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    Murray: “Djokovic è il più efficace nello scegliere il colpo migliore per la situazione, ma non negli ultimi tornei”

    Andy Murray negli ultimi giorni è stato particolarmente attivo con i media e insieme Gael Monfils nel progetto “Twitch stream” per l’ATP. Tra le sue interessanti dichiarazioni, spiccano le parole su Novak Djokovic. Secondo lo scozzese, il calo di risultati del n.1 da Roland Garros a fine stagione è dovuto non solo a motivi fisici […] LEGGI TUTTO

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    Andy Murray: “Il tennis deve trovare il modo di accelerare i ritmi e differenziare gli stili di gioco”

    Andy Murray

    Andy Murray tra i top player è sempre stato quello più diretto nell’esprimere il proprio pensiero, meno ancorato all’ormai abusato “politically correct” e pronto a criticare ATP, Slam e colleghi. Chi segue il suo profilo Twitter può apprezzare la sua ironia e spesso battute al vetriolo. Lontano dalla O2 Arena, dove si svolge quel Masters che ha vinto nel 2016, lo scozzese è stato intervistato dal tabloid Uk Metro, rilasciando alcuni concetti molto interessanti sul gioco di oggi e su quello che, a suo avviso, il tennis dovrebbe fare per diventare ancor più attrattivo, soprattutto per i più giovani. Ecco alcuni estratti del suo pensiero, che riteniamo assai interessante.
    “Quando ero giovane portavo in campo un tipo di gioco assai più creativo, mi piaceva cercare cose diverse, ma quando ho iniziato a fare pressione su me stesso per vincere grandi tornei ho scartato quell’idea. Purtroppo mi sono reso conto che un gioco solido paga molto di più di uno vario e spettacolare, se vuoi ottenere grandissimi risultati. Mi manca produrre uno stile unico e creativo, i tennisti che hanno il proprio stile contribuiscono moltissimo allo spettacolo, come ad esempio i francesi, che ci tengono sempre molto a crescere senza snaturare il proprio talento e unicità. È positivo per i fan ammirare cose diverse in campo e soprattutto per i bambini, vedere che il tennis può essere giocato in molti modi. Non vorrei che il tennis venisse omogeneizzato ancor più, lo è già troppo. Si parla tanto di spettacolo, per averlo è fondamentale proporre giocatori e stili gioco diversi “.
    Ricordano ad Andy le forti critiche che ricevono i tennisti che ultimamente provano il servizio da sotto, o la “mitica” SABR” di Federer, ossia una risposta super offensiva con i piedi quasi sulla riga del servizio e via a rete. Murray risponde in modo tranciante, nel suo “rusty style”: “Non capisco le persone che criticano questo. Ricordo di aver letto un articolo anni fa in cui Becker criticava Roger per aver proposto quel colpo, la sua risposta al limite. Se ti riesce e hai successo con quella tattica, perché non farla? Ogni volta che vediamo un giocatore di tennis battere da sotto, molti commentatori sono scioccati e chiedono se sia irrispettoso. Mi sembra incredibile, è una giocata del tutto legittima e ancora di più oggi visto che moltissimi giocatori rimangono molto indietro alla risposta. Mi sembra davvero una cosa molto intelligente poter sfruttare quella soluzione. Forse se perdi il punto facendola, ti senti un cretino, ma la mia sensazione è che la percentuale di punti vinti servendo dal basso sia altissima, perché sorprendi l’avversario e in troppi ormai rispondono da metri e metri dietro“.

    Murray pensa che il tennis di oggi sia ancora affascinante, ma anche che sia indispensabile guardare al futuro e muoversi per rendere il tennis più veloce, vario ed elettrizzante. L’inserimento dello shot clock, a suo modo di vedere, è insufficiente, anzi, quasi inutile: “L’ATP ha inserito misure volte ad accelerare il gioco, ma non si stanno dimostrando efficaci. Tutti i giocatori guardano costantemente l’orologio tra un servizio e l’altro, e lo fanno correre fino all’ultimo secondo, anzi, spesso vanno anche oltre… Ci sono momenti in cui impieghiamo più tempo di quanto sarebbe necessario, approfittando della possibilità di vedere il conto alla rovescia dell’orologio. In generale, iniziamo tutti a far rimbalzare la palla iniziando il movimento della battuta quando mancano tra 7 e 10 secondi. L’asciugamano da prendere da soli? Ritengo che quando le cose torneranno alla normalità, i raccattapalle potranno di nuovo porgere l’asciugamano al giocatore, perché con quello che vediamo ora, il gioco rallenta ancora di più. Dover camminare in fondo alla campo in ogni punto per asciugarci rompe la routine e finisce per spezzare ancor più il ritmo e il tempo tra un punto e l’altro, viene usato da tutti come arma tattica. Invece l’ATP dovrebbe muoversi per rendere le partite più snelle, con pochi tempi morti e soprattutto elettrizzanti come stile di gioco. Oggi il ritmo di gioco è fin troppo lento. Il tennis deve provare ad accelerare: il ritmo di gioco, il tempo prima dell’inizio delle partite, il tempo tra un game e l’altro, velocizzare i punti, troppo lunghi“.
    Un parere forte e qualificato, che viene da un tennista esperto che ha potuto affrontare più generazioni di giocatori. Personalmente ritengo che l’idea di Murray sia quella corretta: condizioni di gioco assai omologate (palle, superfici e quindi i miglioramenti nei telai e soprattutto nelle corde) hanno massimizzato il rendimento di un preciso stile di gioco, finendo alla lunga per impoverire la tecnica e standardizzare la tattica, visto che per ottenere i migliori risultati tutti si sono focalizzati nel lavorare su di un preciso modello che tende alla maggior efficacia e meno alla differenza e all’esaltazione di abilità uniche e personali. Restano sempre le punte massime, le eccezioni, qualità superiori che alla fine vengono a galla e premiano chi le possiede; ma se parliamo di livello medio, questo si è alzato terribilmente ma con un gioco molto preciso, molto tattico, molto fisico, assai efficiente ma più “povero”. Chissà che in questo periodo così turbolento e foriero di possibili rivoluzioni, qualcosa non possa cambiare anche in questo ambito, quello più squisitamente legato al gioco.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Lendl: “Zverev indoor è un brutto avversario per tutti. Murray? Può smettere quando vuole”

    Ivan Lendl, ai tempi della sua collaborazione con Andy Murray

    Ivan Lendl è stato intervistato da Eurosport alla vigilia del Masters di Londra. L’ex n.1 ceco è stato uno dei tennisti di maggior successo alle ATP Finals, ma oltre al ricordo delle sue eccellenti esperienze nella kermesse di fine anno, si è focalizzato su altri temi: Zverev, Nadal e anche Andy Murray. Ecco alcuni estratti delle parole di Ivan.
    “Guardando il tennis di Alexander Zverev, si intuisce il perché su campi indoor come quello di Bercy trovi il suo miglior tennis. Zverev predilige una sorta di velocità media, come è stato a Parigi, proprio come fu a Londra due anni fa quando vinse alle Finals. La palla gli arriva alla perfezione per impattare col diritto: né alta né bassa, ideale per come la colpisce. Lui soffre quando è troppo bassa, o deve impattarla in alto. Inoltre con il suo servizio soffre il vento, ma indoor non c’è quindi può servire molto meglio. Non è un caso che quando gioca al coperto le sue percentuali di servizio siano molto più alte, e questo è fondamentale per il suo gioco. Ecco perché indoor è molto meglio che all’aperto, è uno difficile da battere per tutti”.

    Lendl ha quindi spiegato cosa ha portato il tedesco a sconfiggere Nadal a Bercy: “Ho visto un po’ di Zverev contro Rafa a Parigi, quella partita è stata assai difficile per Nadal. Non può correre intorno al suo rovescio, ha colpito più rovesci nel match di quanto non faccia di solito in una partita. Non ricava molto dal servizio, la palla arriva un po’ più velocemente e questo non gli permette di lavorare col diritto. Quando deve spingere dritto, con colpi più piatti, non può controllare i punti come fa al solito. Questo spiega i problemi di Rafa, e quelli che gli ha provocato Zverev”.
    Ultime parole per Murray, che come Zverev ha allenato (con successo) in passato. Hanno fatto molto rumore, soprattutto in UK, le parole al veleno di Mats Wilander qualche settimana fa, che poco velatamente consigliava allo scozzese di ritirarsi velocemente se non sarà in grado di tornare al massimo livello. Di parere opposto Lendl: “Prima che vincesse il suo ultimo US Open, la gente chiedeva a Sampras perché non si ritirasse… Io ho sempre detto che Sampras si era guadagnato il diritto a ritirarsi quando meglio credeva. Per me, per Andy è la stessa cosa, può giocare quanto vuole e ritirarsi quando meglio crede, e fa bene a continuare a giocare finché sente passione per lo sport e si diverte in campo”.

    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Andy Murray dà forfait per il torneo di Colonia 2. Ancora problemi all’anca

    Andy Murray ex n.1 del mondo

    Andy Murray, ex numero uno al mondo e attualmente fuori dalla top 100 , continua a vivere giorni difficili della sua carriera. Dopo essere stato operato nel 2019 all’anca (poi recuperò bene da quell’operazione, infatti vinse un torneo in singolare alla fine dello scorso anno), il 33enne scozzese non riesce proprio a farcela nel 2020 e questa domenica ha addirittura scelto di rinunciare all’ATP 250 a Colonia, in Germania.

    Dopo aver perso al primo turno nel Colonia 1 la scorsa settimana, Murray ha scelto di fermarsi di nuovo a causa di un infortunio all’anca (nuovamente) e non è sicuro se gareggerà di nuovo nel 2020. Se lo farà, sarà nel torneo Masters 1000 di Parigi Becy, in Francia, tra due settimane. LEGGI TUTTO

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    Murray, Chardy, Millman e Auger-Aliassime eletti nel Player Council dell’ATP

    Il nuovo Council dell’ATP

    L’ATP ha comunicato l’ingresso di alcuni nuovi membri nel Player Council. Ricordiamo che Djokovic ha rassegnato le proprie dimissioni contestualmente all’annuncio della nuova associazione dei giocatori, da lui fortemente promossa.
    I quattro nuovi giocatori eletti nell’ATP Player Council sono Felix Auger-Aliassime (range ATP ranking n.1-25), Jeremy Chardy (51-100), John Millman (1-50) e Andy Murray.
    Auger-Aliassime, Chardy, Millman e Murray sono stati eletti dai membri esistenti dell’ATP Player Council per ricoprire i ruoli vacanti in seguito alle dimissioni di Novak Djokovic, John Isner, Vasek Pospisil e Sam Querrey prima degli US Open. Inizieranno il proprio incarico in seno all’ATP con effetto immediato.

    Auger-Aliassime, 20 anni, è il più giovane giocatore nella Top 25 della classifica ATP. Gli altri possiamo definirli come giocatori “veterani”, vista la grande esperienza di vita nel tour. Kevin Anderson, ex vicepresidente dell’ATP Player Council, è stato elevato a Presidente.
    Ricapitolando, l’attuale ATP Player Council è composto da:1-50 ATP: Kevin Anderson (Presidente), Felix Auger-Aliassime, John Millman, Rafael Nadal51-100 ATP: Jeremy Chardy, Yen-Hsun LuDoppio 1-100: Jurgen Melzer, Bruno SoaresAltri membri, extra classifica: Roger Federer, Andy MurrayRappresentante “Alumni”: Colin DowdeswellRappresentante degliallenatori: Brad Stine LEGGI TUTTO

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    Mats Wilander attacca duramente Andy Murray e lui risponde con ironia alle critiche

    Mats Wilander, ex numero uno del mondo, pluricampione di tornei del Grand Slam e attualmente commentatore di Eurosport, ha lanciato alcune domande questa domenica sul momento di Andy Murray, che considera “preoccupante”. L’ex tennista svedese ritiene che forse il 33enne britannico dovrebbe smettere di provarci. “Sono preoccupato per Andy Murray. Mi piacerebbe sentirlo dire perché […] LEGGI TUTTO

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    Fabio Fognini: “Murray è stato sempre arrogante, non siamo mai andati d’accordo”.

    Fabio Fognini classe 1987, n.13 ATP

    Fabio Fognini ha fatto delle rivelazioni molto interessanti nel suo libro autobiografico uscito questa settimana. “Warning – La mia vita tra le righe”, il 33enne italiano ammette ciò che già avevamo immaginato: lui e Andy Murray non sono grandi amici.
    “Murray è sempre stato molto arrogante fin da quando era un bambino. Era un giocatore che si prendeva gioco di tutti gli altri. Non siamo mai andati d’accordo. Siamo due teste calde e sul campo ci siamo sempre disprezzati a vicenda”.

    A proposito dei tennisti con cui non sempre ha simpatizzato, Fognini ha ricordato il caso del suo buon amico Andreas Seppi. “Seppi ed io non potremmo essere più diversi. Viene dal Tirolo, è molto calmo e tranquillo. Lo prendo sempre in giro perché non ride mai, non si offende mai di nulla. Quando gli parlo, mi sembrava di parlare con un muro. Quando si è sposato, è migliorato, ha iniziato a sorridere di più”. LEGGI TUTTO