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Giro d'Italia, il belga De Gendt ha vinto l'8^ tappa a Napoli. Lopez conserva maglia rosa
by Sonia Basso
Il belga Thomas De Gendt ha vinto, regolando tre compagni di fuga, l’8/a tappa del 105/o Giro d’Italia, la Napoli-Napoli (Procida capitale italiana della cultura), lunga 153 chilometri.
De Gendt ha battuto allo sprint Davide Gaburro, lo spagnolo Jorge Arcas e il connazionale e compagno di squadra Harm Vanhoucke.
La ‘volatina’ per il quinto posto – a 15 secondi dal vincitore di giornata – è stata appannaggio dell’eritreo Biniam Girmay. Il gruppo principale è invece arrivato al traguardo con un ritardo di 3’33” da De Gendt.
Lo spagnolo Juan Pedro Lopez Perez ha conservato ancora la maglia rosa di leader della classifica generale, con un vantaggio di 38″ sul tedesco Kamna. Sale al quarto posto invece il francese Martin. LEGGI TUTTO
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Giro d'Italia, Demare vince la tappa di Scalea, Lopez Perez in rosa
by Sonia Basso
Arnaud Demare ha vinto la 6^ tappa del Giro d’Italia, Palmi-Scalea di 192 km. Il francese, al 2° successo consecutivo dopo quello di ieri a Messina, ha preceduto al fotofinish Caleb Ewan. Lo spagnolo Lopez Perez conserva la maglia rosa. Tappa caratterizzata dalla fuga di Diego Rosa dopo pochi chilometri dal via. Il piemontese della Eolo Kometa prende il largo poco prima dell’unico Gpm della montagna a Vibo Valentia, dopo circa 20 km di gara, e tocca un vantaggio massimo di circa 5′. L’andatura del gruppo è quasi da cicloturistica (36 km/h per le prime 4 ore), così il battistrada riesce a mantenere costante il divario. Appena si decide di alzare il ritmo, però, l’avventura di Rosa si chiude, con il corridore italiano ripreso dopo ben 141 km di fuga solitaria. Comincia il treno verso Scalea, in vista della volata. Qui a imporsi è Arnaud Dermare, che al fotofinish precede Ewan e Cavendish e diventa con 7 successi il ciclista francese più vincente al Giro. Venerdì si torna a salire con la 7^ tappa Diamante-Potenza, 196 chilometri e quattro gran premi della montagna.
Venerdì 13 maggio la 7^ tappa, Diamante-Potenza di 196 km
Giornata molto complicata domani, la prima con un dislivello davvero impegnativo. Si attraversa l’appennino lucano e l’avvio lungo il mare costituisce l’unica parte pianeggiante. Dopo Maratea la sequenza di asperità, più o meno impegnative, è ininterrotta. Si scala il passo della Colla che porta a Lauria dove si affronta Monte Sirino (25 km alla media del 3,8%: qui vinse Rebellin nel 1996) ; da Viggiano si scala la breve e impegnativa Montagna Grande di Viggiano, infine l’ultima salita, Sellata, per raggiungere Potenza. Tantissime curve per una tappa trabocchetto dove non c’è pianura. Su queste strade Vittorio Adorni costruì il trionfo nel Giro 1965. LEGGI TUTTO - in Bike
Vincenzo Nibali tra le leggende del ciclismo: la carriera dello 'Squalo'
by Sonia Basso
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NUMERI. Vincenzo, nato a Messina il 14 novembre del 1984, è uno dei sette ciclisti (in compagnia di Jacques Anquetil, Eddy Merckx, Felice Gimondi, Bernard Hinault, Alberto Contador e Chris Froome) ad aver conquistato almeno un’edizione dei tre Grandi Giri: la Vuelta a España nel 2010, due volte la Corsa rosa (2013 e 2016) e il Tour de France 2014. LEGGI TUTTO
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Vincenzo Nibali si ritira: è stato lo Squalo 'traghettatore' del ciclismo
by Sonia Basso
E’ tra i 7 corridori nella storia del ciclismo ad avere vinto tutti e tre i grandi giri, ha saputo vincere le classiche “monumento” ed è il corridore italiano più vincenta da Gimondi a oggi. Non è mai stato “personaggio”, ma Vincenzo Nibali, che ha annunciato il ritiro, è stato un fuoriclasse: il suo curriculum parla per lui. E ora cosa farà da “grande”?
NIBALI SI RITIRA A FINE STAGIONE: L’ANNUNCIOSveglio, svelto, capace di vedere l’occasione, completo, volate escluse, ecco il campione che ha vinto di più da Felice Gimondi a oggi in Italia, qualità più che quantità in 18 anni da prof, grandi giri e classiche, facendo uscire il ciclismo dal mondo degli “specialisti”, dai Contador e Froome per capirci, per portarci a Pogacar. Certo, detto così, sembrerebbe un traghettatore che, per uno di Messina, non è poi un’offesa, ma Nibali è uno dei 7 grandi che hanno vinto Tour de France, Giro d’Italia, due volte nel suo caso, e Vuelta. Podi, quattro al Giro, oltre alle due maglie rose, uno al Tour, oltre alla maglia gialla, due alla Vuelta, e, soprattutto, ha saputo aggiungere una Milano Sanremo (2018) e due Giri di Lombardia (2015 e 2017), corse monumento. Se volete aggiungiamo anche la quantità comunque, più di cinquanta corse. Per diventare grande è passato dalla Toscana, dove ha imparato il mestiere, dove ha vissuto, dove è di casa. Sa guidare la bici come pochi, discesa e non solo, basti pensare al Tour vinto con la sua abilità sulle pietre di Roubaix, di solito per corridori di masse muscolari ben diverse. Scalatore e buono a cronometro, meglio a inizio carriera che negli ultimi anni, senza lo sprint per vincere in arrivi non solitari.
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Grande tra i grandi
Qualcuno inizierà a pensare cosa ci sia stato tra Gimondi e lui…beh diciamo Pantani, senza gare di un giorno e senza Vuelta, Francesco Moser, fenomenale nelle gare di un giorno, una valanga di successi, un Giro vinto e una sola presenza al Tour, il suo rivale Beppe Saronni, poco “estero”, Gianni Bugno, classe pura, un solo Giro, podi al Tour e 2 Mondiali, Bartoli e Bettini, ma le corse a tappe?, Mario Cipollini, il suo contrario, discesa esclusa…Insomma questi sono i nomi che ci hanno emozionato, accompagnato, e i paragoni sono inevitabili come le preferenze. Il curriculum però parla chiaro e per Vincenzo parlerebbe chiarissimo se non fosse scivolato con caduta all’Olimpiade del 2016 a Rio de Janeiro, una corsa praticamente vinta, o se avesse saputo aggiungere il Mondiale in casa a Firenze nel 2013. La sua qualità migliore? Forse l’istinto, cogliere l’attimo, nei momenti decisivi di un Giro o di un Tour, nel finale di una Milano-Sanremo, quel saper leggere le situazioni anche con astuzia da uomo del sud abituato a districarsi dai problemi senza dover aspettare che un altro te li risolva, a patto di avere la gamba giusta…©Getty
Cosa farà da ‘grande’?
Un difetto? Non essere un personaggio che “buca”, che trascina, che sa uscire dal suo sport, con un curriculum così forte. Per carità Cipollini si nasce, Pantani si diventa e non sempre vincere è decisivo, vedi Poulidor, nonno di Mathieu Van der Poel, otto volte sul podio e mai primo al Tour de France, popolarissimo anche dopo la sua scomparsa. Cosa farà da grande Vincenzo? Analista del giro per la tv? Possibile, telecronista più difficile. Direttore sportivo? Troppo ingombrante, visto il solito curriculum, e troppo presto. Procuratore? Potrebbe anche essere però deve andare a bottega, a imparare. Pensionato sul Lago di Lugano? Non scherziamo e non per i 38 anni, perché Vincenzo è un agonista, uno di quelli che ama la sfida, che ha sempre voluto vincere, avere un record, anche in allenamento, qualcuno da battere, anche quando uscirà con gli amici, Perché la bici non è lavoro, è passione. E se metti la ruota davanti stai meglio.©Getty
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