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    F1, Gp Australia: i record di Schumacher resistono dal 2004

    ROMA – L’unico re della Formula 1 in Australia rimane Michael Schumacher, anche se il circuito dell’Albert Park è stato rimaneggiato e i record precedenti non vengono più considerati dalle statistiche ufficiali. Questo weekend il Circus farà infatti tappa a Melbourne, dove non si corre da due anni a causa del Covid e il crono è ancora fermo al 7 marzo 2004, quando il tedesco sette volte campione del mondo ha congelato il tempo a 1:24.125. L’uomo-simbolo Ferrari è anche il pilota con più vittorie in assoluto (quattro) in terra australiana.
    Gp Australia: tutti i dati
    Il circuito è stato inaugurato dalla Formula 1 nel 1996, dista 5,2 kilometri e quest’anno sono previsti 58 giri. La pista ha subito pesanti rimaneggiamenti dall’ultima edizione: è stata allargata e resa più veloce. In particolare suscita curiosità l’impatto che avranno sui tempi le quattro zone DRS previste per l’Albert Park. Nel 2019 l’ultimo a trionfare in Australia fu Valtteri Bottas, mentre nel biennio 2017-18 fu sempre vittoria Ferrari con Sebastian Vettel. Per trovare l’ultima gioia di Lewis Hamilton invece bisogna andare fino al 2015. Melbourne dunque accoglie Red Bull e Ferrari, i due team che stanno dimostrando al momento di essere una spanna sopra gli altri: il Gran Premio d’Australia potrebbe dirci di più su questo entusiasmante duello. LEGGI TUTTO

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    F1, Gp Australia: nessuno come Schumi, il giro più veloce è ancora il suo

    ROMA – Anche se il circuito dell’Albert Park è stato modificato e i record precedenti non vengono più considerati dalla Formula 1, Michael Schumacher è sempre il pilota più veloce sul Gran Premio d’Australia. Questo weekend il Circus farà infatti tappa a Melbourne, dove non si corre da due anni a causa del Covid e il crono è ancora fermo al 7 marzo 2004, quando il tedesco sette volte campione del mondo ha congelato il tempo a 1:24.125. L’uomo-simbolo Ferrari è anche il pilota con più vittorie in assoluto (quattro) in terra australiana.
    I dati del circuito
    Il circuito è stato inaugurato dalla Formula 1 nel 1996, dista 5,2 kilometri e quest’anno sono previsti 58 giri. La pista ha subito pesanti rimaneggiamenti dall’ultima edizione: è stata allargata e resa più veloce. In particolare suscita curiosità l’impatto che avranno sui tempi le quattro zone DRS previste per l’Albert Park. Nel 2019 l’ultimo a trionfare in Australia fu Valtteri Bottas, mentre nel biennio 2017-18 fu sempre vittoria Ferrari con Sebastian Vettel. Per trovare l’ultima gioia di Lewis Hamilton invece bisogna andare fino al 2015. Una pista, quella di Melbourne, che è pronta ad accogliere il terzo capitolo della sfida tra Red Bull e Ferrari, con le due scuderie che si daranno battaglia per un Gran Premio d’Australia ricco di storia e ricordi per la Rossa. LEGGI TUTTO

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    MotoGp: test per Marquez sulla Honda Cbr 600, arriva il recupero lampo?

    ROMA – Marc Marquez è già in pista. Lo spagnolo si è infatti allenato in pista con una Honda Cbr600. Il pilota di Cervera, a cui è stato diagnosticato il ritorno della diplopia dopo la caduta nel warm-up del Gran Premio d’Indonesia, vuole tornare a gareggiare in MotoGp il prima possibile. Una settimana fa, il CEO di Dorna Carmelo Ezpeleta si augurava un suo rientro per il Gran Premio del Portogallo del prossimo 25 aprile, ma a questo punto non è da escludere nemmeno che il Cabroncito provi a esserci anche ad Austin questo weekend.
    Il commento di Puig
    Qualche giorno fa, il team manager della Honda Alberto Puig aveva commentato la situazione di Marquez: “Dobbiamo chiarire un po’ la situazione, ha avuto l’episodio dell’occhio l’altro giorno, se si guarda da vicino le cadute sono state brutali, ma era caduto molte volte prima e non gli era successo niente – le sue parole ai microfoni di DAZN -. Ha avuto questo incidente l’anno scorso, ma dal 2011 non gli era successo nulla, non possiamo pensare che ogni volta che Marc cadrà avrà questo problema. Il fatto è che gli incidenti di Mandalika sono stati brutali, specialmente l’ultimo, è stato orribile. Abbiamo tutti corso, siamo tutti caduti ed è stato un incidente molto brutto” LEGGI TUTTO

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    MotoGp, Gp delle Americhe: Marquez sempre vincitore ad Austin

    ROMA – È Marc Marquez il vero cowboy nel profondo Texas. Dall’edizione del 2013, la prima per il Gran Premio delle Americhe, lo spagnolo di Cervera – in sella alla sua Honda – ha lasciato solo le briciole agli avversari. Solo Alex Rins, nel 2019, è stato capace di sottrargli lo scettro del rodeo, complice anche la caduta dello stesso Marquez, che in quella gara partiva già dalla pole position. Questo weekend, però, l’otto volte campione del mondo potrebbe non esserci a causa della diplopia. Nulla è ufficiale ancora sul fronte dell’Ala dorata, che deve ancora emettere un comunicato a riguardo.
    I dati del circuito
    Il tracciato di Austin è lungo 5,5 kilometri per un totale di 20 curve (11 a sinistra e 9 a destra). Mentre il rettilineo, punto di forza – almeno sulla carta – delle motorizzate Ducati è lungo 1.200 metri. Il senso di guida è antiorario, aspetto che piace molto a Marc Marquez e che forse gli ha consentito di rafforzare anno dopo anno il suo record di giro veloce in gara (2:03.575 nel 2014 con una velocità media di 160 km/h circa). Nel 2019, anno in cui si è corso per l’ultima volta in Texas, a trionfare in MotoGp è sempre stato Marc Marquez, con Fabio Quartararo (Yamaha) e Pecco Bagnaia (Ducati) alle sue spalle. LEGGI TUTTO

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    MotoGp: Marc Marquez prova il recupero lampo, test sulla Honda Cbr 600

    ROMA – A due settimane e mezzo dall’ultima volta, Marc Marquez è tornato in pista in sella a una Honda Cbr 600. Il pilota di Cervera, a cui è stato diagnosticato il ritorno della diplopia dopo la caduta nel warm-up del Gran Premio d’Indonesia, vuole tornare a gareggiare in MotoGp il prima possibile. Una settimana fa, il CEO di Dorna Carmelo Ezpeleta si augurava un suo rientro per il Gran Premio del Portogallo del prossimo 25 aprile, ma a questo punto non è da escludere nemmeno che il Cabroncito provi a esserci anche ad Austin questo weekend.
    Le parole di Puig
    Qualche giorno fa, il team manager della Honda Alberto Puig aveva commentato la situazione di Marquez: “Dobbiamo chiarire un po’ la situazione, ha avuto l’episodio dell’occhio l’altro giorno, se si guarda da vicino le cadute sono state brutali, ma era caduto molte volte prima e non gli era successo niente – le sue parole ai microfoni di DAZN -. Ha avuto questo incidente l’anno scorso, ma dal 2011 non gli era successo nulla, non possiamo pensare che ogni volta che Marc cadrà avrà questo problema. Il fatto è che gli incidenti di Mandalika sono stati brutali, specialmente l’ultimo, è stato orribile. Abbiamo tutti corso, siamo tutti caduti ed è stato un incidente molto brutto” LEGGI TUTTO

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    MotoGp, Gp delle Americhe: il rodeo di Austin è sempre di Marquez

    ROMA – Finora, a collezionare vittorie ad Austin è stato solo Marc Marquez. Dal 2013, anno in cui è stato istituito il Gran Premio delle Americhe, lo spagnolo di Cervera – in sella alla sua Honda – ha lasciato solo le briciole agli avversari. Solo Alex Rins, nel 2019, è stato capace di sottrargli lo scettro del rodeo, complice anche la caduta dello stesso Marquez, che in quella gara partiva già dalla pole position. Questo weekend, però, l’otto volte campione del mondo potrebbe non esserci a causa della diplopia. Nulla è ufficiale ancora sul fronte dell’Ala dorata, che deve ancora emettere un comunicato a riguardo.
    Gp delle Americhe: tutti i dati
    Il tracciato di Austin è lungo 5,5 kilometri per un totale di 20 curve (11 a sinistra e 9 a destra). Mentre il rettilineo, punto di forza – almeno sulla carta – delle motorizzate Ducati è lungo 1.200 metri. Il senso di guida è antiorario, aspetto che piace molto a Marc Marquez e che forse gli ha consentito di rafforzare anno dopo anno il suo record di giro veloce in gara (2:03.575 nel 2014 con una velocità media di 160 km/h circa). L’ultima edizione del Gran Premio delle Americhe si è svolta l’anno scorso e ha visto vittorioso sempre Marc Marquez, con Fabio Quartararo (Yamaha) e Pecco Bagnaia (Ducati) a completare il podio MotoGp. LEGGI TUTTO

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    F1, Brown: “Ecco la mia proposta per il nuovo calendario”

    ROMA – La Formula 1 continua ad interrogarsi su quale sarà il calendario delle prossime stagioni. Stefano Domenicali aveva poche settimane fa ipotizzato una stagione con 30 tappe, possibilità che accende l’entusiasmo di molti per la troppa frenesia che ci sarebbe tra un Gran Premio e l’altro. Zak Brown, CEO di McLaren, prova così a mediare dalle colonne dell’agenzia Reuters: “L’idea è avere 30 Gran Premi su base regolare, ma correrne solo 21 o 22 all’anno. La mia ipotesi è quella di avere 17 o 18 tappe regolari e 7-8 che si alternano sul calendario”.
    Alla ricerca di un equilibrio
    La Formula 1 è uno sport che si sta ritagliando una fetta di interessi commerciali importante. L’espansione verso i paesi emergenti sulla scena finanziaria e politica è evidente, ma il rischio – sempre dietro l’angolo – è di esagerare. I viaggi transcontinentali mettono a dura prova team e piloti, mentre la logistica è sempre più sotto stress, soprattutto per quanto riguarda le tappe ravvicinate e in posti geograficamente molto lontani. Dopo l’ingresso del Gran Premio di Las Vegas, è tempo di rinnovo per i circuiti storici della Formula 1: molti sono infatti in scadenza e cercano dalla FIA un prezzo di favore per essere riconfermati. LEGGI TUTTO

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    F1, Brown sul calendario: “Penso a 18 Gp fissi, poi 7-8 tappe alternate”

    ROMA – Il calendario della Formula 1 resta un tema scottante all’interno dei tavoli decisionali del Circus. Il presidente Stefano Domenicali aveva poche settimane fa ipotizzato una stagione con 30 tappe, possibilità che non piace a molti per la troppa frenesia che ci sarebbe tra un Gran Premio e l’altro. Zak Brown, CEO di McLaren, prova così a mediare dalle colonne dell’agenzia Reuters: “L’idea è avere 30 Gran Premi su base regolare, ma correrne solo 21 o 22 all’anno. La mia ipotesi è quella di avere 17 o 18 tappe regolari e 7-8 che si alternano sul calendario”.
    F1: tra passato e futuro
    La Formula 1 è uno sport che si sta ritagliando una fetta di interessi commerciali importante. L’espansione verso i paesi emergenti sulla scena finanziaria e politica è evidente, ma il rischio – sempre dietro l’angolo – è di esagerare. I viaggi transcontinentali mettono a dura prova team e piloti, mentre la logistica è sempre più sotto stress, soprattutto per quanto riguarda le tappe ravvicinate e in posti geograficamente molto lontani. Dopo la conferma ufficiale del Gran Premio di Las Vegas, la Formula 1 guarda anche ai suoi circuiti storici, molti dei quali devono rinnovare i propri accordi con la FIA. LEGGI TUTTO