More stories

  • in

    Jannik Sinner è il 29esimo n.1 al mondo. Ricordiamoli tutti, uno dopo l’altro

    Jannik Sinner (foto Patrick Boren)

    Il 10 giugno 2024 la nuova classifica ATP post Roland Garros vedrà Jannik Sinner sul trono del tennis maschile. Missione compiuta. Troppa la sostanza e costanza di rendimento di Jan da mesi e mesi. Nel 2024 ha perso solo due partite, e 4 da dopo US Open 2023. Nelle ultime 52 settimane ha battuto per 14 volte avversari top10 (perdendo solo tre volte). Ha vinto uno Slam (AO24), due Masters 1000 (Open del Canada23 e Miami24), tre ATP 500, oltre ottimi piazzamenti come la finale al Masters di Torino e la semifinale a Wimbledon 2023. Per come è strutturata la classifica basta e avanza, ma non c’è sistema di ranking che tenga: Sinner è da mesi il più forte. Lo certifica anche il raffinato “Elo Ranking” di tennis abstract – sistema molto interessante – e  se vi fossero ancora i mitici e tanto rimpianti “bonus point” Sinner sarebbe n.1 già da tempo, visto l’enorme bottino extra che avrebbe guadagnato battendo ripetutamente i migliori. Meritatissimo premio alla sua classe e ora anche continuità.
    L’italiano sarà il 29esimo giocatore ad issarsi alla prima posizione nel ranking da quando, agosto 1973, è stilato in modo computerizzato. Ripassiamo la lista di tutti i numeri del tennis maschile, con una breve nota su ciascuno di loro.
    1 – Ilie Nastase: il primo di tutti. Divenne numero uno della nuovissima classifica il 23 agosto 1973, oltre 50 anni fa. Talento pazzesco e discretamente “pazzo”, incarna come pochi l’ideale di genio e sregolatezza. Colpi fatati ma anche spigoli acutissimi e una lingua più tagliente del back di rovescio con il quale scendeva a rete. Amato e odiato, è stato un figlio prediletto degli spericolati anni ’70, dove la personalità dei giocatori andava di pari passo al talento tecnico.
    2 – John Newcombe: l’iconico talento australiano divenne n.1 il 3 giugno 1974. Modi garbati, tennis d’attacco elegante, gli manca una coppa a Roland Garros per completare il proprio career Grand Slam, ma ai suoi tempi la terra era davvero ostica se nascevi down under e nei geni dominava l’istinto offensivo. Stimato e rispettato da tutti, ancora oggi quando parla – raramente – tutti ascoltano in religioso silenzio. Il carisma del leader.
    3 – Jimmy Connors: scorbutico e diretto, per molti insopportabile, “Jimbo” è stato il primo vero attaccante da fondo campo nella storia del gioco. Divenne n.1 il 29 luglio 1974, poco prima dell’esplosione del fenomeno Borg, con il quale ha dato vita a battaglie epiche. In realtà il mancino americano, aizzato anche da una madre a dir poco ingombrante, lottava da solo contro il mondo e vinse, tantissimo. La sua risposta è tra le migliori della storia, sicuramente la migliore prima dell’avvento di Agassi e poi Djokovic. Come riuscisse a dominare da fondo e attaccare con palle millimetriche giocando con quella Wilson T2000 dotata di un piatto corde minuscolo lo sa solo lui…
    4 – Bjorn Borg: tennista e personaggio leggendario, fu il primo tennista “pop”, muoveva le masse come mai nessuno prima, tanto che orde di teenager arrivarono a lanciar verso di lui le loro mutandine appena sfilate… N.1 il 23 agosto 1977. Rovescio da cineteca, pazienza e capacità di resistenza fuori dal comune, impose un nuovo modello di tennista, quello di pressione da fondo campo, ma fu abilissimo nel trasformarsi anche in giocatore di rete e dominare sui prati di Wimbledon. Il tennis dopo lui non fu più lo stesso, impose nuovi standard e ha stabilito record allora epocali.
    5 – John McEnroe: definirlo tennista è persino riduttivo. Il mancino newyorkese è stato qualcosa di totalmente unico e irripetibile, non giocava a tennis, pennellava in campo con una tecnica di gioco mai vista prima e non replicabile. Nessuno ha mai avuto il suo senso per la palla e gli angoli, a rete non giocava di volo, accarezzava e creava. Il suo carattere scontroso andava di pari passo col talento, tanto che le sue furibonde discussioni in campo sono diventate altrettanto iconiche. Arrivò a superare Borg in una rivalità tra le più belle della storia dello sport, dominò nel 1984 come mai nessuno prima e di fatto si spense. Non aveva più niente da inventare, aveva già fatto tutto.
    6 – Ivan Lendl: lo “Zar” del tennis moderno. Il diritto più potente della sua epoca e un tennis migliorato in modo costante, con un’applicazione quasi fanatica. Poco amato rispetto alle sue vittorie, ma fortissimo e indubbiamente temuto. È stato il primo ad applicare la scienza ai suoi allenamenti, attento non solo al gioco ma anche all’alimentazione, alla preparazione fisica, ai materiali. È stato il primo in tante cose, come il cambio della racchetta con corde nuove al cambio di palle, persino nell’abbigliamento – leggendari i polsoni per il suo copioso sudore e il cappellino da legionario in Australia. Ha perso molte più finali Slam di quelle vinte, ma è stato un vero leader e n.1. Lo divenne per la prima volta il 28 febbraio 1983, e lo restò da lungo dopo il 1985.
