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    Niggli (direttore WADA): “Il problema delle contaminazioni esiste, apriremo un tavolo di lavoro”. Addio alle sanzioni per quantità infinitesimali?

    Olivier Niggli, direttore della WADA

    Il nuovo caso di positività nel tennis di vertice ha scosso il mondo sportivo e non solo, tanto da spingere il direttore della WADA ad un’apertura sul tema scottante e di difficile gestione delle contaminazioni. I due numeri uno del nostro sport, Sinner e Swiatek, sono risultati entrambi positivi nel 2024 anche se per sostanze e modalità molto diverse, ma quel che accomuna i due casi è la concentrazione delle sostanze proibite rilevate, infinitesimale (50 picogrammi per la polacca, 86 e 76 per l’italiano, ossia meno di un miliardesimo di grammo). Per questo Olivier Niggli, direttore della WADA, parlando al quotidiano francese L’Equipe dopo la squalifica di un mese inflitta ad Iga ha mostrato la volontà di affrontare il problema di casi come questi, aprendo un tavolo di confronto.
    “Oggi esiste un problema di contaminazioni” afferma Niggli. “Non è che ce ne siano più di prima, è che i laboratori sono più efficienti nel rilevare le quantità infinitesimali. Questa cosa va gestita. Apriremo un tavolo di lavoro”.
    “Le quantità sono talmente minime che puoi contaminarti facendo cose banali” continua Niggli, “ma la realtà è che sentiamo tante storie e capisco il pubblico, può pensare che siamo ingenui, che crediamo a tutto. Questo è un problema. Se volessimo semplificarci la vita, potremmo fissare delle soglie e non vedere tutti questi casi. Ma c’è una domanda: siamo pronti ad accettare il microdosaggio? E dove ci fermiamo? Proprio per questo tipo di riflessioni verrà creato un tavolo di lavoro”. Parole che aprono importanti interrogativi, e per questo la necessità di affrontare la questione con tutti gli attori dello sport: giocatori, ATP, WTA, ITF, in modo da trovare probabilmente una serie di soglie limite, e così evitare il ripetersi di casi come quello di Sinner, nel quale la WADA ha dichiarato di essere certa che Jannik non abbia assunto sostanze per trarre un vantaggio competitivo. Quello che dovrebbe essere il vero punto che distingue il Doping da quello che non lo è.
    La WTA dopo la positività di Swiatek ha diffuso una nota, e non si fatta attendere la risposta del direttore della PTPA, sindacato nato nel 2020 spinto da Djokovic e Pospisil. “La WTA supporta pienamente Iga in questo periodo difficile. Iga ha costantemente dimostrato un forte impegno per il fair play e per il rispetto dei principi dello sport pulito, e questo sfortunato incidente evidenzia le sfide che gli atleti devono affrontare nell’affrontare l’uso di farmaci e integratori”. Ahmad Nassar della PTPA così ha commentato su X questa dichiarazione: “Non è stato uno “sfortunato incidente”. Un vero incidente sfortunato è qualcosa che non puoi controllare. Il tennis può – e dovrebbe! – no, deve! – controllare il proprio processo antidoping. Gli atleti affrontano davvero delle “sfide”. Come il meteo. E i loro avversari. Ma il disordinato processo antidoping imposto dall’establishment del tennis non è una “sfida” che gli atleti devono superare. È una scappatoia. Quale “precauzione” avrebbe dovuto prendere Iga qui? Un pre-test della melatonina sulla minima possibilità che fosse contaminata? Ma siamo seri. Forse i tour che affermano di “supportare pienamente” i giocatori dovrebbero offrire farmaci comuni pre-testati, come la melatonina, a tutti i giocatori? Perché poniamo standard e oneri ancora più irragionevoli sui singoli atleti?”.
    Sia Sinner che Swiatek nella propria difesa hanno affermato che le tracce minime di sostanze proibite rilevate sono dovute ad un’assunzione non volontaria: Jannik per colpa di massaggi ricevuti dal suo ex fisioterapista Giacomo Naldi, che aveva usato in precedenza lo spray Trofodermin per cicatrizzare una ferita, un prodotto contenente Clostebol (la sostanza proibita) ed acquistato a Bologna da Umberto Ferrera, ex preparatore atletico del nostro n.1; Swiatek invece per aver assunto un farmaco per aiutare il riposo contro il jet-lag, un prodotto acquistato in Polonia a base di melatonina ma contaminato con trimetazidina (sostanza che non risulta tra i componenti, ma ne aveva tracce minime).
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Kyrgios attacca duramente sul caso Swiatek: ‘Tennis marcio, nessuna scusa’. Spunta la lista dei farmaci dimenticati

    Nick Kyrgios nella foto – Foto GETTY IMAGES

    Nick Kyrgios non ha usato mezzi termini nel commentare il caso doping di Iga Swiatek, accusando l’ITIA e attaccando le giustificazioni della polacca. Secondo l’australiano, un professionista non può sempre nascondersi dietro la scusa di “non sapere cosa stava assumendo”.
    NUOVI DETTAGLIEmergono nuovi particolari sulla gestione del caso da parte dell’ITIA. Tra i dettagli più significativi, Swiatek aveva presentato una lista di 14 medicinali e/o integratori alle autorità dopo la positività, ma curiosamente il farmaco che ha causato il test positivo non era incluso in questo elenco.
    LA SPIEGAZIONE E I DUBBILa polacca ha giustificato l’omissione dicendo di essere stanca, di aver dormito solo poche ore e di aver dimenticato di includere il medicinale perché non era presente nella lista da cui ha copiato le informazioni da inviare all’autorità competente.
    LA DECISIONE DELL’ITIANonostante l’ITIA abbia trovato “strana” questa dimenticanza, dopo due colloqui con la giocatrice ha accettato le sue spiegazioni, una decisione che ha alimentato ulteriormente le polemiche sulla gestione del caso.

    The excuse that we can all use is that we didn’t know. Simply didn’t know. Professionals at the highest level of sport can now just say “we didn’t know” 👏
    — Nicholas Kyrgios (@NickKyrgios) November 29, 2024

    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Halep durissima sul caso Swiatek: “Due pesi e due misure, la ITIA mi ha distrutta”

    Simona Halep nella foto

    Simona Halep rompe il silenzio sul caso doping di Iga Swiatek con parole di fuoco, denunciando la disparità di trattamento tra il suo caso e quello della polacca da parte dell’ITIA.
    “Sto cercando di capire, ma è impossibile per me. Posso solo chiedermi come sia possibile una differenza così grande nella gestione e nella risoluzione. Non trovo e non credo ci sia una risposta logica, può essere solo malafede da parte dell’ITIA, l’organizzazione che ha fatto di tutto per distruggermi nonostante le prove che ho presentato”, ha dichiarato la rumena.
    La Halep evidenzia le similitudini tra i due casi, mettendo in luce il diverso approccio dell’ITIA: “Come posso accettare che la WTA e il Consiglio delle Giocatrici non abbiano voluto il mio ritorno con il ranking che avevo quando è iniziato tutto, come meritavo?”.
    “Ho perso due anni di carriera, molte notti insonni, pensieri oscuri, ansia, domande senza risposta, ma ho vinto. Ho dimostrato che era una contaminazione e che il passaporto biologico era una pura invenzione. E ho vinto qualcosa di più: mantenere la mia coscienza tranquilla e pulita”, ha aggiunto la rumena.
    “Mi sono sentita frustrata e delusa, ma mai colpevole. Sono orgogliosa di essere chi sono”, ha concluso Halep, definendo il supporto ricevuto la sua “più grande vittoria” nella vita.
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    L’amara riflessione di Fritz sui casi doping che hanno scosso il tour quest’anno

    Taylor Fritz n.4 ATP

    Il pregiudizio e l’estrema difficoltà nel formare un’opinione onesta su questioni dure come le positività ai controlli antidoping sono per Taylor Fritz aspetti gravi, “che mi fanno impazzire”. Questo ha scritto il n.4 del mondo statunitense con un secco commento sul social X, scritto di getto dopo esser venuto a conoscenza del nuovo caso di positività di una super star del tennis, stavolta Iga Swiatek, squalificata un mese dopo il controllo positivo dello scorso 12 agosto. È interessante riportare lo sfogo di Fritz, poiché sottolinea come in quest’epoca dominata dai social e da un paradossale eccesso di informazioni purtroppo poche volte verificate ed attendibili, sia sempre più difficile farsi un’opinione. Che tu sia appassionato o giocatore Pro (e quindi ancor più grave) ci limita alla simpatia, alla vicinanza, al supporto cieco di una tennista per partito preso, senza la volontà di analizzare la questione in modo oggettivo, cercando di capire le informazioni a disposizione. Questo il post di Taylor scritto ieri sera sul social X.

    What drives me CRAZY about these situations (in terms of going on X) is not the actual cases themselves. It’s tough to know exactly what happened/all the details in all of these specific instances, so the speculation talk isn’t really my favorite thing to do. It’s fine to have…
    — Taylor Fritz (@Taylor_Fritz97) November 28, 2024

    “Ciò che mi fa IMPAZZIRE in queste situazioni non sono i casi in sé. È difficile sapere esattamente cosa è successo/tutti i dettagli in tutti questi casi specifici, quindi il discorso delle speculazioni non è proprio la mia cosa preferita. Va bene avere le proprie oneste opinioni, ma ciò che non riesco a comprendere e ciò che è così sconvolgente da vedere come giocatore, è il pregiudizio FOLLE del pubblico del tennis che arriva a sostenere qualsiasi tesi che concorda con quello che loro vogliono credere. Se è un rivale del giocatore che supporti che risulta positivo, allora sei tra quelli che dicono “chiamiamolo dopato/imbroglione/disonoriamolo il più possibile”; e se è il tuo giocatore preferito di cui si tratta, allora è “innocente, senza farsi domande”. Come fai a non essere in grado di rimuovere il tuo pregiudizio personale e di formarti un’opinione educata e onesta? Anche se come giocatore puoi provare la tua innocenza (non sto dicendo che qualcuno lo sia o meno), le persone che supportano giocatori rivali o hanno pregiudizi nei tuoi confronti continueranno sempre a sostenere ciecamente che sei un imbroglione, e questo fatto mi rattrista davvero per tutti i veri giocatori innocenti che devono passare attraverso tutto questo”.
    Un riflessione importante che merita di essere condivisa, visto l’enorme caos mediatico provocato dall’annuncio della positività e squalifica, seppur brevissima, della tennista che all’epoca dei fatti era n.1 WTA.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Il tennis si spacca sul caso Swiatek: “Sistema ingiusto e poco trasparente.” Nuovo affondo di Kafelnikov

    Yevgeny Kafelnikov nella foto

    Il caso doping di Iga Swiatek continua a generare reazioni contrastanti nel mondo del tennis, evidenziando una profonda spaccatura nel modo di affrontare questi temi delicati.
    IL PROBLEMA DELLA DISPARITÀEva Lys, numero 133 WTA, ha sollevato una questione cruciale sulla gestione dei casi di doping: “Sto iniziando a pensare che non tutti ricevano un processo equo. Tutte meritiamo le stesse opportunità”, ha scritto la tedesca, facendo riferimento a casi precedenti gestiti in modo molto diverso e con tempistiche più lunghe.
    L’AFFONDO DI KAFELNIKOVL’ex campione russo Yevgeny Kafelnikov ha scelto la via dell’ironia caustica per criticare il sistema: “Mi chiedo perché non ho usato steroidi durante la mia carriera”, ha scritto sarcasticamente, concludendo con un’accusa pesante: “È una vera vergogna quello che sta succedendo al tennis attuale”.
    I NODI DEL SISTEMACome già emerso durante il caso Sinner, il tennis fatica ancora a trovare un protocollo uniforme per la gestione dei casi di doping. I punti critici evidenziati dai giocatori sono:– Tempi di comunicazione delle positività– Disparità di trattamento tra top player e altri tennisti– Mancanza di trasparenza nel processo decisionale– Differenze nelle sanzioni per casi simili
    IL PRECEDENTE HALEPMolti hanno fatto riferimento al caso di Simona Halep, costretta a una lunga battaglia legale per dimostrare la sua innocenza, evidenziando come le procedure e i tempi di gestione possano variare significativamente da caso a caso.
    LA NECESSITÀ DI RIFORMALe reazioni al caso Swiatek hanno riacceso il dibattito sulla necessità di un sistema antidoping più trasparente ed equo nel tennis, che garantisca:– Procedure standardizzate per tutti gli atleti– Tempistiche definite e uguali per tutti– Maggiore chiarezza nei criteri decisionali– Equità nelle sanzioni
    Il tennis si trova ora di fronte alla necessità di ripensare il proprio sistema antidoping per garantire quella credibilità e uniformità di trattamento che il mondo dello sport richiede.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Caso doping Swiatek: la WTA difende la numero 2, Shapovalov attacca il sistema

    Denis Shapovalov nella foto – Foto Getty Images

    L’ITIA ha annunciato la sospensione di Iga Swiatek per positività alla trimetazidina, una sostanza vietata dall’Agenzia Mondiale Antidoping. Un caso che ha sorpreso il mondo del tennis, ma che ha trovato rapida risoluzione grazie alla dimostrazione della contaminazione accidentale.
    LA SOSTANZALa trimetazidina è un farmaco utilizzato per il trattamento dell’angina pectoris, che migliora il flusso sanguigno al cuore. Nel caso della polacca, la sostanza era presente in un farmaco regolamentato e da banco in Polonia, un tipo di melatonina usata per trattare l’insonnia da jet-lag.
    LA REAZIONE DELLA WTALa WTA ha preso immediatamente posizione con un comunicato di supporto alla numero 2 del mondo: “La WTA sostiene pienamente Iga in questo momento difficile. Ha sempre dimostrato un forte impegno per il fair play e la difesa dei principi dello sport pulito. Questo sfortunato incidente evidenzia le sfide che gli atleti affrontano nell’uso di farmaci e integratori”.
    LA POLEMICA DI SHAPOVALOVDenis Shapovalov, già critico nel caso Sinner, ha sollevato dubbi sulla disparità di trattamento: “Non è giusto che giocatori come Halep e altri abbiano avuto sospensioni così lunghe per cose simili. Sono contento che le cose stiano cambiando perché le regole antidoping sono ingiuste, ma giocatori come Ymer rimangono sospesi senza mai essere risultati positivi”.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO