta in mano e mi disse che con il duro lavoro sarei potuto diventare uno dei migliori giocatori al mondo. Sono grato per tutte le cose meravigliose che mi sono successe solo per l’aver fatto parte di questo sport. Da bambino, mio papà mi diceva che il successo non è definito dai risultati, ma dagli sforzi e i sacrifici che fai nella strada per diventare il meglio che puoi essere. E io ho dato il meglio di me stesso”.
    Anderson ha sette titoli ATP nel suo curriculum, l’ultimo dei quali ottenuto l’anno scorso a Newport, ma spiccano anche due finali in tornei del Grand Slam: US Open 2017 e Wimbledon 2018.
    L’ultimo incontro nella carriera di Anderson è avvenuto alla fine di marzo al Masters 1000 di Miami, con Kevin che ha perso contro Juan Manuel Cerundolo al primo turno.Anderson era attualmente classificato al 107° posto nel mondo e durante le ultime stagioni, specialmente dal 2019 in poi, ha affrontato diversi problemi fisici. LEGGI TUTTO