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    ATP comunica il calendario 2026. 7 Masters 1000 su 12 giorni, alcuni spostamenti nei tornei 250 (addio a Metz)

    ATP Finals saranno ancora in Italia

    59 tornei in 29 paesi, oltre ai 4 Slam e le tre finestre per la Davis Cup collocate come quest’anno alla prima settimana di febbraio, metà settembre subito dopo US Open e la chiusura in Italia a fine novembre con la Final 8. Questo il calendario ATP per il 2026, comunicato in giornata sul sito ufficiale, insieme ad una breve dichiarazione del Presidente Andrea Gaudenzi. Non sono molti gli spostamenti rispetto a quello diramato la stagione in corso. Anche il prossimo anno ci saranno 9 tornei Masters 1000, sette si svolgeranno su 12 giorni, quelli di Monte Carlo e Parigi (non più a Bercy ma a La Defense) saranno di una sola settimana. 16 saranno gli ATP 500, 29 gli ATP 250.
    Gli spostamenti più rilevanti riguardano proprio i tornei di categoria 250: l’evento di Metz scompare dalla stagione, mentre quello sempre francese di Marsiglia lascia il classico collocamento a febbraio passando ad ottobre, nella settimana 42 insieme a quelli di Almaty e Bruxelles (che già quest’anno sostituisce Anversa). Piccolo slittamento in avanti per il torneo di Stoccolma, che si disputerà nella settimana 45 tra il 1000 di Parigi e le ATP Finals, alla sesta edizione in Italia (dovrebbe essere confermato Torino). Ultimo spostamento quello del 250 di Estoril, che da aprile viene collocato in luglio, insieme a Kitzbuhel e Los Cabos.
    Ci sono due slot TBA, ossia da definire: un 250 nella settimana 30, al via il 27 luglio, insieme al 500 di Washington; un altro 250 nella settimana di Stoccolma, appena prima delle Finals. Chissà che almeno uno dei tornei non possa svolgersi in Italia, magari un indoor appena prima del “Masters” o in piena estate sulla terra battuta. Al momento questa è solo una supposizione, dettata dall’eccezionale momento del tennis italiano e dal gran numero di giocatori presenti tra i primi 100 del mondo, situazione che potrebbe spingere la FITP e l’imprenditoria nazionale a puntare ad un nuovo torneo in Italia.
    Gli Australian Open partiranno domenica 18 gennaio, Roland Garros il 24 maggio, Wimbledon il 29 giugno e US Open il 31 agosto. Con la scomparsa del torneo di Newport, restano 5 le settimane di tennis su erba, con 4 tornei 250, i due 500 di Halle e Queen’s, oltre ovviamente a Wimbledon. Ancora niente Masters 1000 sui prati o il ritorno di un’altra settimana, come sperato da molti appassionati.
    “Il calendario 2026 riflette tutto ciò su cui abbiamo lavorato tramite OneVision: migliorare l’esperienza dei fan, far crescere i nostri tornei e dare più valore ai giocatori” afferma Gaudenzi in una nota. “Con eventi premium in alcune delle città più iconiche, stiamo mostrando ciò che rende il nostro sport così speciale. La scorsa stagione, abbiamo registrato presenze da record e siamo entusiasti di mantenere questo slancio anche l’anno prossimo”.
    Un calendario che segue la continuità degli scorsi anni, e quindi si trascina tutti relativi problemi: stagione molto lunga, spostamenti non sempre “logici”, solo tre settimane di tornei in America Latina, una stagione centrale su terra battuta in Europa preceduta da tre eventi in Sudamerica davvero penalizzati per collocazione e poi cinque eventi in luglio dopo Wimbledon in due sole settimane. Il calendario 2026 sembra la conferma della scarsa volontà di mettere mano alla stagione in modo strutturale per migliorare l’annata dei tennisti.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Catalina Fillol (direttrice del Chile Open): “Vogliamo proporre un cambio di superficie per attirare più giocatori”

    Catalina Fillol, direttrice del Chile Open

    Pensi America Latina e vedi terra battuta. Il tennis tra Argentina, Brasile, Cile e dintorni è sempre stato “rosso”, con grandi campioni che hanno rappresentato l’eccellenza della disciplina sul classico mattone tritato, da Vilas a Kuerten solo per citarne due tra i più iconici. Ma i tempi cambiano… e in fretta. I tornei sul rosso sono centrali in Europa, quando in primavera si svolgono gli eventi più importanti in vista di Roland Garros, e poi resistono piuttosto bene in estate, tra Alpi, Svezia, Croazia e Germania, ma altrove invece soffrono terribilmente. In particolare in America Latina, dove sono schiacciati tra lo strapotere degli Australian Open e la doppietta USA Indian Wells – Miami, sui campi in sintetico. Quest’anno per la prima volta nella storia ci saranno solo 3 settimane di tornei in Sud America, un 500 e due 250, davvero una miseria per un continente che tanto ha dato allo sport e che ha milioni di fedeli appassionati e giocatori. Per questo, vedendo il successo di Acapulco passato da terra battuta a sintetico, anche in Cile si sta pensando seriamente ad una svolta clamorosa: passare a campi in “duro” per rilanciare il proprio torneo ed attrarre giocatori più forti. Ne ha parlato Catalina Fillol, direttrice del torneo ATP 250 di Santiago, al collega Varela di Clay, in una lunga intervista della quale riportiamo alcuni passaggi significativi. Il concetto è chiaro: inutile difendere una tradizione bellissima ma perdente, meglio fare una rivoluzione per stare al passo coi tempi. Ma questo comporta importanti implicazioni anche a livello di sistema.

    “La cancellazione del torneo di Cordoba indebolisce il circuito, ma allo stesso tempo molti tennisti lamentano che il carico è troppo pesante. Questo è stato uno dei motivi per cui l’ATP ha deciso di ridurre il calendario e rimuovere diversi 250 tornei. Ciò che ci colpisce fortemente è stato l’aggiornamento a categoria 500 di due tornei su superficie dura a febbraio. Ci colpisce, perché alla fine il tennista aggiunge un altro motivo per scegliere di giocare sul cemento prima di Indian Wells. In Sud America, con la terra battuta, per noi è molto più difficile attirare giocatori, perché vengono da una tournée importante sul cemento in Australia e si preparano per un’altra importante negli Stati Uniti. L’upgrade a Dallas e Doha ci tocca ancora di più, soprattutto per attirare i big” afferma Fillol.
    “Il compito dei tre tornei rimasti nel circuito latino americano – Buenos Aires, Rio e Santiago – è quello di farsi sentire il più possibile. Che le persone dell’ATP vengano a vedere cosa stiamo producendo e che capiscano che devono sostenere il tour sudamericano, che vedano il potenziale che c’è qui, con una grande base di appassionati di tennis. Una delle cose che impressiona gli europei del Sud America è vedere l’energia che c’è nello stadio, altri paesi del mondo non ce l’hanno. Quando guardo i tornei in TV dove non c’è pubblico, questo mi rende terribilmente triste perché al tennista piace giocare davanti alla gente, gli piace quell’energia che gli diamo. La crescita del Chile Open è stata esponenziale, dobbiamo confrontare la prima versione (2020) con quello che realizzeremo nel 2025. C’è interesse da parte di brand e persone”.
    “Andrea Gaudenzi non viene in Sudamerica. Quest’anno verrà Eric Starelli, vicepresidente dell’ATP, rappresentante dell’America. Farà una valutazione e vedrà cosa facciamo. Il torneo di Santiago è molto ben posizionato. Il problema è che Andrea ha una visione molto più strategica nel guardare il calendario, gli sponsor e le attività. Il suo approccio è molto più commerciale che tennistico. Presta molta attenzione a ciò che chiedono i tennisti. Penso che il grosso problema a volte sia che non tutti i tennisti sono allineati su ciò che vogliono”.
    Questa frase sibillina merita un approfondimento, ecco la risposta di Fillol: “Hanno opinioni diverse a seconda della loro classifica. Il 150esimo al mondo vuole un aumento del montepremi, migliori benefit e riduzione delle spese di viaggio. I primi 10 chiederanno altro: vorranno accorciare il loro programma, non essere costretti a giocare tanti 250 o 500. È un compito difficile per il Board, che è composto da direttori del torneo e giocatori. E ciò che un direttore di un torneo Masters 1000 vuole combattere è diverso dai problemi di un 250. Non è un compito facile. Andrea deve mediare guardando tutta quella gamma di persone e tutti quegli interessi diversi”.
    Non per niente facile per i tornei sudamericani attrarre giocatori europei o nord americani, o asiatici… “Facciamo davvero grandi sforzi. Ci avviciniamo ai giocatori, parliamo con gli agenti. Abbiamo aumentato il nostro budget proprio per allinearci a Buenos Aires e Rio. È difficile competere con ciò che possono offrire Acapulco e Dubai, ma eravamo in piena conversazione con Rio in modo che i nostri budget fossero simili. Con Luiz Carvalho (direttore del Rio Open) abbiamo fatto così, ma le grandi star che vanno in Argentina e Brasile hanno semplicemente scelto di passare al cemento e di non restare sulla terra battuta”.
    “Posso sedermi con i giocatori e parlare con loro, racconto loro del torneo e nel momento in cui dico che si gioca sulla terra, chiudono la porta. Non puoi far loro una proposta formale. Matteo Berretini era uno di quelli che abbiamo cercato di convincere. Il Chile Open si gioca in quota, cosa che lui adora; quasi tutti i suoi titoli sulla terra battuta sono stati vinti in città in quota; ‘Giocare sulla terra battuta a febbraio? No, grazie mille”, ti dicono. Abbiamo offerto una wild carda a Fonseca, ha detto no. Adesso che Nicolas Massu ha cominciato ad allenare Hubert Hurkacz, la gente ha cominciato a chiederlo, ma Hurkacz non è fatto per i campi in terra rossa, è fatto per il cemento. Ciò non significa che proveremo a convincerlo a visitare il paese del suo allenatore nel 2026. Ci sono anche molti giocatori a cui non piace la terra battuta. Per questo noi e Rio de Janeiro siamo quelli che vogliono spingere per il cambiamento, passare al cemento. Buenos Aires non è interessata a lasciare la terra battuta. Si tratta di una modifica che dovrà essere approvata dal board dell’ATP”.
    Un cambio radicale di superficie potrebbe aiutare il torneo, ma a livello di base ci sarebbero altre questioni non secondarie: “Ovviamente sorgono altre domande… Il Sud America vorrà cambiare la cultura di anni di gioco sulla terra battuta? È qualcosa che ci avvantaggerà come regione? Un paese come il Cile è preparato affinché i giovani possano giocare sul cemento? Dobbiamo cercare di migliorare l’intero sistema, questa è la realtà. E se il tentativo di migliorarlo significa passare al cemento, beh, noi passiamo al cemento. E se migliorare la classifica in vista del futuro significasse mantenere la terra, perché i tennisti sudamericani cominciano a risalire in classifica? In quel caso sarebbe una scelta sbagliata”.
    Considerazioni molto interessanti, che ruotano intorno a due domande: quanto si punta rivalutare e difendere la bellezza del tennis sul “rosso”? E ancora più, perché l’ATP sembra non aver alcun interesse a rivitalizzare il tennis in Sud America? Quasi mezzo miliardo di persone, con moltissimi appassionati di tennis e una grande tradizione, l’America Latina ha ottimi giocatori e un calore che quando ti rechi in quei tornei non ti lascia indifferente ma conservi dentro gelosamente tanto ti arricchisce. Eppure niente: dal 2025 solo 3 tornei ATP e le donne stanno pure peggio…. Il calendario stagionale è e resta il nodo, la stortura, il grande problema del tennis di vertice. Una struttura con tanti problemi ai quali si interviene con “toppe” invece di rischiare una vera rivoluzione che potrebbe rappresentare uno shock a breve termine ma che, se ben strutturata, nel tempo migliorerebbe non poco la qualità della vita per i giocatori in primis e anche per gli appassionati. Si è puntato tutto sui Masters 1000 di 12 giorni che non piacciono affatto ai giocatori, invece di guardare oltre. Sarà molto interessante vedere cosa accadrà, per esempio, se Joao Fonseca diventerà il campione che il suo talento lascia intravedere. Con una super stella brasiliana nel tour, potrà cambiare qualcosa? Il Sud America meriterebbe assolutamente la ribalta di un Masters 1000, almeno 5 settimane di tornei o almeno 4 come la Cina attualmente. Gli sponsor possono esserci, e il grandissimo successo del rinnovato Challenger tour (grazie all’intervento di un grande sponsor che ha creduto nel progetto) dimostra che in America Latina c’è un potenziale enorme. Basta crederci. Anzi, forse basterebbe andarci e viverci un po’ per capirlo…
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Il Calendario ATP al centro delle polemiche: Tsitsipas e la sua rivoluzione

    Stefanos Tsitsipas GRE, 12-08-199 – Foto Getty Images

    Il calendario ATP sta generando sempre più controversie nel mondo del tennis professionistico. Dopo le recenti lamentele di Carlos Alcaraz, anche altri giocatori di spicco come Stefanos Tsitsipas stanno alzando la voce contro quello che considerano un sistema insostenibile, orientato principalmente al profitto economico dell’ATP a discapito del benessere degli atleti.Tsitsipas, attualmente al 12° posto del ranking mondiale e in una fase difficile della sua carriera, ha pubblicato un lungo comunicato sul suo profilo X (ex Twitter) in cui delinea la necessità urgente di un cambiamento nel calendario tennistico.
    Il tennista greco sostiene che il tennis si trovi in una situazione “limite”. Secondo Tsitsipas, l’attuale calendario causa un eccessivo logorio fisico e mentale nei giocatori, portando a ritiri prematuri: “Pensiamo a quanto diverso potrebbe essere il tennis se giocatori come Rafa, Roger o Serena avessero potuto giocare al loro meglio per qualche anno in più,” afferma.“Siamo sull’orlo di una rivoluzione nel tennis, guidata dai giocatori,” dichiara Tsitsipas. “Il cambiamento non è facile, ma se lo facciamo bene, il tennis potrebbe entrare in una nuova era di grandezza.”
    Le proposte di TsitsipasIl comunicato non si limita alle critiche, ma avanza anche proposte interessanti e talvolta radicali:1. Un calendario ristrutturato: “Più riposo significa tennis migliore, il che genera più entusiasmo nei tifosi.”2. Sistema rotatorio per i tornei minori: “Invece di viaggiare ogni settimana per il mondo, potrebbero cambiare location ogni anno: un anno in Sudamerica, il successivo in Asia…”3. Utilizzo di nuove tecnologie: “Dispositivi indossabili che registrano l’affaticamento del giocatore potrebbero cambiare il gioco. Immaginiamo di sapere quando sta per verificarsi un infortunio o quando dovremmo riposare in base alle statistiche di recupero.”
    Tsitsipas non è solo in questa battaglia. Novak Djokovic da tempo sta lottando per un nuovo sistema nel circuito tennistico: “Con leader come Novak Djokovic, la pressione per un calendario più favorevole sta guadagnando terreno,” afferma il greco. “Noi giocatori sappiamo meglio di chiunque altro cosa serve e siamo in una posizione unica per negoziare questi cambiamenti.”
    La presa di posizione di Tsitsipas evidenzia un crescente malcontento tra i professionisti del tennis e potrebbe segnare l’inizio di un dibattito più ampio sul futuro del calendario ATP e sul benessere degli atleti. Resta da vedere come l’ATP risponderà a queste richieste e se si arriverà effettivamente a una “rivoluzione” nel mondo del tennis professionistico.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Il Calendario ATP al centro delle polemiche: Tsitsipas e la sua rivoluzione (poi cancella il testo perchè l’aveva creato con chatgpt)

    Stefanos Tsitsipas GRE, 12-08-199 – Foto Getty Images

    Il calendario ATP sta generando sempre più controversie nel mondo del tennis professionistico. Dopo le recenti lamentele di Carlos Alcaraz, anche altri giocatori di spicco come Stefanos Tsitsipas stanno alzando la voce contro quello che considerano un sistema insostenibile, orientato principalmente al profitto economico dell’ATP a discapito del benessere degli atleti.Tsitsipas, attualmente al 12° posto del ranking mondiale e in una fase difficile della sua carriera, ha pubblicato un lungo comunicato sul suo profilo X (ex Twitter) in cui delinea la necessità urgente di un cambiamento nel calendario tennistico.
    Il tennista greco sostiene che il tennis si trovi in una situazione “limite”. Secondo Tsitsipas, l’attuale calendario causa un eccessivo logorio fisico e mentale nei giocatori, portando a ritiri prematuri: “Pensiamo a quanto diverso potrebbe essere il tennis se giocatori come Rafa, Roger o Serena avessero potuto giocare al loro meglio per qualche anno in più,” afferma.“Siamo sull’orlo di una rivoluzione nel tennis, guidata dai giocatori,” dichiara Tsitsipas. “Il cambiamento non è facile, ma se lo facciamo bene, il tennis potrebbe entrare in una nuova era di grandezza.”
    Le proposte di TsitsipasIl comunicato non si limita alle critiche, ma avanza anche proposte interessanti e talvolta radicali:1. Un calendario ristrutturato: “Più riposo significa tennis migliore, il che genera più entusiasmo nei tifosi.”2. Sistema rotatorio per i tornei minori: “Invece di viaggiare ogni settimana per il mondo, potrebbero cambiare location ogni anno: un anno in Sudamerica, il successivo in Asia…”3. Utilizzo di nuove tecnologie: “Dispositivi indossabili che registrano l’affaticamento del giocatore potrebbero cambiare il gioco. Immaginiamo di sapere quando sta per verificarsi un infortunio o quando dovremmo riposare in base alle statistiche di recupero.”
    Tsitsipas non è solo in questa battaglia. Novak Djokovic da tempo sta lottando per un nuovo sistema nel circuito tennistico: “Con leader come Novak Djokovic, la pressione per un calendario più favorevole sta guadagnando terreno,” afferma il greco. “Noi giocatori sappiamo meglio di chiunque altro cosa serve e siamo in una posizione unica per negoziare questi cambiamenti.”
    La presa di posizione di Tsitsipas evidenzia un crescente malcontento tra i professionisti del tennis e potrebbe segnare l’inizio di un dibattito più ampio sul futuro del calendario ATP e sul benessere degli atleti. Resta da vedere come l’ATP risponderà a queste richieste e se si arriverà effettivamente a una “rivoluzione” nel mondo del tennis professionistico.
    Aggiornamento: In un sorprendente sviluppo della vicenda, è emerso che il lungo comunicato attribuito a Stefanos Tsitsipas riguardante le critiche al calendario ATP è stato in realtà generato utilizzando ChatGPT, l’intelligenza artificiale di OpenAI.Il tennista greco, dopo la diffusione virale del post e le conseguenti discussioni nel mondo del tennis, ha deciso di rimuovere il contenuto dal suo profilo X (ex Twitter). La cancellazione è avvenuta in seguito alla scoperta che il testo non era stato scritto personalmente da Tsitsipas, ma era il risultato di un’interazione con un chatbot AI.

    Chat GPT word for word
    You can’t make this up 💀😭 https://t.co/OkDV9CBfJ1 pic.twitter.com/jUTHSvQZmu
    — Swish 🍒 Tennis (@Zwxsh) September 28, 2024

    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Tim Mayotte: “Si gioca troppo? La soluzione è facile”

    Tim Mayotte, ex n.7 al mondo

    Si gioca troppo? Sì, ma è possibile trovare una soluzione, anche facile, per sopravvivere. Così Tim Mayotte, ex stella del tennis USA degli anni ’80, indomito interprete del vero serve and volley, risponde alle critiche rilasciate lo scorso weekend a Berlino da Alcaraz e Zverev sulla durezza della stagione tennistica e sui troppi impegni richiesti ai giocatori. Zverev aveva tuonato contro il sistema, che conosce molto bene essendo anche nel board dell’ATP come rappresentante dei giocatori, affermando che non esiste uno sport che finisce la seconda settimana di novembre e riprende il 29 dicembre; Alcaraz aveva detto di sentirsi poco motivato a giocare alcuni tornei, per colpa una stagione troppo affollata che non consente di staccare la spina e stare un po’ di più a casa e allenarsi. Parole che non sono passate inosservate anche a Mayotte, che così risponde sul tema, dando la sua soluzione.
    “La soluzione è facile. Non giocare la Laver Cup. Non andare in Australia fino alla settimana precedente all’avvio degli Australian Open. Non giocare esibizioni. Ridurre gli impegni per servizi fotografici e per gli spot pubblicitari e riposare. I giocatori lo dicono da sempre, ma continuano a riempire i loro programmi con eventi da grandi guadagni“.

    Easy solution.Don’t play the Laver Cup.Don’t go to Australia until week before the OpenNo exhibitionsCut back on photo shoots for commercials and rest
    Players been saying this forever but they continue to fill their schedules with big money everts https://t.co/clpHV0BEWG
    — Tim Mayotte (@TimMayotte) September 24, 2024

    Ad una risposta della giornalista canadese Stephanie Myles, che afferma quanto sarebbe stato difficile per Zverev rifiutare la Laver Cup in Germania, così risponde ancora Mayotte:
    “Sta parlando del programma in generale. I giocatori vogliono fare più soldi e riposare di più. Le due cose non vanno d’accordo” conclude lo statunitense.
    Parole nette, che vanno dirette al cuore del problema: guadagnare di più, giocare di meno. Due esigenze difficili da conciliare. La soluzione di Mayotte in fondo è di puro buon senso, per una volta Gentleman Tim, famoso per la sua correttezza in campo, è stato tanto tagliente quanto le sue volée vincenti…
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Zverev: “È tutta una questione di soldi, troppi tornei, non è sostenibile. Un boicottaggio? Non servirebbe a niente”

    Alexander Zverev alla Laver Cup 2024 (foto Getty Images)

    Un po’ di inattesa tensione alla Laver Cup, non solo in campo per la racchetta scagliata malamente da Medvedev, con qualche rischio per le prime file degli spettatori… ma anche nella sala interviste. Davvero inusuale, visto il clima super rilassato dell’evento a Berlino, una vera festa del tennis giocata con agonismo ma anche leggerezza, ma una domanda pungente rivolta a Sasha Zverev ha provocato una reazione “fumina” del tedesco, che è anche parte del board dei giocatori in seno all’ATP, quindi con una discreta conoscenza delle dinamiche del tour e, teoricamente, con un certo peso politico. Invece, a suo dire, l’annata tennistica così fitta è governata solo dai soldi, unico motore per l’ATP e i giocatori, e nemmeno una ipotesi di boicottaggio servirebbe a nulla per migliorare la situazione.
    “11 mesi di competizioni all’anno, non esiste in nessun altro sport” riflette Zverev. “Non c’è nessun altro sport in cui si gioca così tanto; questo non può continuare. La salute dei giocatori è a rischio. È inconcepibile che iniziamo una stagione il 29 dicembre e la finiamo nella seconda settimana di novembre”. La temperatura in sala stampa è cresciuta a livelli di guardia quando un giornalista che chiesto se i giocatori stessero discutendo di possibili azioni, incluso un boicottaggio. Sasha si è letteralmente acceso, rispondendo: “Perché? Qui è tutta una questione di soldi; è tutto ciò che interessa all’ATP. I giocatori non hanno alcun potere decisionale“.
    “Prendere in mano la cosa come? Bene, cosa faresti? Dimmelo tu…” Zverev continua parlando col collega “No, seriamente. Spesso voi giornalisti venite qui a farci domande impossibili; ora voglio sapere cosa fareste voi. Se vuoi lottare per cose importanti come essere il numero 1 al mondo e vincere i Grand Slam, con questo calendario, devi giocare numerose settimane all’anno. Non è sostenibile. Questa settimana possiamo parlare e siamo tutti d’accordo su molte cose, ma non possiamo cambiare nulla. È tutta una questione di soldi. I tornei hanno le licenze e non possiamo fare nulla contro questo. È impossibile eliminare i tornei così, dovremmo compensare tutti quegli eventi perché hanno le loro licenze già pagate. Non è fattibile“.
    Con sarcasmo ha concluso: “Ok, ti ​​ascolterò e boicotteremo. Smettiamo di competere, organizziamo un boicottaggio e poi cosa? Pensi che cambierebbe qualcosa? Perderemmo soldi, altri giocatori prenderebbero il nostro posto e non cambierebbe nulla nel programma. Confido solo nei passi compiuti dalla PTPA per farci sentire, ma questo è un problema che non ha soluzioni a breve termine”.
    Parole davvero potenti e a sorpresa visto il contesto ovattato della Laver Cup, ma che hanno esternato tutta la frustrazione e impotenza contro un sistema che arricchisce con vagante di dollari i suoi attori, ma che li rende quasi impotenti, almeno per le parole di Zverev. Frasi che fanno molto riflettere.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Draper: “Quelli della mia generazione non dureranno molto, colpa del calendario”

    Jack Draper (foto Getty Images)

    Dure quanto i suoi colpi le parole di Jack Draper, pronunciate nel corso della settimana di Davis Cup. Il talentoso britannico, semifinalista a sorpresa alla recente edizione di US Open, spara a zero sul calendario ATP, considerandolo una “pazzia” e peggiorato per l’avvento dei nuovi Masters 1000 obbligatori su 12 giorni, tanto da arrivare ad affermare che i tennisti della sua generazione difficilmente avranno una carriera longeva per la difficoltà di gestire energie, fisico e allenamenti per colpa dei troppi impegni. Tornato in campo a Manchester in Davis Cup, e battuto dall’argentino Cerundolo, Draper ha rilasciato dichiarazioni al veleno sull’annata tennistica.
    “Non c’è dubbio che si tratti di un adattamento troppo rapido, penso che molti giocatori al mio posto non sarebbero venuti questa settimana”, ha affermato Draper, con già 49 partite nelle gambe quest’anno.
    “È un calendario difficile da gestire sul piano mentale”, continua Draper, “secondo me sarà molto difficile per i giocatori della mia generazione avere una carriera longeva. È una follia. Se guardi quanti tornei ho giocato quest’anno, credo che per la prima volta siano 25, 26. Questo è un aspetto positivo di per sé: è il mio primo vero anno nel tour. È davvero dura, ma la mia squadra vuole il meglio per me, facciamo del meglio affinché non subisca infortuni, che mi prenda cura del mio corpo e della mia mente”.
    Ecco il passaggio nel quale Draper critica aspramente il tour, com’è strutturato oggi: “Da Miami non ho avuto più tempo per far niente. Siamo andati direttamente sulla terra rossa, poi sull’erba, quindi via alle Olimpiadi, poi direttamente a Montreal, Cincinnati, qua una settimana di allenamento finalmente… poi US Open. Ora sono qui, ma domani già c’è l’Asia, e arriva la stagione indoor. Guardo il programma, e so che i giocatori lo fanno da anni, ma il modo in cui l’ATP ha cambiato imponendo i Masters 1000 su due settimane ha peggiorato la situazione, non ci dà più tempo. Non c’è letteralmente nessuna pausa, e non è per solo per staccare la spina ma anche per lavorare sul gioco e rimettere a posto il fisico. È davvero impegnativo mentalmente e fisicamente.”
    Draper dovrebbe tornare in campo il 26 settembre a Pechino il prossimo 26 settembre, per l’ATP 500 che vedrà al via molti big, tra cui il campione in carriera e n.1 Jannik Sinner.
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    Nel 2025 non ci sarà il 250 di Cordoba, in America Latina restano solo tre tornei

    L’impianto di Cordoba, Argentina

    In molti chiedono un rafforzamento della breve leg di tornei in America Latina, inclusi gli stessi tennisti, ma la realtà è diametralmente opposta. Secondo quanto afferma Jorge Salkeld, vicepresidente di Octagon, società che detiene i diritti di vari tornei nella stagione, nel calendario ATP 2025 scompare il primo torneo sul rosso in Argentina, quello di Cordoba. 
    “Nel tour sudamericano, l’anno prossimo Cordoba esce dal calendario e rimane quello che abbiamo adesso, ovvero Buenos Aires, Rio e Santiago” afferma Salkeld, come riporta il quotidiano cileno El Deportivo. “L’ATP ha iniziato a promuovere cinque Masters 1000, Madrid, Roma, Toronto, Cincinnati e Shanghai, che sono stati allungati a 12 o 13 giorni, il che ha cambiato il calendario ed è nata la necessità rimodulare il mese di luglio, per far spazio agli eventi di Toronto e Cincinnati. Inoltre, ci saranno diversi movimenti per gli ATP 250, alcuni sono diventati 500, saranno disponibili nelle stesse settimane. Questa è la motivazione del tour, proporre un prodotto, se si può dire, più alto. Per i giocatori questo significa qualche obbligo in più a giocare i 500, non sono obblighi così difficili dal mio punto di vista, perché sono buoni tornei sotto ogni aspetto; premi e punti interessanti.”
    Non a tutti i giocatori piace questa sistemazione con i 1000 “lunghi”: quando ce ne sono due di fila (vedi Madrid – Roma), se perdi due volte al primo turno significa giocare due partite in un mese… Così Salkeld: “Sento lamentele dai giocatori, a loro non piace passare due settimane nello stesso posto, perché se perdono al primo o al secondo turno, devono aspettare 12 giorni per il torneo successivo. In termini di salute, è meglio. È così che riposano, si rigenerano, si allenano. Ma psicologicamente, ai giocatori piace giocare. Sono molto competitivi. In altre parole, non gli piace fermarsi… In più, quando si infortunano, quello che desiderano di più è tornare in competizione prima possibile”.
    Nonostante le tremende polemiche per la scarsa qualità dei campi, sembra salvo il torneo di Santiago: “Abbiamo appena rinnovato i diritti per altri 4 anni. L’evento sta crescendo. Quest’anno è migliorata l’infrastruttura, le tribune, la gente è molto contenta perché prima quando stavi quassù non si vedeva bene. Abbiamo avuto un incontro con l’ATP per discutere come possiamo continuare a far crescere il torneo. Credo che opereremo costruendo un centrale ancora più capiente, perché il pubblico c’è. Le vendite erano al 95% il mercoledì sera. Martedì eravamo già all’80. I campi? Beh, ci sono stati problemi, l’ATP può multarci come da contratto, vedremo cosa succederà. Con l’ATP parliamo quotidianamente. Hanno visto come siamo intervenuti sui campi, è per questo che ci hanno permesso di giocare. Sì, questa reazione e miglioramento del manto in terra dovevamo farla 10 giorni prima del torneo. Non è stato fatto, e questo è stato l’errore, poter avere quei 10 giorni per ritoccarlo. Campo vecchio? Assolutamente no, era nuovo ma non si era assestato. Il campo era nuovo, fatto tre mesi fa, ma era necessario giocarci di più”.
    Restiamo in attesa di vedere che ne sarà del calendario ATP 2025, con le molte novità annunciate. Un punto di domanda resta il possibile Masters 1000 in Arabia Saudita prima degli Australian Open (mentre girano voci sempre più insistenti che le WTA Finals dal 2025 saranno a Jeddah, manca solo la conferma da parte della WTA), ma la “gira latina” così ridotta a soli tre tornei avrà molte difficoltà ad attrarre i migliori giocatori. È un vero peccato, poiché nei maggiori paesi sudamericani la passione per il tennis è forte e radicata, e anche a livello di risultati negli ultimi tre anni abbiamo assistito ad una crescita importante del livello medio dei tennisti argentini, cileni, brasiliani e non solo, grazie ai lungimiranti investimenti nel circuito Challenger, con molti tornei in paesi vicini che hanno creato un movimento solido e incrementato l’interesse generale.
    Pur non avendo più un Del Porto o un Kuerten, questa settimana Baez è n.19 ATP, Cerundolo n.22 e Jarry n.24. L’Argentina ha 8 tennisti in top 100, il Cile 3, e il brasiliano Joao Fonseca promette moltissimo. La stagione tennistica copre 46 settimane; che all’America Latina ne siano destinate solo 3 è francamente ingiusto e sbagliato.
    Marco Mazzoni  LEGGI TUTTO