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    Il figlio di Agassi e Graf convocato dalla nazionale tedesca di baseball

    Il figlio di Agassi e Graf convocato dalla nazionale tedesca di baseball

    Sembrava destinato a diventare un tennista professionista, essendo nato dall’unione di due dei migliori giocatori della storia, ma fin da quando era bambino si è capito che il percorso di Jaden Agassi avrebbe preso un’altra direzione. Il figlio di Andre Agassi e Steffi Graf è stato convocato dalla nazionale tedesca di baseball per disputare le qualificazioni ai Campionati Mondiali, un impulso indiscutibile alla sua carriera sportiva.Jaden, che ha scelto di seguire la sua passione per il baseball anziché le orme dei genitori nel tennis, vede così premiato il suo impegno con questa importante convocazione che rappresenta un passo significativo nel suo sviluppo come atleta.
    Nonostante il peso di un cognome che nel mondo del tennis equivale a vera e propria nobiltà sportiva – con un padre vincitore di otto titoli del Grande Slam e una madre che ne ha conquistati ben ventidue – il giovane Agassi ha sempre mostrato determinazione nel costruirsi un’identità sportiva propria e indipendente.
    La scelta della nazionale tedesca si lega naturalmente alle origini della madre, Steffi Graf, leggenda del tennis teutonico, e offre a Jaden l’opportunità di rappresentare a livello internazionale il paese d’origine materno in uno sport completamente diverso da quello che ha reso celebri i suoi genitori.
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Zverev e Shleton giocheranno la Laver Cup 2025

    La infografica della Laver Cup

    Altre due stelle annunciate per l’edizione 2025 della Laver Cup: Alexander Zverev e Ben Shelton. I due tennisti prenderanno parte alla fascinosa esibizione prevista al Chase Centre di San Francisco nel weekend 19-21 settembre. Zverev si unisce al numero 3 al mondo Carlos Alcaraz nel roster di sei giocatori del team azzurro, mentre Shelton farà squadra col connazionale e numero 4 al mondo Taylor Fritz per il team rosso.
    Zverev sta progredendo nella sua carriera aggiungendo risultati prestigiosi, come le due finali Slam raggiunte a Parigi 2024 e Australian Open 2025, con la medaglia d’oro olimpica del 2021 come più importante successo insieme a due edizioni delle ATP Finals. In Laver Cup è stato un membro della squadra vincente in ciascuna delle cinque volte in cui ha partecipato alla competizione: a Praga (2017), Chicago (2018), Ginevra (2019), Boston (2021) e Berlino (2024). Sarà così anche nella Bay Area?
    “Adoro far parte della Laver Cup, essere compagni di squadra di alcuni dei più grandi giocatori del mondo è molto speciale”, ha detto Zverev. “Non vedo l’ora di arrivare a San Francisco quest’anno. È super emozionante giocare in casa dei Golden State Warriors, sarà fantastico giocare nella loro arena e vivere l’atmosfera”.

    🏆 2017🏆 2018🏆 2019🏆 2021🏆 2024@AlexZverev has played in all five of Team Europe’s Laver Cup title wins. Can Team Europe defend their crown in 2025?#LaverCup pic.twitter.com/W61L9KRxs6
    — Laver Cup (@LaverCup) February 20, 2025

    Una delle più gustose novità del 2025 saranno i due nuovi capitani: per il Team Europe Yannick Noah, per quello World Andre Agassi. Il francese è felice di poter schierare Zverev. “Sasha è uno dei concorrenti più costanti e coraggiosi del tour e la sua esperienza, leadership e capacità di essere all’altezza delle circostanze saranno un valore inestimabile per noi”, dichiara Noah. “Sappiamo quanto sarà dura la squadra mondiale, soprattutto con il pubblico di casa tutto per loro, ma con Sasha e Carlos dalla nostra parte, saremo pronti per la sfida”.
    Shelton, attualmente n. 13 nella classifica ATP, è uno dei giocatori che porta più adrenalina nei suoi match. L’ex campione universitario NCAA ha raggiunto la sua seconda semifinale Slam all’Australian Open del mese scorso e gareggerà per la terza volta Laver Cup sotto la guida di Andre Agassi. “Niente è paragonabile alla Laver Cup”, afferma Shelton. “È elettrica. Il formato della squadra, l’atmosfera, i fan: è qualcosa di diverso. Sono davvero emozionato di giocare la mia terza Laver Cup e la prima di fronte a un pubblico americano, penso che ci sarà un’atmosfera piuttosto bella a San Francisco e siamo carichi e super motivati ​​a riconquistare la Laver Cup!”.
    “La Laver Cup tira fuori il meglio dai giocatori: c’è intensità”, afferma Agassi. “Ben è un talento esplosivo e riesce a dare il meglio di se in un contesto di squadra. Ha avuto un inizio di stagione importante e sono concentrato sulla creazione di una squadra che sarà pronta ad affrontare l’Europa a settembre”.
    Mario Cecchi LEGGI TUTTO

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    Chi per il dopo Cahill? Questo il nome più “funzionale”

    Jannik Sinner (foto Getty Images)

    La miglior risposta alla domanda inserita nel titolo è banalmente… Darren Cahill. “Proverò a farti cambiare idea” afferma Jannik Sinner nel corso della premiazione dell’Australian Open 2025, ma conoscendo il rigore, fermezza e serenità del coach australiano, non sarà facile per il n.1 far tornare l’allenatore sui propri passi e così continuare il percorso vincente di tennis e di vita. Sinner in un dopo partita a Melbourne l’ha combinata “grossa”, si è fatto scappare che Cahill avrebbe deciso di fermarsi al termine di questa stagione. Non lo doveva dire, si è scusato col coach che con un sorriso e una pacca sulla spalla l’ha rassicurato, tutto ok. Questo è uno dei segreti del “Little killer”, il modo in cui prende il lavoro e la vita. È sereno perché è forte delle sue idee e sicuro della sua condotta, irreprensibile, tanto da emanare un carisma e una positività che magicamente contagia chi gli sta intorno e diventa uno scudo potentissimo contro ogni avversità. Mi piace definire Cahill il più grande ammiraglio del tennis mondiale, nessuno ha navigato tutti i mari della disciplina quanto lui, conosce il gioco e sente come pochi altri lo spirito umano. Ha empatia, sa ascoltare e parla poco, centellinando le sue parole che diventando dardi al miele pronti a colpire il cuore e la testa dei suoi assistiti. Ho avuto la fortuna di fare una chiacchierata con lui a Roland Garros qualche anno fa. È impressionante il carisma che emana, la sua straordinaria passione per il gioco e per comprendere la personalità di chi gli sta di fronte. Con lui entri spontaneamente in sintonia quando avverte che dall’altra parta c’è disponibilità al confronto, e tutto diventa come magico. È il Re Mida del tennis perché è oculatissimo a scegliere con chi lavorare, persone disponibili ad aprirsi e capire senza pregiudizi, e il suo contributo diventa eccezionale perché riesce a toccarti dentro e ti cambia. In meglio.
    Nell’ambiente già lo scorso autunno girava la voce di un possibile clamoroso addio di Cahill dopo le ATP Finals. L’indiscrezione è rimasta riservata, ma ammetto che nel corso di ogni press conference di Sinner a Torino avevo il timore che lui o Jannik potessero uscire con questa cosa, soprattutto il giorno della vittoria. Per fortuna la cosa è rientrata, almeno per il 2025, ma pare che questa possa essere davvero l’ultimo ballo del coach. È comprensibile. Darren è persona che ama terribilmente il tennis e l’ambiente, stare sul campo e con persone eccellenti umanamente come Jannik, ma sono 40 anni che gira per il mondo, la fatica inizia a farsi sentire. Anche la difficoltà di prendere di petto – forte della sua esperienza – la bomba atomica scoppiata lo scorso marzo con la positività al Clostebol avrà sicuramente pesato, quei mesi gestiti in prima persona saranno pesati come anni sulle sue spalle… se lascia è comprensibile e va solo ringraziato per la qualità che ha portato nel tennis, da Hewitt a Sinner passando per Agassi e tanti altri. Soprattutto, se Jannik non riuscirà a convincerlo e dopo le prossime Finals sarà addio, chi scegliere al suo posto? Un bizzarro “toto allenatore” calcistico è già scattato prontamente, con i nomi più strani e improbabili. Eppure una soluzione, la più funzionale, credo ci sia.
    Becker, Agassi, Ljubicic, Moya, Norman, McEnroe… questi alcuni dei nomi usciti. Scarterei immediatamente il grande mancino newyorkese. John ha indubbiamente carisma e il gioco lo conosce, ma il coach non l’ha mai fatto per davvero e soprattutto è personaggio fuori dagli schemi, un front runner abituato a far tutto a modo suo. Un carattere estremo che ritengo possa aver più di una difficoltà ad inserirsi in un team consolidato e sereno senza portare rotture e squilibri. Uno dei segreti di Sinner è la serenità che cerca intorno a sé. Inserire nelle sue routine e giornate una persona come McEnroe potrebbe rivelarsi un detonatore, per quanto la visione dell’americano possa anche essere di un certo interesse da un punto di vista tecnico.