    7 – Mats Wilander: il primo prodotto d’eccellenza dalla scuola di Borg. Rovescio da cineteca, un fisico tanto elastico che gli permetteva di arrivare sempre bene sulla palla. Era un camaleonte, pronto ad adattarsi ad ogni condizione di gioco e rivale. Pochissimi vincenti ma ti faceva giocare male, scomodo, alla fine l’ultima palla era sempre la sua. Per anni ha giocato con una concentrazione fenomenale: nella finale di Roland Garros 1988 servi il 100% di prime palle nel primo set… Visse quella stagione da sogno con 3 Slam su 4 vinti, scavalcando Lendl in cima al ranking il 12 settembre 1988, dopo averlo battuto nella finale di US Open con un match assurdo, andando ben oltre ai propri limiti per spinta e attacchi. Spese così tanto che da lì a poco si spense. 7 Slam e campione strepitoso, pochi anzi forse nessuno è riuscito ad estrarre il 101% dalle proprie possibilità quanto lui.
    8 – Stefan Edberg: non un tennista, ma un angelo. Impossibile voler male a un giocatore così elegante, corretto e bello da vedere. Sua la miglior volée della storia moderna del gioco, insieme ad un rovescio da cineteca. Attaccava sempre e comunque, forte di due gambe da centometrista – ai campionati giovanili svedesi c’è ancora il suo primato lì in cima – e un senso per il serve and volley impareggiabile. Eleganza allo stato puro, ha battagliato per anni contro tennisti più potenti e completi, ma quando stava davvero bene e in fiducia passarlo sul net era un’impresa. 6 Slam e due anni da n.1 di fine stagione. Lo divenne il 13 agosto 1990, nell’anno in cui la schiena iniziò a dargli problemi e lo costrinse a cambiare il movimento del servizio. Nel 1991 dominò per larghi tratti, ma fu l’inizio della fine, anche perché si impose da lì a poco un tennis così muscolare e rapido da far diventare il suo un po’ anacronistico, seppur bellissimo. Il premio sportivo dell’anno porta il suo nome.
    9 – Boris Becker: la sua vittoria a Wimbledon nel 1985, a soli 17 anni, è stata una rivoluzione copernicana. Mai s’era visto tanta potenza e coraggio in campo. Servizio e diritto assassini, ma soprattutto il tedesco era un killer sportivo, aveva un coraggio leonino e i big point difficilmente li perdeva. È stato probabilmente il miglior tennista di sempre in condizioni indoor, più era rapido più si esaltava. Il suo talento e visione di gioco non erano supportati dal fisico, troppo massiccio e pesante, tanto da finire la carriera letteralmente a pezzi e con vistosi problemi di salute. Persona “contro”, ha spesso preso posizioni impopolari e ha pagato il prezzo, ma a testa alta e fiero delle sue scelte, pure in campo dove si incaponiva nel giocare a modo suo. Un tennista il cui valore è sotto stimato. È stato n.1 per poco, diventandolo il 28 gennaio 1991. Non ha mai vinto un torneo sul rosso, cosa che non hai digerito…
    10 – Jim Courier: ha randellato per anni con la sua Wilson come se fosse una mazza da baseball, con una potenza e forza fisica brutali. Per un paio di stagioni è stato ingiocabile nei primi 6 mesi dell’anno. Leggendario il suo tuffo nel fiume Yarra di Melbourne dopo aver vinto gli Australian Open, un fiume inquinato e pure infestato da animali non esattamente amichevoli. Big Jim era personaggio fuori dagli schemi, grande batterista e lettore accanito, assai più colto e profondo di quel che il suo tennis muscolare e non esattamente divertente facevano ipotizzare. Un n.1 di passaggio (10 febbraio 1992) ma tennista formidabile, il più rapido ad arrivare in vetta dalla covata d’oro di tennis yankee di Bollettieri. La sua ironia è spettacolare.
    11 – Pete Sampras: uno dei tennisti più forti di sempre. Applicazione massima, grande pulizia tecnica, con un diritto micidiale in corsa e il miglior servizio della storia del gioco. Se la mia vita dovesse dipendere da solo colpo di gioco, non avrei dubbi: la sua prima palla. Non esiste un singolo colpo che sia stato più decisivo nella storia. 14 Slam e moltissimo altro, record a go go poi superati da Roger e quindi Novak. Ma la sua classe, esplosa in particolare a Wimbledon, resta impareggiabile. Se prendeva un break di vantaggio, potevi anche andartene dal campo perché non lo rimontavi più. Ha dato vita a una delle rivalità più belle di sempre, quella con il (poco) amico e connazionale Agassi. N.1 il 12 aprile 1993, lo è stato per moltissimo tempo e pieno merito. Oggi è molto schivo e non si vede mai sul tour.
    12 – Andre Agassi: 8 Slam, molti hanno vinto più di lui, ma il suo impatto nel gioco è stato superiore a quella di qualsiasi altro giocatore in questa lista dei 29 n.1 della storia. Il tennis moderno l’ha sdoganato lui: via la “tecnica classica”, la maggior parte dei giocatori attuali sono una versione riveduta e corretta del suo modo di intendere il gioco, pressione da fondo campo, anticipo, controllo delle rotazioni e dei tempi di gioco. È stato personaggio come forse nessun altro, immagine fortissima e carisma assoluto, anche grazie a fortunatissime campagne di marketing del quale è stato un po’ schiavo. Vince clamorosamente a Wimbledon il suo primo Slam, quando nessuno ipotizzava che quel tennis da fondo potesse essere competitivo sui prati. Ha vissuto più vite tutte insieme, ben raccontate in Open, miglior libro mai scritto sul tennis. Invecchiando è diventato un vero guru, amato e rispettato da tutti. Divenne n.1 il 10 aprile 1995 ed è stato uno dei n.1 più anziani a fine carriera.
    13 – Thomas Muster: austriaco di ferro, incredibile come si sia ripreso da un terribile incidente che gli ha fracassato una gamba quando, molto giovane, era in rampa di lancio verso il grande tennis. Quelle immagini di lui con il gesso e una gamba sulla panca a tirare diritti in modo ossessivo ha fatto il giro del mondo. Su terra era fortissimo, ha vinto una miriade di piccoli e medi tornei, arrivando alla gloria eterna a Roland Garros, unico Slam vinto. N.1 il 12 febbraio 1996, meritato premio alla carriera per applicazione e furore agonistico. Con tanti limiti tecnici, riusciva a battere campioni assai più attrezzati e completi.
    14 – Marcelo Ríos: è l’unico di questa lista di 29 n.1 senza ad aver vinto uno Slam. Un delitto, visto il suo braccio mancino, uno dei più talentosi e magici della storia moderna del gioco. Con la palla poteva fare di tutto e di più, angoli assurdi e anticipo incredibile, ma… il fisico era quello che era, e la testa non c’era proprio. Divenne n.1 nel suo miglior momento in carriera, il 30 aprile 1998, poco dopo aver sfiorato l’Australian Open (battuto in finale). Non è un intruso, ma certamente col suo talento avrebbe potuto ottenere molto, molto di più….
    15 – Carlos Moya: anche lo spagnolo è stato un n.1 di passaggio. Lo divenne il 15 marzo 1999 e restò in cima al ranking solo per due settimane, ma è bel premio a un tennista non solo bello ma anche efficace. Sul rosso è stato a tratti devastante con un diritto potentissimo e classici schemi da terra.
    16 – Yevgeny Kafelnikov: il primo russo n.1 della storia, lo divenne il 3 maggio 1999. Talento cristallino, poco fisico e poco elastico, ma tempo sulla palla spettacolare, con un rovescio bimane tra i più precisi e efficaci della storia. Non aveva grande potenza e nemmeno resistenza, tanto che spesso si allenava letteralmente facendo il doppio… Ma in campo era classe pura, molto elegante, a tratti regale. Un gran bel giocatore, due volte campione Slam.
    17 – Pat Rafter: One Week Wonder, solo una settimana in cima al mondo del tennis, il 26 luglio 1999. Poco, ma del resto la sua epoca era infestata da un tasso di talento eccezionale, e il bell’australiano non era tecnicamente fortissimo. Gran fisico, ultimo vero attaccante, è stato bravo a completare il suo tennis e diventare più tosto da fondo campo, battagliando per anni ad armi pari con Pete e Andre, più forti di lui, ma li raggiungeva con testa e agonismo. Il cruccio resterà la finale di Wimbledon, quella persa contro Ivanisevic nel 2001.
    18 – Marat Safin: bello e impossibile. Tennista fenomenale per talento, un rovescio come una carabina, sensibilità e classe. Avrebbe potuto dominare se… l’avesse voluto. Ha preferito tanta bella vita a durissimi allenamenti. La sensazione che abbia sfruttato si e no il 30% del suo potenziale. Ma quando c’era con fisico e testa, era il più forte o quasi. La semifinale vinta contro il Super Federer del 2005 agli Australian Open resta la partita forse tecnicamente più bella del nuovo secolo. Divenne n.1 l’11 settembre 2000, dopo aver ridicolizzato Sampras in finale a New York.
    19 – Gustavo “Guga” Kuerten: sorriso e allegria, una samba in campo. A vederlo danzare e scaricare rovesci clamorosi e vincenti potevi solo divertirti, non c’era modo volergli male. Arrivò all’improvviso nel grande tennis vincendo a Roland Garros nel 1997 dalle retrovie e per anni è stato tra i migliori al mondo, con un tennis arrotato e personale. Bellissima persona, un manifesto del piacere di giocare a tennis. È stato n.1 il 4 dicembre 2000, restando al vertice per ben 43 settimane. Purtroppo un problema all’anca l’ha pensionato troppo presto. Sarebbe stato bellissimo vederlo sfidare al top Nadal, sarebbe stata una sfida sul rosso stellare…
    20 – Lleyton Hewitt: Rusty, indomabile lottatore e due gambe impossibili. Ha dominato per un paio d’anni, prima dell’arrivo del ciclone Federer che ha spazzato via la concorrenza. Bravo ad emergere giovanissimo e imporre un tennis a tutto campo di pressione e qualità, fortissimo di testa e mai stanco. È stato n.1 il 19 novembre 2001 ed è rimasto sul trono per ben 80 settimane.
    21 – Juan Carlos Ferrero: oggi notissimo coach di Alcaraz, “mosquito” ha sofferto per issarsi sul trono del tennis, ma c’è arrivato con merito, riuscendo a superare avversari complessivamente più dotati come Kuerten, Hewitt e Safin. 8 settimane da leader, iniziate l’8 settembre 2003. Un bel diritto, tante gambe ma mai è riuscito a completare un tennis un po’ scarno e monotematico. Oggi è coach abilissimo.
    22 – Andy Roddick: il servizio più potente di sempre l’ha issato sul trono del tennis nel 2003, suo anno magico, dove ha vinto US Open. Appena in tempo prima dell’esplosione di Federer, l’uomo che gli ha letteralmente rovinato la carriera. Un po’ rozzo, ma potentissimo e con grande coraggio, non mollava mai e a Wimbledon nel 2009 è stato a una manciata di punti da vincere contro Roger. Una finale che si sarebbe oggettivamente meritato. Un solo Slam, e il n.1 raggiunto il 3 novembre 2003.
    23 – Roger Federer: che dire… il Maestro. Superato da Djokovic in quasi tutti i suoi record, ma la sua eredità nel gioco è molto superiore ai 20 Slam e mille altri traguardi raggiunti. È il tennista che, a detta di tutti, ha giocato meglio a tennis nell’era moderna. Una sinfonia e bellezza in movimento, un danzatore con una classe infinita. Il più amato, il più seguito, carisma e rispetto. Ha portato lo sport a vette superiori e questo vale più qualche Slam. n.1 il 2 febbraio 2004, lo è stato per 310 settimane. Nessuno incarna IL tennis quanto lui.
    24 – Rafael Nadal: l’impatto di Rafa sul tennis è stato brutale. Nessuno aveva giocato con tale potenza e rotazione, su terra è ben presto diventato ingiocabile e ha stabilito record che solo qualche marziano potrà superare. È andato oltre ogni limite umanamente immaginabile per resistenza, tenuta mentale e fisica. Un tennis mai visto prima, e molto migliorato negli anni. 22 Slam ma soprattutto un’aura in campo come pochi. Di Nadal non ce ne sarà mai un altro. Tennista clamoroso e grande persona. N.1 il 28 agosto 2008, poco dopo il suo primo Wimbledon.
    25 – Novak Djokovic: numeri alla mano il più vincente di sempre, il più forte di sempre. Elastico come nessuno, testa da agonista feroce e rovescio killer… ha lavorato per anni e anni superando ogni suo difetto e diventando il tennista più completo e complessivamente più forte. Ma non il più amato, quel carattere irascibile non si placherà mai. Ha pagato anche a caro prezzo il ruolo di terzo incomodo nell’amatissima rivalità Roger-Rafa, ma non per colpa sua. Personaggio divisivo, uomo vero, o lo ami o lo odi. Leggenda vera. N.1 il il 4 luglio 2011, lo è stato per 428 settimane. Incredibile.
    26 – Andy Murray: il 4° dei Beatles, o meglio, tennista fortissimo ma nato in un’epoca sbagliata… Ha riportato la union jack sul trono del tennis dopo oltre 70 anni, così come il successo a Wimbledon, ben 2. Ha sempre pagato dazio negli Slam agli altri tre, più completi di lui e soprattutto più forti mentalmente. Ma è stato un duro agonistica, c’ha creduto sempre e mille volte s’è rialzato dopo dure sconfitte, tanto che nel 2016 ha coronato una rincorsa strepitosa col n.1, ottenuto il 7 novembre di quell’anno. Poi gravi problemi all’anca l’hanno penalizzato quando era al vertice. Dice sempre quel che pensa e i suoi commenti social sono i migliori. Un grande personaggio e vero innamorato del gioco.
    27 – Daniil Medvedev: mai visto un tennista tanto alto e così rapido da dietro, capace di rincorre e cambiare ritmo, angoli e poi tirare mazzate impossibili. Servizio bomba, testa a dir poco complessa. Per ora un solo Slam, e che Slam… US Open 2021, ha stoppato Djokovic a un match dal completare il Grande Slam! Scacchista nella vita e in campo, è tanto storto nel gioco quanto affascinante. Che piaccia o no, quando gioca lui lo spettacolo è assicurato perché nessuno gioca come lui. È diventato n.1 il 28 febbraio 2022.
    28 – Carlos Alcaraz: il più giovane n.1 della storia. Lo è diventato dopo aver vinto US Open il 12 settembre 2022. Talento pazzesco, rotazioni ma anche velocità di braccio, anticipo e propensione offensiva “federeriana”. Si accende e si spegne, con picchi di rendimento inarrivabili e grandissimo spettacolo prodotto. Sorridente e genuino, è una benedizione per lo sport. Sta dando vita con Sinner a una rivalità bellissima. Ragazzo e tennista fantastico.
    29 – Jannik Sinner. Che dire… è Jannik! Lunedì 10 giugno sarà la prima volta da n.1 Speriamo la prima di tante. GRAZIE JANNIK, ci ha regalato un sogno che era quasi peccato il solo pronunciarlo…

    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

  • in

    Ufficiale: Djokovic salta il Miami Open

    Novak Djokovic

    Dopo le voci arrivate dal collega Ozmo, ecco l’ ufficialità: Novak Djokovic non giocherà il Miami Open. L’ha pubblicato il serbo con un messaggio social che riportiamo

    Hi Miami!Unfortunately I won’t be playing the @MiamiOpen this year. At this stage of my career, I’m balancing my private and professional schedule. I’m sorry that I won’t experience some of the best and most passionate fans in the world. I’m looking fw competing in MI in future!
    — Novak Djokovic (@DjokerNole) March 16, 2024

    “Ciao Miami! Purtroppo quest’anno non parteciperò al @MiamiOpen. In questa fase della mia carriera, sto bilanciando i miei impegni personali e professionali. Mi dispiace non poter incontrare alcuni dei tifosi più entusiasti e appassionati del mondo. Non vedo l’ora di competere in futuro a Miami!” scrive il n.1 del mondo.
    A questo punto, Djokovic tornerà sul rosso di Monte Carlo, dove risiede, per iniziare la stagione su terra rossa.
    Mario Cecchi LEGGI TUTTO

  • in

    Le emozioni di Nardi: “Ho il poster di Djokovic in camera, adesso ci gioco contro”

    Luca Nardi, classe 2003

    A volte i sogni diventano realtà. Luca Nardi stanotte affronta sul campo principale del Masters 1000 di Indian Wells sua “maestà” Novak Djokovic nel terzo turno del torneo californiano. Dopo aver ammirato chissà quante volte il poster del serbo appeso sul muro dalla sua camera, adesso se lo ritroverà face to face, dall’altro lato della rete nell’incontro più importante della sua giovanissima carriera. È un debutto importantissimo per il pesarese, per la prima volta contro il n.1 del mondo, e secondo match in carriera contro un top 10. Così il pesarese ne ha parlato al sito ATPtour.com.
    “Penso che sia una delle migliori esperienze che un ragazzo possa vivere, soprattutto per un giovane come me. Sì, ho una foto di Djokovic nella mia stanza, quindi potete immaginare per me quanto tutto questo possa essere emozionante. Sicuramente sarà una bellissima esperienza”.
    “Mi piace come Novak riesce a muoversi in campo. È un giocatore molto dinamico ed elastico”, continua Nardi. “Adoro la sua mentalità, l’essere sempre duro e cercare di restare concentrato e non lasciare che l’avversario veda come si sente o cosa pensa”.
    Davvero una favola quella di Nardi nel torneo: battuto nell’ultimo turno di quali da Goffin al termine di una durissima maratona, era lì in tribuna a guardare i connazionali con il suo team, aspettando all’indomani per il viaggio verso il prossimo torneo. Quindi il forfait improvviso di Etcheverry, testa di serie n.30, quindi via in tabellone e addirittura al secondo turno. “Non pensavo di restare qui. Sarei dovuto partire il giorno dopo”, confessa Nardi. “Sono rimasto semplicemente perché c’era una piccola possibilità di entrare ed è successo. La mia mente era già rivolta al prossimo torneo”.
    Nardi racconta di aver iniziato col tennis da piccolo per seguire le orme del fratello maggiore, Niccolò, nel club nei pressi di casa sua. “È molto bello. Pensando a dove ho iniziato, in un tennis club piccolo dove ero talmente timido che quasi non volevo scendere in campo. Mia madre doveva essere presente lì accanto alla rete perché avevo bisogno che fosse lì. Dovevo avere qualcuno che mi desse fiducia. Essere qui adesso, giocare in uno stadio come questo davanti a questo pubblico contro il numero 1 del mondo, sicuramente è qualcosa di bellissimo”.
    “Quando sono in campo mi piace giocare in modo molto aggressivo e forse questo può intrattenere il pubblico. Non mi piace essere noioso in campo” continua Nardi. “Spero che la gente possa divertirsi guardando le mie partite. Fuori dal campo? Sono un ragazzo normale, molto semplice”.
    Chiaro il suo approccio al match contro Djokovic: massima attenzione. “Devo essere molto concentrato su ogni punto, su ogni colpo che eseguirò. Farò del mio meglio e vedremo cosa succede” conclude Nardi.
    Con i punti già conquistati a Indian Wells, Nardi scala 18 posizioni, attualmente n.106 del Live ranking ATP. Non si può chiedergli di battere Djokovic, ma certamente questo torneo rappresenta un grande momento di crescita che lo avvicina al primo obiettivo del 2024, l’ingresso tra i migliori 100 in classifica, ormai a un passo.
    Mario Cecchi LEGGI TUTTO

  • in

    Pilic: “Djokovic il migliore, lo dicono i numeri. Credevo che Alcaraz avrebbe raccolto l’eredità dei big3, ma il suo fisico si sta già logorando”

    Nikola Pilic insieme a Djokovic

    Il “grande saggio” del tennis slavo Nikola Pilic esalta la carriera e qualità di Djokovic, e lancia un allarme sul futuro di Carlos Alcaraz. Il coach croato, in passato all’angolo di molti campioni e vincitore della Davis come capitano, ha rilasciato un’intervista al media serbo Novosti, nel quale si è soffermato su vari temi d’attualità con gli Australian Open alle porte. Il suo favorito è chiaramente Novak, da lui allenato quando il n.1 era ancora giovanissimo.
    “Quando si parla del migliore di sempre, si possono tirare in ballo molte cose, pareri soggettivi. Io parlerò di numeri. Bene, nel 2016 Novak aveva quasi 17.000 punti ATP. Più di Federer, Nadal e Murray messi insieme. Secondo: Djokovic è in vantaggio negli scontri diretti contro tutti i suoi rivali. Terzo: è l’unico ad aver vinto tutti e quattro gli Slam di fila. Quarto: detiene il numero maggiore di vittorie consecutive negli Slam, 30. Quinto: ha vinto il maggior numero di titoli Slam, 24. Sesto: saranno 410 settimane al numero 1 il 30 gennaio. Quanti anni ha? E in questa generazione, che è la migliore degli ultimi cento anni. E adesso qualcuno mi dirà che sono soggettivo? Sono obiettivo con i numeri” commenta Pilic.
    Ecco i dubbi del coach sul futuro di Alcaraz: “Quando vinse a Madrid rimasti stupefatto, dissi che era l’erede dei tre grandi. Continui a pensare che gioca molto bene, ma… ma mi dite che giocherà altri 12 anni come oggi? È forte ed è un buon giocatore. Mi piace davvero. Ma il suo fisico si sta già logorando. Quanti infortuni ha avuto finora?”. Un punto di vista che fa riflettere.
    Ultima nota per Sinner, sulla polemica nata dall’assegnazione al suo coach Cahill (con Vagnozzi) del premio ATP come allenatore del 2023. “Jannik Siner è un buon giocatore, ma non ha vinto nessuno Slam. Eppure il trofeo come miglior allenatore lo prende il suo allenatore, l’australiano Darren Cahill, e non Goran? Tutto questo da dove viene?” si domanda il croato.
    Mario Cecchi LEGGI TUTTO

  • in

    Kyrgios accusa l’ATP: “Il continuo cambio di palle alla fine ha colpito il polso di Djokovic”

    Nick Kyrgios insieme a Novak Djokovic

    Continua a rimandare il ritorno in campo per i postumi del grave infortunio al ginocchio, ma la sua lingua resta tagliente e i suoi commenti sempre più sferzanti. Parliamo ovviamente di Nick Kyrgios, che stavolta sul social X (ex Twitter) spara a zero contro l’ATP per il continuo cambio di palle, che a suo dire ha finito per provocare l’infortunio al polso del n.1 Novak Djokovic. Il serbo in United Cup ha perso il suo match contro l’australiano De Minaur, e per due partite consecutive ha mostrato fastidi al polso destro che l’hanno fatto ricorrere al medico in campo e trattamenti del proprio fisioterapista nel corso dei suoi allenamenti.
    “Il continuo cambio di palle alle fine ha colpito il polso di Novak”, scrive Nick. “L’ATP deve davvero fare qualcosa per questo problema. I giocatori soffrono tutto il tempo“.
    “Ok, alcuni pensano che io stia togliendo il merito ad Alex, sono semplicemente degli stupidi. Demon è un giocatore eccezionale e merita ogni successo che ottiene. Inoltre, per le persone che pensano che le palle non siano un fattore abbastanza grande da provocare un infortunio in un atleta, sono ingenui. Il carico sul gomito e sul polso di un giocatore durante l’impegnativa stagione è enorme”.

    Change of balls every week finally got to novaks wrist 😭 the atp really need to do something about this problem. Players suffer all the time 🙏🏽
    — Nicholas Kyrgios (@NickKyrgios) January 3, 2024

    Le richieste sempre più esplicite da parte dei giocatori di tutti i livelli per avere una selezione di palle più coerente ha costretto l’ATP a mettere sul tavolo la questione, tanto che nel corso dell’ultima edizione delle Finals a Torino Gaudenzi ha parlato con vari giocatori del tema. Hasek Pospisil, braccio destro di Djokovic nell’ideazione della PTPA, è tra coloro che hanno espresso le loro preoccupazioni su questo problema, fermamente convinto che il cambio di palle da torneo a torneo, quasi ogni settimana, stia mettendo a rischio la salute dei giocatori. “Qualche anno fa si discuteva sul fatto che l’ATP/WTA volessero rallentare il gioco per avere punti più lunghi per i fan. Il risultato è stato che le palle sono diventate sempre più pesanti e, sorpresa sorpresa… stanno uccidendo i nostri corpi” scrive il canadese. “Quasi tutti i giocatori con cui ho parlato si sentono allo stesso modo. Non ho mai visto così tanti infortuni al polso, al gomito e alla spalla nello spogliatoio. Se non si cambierà rotta su questi cambiamenti di palle, la situazione potrà solo peggiorare”.
    Djokovic in realtà non ha messo sul tavolo degli imputati le palle, affermando che sono cose che “capitano all’inizio di una stagione”, ma non si è dilungato in particolari. Vedremo se finalmente ATP e WTA prenderanno una decisione in merito, accogliendo le pressanti richieste dei giocatori.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

  • in

    Prize Money 2023: domina Djokovic, Sinner quarto. 69 i tennisti con oltre 1 milione di dollari guadagnati in stagione

    Novak Djokovic con la coppa di Parigi (foto Getty Images)

    Tre Slam su quattro e finale a Wimbledon, ATP Finals, 56 vittorie e 7 sconfitte con 7 titoli vinti complessivamente. Il 2023 di Novak Djokovic è una delle sue migliori stagioni in carriera, che gli ha permesso di chiudere nuovamente l’annata da n.1. Risultati pazzeschi che valgono al serbo anche uno scontato primato nella classifica stagionale dei Prize Money. Novak infatti ha intascato la cifra astronomica di 15,952,044 dollari, quasi tutti in singolare (solo 15,947 dollari ottenuti con le rare apparizioni in doppio), che portano il suo totale in carriera a ben 180,643,353 dollari, che lo rendono il tennista più ricco di sempre a livello di guadagni da tornei. Nettamente staccato Nadal con i suoi 134,640,719 dollari.
    La classifica dei Prize Money nelle prime posizioni ricalca quasi fedelmente il ranking ATP: secondo Alcaraz (10,753,431$), terzo Medvedev (9,239,679$), quarto Sinner (8,349,392$), quinto Rublev. Al sesto posto c’è Zverev, che sorpassa Tsitsipas (sesto ATP ma settimo per guadagni), poi Rune, Hurkacz e Fritz, decimo.
    Lorenzo Musetti è ventesimo (1,971,124 $), Lorenzo Sonego si piazza al n.37 per Prize money (1,313,408 $), e Matteo Arnaldi 73esimo (955,735 $). Matteo Berrettini ha giocato molto poco, ma il buon Wimbledon disputato gli consente attestarsi al n.65 per guadagni nel 2023 (1,028,055 dollari complessivi).
    Sono stati 69 i tennisti con un Prize Money complessivo nel 2023 superiore al milione di dollari: l’ultimo è il tedesco Altmaier con 1,009,986 $. Appena fuori (n.70) Andy Murray, con i suoi 997,741 $. Il centesimo nella classifica dei guadagni è il russo Shevchenko con 722,812 $. Al n.200 c’è Dalibor Svrcina con 273,086 $, appena prima di Luca Nardi con 272,596 dollari.
    Sono 12 gli specialisti del doppio capaci di superare quota 1 milione di dollari nel 2023: comanda Joe Salisbury (1,255,887$) seguito da Rajeev Ram (1,254,982$), Austin Krajicek (1,245,247$), tutti a zero introiti in singolare ma ottimi guadagni con i doppi, posizionati rispettivamente al n.42, 43 e 44 della classifica generale. Tra i migliori, il giocatore che ha ottenuto il maggior Prize Money in doppio è Rublev, per lui ben 368,363 dollari. Curioso che Alcaraz e Medvedev abbiano uno zero a guadagni in doppio in stagione.
    Questa la top 20 completa dei tennisti con maggiori Prize Money nel 2023 sul tour ATP.

    Tra i “milionari” anche il cinese Zhizhen Zhang (45esimo con 1,093,371 $), diventa il primo tennista del gigante asiatico a superare questa soglia per Prize money. Il connazionale Juncheng Shang invece è quello più giovane con maggior Prize money: per il 18enne (n.185 ATP) 407,479 dollari.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

  • in

    Sinner è matematicamente qualificato alle semifinali delle ATP Finals, è bastato il set perso da Djokovic vs. Hurkacz

    Hubert Hurkacz

    L’atmosfera era a dir poco elettrica nell’arena del Pala Alpitour quando Hubert Hurkacz ha servito per il secondo set sul 5-4 contro Novak Djokovic. Con tre bordate di servizio consecutive dopo un doppio fallo, il polacco ha chiuso a suo favore il secondo set (6-7, 6-4 lo score).
    La partita non è ancora conclusa (è in corso mentre scriviamo), ma il set vinto da Hubert contro Djokovic qualifica matematicamente Jannik Sinner alle semifinali delle ATP Finals 2023. Anche in caso di sconfitta stasera contro Rune, Sinner è sicuro di essere tra i migliori quattro del torneo. È il primo italiano nella storia delle Finals a sbarcare in semifinale, meritatissimo premio vista la sua eccellente stagione e grandi prestazioni nei suoi primi due match.
    La partita di stasera (ore 21) tra Jannik e Holger Rune sarà comunque molto importante per decidere se Sinner si qualificherà per primo o secondo nel girone. LEGGI TUTTO

  • in

    Nadal: “Vivo con un dolore gestibile. Non sento frustrazione per i 24 Slam di Djokovic, ho fatto tutto il possibile, lui ne avrebbe avuta perché lo vive con più intensità”

    Rafael Nadal nel corso dell’intervista

    Rafael Nadal ha rilasciato una lunga intervista al canale tv spagnolo Movistar Plus, nella quale racconta il suo presente, come convive col dolore (che a volte arriva anche solo scendendo le scale di casa e non gli dà tregua per il resto della giornata), le fasi del suo riposo e recupero e i suoi programmi. L’idea è quella di tornare in campo se il suo corpo glielo permetterà. Non ha una data certa per il ritiro, dovrebbe essere il 2024, ma si lascia la porta aperta in caso di un recupero superiore alle proprie aspettative. Anche una battuta sullo storico rivale Djokovic: per Rafa se fosse rimasto il serbo indietro nella corsa al maggior numero di Slam vinti vivrebbe la situazione con maggior frustrazione. Riportiamo diversi passaggi di questa intervista diffusa ieri sera in Spagna.
    “Mi sono operato il 2 giugno e da allora ho fatto altre cose che non avevo mai avuto la possibilità di fare. Sto cercando e riuscendo a godermi altre cose nella vita. Quando ero all’Accademia, l’ultima volta che sono apparso in pubblico ed era il giorno dell’annuncio, non sapevo che dovevo operarmi. In quel momento avevo bisogno di mettere un punto e di una pausa: anche se di mezzo c’è il titolo del Roland Garros, da Indian Wells dell’anno scorso, in cui mi sono rotto una costola giocando con Carlos, è stato un anno e mezzo difficile. Non c’è stato un momento di tranquillità. A volte i risultati mascherano la realtà della vita quotidiana”.
    “Avevo bisogno di tirare una riga e fermarmi. Prima di farlo volevo essere sicuro che fermandomi sarei riuscito a recuperare. Ho fatto un altro giro di visite mediche, analizzando tutto quello che stava succedendo allo psoas e, alla fine, ho visto che non c’era modo di recuperare. Il mio psoas era in pessimo stato, mi dissero che se non mi fossi operato non sarei guarito. Ho deciso di sottopormi ad un intervento chirurgico e da quel momento in poi sembra che l’operazione sia andata bene. Una volta operato, in un’operazione importante in cui hanno colto l’occasione per operarmi l’anca, che non stava molto bene, ho impiegato diversi mesi a riprendermi. I primi sono stati complicati, dolorosi, ma poi ho avuto la fortuna di staccare, passare del tempo con la mia famiglia, andare via da casa per 5 settimane… e mi sono divertito. Ora sono tornato al lavoro, da pochissimo tempo.”
    “Ho visto poco tennis in questo periodo. Ma non perché soffro non potendo competere. Non sono così. Sono uno che volta pagina molto velocemente, non sono uno di quelli che pensano che dovrei esserci, ecc. Questo non mi fa male: guardo gli US Open e non mi fa male lo stomaco per non essere lì. Nel mio caso, arriva un momento in cui sono in pace. È da un po’ che non riesco a stare nei posti in cui avrei voluto essere, ma lo vivo con naturalezza e accetto le cose come vengono. Guardo poco il tennis perché sento bisogno di disconnettermi. Ho visto la finale degli US Open, ho visto la finale di Wimbledon, ma guardo poco perché ho la sensazione che così non mi disconnetterei del tutto. Quando hai fatto qualcosa per tutta la vita, è difficile guardare una partita di tennis e distrarsi. Finisci per analizzare le cose come se poi dovessi giocare all’indomani e questo non ti permette di disconnetterti”.
    “Il dolore? No, non vivo senza dolore, ma con dolore controllato. Non è un dolore che rende amara la mia vita. Il mio carattere, quindi, sta bene. Sono più triste o più fregato quando provo più dolore del necessario. Ho un piede che sai sta molto male, e ci sono momenti in cui il mio piede non mi lascia vivere in pace, ci sono momenti in cui mi è difficile scendere le scale di casa. Quando succede, succede, è difficile essere molto felici”.
    “Mi piacerebbe giocare ancora, ho la speranza di tornare a giocare e di essere competitivo. La speranza non è tornare e vincere il Roland Garros o l’Australian Open, lo dico affinché la gente non si illuda, nel momento in cui mi trovo nella mia vita è qualcosa di molto lontano. Non dico impossibile, perché le cose nello sport cambiano molto velocemente, ma non sono deluso, sono pienamente consapevole delle difficoltà che devo affrontare. Ce ne sono diverse: una è insormontabile, è l’età, perché quando sei avanti con l’età è già complicato; l’altra sono i problemi fisici, che non mi permettono di allenarmi con regolarità al 100%. L’unione di queste due cose fa sembrare praticamente impossibile aspirare a certe cose. Questo mi toglie l’entusiasmo? No, perché alla fine quello che mi entusiasma è giocare ancora, sentirmi competitivo… e poi vedremo dove sarò”.
    “2024, il suo ultimo anno? Ho detto ‘forse’, sarà il mio ultimo anno. Ho detto ‘forse’: se l’avessi detto in un altro modo, non era il mio modo di esprimerlo… e lo confermo. Ci sono buone probabilità che lo sia, perché vedo come sta il mio corpo. .. ma non so come sarà il mio corpo tra tre o quattro mesi, sono sempre aperto a ciò che il futuro può portare”.
    “Ho saltato quattro anni e mezzo di tornei del Grande Slam a causa di infortuni, questa è la realtà. Ma lo sport è anche questo. Non è per questo che sono migliore di Djokovic, perché ho giocato meno. Lui ha avuto un fisico e un modo di giocare che gli ha permesso di giocare più di me. Ho fatto quello che potevo. Forse tornerò e vincerò altri tre Slam, è improbabile, davvero (ride), ma in questo senso non posso rimproverarmi niente”.
    “Il record degli Slam? Non sono frustrato per un semplice motivo: nei limiti delle mie possibilità, ho fatto di tutto per rendere le cose migliori possibili. Sì, puoi vivere frustrato con 22 Slam, per esempio Novak lo vive in modo più intenso. Per lui sarebbe stata una frustrazione maggiore non riuscirci. Forse è per questo che ce l’ha fatta”.

    .
    “Creo que Djokovic lo vive de una manera más intensa. Para él, hubiera sido una frustración más grande no conseguirlo”.
    #NADALenMovistarPlus, con @juanmacastano, a las 21:45 en + (dial ). pic.twitter.com/KpnRJC9ELM
    — Tenis en Movistar Plus+ (@MovistarTenis) September 18, 2023

    “Non ho mandato nessun messaggio a Djokovic: quando vinci qualcosa di così importante, per esperienza so che è meglio che passi un po’ di tempo per valutare quel messaggio. Lo farò , ma non l’ho ancora fatto. Naturalmente ho mandato messaggi a Carlos quando ha vinto o era vicino a vincere; gli altri… nel circuito non ho più tanti amici, ormai io vengo da un’altra generazione. Federer? Con lui si, ci parliamo di tanto in tanto”.
    “Futuro da allenatore? Perché no? Ma credo che difficilmente prenderà la maggior parte della mia vita futura. Magari qualche settimana con qualcuno, perché no… Vengo dal tennis, dallo sport in generale, e so che lo sport farà sempre parte della mia vita.”
    “Diventare presidente del Real Madrid? Oh… non lo so. Non è nei miei sogni, ma mi farebbe piacere. Ma prima di tutto sono abbastanza realista con me stesso, so quali sono i miei limiti e non so se ne sarei capace oppure no”.
    Una Rafael a 360°, che nonostante una serie infinita di problemi lascia intendere di crederci ancora. Mille e più volte è rinato. Stavolta la ragione lascia pensare che un suo rientro sia più che altro una bella e meritata passerella, per non esser costretto a dire “basta” come l’amico Roger, praticamente rotto. Ma parlando di lui la parola “impossibile” è un concetto molto più vago che per noi comuni mortali…
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO