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    Medvedev parla da Montreal: “Il 2024 è un buon anno per me, ma è l’ora di vincere un titolo”

    Daniil Medvedev (foto Getty Images)

    Estate, cemento …quindi è l’ora di vincere. Così Daniil Medvedev parla da Montreal, sbarcato in Nord America dopo un torneo Olimpico tutto sommato deludente, ma sul quale non riponeva grandissime aspettative visto il campo in terra battuta che non ama affatto. Il moscovita ha tracciato con il sito ufficiale ATP un primo bilancio del suo 2024, 7 mesi nei quali è stato piuttosto consistente (35 vittorie e 11 sconfitte) raggiungendo una finale Slam a Melbourne e la semifinale a Wimbledon, ma quello zero alla casella titoli insieme a diverse sconfitte “dolorose” è un boccone amaro che vuol assolutamente mandar giù, sorseggiando un calice di champagne da un bel magnum ricevuto insieme al trofeo del vincitore. Daniil è esploso nel grandissimo tennis nell’estate 2019, dove impose il suo gioco unico, servizi imprendibili abbinati a grandi difese, diventando uno dei migliori tennisti al mondo sui campi in duro all’aperto. Proprio a NY ha vinto il suo unico Slam e generalmente nelle settimane tra agosto e settembre esprime sempre il proprio meglio. Normale che le sue aspettative per il Masters 1000 canadese e gli appuntamenti successivi siano molto alte.
    “Generalmente quando arrivo a questo punto, in Canada, tutto ciò che è successo prima non ha troppa importanza perché di solito inizia la parte migliore della mia stagione“, afferma Medvedev. “Alla fine sono abbastanza contento della mia annata. Ho avuto dei buoni risultati e delle buone strisce, alcune vittorie davvero importanti. Ciò di cui non sono contento è il non aver vinto ancora un titolo, ma sto giocando bene nei tornei più importanti e ho perso contro dei grandi avversari”.
    Già, le sconfitte… questo forse il punto dolente per il russo. Nel 2024 infatti Daniil ha perso da Sinner a Melbourne e Miami, da Alcaraz a Indian Wells e Wimbledon, vendicandosi su Jannik a Wimbledon, ma di top 10 battuti in stagione (oltre all’azzurro a Londra) solo Rune a Indian Wells, Zverev e Hurkacz a Melbourne ad inizio anno. Buono, ma il miglior Medvedev ci aveva abituato a più vittorie e titoli. Un livello di gioco piuttosto alto, ma forse non più abbastanza a riportarlo al vertice o molto vicino a Jannik, Carlos e Novak. Lo testimonia anche la posizione n.5 nel ranking, scavalcato da Zverev rispetto ad inizio stagione. E lo racconta soprattutto il campo, dove contro i migliori tre (e anche Zverev) si è avuta la sensazione di una certa fatica e difficoltà ad imporsi. Forse Daniil è arrivato ad un punto nel quale il suo “classico” gioco non basta più, gli altri sanno come affrontarlo e alla fine la sua tenace resistenza non basta. Lo dimostra forse anche il crescente nervosismo che da tempo lo accompagna in campo.
    Tornare a Montreal, dove è iniziata la sua scalata al grande tennis, potrebbe rendergli la spinta di cui ha bisogno. Quella cavalcata estiva 5 anni fa gli cambiò la vita: “Al cento per cento, perché prima sapevo di poter giocare bene, ma non avevo mai ottenuto grandi risultati e quello è stato il periodo in cui ho raggiunto la prima finale del Masters 1000, ho vinto quella successiva a Cincinnati e sono arrivato in finale agli US Open, il che è stato incredibile”, continua Medvedev. “Quello è stato il primo torneo, insieme a Washington, dove ho giocato davvero al mio meglio, in cui ho iniziato a capire ancora di più cosa dovevo fare in campo per battere i giocatori migliori”.
    Quest’anno Medvedev è terza testa di serie nel primo 1000 estivo, aspetta il vincente di Safiullin – Davidovich Fokina nel secondo turno. “Cercherò di arrivare fino alla fine dell’anno con il mio miglior tennis. Voglio vincere un grande titolo e ottenere più punti, è sempre importante. Più in alto arrivi alla fine, più si vede quanto è stata grandiosa la tua stagione. Sono abbastanza soddisfatto della stagione finora, ma voglio decisamente di più” conclude.
    Il russo dovrà difendere anche la pesante cambiale della finale 2023 agli US Open. Ma ascoltando le sue parole, non ha assolutamente in testa la difesa di quel che ha già ottenuto, ma un unico solo pensiero: vincere. Ce la farà? Montreal è il primo grande obiettivo. Sinner e Zverev, i primi due del seeding, sono avvisati.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Medvedev (prossimo avversario di Sinner): “Cercherò di sorprenderlo”

    Daniil Medvedev (foto Getty Images)

    Nei quarti di finale di Wimbledon andrà in scena una nuova sfida tra Sinner e Medvedev. Sarà il loro dodicesimo confronto diretto, gli head to head sono ancora a favore del moscovita con 6 vittorie e 5 sconfitte, ma la tendenza è nettamente a favore dell’italiano che dopo aver perso i primi sei match ha vinto gli ultimi cinque di fila, due disputati quest’anno tra Australian Open e Miami. L’ultimo incontro – disputato in Florida sul cemento – è stato vinto in maniera netta da Jannik, un 6-1 6-2 senza appello, con un dominio totale del gioco e una sensazione di superiorità totale. Per la prima volta i due si affronteranno su erba (nemmeno si sono affrontati su terra battuta); che la superficie possa scombinare le carte in tavola? Daniil ha sempre affermato di detestare il gioco sui prati, ma il suo tennis è migliorato col passare degli anni. Anche Sinner ha iniziato stentando su erba, poi ha capito come correre, le dinamiche e tempi di gioco, tanto che oggi il suo tennis sulla più antica delle superfici è molto efficace. Parlando alla stampa dopo la partita di ottavi di finale, vinta per lo sfortunatissimo ritiro di Dimitrov, Medvedev ha focalizzato l’attenzione sulle difficoltà del giocare contro Sinner.
    “Non abbiamo ancora parlato, ma ci siamo allenati con Jannik qui prima del torneo. È stato un set fantastico” afferma Daniil. “La cosa particolare è che ho perso cinque volte. Ma se ricordo bene, quattro di queste sfide sono state molto lottate. Sono stato sfortunato o no? Anche a Pechino ci sono stati due tiebreak, a Vienna è stata una partita davvero pazzesca e a Torino è stata una partita equilibrata. Poi a Miami lui ha vinto facilmente, ma non credo che fossi troppo lontano. Jannik ha fatto ottimo lavoro vincendo cinque volte di seguito. Ora giocheremo sull’erba sono sicuro che cercherò qualcosa di nuovo, spero di giocare bene. Il servizio è importante sull’erba, più servi bene, meglio ti senti in partita e sarà così sia per entrambi. Cercherò di sorprenderlo e di metterlo in difficoltà. Sono sicuro che lui farà lo stesso. Spero che sia una bella partita. Cercherò di dare il massimo per vincere.”
    Così Medvedev parla di come sia cambiato il gioco di Sinner dai loro primi incontri: “Gioca meglio e sbaglia di meno. Quando Jannik è arrivato sul circuito, tutti sono rimasti un po’ sorpresi, non per la potenza dei colpi, ma per quanto velocemente corre e per come colpisce bene da tutte le posizioni in campo. Ma sbagliava troppo e quindi ha perso tante partite. Appena ha smesso di commettere tanti errori spingendo, è migliorato, ora è molto difficile batterlo, non solo per questo e non solo per me. Ha grandi qualità. Di solito gioco al mio meglio contro il numero 1 del mondo. Vediamo se questo mi aiuta contro Jannik. Prima il suo servizio non era così buono. Senza dubbio è più difficile giocare contro di lui rispetto a prima. Inoltre, come ho detto, le nostre partite sono state molto combattute, ho avuto le mie occasioni, cercherò stavolta di sfruttarle meglio” conclude il russo.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Ranking ATP: se Djokovic non raggiunge la finale a Roland Garros, Sinner sarà n.1 del mondo anche non giocando a Parigi

    Jannik Sinner (foto Getty Images)

    La sconfitta a sorpresa di Novak Djokovic al Masters 1000 di Roma per mano di uno scatenato Tabilo, apre nuovi interessanti scenari per il Ranking ATP a Jannik Sinner. Infatti il serbo, già uscito di scena, non può rafforzare la sua leadership in classifica con nuovi punti a Roma.
    A questo punto Jannik Sinner quando inizierà Roland Garros scavalcherà al n.1 della classifica Live, con il serbo che scarterà ben 2000 punti, quelli del suo titolo 2023, mentre l’azzurro solo quelli del secondo turno dell’anno scorso, soli 45 punti. Novak Djokovic per mantenere la prima posizione in classifica dovrà necessariamente arrivare in finale al Roland Garros.
    Infatti Djokovic quando scatterà lo Slam “rosso” avrà 7860 punti nella classifica Live, Sinner 8725, + 865 punti di vantaggio sul serbo, un gap che Noval può colmare solo se arriverà almeno in finale. E questo anche se Sinner decidesse precauzionalmente di non giocare a Roland Garros.
    C’è un terzo incomodo: Medevdev. Tuttavia il russo avrà una strada assai complicata per ambire a tornare in cima al ranking: arrivare almeno in finale a Roma e vincere a Parigi. In questo caso infatti sommerebbe 8835 punti, con un sorpasso anche su Sinner che non gioca a Parigi.
    In conclusione, Sinner è fermo ai box per curare il problema all’anca, ma nonostante tutto ha eccellenti probabilità di essere il 29esimo n.1 del tennis mondiale il prossimo lunedì 10 giugno. Anche senza giocare il Roland Garros.
    Mario Cecchi LEGGI TUTTO

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    Medvedev dopo l’infortunio a Madrid: “Ho sentito l’anca bloccarsi. Roma? È a rischio”

    Daniil Medvedev col trainer a Madrid

    Prima Alcaraz, poi Sinner, quindi Medvedev. Il vertice del tennis mondiale ha vissuto in poche settimane una catena terribile di infortuni. L’ultimo in ordine di tempo è stato Daniil, costretto al ritiro al termine del primo set a Madrid contro Jiri Lehecka. Il russo ha sentito un dolore forte e improvviso all’anca, e dopo aver consultato il fisioterapista del torneo, ha preferito fermarsi poiché il problema rischiava di aggravarsi continuando il match. Nel dopo partita, a caldo, Medvedev non riesce a trovare una spiegazione. Ha affermato di dover approfondire la sua situazione attraverso esami, ma di non aver la minima idea di quale possa essere il suo futuro prossimo, inclusa la reale possibilità di dover rinunciare al 1000 di Roma, dove è campione in carica. Così Daniil si è espresso, visibilmente affranto, nella press conference di ieri sera.
    “Ho sentito la fitta dolorosa subito dopo una risposta, lui aveva appena provato un serve and volley. Non ricordo se l’ho sentito al momento in cui ho fatto lo scatto per rispondere oppure quando Jiri ha colpito di volo, ricordo perfettamente che quando ho fatto lo scatto in avanti provando ad accelerare per andare verso la volée, in quel movimento, all’improvviso, ho sentito che la mia anca si bloccava. Non potevo sprintare, come quando hai uno stiramento o uno spasmo, è davvero difficile sapere quale sia tra le due. È arrivato il fisioterapista e gli ho chiesto se continuando il problema poteva peggiorare. Mi ha detto che se fosse stato uno stiramento, sì, ero a rischio. Se era solo uno spasmo, no. Ho provato a continuare a giocare ma la testa non mi lasciava tranquillo, pensavo solo a cosa potesse essere successo, così a fine set ho provato a fare uno sprint verso rete: se non avessi sentito nulla avrei provato a continuare a giocare e andare oltre per vedere cosa sarebbe successo, ma ho capito che no, non era possibile continuare, non mi sentivo bene. Non posso dire molto di più adesso. Spero che la risonanza magnetica dia una risposta per capire di cosa si tratta e vedere se ho bisogno di cinque giorni, due settimane, non ne ho idea. Non posso dire altro”.
    A ieri sera, secondo Daniil il torneo di Roma è a serio rischio: “In questo momento sì, senza dubbio. Ho bisogno di vedere la risposta degli esami e parlare con la mia squadra. Sarebbe fantastico poter tornare dopo aver vinto il titolo l’anno scorso, ma devo vedere che infortunio ho, perché in questo momento non ho idea se sia qualcosa di molto serio, appena serio o per niente serio”.
    Nei giorni scorsi non aveva accusato alcun tipo di problema: “Solo oggi. C’è sempre una certa tensione nel corpo, vengo da due partite in tre set, anche quella contro Bublik ha generato un po’ di tensione: è chiaro che puoi sentirti un po’ rigido, ma non era dolore. Ho iniziato la partita al 100% e sono deluso, sentivo molto bene all’inizio della partita, sentivo di essere entrato molto bene in campo. Purtroppo tutto è finito molto velocemente. È un peccato, era la mia prima partita contro Jiri, che sta giocando ad un livello magnifico, quindi mi interessava affrontarlo e cercare di analizzare e adattarmi al suo gioco. Non avevo dolori prima della partita”.
    Infortunato, come Sinner e Alcaraz. Medvedev riflette sulla situazione: “È complicato dire come mai. Penso che gli infortuni facciano parte dello sport. È chiaro che più giochi bene, più partite giochi e più rischi di stancarti e infortunarti. La transizione tra le superfici è molto veloce. Se giochi bene a Miami, hai quattro o cinque giorni prima di Monte Carlo per allenarti sulla terra. Allo stesso tempo, ora che non siamo più a Montecarlo, ho già un po’ di allenamento sulla terra, ma sì, più giochi, più sei a rischio di infortuni. Di solito mi prendo molta cura del mio corpo. Perché è successo questo? Non lo so. Fa molto freddo, non è facile per il corpo adattarsi…”.
    Quindi Medvedev come uniche ipotesi a questi infortuni, oltre a una perversa coincidenza, indica le condizioni mutevoli e il giocare molto. Non sarà forse il tipo di tennis ormai dominante sul tour, troppo fisico e stressante per il corpo, il vero imputato di questi molteplici infortuni?
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Masters 1000 Madrid: Matteo Arnaldi si arrende in tre set a Daniiil Medvedev

    Peccato. Metteo se la gioca quasi alla pari con un Medvedev forse non al top, ma che nel secondo e terzo fa ben pochi sconti.Matteo gioca su un filo di lana, sempre in spinta e col massimo rischio, infatti mette a segno una caterva di vincenti ma commette altrettanti errori. Ecco, se solo riuscisse ad aumentare di un 15-20% il tasso di precisione, queste partite, giocate su pochi punti, le porterebbe a casa. Il tempo è dalla sua parte e noi non vediamo l’ora di divertirci. Forza Matteo! LEGGI TUTTO

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    Medvedev & Rublev, quando la frustrazione è il nemico

    La furia di Medvedev contro il supervisor di Monte Carlo

    Daniil Medvedev e Andrey Rublev sono vicini da sempre. Moscoviti, quasi coetanei, hanno percorso le vie intricate e per niente facili dell’ascesa verso il tennis che conta fin da piccoli, condividendo gioie e dolori in lunghe trasferte lontano da casa. Un’amicizia vera, inscalfibile ai rigori del tempo e delle sfide in campo, tanto che Andrey è pure padrino della figlia di Daniil e i due passano spesso del tempo insieme nelle pause del tour, tra Costa Azzurra e Spagna. Diversi come carattere, diversissimi nel gioco in campo, ultimamente i due sono accomunati seppur con declinazioni differenti da un problema piuttosto serio: la difficoltà nella gestione della frustrazione. Nelle ultime settimane Rublev prima e Medvedev poi sono stati protagonisti di episodi tutt’altro che positivi, nei quali la loro rabbia è esplosa con virulenza incontrollabile, una fragilità mentale che sta penalizzando in modo pesante il rendimento sportivo.
    Il fatto di Dubai ha sdoganato Rublev oltre i confini tennistici: la squalifica contro Bublik per aver insultato pesantemente un giudice di linea in una fase calda del match ha fatto il giro del mondo. Non è stata la prima volta che Andrey se l’è presa con un membro dello staff tecnico, pure nell’esibizione UTS di Oslo (in un match per così dire “amichevole”) era arrivato a scalare il seggiolone dell’arbitro per perorare la propria causa con un piglio non proprio cordiale. Urlacci contro se stesso, contro il suo angolo e il mondo intero, racchettate sulle le proprie gambe o scarpe con la stessa potenza del suo diritto, telai scaraventati a terra con altrettanta forza, tutti episodi ai quali assistiamo da tempo e che confermano quanto il russo sia in difficoltà nella gestione della propria ansia, frustrazione e delusioni, una tensione che lo manda fuori controllo e ovviamente ne penalizza le prestazioni. Dopo la squalifica di Dubai ha fatto mea culpa, ha scritto sui social di aver capito dove ha sbagliato promettendo il massimo impegno per migliorarsi e affermando di aver intrapreso un percorso specialistico ad hoc. Da allora ha vinto un solo match (vs. Murray a Indian Wells), poi solo sconfitte, inclusa quella dolorosissima di questa settimana a Monte Carlo contro Popyrin, mesta uscita di scena da campione in carica. Sembra che di strada per svoltare ce ne sia ancora parecchia, e bella ripida…
    Non va poi così meglio all’amico Daniil, che nelle ultime due prestazioni a Monte Carlo ha brillato più per la furia in campo che per quei colpi ineguagliabili che lo rendono uno dei più forti al mondo. Già contro Monfils non era stato calmo, ma nella sconfitta negli ottavi vs. l’amico Khachanov ha messo in scena un teatro dell’orrore: prima una racchetta scagliata violentemente sui teloni (pardon, oggi sono dei maxi monitor), comportamento inaccettabile che per regolamento, vista la violenza del gesto coi i giudici di linea nei pressi, sarebbe già da sola stata passibile di immediata squalifica, poi ha inscenato una protesta terribile tra giudice di sedia e supervisor. Per quel che aveva scatenato la questione poteva anche aver un minimo di ragione a protestare, ma non così, con tanta virulenza e vigore. Anche Daniil, come l’amico Andrey, ha in questa fase della sua carriera un’enorme difficoltà nel gestire lo stress in campo e la frustrazione di situazioni che girano male. Anche Medvedev ha affermato di esser consapevole del problema, che fuori dal campo è un ragazzo assai affabile sereno, ma che in campo si trasforma e diventa difficile per lui gestire le emozioni. Ricordiamo quando coach Cervara un po’ di mesi fa decise di mollare il box nel corso di un match del suo assistito, stanco di esser offeso dopo ogni punto…
    La situazione dei due più forti tennisti russi è diversa, ma con molti punti contatto. Rublev da sempre ha nella gestione delle emozioni uno dei punti deboli, forse ancor più negativo di un tennis potente ma monocorde e un rovescio instabile. È sicuro che l’impatto scatenato dai fatti di Dubai l’ha segnato duramente, il suo tennis sembra depotenziato, ancor più grigio del solito. Qualcosa non sta andando affatto bene dentro di lui, probabilmente sta attraversando una sorta di lotta contro i suoi demoni che gli toglie energia e focus. Come dagli torto… Medvedev invece sembra esser quasi peggiorato, è sempre stato uno “scattoso”, pronto ad esplodere quando una situazione gli girava contro, ma erano momenti che riusciva a gestire e superare con discreta abilità, tornando a giocare bene e spesso vincere. Gli ultimi mesi di Daniil l’hanno visto affrontare molte sconfitte contro i rivali più forti, a partire da Sinner, che l’ha battuto nelle loro ultime 5 sfide, con le ultime due particolarmente dolorose (la rimonta da due set di vantaggio a Melbourne, e la batosta di Miami in semifinale). Lungi da me affermare che sia stato Jannik a “mandare in analisi” Daniil, ma se aggiungiamo anche la battuta d’arresto subita dal russo a Indian Wells per mano di Alcaraz, la sensazione è che Medvedev stia pagando a caro prezzo il peso di molte sconfitte importanti. Arriva lì a un passo e perde, tutto questo pesa sulle sue spalle e manda in tilt la sua testa al primo episodio negativo e nel quale si sente come scippato di qualcosa. Poca lucidità e zero serenità.
    Sono situazioni alquanto comuni nel tennis, dove per dirla alla Sinner “quasi ogni settimana perdi e se va bene ogni tanto vinci un torneo ed è bellissimo”. Jannik aveva pronunciato queste parole dopo il successo a Toronto la scorsa estate, ora come ora l’azzurro vince quasi sempre… ma in realtà è la foto esatta della vita del tennista. Saper ripartire il giorno dopo la sconfitta e nel torneo successivo, con l’abilità di cancellare la negatività accumulata a far fruttare i punti di forza sotto stress è la dote dei campioni e dei giocatori forti mentalmente. Rublev non ha mai posseduto questa dote, e l’avanzare della sua carriera sembra confermare una netta difficoltà nel maturare e migliorare; ora anche Medvedev, noto scacchista in campo e nella vita, sembra zoppicare non poco. Sono due grandi tennisti, nel pieno della propria carriera, hanno sicuramente la possibilità di invertire il trend e riprendersi, soprattutto Daniil che già in passato ha attraversato fasi non positive con poche vittorie e molte sconfitte pesanti, riuscendo a rialzare la testa e alzare trofei prestigiosi. Resta il fatto che la frustrazione e la gestione dell’ansia in campo sia uno dei massimi nemici per i tennisti di vertice. I due russi ne sanno qualcosa…
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Daniil Medvedev tra la nuova fiducia su terra rossa ed i problemi sul campo: “Sono impazzito. Ho perso due game perché sono impazzito”

    Daniil Medvedev nella foto – Foto Getty Images

    In conferenza stampa post partita del torneo di Monte Carlo, Daniil Medvedev ha raccontato la sua versione riguardo alla controversia sul rimbalzo durante il match. Il giocatore russo, incalzato dalla domanda di un giornalista, ha espresso la sua perplessità riguardo alla decisione del giudice di sedia Lahyani.
    Medvedev ha dichiarato di non poter affermare con certezza al 100% che la palla fosse fuori, poiché non l’ha vista personalmente. Tuttavia, ha rivelato di aver ricevuto informazioni dall’ATP che confermavano che la palla fosse effettivamente fuori. Quando ha visto la correzione del giudice di sedia, Medvedev ha pensato che stesse letteralmente convalidando una palla che era chiaramente fuori.
    “Sto ancora cercando il rimbalzo. In realtà non posso dire al 100% che fosse fuori, perché non l’ho vista. Ma ho sentito da qualcuno, credo dall’ATP, che fosse fuori. Quando l’ho vista, l’ho vista fuori di molto, e non sono rimasto a controllare cosa avrebbe detto Lahyani. Quando ho visto la sua correzione, ho pensato che stesse letteralmente dando buona una palla che era fuori. Gli ho detto, Okay, cosa facciamo? Perché io so che è fuori. Cosa facciamo dopo la partita se perdo questo gioco perché siamo 30-15 al posto di 40-0? Dopo mi sono detto di calmarmi, di pensare ai prossimi punti e ai prossimi giochi. Cosa succede se la palla è ancora più fuori e il giudice di sedia non dice nulla? La palla è veramente lenta, lui è qui. Non capisco come non sia stata chiamata subito fuori. Sono impazzito. Ho perso due game perché sono impazzito. Mi sono calmato. Ho vinto la partita, quindi alla fine sono felice della vittoria“.
    Medvedev è un uomo nuovo per quanto riguarda la terra battuta. In preparazione per gli ottavi di finale del Masters 1000 di Monte-Carlo contro Karen Khachanov, il russo mostra una rinnovata fiducia nelle sue capacità sulla terra rossa.“Le ultime stagioni mi hanno insegnato che posso vincere qualsiasi torneo sulla terra battuta, perché quando vinci a Roma e raggiungi i quarti di finale del Roland Garros, giocando al meglio dei cinque set, dimostra che puoi vincere qualsiasi torneo. Non c’è differenza tra Parigi e Roma. Se sei in grado di giocare bene prima, puoi giocare bene anche nel Grand Slam. Questo è positivo per la mia fiducia, so che posso ottenere buoni risultati lì”, ha sottolineato.
    Tuttavia, Medvedev continua a notare delle differenze. “Su superfici veloci so che posso giocare bene e che nel 90% dei casi vincerò l’incontro. Sulla terra battuta no, devo lavorare per ogni punto. Sul cemento, se ho un vantaggio di 40-0 sul mio servizio, so che perderò solo due giochi in tutto l’anno in quel modo. Sulla terra battuta non è così. Ci sono più break, più rimbalzi irregolari, a volte non è nemmeno possibile rispondere alla seconda di servizio. Non mi piace la terra battuta tanto quanto le altre superfici, ma sono in un momento della mia vita in cui lo accetto. Cerco di trovare soluzioni”, ha ammesso.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Medvedev è pronto alla semi contro Sinner: “Grande sfida, conterà come ognuno di noi affronta le difficoltà poste dall’altro”

    Daniil Medvedev (foto Getty Images)

    Tra Jannik Sinner la terza finale al Miami Open c’è… Daniil Medvedev. La sfida contro il russo sta diventando un classico delle fasi conclusive dei grandi tornei. È stata la finale degli Australian Open 2024, e la partita di domani sarà l’undicesimo scontro tra i due. Dopo le 6 vittorie consecutive del moscovita, Jannik ha infilato una serie di 4 vittorie di fila: Pechino e Vienna (finali di ATP 500), le ATP Finals di Torino e soprattutto Melbourne, dove l’azzurro ha rimontato due set di svantaggio e alzato il primo trofeo Slam in carriera, il bellissimo Norman Brookes Trophy. Cosa aspettarsi dal nuovo confronto tra due dei giocatori più forti al mondo? Una grande battaglia, soprattutto sul piano tattico, così la pensa Medvedev, molto soddisfatto dopo aver superato Jarry nei quarti del M1000 della Florida.
    “È stata una bella vittoria per me”, afferma Daniil, “Jarry ha alzato il suo livello man mano che la partita andava avanti. Da parte mia, penso di aver mostrato un buon livello di tennis nel primo set, anche se non ho fatto nulla di speciale, quanto basta per vincere quel set. In quel momento ero soddisfatto, ma lui ha iniziato a migliorare molto, gli scambi e i punti hanno cominciato a diventare sempre più difficili, ha anche iniziato a servire molto meglio. Alla fine un paio di punti al tiebreak hanno deciso tutto, come spesso accade. Anche il match point non è stato facile per me con quella risposta strepitosa, ma alla fine sono riuscito a gestire la situazione e ad andare avanti”.
    Per provare a difendere il titolo 2023, c’è ancora Sinner… “Sinner gioca ogni giorno meglio, si vede che capisce sempre più il gioco e lo affronta con molta sicurezza, l’ho potuto constatare in alcune partite che ho potuto vedere in televisione questa settimana. In questo torneo qualche volta è stato in difficoltà, ma è sempre riuscito a restare in piedi e trovare una soluzione, così fanno i grandi campioni. Per me è una grande sfida, dovrò migliorare molto il mio gioco e dare il 100% in campo. So che non sarà una sfida facile, ma sono motivato e voglio andare là fuori e provarci, spero di riuscirci meglio dell’ultima volta.”
    Interessante la risposta di Medvedev su cosa si aspetta dalla prossima partita: “Quando affronti qualcuno come Jannik, o potrei dire la stessa cosa per Carlos o Novak, ogni partita sarà diversa. Cercherà di pensare a cosa ha fatto in Australia negli ultimi tre set per battermi. Proverò a pensare anche a questo, ma alla fine conterà come ci sentiremo in campo e come ognuno di noi affronterà le difficoltà poste dall’altro. Sarò lontano alla risposta o vicino alla riga? Spingerà subito al massimo o sarà un po’ meno aggressivo? Non lo sapremo mai prima, tutto cambia nel corso del match, dipende dalla bravura in quel momento della partita a gestire le situazioni. Mi preparerò semplicemente e cercherò di fare del mio meglio”.
    Quindi per Medvedev ogni sfida contro Sinner è una vera partita a scacchi: ognuno studia le mosse dell’altro nel corso del match e la vittoria va a quello dei due riesce a trovare la contro mossa più adeguata. Visione assolutamente corretta, da bravo scacchista, grande passione del russo.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO