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    MotoGp, test Sepang: norme anti Covid-19 per accedere al paddock

    ROMA – Manca sempre meno all’inizio della nuova stagione di MotoGp. A partire dal 31 gennaio, i piloti faranno infatti tappa a Sepang, il circuito ospiterà i primi test del 2022 e dove i costruttori che potranno testare le proprie moto. Ovviamente bisognerà tenere alta la guardia per via della minaccia chiamata Covid-19. Saranno infatti numerose le restrizioni in vigore e le norme da seguire in Malesia. Ad esempio, i membri dei team e dei media potranno alloggiare solamente presso il Sama-Sama Hotel o il Movenpick Hotel. Inoltre, all’arrivo nel paese sarà necessario sottoporsi ad un test PCR ed attendere nella propria camera d’albergo il risultato. Ma non è tutto.
    Paddock: restrizioni per entrare
    Per entrare nel paddock, bisognerà dimostrare di aver ricevuto due dosi di vaccino oltre ad un tampone negativo effettuato nelle 48 ore precedenti. Tutti i contatti e gli spostamenti dovranno ovviamente essere tracciabili, mentre l’unico tragitto disponibile sarà dall’albergo all’autodromo e viceversa. Precauzioni necessarie per contrastare la variante Omicron e far sì che i test si svolgano regolarmente. D’altronde, i piloti sono pronti a seguire quest’iter per fare ritorno sull’asfalto malese, che non hanno potuto calcare nelle ultime due stagioni. LEGGI TUTTO

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    MotoGp, pronte restrizioni e norme anti Covid-19 per i test di Sepang

    ROMA – Il ritorno in pista dei piloti di MotoGp si avvicina. A partire dal 31 gennaio, infatti, il circuito di Sepang ospiterà i primi test del 2022, con i costruttori che potranno testare le proprie moto. Ovviamente bisognerà tenere alta la guardia per via della minaccia chiamata Covid-19. Saranno infatti numerose le restrizioni in vigore e le norme da seguire in Malesia. Ad esempio, i membri dei team e dei media potranno alloggiare solamente presso il Sama-Sama Hotel o il Movenpick Hotel. Inoltre, all’arrivo nel paese sarà necessario sottoporsi ad un test PCR ed attendere nella propria camera d’albergo il risultato. Ma non è tutto.
    Le norme per accedere al paddock
    L’unico tragitto disponibile sarà dall’albergo all’autodromo e viceversa. Per entrare nel paddock, invece, bisognerà dimostrare di aver ricevuto due dosi di vaccino oltre ad un tampone negativo effettuato nelle 48 ore precedenti. Tutti i contatti e gli spostamenti dovranno ovviamente essere tracciabili. Precauzioni necessarie per contrastare la variante Omicron e far sì che i test si svolgano regolarmente. D’altronde, i piloti non hanno potuto calcare l’asfalto malese nelle ultime due stagioni e sono pronti a seguire quest’iter per farvi ritorno. LEGGI TUTTO

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    MotoGp, Razali fa mea culpa: “Non avrei dovuto rinnovare il contratto a Rossi”

    ROMA – Razlan Razali, team manager di Petronas, scuderia satellite di Yamaha, non ha speso parole al miele per Valentino Rossi. L’uomo, che già in passato aveva detto di essersi pentito di aver ingaggiato il Dottore, ha rincarato la dose. “Abbiamo commesso un errore quando abbiamo prolungato di un anno il suo contratto” ha dichiarato a Speedweek. “Valentino voleva vincere. Tuttavia se la sua mente e il suo cuore erano pronti, non si poteva dire lo stesso del suo corpo. I giovani piloti sono di gran lunga più rapidi. Rossi faceva segnare ottimi tempi sul giro, ma non era sufficiente” ha aggiunto Razali.
    Razali: “Presi la decisione dopo il podio a Jerez”
    Il team manager ha spiegato i motivi che hanno portato a tale decisione: “”Ero piuttosto scettico, ma il terzo posto nel secondo GP di Jerez nel 2020 mi fece ricredere. Con il senno di poi non avremmo mai dovuto prendere quella decisione. Dopo quella gara, infatti, i risultati furono più che deludenti, ma non si poteva tornare indietro”. Il podio ottenuto a Jerez resta l’ultimo in MotoGp di Rossi. Nel 2021, Valentino ha infatti chiuso il Mondiale al 18° posto, conquistando come miglior risultato l’ottava posizione nel Gp d’Austria sul Red Bull Ring. LEGGI TUTTO

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    MotoGp, Razali: “Rinnovare il contratto a Rossi è stato un errore”

    ROMA – Tra Valentino Rossi e Razlan Razali non scorre buon sangue. Il team manager di Petronas, scuderia satellite di Yamaha, che già in passato aveva detto di essersi pentito di aver ingaggiato il Dottore, ha rincarato la dose. “Abbiamo commesso un errore quando abbiamo prolungato di un anno il suo contratto” ha dichiarato a Speedweek. “Valentino voleva vincere. Tuttavia se la sua mente e il suo cuore erano pronti, non si poteva dire lo stesso del suo corpo. I giovani piloti sono di gran lunga più rapidi. Rossi faceva segnare ottimi tempi sul giro, ma non era sufficiente” ha aggiunto Razali.
    Razali: “Un podio mi fece cambiare idea”
    “Ero piuttosto scettico, ma il terzo posto nel secondo GP di Jerez nel 2020 mi fece ricredere. Con il senno di poi non avremmo mai dovuto prendere quella decisione. Dopo quella gara, infatti, i risultati furono più che deludenti, ma non si poteva tornare indietro”. Questa la motivazione del team manager, deluso dai risultati di Rossi. Nel 2021, Valentino ha chiuso il Mondiale al 18° posto, ottenendo come miglior risultato l’ottava posizione nel Gp d’Austria sul Red Bull Ring. Il suo ultimo podio in MotoGp resta proprio quello di Jerez nel 2020. LEGGI TUTTO

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    MotoGp, Mir: “Il riposo è importante tanto quanto allenarsi in palestra”

    ROMA – Dopo aver chiuso al terzo posto la stagione 2021, è tempo di riposo per Joan Mir. Il campione del mondo di MotoGp 2020, nell’ultima stagione preceduto da Quartararo e Bagnaia, ha parlato dell’off season: “E’ arrivato il tempo di staccare dal mondo delle corse e provare a rilassarsi. Personalmente la reputo una cosa piuttosto difficile, in quanto sono un tipo sempre attivo e desideroso di fare cose. Tuttavia quest’anno ho imparato l’importanza di bilanciare lo stress delle corse con il bisogno di mantenere la calma e prendermi del tempo” ha detto il maiorchino nel suo blog, sul sito ufficiale della Suzuki.
    Mir: “Quest’anno ho imparato a combattere”
    Nonostante le difficoltà, il bilancio della stagione da poco volta al termine non è totalmente negativo: “Credo di aver raccolto cose positive quest’anno, come ad esempio combattere. Nel corso del 2021 ho imparato che bisogna sempre dare il massimo e non mollare mai. Anche nelle stagioni difficili, come lo è stata per noi l’ultima, provo ad ottenere il meglio da ogni situazione”. Infine, Mir è tornato a parlare del riposo a fine anno: “Questi momenti di relax fanno parte della mia preparazione per il 2022 e sono tanto importanti quanto gli allenamenti in palestra. Mi prenderò un paio di settimane per godermi le cose che sono fortunato di avere e poi sposterò la mia attenzione sulle moto”. LEGGI TUTTO

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    MotoGp, Mir: “Non mi rilasso facilmente, ma ne ho capito l'importanza”

    ROMA – Archiviato il Motomondiale 2021, è tempo di riposo per i piloti di MotoGp. Tra questi anche Joan Mir, che ha chiuso la stagione al terzo posto alle spalle di Fabio Quartararo e Pecco Bagnaia. “E’ arrivato il tempo di staccare dal mondo delle corse e provare a rilassarsi. Personalmente la reputo una cosa piuttosto difficile, in quanto sono un tipo sempre attivo e desideroso di fare cose. Tuttavia quest’anno ho imparato l’importanza di bilanciare lo stress delle corse con il bisogno di mantenere la calma e prendermi del tempo” ha rivelato il maiorchino nel suo blog, sul sito ufficiale della Suzuki.
    Mir: “I momenti di relax sono importanti”
    “Questi momenti di relax fanno parte della mia preparazione per il 2022 e sono tanto importanti quanto gli allenamenti in palestra. Mi prenderò un paio di settimane per godermi le cose che sono fortunato di avere e poi sposterò la mia attenzione sulle moto” ha aggiunto Mir. Nonostante le difficoltà, il bilancio della stagione da poco volta al termine non è totalmente negativo: “Credo di aver raccolto cose positive quest’anno, come ad esempio combattere. Nel corso del 2021 ho imparato che bisogna sempre dare il massimo e non mollare mai. Anche nelle stagioni difficili, come lo è stata per noi l’ultima, provo ad ottenere il meglio da ogni situazione”. LEGGI TUTTO

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    F1, Mick Schumacher: “Non è facile guardare il documentario su papà”

    ROMA – Mick Schumacher è stato tra i protagonisti dell’ultima stagione di Formula 1 al volante della Haas. Nonostante non abbia mai concluso un Gp tra i primi dieci, il figlio del leggendario Michael ha dimostrato di cavarsela eccome. Ovviamente non è facile quando si porta un peso del genere sulle spalle, con il quale il 22enne dovrà convivere anche in futuro. Il pilota di riserva della Ferrari ha quindi condiviso le sue sensazioni ai microfoni di Frankfurter Allgemeine Zeitung: “Ho massimo rispetto per ciò che ha conquistato papà perché nessuno gli ha regalato nulla. Ha dovuto lavorare duramente per ottenere vittorie e Mondiali”.
    Schumacher: “Documentario difficile da guardare”
    In merito al documentario Netflix incentrato sulla vita del papà Michael, Mick ha svelato: “E’ davvero bello, ma allo stesso tempo molto difficile da guardare per me. L’obiettivo era mostrare il lato umano di mio padre, oltre ai successi. Scatena in me tante emozioni”. Nonostante i successi in Formula 3 e Formula 2, Mick Shumacher è ancora spesso criticato poiché non ritenuto all’altezza della categoria maggiore. “Solitamente non amo confrontarmi con gli altri, ma con mio padre è diverso. Mi hanno detto che siamo parecchio simili” ha concluso il classe 1999. LEGGI TUTTO

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    F1, Mick Schumacher: “Bello il documentario su papà, ma fatico a guardarlo”

    ROMA – Tra i piloti esordienti nell’ultima stagione di F1 c’era anche Mick Schumacher, figlio del leggendario Michael. Un peso sulle spalle non indifferente con il quale il 22enne ha dovuto fare i conti e con cui dovrà convivere, con ogni probabilità, anche in futuro. Il pilota di riserva della Ferrari ha condiviso le sue sensazioni ai microfoni di Frankfurter Allgemeine Zeitung: “Solitamente non amo confrontarmi con gli altri, ma con mio padre è diverso. Ho massimo rispetto per ciò che ha conquistato perché nessuno gli ha regalato nulla. Ha dovuto lavorare duramente per ottenere vittorie e Mondiali”.
    Il commento di Mick sul documentario sul papà
    “E’ davvero bello, ma allo stesso tempo molto difficile da guardare per me”. Così Mick ha definito il documentario Netflix sul papà, aggiungendo: “L’obiettivo era mostrare il lato umano di mio padre, oltre ai successi. Scatena in me tante emozioni”. Nonostante i successi in Formula 3 e Formula 2, Mick Shumacher è ancora spesso criticato, proprio perché, in quanto figlio d’arte, non a livello del papà. Una situazione già vissuta in passato da Jacques Villeneuve, il quale rispose con un’impresa non riuscita al padre, ovvero vincere il Mondiale. Difficilmente accadrà lo stesso con Mick, che però corre nel segno della figura paterna: “Mi hanno detto che siamo parecchio simili”. LEGGI TUTTO