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    Campionati Italiani, Bettiol vince la prova in linea

    Alberto Bettiol, 30enne vincitore in passato di un giro delle Fiandre, si è imposto per distacco nella prova in linea dei campionati italiani di ciclismo su strada, oggi dedicata alla memoria dell’ex ct azzurro Alfredo Martini. Sul traguardo di Sesto Fiorentino, quindi nella sua Toscana (Bettiol è di Poggibonsi), e dopo 228 chilometri, il nuovo campione d’Italia ha preceduto di 18″ Lorenzo Rota, secondo, ed Edoardo Zambanini, terzo. Al quarto posto Filippo Ganna. “E’ una giornata bellissima, ma è stata dura, con un percorso molto selettivo – le parole di Bettiol -, non mi aspettavo di andare così forte perché la settimana scorsa ero caduto in Svizzera e avevo paura di aver perso il ritmo. Ma questa corsa era l’unico modo per tenermi motivato, già solo la partenza da Piazzale Michelangelo a Firenze è stata uno spettacolo”. “Ora spero di portare con onore questa maglia tricolore di campione d’Italia – dice ancora Bettiol -. La dedico ad Alfredo Martini, per me era una persona speciale e lo ricordiamo sempre”. 

    Successo anche per Longo Borghini
    Fantastica anche Elisa Longo Borghini, che ieri ha vinto per la quinta volta la prova in linea dei campionati italiani, che quest’anno è partita dal Viola Park di Bgano a Ripoli e conclusasi a Scarperia. La campionessa piemontese della Lidl Trek si è imposta per distacco, scattando a 25 km dalla conclusione e arrivando sul traguardo con 132 di vantaggio sulla coppia della UAE Emirates composta da Chiara Consonni, alla fine seconda, ed Eleonora Gasparrini, terza. “Tengo particolarmente alla maglia tricolore di campionessa italiana- le parole di Longo Borghini dopo la premiazione -, e anche a quella della Nazionale. Volevo fare bene assieme alle mie compagne della Lidl Trek e infatti abbiamo impostato una gara aggressiva, dopo il primo giro Elisa Balsamo mi ha detto di provare ad attaccare e così ho fatto. Me ne sono andata di forza e ho staccato tutte, sono riuscita a mantenere il vantaggio e a tagliare il traguardo da vincitrice”. LEGGI TUTTO

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    Vingegaard al Tour de France 2024, ufficiale la partecipazione del danese

    Le recenti immagini degli allenamenti lasciavano pochi spazi ai dubbi, ma oggi è arrivata anche l’ufficialità: Jonas Vingegaard, due volte vincitore uscente, parteciperà al Tour de France che partirà il 29 giugno da Firenze. Lo ha annunciato oggi il suo team Visma-Lease a Bike. Il danese, assente dalle gare dopo la pesantissima caduta al Giro dei Paesi Baschi di inizio aprile, è uno degli otto corridori selezionati, così come il belga Wout Van Aert, anche lui fermo a lungo a causa di un grave incidente in primavera. Per Vingegaard un recupero davvero prodigioso, considerando la gravità della caduta al Giro dei Paesi Baschi e le pesanti conseguenze, con un lungo ricovero in ospedale. Un incidente che aveva messo in serio dubbio la partecipazione al Tour e in generale tutto il resto della stagione. Poi un rtirono a tempo di record. La sfida a Tadej Pogacar, a caccia della storica doppietta Giro-Tour, può iniziare, anche grazie a uno squadrone che vedrà il danese aiutato, oltre che da Van Aert, da corridori del calibro di Kuss e Jorgenson.

    Il “like” da Pogacar: il fair play tra i due rivali
    L’annuncio sui social della Visma-Lease a Bike è stato accolto da un like molto particolare. Tra i primi a mettere il “cuoricino” alla notizia della presenza di Vingegaard al Tour è stato proprio il suo rivale più temibile, Tadej Pogacar. Un altro gesto di fair play tra i due. Il più celebre e famoso alla Grand Boucle del 2022, quando la maglia gialla danese aspettò Pogacar dopo la caduta dello sloveno nella discesa del Col de Spandelles. Rivali sì, ma con rispetto: ora pronti a darsi sportivamente battaglia, in una nuova sfida in giallo. LEGGI TUTTO

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    Dal Giro d’Italia al Tour de France: Pogacar vuole la storia doppietta

    La storia da sempre premia gli audaci. Qualità che di certo non manca a Tadej Pogacar. Lo ha appena dimostrato al Giro, dove non si è limitato a vincere o a controllare. 21 tappe corse alla Pogacar, sempre all’attacco e quasi mai al risparmio. A far esaltare il pubblico sulle strade e davanti alle tv. Con quel sorriso sempre stampato sul volto. Capace di gesti semplici, ma che nella loro semplicità lo hanno reso ancora più unico. Più che un cannibale del passato, a cui spesso viene paragonato, con quella faccia da ragazzino Tadej ricorda un piccolo principe. Un piccolo principe che ha già dimostrato però di saper essere un grande Re. Che dopo un giro da record, vuole provare a riscrivere un altro pezzetto di storia del ciclismo. Con quella accoppiata Giro-Tour che manca dal 1998, da un certo Marco Pantani e che nel ciclismo moderno sembrava quasi nemmeno da tentare.  LEGGI TUTTO

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    Pogacar, campione con la classe della semplicità

    L’inchino all’arrivo di Bassano del Grappa in perfetta solitudine è il sigillo finale di un Giro Rosa vissuto con la tranquillità del dominatore. Tadej Pogacar, il bimbo sloveno ora maturo campione, ha vinto il suo primo Giro con ben 6 successi, 5 in maglia rosa. E poteva essere una marcia trionfale, modello Binda, Merckx, Bugno se nella prima di Torino il piccolo corridore dell’Ecuador Narvaez non avesse messo la sua ruota davanti. Sì, perché al bimbo è mancato proprio il rosa dal primo giorno fino all’ultimo. Ha corso con una facilità imbarazzante, una corsa a parte sin dalla tappa di Oropa di pantaniana memoria, lì la sua prima vittoria, lì si è visto come con quel gioco di ritmo pedalata minuto poteva fare la reale differenza. Al Giro tutti faticavano tranne uno, metteva la squadra a controllare, poi il polacco Majka, il suo scudiero, dava la scossa finale ed ecco Tadej fare spettacolo. Pedivelle più corte per fare più velocità e leggerezza, uno sguardo con leggero sorriso di zero sofferenza nonostante le pendenze. Tadej, il ciuffo che esce dal casco, piace alla gente perché sorride, scherza, si diverte… ha la classe della semplicità e la consapevolezza di essere fortissimo e quindi regala perle, che si chiamano vittorie: Oropa in salita, crono di Perugia con dislivello, Prati di Tivo in salita, Livigno (Mottolino) in salita, Monte Pana in salita, Bassano del Grappa in salita. Piace perché è un ragazzo campione con gesti ed atteggiamenti fantastici. Sono fotografie del Giro, i ringraziamenti alla sua squadra per il lavoro svolto, una pacca vuol dire grazie: non è dovuto ma lui lo fa. Altra immagine, meravigliosa, la borraccia ceduta ad un bambino che corre al suo fianco in salita, la prende dal massaggiatore e la cede al ragazzino, un mito. Capitolo Giulio Pellizzari è quasi da libro cuore. Giulio, il più giovane, 20 anni, è in fuga in salita è solo e a pochi chilometri dall’arrivo la rosa di Tadej lo raggiunge, lo guarda, si scusa e va via e vince. Nel tendone delle pre-premiazioni Pellizzari chiede con timidezza se il campione piò regalargli i suoi occhiali colorati di rosa: Pogacar fa di più dopo gli occhiali si toglie la maglia e la dona al suo giovane rivale. Lacrimoni, mai successo. E ancora sul Grappa è ancora in fuga lo scalatore azzurro, ed anche qui Pogacar si muove per la vittoria, lo raggiunge in salita, stavolta lo affianca e “andiamo” vanno via insieme, la maglia rosa si trattiene e lo accompagna sul passaggio finale del Grappa… poi come dire la testa ha ragione del cuore, manca troppo all’arrivo e Tadej va via ma con quel gesto, “l’andiamo”, ha dimostrato affetto per Pellizzari. Ecco perché piace, il paragone con il Cannibale è giusto per l’età e per quello che ha vinto, 2 Tour, 1 Giro, 3 Lombardia, 1 Fiandre e 2 Liegi, un corridore completo, un fuoriclasse ma non è “cannibale” per carattere. Piace perché sorride, risponde alla gente, non si nasconde ed è felice sempre. Grande Tadej fino a voler tirare fino agli ultimi metri per il suo velocista Molano all’ombra del Colosseo. Grazie Tadej per essere campione “normalmente simpatico”.

    I giovani italiani ci fanno sperare

    E grazie giovani italiani, ci hanno stupito e ci fan ben sperare, tante vittorie con la nuova freccia delle volate Milan, la conferma del cronometro Filippo Ganna, di Pellizzari abbiamo detto ma bravo Vendrame e bravi i nuovi volti: Tiberi, Fiorelli, Zana, Piganzoli, Maestri, Ballerini, Tonelli, Conci, Aleotti: tutti accumunati da un gran bel Giro, si sono fatti veder, hanno vinto, lavorato e sofferto ma ci sono ed erano anni che non avevamo questo serbatoio. Bene, bene: bene per le volate, per salite, per le fughe, per il lavoro oscuro ma redditizio, è finalmente una buona Italia in un bel disegno del Giro. Certo anche quello conta, tolto il fenomeno davanti, il resto che vedeva le terga dello sloveno son tutti lì con quinto e maglia bianca il giovane Tiberi, secondo quel Martinez diventato capitano con la Bora dopo che con la Ineos aveva salvato Bernal nell’ultima settimana del Giro 2021 e terzo, a proposito del Team Ineos, Mister G, Geraint Thomas gallese di 38 anni e un giorno, un età che lo affianca ad un signore del 1928, Bartolomeo Aymo classe 1889 che conquistò il podio 39 anni, Thomas è appena il secondo più anziano. Mister G, altro fenomeno. LEGGI TUTTO

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    Giro d’Italia, Pogacar maglia rosa a Roma. A Merlier l’ultima tappa: beffato Milan

    Tadej Pogacar si gode il trionfo in rosa sulle strade di Roma: primo Giro d’Italia conquistato dallo sloveno, e ora sogna la doppietta con il Tour de France. L’ultima tappa la vince Merlier: terzo successo per il belga che brucia in volata Jonathan Milan, autore comunque di una clamorosa rimonta dopo aver dovuto cambiare bici a pochi chilometri dal traguardo
    CLASSIFICHE  – ALBO D’ORO LEGGI TUTTO

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    Giro d’Italia, Pogacar: “Vittoria che sognavo da quando ero bambino”

    Le parole di Tadej Pogacar, dopo aver conquistato il Giro d’Italia: “E’ andato oltre i miei sogni, oltre quello che avrei potuto sperare prima di iniziarlo. Abbiamo corso sin dall’inizio in un’atmosfera fantastica, in un clima bellissimo, con tanta gente a seguirci. Sognavo questa vittoria sin da quando ero bambino. Sono state tre settimane colme di bei ricordi, sarebbero tantissimi se dovessi elencarli tutti. La squadra è stata eccezionale, e adesso posso prepararmi bene per la seconda, importantissima parte della stagione”.
    “Centrato il primo obiettivo stagionale”
    “Che sensazioni provo? I sogni si realizzano, sono superfelice. Questo era il primo vero obiettivo della stagione, l’ho centrato, ma ora non voglio che finiscano. Intanto però mi prendo qualche giorno di riposo, e non vedo l’ora”. “Poi ci sarà la seconda parte della stagione – dice ancora Pogacar -, con l’obiettivo più importante (il Tour de France). Vincere il Giro, e qualsiasi gara di ciclismo, è molto importante, ma farlo qui in Italia in questo modo è davvero incredibile. Di questo Giro di ricordi ne ho troppi, non posso dirne solo uno, potremmo fare un libro su queste tre settimane”. LEGGI TUTTO

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    Giro d’Italia, la 21^ tappa a Roma: percorso e altimetria

    Con la tappa che si correrà sulle strade di Roma si chiude il Giro d’Italia 2024, che ha visto Tadej Pogacar come assoluto dominatore. Lo sloveno potrà festeggiare la conquista della sua prima Corsa Rosa dopo l’arrivo sul traguardo del Capitale, che sarà l’ultima occasione per i velocisti. Tra i favoriti ovviamente c’è la maglia ciclamino Jonathan Milan, capace già di portare a casa tre tappe in questa edizione del Giro.

    Tappa finale divisa in due parti: avvicinamento, dalla partenza a Roma-EUR, fino al primo passaggio sulla linea di arrivo si raggiunge il litorale e poi Ostia, quindi si ritorna in zona partenza e in seguito circuito finale (8 giri) all’interno della Capitale. Il circuito di 9.5 km si sviluppa interamente lungo le vie cittadine (ampie e talvolta con alcuni spartitraffico). Si alternano brevi ondulazioni e lunghi rettilinei raccordati da curve a volte impegnative. Il fondo stradale è prevalentemente asfaltato con alcuni brevi tratti in pavé (i famosi sanpietrini). Gli ultimi chilometri presentano alcune curve e una breve salita. Rettilineo finale lungo 350 metri su un pavé largo 9 metri. LEGGI TUTTO

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    Pogacar domina anche oggi al Giro d’Italia: il gesto a Pellizzari e la borraccia al bimbo

    La forza gentile, quella di Tadej Pogacar. Lo sloveno domina con una superiorità disarmante sui rivali, vince e poi vince di nuovo, portando a casa il suo primo Giro d’Italia con una facilità che disorienta ed emoziona. Ma il ragazzo nato vicino a Komenda, per la precisione a Klanec (scherzo del destino, in sloveno significa “pendenza”) regala spettacolo oltre l’aspetto meramente tecnico del ciclismo. Sorride dopo 222 chilometri, con in mezzo il Mortirolo, mentre affronta l’ultima rampa con pendenza vicina al 20%. Sorride quando parte e quando arriva e pure mentre è in fuga. Oggi Pogacar ci ha regalato altri due gesti, che entrano di diritto nella storia del Giro d’Italia. Partiamo dal primo. Seconda salita sul Monte Grappa nella 20^ tappa. Giulio Pellizzari, 20 anni e il più giovane corridore al Giro ques’tanno, è in fuga. Lo sloveno lo raggiunge e lo incoraggia, lo invita a resistere con lui nell’azione. Già qualche giorno prima Tadej aveva regalato al giovane della VF Group-Bardiani CSF-Faizanè occhiali e maglia rosa, dimostrandogli un sincero rispetto per avere il coraggio di attaccare nonostante la giovanissima età. Per due volte in questo Giro la maglia rosa è sembrata quasi dispiaciuta di non essersi portata con sé fino al traguardo questo ragazzino di San Severino Marche. Due tappe (la prima a Santa Cristina in Valgardena) che Pellizzari meritava per la generosità: Pogacar glielo ha riconosciuto, con un cenno e un gesto in mondovisione che vale quanto una vittoria.

    La borraccia al bambino
    Atteggiamento sempre educato e disponibile verso il prossimo, allegro e felice perché consapevole delle doti che madre natura gli ha donato. Gli unici gesti di stizza, e a ragione, li ha rivolti sul Monte Grappa a quei (pochi, per fortuna) “tifosi” che più che tifosi sono solo pericolosi esibizionisti. I corridori non si toccano, non si spingono, non si disturbano mentre faticano. I corridori vanno incitati, sostenuti urlando con gioia tutto il tifo possibile, ma con rispetto. E poi ci sono i bambini e la loro splendida innocenza. Mentre lo sloveno dopo il Monte Grappa affronta uno strappo al 14% un giovanissimo ed educatissimo (lui sì) tifoso gli chiede: “Mi regali la borraccia?”. Pogacar non ce l’ha ma proprio in quel momento incrocia un rifornitore, ne prende una e la porge al bimbo, che probabilmente in questo momento sarà ancora incredulo per l’emozione. Tutto mentre il campione sta sfrecciando verso la sua sesta vittoria di tappa in questa corsa rosa, 5 indossando la maglia di leader, come un certo Eddy Merckx. Tadej Pogacar è un ragazzo di oggi, usa i social in modo morigerato e spensierato, si fa rispettare e rispetta il gruppo (che lo ammira, ricambiando). E’ un giovane di 26 anni non ancora compiuti che si sottopone a sacrifici durissimi per conquistare i risultati che ottiene. Sa di dover regalare spettacolo al popolo del ciclismo e non si sottrae mai alla sua missione. Lo fa con quel sorriso perenne che possono esibire solo uomini dotati di forza gentile. Sa che in migliaia sono lì per lui con il sole, il freddo, la pioggia. E quindi è consapevole di dovere ripagare quell’amore. Come altri campioni suoi coetanei che hanno una cura autentica verso il pubblico e una disponibiltà sincera (vedi alla voce Sinner). E poi dicono che i giovani d’oggi… LEGGI TUTTO