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    ATP Dubai: Sinner rimonta un set a Bublik e vince al terzo, bravo ad alzare il livello

    Jannik Sinner

    Che rimonta Jannik! Sinner parte male nel suo match d’esordio nell’ATP 500 di Dubai, opposto al kazako Alexander Bublik. Perde nettamente il primo set, troppi errori col diritto e poco incisivo al servizio. È bravissimo nell’alzare il livello dall’inizio del secondo set, prima col servizio – finalmente in ritmo – e quindi con la sua progressione da fondo campo. Domina il tiebreak del secondo set e va prendersi il successo nella stretta finale del terzo, mostrando non solo un tennis efficace ma anche grande grinta e concentrazione. 2-6 7-6 6-4 lo score a favore dell’azzurro, che al prossimo turno se la vedrà col vincente di Ebden – Bautista Agut.
    Dopo la partenza ad handicap Sinner è stato bravissimo e non tremare più, ha condotto la partita con sicurezza, spingendo tanto e sbagliando poco. Lo testimonia il fatto che nel secondo e terzo set Jannik ha concesso pochissimo al servizio e solo due palle break nel terzo, contro un avversario che risponde molto bene.
    La vittoria è molto importante per l’azzurro, soprattutto per il modo in cui l’ha ottenuta: in rimonta, capace di resettare tutto dopo un primo set davvero brutto, e contro un avversario ostico. Il match non era affatto facile, poiché Bublik è il classico “cavallo pazzo” di talento che in buona giornata può mettere in difficoltà chiunque, soprattutto se riesce a giocare con poca pressione. Esattamente in quest’aspetto è mancato oggi Sinner nel primo set: commettendo troppi errori all’avvio, ha messo il rivale nella condizione di giocare senza stress e produrre il suo tennis esplosivo, molto efficace nei colpi d’inizio gioco. Le carenze di Jannik hanno esaltato le qualità di Alexander, che, potendo giocare sugli errori dell’avversario, è filato via liscio, senza sbavature nel primo set, vinto con ampio margine. Bublik nella prima fase del match è stato bravo a giocare in modo ordinato: pochissime pennellate d’artista delle sue, tanto belle quanto pericolose, e tennis lineare, preciso, sostenuto dai colpi di inizio gioco, davvero efficaci. Bublik non soffriva la palla vivace con poco spin di Jannik, appoggiandosi molto bene e ricavando tante accelerazioni con poco sforzo. Per un “pigro” come lui, uno che non ama soffrire rincorrendo palle lavorare ma che cerca di ricavare velocità con il tempo d’impatto, è la condizione di gioco ideale per sprigionare la sua qualità di colpitore.
    Non era facile ribaltare un match del genere, quando sei tu ad aver messo l’avversario in vantaggio. Qua è venuta fuori la classe, “cattiveria agonistica” e focus di Sinner. È stato bravissimo ad iniziare il secondo set trovando finalmente la miglior prima di servizio. Tutto il suo tennis si è impannato di qualità: meno errori col diritto, piedi più vicino alla riga di fondo a spingere con impeto ma senza esagerare, prontissimo ad entrare in campo e chiudere. Non è mai riuscito ad essere davvero incisivo in risposta, ma a metà del secondo set ha intuito che l’unico modo per mettere dubbi al rivale e guastarne la tranquillità in spinta era lavorare di più la palla per cercare di “sporcare” lo scambio e togliere il miglior tempo d’impatto al rivale. La tattica ha stentato a funzionare, perché i suoi colpi più lavorati finivano troppo spesso corti, facile per Bublik fare un passo avanti ed via, a colpire in anticipo. Ma non ha mollato la presa Sinner, ha insistito e trovato via via un pressing più lungo ed efficace, alternando pallate a tutta a qualche scambio più lavorato. Una manovra che ha dato i suoi frutti nel tiebreak del secondo e quindi nel terzo set. Bublik ha perso sicurezza, ha iniziato a sbagliare esattamente quando Sinner è salito, segnale evidente di come sia stata proprio la sterzata dell’azzurro a cambiare le sorti del match. Davvero eccellente l’azzurro nel tiebreak del secondo, quando si è preso di forza tutti i punti, con potenza e grande attenzione. Altro aspetto da sottolineare è come Sinner sia stato capace di spingere a tutta anche nella fase finale del match, segnale di buona tenuta atletica.

    Bravo bravissimo Jannik, è una vittoria che gli regala fiducia e conferma tutte le grandi qualità dell’azzurro.

    Ecco la cronaca del match.

    Sul campo 3, si inizia alle 11.42 con l’azzurro alla battuta. Dai primissimi punti si intuisce immediatamente che match sarà: la palla corre, viaggia velocissima. Entrambi giocano un tennis di grande spinta, in progressione quello di Jannik, più estemporaneo ma assai pericoloso quello di Alexander, poiché può farti la giocata da qualsiasi posizione del campo, soprattutto con il servizio. Buona partenza di Sinner, il diritto sembra “centrato”, la prima entra. 1-0 avanti. Bublik alla battuta, cerca la botta al centro alla massima velocità ed accelera dritto per dritto. 1 pari, gli scambi sono molto rapidi, con il kazako che regge la spinta dell’azzurro, costringendolo a prendersi qualche rischio. Terzo game, arrivano alcuni errori di Jannik: prima un diritto di poco largo cercando un winner, quindi un doppio fallo sul 40-30 e poi un diritto sparacchiato lungo per troppa foga nel voler chiudere in avanzamento. È palla break per Bublik, la prima del match. Se la gioca bene il kazako: buona risposta di rovescio cross, Sinner manda in rete, sorpreso dalla profondità ed angolo del colpo del rivale. Break Bublik, avanti 2-1 e servizio, il match si fa in salita per Jannik, anche perché Alexander cancella il tentativo di assalto dell’azzurro grazie alla prima di servizio, nemmeno così veloce oggi ma assai precisa. Controlla molto bene la soluzione al centro da sinistra, andando a pizzicare l’angolo lasciato un filo scoperto da Sinner. Jannik continua a commettere troppi errori in spinta, nel quinto game anche col rovescio. Si va di nuovo ai vantaggi. Bublik è rapidissimo ad entrare in campo dopo una risposta solida d’incontro, inchioda l’azzurro nell’angolo sinistro e chiude col diritto nel campo aperto. Palla break Bublik, pericolosissima. Si salva Sinner comandando con i piedi sulla riga e venendo avanti. Un altro doppio fallo lo condanna alla seconda chance di break nel gioco, ma finalmente una buona prima lo aiuta. Due errori però lo condannano al doppio break nel set, Alexander veleggia sicuro 4-1 e servizio. Jannik al cambio di campo si toglie la scarpa sinistra, e attende l’arrivo del trainer. Non c’è trattamento, è un consulto rapido, ma l’azzurro torna in campo dando la sensazione di non essere così sicuro con gli appoggi, forse un fastidio non così importante. In un Amen Alexander vola 5-1, ad un passo dal chiudere il primo parziale. Il set si chiude 6-2, tutto fin troppo facile per Bublik.
    Secondo set, Jannik scatta col servizio. Trova un paio di prime finalmente vincenti, si incita guardando il suo angolo. 1-0 Sinner. Il nativo di Gatchina (Rus) non accena alcun calo, in scioltezza impatta 1 pari trovando bei rovesci, fluidi e precisi nello scambio. Il set avanza spedito sui turni di servizio, con l’azzurro finalmente incisivo con la prima. E quando la sua prima entra in ritmo, tutto il suo tennis decolla. Poco in risposta per entrambi, il servizio domina in questa fase. Bublik dà la sensazione di non volersi “sporcare” troppo in scambi complicati, se va sotto nello scambio cerca la pallata a chiudere, o la va o la spacca. Sinner avanti 4-3, senza break. Non cala l’intensità del kazako, che nei propri turni di battuta resta perfetto. 5 pari, sale la tensione ma la prima dell’azzurro continua a macinare, con ottime soluzioni al centro da sinistra. A 15 Jannik vince l’undicesimo gioco, avanti 6-5 e sicuro di potersela giocare al tiebreak. Ingiocabile Bublik, è tiebreak.
    Sinner inizia con lo schema servizio esterno e diritto in contro piede, vincente. 1-0 Sinner. Affossa malamente un rovescio in rete Alexander, 2-0 Sinner. Lungo scambio nel terzo punto, Jannik comanda, muove l’avversario e trova l’affondo vincente con un diritto lungo linea. Due mini-break, grazie a due seconde di Bublik. 3-0 e poi 4-0 Sinner. Jannik spinge, Bublik butta via un diritto senza quasi correre incontro alla palla. 5-0 Sinner. Con una improvvisa battuta dal basso il kazako trova il punto punto del tiebreak, si gira 5-1 per l’azzurro. Gran seconda (praticamente una prima…) e 2-5. Spettacolare rovescio cross, imprendibile, è 6-2 e 4 set point Sinner! Ok il primo, sbaglia Bublik per troppa spinta. 7-2 e secondo set per l’azzurro. Eccellente al tiebreak, ma tutto è partito dalla prima di battuta, finalmente in ritmo per tutto il set, con un livello di gioco molto salito per l’azzurro.
    Terzo set, stavolta è Bublik il primo a servire. Ha cancellato lo smacco del bruttissimo tiebreak e ripreso a servire benissimo, senza problemi si porta avanti 1-0. Anche la prima di Sinner continua a sostenere il suo tennis, come nel secondo parziale. Bublik prova a scappare a rete nel terzo game, ma Jannik trova un passante stretto che sfida le leggi della fisica, tanto è stretto e preciso. Molto più sciolto e sicuro l’azzurro, sbaglia di meno e mette pressione al rivale, che ora sbaglia di più cercando soluzioni estemporanee e non sempre vincenti. Il kazako è infastidito dalla precisione di Jannik col servizio, sparacchia delle risposte fuori tre metri e prova a venire a rete su degli “stracci”. Jannik ringrazia la follia del rivale e sale agilmente 2 pari. Nel quinto game Sinner trova sul 30 pari una risposta a tutta che pizzica la riga di fondo, e gli regala la prima palla break del set. Bublik trova una seconda veloce, Jannik è sorpreso e non controlla la risposta. Con un gran tocco in back, Alexander muove l’azzurro portandolo all’errore. C’è lotta nel game, uno dei pochi ai vantaggi nel match. Un’altra super risposta e poi diritto inside out vale a Sinner la seconda palla break. Bravissimo l’azzurro: risponde preciso, ribalta l’inerzia dello scambio e chiude da tre quarti campo spingendo nell’angolo scoperto. BREAK Sinner, 3-2 e servizio. L’inerzia del match ora è tutta sull’azzurro, salito in cattedra dal secondo set. Bublik ora è falloso col diritto, Jannik preciso e profondo. A zero consolida il vantaggio, con Bublik che non regge la pressione e regala in risposta. 4-2 Sinner, due turni di battuta per chiudere il match. Alexander ritrova la prima, resta in scia sotto 3-4. Il kazako prova ad inventarsi qualcosa per togliere ritmo a Jannik, incluse alcune palle “luna” o angoli estremi. Riesce nell’intento, portando l’azzurro a sbagliare un paio di diritti. 15-40 e due palle del contro break per Bublik. Basta la prima: Sinner gioca un diritto troppo frontale, andando il rotazione e spedendo ampiamente lungo. Break Bublik, 4 pari, tutto da rifare. Nel nono game Jannik si porta avanti 15-30, ma il passante in corsa (non impossibile) termina appena largo. Un doppio fallo manda Sinner a rispondere 30-40, palla break delicatissima. Che prima esterna, Bublik si salva con il suo colpo migliore (settimo Ace del terzo set). C’è grande lotta, anche per colpa del terzo doppio fallo nel gioco del kazako. C’è un’altra chance di break per Jannik. Prova una smorzata troppo difficile Alexander, la palla termina in corridoio. Genio e follia, stavolta ha prevalso la seconda. BREAK Sinner, avanti 5-4 va a servire per il match. 15-0, diritto molto profondo. Avanza sul secondo punto, 30-0. Lungo scambio, il primo a sbagliare è Bublik col rovescio, totalmente fermo coi piedi. 40-0 e tre match point Sinner! Largo un diritto di Bublik, Game Set Match Sinner! Dopo un set perso malamente, Sinner sale di livello e vince una grande partita, fondamentale nel suo percorso di crescita.
     
    Marco Mazzoni
    [16] Jannik Sinner vs Alexander Bublik

    ATP ATP Dubai

    Sinner J.
    2
    7
    6

    Bublik A.
    6
    6
    4

    Vincitore: Sinner J.

    Servizio
    Svolgimento
    Set 3

    Sinner J.

    15-0
    30-0
    40-0

    5-4 → 6-4

    Bublik A.

    0-15
    15-15
    15-30
    30-30
    30-40
    A-40
    40-40
    A-40
    40-40
    40-A

    4-4 → 5-4

    Sinner J.

    0-15
    15-15
    15-30
    15-40

    4-3 → 4-4

    Bublik A.

    15-0
    30-0
    40-0

    4-2 → 4-3

    Sinner J.

    15-0
    30-0
    40-0

    3-2 → 4-2

    Bublik A.

    15-0
    30-0
    30-15
    30-30
    30-40
    40-40
    A-40
    40-40
    40-A

    2-2 → 3-2

    Sinner J.

    15-0
    30-0
    40-0

    1-2 → 2-2

    Bublik A.

    15-0
    30-0
    30-15
    40-15
    40-30

    1-1 → 1-2

    Sinner J.

    15-0
    15-15
    30-15
    40-15

    0-1 → 1-1

    Bublik A.

    15-0
    30-0
    40-0
    40-15
    40-30

    0-0 → 0-1

    Servizio
    Svolgimento
    Set 2

    Tiebreak

    0-0*
    0*-0
    1-0*
    2-0*
    3*-0
    4*-0
    5-0*
    5-1*
    5*-2
    6*-2

    6-6 → 7-6

    Bublik A.

    15-0
    30-0
    40-0

    6-5 → 6-6

    Sinner J.

    15-0
    15-15
    30-15
    40-15

    5-5 → 6-5

    Bublik A.

    15-0
    15-15
    30-15
    40-15

    5-4 → 5-5

    Sinner J.

    15-0
    30-0
    40-0

    4-4 → 5-4

    Bublik A.

    0-15
    15-15
    30-15
    40-15

    4-3 → 4-4

    Sinner J.

    15-0
    30-0
    40-0

    3-3 → 4-3

    Bublik A.

    15-0
    30-0
    40-0

    3-2 → 3-3

    Sinner J.

    15-0
    30-0
    40-0

    2-2 → 3-2

    Bublik A.

    15-0
    30-0
    40-0
    40-15

    2-1 → 2-2

    Sinner J.

    1-1 → 2-1

    Bublik A.

    15-0
    15-15
    30-15
    40-15
    40-30

    1-0 → 1-1

    Sinner J.

    15-0
    30-0
    40-0
    40-15

    0-0 → 1-0

    Servizio
    Svolgimento
    Set 1

    Bublik A.

    15-0
    30-0
    40-0

    2-5 → 2-6

    Sinner J.

    0-15
    15-15
    30-15
    40-15
    40-30

    1-5 → 2-5

    Bublik A.

    15-0
    30-0
    40-0

    1-4 → 1-5

    Sinner J.

    0-15
    15-15
    30-15
    30-30
    40-30
    40-40
    40-A
    40-40
    40-A
    40-40
    40-A

    1-3 → 1-4

    Bublik A.

    15-0
    15-15
    15-30
    30-30
    40-30

    1-2 → 1-3

    Sinner J.

    0-15
    15-15
    15-30
    30-30
    40-30
    40-40
    40-A

    1-1 → 1-2

    Bublik A.

    15-0
    15-15
    30-15
    30-30
    40-30

    1-0 → 1-1

    Sinner J.

    15-0
    15-15
    30-15
    40-15

    0-0 → 1-0 LEGGI TUTTO

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    Nur Sultan, la “vecchia” Astana in un Kazakistan a tutto tennis (di Marco Mazzoni)

    Veduta di Nur Sultan, la “vecchia” Astana

    Il nuovo calendario ATP post-Covid ci ha regalato qualche bella sorpresa. Il torneo 250 in Sardegna è stato un bellissimo regalo per il nostro movimento, mai così forte e in ascesa. Sulla terra del Forte Village abbiamo vissuto una settimana assai intensa, grazie alle belle prestazioni di Musetti e soprattutto Cecchinato, ad un passo dalla vittoria finale.
    Scrutando il nuovo calendario, oltre alla conferma di molti indoor europei, è spuntato il 250 di Nur Sultan. Ok, bene per un nuovo torneo, ma in molti hanno pensato “dove diavolo si trova???”. Nur Sultan non è altro che il nuovo nome di Astana, avveniristica capitale del Kazakistan. Il cambio di nome è avvenuto lo scorso 23 marzo 2019, attraverso un decreto presidenziale in onore di Nursultan Ábishuly Nazarbaev, politico kazako che ha ricoperto il ruolo di leader e governante della nazione dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1990 fino al 2019. Il classico “uomo forte”, per molti una sorta di dittatore legalizzato da elezioni discutibili, come dimostra il fatto che dal 1991 è anche Presidente del Consiglio di Sicurezza del Kazakistan, un ruolo che manterrà a vita dopo aver lasciato la Presidenza a Qasym-Jomart Toqaev. Di fatto Nursultan resta il vero manovratore della politica nel paese, anche se da dietro le quinte.
    Il tennis nel grande paese asiatico si è sviluppato in modo impressionante, andando persino più veloce dello sviluppo economico e sociale della nazione. Attualmente nella classifica ATP troviamo due tennisti con passaporto kazako nella top100: Alexander Bublik (n.49, 23enne di discreto talento) e Mikhail Kukushkin (n.91, altra racchetta che può regalare spettacolo). Di passaporto, sì, perché in realtà entrambi sono russi trapiantati in Kazakistan con un cambio di nazionalità repentino. Tre invece le ragazze tre le top100 WTA: Elena Rybakina (21enne di ottimo livello, oggi al n.19), Yulia Putintseva (feroce lottatrice 25enne, attualmente al n.28) e Zarina Diyas, 27enne n.79 con un passato a ridosso delle top30. Zarina è la unica “vera” kazaka, nata ad Almaty e cresciuta in giro per il mondo e ad Astana, dove fu costruito un centro tecnico di allenamento straordinario qualche anno fa; Elena e Yulia sono invece moscovite, anche loro trapiantate in Kazakistan grazie a “buone opportunità” di crescita.
    Per scoprire qualcosa in più sul Kazakistan e sulla crescita vertiginosa del tennis nel paese dopo la sua indipendenza, riproponiamo parte di un articolo scritto nel settembre 2014, quando fu sorteggiato il tabellone 2015 di Coppa Davis. All’Italia toccò la trasferta ad Astana, una spedizione non fortunata visto che il nostro tram purtroppo perse la sfida 3-2.
    Da allora di cose ne sono cambiate, alcuni giocatori citati hanno smesso, altri giovani si stanno affacciando dalle retrovie, primi prodotti del nuovo settore tecnico; ma resta il racconto di come furono poste le basi del tennis kazako: fortissimi investimenti in strutture e allenatori, inclusa una sorta di “campagna acquisti” tra i giocatori ex-sovietici, ben felici di accettare un cambio di passaporto verso un paese emergente e ricchissimo. Ecco qua l’estratto.

    (settembre 2014)
    La trasferta in Kazakistan oltre all’aspetto sportivo è molto intrigante per il fattore ambientale. Sarà l’occasione per aprire una piccola finestra su di un mondo poco conosciuto, quello del paese asiatico e di Astana, un luogo che sfido chiunque a trovare sulla cartina geografica senza indugio, come faremmo per Londra, New York o Rio de Janeiro. Del resto di turismo italico o internazionale da quelle parti ce n’è ancora poco, riservato a veri avventurieri (magari tostissimi bikers alla ricerca delle “rotte della Seta” di Marco Polo) o lungimiranti imprenditori, anche se il paese sta cercando di aprirsi al mondo visto il suo enorme tasso di sviluppo economico ed i grandi investimenti in infrastrutture e visibilità.
    Chi ha avuto il coraggio di avventurarsi fin là è tornato con un carico di esperienze notevoli. La natura è estrema: si passa da una sterminata steppa arida a zone verdi e rigogliose, con splendide tracce della sua storia millenaria e delle tante influenze che hanno plasmato il paese – in primis quella islamica. La popolazione è varia come etnie, fiera delle proprie tradizioni e molto ospitale, pronta a vivere un futuro tecnologico in mezzo a sapori forti e tradizioni antichissime lasciate da arabi, ottomani, russi, mongoli e tanti altri ancora. Chi pensa ad Astana (la nuova capitale) e al paese come una landa desolata abitata da poveri allevatori ha un’immagine molto lontana dalla realtà attuale. Quella è una cartolina antica, delle immense lande semi desertiche che riempiono gli spazi sterminati (è la nona nazione più estesa al mondo, la più grande senza uno sbocco sul mare!) o del periodo post sovietico, che ha ingrigito tutto. Oggi il Kazakistan sta cambiando faccia velocemente, sfruttando gli enormi introiti delle sue immense ricchezze minerarie. Astana è un cantiere a cielo aperto, in cui svettano edifici avveniristici con uffici delle più importanti compagnie nazionali ed internazionali, inclusi shop all’ultima moda e ristoranti che si sono accaparrati (con lauti ingaggi) i migliori chef internazionali, per servire una cucina gourmet fusion soprattutto a ricchi uomini d’affari che spesso viaggiano da queste parti. Pure la night life pare sia molto vivace, animata da showgirls che niente hanno da invidiare a quelle delle principali mete turistiche mondiali. Si lavora a 360°, come ad esempio per trasformare il paese nel principale polo sciistico asiatico. I soldi per gli investimenti non mancano. Infatti in termini di risorse naturali il Kazakistan è il paese con la maggiore ricchezza pro capite al mondo, anche se come tutti i paesi in via sviluppo la distribuzione della ricchezza è totalmente diseguale, come la corruzione dilagante e un regionalismo profondamente radicato e che ostacola l’integrazione. Eppure la “vecchia” Europa ha capito immediatamente il ruolo strategico del paese per le sue ricchezze energetiche, tanto che i leader occidentali più volte hanno incontrato il discusso Presidente kazako Nazarbayev per implementare ed arricchire collaborazioni e investimenti. Il Kazakistan non nasconde l’ambizione di diventare paese leader nell’area, forte delle sue ricchezze e spregiudicato negli investimenti. Anche nello sport. Il nome Astana è notissimo agli appassionati del ciclismo grazie al Pro Team, squadra di cui ha fatto parte Alberto Contador, Aleksandr Vinokurov e il nostro Vincenzo Nibali, vincitore della Vuelta di Spagna 2010, del giro d’Italia 2013 e Tour de France quest’anno (2014).

    Il tennis è la punta di diamante dello sviluppo sportivo e dell’immagine internazionale del Kazakistan. Fino a pochi anni fa il nostro sport nel paese era praticamente sconosciuto. Di campi ce n’erano pochissimi, in terra ma… non la terra battuta a noi amica, bensì una strana sabbia biancastra che i venti spazzavano via inesorabilmente. Racchette e palle erano scarti dalla Russia o fondi di magazzino presi chissà dove. Il settore tecnico era inesistente, come la cultura del gioco e il livello internazionale. Fino all’esplosione massiccia grazie all’intervento di Bulat Utemuratov, un miliardario uomo d’affari kazako e consigliere del presidente Nursultan Nazarbayev. Utemuratov, ottavo nella lista degli uomini più ricchi del mondo nel 2009 per Forbes, è letteralmente malato di tennis, un po’ come lo fu Boris Yeltsin, decisivo all’enorme sviluppo del tennis in Russia nei ’90s. Utemuratov fu nominato a capo del tennis kazako, e liquidò le sue azioni dell’Atf, quinta banca del Paese, investendo pesantemente nel “progetto Davis”: entrare prima possibile nel World Group e quindi cercare di vincere la coppa, massimo in 10 anni. Come fare, partendo da zero? Semplice: si compra. Tutto. Tecnici, materiali, campi, persino giocatori perché di aspettare non aveva proprio voglia, come tutti i neo-ricchi russi, profeti del tutto e subito, del “tutto ha un costo, e noi paghiamo…”. Fu attuata una politica spregiudicata di nazionalizzazione di giocatori russi (e qualche ucraino) “disponibili”, grazie anche ad ottimi rapporti con la ferdetennis russa, che lussureggiando con tanti giocatori acconsentì volentieri a mollarne qualcuno – politica poco ben poco lungimirante…
    Il business plan fu ben congegnato. Primo passo: le strutture. Campi costruiti a iosa, ovunque, anche in zone remote che necessitavano con urgenza di strade o acquedotti. Oltre alla diffusione capillare per creare un paese “tennis oriented”, si sono costruiti alcuni centri tecnici e strutture d’eccellenza, per far fronte al clima estremo (freddissimo d’inverno e caldissimo d’estate) del paese, come l’incredibile Astana’s Daulet Tennis Complex. Costruite anche foresterie e alloggi, il paese è enorme e gli spostamenti non sono facili. Quindi si passò ai tecnici: furono ingaggiati moltissimi allenatori per costruire una base nel paese, inclusi alcuni tecnici di altissimo livello per i “neo Kazaki” in arrivo, per far credere loro nel progetto, che questo non era una capriccio di un annoiato uomo d’affari ma la volontà di creare un sistema tennis, di massimo livello e vincente. Tra i tecnici, uno dei più noti è stato Eric Van Harpen, ex coach di Arantxa Sanchez, Conchita Martinez ed Anna Kournikova, impegnato molte settimane all’anno con la federtennis kazaka. Un paio d’anni fa disse: “Senza Bulat, il Kazakistan non sarebbe sulla mappa del tennis! Vero che sono state investite somme enormi, impossibili per la maggior parte dei paesi, ma il progetto è serio, la passione enorme e c’è tanta voglia di fare bene”. Però quando si cerca di indagare di più sulla “campagna acquisti” giocatori, ossia coloro che hanno cambiato passaporto, tutti tendono a glissare. La faccenda non è chiarissima, anche se per uno nato in un paese ex URSS il cambio di nazionalità anche a livello legale è piuttosto semplice. Le voci in merito non sono tutte concordanti. Alcuni in Russia non l’hanno presa così bene, altri invece hanno quasi incoraggiato il sistema kazako, come il capitano di Davis russo Shamil Tarpischev che nel 2010 dichiarò alla tv: “Il sistema ha aiutato molti tennisti nati in Russia a crescere, grazie agli ingaggi da parte della federazione kazaka. Tutto il movimento ne beneficerà”. Sulla stessa lunghezza d’onda la campionessa di Roland Garros Anastasia Myskina: “Il denaro è un fattore decisivo nel tennis, inutile prendersi in giro. Un giocatore per crescere e poi mantenersi deve girare, avere un coach, un fisioterapista, uno staff, delle strutture in cui allenarsi. In Russia in questo momento la situazione è bloccata, molti tecnici sono andati via e non c’è più il fermento di qualche anno fa. Il Kazakistan è un paese amico, vicino, che ha investito tanto ed è giusto che abbia buoni giocatori, anche se nati in Russia”. Non solo uomini. Tante sono le ragazze russe diventate kazake, come Yaroslava Shvedova (passata all’onore della cronaca anche per il suo clamoroso “Golden set” rifilato alla nostra Errani a Wimbledon…) o la giovane promettente Yulia Putintseva. Proprio la moscovita Shvedova ha dichiarato tempo fa: “Non ero una top player per la federtennis russa, così mi ha dato via libera. Adesso non ho più pensieri sul lato economico e per le strutture dove allenarmi, e così sono totalmente libera e concentrata sul mio gioco”. Zero pensieri economici… ma quanto guadagnano questi nuovi kazaki per aver accettato il “disturbo” del cambio di nazionalità? Nessuno ha confermato, ma si parla di 1 milione di dollari all’anno, ottenendo una base di risultati minimi. I vari kazaki sono totalmente abbottonati sul tema, come Evgeney Korolev che intervistato qualche anno fa sul tema rispose seccamente “1 milione? Non lo posso dire… ma posso affermare che sono russo e sarò sempre russo. Questo è un business. Ho ricevuto un’ottima proposta dalla federazione kazaka e sono felice di rappresentarli. Stanno costruendo città, non solo campi da tennis, è gente ricca e ambiziosa, e si prendono cura di noi tennisti, si informano di cosa abbiamo bisogno e provvedono, tutte cose che in Russia non erano più possibili…”. Rincara la dosa la Karatantcheva, che nel 2012 disse: “Il centro di Astana sembra il paradiso. Van Harpen ha pazienza e conosce il gioco, qua sì che un tennista può crescere bene”. Però i metodi adottati dal sistema junior sono selettivi: “Ti danno tutto, supporto tecnico, strutture, ma devi migliorare e dare il massimo. Se in un anno o poco più non cresciti, sei out” dicono i tecnici, oggi presenti in tutte le aree del paese grazie a centri periferici che sono stati costruiti ovunque. Nota la storia di Golubev, che è cresciuto a Bra fin da giovane con l’ottimo coach Puci. Proprio il “kazako piemontese” è molto positivo sulla crescita del tennis nel suo nuovo paese: “Il processo di crescita del tennis in Kazakistan è cosa recente, ma ci sono tutte le condizioni perché abbia successo, ed in tempi piuttosto veloci. I migliori giovani sono spesso a contatto con noi, vedono come lavoriamo e quel che serve per emergere, e di sicuro faranno tesoro di tutte le risorse messe loro a disposizione per crescere. Il mio consiglio a loro è quello porsi alti obiettivi e non lasciare niente di intentato per raggiungerli”.
    L’enorme fermento tecnico pare stia riscuotendo successo nel paese. Da sport praticamente sconosciuto, oggi tutti seguono il tennis in tv, come dimostra il fatto che il Kazakistan sia il paese che negli ultimi anni ha avuto il maggior tasso di sviluppo al mondo nella diffusione di satelliti e tv via cavo, proprio per seguire i loro beniamini armati di racchetta. Del resto un cittadino medio negli ultimi 20 anni ha visto aumentare il proprio reddito pro capite del 1200%, incluse la possibilità di viaggiare al di fuori del paese per scoprire il mondo, anche grazie alla passione per il tennis. Non è un caso che le agenzie di viaggi offrono pacchetti per Londra, Parigi, New York ecc. proprio in occasione dei più grandi tornei, e sono i più richiesti in assoluto”.Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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