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    Rublev a caccia della prima semifinale Slam, col servizio migliorato. Basterà a sconfiggere Medvedev? (di Marco Mazzoni)

    Il match clou nella notte australiana sarà il derby russo tra Daniil Medvedev ed Andrey Rublev. I due moscoviti, compagni di torneo fin dagli esordi giovanili, si giocheranno un posto in semifinale, a sfidare il vincente di Nadal vs. Tsitsipas. Se sulla presenza di Medvedev tra i migliori quattro in questo Slam scommettevano in molti […] LEGGI TUTTO

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    Djokovic e Nadal con problemi fisici, grande chance per gli “altri”?

    L’Australian Open è sempre uno Slam particolare. Arriva ad inizio anno dopo una prima preprazione a dicembre, “lontanissimo” dalla fase calda della stagione, quella che va da maggio a settembre con terra, i Championship, i tornei estivi negli USA. Spesso molti giocatori scendono “down under” non ancora al meglio della condizione, sperando di trovare le […] LEGGI TUTTO

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    ATP Cup: troppo Rublev per Fognini, la Russia è avanti 1-0 sull’Italia

    Fabio Fognini nella foto

    L’avventura dell’Italia nella finale di ATP Cup contro la Russia comincia con una sconfitta. Nel primo match di giornata, disputato in condizioni indoor sulla “Rod Laver Arena” a causa della pioggia, Andrey Rublev ha sconfitto Fabio Fognini con il punteggio di 6-1 6-2 in un’ora e un minuto di gioco: il tennista russo, classe ’97, porta dunque la selezione capitanata da Evgeny Donskoy sull’1-0.
    Tra pochi minuti toccherà a Daniil Medvedev e Matteo Berrettini, con il giocatore romano che dovrà a tutti i costi portare a casa l’incontro per centrare il pareggio e rinviare il verdetto al doppio decisivo (al momento i giocatori coinvolti in questo match sarebbero Bolelli/Vavassori da una parte e Karatsev/Donskoy dall’altra, ma i due capitani hanno la possibilità di mischiare le carte in tavola fino a pochi minuti prima dall’effettivo inizio della sfida).

    PRIMO SET – Avvio di partita straripante per Rublev: l’attuale numero otto del ranking ATP è ingiocabile sia al servizio che in risposta e Fognini non riesce in alcun modo a trovare i mezzi adatti a contrastare il suo tennis aggressivo. Il tennista di Arma di Taggia, vittorioso in cinque dei sei precedenti con Rublev (ultima vittoria a Pechino nel settembre 2019), si ritrova fin da subito costretto ad inseguire a causa del servizio perso a quindici nel secondo gioco: l’azzurro, che annulla una chance del doppio break sullo 0-3, capitola definitivamente nel sesto game cedendo nuovamente la battuta. Rublev, a questo punto, non ha alcun problema nel mandare in archivio la frazione con lo score di 6-1 in appena venticinque minuti: il russo si è dimostrato decisamente più solido rispetto a Fognini al servizio, avendo perso appena quattro punti su venti (vinti 8/10 con la prima e 8/10 con la seconda), e rispetto all’italiano ha chiuso il set con un saldo positivo tra vincenti ed errori (10-3, 3-11 invece per Fognini).
    SECONDO SET – La seconda frazione ricalca in generale quanto accaduto nel parziale precedente: Rublev continua a spingere ogni palla, Fognini sbaglia tanto non riuscendo a trovare le giuste misure per contenere le accelerazioni del suo sfidante. Lo strappo avviene nel terzo gioco, quando Fognini prima commette un doloroso doppio fallo sul 30-30 e poi piazza un grave errore gratuito con il rovescio, regalando così il break a Rublev. Dal 2-1 per il russo, di fatto si smette di giocare: entrati nella fase cruciale, Fognini perde malamente la battuta a zero nel settimo game (commettendo un altro doppio fallo in apertura) ritrovandosi sotto per 5-2. Chiamato a chiudere con il servizio a disposizione, Rublev non si fa cogliere impreparato: altre quattro martellate ed è 6-2.
    ITALIA – RUSSIA 0-1Andrey Rublev (RUS) b. Fabio Fognini (ITA) 6-1 6-2 LEGGI TUTTO

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    Un documentario sulla vita di Rublev, Andrey si racconta

    Il russo Andrey Rublev ha appena diffuso un interessante documentario (in russo, ma con sottotitoli in eng) in cui ripercorre la sua vita, da giovane moscovita fino ai primi passi nel mondo Pro. È un bello spaccato dell’esperienza di un giovane a caccia del successo nel difficile mondo del tennis. Rublev conduce gli spettatori nei […] LEGGI TUTTO

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    Caccia agli Slam 2021: cosa manca agli “inseguitori”? (di Marco Mazzoni)

    Stefanos Tsitsipas, semifinalista a Roland Garros 2020

    Il 2021 tennistico maschile scatta oggi tra Antalya e Delray Beach, tra le mille incertezze dovute alla pandemia, possibili nuovi spostamenti e cancellazioni. Ci apprestiamo a seguire una stagione che, come mai prima, saremo costretti a vivere giorno per giorno, sperando che le vaccinazioni di massa in corso in molti paesi possano rappresentare la fine del tunnel verso quella “normalità” perduta che oggi ci manca terribilmente.
    In questo scenario di totale incertezza, lanciarsi in previsioni sugli Slam 2021 sarebbe a dir poco ardito. La sensazione è che Novak Djokovic e Rafa Nadal saranno – tanto per cambiare – ancora gli uomini da battere. Nonostante i loro (prossimi) 34 e 35 anni, con mille battaglie nelle gambe e nella testa, la fortissima motivazione di segnare record storici (numero di Slam, settimane al n.1) li farà scattare in pole position, a meno di infortuni o situazioni imprevedibili.
    Altra certezza, la posizione di Dominic Thiem, ormai al pari dei due super campioni. L’austriaco è stato il primo nato nei ’90s a vincere un Major a New York, dopo aver perso finali a Parigi e Melbourne. Ormai Dominic è a tutti gli effetti il terzo incomodo, pronto a vincere a Melbourne, Parigi e New York. E gli altri?
    Nel primo approfondimento del 2021 parliamo degli inseguitori, quella pattuglia variopinta, interessante e ricca di talento quasi pronta a spiccare il volo verso la prima vittoria in uno Slam. Accadrà nel 2021? Non v’è certezza, ma è assai probabile che almeno uno di loro possa finalmente imporsi in uno dei quattro tornei principali della stagione. Ci sono molti segnali concordanti in tal senso. Il disgraziato 2020 ha mostrato per alcuni di loro importanti segnali di crescita, come la finale a US Open di Zverev, la vittoria alle ATP Finals di Medvedev spazzando via i primi tre al mondo, la semifinale di Tsitsipas a Roland Garros (dopo quella a Melbourne del 2019). Andiamo a vederli uno per uno, focalizzando l’attenzione su quel che (a fine 2020) mancava per compiere l’impresa e sedersi al banchetto dei veri Campioni. Per tutti loro sarà fondamentale elevare la “continuità di prestazione”, ossia la capacità di giocare il proprio miglior tennis più a lungo possibile, ma non solo.

    Daniil Medvedev (24 anni) – Continuità con la prima di servizio. È già andato molto vicino a vincere uno Slam, a New York 2019, quando solo l’enorme cuore e classe di Nadal hanno impedito al russo l’impresa, a coronare la sua estate magica. Medvedev ha il tennis più “rognoso” tra gli emergenti: tattico, di difficile lettura, molto personale. Ti porta a giocare male, con quella ragnatela di palle lente, “storte”, senza peso, e poi un improvviso strappo a spezzarti il ritmo e le gambe. Ti manda “in bestia”, ti toglie ritmo e fiducia. Quando Medvedev è davvero centrato, è un bruttissimo cliente per tutti. Però il suo tennis così complesso e personale richiede una perfetta condizione atletica, è assai dispendioso in energie fisiche e psicologiche, perché lui non spazza via il rivale, lo lavora ai fianchi, spesso in match lunghi e faticosi. Per questo il rendimento della prima di servizio diventa fondamentale: ricavare molti punti diretti per non spremersi in ogni scambio, ed allo stesso tempo elevare la frustrazione dell’avversario, è conditio sine qua non per vincere contro i big. Lo si è visto alle Finals, e praticamente in ogni suo grande successo. Ancora la prima di Daniil non è sempre al top. A volte stenta a prendere ritmo, oppure scompare per alcuni games. In uno Slam, con Rafa, Novak o Dominic al di là della rete, non te lo puoi permettere. Se nel 2021 Daniil troverà un servizio ancor più pungente e costante, potrà vincere il suo primo Slam.

    Stefanos Tsitsipas (22 anni) – Intensità e propensione offensiva. Il giovane “Dio greco” del tennis affascina per la sua eleganza nel gesto, completezza tecnica e versatilità. Dalla sua racchetta possono uscire traiettorie splendide da ogni posizione di campo, anche dal diritto, assai migliorato e reso più stabile nell’ultimo periodo. Tuttavia Stefanos ancora difetta in intensità. Nelle grandi e lunghe sfide, ha ancora la tendenza a prendersi delle pause in cui aspetta troppo l’avversario, si mette a scambiare come per rifiatare, ritrovare energie fisiche e mentali. Puntualmente in quei frangenti un rivale top ne approfitta, mette le marce alte e scappa via. Tsitsipas spesso riesce a rientrare, ma compie un grande sforzo che poi finisce per pagare nella fasi decisive (tiebreak, quarto e quinto set). È diventato un discreto lottatore, ma deve riuscire a concentrare gli sforzi in un rendimento medio più alto, cancellando quei momenti un po’ abulici in cui sembra tirare i remi in barca. Allo stesso tempo, deve trovare la fiducia per produrre un tennis più incisivo perché ha tutti i mezzi e colpi per riuscirci. Quando il greco tiene l’iniziativa, affonda i colpi, viene avanti giocando molto aggressivo, produce un tennis non solo bellissimo ma anche vincente ed efficace. Resterà sempre un creativo, soggetto a sbagliare e prendere decisioni tattiche pericolose, ma deve incanalare il suo gioco verso il rischio, con una posizione più avanzata e cercando di tenere in mano l’iniziativa il più possibile, visto che in modalità “creative” è assai più forte rispetto a quando è costretto a rincorrere. E magari usare maggiormente il rovescio slice per togliere ritmo ai molti picchiatori del tour e quindi entrare con i suoi colpi in anticipo.

    Alexander Zverev (23 anni) – Posizione di campo e attitudine. Sono passati diversi mesi, ma ancora resta incredibile la rimonta subita a NY da Thiem nella finale di US Open 2020. Sasha aveva dominato i primi due set, mostrando finalmente un tennis facile, sicuro, offensivo. Thiem fu forse fin troppo dimesso, e la sua scossa nel terzo finì per far ripiombare il tedesco nella propria palude, quella in cui si arrocca con un tennis consistente ma poco incisivo, tanto da annegare. Qua passa tutta la differenza tra un Campione ed un ottimo giocatore. Zverev in carriera ha vinto Masters 1000, le ATP Finals, ha battuto tutti i migliori perché possiede la qualità per farlo. Tuttavia continua non convincere perché riesce in queste imprese solo quando libera testa a braccio, producendo un gioco geometrico e veloce, aggressivo. In questi match, gioca con i piedi più vicini alla riga di fondo, con la prima apre il campo e quindi entra col rovescio poderoso, o lavora lo scambio col diritto cross, lungo e preciso. Quando tiene questa attitudine offensiva insieme ad una posizione avanzata, è un Top player, pronto a vincere uno Slam. Purtroppo ancora gli accade di rado, in modo completamente imprevedibile. È quindi una questione mentale, di fiducia, di presenza in campo. Nella sua giovane carriera, Alexander ha macinato tanti avversari quanti coach… vediamo se David Ferrer sarà quello “buono”. L’iberico fu un esempio di applicazione ed attitudine, proprio quella che manca al suo assistito.

    Andrey Rublev (23 anni) – Piano B. Rublev è stato uno dei giocatori migliori nel 2020. 5 tornei vinti, una crescita importante che l’ha giustamente portato a vincere anche l’ATP Award (insieme al suo coach, Fernando Vicente). Tuttavia i numeri vanno saputi leggere, e questi parlano chiaro: contro i migliori e negli Slam, Rublev ancora fa fatica. Non ha ancora superato la barriera dei quarti in uno Slam, ha battuto pochi Top, tenendo invece un livello medio molto alto contro gli altri. Il motivo di quest’andamento è squisitamente tecnico: il tennis di Rublev è formidabile ma ancora mono dimensionale. Il suo pressing ad altissimo ritmo e grande rischio è il suo marchio di fabbrica, con cui macina moltissimi avversari; ma potrebbe diventare anche la sua maledizione se non riuscirà a costruirsi un piano B per le situazioni in cui non riesce a sfondare l’avversario. Con i piedi vicini alla riga di fondo, Andrey spinge come un forsennato, palla dopo palla, costringendo l’avversario ad accorciare e aprendosi uno spiraglio per l’affondo, o portandolo all’errore. Ma… se questo non avviene? Se l’avversario si appoggia e non sbaglia? O se l’avversario risponde con palle lavorate e lo manda fuori ritmo? Sconfitta, perché Rublev ancora non è riuscito a trovare una via di fuga, una soluzione. Questa potrebbe essere un’incursione a rete (ma la tecnica di volo e posizione sono ancora rivedibili), oppure lavorare per stringere gli angoli con meno velocità e più rotazione, visto che il vero cambio di ritmo non è nelle sue corde. Rublev sembra un tennista già piuttosto formato sul piano tecnico, e con precise qualità ma anche limiti. Magari potrebbe trovare due settimane in cui, sostenuto da una condizione fisica eccezionale e grande sicurezza, riuscirà a travolgere ogni avversario, ma per trovare uno Slam del genere sembrano molti i pianeti che dovrebbero allinearsi alla perfezione…

    Matteo Berrettini (24 anni) – Salute e forma fisica. Di fatto il 2020 dell’azzurro non è valutabile. Ha giocato pochissimo, forte del ranking protetto sui risultati 2019, e quando l’ha fatto non stava quasi mai bene. Lo si sapeva, fin dall’inizio. Nel 2019 il tennis fantastico di Matteo è stato sostenuto da un’annata fortunatamente senza grandi intoppi sul lato fisico. Quando ti porti dietro un corpo così importante, il problema è dietro l’angolo. Con questo dovrà convivere l’azzurro, per tutta la carriera, l’augurio e speranza è che grazie ad un eccellente lavoro si possa preservarne il più possibile la salute, in modo da esplodere in campo quella potenza e qualità che l’hanno portato alla SF a US Open e giocare il Masters di fine anno, chiudendo tra i primi 8 al mondo la stagione 2019. Matteo come tennis può crescere ancora in molte cose: più qualità in risposta, qualche accelerazione di rovescio improvvisa, qualche miglioria nella volée e nell’approccio, una seconda di servizio sempre più incisiva. Ma il miglior Berrettini, seppur incompleto, è già un tennista fortissimo, che se la gioca con i migliori, perché ha un tennis “moderno”, efficace su ogni superficie, a patto di stare bene. L’augurio è di ritrovarlo nel 2021 al 100% sul lato atletico, perché solo con la miglior condizione gioca libero di testa e con fiducia.

    Denis Shapovalov (anni 21) – Ordine e prima di servizio. “Showtime Shapo” ha infiammato il Foro Italico nel 2020, mostrando anche sul rosso quel tennis irresistibile, una macchina da tennis infernale, imprevedibile, bellissima. Capace di creare meraviglie tecniche che ti lasciano a bocca aperta, ma allo stesso tempo distruggere tutto con la stessa velocità. Tra i giocatori di cui ho parlato è il più giovane, in tutti sensi. Quando si è così creativi, quando il padreterno ti regala così tanto talento e possibilità, incastrare il tutto in un piano razionale ed efficace è sempre più complesso. Ancor più se hai una personalità spiccata, vuoi imporre il suo gioco senza compromessi. Per questo solo trovando ancor più ordine e logica, Denis potrà salire di livello trovando quella continuità di rendimento all’interno dello stesso torneo che ancora gli manca. Non ha superato lo scoglio dei quarti in uno Slam, segnale di come faccia ancora fatica a trovare stabilità. Per farlo, oltre ad un lavoro importante sul piano mentale e tattico – auguri Youzhny – sarà necessaria anche una crescita nel rendimento con la prima di servizio. È la storia del gioco che lo dice: tutti i tennisti altamente creativi e con un tennis molto rischioso hanno iniziato a vincere solo quando sono riusciti a ricavare molti punti diretti con la prima. Perché metti sotto pressione il rivale, perché prendi fiducia nel tuo gioco, perché rischiando tanto, qualcosa concedi. Uno Shapo che si gioca uno Slam sarebbe il miglior biglietto da visita per il nostro sport.

    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Medvedev: “Lasciare Mosca è stata una necessità”

    La “nouvelle vague” del tennis russo passa da Mosca. La capitale del paese infatti può vantare ben tre top20: Daniil Medvedev, Andrey Rublev e Karen Khachanov. In tutta la Russia il tennis è da tempo uno degli sport più amati e seguiti. Importantissimo fu l’intervento dell’ex premier Boris Yeltsin che, da grandissimo appassionato, investì molti rubli […] LEGGI TUTTO

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    ATP Awards: nessun italiano premiato. A Djokovic, Rublev, Alcaraz, Federer, Nadal, Pospisil e Tiafoe i premi principali. Vicente miglior coach

    Il sito ufficiale dell’ATP ha appena pubblicato i vincitori degli ATP Awards 2020. Purtroppo nessun italiano ha vinto, erano candidati Jannik Sinner, Lorenzo Musetti e Riccardo Piatti.   Ecco i vincitori nelle varie categorie: ATP n.1: Novak Djokovic (che oggi ha anche festeggiato le 300 settimane in vetta alla classifica mondiale) Comeback Player of the […] LEGGI TUTTO

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    Confermato dal TAS: I russi potranno essere presenti alle Olimpiadi di Tokyo solo con una bandiera neutra

    Andrey Rublev RUS, 1997.10.20

    La Russia è stata esclusa per due anni dalle principali competizioni sportive mondiali, tra cui i Giochi Olimpici di Tokyo 2020 (2021), per mancato rispetto delle norme antidoping, lo ha annunciato questo giovedì la Corte Arbitrale dello Sport.
    La decisione, che vieta anche la partecipazione della Russia alle Olimpiadi invernali di Pechino 2022, è la metà della sanzione proposta dall’Agenzia mondiale antidoping (AMA), che aveva chiesto quattro anni di sospensione.

    Gli atleti russi che non sono mai stati sanzionati per il doping potranno, secondo la decisione, partecipare a competizioni internazionali, ma sotto una bandiera neutrale. Con questa decisione del TAS, alla Russia è anche vietato organizzare grandi eventi sportivi internazionali per i prossimi due anni.
    Nel caso del tennis, Andrey Rublev e Karen Khachanov hanno già mostrato interesse a giocare l’evento sotto una bandiera neutrale, così come Elena Vesnina, che ha in programma di competere nuovamente per difendere il suo titolo olimpico a Rio de Janeiro nel 2016.
    La Russia è stata una delle grandi potenze del tennis ai Giochi Olimpici: ha vinto tre medaglie d’oro (Elena Dementieva a Pechino 2008, Yevgeny Kafelnikov a Sydney 2000 e Elena Vesnina/Ekaterina Makarova a Rio 2016) e un totale di otto medaglie. Nell’era contemporanea (dal 1988) solo gli Stati Uniti (14) hanno fatto meglio. LEGGI TUTTO