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    Carutasu: “Voglio giocare nella Turchia”. E spara a zero sul CT Pedullà

    Di Redazione È una delle stelle nascenti del volley europeo e ormai da 4 stagioni il VakifBank Istanbul l’ha portata in Turchia, paese del quale ha già acquisito la cittadinanza. Ovvio che in Romania, il paese da cui proviene Alexia Carutasu, da tempo si covi il timore di una sua possibile naturalizzazione da parte della nazionale di Guidetti. Adesso però a sgombrare il campo dagli equivoci è la stessa opposta 18enne, recentemente premiata per l’ennesima volta come giocatrice rumena dell’anno, in un’intervista al veleno con la testata Playsport: “Sì, è vero che voglio giocare con la Turchia“. “Per ora – spiega Carutasu, attualmente in prestito al Galatasaray – ho ottenuto la cittadinanza e il passaporto turchi, e per me era molto importante, perché c’è un limite ai giocatori stranieri tesserabili da ogni club. La strada per la nazionale è ancora lunga, ma onestamente è quello che voglio da quando ho iniziato a giocare. Arrivare nel campionato turco è un sogno che si avvera, e la nazionale sarebbe un enorme bonus“. A orientare la decisione dell’opposta c’è anche quanto accaduto negli ultimi Campionati Europei, in cui la Romania, uno dei paesi organizzatori, è riuscita nella poco gradita “impresa” di farsi eliminare al primo turno: “Quello che ho vissuto a Cluj non mi è piaciuto per niente. Dopo i buoni risultati ottenuti con le giovanili avevo davvero voglia di giocare nella nazionale maggiore, ma è stata un’esperienza molto triste. Spero che la Federazione si sia resa conto degli errori commessi e di quanto sia stata sbagliata la scelta dell’allenatore italiano, che non era affatto quello che immaginavo e che volevo“. Il tecnico in questione è Luciano Pedullà, che Carutasu critica pesantemente: “È un allenatore vecchio stile, non mi piace per niente il modo in cui lavora. Ci ha sfinito mentalmente e fisicamente, siamo arrivate al momento della competizione completamente distrutte. Imprecava continuamente in italiano, sentivo solo la parola ‘C…o’. Ci ha chiesto di parlare solo in inglese, ma comunicava in italiano con i colleghi dello staff. Siamo state tutte davvero male“. Anche sulle scelte della Federazione il gioiellino rumeno ha molto da ridire: “Ci hanno tenute quattro mesi in collegiale senza mai farci allenare sul campo di gara, ma solo in un’altra sede, con 40 gradi di temperatura, 3 ore di allenamento al mattino e altre 3 alla sera. Abbiamo sentito che per gli Europei sono stati stanziati molti soldi, ma ci hanno detto che il Polyvalent era troppo costoso da affittare. Non ho capito perché abbiano voluto l’organizzazione del torneo se non erano in grado di garantire le migliori condizioni per la loro nazionale“. La conclusione è logica e inevitabile: “Vorrei stare lontana dalla nazionale rumena. Se dipendesse da me, non risponderei alle convocazioni. Ma non voglio correre il rischio di essere squalificata e mettere a repentaglio la mia carriera, quindi se mi chiameranno ci sarò, a malincuore. Solo per il regolamento, perché la Turchia sta diventando la mia nuova casa e voglio giocare nella nazionale turca“. Il presidente federale rumeno Adin Cojocaru ha fatto notare che ogni nazionale può schierare in campo una sola giocatrice naturalizzata alla volta, e la Turchia ha già nel mirino Melissa Vargas: “Mi prendo il rischio – conclude Carutasu – sarà l’allenatore a scegliere. E comunque la Turchia è coinvolta in molte più competizioni della Romania e può dare spazio a più giocatrici“. (fonte: Playsport.ro) LEGGI TUTTO