JEREZ DE LA FRONTERA – E’ il pilota italiano più vincente in attività, titolato in 125 nel 2004, detentore di ben 24 Gran Premi, 15 dei quali in MotoGP. Andrea Dovizioso, 36 anni compiuti lo scorso 23 marzo, è il decano del paddock, per anagrafe, esperienza e qualità delle ere vissute. Quella del 2022, al momento, con i panni del Team RNF WithU Yamaha, per lui non è la migliore di sempre: «Vorrei combattere per posizioni decisamente diverse – conferma il forlivese – sebbene già l’anno scorso avevo capito che avrei faticato. In quelle cinque gare avevo compreso quanto la strada sarebbe stata in salita. Aspettavo di provare la M1 nuova nel test di Jerez a fine anno. Ho trovato differenze, non poi così grandi: motore e telaio sono migliorati, mantenendo però il DNA Yamaha. Un DNA favoloso nelle fasi di frenata, ingresso curva e percorrenza. La capacità nel copiare bene l’asfalto è notevole, la M1 percepisce tutto in modo positivo. La prima sensazione avuta in sella a Misano era stata molto bella. Ma… c’è un ma».
Quale sarebbe?
«La M1 non accelera forte in uscita di curva. Lo può fare soltanto se la curva viene affrontata a grande velocità, portandosi dietro lo slancio conseguente. Perciò, si esce rapidi soltanto se si lasciano i freni prima possibile, effettuando grande percorrenza rapidamente, portandosi velocità in rettilineo. Questo stile di guida non è il mio. Ogni pilota ha punti forti e deboli, malgrado non convenga snaturare il proprio stile di guida. Provandoci, mica si va più forte, anzi». Eppure Quartararo ha trionfato in Portogallo con la M1, ed è leader del Mondiale…
«No. Fabio è stato veloce senza rischiare, disegnando le sue linee al meglio. Ha vinto malgrado il propulsore della M1 paghi in termini di potenza. La gestione della gara ne viene inficiata, specialmente quando si è nel gruppo in bagarre». Cosa rappresenta il weekend di Jerez?
«Sarebbe importante risalire la china, cominciando una serie di risultati positivi. In questo momento sono troppo indietro. Si dice che la MotoGP sia più difficile ora rispetto agli anni passati, ma non ne sono davvero convinto. La nuova carcassa delle gomme Michelin ha richiesto una guida diversa, e poi le moto sono sempre più stabili e gestite da elettronica, ali e marchingegni vari. Abbassatori, aerodinamica… il gruppo si è compattato. Anche quando si è abbastanza veloci, magari ci si ritrova a metà del plotone. Mi vengono in mente l’Aprilia, con Espargarò e Vinales: Aleix conosce tutto e lo sfrutta, Maverick cerca la strada giusta. Ciò illustra la MotoGP di oggi: il pilota deve adattare il proprio metodo agli altri parametri, tra cui la moto». Ha parlato di Aprilia: lo scorso anno sembravano aspettare la sua firma, a Noale, e invece dopo i test sulla RS-GP ha scelto la Yamaha. Pentito, dopo aver visto Espargaro vincere?
«No, sono veramente contento per loro, i risultati sono davvero meritati. Appena provai la RS-GP, dissi quanto il potenziale ne fosse alto. C’erano dettagli da sistemare, ma l’atmosfera nel box era bella. So che il budget dedicato agli ingegneri è stato implementato, infatti lo step decisivo è compiuto. Spero anche grazie a miei input. Però attenzione: Aleix ha sviluppato e modificato la RS-GP, Maverick deve adattarsi. Mi chiedono cosa avrei fatto con l’Aprilia… No. Nei test compresi i lati positivi della moto, altrettanto quelli negativi». Che ne direbbe del ruolo di collaudatore per il futuro?
«La mia esperienza mi aiuta nel percepire cosa succede in sella, questo serve agli ingegneri; ma, onestamente, non ho mai apprezzato effettuare test. Somiglio agli altri piloti in questo (ride, ndr). Però, nelle mie condizioni attuali, rinunciare al privilegio di guidare una MotoGP sarebbe una grossa rinuncia. Mi dispiacerebbe, le altre moto non mi danno gusto. Ho avuto la fortuna di correre con questi prototipi, sono diversi dalla produzione di serie». Che ne pensa della Ducati, la sua casa per otto anni? Fin qui il team ufficiale ha faticato.
«Non è una questione di ufficiali o meno. Conosco abbastanza le dinamiche interne e la gestione, non sono affatto sorpreso di come stiano andando le cose». Lei conosce bene anche Marc Marquez: a duello, lei ha sconfitto il Fenomeno più di tutti. Eppure oggi fatica.
«Penso sia in una condizione poco ideale per vincere le gare. Fidatevi di chi con lui ha condiviso duelli e battaglie: soffre oltre quanto si possa immaginare. Nella sua situazione molti piloti non correrebbero». Qualcuno nutre dubbi sul futuro di Dovizioso in MotoGP. Cosa risponde?
«Ci penso poco, sono concentrato nel risalire la china. Tra un buon risultato e le sensazioni piacevoli, scelgo le sensazioni nella guida. Quando sono quelle richieste, arrivano i risultati». LEGGI TUTTO