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    Davis Cup 2024: Un Weekend di Sfide Decisive

    Marin Cilic nella foto – Foto Getty Images

    La storica Coppa Davis 2024 si accende con dodicii confronti che determineranno quali squadre nazionali affiancheranno Australia, Italia, Gran Bretagna, e Spagna nella seconda Fase prevista a Málaga dal 10 al 15 settembre. Questa settimana il torneo vede in campo alcuni tra i più grandi nomi del tennis mondiale, nonostante le controversie legate alla recente riforma del torneo.Mentre Australia e Italia, finalista e campione in carica, insieme a Gran Bretagna e Spagna, attendono già a Málaga, ecco alcune delle più intriganti eliminazioni in programma:
    – **Canada 🇨🇦 vs Corea del Sud 🇰🇷** a Montreal: Con Raonic e Pospisil in prima linea, il Canada cerca di sfruttare il vantaggio di giocare in casa contro un tenace team coreano, guidato da un Kwon che ritorna dopo un infortunio.
    – **Serbia 🇷🇸 vs Slovacchia 🇸🇰** a Kraljevo: In assenza di Djokovic, la Serbia punta su Djere, Kecmanovic, Lajovic e Medjedovic per superare gli slovacchi, rappresentati da Molcan e Klein.
    – **Croazia 🇭🇷 vs Belgio 🇧🇪** a Varazdin: Marin Cilic guida la Croazia in un match dove l’assenza di Goffin per il Belgio potrebbe fare la differenza, con un potenziale punto decisivo nel doppio di Dodig e Pavic.
    – **Ungheria 🇭🇺 vs Germania 🇩🇪** a Tatabanya: Un incontro equilibrato dove Marozsan e Fucsovics per l’Ungheria sfidano Struff e Koepfer della Germania, con Zverev che segue da lontano.
    – **Olanda 🇳🇱 vs Svizzera 🇨🇭** a Groningen: Grieskpoor e Botic dei Paesi Bassi affrontano una Svizzera guidata dal promettente Riedi.
    – **Repubblica Ceca 🇨🇿 vs Israele 🇮🇱** a Trinec: La Repubblica Ceca sembra favorita contro un Israele privo di giocatori nei top-400.
    – **Ucraina 🇺🇦 vs Stati Uniti 🇺🇸** a Vilna: Gli Stati Uniti, con Fritz e un solido doppio, sembrano avvantaggiati.
    – **Finlandia 🇫🇮 vs Portogallo 🇵🇹** a Turku: Ruusuvuori e Borges sono i protagonisti di un duello dove il doppio potrebbe risultare decisivo.
    – **China Taipei 🇹🇼 vs Francia 🇫🇷** a Taipei City: Mannarino guida una Francia che dovrebbe avere il sopravvento sugli asiatici.
    – **Argentina 🇦🇷 vs Kazakistan 🇰🇿** a Rosario: Cerúndolo, Báez e Etcheverry dell’Argentina cercano un facile successo contro un Kazakistan privo di Bublik.
    – **Svezia 🇸🇪 vs Brasile 🇧🇷** a Helsingborg: Un equilibrato scontro con giovani promesse come Leo Borg per la Svezia e Joao Fonseca per il Brasile.
    – **Cile 🇨🇱 vs Perù 🇵🇪** a Santiago: Jarry, Tabilo e Garín del Cile si preparano a sfidare il Perù di Buse e Varillas.
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    La squadra di Davis al Quirinale per Celebrare la Coppa Davis

    La nazionale italiana di tennis, vincitrice della prestigiosa Coppa Davis nel 2023, sarà ricevuta al Quirinale da Sergio Mattarella, il Presidente della Repubblica. L’evento si terrà il prossimo primo febbraio alle ore 16:00, marcando un momento storico per lo sport italiano.
    Questo incontro, originariamente previsto per il 21 dicembre, è stato posticipato a causa degli impegni dei giocatori, impegnati nella preparazione dell’inizio della stagione 2024. La squadra, guidata dal capitano Filippo Volandri, ha scritto una pagina gloriosa nella storia del tennis italiano, riportando in patria il trofeo più iconico del tennis ben 47 anni dopo il primo trionfo del 1976 a Santiago del Cile.
    Il successo straordinario, ottenuto in finale contro l’Australia, ha riacceso l’entusiasmo e la passione per il tennis in Italia. Al Quirinale, tutti i membri della squadra nazionale saranno presenti, insieme ad Angelo Binaghi, presidente della Federazione Italiana Tennis e Padel. Questo incontro rappresenta non solo un riconoscimento per l’impeccabile risultato sportivo, ma anche un’occasione per celebrare i valori di impegno, dedizione e spirito di squadra che hanno guidato gli azzurri verso il trionfo.Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    L’ITF premia l’Axion Open Chiasso

    Cèline Naef e Mirra Andreeva – Foto Mattia Martegani

    L’Axion Open di Chiasso è stato premiato come uno dei migliori tornei ITF al mondo. Dopo il successo conclamato dal campo e dagli spalti, il torneo svizzero è stato riconosciuto dall’International Tennis Federation come uno degli eventi di punta dell’ITF Women’s Tennis Tour. La rassegna andata in scena lo scorso aprile ha infatti rispettato tutti i requisiti amministrativi e operativi che, uniti al gradimento delle giocatrici, hanno contribuito all’assegnazione del prestigioso award e dell’ambita “stella di riconoscimento”. Questo premio non può che essere motivo d’orgoglio per il direttore dell’Axion Open Matteo Mangiacavalli e tutto lo staff del Tennis Club Chiasso, che ha lavorato con passione e dedizione in tutte le undici edizioni della kermesse. Con questi presupposti Chiasso non può che essere un punto fermo del calendario ITF. Sono già fissate le date per il 2024, la manifestazione, promossa ad ITF W75, si giocherà dal 15 al 21 aprile.
    La gioia del direttore Mangiacavalli – Dopo il ritorno in calendario nel 2022, l’ITF di Chiasso raccoglie i frutti del lavoro della grande squadra coordinata dal direttore Matteo Mangiacavalli. “Non ero a conoscenza di questo programma di riconoscimento, quindi la prima reazione è stata quella di sorpresa – ammette Mangiacavalli -. Questo premio è frutto del report dell’ITF e dei questionari compilati dalle giocatrici, quindi per noi è un’enorme soddisfazione perché si tratta di un feedback autorevole. Questo award premia il duro lavoro delle persone coinvolte nella macchina organizzatrice ed è a loro e a tutti gli sponsor, a partire dal title sponsor Axion Swiss Bank, che lo dedico. Allo stesso modo ringrazio Swiss Tennis che crede in questo progetto e ci sostiene dall’inizio”. Il ritorno in campo di Elina Svitolina e le rivelazioni delle finaliste Mirra Andreeva e Celine Naef hanno contribuito ad un torneo dal livello altissimo. Dopo il trionfo di Chiasso la tennista classe 2007 Mirra Andreeva ha raggiunto il terzo turno del Roland Garros, gli ottavi di finale di Wimbledon ed è entrata all’età di sedici anni nella Top 50 mondiale. Il 2023 è stato positivo anche per la promessa del tennis svizzero Naef, capace di centrare il successo nell’ITF $80.000 di Le Neubourg e di ottenere un best ranking di 121 WTA. “L’esplosione di Naef e Andreeva ci ha portato fortuna e ha sicuramente contribuito al successo della rassegna – evidenzia il direttore -. L’asticella per il 2024 si alza perché dobbiamo lavorare per mantenere questo standard e per migliorarci. Noi abbiamo già fatto un’analisi di cosa migliorare e abbiamo messo in atto delle idee per crescere. I tre livelli su cui lavoriamo sono giocatrici, spettatori e collaboratori. A prescindere dal ruolo che si ha, vogliamo far vivere a tutti il torneo al meglio”. LEGGI TUTTO