    A livello umano, di serenità, cultura del lavoro e attitudine a fare squadra, assai meglio allora Carlos Moya, attualmente disoccupato dopo il ritiro dell’amico Nadal. Anche questa strada tuttavia non so quanto sia praticabile, perché il bel Carlos ha accettato di lavorare con Rafa perché i due sono amici da sempre, e tra conterranei come loro si crea una condivisione naturale. Oltretutto l’apporto di Moya al gioco già fortemente strutturato di Nadal è stato quasi minimo, gli è sicuramente servito più a livello umano di vicinanza e condivisione, una persona forte e amica al fianco. Se Sinner sarà costretto a trovare un nuovo membro del suo tennis, ritengo sia meglio inserire qualcuno che possa portare novità a livello di gioco. Moya magari può farlo, ma… non so se avrà voglia di farlo e per lui sarebbe una novità farlo. Lo vedo sinceramente di più a lussureggiare sulle spiagge della sua Maiorca che in giro con Sinner per una nuova avventura tennistica.
    Chi invece è sempre sul pezzo e lavora tutto l’anno con passione è Magnus Norman, che oltre alla sua avviata accademia (GTGT in Svezia) ha accettato di accompagnare di nuovo Wawrinka nella fase conclusiva della sua bellissima carriera. Norman è uomo di campo e di gioco. Ha dato un contributo eccellente a far esplodere il talento di Dimitrov, dando struttura a un gioco un po’ debole nel complesso, e convinto Wawrinka a lavorare come un pazzo per far diventare quelle “sassate” in spinta un tennis più completo e continuo. I risultati parlano per lui. Da buon svedese è persona seria e serena, quindi la sua candidatura è tutt’altro che peregrina, e già infatti se n’è era parlato per Sinner quando avvenne il traumatico distacco da Piatti. C’è una sola cosa che forse stride a quest’ipotesi: Norman è forse “troppo simile” a Vagnozzi, hanno due approcci quasi identici. Forse Jannik avrebbe bisogno di un supporto diverso, che sia un valore aggiunto e non un tecnico-2.
    In questo potrebbe allora funzionare Andre Agassi. Carisma totale, grandissimo amico di Cahill, per assurdo sarebbe un passaggio di testimone quasi indolore. E vi sono anche molte analogie tecniche tra Sinner e Agassi. “A volte ci sentiamo e mi interessa molto sentire il suo parere su Jannik”, ha affermato di recente Darren. Che sotto sotto il coach australiano non stia già lavorando alla propria sostituzione? Di sicuro il Kid di Las Vegas porterebbe nel team Sinner empatia, grande visione di gioco, quella stessa cultura del lavoro e del dettaglio che proprio grazie a Cahill ha affinato negli ultimi anni di carriera e che la carriera gli ha allungato. È una candidatura forte, interessante e con potenziale positivo; resta da vedere se Agassi avrà voglia e tempo di seguire almeno 30 settimane all’anno Sinner. Ha moltissimi impegni nella sua Las Vegas e ultimamente si è buttato a capo fitto nel Pickleball, diventando una sorta di ambasciatore di questo nuovo sport di racchetta. Conoscendo Sinner, sceglierà una persona che stia con lui molto tempo e per lavorare, non qualcuno pronto a seguirlo “a gettone”.
    A livello di personalità, Boris Becker potrebbe essere un altro candidato, ricordando in particolare l’ottimo lavoro fatto in passato con Djokovic. Profondo conoscitore del gioco d’attacco e del servizio, ha aiutato tanto Novak a migliorare i suoi schemi offensivi, dando al gioco del serbo un’altra dimensione. Prima del suo arrivo, mai Djokovic cercava il vincente sull’uno-due, su erba le sue prestazioni ancora erano non così sicure, e i due insieme hanno iniziato a lavorare su di un servizio più efficace. La loro collaborazione si interruppe in modo un po’ brusco perché alla fine due caratteri così forti si scontrarono inevitabilmente, e Boris non è uno che ama abbassare la testa e zittirsi. Becker ha l’aura di chi tende a dominare, questo potrebbe essere il suo limite inserendosi in un team già coeso e vincente come quello di Sinner. La sensazione è che Jannik possa inserire più facilmente qualcuno che arriva con un bagaglio ricco di idee ma che non voglia a tutti i costi prendere il timone.
    Ljubicic potrebbe essere l’uomo giusto, per vari motivi. Intelligente come pochi, analizza il tennis con il dettaglio grandi, e poi basta ricordare quanto bene ha lavorato con Federer, forte dell’esperienza maturata con Riccardo Piatti. E Jannik alla fine resta un prodotto di Piatti per cultura generale e radici, quindi l’inserimento nel team Sinner per il croato sarebbe immediato. Ma Ljubo ha un impegno molto importante in FFT, e non so quanto facile possa esser per lui liberarsi, e quanto anche abbia voglia di rimettersi in gioco in prima persona ogni giorno sul tour, lasciando un incarico prestigioso – e ben remunerato – senza dover viaggiare di continuo.
    Quindi, tirando le somme, chi potrebbe essere l’uomo ideale per sostituire Cahill, oltre allo stesso Cahill? A mio avviso, se Jannik non riuscirà a far cambiare idea a Darren, dovrebbe puntare deciso su Goran Ivanisevic. Per una serie di ragioni molto semplici, e la semplicità in sistemi complessi come la gestione di un n.1 tennistico resta vincente. Goran ha ottenuto risultati eccezionali da coach sia con Cilic che con Djokovic. È stato bravissimo ad inserirsi in team già collaudati apportando del suo senza scombinare troppo quel che già funzionava. Parla pochissimo ma quelle 5-6 parole che dice sono esatte, vanno dirette al bersaglio. È ruvido al punto giusto per esser rispettato e capito, e sa stare al suo posto. Conosce alla perfezione Panichi e Badio per aver già lavorato con loro, e soprattutto potrebbe apportare nel tennis di Sinner quelle migliorie a servizio e schemi offensivi che anno aiutato Djokovic a diventare quasi imbattibile in molte stagioni passate insieme.
    Se ci pensiamo bene, la traiettoria di carriera di Sinner sta andando verso quella di Djokovic: sempre meno un tennista che spacca la palla e tira mazzate sulle righe; sempre più un giocatore completo, duttile, pronto ad attaccare per primo come attendere, difendere e contrattaccare; lucido nelle scelte, pronto a capire l’esigenza del momento e applicare lo schema più efficiente per vincere il punto. Il servizio di Jannik è molto migliorato, ma c’è ancora molto margine di crescita. Enormi sono invece gli spazi per capire, affinare e metabolizzare gli schemi offensivi, dalla scelta del momento dell’attacco, alla posizione sul campo, alla frenata per preparare l’impatto di volo e la tecnica esecutiva. Vagnozzi è maestro di tennis vero, con Ivanisevic avrebbe a suo fianco un supporto di qualità, forte di un carisma importante e grandissima esperienza. Goran è ancora giovane, motivato, pronto a rimettersi in gioco dopo la breve parentesi con Rybakina che oggettivamente ha sorpreso tutti e che tutti abbiamo pensato da subito che sarebbe durata ben poco…. Ivanisevic potrebbe essere la scelta migliore, quella più funzionale, se Cahill smetterà e se Ljubicic non si libererà. Alla fine, Sinner e il suo team sapranno scegliere al meglio. C’è tutta una stagione per pensarci ed operare la scelta più corretta. Tutto lascia pensare che non sbaglieranno. 
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Dialoghi sul talento” con Stefanie Graf e Andre Agassi. La Graff “Ancora prima di incontrarci, io e Andre avevamo fatto scelte molto precise dal punto di vista filantropico. Il lavoro che facciamo entrambi è infatti dedicato alle nuove generazioni”

    Stefanie Graf oggi a Cuneo

    In un Palazzetto dello Sport stracolmo, questa mattina Steffi Graf e Andre Agassi hanno regalato due ore emozionanti e speciali ai 3500 spettatori intervenuti per l’appuntamento “Dialoghi sul talento”, promosso da Fondazione CRC e realizzato in collaborazione con I Tennis Foundation, la Children for Tomorrow di Stefanie Graf e l’Andre Agassi Foundation for Education, e con il supporto organizzativo di Collisioni.
    L’incontro con le due leggende del tennis è stato condotto da Alberto Brandi, condirettore Sport di TgCom24, che ha stimolato Steffi e Andre a raccontare le tappe più significative delle loro vite e ad approfondire il valore dello sport come strumento di crescita, di scoperta dei propri talenti e di accettazione del proprio sé.
    “Oggi è stato un privilegio ospitare Steffi Graf e Andre Agassi, due dei più grandi tennisti di tutti i tempi” ha spiegato Mauro Gola presidente di Fondazione CRC. “Questi incontri rappresentano occasioni importanti per porre al centro il tema del talento, con l’obiettivo ispirare, incoraggiare e sostenere i nostri giovani a coltivare le proprie attitudini. La Fondazione CRC riconosce la forte valenza educativa dello sport, uno straordinario strumento per crescere, per scoprire i propri talenti e per accettare sé stessi, dando il meglio di sé per la propria comunità. Un obiettivo centrale per la Fondazione CRC e per gli enti filantropici voluti da Steffi Graf e Andre Agassi”.
    “Ancora prima di incontrarci, io e Andre avevamo fatto scelte molto precise dal punto di vista filantropico. Il lavoro che facciamo entrambi è infatti dedicato alle nuove generazioni” ha raccontato Stefanie Graf a proposito della nascita della sua fondazione. “27 anni fa, a metà degli anni ’90, mi avevano presentato uno psicoterapeuta di Amburgo che si occupava di terapie su bambini rifugiati che provenivano da zone di guerra, con l’obiettivo di ristabilire il loro benessere e il loro equilibrio. È stato un incontro centrale nella mia vita, perché vidi con i miei occhi quanto la guerra li aveva devastati. Non avevano mai potuto scegliere nulla e non avevano conosciuto nient’altro che violenza. Da allora ho deciso di impegnarmi con tutta me stessa su questo tema”.
    “Io ho compreso negli anni quanto importante sia l’istruzione nella vita delle persone e ho deciso di fondare un’organizzazione che si occupasse di questo tema per molti motivi” ha riferito Andre Agassi. “Per prima cosa perché io non ho potuto scegliere. O meglio, l’unica scelta, fatta da altri, era per me quella di giocare a tennis. A un certo punto della mia vita mi sono reso conto che c’erano moltissimi bambini nella mia stessa condizione, e allora ho cercato di dare loro la possibilità di scegliere, attraverso l’istruzione. Da quando è nata la mia fondazione, abbiamo aperto 130 scuole in tutti gli Stati Uniti, in modo particolare nelle zone economicamente più depresse, in particolare perché quei giovani possano avere accesso all’istruzione. Un impegno che ho vissuto e continuo a vivere come una missione”.
    Dalle grandi vittorie ai rapporti con i genitori, fino alla rapida ascesa nel tennis professionistico. Le carriere di Andre Agassi e Steffi Graf hanno diversi punti di contatto: “Diventare professionista all’età di 13 anni è stato molto difficile, anche se a quell’età giocare per me era naturale” ha analizzato Steffi Graf. “Se riguardo la me stessa di 13 anni vedo tutte le difficoltà che ho dovuto superare. All’inizio è stato anche semplice, perché volevo imparare quanto più possibile e a tutti i costi. Poi, quando sono salita nel ranking, ho dovuto lasciare la scuola, pur con molto dispiacere. Non sento di aver perso molto, perché la mia vita era talmente programmata e io amavo così tanto viaggiare. La cosa più difficile è stata subire e gestire la pressione della gara, quando sei in campo e ti ritrovi da sola. La pressione che viene esercitata su una ragazza così giovane è forse troppa, ma se hai un buon allenatore, se sei circondata da persone brave che ti aiutano, se la tua famiglia e i tuoi amici ti sostengono, allora ti senti protetta”.
    L’appuntamento è stato poi arricchito dalle esperienze di Luca Paiardi, campione italiano di wheelchair tennis, e dei giovani talenti che partecipano ai progetti di I Tennis Foundation, l’associazione benefica italiana fondata da Simone Bongiovanni, che ha raccontato sul palco del Palasport la mission della charity: “Abbiamo ideato questa associazione per regalare un’opportunità a chi non ne ha. In questi anni con il progetto Intesa Sanpaolo Assicura Little Tennis Champions abbiamo visto crescere a tutto tondo 12 giovanissimi talenti italiani del 2008 e 2009, a cui è stata offerta una possibilità concreta di riscatto e di valorizzazione. I risultati conseguiti da queste ragazze e questi ragazzi sono una chiara testimonianza di come il talento sviluppato all’interno di un contesto protetto possa regalare grandi soddisfazioni”.
    La giornata si è conclusa con la visita al Rondò dei Talenti e poi al Country Club di Cuneo, dove Steffi Graf, campionessa di 22 titoli del Grande Slam, ha incrociato la racchetta con i bambini delle scuole tennis della provincia di Cuneo e con i talenti di I Tennis Foundation.
    “` LEGGI TUTTO

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    Dialoghi sul Talento”: Steffi Graf e Andre Agassi incontrano domani gli studenti a Cuneo. Il programma dell’evento

    Giovedì 7 novembre a partire dalle ore 9,30, presso il Palazzetto dello Sport di Cuneo, Steffi Graf e Andre Agassi incontreranno migliaia di studenti delle scuole secondarie di secondo grado (superiori) della provincia di Cuneo e un foltissimo pubblico (i biglietti, disponibili online dal 23 ottobre, sono andati esauriti in pochissime ore) nel nuovo appuntamento […] LEGGI TUTTO

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    Andre Agassi e Steffi Graf incontrano a Cuneo studenti per parlare di talento e autenticità

    Andre Agassi e Steffi Graf nella foto

    Giovedì 7 novembre a partire dalle ore 9,30, presso il Palazzetto dello Sport di Cuneo, due leggende del tennis mondiale, Andre Agassi e Steffi Graf, incontreranno migliaia di studenti delle scuole secondarie di secondo grado (superiori) della provincia di Cuneo nel nuovo appuntamento del format “Dialoghi sul talento”. L’appuntamento, realizzato in collaborazione con I Tennis Foundation, la Children for Tomorrow di Stefanie Graf e l’Andre Agassi Foundation for Education e con il supporto di Collisioni, prosegue il ciclo di grandi incontri promossi dalla Fondazione CRC − Kerry Kennedy (figlia di Bob) nel 2018, l’astronauta Paolo Nespoli nel 2019, il maestro Andrea Bocelli nel 2022 e l’allenatore del Manchester City Pep Guardiola nel 2023 − con l’obiettivo di ispirare, attraverso l’incontro con personalità di caratura internazionale, le giovani generazioni della provincia di Cuneo.La partecipazione sarà aperta al pubblico gratuitamente con iscrizioni dal sito www.fondazionecrc.it a partire dal 23 ottobre alle ore 12.
    Mauro Gola, presidente di Fondazione CRC: “Grazie alla disponibilità di Andre Agassi e Steffi Graf e alla collaborazione di I Tennis Foundation, il prossimo 7 novembre migliaia di ragazze e ragazzi della nostra provincia avranno l’occasione di conoscere dal vivo due miti dello sport internazionale e di farsi ispirare dalle loro storie personali. A pochi giorni dalle ATP Finals di Torino, siamo particolarmente felici di ospitare a Cuneo un appuntamento che vuole sottolineare il valore dello sport per la scoperta e la valorizzazione dei talenti delle giovani generazioni e permette alla Fondazione CRC di consolidare relazioni con importanti realtà filantropiche internazionali”.
    Andre Agassi: “Anche se non sono stato io a sceglierlo, il tennis mi ha donato molte delle cose più belle della mia vita: la mia famiglia, la mia fondazione, e una visibilità che mi ha permesso di attivarmi per gli altri e di entrare con loro in connessione. Mi piace raccontare la mia esperienza, nella speranza che l’esempio dei miei successi, delle mie sfide e molto spesso dei miei fallimenti possa aiutare gli altri ad essere migliori. Di tutti i risultati che ho ottenuto, quello che mi rende più orgoglioso non sarà mai l’essere stato il numero 1 al mondo, aver vinto Wimbledon o una medaglia d’oro alle Olimpiadi, ma avere un impatto positivo sulla vita degli altri. Non vedo l’ora di tornare in Italia, un paese ricco di cultura tennistica e sportiva, e un posto di cui conservo bellissimi ricordi sia a livello professionale che umano”.
    Steffi Graf: “Il tennis è stato una parte significativa della mia vita. Sono fiera di quello che ho ottenuto in campo, ma ho sempre saputo che volevo usare la mia visibilità per aiutare gli altri. Nel 1998 ho creato la mia Fondazione, la Children for Tomorrow, per aiutare bambini con traumi di guerra, provenienti da paesi dilaniati dal conflitto. Il lavoro che facciamo mi appassiona molto. E ho bellissimi ricordi dell’Italia, dove non vedo l’ora di tornare per promuovere la nostra Mission”.
    Simone Bongiovanni, founder I Tennis Foundation: “Siamo molto felici che Fondazione CRC abbia voluto coinvolgerci nella quinta edizione del format ‘Dialoghi sul talento’ che vede quest’anno protagonisti due dei più grandi campioni della storia del tennis, un esempio sportivo e di vita per tutti i ragazzi. I Tennis è nata con l’obiettivo di aiutare i giovani talenti del tennis che hanno qualità e determinazione ma non le possibilità economiche per valorizzarle. Da qui la realizzazione di diversi progetti benefici fra cui Intesa Sanpaolo Assicura Little Tennis Champions, un piano di borse di studio pluriennale per 12 ragazzi italiani volto a fornire un percorso educativo-formativo con top coach di fama mondiale e la partecipazione ai tornei internazionali per consentire la migliore prosecuzione del loro cammino tennistico”.
    Durante la mattinata, gli studenti saranno condotti a ragionare sul valore dello sport come strumento di crescita, di scoperta dei propri talenti e di accettazione del proprio sé. LEGGI TUTTO

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    Il record di Darren Cahill: ha portato al n.1 quattro diversi giocatori

    Darren Cahill, allenatore di Jannik Sinner

    Quando nel febbraio del 2022 Jannik Sinner decise clamorosamente di interrompere il suo rapporto con Riccardo Piatti fu subissato da enormi critiche. In pochi giorni il ruolo di allenatore è stato coperto da Simone Vagnozzi, quindi in giugno, per la campagna su erba, ecco il “super coach”: Darren Cahill. Ex pro di buona qualità, l’australiano è considerato unanimemente uno dei migliori allenatori al mondo. Parole pacate, grandissima visione del gioco e della professione, è soprattutto un ottimizzatore e motivatore, uno che conosce il mondo del tennis e le sue dinamiche, attento ad ogni aspetto che può fare la differenza. Il nuovo team di Jannik, per così dire “Taylor made” ha fatto decollare la sua carriera. Lunedì prossimo Sinner si siederà per la prima volta sul trono del tennis mondiale, un n.1 meritatissimo dopo mesi e mesi di grandissimo tennis e costanza di risultati. Per Cahill, Sinner sarà il quarto giocatore portato in cima alla classifica: prima del pusterese Lleyton Hewitt, Andre Agassi, Simona Halep. Quattro tennisti completamente diversi per età, paese, stile di gioco, attitudine e carattere, fatto questo che conferma quanto sia bravo Darren nel capire le problematiche dei suoi assistiti e far decollare il loro tennis sino al vertice.
    Ripercorriamo brevemente i percorsi degli altri n.1 seguiti da Cahill, tre leggende del tennis mondiale.
    Lleyton Hewitt – Cahill si è affermato come coach proprio con la partnership triennale con il suo giovanissimo connazionale, iniziata nel 1998, quando “rusty” aveva solo 17 anni. Due gambe potentissime, un rovescio fantastico e tonnellate di carattere, per un talento assai precoce già vincente sul tour maggiore da teenager. Con Cahill nel suo box, Hewitt ha alzato progressivamente il suo livello di gioco e migliorato i suoi colpi, conquistando il suo primo titolo del Grande Slam a US Open nel 2001, dove ha dominato in finale Pete Sampras (7-6(4), 6-1, 6-1 il punteggio). Nel novembre 2001, due mesi dopo il trionfo a Flushing Meadows, Hewitt è diventato il giocatore più giovane a raggiungere il numero 1 del ranking mondiale ATP all’età di 20 anni e otto mesi. Questo record è stato poi battuto da Carlos Alcaraz nel settembre del 2022. Hewitt vinse il suo decimo e ultimo titolo sotto la guida di Cahill alle ATP Finals del 2001 a Sydney, poco prima che la coppia si separasse nel dicembre 2001, al termine di una stagione in cui l’australiano finì come numero 1 del mondo.
    Andre Agassi – All’inizio del 2002, Cahill divenne l’allenatore del leggendario tennista statunitense, rimpiazzando il ruolo che fu di Brad Gilbert. Agassi era già nella fase terminale della sua carriera, ma proprio da “vecchio” era paradossalmente più preparato fisicamente, lucido dal punto di vista tattico e sempre pronto a sgambettare i più giovani rivali a furia di un pressing sempre più calcolato e razionale. Cahill fu grande motivatore per Andre, gli conferì nuovi stimoli e lo migliorò ancora dal punto di vista tattico, ottimizzando le energie e ottenendo insieme altri grandi successi. Nel 2003 Darren guidò Agassi nella vittoria del suo ottavo e ultimo titolo Major agli Australian Open, dove perse solo un set durante tutto il torneo. Il kid di Las Vegas si prese anche l’enorme soddisfazione di tornare al numero 1 del mondo nell’aprile 2003, rendendolo il giocatore più anziano in cima alla classifica ATP dell’epoca con 33 anni e 131 giorni. Il record fu poi superato da Roger Federer e quindi Novak Djokovic. Agassi è stato allenato da Cahill fino al suo ritiro nel 2006 e ha vinto nel corso della loro collaborazione ben 11 titoli. Davvero un gran finale.
    Simona Halep –  Cahill dopo l’esperienza con Agassi è passato al team Adidas, un progetto generale di supporto ai molti giovani talenti sponsorizzati dal noto brand tedesco. Dopo aver allenato giocatori come Andy Murray, Ana Ivanovic, Fernando Verdasco e Daniela Hantuchova, Cahill si è dedicato esclusivamente ad un’altra fruttuosa collaborazione con Halep, iniziata nel 2015. Con l’australiano a suo fianco, la rumena ha raggiunto una dimensione nettamente superiore: ha rafforzato in modo clamoroso i colpi d’inizio gioco e portato nel suo tennis un’attitudine assai più offensiva che l’ha issata sino alla vetta della classifica WTA nell’ottobre 2017, chiudendo l’annata e anche quella successiva da n.1. Halep ha raggiunto tre finali Major con Cahill e ha vinto il suo primo titolo del Grande Slam Roland Garros nel 2018 e quindi Wimbledon nel 2019. La partnership si è conclusa dopo sei anni alla fine del 2021.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Agassi sul tennis di Alcaraz: “Quando è troppo statico gioca con meno convinzione”

    Agassi con Alcaraz a Las Vegas

    Una delle qualità fondamentali di un tennista è saper leggere le situazioni e trovare una risposta immediata. La capacità di analisi in tempi minimi può essere la differenza tra un buon tennista e un campione. In questo Andre Agassi è stato una vera leggenda. Il Kid di Las Vegas ricorda anche a distanza di anni punti cruciali della sua carriera, le situazioni e come le ha gestite, nel bene o nel male. È sempre stato bollato come l’emblema dell’istinto, ma realtà la sua mente processava a velocità della luce migliaia di informazioni, tanto che nella seconda parte della sua carriera, quando ha “deciso” di fare davvero il professionista a 360°, è diventato superbo sul piano tattico e pure molto longevo. Per questo non stupisce che oggi sia uno dei più precisi ed interessanti osservatori del gioco.
    Nella sua città natale Andre ha potuto osservare da vicino e con grande attenzione Carlos Alcaraz, protagonista della faraonica esibizione con Nadal. Agassi ai media locali così ha parlato delle qualità dello spagnolo, individuando nel suo tennis un punto di debolezza finora poco sottolineato dagli analisti del gioco.
    “Adoro il gioco di Alcaraz in movimento, quando è in volo, la dinamica e la sua capacità di usare la geometria e il ritmo può distruggere ogni rivale“, afferma Agassi. “A volte mi preoccupa un po’ quando è statico. Quando i suoi piedi non devono muoversi tanto sembra più incerto, come se non sapesse dove dirigere tutta quell’energia e diventa così attendista, non colpisce con la stessa convinzione rispetto a quando è in movimento e può prendere il controllo del punto”.
    L’americano crede anche che Alcaraz non abbia ancora capito quale sia la sua arma più grande, ma questo non è motivo di preoccupazione visto che siamo solo all’inizio della sua carriera. “Quando guardo la capacità di Alcaraz di gestire un tale vantaggio, farà fatica a tenere le redini e non necessariamente dovrà fare più del necessario, nella maggior parte delle sue partite. Tutti i grandi capiscono su cosa è costruito il loro gioco e fanno affidamento su quello nei momenti più importanti. Mi chiedo se Carlos abbia capito su cosa farà affidamento per creare quella pressione costante per il suo avversario, qualcosa che gli dia la più alta percentuale per crearsi un vantaggio. Potrebbe affidarsi al servizio, una volée o una palla corta.  Può fare tutto. Troverà il punto di forza a cui affidarsi, ha solo 20 anni. Sarà bellissimo quando lo farà” conclude Andre.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO