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    F1, Schumacher compie 53 anni, l'augurio di Ferrari: “Saremo sempre con te”

    ROMA – Michael Schumacher ha ricevuto gli auguri della Ferrari. Nel giorno del suo 53esimo compleanno, la scuderia di Maranello ha dedicato un post sui social al pilota che dal 2000 al 2004 ha dominato la Formula 1 riportando il marchio italiano ai vertici del motorsport mondiale. I cinque titoli iridati consecutivi portati in bacheca da Schumacher sono indice di una carriera straordinaria, che in Ferrari ha lasciato un segno indelebile. “Siamo tutti con te, Michael. Oggi e per sempre” – ha scritto la Rossa sui propri canali.
    Schumi per sempre
    La storia d’amore fra Michael Schumacher e la Ferrari non si può solo raccontare in termini di vittorie e titoli conquistati. Il tedesco è arrivato a Maranello nel 1996, forte dei due mondiali in Benetton nel 1994 e nel 1995. La Rossa non vinceva un titolo piloti dal 1979 e un titolo costruttori dal 1983 e l’inizio di “Schumi” non fu dei più entusiasmanti. Le cose cambiarono poi con l’avvento del nuovo millennio. La coppia Barrichello-Schumacher sbaragliò la concorrenza e ribaltò le gerarchie in Formula 1. L’addio nel 2006 alla Ferrari e alla Formula 1 sembrava definitivo, poi il tedesco scese in pista con la Mercedes dal 2010 al 2012. Poi tutto cambiò. L’incidente di Méribel nel 2013 fece tremare tutto il mondo dello sport, che seguì con il fiato sospeso quegli ultimi giorni di dicembre. Poi il coma farmacologico e la riabilitazione, sul cui andamento la famiglia mantiene un rigoroso riserbo. LEGGI TUTTO

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    Dakar 2022: Petrucci si ferma nella terza tappa, ma potrà ripartire nella quarta

    ROMA – Danilo Petrucci si è fermato nel corso della terza tappa della Dakar 2022. Il pilota italiano, che ha lasciato la MotoGp lo scorso novembre, ha riscontrato problemi alla moto durante la tappa del 3 gennaio da Ha’Il ad Al Qaisumah. Al chilometro 115, la KTM del nativo di Terni ha presentato un problema tecnico che non ha permesso a Petrucci di continuare la tappa odierna, nonostante i suoi tentativi di ripartire.
    Le parole del meccanico
    Da quest’anno, chi è costretto a fermarsi per un problema tecnico non deve abbandonare la corsa, ma può riprenderla dalla tappa successiva. “Stiamo andando a recuperare la moto così che possa ripartire domani – ha detto il meccanico Davide Cotimbo – ma non sappiamo di preciso che problema abbia avuto perché non siamo riusciti a parlargli”. LEGGI TUTTO

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    Dakar 2022: problemi alla moto per Petrucci nella terza tappa, ma potrà continuare

    ROMA – Danilo Petrucci è stato costretto a fermarsi durante la terza tappa della Dakar 2022. Il pilota italiano, che ha lasciato la MotoGp lo scorso novembre, ha riscontrato problemi alla moto durante la tappa del 3 gennaio da Ha’Il ad Al Qaisumah. Al chilometro 115, la KTM del nativo di Terni ha presentato un problema tecnico che non ha permesso a Petrucci di continuare la tappa odierna, nonostante i suoi tentativi di ripartire.
    La nuova regola
    Da quest’anno, chi è costretto a fermarsi per un problema tecnico non deve abbandonare la corsa, ma può riprenderla dalla tappa successiva. “Stiamo andando a recuperare la moto così che possa ripartire domani – ha detto il meccanico Davide Cotimbo – ma non sappiamo di preciso che problema abbia avuto perché non siamo riusciti a parlargli”. LEGGI TUTTO

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    Peterhansel, la sfida del signor Dakar: “Con Audi nel futuro”

    Peterhansel, scusi, ma dopo tutto ma dopo tutto quello che ha conquistato in carriera, dove trova la voglia, la pazienza, le motivazioni e le energie di rimettersi al volante della nuova Audi RS Q e-tron per partecipare per la 33ª volta alla Dakar? Chi glielo fa fare?
    “Sarebbe facile per me – risponde ridacchiando al telefono – dirle che è la passione a muovermi. E forse all’inizio è stato questo. Perchè ché guidare nel deserto, aff rontare tutte le sue insidie e difficoltà è davvero impossibile senza avere passione. Ho inseguito a lungo un sogno e l’ho raggiunto, trasformato in realtà. Ora però, è tutto diverso. Per me è avere motivazioni è quasi naturale. Non mi costa fatica e mai mi è costata, com’è naturale prepararmi tutto l’anno per questo appuntamento. Lo faccio da solo, alla mia maniera, con molta bici e tanta mountain bike, senza preparatori nè nutrizionisti. Mi alleno e mangio come ho sempre fatto. E poi so che verrò ripagato da quei panorami unici che riesco a godermi anche quando sono in gara. La verità è che sono un uomo fortunato…”.
    Quindi non è una questione di affrontare nuove sfide come quella che le ha proposto Audi che, dopo i trionfi nei rally, nell’endurance e in Formula E, vuole vincere nel deserto con un prototipo a trazione elettrica dotato di un motore termico come caricatore delle batterie?
    “Sono un grande fan dei rally raid, ma seguo anche le altre discipline del motorsport. Negli anni, non ho potuto che ammirare l’impegno di Audi nei rally, sin dai tempi delle vetture nel Gruppo B. Si è distinta per una peculiarità difficile da trovare in questo ambiente: qualunque fosse la competizione, su qualsiasi terreno, l’obiettivo è sempre stato vincere. È così anche oggi che affrontiamo la Dakar per la prima volta. E questo coincide con la mia identità di pilota. Per questo sono orgoglioso di far parte di questo team”.
    Dica la verità: se solo cinque anni fa le avessero detto che si sarebbe schierato al via della Dakar su un prototipo a trazione puramente elettrica, come avrebbe risposto?
    “Non ci avrei creduto e avrei sorriso. Non l’avrei mai presa sul serio una proposta così. Non avrei mai pensato che questo tipo di tecnologia potesse regalarmi un simile piacere di guida, qualcosa di mai provato prima. È stato sufficiente salire per la prima volta a bordo dell’Audi RS Q e-tron per capire quanto mi sbagliavo e ora non ho più dubbi: la trazione elettrica nel tempo conquisterà un pubblico sempre più vasto anche nell’uso quotidiano, non farà più rimpiangere i sistemi tradizionali”.
    Su quali basi ha costruito questa sua convinzione?
    “L’Audi RS Q e-tron ha una prontezza di erogazione eccezionale, superiore a qualsiasi altra spinta da motore termico. La coppia arriva in maniera praticamente istantanea e non dovendo pensare a cambiare o innestare le marce, posso concentrarmi totalmente sulla guida. Bisogna solo abituarsi al suono, il 4 cilindri TFSI a benzina che funziona da range extender (ricarica le batterie che danno energia ai tre motori elettrici; ndr), non reagisce in maniera lineare, diretta alle pressioni sull’acceleratore”.
    Che consigli ha dato al Team Audi nelle fasi di sviluppo?
    “Audi conosce benissimo la trazione elettrica grazie alle esperienze accumulate negli anni nell’endurance e in Formula E, allo stesso tempo noi piloti della Dakar ci siamo costruiti la nostra esperienza tra le dune e sappiamo cosa è necessario per vincerla. Così il nostro input principale è stato quello di non concentrarsi sulla velocità, sul limare il decimo di secondo, ma piuttosto ricercare la massima affidabilità”.
    È stato difficile per lei dialogare con una realtà al debutto in un gara nel deserto?
    “No, anzi, uno degli aspetti straordinari di questa avventura sta proprio qui: tutti sanno esattamente cosa fare. Audi non si poteva far cogliere impreparata quando ha deciso di sviluppare una certa vettura. Il team Q Motorsport di Sven Quandt da 25 anni lavora e coglie successi nel deserto. E il suo apporto è già stato importante in tre delle mie vittorie alla Dakar. Con Sainz senior poi, ho un ottimo rapporto, basato sulla fi ducia, condividiamo idee, opinioni, soluzioni. Lo stesso Mattias Ekstrom, anche se è un rookie nel mondo marathon, vanta una carriera notevole in circuito ed è stato campione del mondo di rallycross. Senza dimenticare che conosce Audi Sport alla perfezione. È un mix davvero eccezionale”.
    Dall’anno scorso condivide l’avventura alla Dakar con il navigatore Edouard Boulanger, dopo tanti successi con Jean Paul Cottret. Cosa l’ha convinta a cambiare in un ruolo così delicato?
    “Eduard proviene dal settore moto, nel quale ho iniziato anch’io. E da molti anni si cimenta nelle marathon. È abile, calmo, curioso, professionale. Non fosse stato così non avremmo mai potuto vincere insieme la Dakar dello scorso anno. Sono felice di averlo, ci completiamo”.
    Senza l’incidente di domenica, l’Audi RS Q e-tron avrebbe competere per la vittoria?
    “Non abbiamo fatto raid di preparazione, solo tanti test, in Germania, Spagna e soprattutto in Marocco. E quello che affrontiamo è qualcosa di davvero difficile. La Dakar 2022 è stata concepita su uno percorso in gran parte differente rispetto al 2021, quando il terreno era prevalentemente roccioso. Ora ci attendono le dune del Quarto Vuoto, il più grande deserto di sabbia del mondo. Qualcosa che mi ricorda da vicino i tempi delle Dakar africane. La difficoltà sta nel fatto che non ci sono città, strade che possano fare da riferimento. Se lì ti succede qualcosa, non ne esci facilmente e senza danni. Dovremo evitare tutte le trappole che si potranno incontrare tra le dune. Il primo obiettivo adesso è arrivare al traguardo. Come primo anno sarei stato felice di chiudere tra i primi cinque. Ciò non toglie che, malgrado il ritardo accumulato, guiderò per vincere. Come ho sempre fatto”.
    Non avevamo dubbi, “Monsieur Dakar”. LEGGI TUTTO

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    Dakar, furia Sainz: “Non siamo tutti stupidi”

    Trecentotrentatré chilometri intorno ad Ha’il, i primi davvero “di gara” della Dakar 2022, sono stati sufficienti a scrivere una parola definitiva sulle speranze Audi di puntare a un gran risultato al debutto. Se per Stephane Peterhansel è stato un cedimento della sospensione posteriore sinistra a far accumulare minuti e minuti, fino oltre un’ora, di ritardo, nel caso di Carlos Sainz – sorte condivisa con Mathias Ekstrom, e non solo – è intorno alla navigazione che si concentrano le polemiche.
    Alla fine della speciale, 2 ore e 21 minuti di ritardo (15 minuti dei quali di penalizzazione per essere uscito dalla PS) decretano il “calate il sipario” sulle ambizioni di brillare.
    Va detto come il punto intorno al chilometro 250 della prova speciale, sui 333 km cronometrati, abbia tratto molti piloti esperti in inganno, tra le auto come tra le moto – ben 5 centauri si sono persi – senza contare i quad e i camion. 
    Cercando il waypoint
    Già l’edizione 2021 della Dakar aveva visto Sainz essere molto critico con gli organizzatori e le “sfide” della navigazione, definendola una “gimkana”.
    Il tema si ripropone oggi, già alla prima frazione, che salva Al Attiyah e Loeb ma pare destinato a tracciare un copione piuttosto scontato sul prosieguo del rally raid.
    “Chiaramente non è stata una buona giornata, sono molto deluso della tappa. C’era un punto in cui dovevi seguire una direzione 10 gradi, invece in quel punto anziché che puntare verso direzione 10 gradi ti ritrovavi a puntare direzione 300. Pensavamo che ci fosse un errore e siamo andati avanti e indietro più volte”, ha spiegato Sainz una volta al bivacco.
    “C’era un numero enorme di macchine, moto e quad che hanno fatto la stessa cosa. Sono molto deluso. In quanti si sono persi? O siamo tutti molto stupidi, oppure… 
    Non siamo stati in grado si trovare il waypoint e, io come molti altri, non abbiamo capito cosa stesse succedendo”. 
    L’è tutto sbagliato
    Lo stesso Al Attiyah, nel commentare la giornata, ha spiegato il passaggio decisivo della speciale, l’interpretazione alle note data da Mathieu Baumel, la scelta di non seguire i segni sul terreno di chi era passato prima, tutti a puntare una direzione sulla destra, piuttosto, andare a sinistra. Sebastien Loeb, con il buggy BRX, “a ruota”, è stato l’unico ad arginare il gap, solo 12 minuti. 
    Un Sainz che non ha mancato di criticare l’organizzazione per le scelte fatte sulla navigazione e scritte sul roadbook: “Peccato, perché se sono in molti a commettere lo stesso errore, vuol dire che c’è qualcosa di sbagliato. Non siamo tutti stupidi”. Un episodio che manda in secondo piano le prestazioni, confortanti, del buggy Audi RS Q e-tron: “Ci sono stati dei piccoli problemi ma nulla di importante, niente in confronto a quel che è successo dopo”. LEGGI TUTTO

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    F1, compleanno per Michael Schumacher: l'ex Ferrari compie 53 anni

    ROMA – Michael Schumacher compie 53 anni. I soli numeri sarebbero insufficienti per descrivere quello che “Schumi” è stato per la Formula 1. Basti ricordare i sette titoli mondiali, di cui cinque vinti con la Ferrari dal 2000 al 2004, e i 91 Gran Premi vinti. Ma Schumacher, per la Formula 1 e per tutti gli appassionati, è molto di più. Il tedesco di Hürth è entrato nella memoria collettiva per il suo stile, per il suo modo di guidare, per i successi raggiunti – soprattutto con la Rossa – e per aver infranto qualsiasi record possibile.
    L’incidente di Méribel e le condizioni di Schumacher oggi
    Schumacher aveva lasciato la Formula 1 nel 2006, salvo tornare per tre stagioni alla Mercedes. Fino al 2012, anno del suo definitivo ritiro. Mentre però il tedesco si preparava a vivere un fine carriera degno della sua eredità sportiva, la fatalità che cambiò tutto. Era il 29 dicembre 2013 e “Schumi” si trovava a sciare con la famiglia a Méribel, in Francia. Da allora la sua vita è cambiata, così come quella della sua famiglia. Dopo il tragico incidente sono arrivati gli interventi, il coma farmacologico e infine il risveglio anche se le condizioni del tedesco sono segretissime. Con la famiglia Schumacher che continua ad oggi a mantenere il massimo riserbo sulle condizioni di Schumacher. LEGGI TUTTO

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    F1, Ben Sulayem: “Hamilton fondamentale per il nostro sport, sarà al via nel 2022”

    ROMA – Nelle ultime settimane Lewis Hamilton ha smesso di seguire la Formula 1 e si è rintanato in un silenzio assordante. Indizi che hanno spinto al pessimismo sulla sua presenza al volante nella prossima stagione facendo crescere di giorno in giorno le voci su una presunta voglia di ritirarsi da parte del sette volte campione del mondo. A mettere a tacere le voci ci ha pensato il presidente della FIA, il neo eletto Mohammed Ben Sulayem, che in occasione dell’apertura della Dakar 2022, ha chiarito: “Lewis vuole ritirarsi? No. Io sono fiducioso sul fatto che sarà presente nel 2022. E’ una parte fondamentale per il nostro sport“.
    Voglia di riscatto per Hamilton
    Il silenzio del pilota inglese, sconfitto nella decisiva gara di Abu Dhabi da Max Verstappen, non sarebbe quindi sintomo di un imminente ritiro, ma solo una pausa dopo una stagione complicata e voglia di mettersi alle spalle quanto accaduto per ripartire ancora più forte nel 2022: “Gli ho mandato solo un messaggio. Non credo sia ancora pronto per ridiscutere di quello che è successo, lo capisco” ha concluso il presidente FIA, pronto a gustarsi in pista la sete di rivincita del sette volte campione del mondo.  LEGGI TUTTO

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    F1, Ben Sulayem su Hamilton: “Nel 2022 ci sarà, per noi è fondamentale”

    ROMA – Lewis Hamilton è ormai introvabile sui social. L’inglese della Mercedes non posta da inizio dicembre e ha smesso di seguire tutti su Instagram, compresi amici e famigliari. Indizi che hanno spinto al pessimismo sulla sua presenza al volante nella prossima stagione facendo crescere di giorno in giorno le voci su una presunta voglia di ritirarsi da parte de sette volte campione del mondo. A mettere a tacere le voci ci ha pensato il presidente della FIA, il neo eletto Mohammed Ben Sulayem, che in occasione dell’apertura della Dakar 2022, ha chiarito: “Lewis vuole ritirarsi? No. Io sono fiducioso sul fatto che sarà presente nel 2022. E’ una parte fondamentale per il nostro sport“.
    Un messaggio per Hamilton
    Il silenzio del pilota inglese, sconfitto nella decisiva gara di Abu Dhabi da Max Verstappen, non sarebbe quindi indice di un imminente ritiro, ma solo una pausa dopo una stagione delicata e voglia di mettersi alle spalle quanto accaduto per ripartire ancora più forte nel 2022: “Gli ho mandato solo un messaggio. Non credo sia ancora pronto per ridiscutere di quello che è successo, lo capisco” ha detto il presidente FIA, certo che la nuova stagione di Formula 1 inizierà con Hamilton alla caccia dell’ottavo titolo mondiale.  LEGGI TUTTO