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    La Coppa Davis illumina Alghero. Fino al 2 gennaio sarà possibile ammirare l’Insalatiera presso la Torre di Porta Terra

    Da giovedì 21 dicembre 2023 a martedì 2 gennaio 2024, la Coppa Davis sarà esposta presso la Torre di Porta Terra di Alghero (Piazza Porta Terra n°9).Dopo il prologo milanese, con l’esposizione del trofeo ai SuperTennis Awards (il 4 dicembre scorso) e a Palazzo Marino, inizia il vero e proprio ‘Giro d’Italia’ del prestigioso trofeo tornato in Italia grazie all’indimenticabile trionfo di Malaga, ben 47 anni dopo il primo successo datato 1976.
    Il ‘Trophy Tour’ parte dalla Sardegna e nei prossimi mesi toccherà tutte le Regioni italiane, prima di concludersi a settembre a Bologna (in concomitanza con lo svolgimento del Group Stage della Coppa Davis 2024 che, per il terzo anno consecutivo, si disputerà sul campo indoor della UnipolArena di Casalecchio di Reno).
    Gli appassionati di Alghero avranno l’opportunità di ammirare l’Insalatiera nei seguenti giorni e nei seguenti orari:– 21 – 22 – 23 e 24 dicembre 2023, dalle ore 10:00 alle ore 13:00 e dalle ore 16:00 alle ore20:00;– 27 – 28 – 29 – 30 – 31 dicembre 2023 e 1 gennaio 2024, dalle ore 10:00 alle ore 13:00 edalle ore 16:00 alle ore 20:00;– 2 gennaio 2024, dalle ore 10:00 alle ore 13:00.L’ingresso allo spazio espositivo è gratuito. LEGGI TUTTO

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    L’Italia punta a ospitare le Finali di Coppa Davis: Milano candidata per il 2025

    L’Italia punta a ospitare le Finali di Coppa Davis: Milano candidata per il 2025

    L’Italia ha posto fine a un digiuno di 47 anni per rivincere le Finali di Coppa Davis. Ma ora la federazione italiana ha già un nuovo obiettivo in mente, molto chiaro: organizzare la fase finale della competizione, togliendo il ‘monopolio’ di questa situazione alla Spagna.
    Da quando il formato è cambiato, la Spagna ha sempre ospitato la fase finale delle Finali di Coppa Davis, prima a Madrid e più recentemente a Malaga, con l’edizione del 2024 che si svolgerà ancora in quel luogo. Tuttavia, secondo quanto riportato dal portale ANSA, Angelo Binaghi, si è già incontrato con il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, per discutere la possibilità di portare le Finali di Coppa Davis nella città.
    “Siamo pronti a competere per portare le finali della Coppa Davis a Milano a partire dal 2025, non appena la ITF aprirà le candidature. Siamo convinti di avere tutto il necessario per presentare una proposta competitiva, con l’impegno di tutti, sia del settore pubblico che privato. Abbiamo già iniziato le trattative con Sala e lui conosce la serietà del nostro impegno”, ha affermato Binaghi.Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Parito oggi da Milano il Trophy Tour della Coppa Davis. Gli appassionati di tutta Italia potranno vedere da vicino il simbolo dell’impresa azzurra fino a settembre

    Il trofeo resterà in esposizione fino al 13 dicembre nella Sala degli Arazzi, situata accanto alla sala che ospita la tradizionale mostra di Natale a Palazzo Marino. Dal 14 dicembre, la Coppa Davis si sposterà quindi a Roma, dove resterà in visione fino all’8 gennaio, per poi proseguire il suo tour per il Paese fino a settembre

    Dopo 47 anni, la Coppa Davis è tornata in Italia grazie al successo di Jannik Sinner, Lorenzo Musetti, Matteo Arnaldi, Lorenzo Sonego e Simone Bolelli che, guidati dal Capitano Filippo Volandri, hanno firmato a Malaga un’impresa storica in finale sull’Australia.Per celebrare il secondo trionfo azzurro nella storia della più antica manifestazione a squadre del tennis maschile, il prestigioso trofeo inizia oggi un vero e proprio ‘giro d’Italia’ per consentire a tutti gli appassionati di ammirarlo dal vivo, in una sorta di grande abbraccio che, come hanno fatto i nostri ragazzi a Malaga, sarà in grado di unire tutto il Paese nella passione per questo splendido sport.
    Ad inaugurare il Trophy Tour della Coppa Davis – questo pomeriggio presso la Sala degli Arazzi di Palazzo Marino a Milano – sono stati il Sindaco del capoluogo meneghino, Giuseppe Sala, e il Presidente della Federazione Italiana Tennis e Padel, Angelo Binaghi.Il trofeo resterà dunque in esposizione fino al 13 dicembre nella Sala degli Arazzi, situata accanto alla sala che ospita la tradizionale mostra di Natale a Palazzo Marino, quest’anno dedicata al Battesimo di Cristo del Perugino, e sarà possibile ammirarlo negli stessi orari di apertura della mostra (9:30 – 19:30, ad eccezione del 7 dicembre quando sarà esposto solo dalle 9:30 alle 12:30).
    Una seconda esposizione a Milano, arricchita da pannelli descrittivi, sarà programmata invece nella Sala dell’Orologio di Palazzo Marino a metà gennaio.Dal 14 dicembre, la Coppa Davis si sposterà quindi a Roma dove resterà in visione fino all’8 gennaio, per poi proseguire il suo tour per il Paese fino a settembre (il dettaglio delle date e delle location dell’esposizioni verranno comunicati a breve sul sito ufficiale della Federazione, ovvero https://www.fitp.it/), quando tornerà a far bella mostra di sé alla Unipol Arena di Bologna in occasione degli incontri della fase a gironi delle Davis Cup Finals 2024, inizio del percorso degli azzurri che punteranno a difendere il titolo.
    LE DICHIARAZIONI
    Angelo Binaghi, Presidente della Federazione Italiana Tennis e Padel: “Quella di Malaga è stata una vittoria storica che ci ha permesso di riportare in Italia – dopo 47 anni – la Coppa Davis. Un successo che la Federazione Italiana Tennis e Padel, visto il grande amore dimostrato per la Nazionale, ha intenzione di condividere con tutti gli italiani. In quest’ottica, si inserisce l’iniziativa del Trophy Tour che porterà in giro per tutto il Paese questa splendida Coppa, permettendo a tutti gli appassionati di ammirarla dal vivo. Siamo lieti che questo percorso inizi da Milano che ringraziamo, nella figura del Sindaco Sala, per la collaborazione nell’organizzazione di questa prima tappa. IL primo passo di un percorso che terminerà a Bologna, alla ‘Unipol Arena’ dove tutto è iniziato, per una sorta di ideale chiusura del cerchio”.
    Giuseppe Sala, Sindaco di Milano: “La Coppa Davis è un sogno per chi ama il tennis, lo segue e pratica questo e altri sport. Dopo 47 anni l’ambito trofeo è tornato all’Italia grazie alle straordinarie doti di una squadra eccezionale. Sinner, Musetti, Arnaldi, Sonego e Bolelli, con il capitano Volandri, ci hanno fatto vivere emozioni uniche nella finale di Malaga. Ospitare ed esporre la Coppa Davis a Palazzo Marino è motivo di grandissimo orgoglio e un profondo onore, un sentimento che di certo condivideranno tutti coloro che in questi giorni coglieranno l’occasione per vedere da vicino la Coppa e scattare una foto. Un appuntamento immancabile, un ulteriore dono alla città, ai milanesi e a tutti gli amanti dello sport”. LEGGI TUTTO

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    Davis, 47 anni sono passati in un lampo e ora non sono che un ricordo

    Gaudenzi e Nargiso in Davis (foto FITP)

    Un po’ di tempo ce n’è proprio voluto. Di solito è per elaborare un dolore, un lutto che si cerca di frapporre giorni per lasciar decantare, per farsene una ragione. Questa volta, no. Questa volta è stato per elaborare gioia e incredulità che ho dovuto attendere per realizzare che sì, era proprio vero che dopo 47 anni l’avevamo finalmente rivinta la Coppa Davis. Ecchisenefrega se è una Davis che non è più la Davis d’una volta, signora mia, se è una Coppa dimezzata e ha perso il fascino d’antan.Dopo averne viste tante, attraversate altrettante, mi ero persuaso che in sempiterno le mani su quella che qualcuno continua a volerla vedere come “un’insalatiera” non le avremo più messe.Sì, la crescita esponenziale di Sinner, il poter contare su un gruppo finalmente coeso, speranze ne dava, ma l’aver perso Berrettini faceva sì che la coperta rimanesse sempre un po’ corta.E quindi… Sì, in fondo in fondo, ma proprio in fondo, il sogno di poter rivivere quella stagione magica che fu il ’76 c’era sempre, ma rimaneva sogno.La mia generazione, quella che è arrivata la tennis quando questo è diventato “pop” grazie alle gesta di Panatta , è cresciuta avendo nella Davis un caposaldo.Chi c’era, come fa a non provare ancora un fremito ripensando a quel pomeriggio in cui Adriano e Bertolucci fecero neri Newcombe e Roche, riducendo gli aussies a povere comparse. “Pasta Kid” volleava come nessuno al mondo, esibì colpi dietro la schiena e giravolte, mentre Panatta fu semplicemente incanto.
    La favola bella della “squadra” durò ancora qualche anno e si spense, a mio ricordo e avviso, a Praga, in un momento preciso: quando il più gaglioffo dei giudici di sedia non chiamò un secondo rimbalzo a Tomas Smid, condannando di fatto Panatta alla sconfitta, Panatta che aveva già conosciuto nel corso del match angherie e l’ineffabilità dei giudici di linea cecoslovacchi.Per me la favola si spense lì. Fossimo andati, come era giusto, sull’1 a 0 per noi, forse l’avremmo potuta rivincere la Coppa, ma così non fu e cominciò il nostro inesorabile declino.Pesco così a caso tra i ricordi, che vengono a galla come tortelli in un’acqua bollente e spumosa, e rivivo come un discreto incubo una figuraccia rimediata a Cervia nell’82 contro la Nuova Zelanda di Chris Lewis – che l’anno dopo avrebbe sì fatto finale a Wimbledon ma che sulla terra battuta non era proprio un fulmine di guerra – e ancora peggio quello che ci fecero Vilas e Clerc nei quattro singolari dodici mesi dopo al Foro Italico.
    L’era, la generazione di Panatta, Barazzutti, Bertolucci e Zugarelli era da tempo avviata al capolinea, si era fatta troppa fatica a capire e accettare che il tennis fosse cambiato, e dietro di loro s’era costruito poco o nulla. Francesco Cancellotti, fisico da paura, sembrava poter essere il “nuovo che avanza” ma, per mille problemi, durò poche e non sempre fortunate stagioni e così in Davis prendemmo a consolarci con parziali soddisfazioni, con Ocleppo che divenne “l’eroe di Telford” per aver portato alla causa due punti cruciali in un incontro indoor contro l’Inghilterra.Venne poi il tempo di Paolo Canè, ma dietro di lui c’era ben poco: Cancellotti presto sfiorito, Simone Colombo che, ad alti livelli, poteva quel che poteva, Claudio Panatta bravino mai del tutto bravo, tanto che a un certo punto, e lo dico con tutto il rispetto del mondo nei confronti di un più che onesto giocatore, la nostra punta più avanzata sembrò essere Massimiliano Narducci, mentre Iaio Baldoni, per qualche mese, parve la nostra risposta al tennis muscolare di Bollettieri.
    Anni grami, mitigati da una mezza bella figura fatta dai nostri a Malmoe contro la Svezia di Pernfors, dove nella prima giornata ci fu l’esordio vincente di Omar Camporese. Ma alla fin fin fine si lottava sempre e solo per…perdere bene, perché di più proprio non si poteva.Il nostro tennis versava in condizioni quasi disperate. Ricordo edizioni degli Internazionali con spalti semivuoti anche durante le fasi finali, coi campionati femminili esportati in Puglia e in Umbria: una roba tristissima. Tanto che a un certo punto la panacea di tutti i mali sembrò trovarsi nel riconvertire i campi da tennis in campi da calcetto.
    Furono pochissimi quelli che si ribellarono alla tendenza. Alberto Castellani continuò la sua mirabile e infaticabile lotta contro tutto e tutti a Perugia, mentre dalle parti del Po quello straordinario visionario di Carlo Bucciero, a Moncalieri, al Circolo Le Pleiadi, poco lontano da Torino, prendendo sotto la sua ala protettrice Riccardo Piatti e i suoi “boys” – Cristiano Caratti, Renzo Furlan, Federico Mordegan e di lì a poco si sarebbe aggregato pure il “quarto fratello” Cristian Brandi…- dette inizio alla cosiddetta “iniziativa privata” che nel breve volgere di pochissimo tempo avrebbe sconvolto come un turbine il sonnolento mondo tennistico italiano.
    Il presidente della FIT Paolo Galgani, appena eletto, s’era ritrovato, senza merito alcuno, la Coppa Davis tra le braccia e per anni avrebbe proseguito un’anemica politica di sviluppo, tanto da ridurre a poca cosa tutto il nostro movimento tennistico.A poco o nulla servì l’esperimento del Centro Tecnico di Riano, la famosa “cattedrale nel deserto”, e ancor meno incaponirsi nel voler contrastare i privati sino a volerli far scomparire e insistere su modelli che di evolutivo nulla avevano: scuola nazionale maestri con linee didattiche vecchie, nullo il supporto dato ai giocatori over 18…
    Ma il nuovo questa volta sì che stava avanzando. Carlo Bucciero e Riccardo Piatti insieme dettero una spallata significativa e ruppero gli schemi: da lì in avanti nulla sarebbe più stato come prima, visto che tutto il movimento prese a rialzare la testa e a proporsi come non era più abituato a fare.La vittoria del ’90 a Cagliari contro la Svezia, quando Canè battè Mats Wilander in un match memorabile, fu forse l’ultimo incontro del vecchio conio. E che si doveva cambiare lo capì capitan Panatta quando, per stessa ammissione sua, sbagliò nello schierare, nel turno successivo a Vienna, contro l’Austria di Thomas Muster e “Limone” Skoff , Diego Nargiso, evitando di riconsiderare Omar Camporese, rinato alla corte de Le Pleiadi sotto le cure di Piatti prima e Infantino poi, e di ascoltare chi gli proponeva di provare Furlan o Caratti.Ma carta cantava e di lì a poco Panatta dovette prendere atto del cambiamento, anche se “la bella stagione” de Le Pleiadi durò poco, soffocata da qualche errore e dal sistema, che ci mise tanto del suo. Esemplare fu come tolsero a Bucciero il Trofeo “Colombo”, grazie a una “sanzione atipica accessoria”, per punirlo d’aver ospitato e poi fatto competere ragazzi fuggiti dalla guerra balcanica tra i quali c’era un giovanissimo Ivan Ljubicic. La ridicola sentenza ce l’ho ancora in qualche cassetto.

    1993 World Group Quarter-final 📸
    The last time Australia & Italy played each other in #DavisCup ⏮️#DavisCupFinals pic.twitter.com/JjlmXCydbY
    — Davis Cup (@DavisCup) November 26, 2023
    (Italia vs. Australia nel 1993 a Firenze)
    Ci fu però il tempo di vedere un Camporese stellare in quel di Dusseldorf abbattere Stich e arrendersi poi di nuovo al quinto con Becker, come era già accaduto poche settimane prima agli Australian Open, giocando persin meglio di quanto fatto nell’epico match chiuso per 14-12 nel set decisivo; un Omar straripante, l’anno dopo a Bolzano, dare la più dura delle lezioni a Emilio Sanchez per due set e mezzo, godere dell’esordio di Caratti, prima che apparisse sul nostro cammino la triste spiaggia di Maceiò. Opposti al Brasile, su un campo realizzato sull’arenile, che più umido non si poteva, tornammo spezzati: Stefano “Pesco” Pescosolido finì per essere portato fuori dal campo incrampato dalla punta dei capelli sino agli alluci, prosciugato da un clima infame mentre stava lottando contro Oncins, e Camporese compromise così tanto il suo gomito destro che dovettero poi operarlo aprendogli l’articolazione, l’ortopedico dixit, “come un’arancia”. Da quel momento Omar non fu più il vero Camporese, anche se nel 1997 a Pesaro, contro la Spagna, ci regalò ancora una delle migliori versioni di se stesso, battendo praticamente da solo (con Furlan e Nargiso in doppio…) gli iberici. L’ultimo lampo targato Le Pleiadi fu la soddisfazione di vedere Cristian Brandi schierato a Palermo contro gli USA, ma, come detto “la bella stagione” era già volta al termine.
    Tutto però sembrava promettere finalmente bene, visto che all’orizzonte era apparso Andrea Gaudenzi, che per imparare il mestiere al meglio era approdato alla scuderia di Ronnie Leitgeb, mentore e manager di Muster.Il periodo di Gaudenzi in Davis ci vide più vicini al riprenderci la Coppa, ma per più d’un motivo il destino ce la negò sempre.Nel ’96 battemmo i Russi sul campo all’apparenza da loro preferito: giocammo fuori, nel gelo del Foro Italico in un febbraio ghiacciato. Vedere Renzo Furlan battere Chesnokov in una delle più gelide serate romane nel match decisivo, in condizioni oltre il limite, fu una goduria. Molto meno – ma ve lo ricordate?- vedere i nostri poi bistrattati dai giudici a Nantes: il seggiolone dell’arbitro strattonato da Panatta secondo me trema ancora adesso ed equivaleva, ai miei occhi, alla sedia sollevata da Mondonico ad Amesterdam: ribellarsi, seppur inascoltati, a una evidentissima, enorme ingiustizia.L’anno dopo raggiungemmo giustamente la finale contro la Svezia e chissà come sarebbe andata se il tendine della spalla di Gaudenzi non avesse fatto crack contro Norman… Anche questo boccone amaro, purtroppo, ce lo ricordiamo, eccome se ce lo ricordiamo.
    Da lì in avanti, nuovi anni grami col doversi accontentare sempre e comunque, con un cammino in Davis che si sapeva fin da subito che si sarebbe arenato presto.Ci toccò pure l’onta della serie C, perdendo dallo Zimbawe nel 2003.Qualche lampo qua e là dopo ci fu. Ricordo un Volandri battere Ivanisevic sul rosso del Foro Italico, Seppi sconfiggere Ferrero sulla terra battuta di Torre del Greco; l’esordio al cardiopalma del povero Federico Luzzi contro la Finlandia a inizio secolo, e poi tanta gente di buona volontà schierata in ordine sparso alla ricerca d’una quadratura difficile da trovare: Mosè Navarra, Vinz Santopadre, Giorgio Galimberti, Stefano Galvani, Alessio Di Mauro…Una presa di posizione, una querelle mal composta sottrasse a Simone Bolelli forse il suo tempo migliore come singolarista in Davis e dovemmo aspettare un po’ prima che il più talentuoso di tutti – ma anche il più balzano-, Fabio Fognini, ci regalasse un giorno da campione indiscusso in quel di Napoli schiantando in tre set capolavoro Andy Murray. Però, ripeto, erano vittorie molto parziali, perché ci mancava sempre ben più di qualcosa per aspirare a poter tornare a vincere.Nel ’19 la formula della Davis è cambiata e anche non siamo cambiati. In meglio.
    Nel corso dell’ultimo decennio, soprattutto, c’è stato un deciso cambio di rotta nella politica federale riguardo ai giocatori di vertice, con collaborazioni, supporto e sovvenzioni che finalmente hanno permesso a un generazione intera di raccogliere frutti, una generazione che ha potuto continuare a forgiarsi nei propri club, senza remore o avversioni.Senza questo gente come Sonego e Arnaldi, tanto per citarne due che le mani sulla Coppa ora le hanno messe, con ogni probabilità si sarebbe persa. Ricordo ancora la disperazione di Gipo Arbino quando non riusciva a darsi pace, sentendo d’avere tra le mani un possibile campione, e vederne mortificate le ambizioni, perché non riusciva a trovare credito per avviarlo all’attività internazionale che necessitava. Per fortuna poi le porte si sono schiuse.
    E adesso siamo qui, ancora discretamente increduli che sia davvero successo, che sia tutto vero.Dai, si dica la verità, quando Sinner è scivolato sotto per 0-40, con tre match point a sfavore, cosa abbiamo pensato? Può mai essere che Nole non riesca a trasformarne neppure uno? E invece… Quando sulla prima palla-partita gli è scappato via quel back di rovescio, non so perché, ma ho creduto d’aver avuto e visto un segno, che qualcosa potesse succedere. Sì, la Coppa l’abbiamo rivinta lì. Proprio in quell’istante. D’accordo, d’accordo, si deve sottolineare come Sonego sia stato decisivo nei due doppi contro Olanda e Serbia, come Arnaldi, pur giocando non bene, abbia strappato col cuore e col morso il primo singolo della finale, ma se si vuole indicare un momento, un momento solo per dire quando e come la nostra storia è cambiata, non si può che indicare quanto avvenuto nel decimo game del terzo set nel match tra Sinner e Djokovic. Lì, proprio lì è iniziato e finito tutto.La cosa ancor più straordinaria. E che non smette di sorprendermi, è che con ogni probabilità per avere un tris non dovremo attendere altri 47 anni: c’è un Italia bella e diversa, giovane e forte, capace di regalarci a piene mani, nel tempo che verrà, ciò che siamo stati costretti a elemosinare per decenni.Gli occhi ben più che umidi di domenica 26 Novembre 2023 li abbiamo desiderati a lungo, in un’era che pareva non finire mai; in una terra inaridita, che un destino malevolo sembrava aver reso incapace di ridare frutti. Invece, in tre giorni è cambiato tutto, 47 anni anni sono passati in un lampo e ora non sono che un ricordo.
    Elis Calegari LEGGI TUTTO

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    Davis Cup Nations Rankings incorona l’Italia campione del mondo. Italia al n.1 della classifica per la prima volta

    Italia al comando nel ranking per nazioni

    Anche il Davis Cup Nations Rankings incorona l’Italia campione del mondo. Nella giornata successiva al trionfo di Malaga nella finale contro l’Australia – secondo storico acuto nella competizione a 47 anni di distanza dal primo – l’International Tennis Federation ha diffuso la classifica per nazioni che per la prima volta vede in testa la selezione azzurra.
    La classifica per nazioni della Coppa Davis viene pubblicata dopo ogni settimana di gare e riflette le prestazioni delle squadre nelle quattro stagioni precedenti, con un peso maggiore riconosciuto ai risultati recenti. Le classifiche attuali coprono un periodo di cinque anni a causa dell’accorpamento delle stagioni 2020 e 2021 a causa della pandemia di Covid-19.
    Queste, nel dettaglio, le prime dieci posizioni del ranking mondiale di fine anno:1. 🇮🇹 ITALIA2. 🇨🇦 Canada3. 🇦🇺 Australia4. 🇪🇸 Spagna5. 🇷🇸 Serbia6. 🇭🇷 Croazia7. 🇬🇧 Gran Bretagna8. 🇩🇪 Germania9. 🇳🇱 Olanda10. 🇨🇿 Repubblica Ceca LEGGI TUTTO