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    Tadej Pogacar non ci sarà alla Liegi-Bastogne-Liegi: morta la madre della fidanzata

    Tadej Pogacar non sarà presente alla Liegi-Bastogne-Liegi, in programma domenica 24 aprile. La rinuncia del campione sloveno, vincitore lo scorso anno, è per stare vicino alla compagna, colpita da un gravissimo lutto, la morte della madre. Al suo posto, nel team UAE Emirates, correrà Brandon McNulty

    Niente Liegi-Bastogne-Liegi per lo sloveno Tadej Pogacar, che ha deciso di rinunciare alla corsa in programma domani per stare vicino alla compagna, Urska Zygart, in lutto per la morte della madre. Vincitore della Liegi lo scorso anno, e terzo nel 2020, Pogacar era tra i favoriti d’obbligo, ma dopo essere rientrato precipitosamente in Slovenia giovedì scorso, ha rinunciato al proposito annunciato di tornare oggi in Belgio, in accordo con la sua squadra, la UAE Emirates. “Purtroppo domani non sarò al via della Liegi-Bastogne-Liegi per difendere il mio titolo. Questi ultimi giorni sono stati difficili ma vorrei ringraziare tutti per la comprensione”, ha scritto lo sloveno sui propri profili social, ringraziando il team e il suo direttore, lo svizzero Mauro Gianetti. Pogacar sarà sostituito dall’americano Brandon McNulty.  LEGGI TUTTO

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    Freccia Vallone, vince Teuns: la classifica

    Non riesce il colpaccio, ma che cuore Alejandro Valverde. Lo spagnolo della Movistar, 42 anni tra cinque giorni, chiude secondo alla Freccia Vallone, battuto in volata dal belga Dylan Teuns. Decisivo l’attacco nel finale sul Mur de Huy, con il corridore della Bahrain Victorious che con un ritmo forsennato negli ultimi 60 metri, non ha lasciato scampo a Valverde. Sul podio anche il russo Vlasov, che ha preceduto il tre volte campione Alaphilippe. Il primo italiano al traguardo è Domenico Pozzovivo, 15°. Domenica è in programma la Liegi-Bastogne-Liegi, che chiude le Classiche di Primavera. 

    L’ordine d’arrivo
    1. Dylan Teuns2. Alejandro Valverde3. Aleksandr Vlasov4. Julian Alaphilippe5. Dani Martinez LEGGI TUTTO

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    Freccia Vallone femminile: vince Marta Cavalli, quinta Elisa Longo Borghini

    Marta Cavalli (FDJ Nouvelle-Aquitaine Futuroscope) ha vinto La Freccia Vallone femminile superando allo sprint Annemiek van Vleuten (Movistar Team) dopo un’emozionante duello sul Mur de Huy. Gara decisa nella penultima salita, la Côte de Cherave, dove diversi attacchi hanno frammentato il gruppo. Solo 16 cicliste sono entrate insieme al Mur de Huy: Van Vleuten si è mossa a 350 metri dall’arrivo su una delle parti più ripide della salita. Cavalli è stata l’unica che è riuscita a rispondere, iniziando il suo sprint negli ultimi 100 metri e superando l’olandese a 75 metri dalla fine per vincere. Demi Vollering e Ashleigh Moolman-Pasio (entrambi del Team SD Worx) hanno chiuso al terzo e quarto posto, con la campionessa dell’ultima Roubaix, Elisa Longo Borghini (Trek-Segafredo) quinta. Cavalli aveva vinto dieci giorni fa anche l’Amstel Gold Race.  LEGGI TUTTO

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    Bradley Wiggins rivela: “Ho subito molestie sessuali a 13 anni”

    La confessione choc dell’ex ciclista britannico: “Episodio che non ho mai completamente accettato e che ha avuto un forte impatto su di me anche da adulto”. Poi il racconto dei rapporti difficili con il patrigno e con il successo: “Ho vinto Tour e Olimpiadi: il periodo più brutto della mia vita”

    “Sì, sono stato molestato da un allenatore quando ero più giovane”. La confessione choc arriva da un grandissimo del ciclismo moderno, insieme al racconto di un’infanzia resa ancora più difficile dall’abbandono da parte del padre naturale e dai rapporti complicati con il patrigno. Bradley Wiggins, vincitore del Tour de France 2012, 5 ori olimpici e 6 titoli mondiali tra strada e pista, prima del ritiro nel 2016, ne ha parlato in una bella intervista a Men’s Health UK in cui spazia dall’importanza della salute mentale al suo rapporto di amore/odio con il ciclismo. Con quel passaggio sulle molestie sessuali subite quando aveva 13 anni che rivela parte del lato oscuro di un grande sportivo.

    Le molestie e il patrigno violento

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    Wiggins a spasso con la maglia di Gascoigne. FOTO

    “Sono stato molestato da un allenatore quando avevo 13 anni ed è un episodio che non ho mai completamente accettato e che ha avuto un forte impatto su di me anche da adulto. Ho cercato di seppellire tutto”, racconta il campione britannico. Spiegando anche come i rapporti complicati in famiglia rendessero difficile confidarsi con qualcuno. “Il mio patrigno era piuttosto violento con me, era solito chiamarmi ‘frocio’ per aver indossato Lycra e cose del genere, quindi non pensavo di poterglielo dire. Così mi sono chiuso in me stesso. Ero un tale solitario. Sono stato un adolescente piuttosto strano per molti versi e penso che la bicicletta sia stata una risposta a tutte queste avversità”.

    L’abbandono del padre
    Lo sport, il ciclismo, come via di fuga da una realtà che quando era bambino l’aveva già messo duramente alla prova con l’abbandono da parte del padre naturale, Gary Wiggins, anche lui ciclista. “Era il mio eroe. Volevo mettermi alla prova con lui. Era un buon ciclista, avrebbe potuto essere davvero bravo, ma era un talento sprecato. Era un alcolizzato, un maniaco depressivo, piuttosto violento e all’epoca prendeva molte anfetamine e droghe. Non ho mai ricevuto risposte quando è stato assassinato nel 2008. Ci ha lasciato quando ero piccolo, quindi l’ho incontrato per la prima volta quando avevo 18 anni. Abbiamo riallacciato i rapporti per poi allontanarci di nuovo: non abbiamo più avuto rapporti nei due anni precedenti alla sua morte”.

    Tour e Olimpiadi, il periodo più infelice
    Tutti eventi che hanno contribuito alla difficoltà di trovare un equilibrio interiore. “Nel 2012, dopo aver vinto il Tour de France e le Olimpiadi, la mia vita non è stata più la stessa: con il successo sono arrivati fama e adulazione. Io sono una persona introversa e riservata, non sapevo più chi fossi realmente “io”, quindi ho adottato una specie di velo, “da rock star”. È stato probabilmente il periodo più infelice della mia vita”

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    Parigi-Roubaix, successo dell'olandese Van Baarle

    L’olandese Dylan Van Baarle, del Team Ineos Grenadier, ha vinto la Parigi-Roubaix 2022. Alle sue spalle – con un distacco di 1’47” – un gruppetto regolato dal campione del Belgio Wout Van Aert davanti allo svizzero Stefan Küng. Quarto posto per il belga Devriendt, quinto lo sloveno Mohoric (che quest’anno si era imposto nella Milano-Sanremo). A 2’27” un terzetto formato dal francese Petit, dal belga Stuyven e dal francese Pichon. Nona posizione per l’olandese Van der Poel (+2’34”), decimo il belga Lampaert (+2’59”) che era caduto nel finale della corsa dopo un contatto con uno spettatore.

    Van Baarle quest’anno si era piazzato secondo nel Giro delle Fiandre alle spalle di Van der Poel, mentre nella scorsa stagione era arrivato secondo nella prova in linea del Mondiale dietro al francese Alaphilippe. LEGGI TUTTO

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    Parigi-Roubaix femminile, trionfa Elisa Longo Borghini

    Sempre più nella storia Elisa Longo Borghini: la campionessa italia in carica ha aggiunto infatti un altro successo nella sua bacheca. E non uno qualsiasi, ma una delle classiche più dure, la Parigi-Roubaix. L’azzurra (che tra gli altri successi, ha conquistato due volte il bronzo olimpico, nel 2016 e nel 2021) ha vinto per distacco sul percorso di 124 km, grazie a un attacco a 30 km dall’arrivo. E’ il successo numero 30 per la trentenne italiana. Squalificata invece per traino Elisa Balsamo. Periodo comunque positivo per il ciclismo femminile: la scorsa settimana, infatti, la 24enne Marta Cavalli aveva vinto l’Amstel Gold Race.

    “Non volevo venire per fare la comparsa”
    A fine gara tutta la gioia di Elisa Longo Borghini, che ha anche parlato della vigilia complicata da problemi fisici: “Tutto questo è fantastico. Un risultato straordinario che voglio condividere con la mia famiglia, con il mio fidanzato Jacopo Mosca. Un grazie particolare alla mia squadra, la Trek Segafredo. Non è stato un periodo facile quello che mi ha avvicinato a questa corsa. Ho preso antibiotici e alla vigilia avevo comunicato alla squadra che non me la sentivo di venire alla Roubaix, non volevo fare la comparsa. La squadra invece ha insistito perché io fossi presente. ‘Tu vieni perché puoi vincere’ mi hanno detto. E così è stato. È fantastico” LEGGI TUTTO